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DELL'IMPERIALE REGIO ISTITUTO
DEL
REGNO LOMBARDO=YENETO,
YOLUME QUARTO.
MILANO
DALL'IMP. REGIA STAMPERIA
i833.
#
mmm^
ISTORIA
DELL- IMPERIALS REGIO ISTITUTO.
'■W M
PARTE PRIMA.
#
ELENCO DELLE MEMORIE
SCIENTIFIC HE E LETTERARIE
EECITATE NELLE ADUNANZE
DELL' IMPERIALE REGIO ISTITUTO
DOPO Q17ELLE DELLE QUALI SI nESE CONTO NEI PBECEDENTl VOLUMI.
GIORNI
dclle adunaaze.
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
A U T 0 R I.
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Novembre
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Diceinbre
Soi giiiochi d' equ'ilibrio
SiiUe lunccliine idrauliclie. Memor'ie due . . .
Meniorie spettanci a Galileo
Sopia una stoiia incdita di Andrea da Prato.
lilustrazioae di an frammento di Siinroaco
Sopra un miovo acido
Osservazioni sulle pile a secco
Suir illnminazione a gas
Siii parafulmini
Sulla simultanea combustioae dell' idrogeno e
deir ossigeno
Sopra le dottrlne ottiche di Leonardo da Vinci.
Estratto del trattato di meccanica di Borgnis.
Misura del diamctro del sole
Descrizione d' iin apparecchio a vapore ap-
plicato a diverse arti
Sui mulini a vento
Storia di Scandiano
Sui vasi raurrini
Sugli usi inedici del sal di saecino
Sui sale di soda
Sui cambiamento delle foreste sotterranee in
carbon fossile
Storia della malattia di una puerpera . . . .
Estratto delle osservazioni meteorologiche . .
Sugli estri del cavallo e del bue
Intoruo alia Corona ferrea esistente nella
Basilica di Monza
Sui petrificati
Sopra alcuni principj idraulici del Galileo . .
Elogio- dell'astronomo Cagnoli
Deir ossidulo di stibio solforato
Brunacci Vincenzo.
Idem.
Venturi Giambattista.
Bossi Luigi.
Idem.
Brugnatelli Luigi.
Conligliaclu Luigi.
Aldini Giovanni.
Racagni Gins. Maria.
*Crivelli Antonio.
Venturi Giambattista.
Carlini Francesco.
Idem.
Aldini Giovanni.
Morosi Giuseppe.
Venturi Giambattista.
Bossi Luigi.
Carminati Bassiano.
Brcislnk Scipione.
Bossi Luigi.
*Farnesi Tomaso.
Cesaris Angelo.
Mangili Giuseppe.
*BcIIani Angelo.
Breislnk Scipione.
Venturi Giambattista.
Carlini Francesco.
Carminati Bassiano.
ELENCO DEIXE jMEMORIE
GIOUNI
delle adtiiiaiizc.
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Dicembre
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Aprile
Ciugao
Novembre
Dicembre
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
Snlle p'oggc colorate
EsiiMtto >li iiEi'opein stilln storia della pittur.i.
Sull.i ilccoiiiposizione del vefro
Sui vctri periscopici del WolUstoii
Siii priacipj ccrti della scienza gcologica . .
Elogio del dottor Giaanini
Sulla geologia dci inouti di Biinnza
Analisi di due ineiiiorle contemite nellc tran-
sazioni filosojitlic di Filadellia
Descrizione di diversi stromeati Hsici osser-
vaii in Scozia
Salle Intriae mobili iaodorifere
Sill life contagioso
Sui inucclii di matei'ie scpolcrali esisteiiti
nel icrritorio di Modeua
Discorso sull" ai'cliiledura gotica
Noiizia sulle comcle apparsc iu quell' nnao .
Yiia del Bojardo
Espericnze colla mnccliina del Chrisliaa . . .
Sui taglio ipogasirico per T eitrazione della
pieira iiclla vescica
Sulla tilatura del lino in Oland.i
Notizie scienliliclie raccolte in ua viaggio in
Gerinania
Applicazione delta niaccliina di Cliristian alia
preparazioiie della canapa
Suir ilUiintnazione dei teatri
Sulla fonnazione della coda delle comete . .
Sui nietodo di estrarre i calcoli dalla vescica
oi'inaria
Riflessioni sulla forniazione del bezoar . . . .
SulTeclisse solare delT anno 1820
DeU'acido boracico scoperto nel cratere del-
r isola di Volcano
Notizie sui viaggio del Malaspina
Sui diversi fenomeni del fulniiue
Descrizione d'un termometro capillare. . . .
Introduzione alia descrizione geologica della
provincia di Milauo
Storia del processo del Galileo
Notizie sulla vita del Moatecnccoli
Prefaziooe nd una nuova edizione del PrO'
dromo d' antiiomia del celcbre Mascagni .
Sulla iiiioeralogia del territorio di Scaadiano.
Sui scirro e sui cancro
A U T 0 R I.
Configliaclii Pietro.
Bossi Luigi.
Moscati Pietro.
Cesaris Angelo.
Breislak Scipioue.
*Acerbi Enrico.
Breislak Scipioae.
Idem.
Aldinl Giovanni.
Moscati Pietro.
Rullini Paolo.
Venturi Giambattista,
Stratico Simone.
Carlini Francesco.
Venturi Giambattista.
Cesaris Angelo.
Scarpa Antonio.
Morosi Giuseppe.
Aldini Giovanni.
Idem.
Idem,
*Bellaai Angelo.
*Farnese Tomaso.
Moscati Pietro.
Carlini Francesco.
Breislak Scipione.
Idem.
Racagni Gins. Maria.
Moscati Pietro.
Breislak Scipione.
Venturi Giambattista.
Idem.
*Farnese Tomaso.
Venturi Giambattista,
Scarpa Antonio.
SCIENTIFICIIE E LETTERARIE.
CIORNI
clelle adunanze.
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
A U T 0 R I.
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Marzo
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Agosto
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Novembre
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Dicembre
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Gennajo
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Febbrajo
Marzo
It
Aprile
Esperieiize eletlro-magnetiche
Sopra iiaa nuova sostaiiza snbiicabile generaia
diill^ azione ilei lujuidi siiU' acido cerico
Sulln giacidira di alcune recce porfiriciche .
Sulla inuiiiiia della ricerca delta quadratura
del c'licolo
Osservazioni c calcoli di una nuova coineta
Sidle argille del Milanese
Sidr illuiiiinazione dei fari
Suirai'te di fabbricare le sciabole
Ulteriori ricerclie sulT eletiro-uiagnetismo .
Descriziooe del faro di Salvore nelTIstria.
Sopia le cause nioventi delle azioni umane
Usi niedici della cliinlua
Suir esiirpazione delta bocca e del collo del-
r utero iiei casi di scirro o caacro di
queste parli
Deir iiso medico dell' iodio
Descriziooe d' una uuova sega pei legni . . .
Sopra alcuni feaoineni magaetici
Sulla coUivazioue dei castagni fruttiferi . . .
Notizie dei manoscritti dello Spallanzanl. . .
Livellazione del terriiorio di Scandiano . . .
Suir estrazione della cliinina
Elogio del cavaliere Giusejjpe Morelli . . . .
SuUo siabiliinenio delle scoole d' agricoltura .
Sulle proprieta vitali delT utero gravido e sui
pnrii die avvengono dopo la morte della
pregnante
Notizie scieatifiche raccolte in un viaggio in
Toscana
Sui fanali di mare
Uelazione di un viaggio astronomico ia Sa-
vcja
Sulle battute del polso
Suir agricoltura dello Scandianese
Osservazioni mcteorologiche fatte al monte
Cenisio
Sulla vegetazione nelle Calabrie
Sui colli Iblei in Sicilia
Sugli usi della ninfea a fiori bianchi
Di alcuni mass! di lava usati nella costru-
zione delT arco di Alboino in Pavia . . .
Notizia di alcuni nuovi scritti di Leonardo
da Vinci
Descriziooe del faro di Alessaadria secondo
Abulieda
Configliaclii Fietro.
*Brugnnte!li Gaspare.
Brelslak Scipione.
Cesaris Angelo.
Garlini Francesco.
Breisl.ik Scipione.
Aldini Giovanni.
*Crivelli Antonio.
Conligliaclii Pietro.
Aldini Giovanni.
VenluriGiambattista.
Cnrmiuati Bassiano.
*CanneIIa Giuseppe.
Carminatl Bassiano.
Aldini Giovanni.
Stratico Simone.
Bossi Luigi.
Venturi Giambattista.
Idem.
Carniinati Bassiano.
Zendrini Angelo.
*Casti2lioni Lui"i.
*MeU Domenico.
Aldini Giovaunl.
Idem.
Carlini Francesco.
Moscati Pietro.
Venturi Giambattista.
Carlini Francesco.
Brocclii Giambattista.
Idem.
Carminati Bassiano.
Brocclii Giambattista.
Venturi Giambattista.
Brocchi Giambattista.
«
ELENCO DELLE MEMORIE
GIOUNl
Jelle aduiiaiiri',
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
A U T 0 R I.
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Giiigno
Configliachi Pietro.
*Marzari Giambiittista.
Suirimiiirimento cellulare de'' bambini ....
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4
A^osto
Otiobrc
Sull' arcliiccttiira delle scale . .
Slratico Simone.
Discorso letto alT occasioiie della piibblica
distrihuzionc dei pi-emj d' iadustria ....
Cesarls Angelo.
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3
Geannjo
Siilia misura di mi arco di parallelo
Carliui Francesco.
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Estiatto di un'opera nuiiioscritta suUe pecore
Castiglioni Luigi.
Brocclii Giambattista.
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n
Prima noti/.ia del suo viaggio in Egitto . . .
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Su alcuai lenomeni del vetro e del niercurio.
*Bellani Angelo.
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Feblirajo
Mario
Snir arte della tintura
Bossi Luigi.
Descrizioae di un globo terrestre di grande
diiiiensione
Carlini Francesco.
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Sulla classilicazione delle viti in Lombnrdia .
Castiglioni Luigi.
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Aprile
Sui metodi pr.nticati in diversi paesi per la
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Morosi Giuseppe.
Introduzioue alia versioiie della storia di
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Bossi Luigi.
Breislak Sciploue.
Sullc detonazioni dell' isola di Meleda ....
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Maggio
Descrizioiie d'un uuovo trcbbiaiojo
Morosi Giuseppe.
If
31
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Sulle dillicolta die s' iocoiitrano nelle mac-
chine per trcbbiare i grani
Idem.
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Sulla natura del territorio compreso fra il
Ingo Maggiore e quello di Como
Breislak Scipione.
n
5
Giiigno
Descrizione dei proJotii e delle manifalture
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3
Liiglio
della Loiiibardia
Bossi Luigi.
Alduii Giovanni.
SiiU'arte d'iaargeniare la terr.tglia
It
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>/
Sulla coltura del sesanio orii-ntale
Caruiinati Bassiano.
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7
Agosto
Sullc Jptonayioni dell" isola di Meleda ....
Bossi Luigi.
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Suir azione elettromagneiica dei nietalli . . .
Conligliaclii Pietro.
If
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n
Sulle detonazioni dell" isola di Meleda ....
Idem.
ft
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It
Suir induriinento del tessulo cellulare ....
Palletta Giambattista.
It
10
Novembre
Sulle formazioni esistenti alia base meridio-
nate delle Alpi
Breislak Scipione.
II
4-
Dicembrc
Su alcuni fenouieui geologic! del Tirolo . . .
Idem.
It
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Sui vaniaggi delle maccliine sosticuite allo-
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Ceaoajo
pera desli uoinini
Bossi Luigi.
Aldini Giovanni.
Descrizione d'una bilancia egiziana
II
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Sulle osservazioni asironumiclie degll anticbi
"
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36
Febbrajo
Cesaris Angelo.
Palletta Giambattista.
Sui nuovi fenonieni osservati all' isola di
It
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1 1
Marzo
Bossi Luigi.
Breislak Scipione.
Conligliaclii Pietro.
C.irminati Bassiano.
Palletta Giambattista.
Suir induriniento cellulare
Sulla stessa malauia
.^^.
SCIENTIFICIIE E LETTERARIE,
GIORNI
dclle aJuiianzc.
1824
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Luglio
Agosto
Dicembre
Gennajo
Febbrajo
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
Intorno alia storia dei mall venerei
Scguito dclle osscrvazioiii astronoaiiclie degli
antichi Egiziani
Siii piinc'nij della solidiia delle fabbriclie . .
Descrizioiie di diverse lucerne ad ariiand. . .
Annlisi di un pezzo iiiinerale spedito dalla
Valcamonica
Sulla coinbiislione delT idrogcno in contatto
coi metalli
Delia venusia delle fabbriche
Descrizione di una sega pei mai-rai
Sill sutcedanei alle foglie dei gelsi
Esanie delP opera sulla meccauica analitica di
Lagrange presentata dal signer Gabrio
Piola
Discorso letto all' occasione della piibblica
distribuzione dei premj d' indnstria . . . .
Esanie coinparatlvo dei solfati di cliiaina e
di chinconina
Siille nialattie dei grani
Sopra una base trigonometrica
Sulla china bicolorata
Estratlo di un opuscolo geodetico del capi-
tano Delia Casa
Sui principj del calcolo difTerenziale
SuU'uso del zolfaio di cliiaina
Sulla base salilicabile della Valeriana
Classificazione geognostica delle rocce . . . .
Sunto di due opere agronomiclie del signer
Lewenau
UUeriori notizie sulla china bicolorata . . . ■
Sulla societa inglese delT illuminazione a gas.
Sulla compensazione dei pendoli pel variato
peso deir aria
Esame di una nuova lega metallica
Sull' uso del mercuric dolce
Introduzione ad uq' opera suUe macchine a
vapore
Tcntativi per migliorare la fabbricazione del
pane
Nuovi teniatlvi sull' arte di fabbricare il pane.
Sulla stenografia
Sulla causa dello scoppio delle macchine a
vapore
Istriizione teorico-pratica sui parafulmiai . .
Notizia delle scoperte archeologiche del si-
gner Mauliant
A U T 0 R I.
Falletta Giambattista.
Cesaris Angelo.
Straiico Sinione.
Aldini Giovanni.
Configliachi Pietro.
Idum,
Straiico Sinione.
Aldini Giovanni.
Carminati Bassiano.
Orianl Barnaba.
Cesaris Angelo.
Carminati Bassiano.
Bossi Luigi.
Carlinl Francesco.
Carminati Bassiano.
Oiianl Barnaba.
Caccianlno Antenie.
Carminati Bassiano.
Idem.
Brelslak Sclpione.
Bossl Laigi.
Carminati Bassiano.
Aldini Giovanni.
Carlinl Francesco.
Cesaris Angelo.
Caruiluatl Bassiano.
Morosl Giuseppe.
Carminati Bassiano.
Idem.
Bossi Lulgl.
Mores! Giuseppe.
■*J\Iajocclii Glo. Aless.
Bossi Lulgl.
Vol. IV. P. I.
lO ELENCO PELLE MEMORIE SCIEXTIFICIIE E LETTERARIE.
GIOKNI
dcllc adunaozc.
TITOLI DEI MANOSCRITTI.
A U T 0 R I.
1816
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Marzo
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Agosto
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Cennajo
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Marzo
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Ciogtio
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Agosto
Ottobre
Sopra un nuovo slstema lU ineccanica fisica
iiiiiversale
Siil!e iiniiiiinie egizianc
Sulle rccenti opinioni intorno al morbo pe-
tecchiale
Sugli usi oconomici dcll' ib'ieco roseo
Sulle iiinlattie iLiHaiiimatorie
Sugli usi meclici ilelT olco europeo
Sostituzionc ilei iciui alle ruote nei battelli
a vapore
Discorso letto nil' occasione della pubblica
distribuzionc i)e' premj d' iadustria . . . .
Sulle niaccliiae fumigntorie
SulPecouoinia die si oltiene nelP illuiniaa-
zioue dei faii per mezzo del gas
Sulle lucerne di sicurezza
Seconda memoria sulle lucerne di sicurezza .
Sul modo di difendcre i pompieri dal fuoco .
Suir cstinzlone delle fiammc colle reti rae-
talliclie
Ciudizio pei inanoscritti dei corsi di geome-
tiia prcscutati al concorso
Notizie sulle memorie della Societa Indiana. .
Analisi J' una corteccia recata da Santa Fe
di Bogota
Sulle variazioni orarie del barometro . . . .
Sulla maniera di salvar le persone in caso
d' incendio
Sulla teorica del debito pubblico
Sopra alcune acque minerali
Sul volo dei pipistrelli
Sulla fabbricazione della polvere
Sulla gotta Serena
Sulla fabbricazione della polvere da scliioppo.
Discorso letto all' occasione della pubblica
distribuzione de'premj d'industria . . . .
Morosi Giuseppe.
Pallctta Giaiubattista.
Idem.
Carniinati Bassiano.
Idem .
Idem,
Morosi Giuseppe.
Cesaris Angelo.
Pallctta Giambattista.
Akiini Giovanni.
Idem.
Idem.
Idem.
Idem.
Oriani Barnaba.
Bossi Luigi.
Carmiuati Bassiano.
Cartini Francesco.
Aldini Giovanni.
Luosi Giuseppe.
Carminati Bassiano.
Mangili Giuseppe.
Bossi Luigi.
Carminati Bassiano.
Morosi Giuseppe.
Cesaris Anjjelo.
ELOGIO SCIENTIFICO
DI
ALESSANDRO YOLTA ^^^
SCRITTO DAL PROFESSORE DI FISICA NELL' L R. UNIVERSITA DI PA VIA
PIETRO CONFIGLIACHI
MEMBBO ONORARIO DELL'iMPERIALE REGIO ISTITUTO
DI SCIENZE , LETTERE ED ARTI , eCC.
Studeam ut paucissimis verbis plurimas res comprehendam.
Dion. Aucaknass. im Tucie.
iVJLuore il capitano nelle battaglie , suggellando col sangue la
santita dei giuramenti: I'incorrotto ed illuminato magistrate, oppresso
dalle difficili cure per la prosperita dei popoli: il filosofo, cui troppo
breve fu la vita pei progress! dello spirito umano; e prirao ufficio
della patria devota e riconoscente e I'implorare dal Die delle raiseri-
cordie eterna beatitudine a quegli spiriti eletti. Di puri zaffiri e di
tersi cristalli sono le miira della celeste Sionne; e I'oro stesso nel
crogiuolo si affina e si purifica! Santa religione ! tii sola ci conforti
nelle perdite irreparabili, i mezzi sicuri porgendoci al tempo stesso
(*) Fu recitato dall'autore aU'aprimento delle di fisica. L'l. R. Istituto, clie poco dopo ae senu
sciiolc nell'I. R. Universitii di Pavia ai primi la lettura in una sua adananza,ne decreto la
del mese di noveiitbre del i83i, in occasione stampa ne' suoi Atti accadeniici.
die s'inauguro il busto del Volta nella Scuola
12 ELOCIO DI ALESSANDRO VOLTA
di sodclisfine ai piii sacri tloveri di gratitudine e di ammirazione ! In
appresso gli sculti marmi , le dipinte tele, le medaglie, i monumenti,
le feste, la storia tramandano alia posterita il iiome dei grandi, ed
attcstaiio la venerazione e la gratitudine dei conteraporanei.
Qui giunsc appcna il tristissimo annunzio della morte di Alessandro
Volta : annunzio di Intto per ogni colta nazione , ma d' inesprimibile
cordoglio per quest' Accaderaia , che da gran tempo menava vanto di
averlo per uno de'suoi luminari e moderatori, onde decretata da lei
solenne funcbre pompa, prima raccolta ai pie degli altari offri I'ostia
di esplazionc, afiiiiclie a qucllo spirito sublime di nn solo istante non
fosse ritardato il bearsi del Creatore , nclla contemplazione delle cui
operc tutta aveva irapiegata la vita, e voile che dal labbro eloquente
di uno de'suoi maestri, a conforto non meno di dolore che a nobile
imitazione, come la santita del tempio il richiedeva, le morali e reli-
giose virtii del Volta si ricordassero , che piii compianta ne resero la
morte c piii cara la memoria (*).
IMa sc in lui non si ha a separare I'uomo dal filosofo; se la subli-
mitii deir ingegno di quel grande non fu mai disgiunta dalla soavita
dei costumi; se I'assldua e felice ricerca delle cose naturali fu sempre
nel Volta diretta dalla sincerita della fede ed accompagnata dalla san-
tita della religione : tempo e per6 che quest' Accademia lo present!
anche di una corona di lauro sul campo stesso dei maggiori suoi
trionfi, e che attesti alia repubblica letteraria ed alia posteiita quanto
il Volta ne sia di lei benemerito e quanta gloria le pi'ocacciasse.
Si, o Rettore magnifico, prestantissimi Direttoi'i, illustri Decani, esimj
Colleghi , Allievi nostri studiosi e carissimi, e questo appunto il deside-
rato gioruo che destinaste alia inaugurazione dell' effigie in marmo del
nostro Volta : ne tale accademica funzione puo celebrarsi sotto migliori
auspirj. Graziosaraente approvata e favorita dall' Augustissimo nostro
Sovrano , dal Padre de' sudditi suoi e specialmente della studiosa
(*) Ciunco appena all' I. R. Univcrsita di nllora il signer Zuccala , professore di filologia
Pavia il tristo annujizio della morte del Volta, latina e di estetica, recito un eloquente discorso
quel Corpo accadeinico cclebro una solenne morale in onore dcU' illustre defuuto.
pompa fuuebre nella chiesa dell' Universita, ed
DI riETRO CONFICLIACnr. l3
gioventii, munificeiitissimo restauratore in ogni tempo di questo Ateneo;
preseduta da uno de' primi magistrati dello Stato , mecenate de' buoni
studj cui fu fumigliare non meno la conversazione del Parini clie quella
delVoltaC); onorata dalla prescnza del nostro Pastore, in cui risplen-
dono virtu e sapere; e resa piii solenne pel cortese intervento di
personaggi ragguardevolissimi per dignita e dottrina; nel giorno stesso
in cui si apre questa scientifica palestra alle nostre scolastiche eserci-
tazioni, e nello stesso luogo in cui il Volta colse tante palme.
Ma in questo giorno si avventuroso e festevole dovendosi ricordarc
i meriti principali del Volta nelle scienze fisiche, a perpetua meraoria
dei quali quel niarmo ci presenta la di lui imraagine, perche me sce-
gliere , di voi tutti il piu inetto a tessere 1' elogio di quel sommo , e
gia da troppe cure distratto ? Forse la tenera e schietta amicizia , di
cui per tauti anni mi onoro, mi accarezzo, mi distinse; sebbene av-
venturato non fossi di potermi numerare tra' suoi scolari ? Ah ! se cio
e, non vi dissimulo die la brama di parlare di lui degnaraente, dal
dovere di una rispettosa amicizia resa piii focosa, combatte per modo
colla mia pochezza, die vie piii incapace mi sento a reggere al grave
incarico die mi affidaste. Che se la scelta a parlarvi del Volta come
scienziato e filosofo cadde sopra di me, come quegli che gli succedetti
iiella cattcdra, con tanto lustro di essa e con tanto aggrandimento delle
fisiche discipline per 2 5 anni da lui coperta, e dove piii volte le pa-
reti stesse di questa scuola par die mi rimproverassero la temerita
e I'insufficienza di sedervi: vi confessero che questo lii appunto Tim-
perioso argomento pel quale non mi vi rifiutassi, quantunque non
minori la mia trepidazione.
Sostcnetemi adunque , o signori , coll' umanita vostra. La venerazione
di voi tutti pel Volta, la riconoscenza di alcuni verso di lui, I'amo-
revolezza di altri che fortunati gli furoiio compagni nelle naturali ri-
cerche, nelle scolastiche fatiche e nel vivere domestico, indulgenti vi
rendano al mio dire, che alia grandezza del subbietto non puo rispon-
dere, ne alia vostra aspettazione e dottrina.
(*) S. E. il signer Marchese Febo J'Adda , Vicepresidente dell" I. R. Govcrno di LoinJjarilia.
14 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
E perche con poche note ricordar possa almeno i principal! monu-
nienti che stabiliscono il merito del Volta nelle scienze naturali , me-
rito per vicende di tempo inalterabile , e che fondarono all' eta nostra
una nnova epoca nella storia della fisica , gloriosissima per 1' italiana
filosofia. mi studiero di adoperarmi in modo che meco abbiate a con-
chiudere che, come scrisse un dotto fisico e d' oltramonti (*) e che il
precedette nella breve carriera della vita cc fra tntti i fisici del nostro
J) tempo, e forse di qualsivoglia epoca, il Volta e quegli il cui nome
» e cinto della piii brillante corona nei fasti della scienza » : ed io
soggiungo, primieramente per la quantita delle sue scoperte, in secondo
liiogo per le circostanze in cui furono fatte , in terzo luogo per le
important! consegucnze che ne derivarono.
Favoritemi, o signori, di cortese attenzione : studeam ut paucissimis
verbis pluriinas res comprehendam.
§ I. La storia e la filosofia c'insegnano che non hanno a dimen-
ticarsi i primi passi che raossero i grandi o per valore o per dottrina
in quella nobilc carriera in cui salirono a non raentita fama. E per
gli uomini di studio i prodotti del loro giovanile ingegno sono come
i lineament! del volto i piu pronunciati che contrassegnare 1! debbono
in provetta eta; sono fiori di ridente primavera che promettono uber-
tos! frutti ; sono la bella aurora di lucentissimo sole.
2. Quando peixio si rammenti che il Volta, varcati di poco i
primi tre lustri , applicato a! primi studj letterarj , scelse a soggetto di
sua musa latina que! fisici e chimici fenomeni che a quella eta per
le fine indagini di un Priestley e per la strepitosa recente scoperta di
Mussciiembroek e di Cuneo alto menavano romore, ed un altro carme
poco dopo ci intesse sulla salita di Saussure al Monte Bianco; si scorge
nou tanto quali rare qualita d' ingegno avesse egli sortito e con quanta
assidnita le coltivasse, quanto che nato egli era per la contemplazione
dei naturali fenomeni , e che a discoprirne de! nuovi ed a spiegarli
la meta sarebbe di sue meditazioni in eta matura.
3. E come avviene naturalmente, imperciocche il tempo e le parti-
colar! circostanze in cui 1' uorao vive esercitano su di lui potente
(•) II celebre Pictet di Giaevra.
DI PIETRO CONIIGLIACIir. 1$
impero, il Volta a quella eta si deterraino priniiei'amente ad investigare
i fenomeni dell' elettriclsmo : fenomeni che pel famoso esperimeiito di
Leida, per la semplice e soddisfacente ipotesi imraaginata ad ispiegarlo
dal filosofo americano, ed assai piii per la felice applicazione delle
fisiche cognizioni che seppe fame per restituire la calma all' uomo
atterrito da un cielo di fuoco e tonante, tutta signoreggiavaiio 1' atten-
zione dei dotti , che poco prima alia fisica newtoniana consacrarono
vigilie, ricerche ed osservazioni. In Italia poi le sottilissime investiga-
zioiii elettriche del Beccaria nuovo sproiie aggiunsero ai primi tenta-
tivi del iiostro giovane fisico.
4. A cjucir etu a un di presso in cui pel Galileo non ando perdiua
r oscillazione di una lampada per discoprire le prime forze cui
piaccjue al Creatore far soggetta la materia, a 19 anni cioe il nostro
Volta si presento nel fisico aringo, indirizzando col modesto titolo di
lettera al Beccaria le sue ricerche sulla forza attrattiva del fuoco elet-
trico e sui fenomeni che ne conseguono. Ma quel primi passi nella
iiuova dottrina dell' elettricismo non furono incerti , non lenti , non
brevi: furono passi da gigante. Di quello scritto gloriar si potevano i
primi fisici di quella eta. La scelta dell' argomento che nelle "viscere
del soggetto ricerca la legge fondamentale di quelle che allora pare-
vano bizzarrie di natura, ed il modo sagace ed inventivo col quale sin
da quel primo lavoro scientifico seppe appoggiare alle esperienze i suoi
ragionamenti il caratterizzarono per canuto filosofo e per valente
esperimentatore. I piii saggi pronunziarono il sodo pronostico, che al
Volta in breve tempo alcuno non disputerebbe il primato nella scienza
elettrica ; pronostico che non solo si avvero, ma ancora piu eminen-
temente di quanto a gloria di lui potevasi sperare.
5. In forza di cio e da quelle prime mosse del Volta nel fisico
cammino, e perche innumerevoli corone seppe cogliere nei tentaiivi
elettrici di un valore di mano in mano crescente, ovvero perche
quand' uno in fama e salito di una dottrina, par quasi che per tribu-
targli il meritato onore basti il dirlo sommo in quella ( limitata invero
e r umana mente, sia pur sublime a confrouto di piii deboli intelletti;
e brevi giorui sono concessi a investigare le terrene cose ) , molti
l6 ELOCIO DI ALESSANDRO VOLTA
crrano fra gll stcssi scienziati, o s'infingono, graiule giudicandolo
solamentc per le nioltiplici elettriche scoperte; e passano sotto silen-
zio; nou diro per mire spregevoli, die neppur viveiite offuscata \enne
la luce del siio sapere, ne obbrobriosa calunnia o vile invidia ardl
inolestarlo; passano sotto silenzio moke sue scoperte, o come tali non
le considcraiio di tutto suo diritto.
6. Sia il Volta, e chi oggidi ne dissente? il principe finora degli
elettricisti; ma egli e grande per moltiplici scoperte in varj rami delle
naturali discipline. E chi non dovra con noi come tale acclamarlo ,
quando, sia pm'e die a pochi tratti, si ricordino i suoi tcntativi e
ritrovamenti? Distinguiamo quelli che piii dappi-esso si connettono
colla chimica filosofica-pncumatica , alia nostra eta rigenei-ata; gcrmana
scienza della fisica, delle cui glorie a vicenda partecipano, come reci-
proco ed indispcnsabile e il soccorso die ne' loro avanzamenti si
prestano ; dalle altre sue scoperte intorno ad oggetti che prima del
Volta stesso si credettero csclusivi della fisica ed indipendenti dalle
chimiche ricerchc : qucste 1' elettrico sapere del Volta e la parte prin-
cipale comprendono di sua gloria, raentre poi ai nostri giorni, mirabil
cosaf lo stesso fondamento gettarono di piii sodo chimico edificio.
7. Quando in vasto campo le spighe biondeggiano , vi si miete a
manipoli, e non si va spigolando. Debbo ricordare e brevemente quelle
prime scoperte del nostro fisico ed anche solo le principali. Al bio-
grafo adunque si ceda l' incarico di avvertire quanto pregio tornasse
air italiana traduzione del riputatissimo Dizionario di chimica presen-
tatoci dalle Scopoli pei molti articoli che il Volta ad istanza di quel
celebrc naturalista vi rifuse , ed in ispecie per quelli sul calorico e
sui gas, aggiunti quali tippendici al testo originale. Nella vita del Volta
non si dimenticheranno le sue riflessioni sul magnetismo e sulla fiara-
raa, forse troppo diraenticate dai moderni, anteriori a quelle di Sym,
di Davy e di altri fisici di gran nome ; e le sue vedute sulla genesi
deir alcali volatile , sui process! per ottenere il fosforo , e tant' altre
sue ricerche di tal genere ; come le proposizioni e le esperieiizc di
aerologia, nelle quali tutta era trasfusa ed ampliata la dottrina dei
Priestley, dei Cavendisch, dei Black, dei Bayer, e che mostrano quanto
DI PIETRO CONFIGLIACIir. I7
queir iiigegno mirabile, investigatore di sole verita, sino dal 1776
fosse addeutro nella cliiraica pneumatica nascente, e quanto in Italia
contribuissc al di lei sviluppo ed increniento.
8. E iiessun cenno faro della relazioiie scientifica del suo viaggio
neir Elvezia, die nel 1779 benignamente accolse e dottissima giudico
il Ministro plenipotenziario di S. M. I. R. A. in Lombardia Conte di
Finnian, splendido mecenate dei dotti e coltissimo promotore di ogni
letteraria cUsciplina , il quale voile clie a lui s' indirizzasse : relazione
ricca anche di cognizioni di mineralogia e di geologia, le quali a
queir epoca e presso noi riputare si devono pregevolissime; e die i
germi altresi raccliiudouo di niolte future scoperte del Volta , o le
scoperte stesse , se Y avvedutezza sua nello esperimentare congiunta
ad esemplare modestia di nulla riferire, di cui non fosse da ripetuti
tentativi fatto certo, non ne avesse ritardata la diretta manifestazione :
relazione che altresi contiene un saggio allora importantissimo di ba-
rometrica livellazione fatta dall'Alpe di Fieudo sul lago di Lucerna :
relazione in fine che fortunatamente venne in luce in nuraero di poclii
esemplari, come strenna onorevolissima di ragguardevoli nozze.
9. Un fatto naturale , o fenomeno qualuiique esso siasi, passi pure
inosservato non nieno al volgo che all' uomo colto , diceva Franklin ,
non mai si ha a disprezzare e dimenticare dal naturaUsta. Questo
giusto filosofico principio era fitto nella meiite del Volta come pro-
prio, e nelle naturali sue disamine le ripetute volte fu principio di
importanti conseguenze. Per piccolo seme giganteggiano e pini ed abeti!
Poche boUicole di aria che scaturiscono dalle acque, raassirae se sta-
gnanti e limacciose , o naturalraente ovvero frugandone il fondo , sei-
virono di traccia nel 1776 alia prima importante scoperta del Volta
dell'aria infiammabile nativa, come I'appello, delle paludi : e coU'ori-
gine di quel fluido espansibile ne scopri egli di getto la causa de-
rivante dall' alterazione e dal disfacimento di sostanze organiche ,
ne stabili i caratteri, ne rilevo le varieta, e tutte lesse le circostanze
pill o meno favorevoli a quello sviluppo. Di tutto cio fanno plena fede
le selte lettere die nel seguente anno diresse al maestro suo di umane
lettere, il Padre Campi somasco, le quali coU'annunzio della scoperta
Vol. IV. P. I. 3
1 8 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
coiUens;ono le profonde teoriche e le esperimcntali ricerche dallo sco-
pritore stesso istituite. E perche poi con iiigiusto silenzio da molti
oltramontani si tace del Volta , allorche trattasi del gas idrogeno car-
burato ? Sino al 1 776 la genesi dell' aria infiaraniabile era avvolta nelle
oscurita stlialiane, ne certo quella si conosceva ne dai Pringle, ne dai
Priestley, ue dai Lavoisier proveniente dalle sostanze organizzate. Le
supposte meraorie transalpine sono vili menzogne, coniate per fraudarlo
del nierito della scoperta, quando quello togliere non gli si poteva del
filosofico esame dallo scopritore stesso istituito, e che fra poco ve-
dremo di quanta utili conseguenze ed applicazioni 1' ingegno del Volta
medesimo 1' abbia resa feconda.
10. Ma egli non rivolse le sue ricerche alia sola aria infiammabile
o al solo gas acido carbonico, arie fattizie cosi dette di que' tempi di
chimica caligine; sulibietto di maggiore importanza e veramente con-
facente alia estensione de' suoi fisici concepiraenti, strettamente legato
coi caratteri della fisica costituzione flnido-elastica o espansibUe della
materia in genere , era la discordia che regnava a quel giorni tra i
fisici suUa dilatazione dell' aria comune : se proporzionale o no alle
variazioni di temperatura, e quanta fosse per ogni eguale aumento di
questa. Quistione da cui principalraente dipendeva 1' applicazione della
legge faraosa di Boyle e di Mariotte in tante ricerche pel fisico ope-
rare dei fluidi espansibili, e particolarmente pel calcolo delle terrestri
elevazioni relative od assolute suUa superficie della terra stessa per
mezzo delle altezzc barometriche. Pel primo il Volta nel 1798 com-
pletamente sciolse quel difficile tema : pel primo riconobbe uniforme
quella dilatazione : pel primo no determino la grandezza per ogni grado
di temperatura; e pel primo finalraente la cagione discopri, che co-
niinciando dai valente Amontons indusse i fisici in errore, che prima
di lui sudarono per determinare quelle relazioni. Quindi e che egli
ripete le stesse indagini, prima di ogni altro fisico, sugli acquei vapori;
e prima di ogni altro percid stabill la legge cui obbediscono ed arie
e gas e vapori nel dilatarsi pel calore o contrarsi pel freddo. II prin-
cipale risultamento ottenuto dai Volta genera ancora maggiore sorpresa
in materia si dilicata ed in esperimenti su corpi cosi sfuggevoli ,
DI PIETRO CONFIG LI ACHI. J 9
iraperciocche il coefficiente di quella dilatazione d'assai poco si scosta
dalle misure che ci fornirono i celebri fisici viventi Dalton in Iiighil-
terra e Gay-Lussac in Francia, ma il primo nelle memorie di Man-
chester del 1804, r alti'o negli atti della societa di Arcueil iii epoca
a noi ancor piii vicina.
1 1 . I\Ia chi il crederebbe die questo vanto del Volta , che solo
basta per cingerlo di aureola splendentissima nella fisica , gli si neghi
da mold stranieri non solo, ma dagli stessi Italiani , da quegl' Italiani
per6 che mercano la scienza solo dai giornali , e che tutt' al piii son
destinati alia nullita dell' eco di cio che altri ignorantemente declama?
Di questi, e son di nostra famiglia, basti; ma non cosi degli stranieri
che ci rapinano, e forse perche la scoperta voltiana svelo gli errori
di Duvernois e di Guyton-Morveau, recentissimi fisici entrambi e di
molto merito. Se occupando da 27 anni la cattedra del Volta ho si ad
arrossire di qiianto da Imigi io 1' abbia seguito , non mai pero di aver
taciuto su quest' argomento e di non averne scritto : come v' invito a
tributar lode ad un presente nostro egregio coUega, che giovme ancora
con provetto intendimento seppe anch' egli sapientemente rivendicare
al Volta quelle mirabili scoperte coll' estesa annotazione all' articolo
Vapori , apprestando la traduzione italiana dell' applaudito Dizionario
di chimica de' valenti Klaproth e Wolf.
12. Al chiarissimo sig. De la Rive di Ginevra , che nei cenni bio-
grafici del Volta confonde la quistione di priorita di quella scoperta
con quella della maggiore estensione che io convengo gli diedero
molti anni dopo il Dalton ed il Gay-Lussac , contrapponiamo il suf-
fragio di un altro illustre fisico ginevrino. Son sue parole le seguenti :
« II lavoro del Volta suU' unifornie dilatazione dell' aria nelle diverse
» temperature era senza dubbio ignoto ai signori Dalton e Gay-Lussac
» allorche nove anni e piii dopo la pubblicazione del Volta intrapre-
» sero, I'uno non sapendo dell' altro, un lavoro analogo, i cui risul-
» tamenti confermauo appieno quelli del fisico italiano , ignorati del
» pari da tutti gli autori che citano le ingegnose esperienze di quei
« due senza ricordare il Volta , primo di tempo in questa importante
» ricerca. » Fin qui l' illustre Pictet.
20 F.LOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
1 3. Un' esatta per6 e filosofica biografia del Volta che verra presto
in luce a conipimento della storia della flsica sino alia sua morte ,
come ardenteniente lo spero , dira ancor piii su quest' oggetto , met-
tcndo in chiaro giorno come la modestia del Volta spesso del merito
il privasse della priorita non meno nella scoperta di molti fatti, che
nella facile spiegazione di iiuovi fenomeai ; dira cib che in questa
solennc letteraria pompa ho 1' alto onore di ricordarvi a trionfo piii
della verita ed a gloria di questo Ateneo , di quest' aula stessa , che
a fama del Volta , alia quale ben pochi non dispereranno salire. II
Volta non si accontent6 di confermare I'importante trovato di Saus-
sure giusta 1' opinione del di lui concittadino De Luc , che la quantita
di vapore che puo capirsi in un dato recipiente o spazio^ e che pr^-
venga da uno stesso liquido, e solo in relazione alia temperatura dello
spazio medesiino , con una serie piii numerosa di esperienze ed a
temperature estese a un maggior numero di gradi : trovato che rove-
sci6 la seducente teoria di Le Roi suUa evaporazione , ricevuta in allora
da tutti i fisici; ma raolto prima del piii volte nominato acutissirao
ed espertissimo Dalton esegul egli con apparati di tutta sua invenzione
il processo per determinare ben anche la pressione che i vapori eser-
citano a diverse temperature in un costante recipiente; processo assai
piii facile e sicuro di quello che adoperassero lo Smith ed il Bettan-
court a quella stessa eta: e distinto e sottratto con fino accorgimento
r effetto termometrico da quello dipendente dall' aumentata elasticita
e per temperatura insicme e per quantita di vapore, il che altri prima
di lui trascurb , e dopo lui pratic6 imperfettamente non appoggiandosi
alle esperienze; seppe quella del pari determinare in una progressione
geometrica crescente al crescere uniforme della temperatura. Fu allora
ch'egli prima di ogni altro fisico, cioe nel 1793, scopri 1' altra bella
leggc che al fisico scozzese le tante volte nominato d' ordinario si
attribuisce, della mirabile relazione cioe che vi ha fra le pressioni
che esercitano i vapori di diversi (luidi a temperature diverse* col'
grado a cui ciascuno di essi rapidamente sotto la normale pressione
deir atmosfera si trasforraa in vapore.
DI PIETRO CONFIGLIACIII. 2r
14. Qneste ricerche e queste scoperte sono di sommo prcgio, per-
chfe quasi innumerevoli vantaggi ne derivano non meno alle scienze
naturali che alle arti ed all' industria manifattrice. E voi , o signori 4
colti in ogni genere di umano sapere, mentre di quelle utili applica-
zioni o ne avete piena cognizione, o gia coUa forza del vostro retto
immaginare le travedete, permettetemi almeno che qui non vi taccia
che le prove della verita di quanto a gloria del Volta nella scienza
dei fluidi espansibili vi ho abbozzato sono presso iioi irrefragabili.
La suppellettile fisica di questo Ateneo, ricca merce la munificenza dei
Cesari Austriaci, possiede quegli apparati stessi che il Volta fece co-
struire sino dagli anni 1791-92, coi quali e scopri e determino quelle
meravigliose leggi di fisica. Qui si venerano con mold altri moriumenti
di quel genio nelle naturali investigazioni ; e qui il forestiero di buona
fede alia sola vista di questi congegni puo convincersi della priorita
del Volta a ben meritare della fisica anche nella scienza delle arie e
dei vapori. L'apparato che il Dalton e il Gay-Lussac prescelsero e
identico con quello del Volta, non debbo tacerlo; quantunque non
dubiti che la natura di quelle pratiche ricerche favorisse 1' incontro
fortuito dei raezzi per eseguirle. nu i
i5. lo poi , qual gemma preziosa, qual contrassegno di grazia del
grand' uomo verso di me finche visse, e di mia devozione per lui,
serbo e venero il solo manoscritto ordinato nel quale descrisse quegli
apparati e registro quelle sue scoperte fatte in quest' Accademia; ma-
noscritto che egli medesirao lesse nel 1798 in occasione di scolastica
funzione, e pel quale solamente supplicai I'illustrissima ed arnica sua
famiglia, affinche me ne facesse dono, e affinche non si smarrisse il
monumento pivi autentico di uno dei principali suoi trionfi, e nella sua
biografia potesse pubblicarsi.
1 6. Quantunque il mio discorso non abbia fin qui ricordate le glorie
elettriche del Volta , nondimeno mi avveggo che troppo abusai di
cortese vostra attenyione. Buon pero per me, che dovendo soddisfare
a quel debito impostorai, di molte parole non ho mestieri se tanta
e la riputazione acquistata dal fisico di Como per elettrica dottrina ,
che fece quasi obbliare le altre sue scoperte. Come luce di sole il
aa ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
suo sapere elettrico per ogni dove rapidamente diffuse, e soirprese ed
abbap;li6 gl' intelletti piu veggenti non mcno che quelli che per sem-
plicc dilctto gustano le fisiche conversazioni, dope che videro le rane:
» Quasi risorte ad improvvisa vita^
» Rattrarre i nervi , e con tremar frequente
» Per incognito duol divincolarsi.
Appena poi mi sara permesso scegliere fra le tante elettriche scoperte
voltiane, come t'ra gemme di prezioso monile, le piii lucenti, dovendole
a voi presentare, cui gli studj del Volta sono conosciud , e mold di
voi da maestri avreste a discorrerne, ed in quesfAccademia, in questa
stessa citta dove culmin6 sua faraa.
IT. Contratto percio a poche cose il mio dire, vi prego a meco
osservare che agli albori della fisica carriera del Volta Y elettrometria
al dire del Saussure era scienza da crearsi. Ai semplici indicatori di
elettricita dal Bennet, dal Canton, dall'Henly e da Cavallo stesso con
poca scientifica precisione il nome venia dato di eletti'ometri. Che sa-
rebbe la scienza del calorico senza il termometro? che quella dell'elet-
tricismo senza strumenti misuratori degli effetti di quella causa che in
se stessa considerata e per noi un mistero ? Senza esatte misure e
comparative degli effetti naturali non si ha, ne si puo averne scienza.
Ecco perche 1' ingegno penetrantissimo ed ordinate del Volta di buon
era rivolse i suoi studj alia elettrometria : e si feliceraente che la creo.
Le lettere sue al celebre Lichtenbcrg di Gottinga sono il principal e
deposito di sue ricerchc elettrometriche. Con quale solerzia, con quale
accorgimento e con quale profonda cognizione seppe egli calcolare le
diverse elettriche azioni, affinche gli elettrometri allora in uso fossero
veraraente tali da essere comparabili a se stessi per darne esatte mi-
sure deir elettrica azione , e comparabili agli altri, perche fossero a
quelle di questi comparative! Ma a quelle dilicatc ricerche va inoltre
la scienza elettrica debitrice di un nuovo elettrometro, che a squisita
sensibilita tutti i pregi riunisse che negli altri el^ttroscopj a parte a
parte si rinvenivano, e che mirabilmente si prestasse alle atmosferiche
elettriche osservazioni. E che cio sia ne fanno prova raanifesta i molti
usi a ciu rinvcntorc il destine, e I' essere ormai divenuto 1' elettrome-
tro di tutti gli elettricisti.
DI PIETRO CONFIGLIACHI. 23
1 8. La bilaucia elettrica dal Volta inveutata, cui meritameute si
adatta quel nome piix die a quella di torsione iramaginata da Cavendisli
per determinare con non comuiie ingegno la densita media della terra,
e che air infaticabile Coulomb, il quale la destino alia misura delle
forze elettriche e magnetiche, si attribuisce, e pure un dilicato con-
gegno per le piii fine ricerche, che in seguito alle elettrometriche il
Volta istitui suUa misura dell'attivita elettrica in relazione alle diverse
distanze, e che la chiave gli prestarono a penetrare ne' piii reconditi
segreti elettrici.
19. Arbiti-o di questi, eccoti che dalle sue mani vedi uscire un
iniovo meraviglioso strumento , se il vuoi , di poca mole e di minor
costo , portatore di elettrico , col quale con lui ripeti tante curiose ed
istruttive sperienze con maggior comodo e con maggiore facilita e
precisione che colle dispendiose macchine elettriche fino allora adope-
rate ; e portatore perpetuo di elettrico , perche , vera fenice elettrica ,
in se stesso trova nuovo alimento e nuova vigoria. E qui tacciano i
dubbj ed i pensieri poco savj di chi ardi di accusare il Volta di pla-
giario dell' elettroforo. Si 1' Epino ed il Wilke prima di lui fecero un
beir esperimento, su cui fondare si poteva la costruzione e la teorica
deir elettroforo, esperimento che il Volta stesso a quei fisici non nego,
sebbene a lui , come alia maggior parte dei fisici fosse ignoto ; ma
essi non ne trassero il frutto che il Volta seppe cogliere studiando
quanto il Beccaria ed il Cigna aveano osservato: non costruirono mai
un vero elettroforo, emulo non solo nella sua semplicita degli ordinarj
congegni elettrici , ma che li vince per la durevolezza dei segni. Chi
in fatti insegno a renderlo redivivo ? Chi 1' amministro in tante ricerche
e con tanto successo prima del Volta , che come figlio del proprio
ingegno tutte ne conosceva le tendenze e le attiviia ? Che piii ? Se
r elettroforo non e invenzione dovuta al Volta, mi si risponda perche
air annunzio che ne diede a Priestley nel 1776 eccito tanta sorpresa
fuori d' Italia ? E si che il fisico inglese era piu che 1' italiano in re-
lazione coi dotti di Stocolma. Ciie se anche questo argomento di cri-
tica non ancora convincesse i piii difficili delle cose italiane , li pre-
gherei a por mente che 1' invenzione dell' elettroforo e per principj
24 F.LOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
teorici si strettaincnto collegata a quella di altro strumento elettrico ,
che, coino iiella visioiie il niicroscopio, portando ad uno straordinario
ingrandinuMito i segiii elettrici, fa si che osservabile divenga e cospiciia
quella virtii clu! altriinenti per I'estrema sua debolezza sfuggirebbe ai
iiostii sensi , clie 1' inventore , io dico , dell' elettroforo quelle pure
avrebbe ad essere del descritto nuovo congogno.
20. Ben coniprendete, o signori, che gia io parlo di qucU' istrumento
elettrico che eccit6 nei fisici entusiasmo per la rnirabile sua iuveiizione
e per Y ingrandimento che alia scienza elettrica ne venue : parlo del
condensatore elettrico che cost piacque all' inventore con metaforico
simbolo contrassegnarlo. E questa corona di primo ordine chi si attento
di togliere al nostro Volta , il cui stupendo ritrovaniento consegiiato
da lui nello scritto che invio aU'Accademia reale di Londra merito che
per la singolarita della scoperta e per rara distinzione all' autore fosse
come testo in italiano starapato nelle Transazioni filosofico-anglicane
in uu colla traduzione inglese?
21. Queste scoperte di un ordine tanto sublime, alle quali si ran-
nodano come coroUarj tant' altre , che basterebbero a celebrare chi ne
fosse r inventore , ma che in un breve elogio del nostro professore di
fisica e persin bello il tacerne, ci farebbero quasi credere che toccata
egli avesse la meta nell' elettrica palestra. II campo della natura non
e per6 raai mietuto , e la natura ben altri arcani e piii strepitosi ser-
bava a disvelarc al Volta in premio di sua virtii, e pei quali il primo
seggio occupasse e ti'a i fisici de' suoi tempi e tia quelli di ogni eta;
ed il suo nome fosse perpetuaraente nella memoria degli uomini ad
aumento della gloria italiana.
22. L' elettrometro , la vera bilancia elettrica, l' elettroforo , il con-
densatore elettrico erano armi colle quali lui valente elettricista poteva
alTrontare nuovi cimenti si , ma non bastavano senza la possa del Volta.
aS. In fatti Luigi Galvani fa note al mondo letterario da valente
fisiologo ed anatomico come egU era le nuove e mirabili sue osserva-
zioni sugl' inaspettati contorciinenti delle rane scorticate , lacere, uccise
e fatte a brani, e le raccomanda ad una seducente, ma troppo vaga
ipotcsi.
DI PIETRO CONFIGLIACHI. 25
II Volta, cui dal Cielo era riserbato il disvelarne 1' alta cagione
che rinnovellar dovea la scienza tutta , e aprire sicuro il varco a nuove
prove ; imperciocche se a lui e non al Galvani fosse toccato in sorte
lo scorgere i soli primi subitanei movimenti di quegli aiiiniali, lo stesso
suo sapere cliiudevagli I'adito alia piii grande di sue scoperte , ade-
quata sornniinistraiidogliene la spiegazione ; il Volta, dico, colpito
esso pure dai nuovi galvanici, ma variati esperiraenti, sempre schivo
delle supposizioni e nemico se insufficienti all' uopo , sottoponendo
r ipotesi del fluido animale al piii accurato sperimentale esarae , ben
presto dalla perplessita in cui ondeggi6 dappriraa passo alia certezza
che ne muscoli, ne nervi amministrassero 1' elettrico, cagione di quelle
contrazioni ; ma che i metalli di diversa natura coi quali 1' arco com-
ponevasi di cornunicazione fra quelle parti organiche fossero i veri
eccitatori dello stimolo , e che quegli animali percio pel residuo di lore
tenace vitalita altro non fossero che il piii squisito elettroscopio.
24. A tante e si variate curiose esperienze e sugli esseri organici
e sui non organizzati appoggio egli la sua tesi , che a non molto si
avvide che quella facolta che gli piacque dire elettromotrice , esclusiva
non era de' metalli , ma che a tutti i corpi apparteneva, non esclusi i
vegetabili e gli animali, quantunque prevalesse nei piii conduttori ossia
propagatori gia conosciuti dell' elettrico.
25. Gli argomenti del Volta incalzanti per chi al pari di lui sentisse
in elettricita , tali non erano pei superficiali elettricisti. Inoltre non
blandivano le vedute fisiologiche di quei tempi , e a prima giunta
sembrava che non aprissero il campo a piix importanti scoperte. Ven-
nero perci6 o non posti a giusto calcolo , o ribattuti con nuovi fatti.
Da esperto capitano il Volta con poclii costretto a combattere nume-
rosi nemici ed agguerriti , come un Vassalli , un Humboldt ed altri ,
finse talvolta destramente ritirarsi dalla pugna , ma per trarli in ag-
guato con nuovi non sospettati esperimenti per plena ottenerne e du-
revole la vittoria. Fiera dur6 la lotta dal 1 79 1 sino all' ultimo anno
di quel secolo ; ma alia luce della verita chiudere non si possono le sane
pupille. La lotta termin6 , rovesciate 1' ipotesi galvanica e le pseudo-
galvaniche, proclamata Tidentita del fluido elettrico animale coll' elettrico
Fol. lY. P. I. 4
a6 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
dagli effetti suoi gia conosciuto : e la nuova elettrica raole voltiana si
innalzi) degli olettroniotori.
26. L' apparire del nuovo sccolo fu distiiito da una delle piii grandi
scoperte die onorano 1' umana specie , dall' invenzione cioe della pila ,
solo fmtto deir ingogno , del talento , della pazienza , della sagacita ,
della penetrazione del Volta , il quale seppe col piu fine ardfizio e
coUo studio indcfesso di otto anni interrogare, impietosire dir6 la na-
tura , pcrche gl' insegnassc come far concoi'rere 1' azione parziale di
quei corpi die abbinati coiuponevansi in istato elettrico a produrre un
offetto totale; e 1' elettrico si svolgesse come una corrente incessante,
la cui piena e velocita si potessero a volonta accrescere o scemare,
e la cui azione eguagliar potesse non solo, ma superare quella della
stcssa forza altrimenti fiu allora amministrata.
27. L' organo elettrico, I'apparato elettromotore a corona di tazze,
a truogoli, il piliere elettrico soddisfecero completamente alle ben con-
cepite speranze dell' inventore ; anzi , com' egli modestamente le piii
volte mi ripeteva, di gran lunga le superai-ono. La fisica, la chiraica,
la fisiologia, la mediciiia, le arti stesse se ne impossessarono : la sup-
pellettile delle umane cognizioni si accrebbe in breve spazio di tempo
a dismisura. Lo stupore, die primo invase tutti i coltivatori delle na-
turali discipline, cambio in entusiasrao nel tentar la natura con quel
nuovo quasi magico apparato ; e si die i portenti si raoltiplicarono !
In somma al dire di un moderno fisico, quel sorprendente ritrovaraento
rivalizza colic piii celebri scoperte di un Galileo , di un Newton , e
quel nuovo apparato sparse piu di luce nelle parti oscure della fisica
e della chimica, che non il microscopio nello studio della storia na-
turale , ed il telescopio in qucllo dell' astronomia.
28. La taccia adanque non temiamo di amplificare le lodi del Volta
per santo amor di patria , per gloria di quest' Ateneo, per eguaglianza
ne^li studj , per riconoscenza all' amore die ci portava, proclamandolo
grande, sommo fisico di ogni eta per le moltiplici sue scoperte ed in
varie parti delle naturali discipline. Anzi temiamo, ed a ragione, di non
rendere che scarso tributo al suo sapere, il quale maggiore se e possi-
bile folgoreggia, quando ognuno di noi per poco si raccolga a meditare
DI PIETRO CONFICLIACHI. 2J
le circostanze sotto 1' influenza delle quali arricchi le scieiize di quelle
tante scoperte.
29. E primieramente si consideri lo stato in cui trovavansi le scienze
naturali dal Volta predilette, allorche verso la nieta del secolo passato
inconiincio la sua scientifica carriera; e sara facile cosa il persuadersi
qual foiza d' ingegno, quale lodevole insistenza nello sperimentare fosse
necessaria per piccola parte di quelle inveuzioni.
La chiraica era ancora involta in strane ipotesi, che in vece di
rischiararc la via alia scoperta del vero, alia notte strascinavano i meno
forti ingegni. Le dottrine di Stliaal erano sul declinare, ma signoreg-
giavano ancora le scuole, ed i soli fatti non istabilivano il fondamento
inconcusso delle naturali verita. I processi di esperimentare non erano
ne abbastanza variati, ne ben condotti , ed iniperfetti gli strunienti piu
necessarj. Vicina si , ma non ancora sull' orizzonte era la desiderata
aurora della cliimica pneumatica. In tale condizione era la chimica
quando il Volta comincio a primeggiare co' suoi talenti nei trovati che
a quella scienza si riferiscono e che giovarono al di lei ingrandiniento,
Non piu fortunato per la fiilosofia era lo stato della scienza elet-
trica. Molti fenomeni si conoscevano bensi , ma troppo slegati , e pel
cattivo metodo di esperimentare talvolta apparivano contraddittorj. Al-
lora appena pei lavori di Franklin e di Epino si tentava una ipotesi
per avvicinarli e per aprire la strada a piu ragionate indagini. Quella
immaginata dal celebre Americano, raccomandata dalla semplicita perche
concordasse coi fatti, avea bisogno di emenda, come il Kinnersley pel
primo ne rese i fisici avvertiti. L' esperimento dei naturalisti di Pekino
avea aperto, a dir vero, il nuovo campo alle ricerche del Beccaria e
del Cigna sull' eletti-icita vindice; ma la dottrina dell' azione elettrica
in distanza non era abbastanza sostenuta dalle esperienze, ne abbastanza
sviluppata. L' elettricismo in fine mancava dei mezzi di misura e di
comparazione : non era ancora una scienza. Le relazioni scientifiche a
quella eta erano difficili , e tardo giungeva il soccorso di quelli che
tendendo alio stesso scopo potevano facilitarne il conseguimento.
3o. Tale era lo stato della chimica e della fisica elettrica quando
il Volta si apri la strada alle tante sue variate ricerche ed a quelle
a8 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
si nuraerore scoperte. Solo un robustissirao ingegno , im caldo amore
del sapere , uiio studio intenso , un esperimentare assiduo , un fino
criterio poteva supeiare quelle difficolta e concorrere all' edificio della
chiniica pneuniatica, alia creazione della scienza dei vapori, al per-
fezionaniento della scienza elettrica , all' invenzione d' indispensabili
istrunieiiti per interrogar la natura, ad accrescere i fenomeni e spie-
garli con chiarezza d' idee e con un appropriate linguaggio ; ad arric-
chire in somma le scienza naturali di fatti strepitosi che eternano il
nome dello scopiutore.
3 1 . E come mai quelle del Volta non avrebbe a risonar glorioso
alia pill tarda posterita, se rammenterete , o signori, in secondo luogo
che nessuna di quelle ricordate scoperte , comunque fatte da lui in epoca
non la piii propizia, nessuna nondimeno e figlia del caso^ e prodotto
di fortuite conibinazioni o accidentali circostanze , per le quali molti
ebbero il vanto di ritrovatori? Egli si fu felicissimo scopritore di
naturali eflfetti , di fisiche leggi; ma lo fu per forza d'iramaginare, per
profonda intelligenza che sa congiungere i fatti tra loro, per retto
raziocinio nell' approfittare delle analogie e delle induzioni , per saga-
cita nell'ideare strumenti, per speciale abilita nel porli alle prove,
per giusta logica in sorama nel dedurre le conseguenze. Non mai ,■
come disse di lui un valente fisico, si abbatte alia ventura, ma come
chi mette in opera un effetto gi^ indovinato sulla sua cagione,
Ammaestrato alia filosofia di Bacone, formato alia scuola italiana
di Galileo c dell' Accademia del Cimento , parco nelle ipotesi e non
mai scliiavo di quelle, indago senipre la natura di passo in passo; la
voUe studiare, non offenderla, e solo ai fatti racconiando le fisiche
dottrine che celebre lo resero senza che il caso lo abbia in nulla
favorite. La verita di questa esservazione , che torna a nuova gloria
del Volta, e manifesta; imperciecche ogni sua scoperta non si presenta
isolata, ma la si ricenosce una seiie centinua di trovati, ossia una
teorica intera dedetta dai fatti. Valga I' esempie della pila che seppe
quasi a prodigio inventare, studiande I'artificio di natura nell' organo
elettrico della torpedine, imitatore ed emulo della natura istessa.
DI PIETRO CONFIGLIACHI. 29
32. Quale sorpresa percio che twtti i lavori scientifici del Volta e
le insigiii sue scoperte fossero feconde del piii utili ed importanti ri-
sultamenti per le scienze , per le arti , per gli usi ed i bisogni della
vita ! Ferma avea in mente la sentenza , che Nisi utile est quod faci-
tnus , stulta est gloria : non se ne diparti ; e gloria vera , iion effiuiera
ha egli anche per questo titolo conseguita.
E qui, o signori, le quante cose mi corrono al pensiero tutte
meritevoli di attenzione , tutti argoraenti irrefragabili di quest' ultima
parte del suo elogio ! Ommettiamo in tanta farragine , sebbene tutte
importanti, di parlare dei curiosi strumenti che T immaginazione fe-
race del Volta invento come conseguenze di sue scoperte sui gas
idrogeneij la lucerna cioe che servir puo di clessidra, il moschetto e
la pistola ad aria infiammabile; passiamo sotto silenzio come tanto da
buon namralista, quanto da fisico valoroso, esaminati i terreni ardenti
di Pietramala e di Velleja , I'origine scoprisse di que'fenomeni straor-
dinarj , e che al petrolio ed al bitume piu che all' aria sua infiamma-
bile venivano attribuiti, e come applicasse quelle cognizioni alia spie-
gazione dei fuochi fatui , delle spontanee accensioni e di molte ignee
meteore. Non ci e per6 permesso il tacere del servigio ch' egli rese
alia nuova chimica , ponendole nelle mani 1' eudiometro , allorche prese
a determinare le esatte proporzioni del gas tonante. Prezioso strumento
che fa discoprire le piii piccole porzioni d' aria vitale negli aerei
miscugli, e che percio mirabilmente serve all' analisi dell' aria atmo-
sferica ; uno de' fondamenti della moderna chimica e che rassoda quelle
delta sintesi dell' acqua : prezioso strumento pel fisico , pel chimico ,
pel naturalista e pel medico che il Volta immagino , non contento di
avere utilmente modificato quello a fosforo del nostro Landriani ; pre-
zioso strumento che fii dai piii valenti fisici e chimici dell' eta nostra
riconosciuto preferibile ai tanti processi eudiometrici, che piii che non
e a credere si moltiplicarono ; non avuto pur anche riguardo che quello
del Volta e piuttosto un gasonietro e gascopio , ossia un apparato ,
come egli scrisse « universale per tutte le esperienze suUa infiamma-
» zione delle diverse arie » , facendoci discoprire un millesimo di gas
idrogene conteimto nel volume di un miscuglio aeriforme.
3o ELOGIO DI ALESSANDUO VOLTA
33. Ma cresce a disinisura I'importanza delle coiisegueiize di sue
viccixlie e scoperte, se quelle coiisideriamo intoruo ai vapori. Ne esa-
••■ero , o signori, ne occorre a dimostrarlo lungo discorso. Quelle sco-
perte, ponderatelo, soiio il principio della perfezione o piuttosto niinore
irapcrfezione del termometro : i lavori di Gay-Lussac , di Duloiig e
Petit , per tacere di tanti altri illustri fisici , ne fanno testimonianza :
sono in secondo luogo la base dell' igrometria ; soddisfeccro ai i"ipe-
tuti desiderj di De Luc e di Saussure : sono il fondamento in terzo
luogo della parte piii iraportante della meteorologia, della trasformazione
cioe dei vapori nei varj stati di fisica costituzione : in quarto luogo
sono il mezzo piii sicuro per determinare il peso specifico degli stessi
acquei vapori , e quindi calcolare 1' influenza che esercirano sulle ba-
rometriche misure: in ultimo furono indispensabili perche le macchine
a vapore pervenissero a quel grado di perfezionamento che forma il
vanto e la meraviglia dell' eta nostra : per esse si calcola 1' efficacia
della forza motrice, la resistenza dei recipient! e persino Y econoraia
dei combustibili. E queste utilissime conseguenze non sono ancora
elettriclie applicazioni : frutto non sono dell' eminente elettrica dottrina
del Volta.
34. Ci smarriremmo in un oceano se tutte riandare volessimo quelle
che scaturirono dai ritrovamenti elettrici. Molta indulgenza imploro
per toccare di volo almeno le piii importanti.
II Volta abbraccio I'ipotesi frankliniana solo qual mezzo esplicativo
degli elettrici fenomeni piii chiaro, pin semplice : ma ben presto i fatti
da lui raccolti o scoperti il fecero avvertito che abbisognava di una
correzione e quale essa fosse perche nessun fenomeno le si opponesse.
AI solo fondamentale principio dell' elettrica attrazione , ossia alia sup-
posta tendenza continua all' equilibrio dell' elettrico coUa materia la
ridusse e colle piu dilicate esperienze ne sostenne I'assunto.
• 35. Come I'ostinazione del fisico americano nel sostenere il princi-
pio della ripulsione dell' elettrico fra se stesso combinato con quello
deir attrazione coi corpi fu la cagione che Symmer vi contrapponesse
I'ipotesi dei due fluidi, cosi grave fu il danno pei progressi dell'elet-
tricismo che le belle vedute teoriche del Volta su questo argoraento
DI riEXnO CONFIGLIACHI. Si
non siano, ne so indovinarne la cagione se non ricorro alia poca
importanza ch' egli dar soleva anche ai piii felici suoi coiicepiraenti ,
state studiate o forse anche leite dai Francesi; imperciocche allora non
si sarebbe dall' Inghiltena trapiantata in Francia I'ipotesi dei due flui-
di, dove senza scienlifico bisogno ed a scapito per lo lueno di senipli-
cita getto pertinacemente profonde radici.
36. Che se il Volta da giovane elettricista si misuro con vantaggio
con Franklin, die ei non pote operare in appresso in forza dell'in-
gegno suo piii addestrato , allorche il Beccavia gli cedette il campo
deir elettricita vindice ! Tutta ne rifuse quella dottrina die disse di
attuazione o d' influenza di elettriche atmosfere, volendo solo con quella
espressione indicare 1' azione dell' elettrico in distanza o la sfera di
attivita elettrica, senza reale trasfusione da corpo a corpo,percui lo
stato elettrico dell'uno e reale, raentre quelle dell'altro e accidentale :
dottrina tutta d' italiana proprieta che mi pregio dire caratteristica di
questa scuola pavese; mentre i Francesi, e i soli, troppo ligj alia ipo-
tesi dei due fluidi per smania non meno di novita di parole che per
r errore in cui furono tratti o da clii male interpreto quelle espressioni
coniate dal Volta, o perche essi stessi non ne compresero il giusto
significato, con un tratto di penna la sentenziarono come non ammis-
sibile , per sostituirvi quella ch' essi cluaraano elettricita di pressione,
vocabolo che urta assai piu di quello di atmosfera elettrica.
87. Ma poco curandoci delle questioni di parole, perche non com-
prese nel significato che loro diede il Volta , sentiamo De Luc che
numera le glorie di lui provenienti da quella dottrina. « Luminosa
» teorica , egli dice, suU' influenze elettriche, dalla quale ha dedotto
» con tanta sagacita e verita i fenomeni della boccia di Leida, dell'elet-
» troforo e del condensatore ( questi due da lui ritrovati ) e il feno-
» meno delle punte. » Fin qui De Luc , ed io soggiungo , fenoraeno
delle punte che prima del Volta fu il vero paradosso elettrico.
38. Le vaste sue cognizioni di elettrometria e suU' elettricita infissa,
I'uso dcir elettroforo e della sua bilancia elettrica il posero in gi'ado
di determinare il momcnto elettrico ossia la grandezza della carica
elettrica , analizzandone gli dementi , tensione e capacita , tecniche
32 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
espi'essioni da lui introdotte per I'analogia fra il calorlco e 1' elettrico,
e che a torto non ha molto il Biot vagamente chiam6 vaghe. E quelle
mi-sure applic6 non meno ai conduttori semplici che ai coibenti armati.
So. Pote il Volta muovere dubbj fondati che la legge archetipa
new'toniana possa applicarsi ai fenomeni di elettrica azione, come ri-
belli ad essa sono cjuelli dell' affinita : questione che agita la mente dei
lisici piu distinti, mentre lo stesso Poisson, e solo per semplicita adott6
quella legge nelle sublimi ricerche matematiche sulla distribuzione
deir elettrico nei coi-pi. Misur6 egli in fine la relativa facolta dei con-
duttori deir elettrico con filosofia distinti da lui in due classi, tutte
analizzando le condizioni e le circostanze per le quali variabile e quella
lore facolta, ed approfitt6 di queste ultime cognizioni per la costruzione
de' suoi nuovi apparati elettromotori, Che se i galvanisti le avessero
da lui apprese , 1' inutile guerra che gli niossero molto piii presto sa-
rebbe terminata; ed i sostenitori dei paragrandini prima in Francia e
poi per contagio in Italia non avrebbero scritto tante fole, ed i piu
veffsenti non si sarebbero in";annati. Che se il Volta vide il fulmine
gia incatenato dal fisico di Boston, nondimeno con quelle sue scoperte
giov6 al perfezionamento della pratica costruzione delle spranghe elet-
triche , ed insegno in mille guise a temprare innocuamente il fulmine
stesso.
40. La meteorologia elettrica, che tutta e a dirsi di suo diritto,
non e forse ala-a conseguenza di sue ricerche elettrometriche e sull' in-
fluenza elettrica in distanza ? Chi ebbe piu perizia di lui per quelle
osservazioni e con quanto giovamento ? Sia pure che poco conto egli
facesse del progetto suo di far servire lo stesso elettrometro atmosfe-
rico air igrometria : sia pure che di poco valore giudicasse le sue ve-
dute suir influenza dell' elettrico nelle aurore boreali: supposizione che
in questi di e pel trovato della pila il celebre Arago pote numerare
ira le fisiche verita ; di grandissimo raoraento sono le sue ricerche
sulla elettricita che accompagna le metaraoi-fosi dei vapori : ricerche
anteriori ad analoghe istituite da Saussure e Lavoisier.
41. E quand' anche al recentissimo fisico Pouillet si conceda che
<iueir elettrico degli acquei vapori sorga allora soltanto che una chimica
DI PIETRO CONFIGLIACnr. 33
azlone v' intervenga , come il Volta medesimo nelle chimiche efferve-
scenze e nelle combustioni pel prinio 1' osservo ; sottile questioiie die
di moko siudacato abbisogiia prima die dir si possa definita, e die
si coUega colla piii generale suU' origiiie dell'eccitamento elettrico per
semplice contatto : e per6 iiidubitabile die al Volta aiidiamo debitori
della cognizione del semplice e pereiiiie processo die la natura per
legge di parsimonia nelle cagioni adopera per iscomporre e ritornare
r equilibrio elettrico al globo ed all' atmosfera , mentre uel seno di
questa avvicendano le altre meteore al trasformarsi degli stessi vapori.
42. E qual pill bel saggio di tali applicazioni di quelle deU'ipotesi
di quel grande maestro , pubblicata negli ultimi aniii di sua scientifica
carriera , suUa formazione della grandine ? Sia pure incompleta quella
ipotesi che solo come tale il Volta sempre circospetto la raise alia
luce; auzi uno non regga dei principj a cui si appoggio: essa e non-
dimeno un parto di sublime intelletto, un complesso di piii teoriche
elettriche sommamente istruttivo. Chi legge lo scritto cui quelle idee
singolari son consegnate, no, non I'abbandona che giunto al termine
e non senza dispiacere : essa fu ricevuta con unanime applauso dai
fisici; e di essa come corollario e I'altra tesi non meno pregevole del
Volta e seducente sulla periodicita dei temporali.
43. Ma se la scoperta piii celebrata del nostro fisico e la pila ; se
per questa I'azione dell' elettrico gia conosciuta efficacissima alia pro-
duzione di tanti fenomeni e fisici e chimici e fisiologici, allorche ve-
niva amministrata cogli usati congegni prima di quell' invenzione , e
indeficiente , continua , a nostro arbitrio piii o meno gagliarda , piii o
meno sollecita, quali e quante importanti conseguenze non ne dovevano
derivare coll' andare degli anni, coU' aggiungere tentativo a tentativo
e per l' opera e I'iiigegno riuniti di tanti scrutatori di natura? Quaiiti
de' suoi segreti saranno un di palesi se quella sibilla ci scorta iiell' an-
tro niisterioso !
44. In fatti, o signori, nel breve periodo di sei lustri, vero portento !
di un nuovo tesoro di fisiche e chimiche verita, che difficil cosa e il
solo numerarle , si arricchi V umano sapere !
Fol. IK P. I. S
34 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
45. E perche la brevitii del nostro discorso lo ricliiede indlchiamo
le piu cospicue ; preraettendo soltanto che il Volta stesso , sebbene
iiitcnto a catechizzarc i galvanisti piu che a difendere la sua dottrina_,
iutcuto a perfezionare la teorica della pila perche nuova, fu il primo
per6 che 1" impiegasse come strumento attivissimo di nuove indagini ,
assistito principalmente dal coUega suo e prescelto amico il Brugnatelli,
ahi ! troppo presto rapito ai progressi della chimica e pardcolarmente
in Italia, vero onore di questo Ateneo, il quale seppe cogliere non
seconda palma nella carriera stessa che sgombrava il ritrovamento
della pila.
II Volta in fatti, per tacere di tant'altre sue applicazioni, fu il pri-
mo che porse quel nuovo suo apparato alia fisiologia ed alia medicina;
e non vi ha dubbio, cora'egli ravverti, che nel maggior numero delle
circostanze, nellc quali I'arte salutare all' elettricita ricorra, il mezzo
die ofEi-e il nuovo apparecchio e il piii confacente all'organico sistema.
Le semplici modificazioni dell' elettromotore voltiano per le quali
si distinsero tanti fisici italiani e d' oltremonte , come un Zamboni tra
quelli, un Ritter tra questi-; un Michelotti, un Novellucci in ItaHa, im
Wollaston , un Childern in Inghilterra , non meritano in si elevato
subbietto che se ne faccia ricordanza. Che piu ? nella teorica del Volta
erano gia prevedute e comprese , come lo erano le successive scoperte
di Schweiger , di Ymof e di tanti altri , non escluse molte dell' atti-
vissimo Becquerel.
E similmente di passaggio osserviarao che , quale utile conseguenza
della grande voltiana scoperta, meno intricati si presentano i fenomeni
della tormalina e dei cristalli termoelettrici, e piii plausibile spiegazio-
ne ricevono per molti fisici i fenomeni dell' anguilla del Surinam , del
Siluro e di altri pesci dell' elettrico armati e per difendersi e per predare.
46. II nostro dire ricordi solo che senza la pila voltiana privi sarem-
mo del piu efficace chimico agente , e 1' analisi e la sintesi di tante
sostanze sarebbe ancora intrattabile. £ qui , o signori , fuori di luogo
la gran questione , se I'azione chimica generi 1' elettrica corrente, o
questa sia la causa di quella ; e che , come il Volta sostenne e la scuola
pavese, la facolta elettromotrice si appalesi anche per semplice contatto
' DI PIETRO CONFIGLIACHI. 35
seuza chimica azione, concesso pure die questa valga ad accrescerla
o diminuirla. Questione die ad onta degli stbrzi piii poderosi di fisici
e cliiiuici sorarui rimarra forse gran pezza di tempo in bilancia , non
conoscendo I'uoino i confini della cliimica e della fisica azione die si
anastomizzano ; e noi, contend di avere in questo aspro e lungo con-
flitto messo contro ai De la Rive il nostro Marianini , ricorderemo
qui solo die le grandiose scoperte di Davy del 1806 sull'analisi degli
alcali sono le primogenite di quella del Volta. Questi pero le previde,
come manifestamente lo si pu6 raccogliere dal Saggio di naturali os-
servazioni sulF elettricita voltiana antecedenteraente pubblicato, e poco
dopo die il Pacchiani , sebbene andasse errato , richiamo pel prime
r attenzione dei fisici intorno a quelle nuove ricerche. Molti Italian!
gia gia erano per impossessarsene, quando per insufficienza di mezzi la
pila rainistra di quelle rare scoperte passo nelle mani dell'Inglese a
minor gloria d' Italia , o piuttosto a minore disdoro di lei di quando
dalle mani del Grimaldi il prisma passo in quelle di Newton.
47. Dopo quel giorni fortunatissimi per la chimica, innumerevoli sono
i frittti ell' ella colse dal nuovo campo che soltanto coUa pila del Volta
potevasi solcare.
La teorica elettrica dei trasporti, prodigiosa in vero : un agente
imponderabile che can-eggi sostanze pesanti ! nata uell' Universita di
Pavia, a tale perfezionamento venne spinta che la base forni del piu
filosofico sistema di mineraloiiia all' inditstriosa acutezza di Berzelius.
48. Ma quale stupendo orizzonte su cui brillano nuovi astri, come a
chi per lontani mari viaggia, non ci disserra la mai abbastanza lodata
esperienza di Copenhagen ? Per qual prodigio e con qual mezzo Oersted ,
sia pur esso di robustissima mente e di alto sapere dotato , soUeva
quel velo densissimo con cui natura voile nasconderci la piii gran
parte di que' fenomeni che quasi per confondere il nostro orgoglio ci
aveva pur fatto giudi care preziosissimi, donandoci il mezzo di scoprire
nuovi continenti ? Con quale , o signori ? coll' apparato elettromotore
del Volta . . . Mosso I'elettrico da quello, esercita tale energica influenza
suir ago magnetico, che questo nelle sue nuove direzioni ubbidisce a
quella che in varie guise sopra di lui puo circolare. Scoperta feconda
36 ELOGIO DI ALESSANDRO VOLTA
di nuovi insicme ed utilissimi risultamenti die il dottissimo Ampere
ha posto in piena luce, quantiinque a molte supposizioni abbia egli
avuto ricorso , cui la scuola voltiaiia si Jusiiigherebbe ancora potervi
contrapporrc la sempHce dottrina dell' elettricita infissa.
Se abbastanza iion si scorge come s'imparendno le cause del
maguetismo e dell' elettricita , la scoperta piii nou manca di loro mutua
relazione. Non il solo ferro o pochi rari metalli par che si animino :
nou vi e corpo che nou sia calaraita , come non vi e essere materiale
che nou si elettrizzi, e che elettrizzato non sia rispetto ad un altro.
Git stupcudi cougegni dello Schweiger , del Marianini , del Nobili sono
clettroscopj i piii squisiti ed assai piii che le raue notomizzate dal
Calvaui; ma sono al tempo stesso scopritori del piu debole grado di
maguetismo : stauuo quasi a pari merito del condensatore , ma sono
generati dalla pila del Volta. II globo terrestre opera suUe calamite
nou meuo che sulle pile : eppero ne' suoi strati , nelle sue viscere o
nolle diverse zone aeree che lo circondano ci presenta un sublime
apparato elettromotore : e 1' azione sua combinata coUa parziale azione
delle sue parti , sian pure raolecolari, da origine alle tante un di cre-
dute anomalie magnetiche , e principahnente alle calamite natural!.
49. Ma qui non mi arresto : la scoperta della pila voltiana , madre
feconda di si numerosi prodigi, non e per cio solo superiore ad ogni
altro fisico ritrovamento dello spirito uraano o per iudustria o per
case finora conosciuto: ha un carattere tutto suo proprio : quello vo'
dire di aliraentare nuove speranze di nuove naturali cognizioni, d'agitar
sempre lo spirito piacevolmente a nuovi tentativi : essa e inesauribile
nei servigi che puo prestare alia scienza dei corpi. Colonna di ftioco
e il piliere clcttrico, che precedendoci nel bujo delle naturali ricerche,
bujo ancora immenso, or questa , or quella strada ci rischiara per
avanzare sicuri nel cammino. II nuovo mondo che ci scoperse non e
il solo che acqueti 1' umano intelletto.
Proclamisi adunque veramente grande, veramente sovrano, veramente
unico nclla fisica il Volta che 1' arricchi di si magnifico ritrovamento
c di tante altre scoperte ed invenzioni in disparati rami di scienze
naturali, in tempi ancor troppo difficili al loro avanzamento, perche
DI PIETRO CONFIGLIACHI. 87
dotato d' ingegno non meno di gagliarda tempra che vastissimo , che
quasi per forza intuitiva iiei fenomeni di natura affcrrar sapeva Ic ve-
rita fondamentali e tutte comprendcrne le relazioni , perche non stan-
cossi di coltivarlo dai prirai anni di sua gioventu sino agli ultimi di
sua vita; non mai pago delle apparenze, ma insistente con pazienza,
con solerzia, con sagacita a discoprire il vero: perfetto esemplare in
somma del filosofo esperimentatore ed osservatore ideato dai Garrard
e dai Sennebier.
Non deve quindi recarci meraviglia, o signori , die tutti i governi
sotto i quali egli visse suddito virtuoso, come in famiglia modello dei
mariti e dei padri , il distinguessero con liberalita , il colmassero di
onori, gli conferissero splendide cariche : onori e cariche che il Volta
non ambi e delle quali nou raai seppe gloriarsi; non e meraviglia che
il dottissirao Firmian destinasse il Volta giovane d'anni a moderatore
del patrio Liceo e professore : che poco dopo I'Augustissima Impera-
trice Maria Teresa a compiuta restaurazione dell' Atene Lorabarda nel
1 779 il promovesse a questa cattedra di fisica ; che 1' Iraperatore
Giuseppe II , riposta ne' suoi fisici talenti onorevolissiraa fiducia , cou
Sovrana munificenza la creazione gli comniettesse di questo museo di
fisici apparati ; che la Reale Societa di Londra il presentasse di una
medaglia d' oro per la celebrata invenzione del condensatore , e che
r Istituto delle Scienze di Parigi il volesse maestro del piu grande dei
suoi trovati, e che quei saggi pendessero per piu ore dai suo labbro
ed altra gli decretassero aurea medaglia ; che a gara le primarie scien-
tifiche Accademie di osrni continente si gloriassero di numerarlo tra i
lore socj, e che premj splendidissimi si destinassero a quei naturalisti
che le piu pregiate scoperte avessero fatte nella scienza nuova del
Volta ; che visitato , venerato , desiderate ei fosse da tutti i dotti e in
qualunque letteraria disciplina distinti. Tale poi era la piacevolezza e
la lepidczza sua nel conversare. tale la nulla pretensione di sapere in
mezzo alia luce di tanta dottrina, che anche i piu schivi ne ambivano
la conversazione. Non e piu meraviglia die in continuo letterario
commercio fosse il Volta cojili uomini di mago-ior fama letteraria , i
quali spesso a lui ricorrevano come a giudice o consigliere nei loro
38 ELOOIO or ALESSANDRO VOLTA
studj, e die molti il volessero compagno cli scientifiche peregriiiazioni :
cosi il Cavallo, il Veiiini, il Brugnatelli, per tacere degli oltreraoiitani
die troppi sarebbero a uuraerarsi. E qual tesoro cli cognizioni, qual
utile cambio di sapere nou era il frutto di quei dotti viaggi? E perche
noil mi e dato di ci6 ricordare alia presenza di quell' astro splenden-
tissimo die lode a Die tnttora rifulge ia quest' Universita , primo di
lei decoro, dello Scarpa, che piu d' ogni altro ebbe il Volta compagno
iiei viaggi, e che a lui come il grande coi grandi stretta amicizia il
legava solo proporziouata alia reciproca loro estimazione. Non piu
meraviglia che con nuove onoi'ificenze e larghi stipeiidj fosse il Volta
desiderato a Pietroburgo , dove la cattedra rifiutb per savio amore di
patria e per giusta riconoscenza al suo Principe ; che non si volesse
il totale suo ritiro da quest' Universita , sebben gravato ei fosse dagli
anni e dalle studiose fatiche ; e che la sapienza di Francesco , nostro
Imperatore e Re, cui sacro pel Volta era I'libbldire, ve lo richiamasse
Dircttore di questi iiostri studj filosofici e fisico-niatematici : a buon
diritto il Palladio dir si poteva il Volta delle scienze fisiche. Non piu
meraviglia, o signori, che le opere sue siano state tradotte nelle lingue
di tutte le colte nazioni, e che, esso ancor vivente, siansene fatte
ricclie coUezioni ; che i piu dotti forestieri visitino e Pavia per rico-
noscere la sua cattedra, e Como per ispargere fiori suUa sua tomba
dalla religiosa figliale pieta con munificenza innalzatagli presso quella
citta; come venerasi a Padova la cattedra del Galileo, e riverentemente
si visita in Inghilterra la casa di Newton. Non piix meraviglia in fine
die r asti'onomia abbia fatto posto nelle costellazioni a' suoi ingegno-
sissimi istrumenti fisici , e che la geografia abbia col nome di Volta
contrassegnato un nuovo fiume scoperto suUa costa dell' Atlantico , se
il nome di Volta da gran tempo risonava celebre nei due emisferi.
Malaugiirato quinto giorno di marzo dell' anno 1827, in cui la morte
ce lo rapi ! Irreparabile perdita per le scienze naturali , perdita del
grande che le riunovello, togliendo dal solo impero della fisica newto-
niana la piii gran parte de' naturali fenoraeni per sottometterli all' elet-
trico. Irreparabile perdita di chi scopri che, come 1' amore e 1' origine
di tutte le morali azioiii dell'uomo, 1' influenza dell' elettrico e universale
DI PIETRO CONFIGLIACHI. 3g
nel mondo fisico. Perdita irreparabile che tutta compose a dolore la
scientifica e letteraria farniglia, e 1' Italia principalmente, come la morte
di un Lagrange , di un Canova , di un Monti ! Ma qual consolatore
pensiero, o signori, mi balena alia mente? Si, come un Bordoni, uu
Marchesi , un Manzoni con pie sicuro premendo le orme di que' tre
sommi , gia molte lagrime tersero alia matematica, alia scultura, alia
poesia : i Marianini , i Belli ed altri anche fra quelli che qui m' ascol-
tano, la cui modestia rispetto, allievi di questa scuola del Volta, che
sua ci glorieremo sempre di dirla , ne ristoreranno la fisica.
E voi, studiosi giovani, che mi coronate in questo di solenne , voi
spesso volgete gli occhi a questo simulacro : se il vorrete , per voi
non e freddo marrao : da questo scoccheranno vivide scintille che
v' infiammino del vero amor del sapere e della virtii , dell' araore di
tener sempre acceso in Italia lo spirito inventive in ogtii letteraria e
scientifica disciplina ; vero retaggio degl' Italiani che vicende e per-
versita di tempo non rapirono : spirito d' invenzione , pel quale e il
Volta stabili una nuova era fortunatissima per la storia delle scienze
fisiche. e questa gia il colloco nel luminoso seggio di gloria accanto
al Galileo. Forse , o signori , invecchieranno i secoli in aspettazione
di un altro Volta ! . . . .
CATALOGO DELLE OPERE
PRESENTATE IN DONO
ALL' I. R. ISTITUTO DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI DI MILANO
DAL PRINCIPIO dell' ANNO 1818 IN AVANTI.
A
letter to the right honorable F. Robmson, M. P. President of the'
board of trade, and treasurer of the navy, on the plague and con-
tagion , with reference to the quarantine laws, by Augustus Bozzi
Granville. London 181 9. Dono deWautore.
Further observations on the internal use of the hydro-cyanic (prussic)
acid, in pulmonary complaints, chronic catarrhs, spasmodic coughs,
astma, etc., by A. B. Granville. London 18 19. Dorvo dell'autore.
Osservazioni e ricerche mineralogico-chimiche sopra alcune valli del-
r Ossola , di Gaetano Jiosina. Milano 1819. Dono dell'autore.
Del Proteo anguino di Laurenti, Monografia pubblicata dai signori
Pietro Configliachi e Mauro Rusconi. Pavia 1819. Dono degli autorl.
Institutions geologicjues, par Scipion Breislak. Milan 1818, vol. 3 con
2 di tavole. Spediti dull'/. li. Governo.
Memorie die ebbero i premj e YaccessU in risposta al qaesito « Oual
» sia il mezzo raigliore cd il piu economico di provvedere alia sus-
» sistenza ed all' educazione de' figli abbandonati , senza aggravio , o
» col minore possibile, delle pubbliche Amministrazioni ecc. » dei
signori R. Arrigoni, A. Quadri e L. Casarini. Padova 181 9. Spedite
did direttore della Sezione dell' I. R. Istituto di scienze , lettere ed arci
residente in Padova.
Vol. IV. P. I. 6
42 C.VTALOGO DELLE OPERE
Intorno alle opere c alia condizione personale di Aulo Cornclio Celso,
Discorsi niedico-filosofici di Giuseppe Antonio Del Chicippa , medico
in Pavia. ]\Iilauo 1819. Dono dcll'auto?e.
Equcjade , moiiumeuto antico in bronzo del Museo nazionale unglie-
resc considerate ne' suoi rapporti coll' aiitichita figurata da Caetano
Cattaneo. Milano 1819. Dono delUautore.
Prospetto dei risultamenti ottenuti nella clinica medica dell' I. R. Uni-
versita di Padova nel corse dell' anno scolastico 1817-1818 dal signer
consiglicre c professore V. L. Bx-era , conipilato dal dottore Pietro
Dull' Oste , medico assistente nella scuela di clinica suddetta. Pa-
dova 1819. Dono delVautore.
Supplemento d' Omero, canti quattordici di Quinto Calabro tradotti in
versi sciolti dal Cav. Luigi Rossi. Milano 1 8 1 9, tomi due. Dono delUautore.
Netizie storiclie intorno al tifo carcerale di Verona dell' anno 1817,
dei dottori in medicina Giainbattista Berti e Tomaso Gugerotti Fra-
ccistor. Verona 18 18. Dono degli aiuori.
Catecliisrao agrario di Ciro Pollini. Verona 1 8 1 9. Dono delVautore.
Cenni geologici e litologici sulle Provincie Venete e sul Tirolo , di
Giuseppe Marzari-Pencati. Vicenza 1 81 9. Dono delVautore.
Lettera di Francesco Gianpietri interne alle monete aragenesi ultima-
mente trovate nella Cupa di S. Efrem. Napoli 1819. Dono delVautore.
Del bezoar degli animali e singolarmente di quelle del cavallo , Me-
meria letta airAtcnee di Bergamo dal socio Antonio Piccinelli. Ber-
gamo 1820. Dono delVautore.
II salasso considerate quale causa della niaggior parte delle raalattie e
della trequenza delle immature ed imprevvise merti in enta a tutte
le leggi , Riflessieni medice-filesofiche del dottor Luiff. Buccellati.
Milano 1820. Dono delVautore.
Lettcre d' un recente viaggio in Francia , Inghilterra , Scezia , Olanda
cd in una parte della Germania, di Girolamo 0?ti. Verona 181 9.
Dono delVautore.
Memoria sepra una lacca verde ottenuta dal caffe con alcune nuove
osservazieni suUa natura e preprieta della materia colorante di
cotesta semenza, di Bartolomeo Bizio. Venezia 18 19. Dono delVautore.
PRESENTATE IN DONO ALl'i. R. ISTITDTO. 48
Ricerche suUa latitudine geografica di Trento istituite ad un gnomone ,
Memoi'ia di /. A. Pinali. Verona i8ig. Dono deU'autore.
Elogio di Condillac esposto dal dottore Defendente Sacchi. Pavia 181 9.
Dono deU'autore.
Memorie sopra alcuni pezzi raorbosi conservati nel gabinetto patolo-
gico deir I. R. Universita di Padova , di Francesco Luigi Fanzago.
Fascicolo i.° Padova 1820. Dono deU'autore.
La paralizzazione della mobilita dell' ago magnetico alia vicinanza del
ferro scoperta 1' anno 1816 dal geometra Antonio ScarameUa di Ve-
nezia. Venezia 1820. Dono deU'autore.
Descrizione di una nuova foggia di carro immaginato dai nobili fra-
telli Colonius. Spedlta daU'I. R. Governo.
Ara antica scoperta in Hainburgo dal signor consigliere Stefano No-
bile De' Mainoni , pubblicata con alcune spiegazioni dal dottore Gio-
vanni Labia. Milano 1820. Dono del consigliere suddetto.
Deir immediata influenza delle selve sul corso delle acque, dell'idrau-
lico Castellani. Torino 181 8, parte I e II.
Considerazioni intorno all' opera del Cavaliere Vincenzo Monti intito-
lata : Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della
Crusca, estrattc dalla Biblioteca universale di Ginevra e recate in
italiano da Andrea ZambeUi. Milano 1820. Dono del Cavaliere Vin-
cenzo Monti.
Due errata corrige sopra un testo classico del buon secolo della lin-
gua. Milano 1820. Dono del Cavaliere suddetto.
Sulle cause dell' avvilimento delle nostre granaglie e suUe Industrie
agrarie riparatrici dei danni che ne derivano , opera postuma del
Conte Dandolo. Milano 1820. Dono del figlio deU'autore.
Sperienze ed osservazioni intorno all'uso della macchina proposta dal
signor Christian per preparare la canapa senza macerazione, di Gio-
vanni Contri. Bologna 1820. Dono del Cav. Giovanni Aldini.
Sopra la temperatura dell' aria osservata in Verona nell' anno 1 8 1 9 ,
Discorso di Giovanni Federico Mayer. Verona 1820. Dono deU'autoiv.
Opuscolo suUa nuova macchina del nieccanico Giovanni Catlinetti per
dirompere il lino e la canapa. Milano 1820. Dono deU'autore.
44 CATALOGO DELLE OPERE
Gl' idraulioi, Scrmone. Venezia 1820. Dono del professore Angela Zendtini.
Poesio di Matteo Maria Bojardo Conte di Scandiano, scelte ed illu-
strate dal Cavaliere Ciambatdsta Ventari. Modena 1820. Dono del-
V editore.
Meniorie e lettere inedite spettanti al Galileo, pubblicate da Ciambath-
tista Vcnturi. Modena 1821, toini due. Dono dell' editore.
V ai-atro scminatorc , ossia metodo di piaiitare il grano arando , Me-
nioria del canonico Pietro Stancovich. Venezia 1 820. Dono dell'autore.
Fabbriche piii cospicue di Venezia. Venezia 182c. Dal fascicolo 36
al 48. Spcditi dalVI. R. Governo.
Del bello ideale e delle opere di Tiziano, Lettere di Giuseppe Carpani.
Padova 1820. Dono dell'autore.
Morti improvvise provenienti dall' apoplessia , Esarae analitico delle
cause clie la rendon frequente e de' mezzi piii sicuri per prevenirla
e curarla , istituito dal dottore Luigi Buccellati. Milano 1820. Dono
dell'autore.
Corso di cbiraica economica di Giuseppe Ciuli. Firenze 18 18. Dono
dell'autore.
Pratiche osservazioni suU' idrofobia e nuova cura profilatica della me-
desima, del dottor fisico Giuseppe Previtali. Milano 1820. Dono
dell'autore.
Biografia cremonese , ossia Dizionario storico delle famiglie e persone
per qualsivoglia titolo memorabili e chiare spettanti alia citta di
Cremona dai tempi piu remoti fine alia nostra eta, di Vincenzo Lan-
cetti. Milano 1820, vol. i." e 2." Dono dell'autore.
Delle acque semitennali di S. Pellegrino nel Bergamasco, Saggio di
G. L. Carrara. Bergamo 1 820. Dono dell'autore.
Sopra alcune impetigini, Memoria di F. M. Marcolini. Venezia 1820,
con tavola colorata. Dono dell'autore.
Sul reggimento dei pubblici teatri, idee economicbe applicate pratica-
mente agl' II. RR. Teatri alia Scala ed alia Canobbiana in Milano ,
del Cavaliere Angelo Petracchi. Milano 1821. Dono dell'autore.
Islituzioni di patologia generale, del signer Conte Angelo Delia Decima.
Padova 1820, parte I e II. Dono dell'autore.
PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. 4S
Memoiia siill' illuraiiiazione a gas cici teatri, del Cavaliere Giovanni
Aldini. Milano 1820. Dono delL'autore.
Voyage sur le Mont Rose et premiere ascension de son sommet me-
ridional confinant avec le Piemont , par Joseph de Francois Zum-
slein dit de la Pierre et Jean Nicolas Vincent de S. Jean de Cres-
soney au mois d'aoiit i8ig. Donne par les auteitrs.
Descrizione di alcune monete cufiche del Museo di Stefano Mainoni.
Milano 1820. Dono delL'autore.
Stanzc di Girolamo Orti a Domenico Rosa Morando, Verona 1821.
Dono dell'autore.
Analisi delle opere sui vermi dell' uomo e degli animali recentemente
pubblicate dei signori Bremser e Rudolphi per servire di scliiari-
mento, d' illustrazione e di supplemento all' articolo comunicato dal
signor dottore Giuseppe Montesanto. Padova 1821 , fascicoli due.
Dono del professore Valeriana Luigi Brera.
SuU'ernia del perineo, Memoria di Antonio Scarpa. Pavia 1821. Dono
dell'autore,
Versi e prose di Quirico Vii'iani. Udine 1821, volumi due. Dono del-
l'autore.
Risposta al tenia pubblicato dalla Societa Italiaiia delle scienze I'esi-
dente in Modena : cc Determinare se le idee che si danno iielle
» moderne scuole mediche dell'eccitabilita e dell' eccitamento siano
» bastantemente esatte e precise, e in caso che non lo siano, de-
» terminare quali variazioni debbano farsi rapporto si a quella che
» a questo ecc. » , Memoria del signor dottore Giambattista Guard,
la quale riportb Y accessit il 4 gennajo 1821, Spedita dalla societa
suddetta.
Sul perfezionamento del processo operative per 1' estrazione dei testi-
coli sciiTosi, Memoria di Tomaso G. Rima. Bologna 1821. Dono
dell'autore.
Progetto di alcune riforme nell' I. R. Teatro alia Scala , Lettere di
Angela Cossa. Milano 181 9 in due opuscoli. Dono delVautore.
Storia d' un' angioite universale , di Domenico Meli. Milano 1821. Dono
dell'autore.
46 CATALOCO DELLE OPERE
Elementi di ecoiiomia riirale Hi Leopoldo Trautmann , prima traclu-
zione italiana dall' originalc tedesco con annotazioni dei signori pro-
fessori Pietro Configliachi e Giuseppe Moreui. Pavia 1821, tomi tre.
Dono del tmdiittori
Riflcssioni critiche ed esperieiize sul modo di operare la cateratta col
mezzo della cheratonissi , del dottore Giuseppe Cannella. Milano 181 9.
Dono deWaulore.
Pensieri intorno ai singolari feiiomeni elettro-magnetici , del Marchese
C. Ridolfi. Firenzc 1821. Dono deWautore.
Della vita c dei fatti di Guidubaldo I da Montefeltro , Duca d' Urbino ,
libri 12 di Beriwrdino Baldi da Urbino. Milano 1821, volumi due.
Dono dello stampatore Silvestri.
Storia di gravissinia malattia acuta osservata da F. M. MarcoUni M. F.
Padova 1821. Dono deWautore.
Prospetto de'iisultainenti ottenuti nella clinica niedica dell' I. R. Uni-
versitu di Padova nel corso dell" anno scolastico 1819-1820 dal pro-
fessore Valeriano Luigi Brera , compilato dal dottore Zaccana Ten-
rumi. Padova 1 821. Dono del detto Cav. Luigi Valeriano Brera.
Saggio di parallelo di voci italiane, Trattato della lettera j e del dop-
pio ii. Milano 1821. Dono deWautore.
Anticliita di Milano pubblicate da Carlo Amati, professore arcliitetto.
Milano 1821. Dono deWautore.
L'Eneide di Virgilio dipinta in Scandiano dal celebre pittore Niccolo
Abbati con varj intermezzi disegnati dall' originale da Giuseppe
Guizzardi bolognese, incisi da Antonio Gajani ed illustrati dal Ca-
valiere Gianibaaista Veiuuri, Modena 1 821, fascicoli due. Dono del
detto Cavaliere.
De hysterismo dissertatio inauguralis medico-practica edita a Joanne
Mezzotti. Ticini Regii 1821. Dono auctoris.
Introduzione alio studio delle arti del disegno, e Vocabolario compen-
dioso delle arti medesime. Milano 1821 in due tomi. Dono del Cai^.
Luigi Bossi autore.
Apologia di Vitruvio PoUioiie, dell' arcliitetto Carlo Amati. Milano 1821.
Dono deWautore.
PRESENTATE IN BONO ALL I. R. ISTITUTO. 47
RUlessloni critiche sopra il saggio filosoflco intorno alle probabilita
del signor Conte Laplace fatte dal dottor Paolo Jiuffini. Modena 1821.
Dono delfautore.
Lettera del Marchese Cosimo Ridolfi iiitorno al fenomeno elettro-nia-
gnetico ecc. Firenze 1821.
Monographic du genre hirudo, ou Description des especes des sangsues
qui se frouvent on qui sont en usage en Piemont , par le prof.
Hyacinthe Carena. Turin 1821. Dunnee par I'auteur.
Nuovo saggio analitico suU' ijifiammazione , del Cavaliere Giuseppe
De' FilippL Milano 1821. Dono delfautore. '
Osservazioni sulla dottrina del cervello di G. Spuizheim M. D. tradotte
dal francese con note del D. C. Palazzini. Cremona 1821, parte I.
Kagguaglio del Reale Osservatorio di Napoli eretto sulla collina di
Capodimonte. Napoli 1821. Dono del socio Giuseppe Piazzi.
I feuonieni eletti'o-magnetici a due leggi ridotti con la loro cagione
tolta dair opinione Simmeriana , Ragionamento di Liberato Baccelli.
Modena 1821.
Prospetto delle letture dai Merabri delle Sezioni Venete del Cesareo
Regio Istituto di scienze, lettere ed arti fatte nella Sezione centrale
di Padova negli anni accademici 181 8-1 819, 181 9-1 820. Pa-
dova 1 82 1. Spedito dalla Sezione centrale dell' I. R. Istituto residente
in Padoi^a.
Lettera al chiarissimo signore Nicolo da Rio e due capitoli di metallurgia.
Dono del socio Scipione Breislak.
Delle proprieta vitali dell'utero gravido e de' parti clie avvengono dopo
la raorte della pregnante , Dissertazione del dottor fisico Domenico
Meli. Milano 1821. Dono dell'autore.
Delle neuralgie , Opera del signor dottore Domenico Monfalcon esposta
neir italiano idioma dal dottor fisico D. Meli. Milano 1822. Dono
del traduttore.
De'giudizj criminali del Regno Lombardo-Veneto , istituiti dal Codice
penale austriaco , istruzioni teorico-pratiche dcU' avvocato Giuseppe
Resti Ferrari. Mantova 1821 , indici supplimento al tomo 3.° Dono
dell'autore.
^8 CATALOGO DELLE OPERE
Notizie intorno alia vita ed agli scritti del padre Giuseppe Maria Racagni,
raccolte dal dottore Giovanni Labus. Milano 1822. Dono delCautore.
Meinorie storiclie della citta e del territorio di Trento , del Conte Fran-
cesco T'igilio Barbacovi. Trento 1 82 1, parte prima. Dono clclVaiitore.
Gioruale di agricoltura , arti e commercio. Anno i82i,tomo i.*^ Dono
{h'll'aiitore.
Della necessita della religione alia conservazione ed alia felicita , Di-
scorso del Conte Francesco Vigilio Barbacovi. Trento 1822. Dono
dell'autore.
Trisezione geonactrica di qnalunque arco di cerchio e descrizione di
una curva algebi'aica singolare , di Ambrogio Fusinieri. Yicenzsi 1822.
Dono dell'autore.
Rudinienta hygienes , pathologi«, tlierapeutices , epitome nosologias pro-
fessoris Horatii Garneri. Augustae Taurinoruin 1821. Dono dell'autore.
Orazione funebre per 1' Eniinentissimo Cardinale Francesco Luigi Fon-
tana , di Cesare Rovida. Milano 1822. Dono delCautore.
SuUc fcbbri biliose, Opera di Domenico Meli Milano 1 822. Dono dell'autore.
Cenni suU' estirpazione della bocca e del coUo dell' utero nei casi di
scirro o cancro od altre escrescenze morbose di queste parti ^ e
descrizione del metrotorao ossia di un nuovo strumento per eseguire
r estirpazione con facilita e prontezza, Discorso del dottore Giuseppe
Caimella. Milano 1821. Dono dell'autore. '
Notizie corapendiose della vita e degli studj di Siro Corai cittadino
pavese, scritte da L. B. Dono dell'autore Cav. Luigi Bossi.
Dottriiia teorico-pratica del morbo petecchiale, Opera del dottor Enrico
Acerbi. Milano 1822. Dono dell'autore.
Memoria di alcune indaa;ini intorno all' uso ed all' efficacia del solfato
di chinina, di Pietro Mariaiiini. Mortara 1822. Dono dell'autore.
Trattato delle malattie degli uccelli e dei diversi metodi di curai'le, del
dottore Luigi Bossi. Milano 1822. Dono dell'autore.
Lettere due sopra i fenomeni elettro-magnetici del professore Liberato
Baccelli. Caqsi 1820. Dono dell'autore.
Guida da Milano a Ginevra pel Sempione. Milano 1822. Dono del-
I'edilore Aruiria.
PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. 49
Observations et reflexions sur les causes, les symptomes et le traiteraent
do la contagion dans differentes maladies, et specialement dans la
peste d' Orient et la fievre jaune , par M. CI. Balme. Paris 1822.
Donnces par I'auteur.
La Colomba raessaggiera ratta piu del larapo, piii pronta della nube,
Opera del signor Michele Sabbagh, tradotta da Ant.onio Cattaneo.
Milano 1822. Dono del traduttore.
Jo. Baptistae Burserii de Kanilfeld Ti'identini , Opera postuma coUecta
et edita a Jo. Baptista Berti. Veronse 1820, torai duo. Z?o«o editoris.
Memoire sur riiydrocephale qui a remporte le prix au jugement de
I'Academie de Dijon le 4 juillet 181 8, par J. Matthey D. M.
Geneve 1820. Donne par I'auteur.
Poesie di Girolamo Ord, edizione accresciuta. Verona 1822. Dono
deWautore.
Anatomia patologica di alcune fra le parti piu important! del corpo
uraano di Matteo Baillee D. M. , traduzione di Paalo Zannini D. M.
Venezia 1 8 1 9 , volumi due. Dono del traduttore.
Delia vita e degli scritti dell' abate Cian Carlo Passerom. INIilano 1822.
Dono dell'autore Carlo Radaelli.
Saggio aeronautico di Giuseppe Donini Tifernate. Firenze 18 19. Dono
dell'autore.
Opere del Conte C'udio Perticari. Milano 182 3, volumi due. Z?ono cfeZZo
stampatore Sils'estri.
Gramraatica tedesca ad uso degl' Italiani, compilata da Augusto Eckerlin.
Milano 1822. Dono dello stampatore Sihestri.
Dell'arte di assistere ai parti, Opera classica della signora Boivin ,
traduzione dal francese di Domenico Meli. Mihao 1822, volumi due.
Dono del traduttore.
Trattato deU'esterna conformazione del cavallo e degli altri animali
domestic!, di Giovanni Battista Volpi. Milano 1S22. Dono dello stam-
patore Sdvestri.
Favolette esopiane approvate per Innocente NatanatU. Milano 1828.
Dono dello stampatore suddetto.
Vol. IV. P. I. r
So CATALOGO DELLE OPERE
II fabbricatore delle vernici e dei mastici, Istruzione del dottore Gior-
gio Breme, traduzione del professore Luigi ConfigUachi. Milano 1828.
Dono dell'cditore signor Vincenzo Raym,
Geografia compendiosa per uso della giovcntu di G. Goldsmith , ver-
sione dall' inglese fotta sidla Sy."" edizione di Londra dal Cavaliere
Luigi Bossi. Milano 1828. Dono del traduttore.
Saggio clinico suU' iodic e sulle differenti sue combinazioni e prepa-
razioni farmaceutiche giusta i risultamenti clie se ne sono ottenuti
dair Istituto clinico-medico dell' I. R. Universita di Padova. Pa-
dova 1822. Dono deU'autore Valeriana Luigi Brera.
De prnestantia institutionum medico-practicarum III. Jo. Bapt. Burserii
de Kauilfeld ac de metliodo eas exarandi neotericorum cousiliis et
observationibus, Commentariolum editum a Valeiiano Aloysio Brera.
Patavii 1828. Dono auctoris.
Nuovo metodo economico di tendere le viti, e vantaggi che ne deri-
vano , di Carlo Raja, parroco di Busto Garolfo. Milano 1828. Z>otto
deWaiUore.
Difesa della lettera supposta del signor Conte Volta al signor Marzari,
Presidente dell' Ateneo di Treviso, con una digressione suUa pretesa
utilita dei paragrandini , di Angela Bellani. Milano 1828. Dono del-
I'aiuore.
Intorno la scoperta di due nervi dell' occhio umano , ragguaglio del
dottore Giuseppe Trasmondi. Roma 1828. Dono deU'autore.
Memorie suUa vita e sugli scritti del sacerdote Cosimo Galeazzo Scotti,
professore di storia universale e particolare degli Stati Austriaci
noiri. R. Liceo di Cremona. Cremona 1828. Dono deU'autore.
Deir istoria d' Italia antica e moderna, del Cavaliere Luigi Bossi. Mi-
lano dal 1 81 9 al 1828, torn. 19. Dono deU'autore.
Deirantichissima origine dell' italiana ostetricia, Prolnsione letta nel
dar principio alle lezioni d' ostetricia in Ravenna il di 5 dicembre
1822 da Domenico Meli. Ravenna 1828. Dono deU'autore.
Osservazioni fisiche sul^ costruzione di varie lampane anticlie e mo-
derne del Cavaliere Giovanni Aldini , inserite nel tomo XIX degli
Atti della Societa Italiana delle scienze di Modena. Modena 1822.
Dono deU'iuuore.
PRESENT ATE IN DONO ALL I. R. ISTITUTO. 5 1
Coinpendio della storia deH'astronomia dettato dal Marcliese di Laplace,
tradotto nel volgare italiano da Antonio' Cattaneo. Milano 1828.
Dono del traduttorc.
Componimenti per la dedicazione del busto eretto al Canova nell'Ate-
neo di Treviso il priiuo aprile 1823. Treviso 1823.
Sulle complicazioni della vaccina , Saggio di F. M. Marcolini. IMjla-
110 1823. Dono delVautore.
Delia storia romana di Dione Cassio dal libro LX fino al LXXX, Epi-
tome di Giovanni Sifilino, di nuovo tradotta dal greco e corredata di
note critiche da Luigi ^owi. Milano i^Q.?),torQ.i ^\\e. Dono dell' auiore.
Nuove esperienze ed osservazioni sul modo di ottenere dal pepe nero
il peperino e I'olio acre, e su I'azione febbrifuga di queste sostanze,
del Cavaliere Domenico Meli. Ravenna 1823. Dono delUautore.
Sulla storia de' mali venerei , Lettere di Domenico Thiene , medico in
Vicenza. Vicenza 1823. Dono deWautore.
Considerazioni suU' abbassamento straordinario del barometro nel di
25 dicembre 1821, del signor professore Enrico Guglielmo Brandes,
inserite negli Atti della Societa Italiana delle scienze residente in
Modena nel 1823. Spedite clalla Societa suddetta.
Risposta al tema proposto con prograrama 22 luglio 1821 dalla So-
cieta Italiana delle scienze residente in Modena esposto iii questi
termini : « Determinare se le idee die dalle moderne scuole mediche
» si danno dell' eccitabilita e dell'eccitamento, e quelle quindi che si
» stabiliscono della diatesi si iperstenica che ipostenica, degli stiraoli
» e controstimoli , non raeno che le idee dell' irritazione e delle
» potenze irritative sono abbastanza esatte e precise , e in caso
» che non lo siano determinare quali variazioni se ne debbano
» eseguire » , Memoria del signor dottor Luigi Emiliani corona ta
dalla Societa medesima. Modena 1823. Dono della detta Societti.
Altra Memoria sullo stesso quesito, del dottor Maurjzio Bufalini, pre-
miata coW accessit dalla detta Societa. Modena i823. Dono della
Societa stessa.
Le Haydine, ovvero Lettere su la vita e le opere del celebre maestro
Giuseppe Haydn , di Giuseppe Carpani, dedicate al R. Conservatorio
di rausica di Milano. Padova 1823. Dono deWautore.
52 CATALOGO DELLE OPERE
Trageclie del Conte Cirolamo Orti Veronese. Roma 1828. Dono del-
I'aiitorv.
Sulla totalc estirpazione dell' utero carcinomatoso , con ulterioi-i precetti
come quest' operazione puo venire eseguita, del dottore Gio. Nep.
Sautcr, traduzione dal tedesco del dottor Giuseppe Cannella. Mi-
lano i8i3. Dono del traduttore.
Delia plena e giusta intelligenza della Divina commedia, Ragionamento
di Filippo Scolari. Padova 1828. Dono dell'autore.
Tractatus de vulneribus pectoris penetrantibus , auctore Carolo Mayer.
Petropoli 1828, pars prima. Dono auctoris.
Nuove ricerche suUa teorica e sulle pratiche applicazioni della percossa
idraulica, di Cio. Batdsta Magistrini. Bologna 1824. Dono dell'autore.
Sulle detonazioni dell'Isola di Meleda , Lettere del dottore L. Slulli.
Ragusa 1828. Dono dell'autore.
Laomcdonte, Starno e Didone, Tragedie di Giovanni Martina. Cremo-
na 1828. Dono dell'autore.
Vita di Paolo Sarpi, teologo e consultore della Serenissima Repubbli-
ca di Venezia. Milano 1824. Dono dello stampatore Silvestri.
Trattato dei canali navigabili , dell' abate Antonio Lecchi , matematico
delle LL. MM. II., seconda edizione. Milano 1824. Dono dello stam-
patore suddetto.
Sulla coltivazione delle pecore padovane, Memoria del dottore Ago-
stino Fappani. Spedita dall'I. R. Governo.
Saggio di economia pubblica degl' immobili , di Gregono Chiarini. Fi-
renze 1822. Dono dell'autore.
D' un nuovo coltro da sostituirsi alia vanga, Memoria del Marcliese
Cosimo Ridolfi. Fircnze 1824.
Raccolta di teorie diverse esposte sotto 1' enunciazione di quei pro-
blerai che son dati a risolvere nelle lezioni di matematiche dell'abate
Marie , del Cavaliere Sammartino. Catania 1 808 , tomi due.
Opuscolo filosofico-analitico sul nuovo algoritrao del calcolo differen-
ziale , di ylgatino Sammartino. Catania 181 4.
Introduzione alio studio della mate' latica suhlime, di A gatino Sammar-
tino. Catania 18 16.
PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISlITUTO. S3
Lezioni alia cattedra di calcolo sublime della R. Universita di Catania,
di yigatino Sammartino. Catania 1820. Dono dell'autore.
Le Rossiniane, ossia Lettere musico-teatrali di Giuseppe Carpani. Pado-
va 1824. Dono delVcaitore.
Deir inccrtczza nel determinare il punto del ghiaccio sui termonietri
derivante da una nuova imperfezione scoperta nei medesimi, di
j4ngelo Bellani. Pavia 1 82 3. Dono dell'autore.
Memoria sulla traspirazione polraonare, di Z>. Paoli. Pesaro 1824. Dono
dell'autore.
La divina commedia di Dante Alighierl giusta la lezione del Codice
Bartoliniano. Udine 1828, i primi due volurai. Dono degli editori.
Saggio sopra un nuovo sistema pratico di lavori econoraici in fascinate
per frenare le corrosioni dei fiumi correnti specialmente in letti di
ghiaje ed arene. Milano 1824. Dono dell'autore ingegnere Fdippo
Ferranti.
Giornale di agricoltura , arti e coramercio compilato da Antonio Cat-
taneo. Milano 1828, tomo unico. Dono dell'autore.
Supplimento alia guida alio studio della chimica generale, del dottore
Caspare Brugnatelli. Dono dell'autore.
Descrizione di un vegetabile anticonvulsivo, di un trebbiatojo, di un
seminatojo, di una barca innaufragabile sulle acque, del dottor fisico
Giovarmi Finazzi. Milano 1824. Dono dell'autore.
Memoire sur une nouvelle determination de la longitude de Geneve ,
par Alfred Gautier. Geneve 1824. Donne par rauteur.
Reflexions sur les avantages que la Russie peut tirer de Tetablisse-
ment des banques particulieres dans les differentes provinces de I'Em-
pire, Tpar Nicolas Mordwinoff. S. Petersbourg 1824. Donnees par I'auteur.
Hortus ripulensis seu enuraeratio plantanim qufe Ripulis coluntur ab
Aloysio Golla. Augustas Taurinorum 1824. Dono auctoris.
Fisica in i-iguardo alle nuove scoperte per la spiegazione de' fenomeni
ordinarj del mondo corporeo , Opera postuma dell' abate Giuseppe
M. liacagni. Milano 1824. Dono del signor Don Antonio Citterio editorc.
Memoria sulla rendita rurale , di Salvatore Scuderi. Milano 1824. Dono
dell'autore.
5a catalogo delle opere
De niedicainentorura virtutibus recte dijadicaiidis , dissertatio Mauritii
Biifiilini. Ticini iSaS. Dono auctoris.
Confroiito critico delle due Memorie premiate dall' illustre Societa
Italiana delle scienze di Modena dei signori Emiliani e Bufalini,
istituito dal dottore Giuseppe Bergonzi di Reggio. Parma 1824.
Dono dell'autore.
Le Majeriane, ovvero Lettere sul bello ideale di Giuseppe Carpani
in risposta al libro dell' imitazione pittorica , del Cavaliere Aiidrea
Majer. Padova 1 8 1 4 , edizione terza. Dono dell'autore.
Elogio del Cavaliere Giuseppe Gioeni dei Duclii d'Angio, recitato uella
gran sala dell' Universitu di Catania dal canonico Giuseppe Alessi.
Palermo 1824. Dono dell'autore.
Prospetto de' risultamenti ottenuti nel corso degli anni scolastici 1821-
1822 e 1822-1823 nella clinica medica dell' I. R. Universita di
Padova dal professore Valeriano Luigi Brera , compilato dal dottore
Zaccaria Tennani. Padova 1 82 3. Dono dell'autore.
Discorsi intorno ad alcune parti della scienza della legislazione , del
Coute F. Vigilio Barhacovi. Milano 1824, tomi due. Z)o/io cZeZZo 5fam-
patore SUvestri.
II propagatore dei paragrandini convinto da se stesso della loro inu-
tilita , ossia confutazione della difesa dei paragrandini. Milano 1824.
Dono delVautore.
Memoire sur divers points d'analyse, par GutZZaume Libri. Turin 1828.
Donne par I'aiUeur.
Prospetto nominative di tutte le lingiie note e dei loro dialetti, Opera
del Cavaliere Federico Adelung, tradotta e corredata di una nota sui
dialetti italiani. JMilano 1824. Dono del traduttore Francesco Clie-
rubini.
Componimenti drammatici del dottore Antonio Cattaneo. Milano 1824.
Dono dell'autore.
Della prospettiva e sua applicazione alle scene teatrali, di Francesco
Taccani. Milano 1 82 5. Dono dell'autore.
Lettere famigliari di celebri Italiani antichi e moderni , raccolte da
Francesco AntoUni di Macerata. Milano 1825. Dono dell'autore.
PRESENTATE IN DONO ALL* I. R. ISTITUTO. 55
Raccolta di lettere sulla pittura , scultura ed architettura scritte dai
pill celebri personaggi dei sccoli XV, XVI e XVII , pubblicata da
M. Gio. Bottari e contiiuiata siuo ai giorni nostri da Stefano Ti-
cozzi. IMilano iSaS, volunii otto. Dono del tipografo Sdvestri.
Dcscrizione della macchina per la pigiatura delle uve o pigiatore, del
dottore Ignazio Lomeni. Dono deWcaitore.
Nuovi cenni sul rapporto presentato all' I. R. Istituto di scienze , let-
tere ed arti in Milano dai chiarissimi signori professori Carminati
e PaWetfa incaricati deir esame d'una china bicolorata. Padova 1825.
Dono deWautore.
Soluzione del probleraa proposto dai patriota di Dublino, esposto dai
Cavaliere Carlo Bianchi D'Adda. Milano iSaS. Dono dell'autore.
Experiences sur la chaine aspirante tendantes a demontrer ses avan-
tages snr les machines hydrauliques connues. Turin 1825. Donnees
par M.^ Castellani.
Notizie sulla vita e sugli scritti di Paolo Ruffini, scritte da Antonio
Lombardi. Modena 1824. Dono dell'autore.
Del governo politico-medico del morbo petecchiale die regno epide-
micamente nella Lorabardia negli anni 1 8 1 7 e 1 8 1 8 , di Annibale
Omodei. IMilano 1 824 , tomi due. Dono dell'autore.
Elementi di storia naturale generale , del dottore Ciuseppe Brugnatelli.
Pa via 1825, vol. l." Dono dell'autore.
Dizionario generale de' sinonimi italiani , dell' abate Ciovanni Romani.
Gasalmaggiore iSaS, tomi due. Dono dell'autore.
Teorica de' sinonimi italiani, dell' abate Giovanni Romani di Casalmas-
giore. Milano 1825. Dono del tipografo Silvestri.
Osservazioni sull' uso di coUocare modiglioni o dentelli nei frontespizj ,
del professore architetto Carlo Amati. Milano 1825. Dono dell'autore.
Memoria sullo stato dell' architettura civile del medio evo , traduzione
libera dai francese con aggiunte del professore Carlo Amati. Mi-
lano 1825. Dono del traduttore.
Del discernimento della vera religione, Opera del signor abate De la
Mennais. Milano i825, tomi due. Dono dello stampatore Sibestri.
56 CATALOGO DELLE OPERE
Influenza fisiologica e patologica del suono e del canto , e della declama-
zione sixll' uomo , Dissertazione del dottore Giuseppe Ferrario. Bono
deU'autore.
Osservazioni critiche del dottor Giovanni Capsoni al libro intitolato
« della prudenza necessaria alia prescri/ione dei salassi, ecc. »
Milano i825. Dono dello stanipatore Sdvestri.
Nuovo computista dei commercianti, ovvero conteggi preparati in lire
niilanesi, austxiaclie ed italiane, ecc, sesta edizione. Milano i82 5.
Dono dello stanipatore suddetto.
Cento epigramnii di Antonio Gerli milanese. Milano 1825. Dono del-
VaiUore.
Syphilis Ilieronymi Fracastorii libri tres, vita ejus, ejusdemque res gestae
a doctore Antonio Cattaneo descriptfe. Mediolani i82 5. Dono editoris.
Catalogue of the library of the American Philosophical Society held
at Philadelphia for promoting useful knowledge. Published by or-
der of the Society. Dono della Societd suddetta.
Rapport sur le concours de 1828 relatif au prix des raontagnes de
I'Europe , fait au nom d'une commission composee des MM. Co-
quebert de Montbret , Girard et de Ferussac rapporteur.
Saggio suUa vita e sugli scritti del professore Anton Maria Vassalli-
Eandi scritto dal di lui nipote Secondo Berrutti , prefetto nell' I. R.
Collegiio di medicina. Torino l825. Dono deU'autore.
Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al vocabolario della Crusca.
Milano 1 826 J torai 6 con uno di appendice , di Vincenzo Monti.
Dono deU'autore.
Annali musulmani di G. B. Rampoldi. Milano 1826, vol. 12. Dono
deU'autore.
Prolusione letta dal signor professore Caldani per la solenne apertura
degli studj dell' anno 1828. Spedita dall'I. R. Governo.
Agricoltura pratica della Lombardia , ossia osservazioni ed esperimenti
fatti per migliorare i prodotti delle terre e delle acque , Opera del
ragioniere Carlo Giuseppe Sisti. Milano 1828. Dono deU'autore.
Idraulica fisica e sperimentale del Conte Francesco Mengotti. Milano
1828, quinta edizione, volumi due. Dono deU'autore.
PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. Sy
Processo per estrarre la morfina dai capi secchi de' papaveri indigeni.
Dono del signor Antonio Nani speziale in Milano.
Observations sur les maladies auxquelles sont sujets les ouvriers em-
ployes dans la manufacture royale des tabacs a Lyon , par /. P.
Pointe. Lyon 1828. Donnees par Vauteur.
Memorie degli scrittori e letterati parraigiani raccolte da P. Ireneo Affo
e continuate da Angela Pezzana. Parma 1827, torn. 6.° Dono delVautdre.
Tableaux synopticjues , ou abrege des caracteres chimiques des bases
salifiables , par IVOI. Edouard Lcuiger et A. De Kramer. Paris 1828.
Dono del saddetto sig. De Kramer.
Inno al sommo amore nell' auspicatissimo giorno natalizio di S. M.
r Imperatore e Re Francesco I. Dono delUautore.
Apcrgu adresse a I'Academie de medecine a Paris sur la question ,
si la fievre jaune ou fievre d'Amerique est contagieuse ou non
contagieuse, et si Ton doit abolir les quarantaines , par Ceresa.
Vienne 1829. Donne par Vauteur.
L'Archeografo triestino, raccolta di opuscoli e notizie per Trieste e
per ristria. Trieste 1829, vol. i. Dono delUautore.
Atti deirAccademia Gioenia di scienze naturali, di Catania. Catania
1829. vol. III. Dono della suddetta Accademia.
Del vino, sua fabbricazione , conservazione e degenerazione, Trattato
teorico-pratico del dott. Ignazio Lomeni. Milano 1829. Dono dell'autore.
The travels of Ibn Batiita translated form the abridged Arabic Manue-
script Copies , preserved in the public library of Cambridj^e with
notes, illustrative of the history, geography, botany, anticjuities, etc.
occurring throughout the work , by the Ru. Samuel Lee , B. D.
London i 829.
Aloysii CoUa , novi scitaminearum generis de stirpe jam cognita. Tau-
rini i83o. Dono auctoris.
Storia dei progetti e delle opere per la navigazione interna del IMila-
nesc, di Giuseppe Bruschetti. Milano l83o, volumi due. Dono dell'autore.
Sopra un nuovo processo di praticare la perforazione della membrana
del timpano e suUe malattie che la esigono , Memoria di Paolo Fa-
hrizi. Livorno 1827. Qono dell'autore.
Vol. IV. P. I. 8
58 CATALOG O DELLE OPERE
Dizionario di cliimioa e fisica applicata alle ard, di Giovanni Pozzi.
Milano ilal 1820 al 1827, tomi 7. Dono dell'autore.
Raggnaglio universale dei pesi , di Antonio JRossetti de Scander. Trie-
ste 1829. Dono dell'autore.
Lo sorgcnti salutifere Hagozi e Pandur in Kissingen considerate spe-
cialinente pel loro vantaggio e per Fuso delle loro aequo , tradu-
zione dal tedesco. Milano i83o. Dono del traduttore.
Stiifa alia Meissner, o apparecchio per riscaldare gli appartamenti
coir aria atmosferica, del dottore Antonio Cattaneo. Milano i83o,
con tavole in rame. Dono dell'editore.
Tavola iconografica de' segni e caratteri chimici e fisici , e dello zo-
diaco , loro spiegazione, del dottore Antonio Cattaneo. Milano i83o.
Dono dell'editore.
Aloysii CoUa illustratioiies et icones rariorum stirpium qufe in ejus
horto Ripulis florebant annis 1827-28 addita ad Plortum ripulen-
sem appendice IV. Dono auctoris.
Sui piaceri dello studio , Discorso inaugurale letto nell' I. R. Universita
di Padova in occasione del solenne apriniento degli studj nell' anno
l83i, del signor abate pvofessore Meneghetti. Spedito dall'I. R.
Govemo.
Mauuale bibliografico del viaggiatore in Italia , del dottore Pietro Lich-
tenthal. Milano l83o. Dono dell'autore.
Biblioteca di medicina e chirurgia pratica, classe medica. Milano i83o,
volumi 12. Dono del dottore Giambattista Fantonetti.
Corso elementare di fisica esperimentale , di Giuseppe Belli. Milano
i83i , i primi due volumi. Dono dell'autore.
A sliort account of experiments made in Italy and recenthy repeated
in Geneva and Paris , for preserving human life and objects of
value from destruction by fire, by Chey. Aldini, etc. London i83o.
Dono dell'autore.
IManuale di asti'onomia, del dottore Pietro Lichtenthal. Milano i83l.
Dono dell'autore.
Deir origine di alcune fontane , Riflessioni del signor canonico Angela
Bellani. Blilano i83l. Dono dell'autore.
PRESENTATE IN DONO ALL' I. R. ISTITUTO. 59
Istruzione sul cholera pei non medici, e de' rimedj piii efficaci da
applicarsi coutro questa malattia sino all' arrivo del medico , con
inoltre uu ragguaglio storico terapcutico del cholera morbus sino alia
mctii di ottobrc i83i, secondo fonti autentici cd atti governativi ,
del sicinor dottore Pietro Lichtenthal. Milano l83l. Dono dell'autore.
Saggio sui gelseti e sopra una nuova specie di gelso , del sigiior Bo-
nafous. Torino i83l. Dono dell'autore.
Storia della citta e diocesi di Como , del professore Cesare Cantu.
Como 1829 e 1 83 1, volumi due. Dono dell'autore.
Sui condotti delle acque dei tctti, niiglioramend proposti da Angelo Bellani.
Milano i83i. Estratto dagll Annali universuli di agricoltura. Dono
dell' autore.
Omaggio di alcune osservazioni che non favoriscono i soUevamenti ,
offerto ai due ^enerosi mineralojiisti austriaci Cavaliere De Pantz
e Majer comunicato da Giuseppe Marzari-Pencati. Vicenza i832. Dono
dell'autore.
Della pazzia , Saggio teorico-pratico di Giambattista Fantonetti. Mila-
no i83o. Dono dell'autore.
Ratio medendi in clinico Instituto medico ticinensi anno scholastico
t83o-i83l a Joanne Baptista Fantonetti. Mediolani i832. Dono auctoris.
Almanacco agronomico per I'anno i833. Spedito dull' I. R. Societd eco-
nomica di Praga.
Annali dell' Istituto politecnico di Vienna. Vienna i832, dal 4.° al 17.°
volume. Spediti dall'I. R. Goverrvo.
Giornale di farmacia, chimica e scienze accessorie, di Antonio Cattaneo.
Dair anno 1824 al i832 inclusive. Dono dell'autore.
De vaccinationis necessitate per totum orbem rite instituendse , Disser-
tatio ab Aloysio Sacco. Mediolani l832. Dono auctoris.
Lezioni sui cholera morbus di F. Magendie , tradotte dal dottore Carlo
Caldarini. Milano 1 832 e l833. Dono del tnuluttore.
La Donna dcgli Aghi. Milano 1829.
Nuovo nietodo di operare con sicurezza la cistotomia, Memorie due.
Padova i83i.
Marito e moglie asfissiati dal vapore del carbone. Milano i832.
()0 C.VTALOGO DEIXE OPERE PRESENTATE IN DONO CCC.
Avvoi-timeiito al popolo sui mezzi sicuri di distruggere i contagi,
iiuzioiii e cura del cholera morbus e metodo di vita. Milano i83i.
Delia vita di Gianihattista Palletta. Milano i833. Meworie del dottore
Giuseppe Ferrario , donate dull' autore.
Delle inonete cufiche dell' I. R. Museo di Milano , del Conte Ottavio
Ctisciglioni. Milano 1819. Spedko dall'I. R. Coverno.
Allegati geognostici del signor Ciuseppe Marzari-Pencati Yicenza. i833.
Dono dell'autore.
Memorie dell' Accademia delle scienze di Torino, Torino l833;, dal
tomo 25 al 36 inclusivo, Dono deW Accademia suddctta.
MEMORIE
DELL' IMPERIALE REGIO ISTITUTO.
PARTE SECONDA.
*****************************************************
INTRODUZIONE.
J_jsercitato da lungo tempo nell'arte d' incidere in rame,
eletto ad insegnarla pubblicamente , non senza felice suc-
cesso , e prima die nelle arti , educato nelle filosofiche e
Ictterarie discipline da me non mai abbandonate , ho cre-
duto senza presunzione di ben conoscere teoricamente e
praticamente la mia professione , e di potere a pro dei
giovani artisti manifestare cliiaramente ed ordinatamente le
mie opinioni, formandone un trattato sufficientemente este-
so , di cui finora manchiamo. Mold invero prima di me
scrissero di quest' arte direttamente od indirettamente, dai
quali puo 1' incisore e 1' amatore di stampe attignere utili
cognizioni; di tal numero sono Vasari , Cellini^ BalcUnucci ,
Malvasia , Le Comte _, Bossc , Cochin figUo , Mariette , Ma-
rolles , Junio , Bossi , Orlandi , G er saint , Christy Sanclran ,
Struct, Tver, B'Argenville, Basan, De Heinecke, De Mart,
Walpole, Candellini, Tiraboschi, Watelet, Levesque, Huber,
Milizia, Lacombe, Carli, Lanzi, Bianconi, Zani, Fuesslin,
Caleani Napione , Bartsch , De Angelis , Jouben padre, e
recentissimamcnte A. M. Perrot. Alcuni fra questi ricerca-
rono le piu minute ed insignificanti notizie biografiche di
varj intagliatori, contesero suH'epoca e sul luogo della lor
nascita, e sull' interpretazione delle loro cifre, logogrifi,
monogrammi , ecc. , impinguarono con lunga fatica i gia
IV IXTRODUZrONE ALLA CALCOGRAFIA
voluminosi loro dizionarj , reglstrandovi moltissimi nomi ed
infinite produzioni gid condannate dall' insufficienza loro ad
eterna obblivione , senza riflettere, che in ogni ramo delle
belle ard la massa dei meschini artefici , stando in propor-
zione incomparabilmente superiore a quella dei valenti, an-
che quella delle opere loro ordinariamente piu numerose,
perclie meno studiate , e di tal quantita , che raddoppian-
do pure , anzi quadruplicando i dizionarj stessi , non si
potrebbero tutte registrare ; altri all' opposto si limitarono
al catalogo ragionato delle stampe o d'un solo incisore da
varj pittori , o di varj incisori da un solo pittore , indican-
done le piu belle o le piu rare, e ben sovente queste con
quelle confondcndo , ne trascurando di notare ad istruzione
dei collettori le seguite variazioni sulla medesima stampa,
i ritocclii, i rintagli e tutti i segni materiali per cui indi-
pendentemente da ogni pittorica intelligenza sono facilmente
riconoscibili ; altri poi meno utilmente e meno fondatamente
s' ingolfai'ono in futili e rancide quistioni sull' origine della
stampa calcografica , scambiando stranamente con questa
I'origine dell' intaglio in rame ; arte , che figlia del disegno
e deir orificeria risale non gia ai tempi di Finiguerra o di
Schoen , ma senza dubbio alia piu rimota antichita ; arte ,
senza di cui 1' impressione calcografica non si conoscerebbe ,
ma che da se medesima stette gran tempo, e star potrebbe
ancora.
E da osservarsi che , tranne pochi artisti , e fra questi
pochissimi incisori di merito, i quali appoggiati alia pratica
deir arte poterono nieglio istruire in questa materia, i piu
non furono , che letterati estranei alia nostra professione ;
parlarono pertanto di calcografia in quella guisa medesima.
DI GIUSEPPE LONGHI. V
che avrebbero pailato di nautica senza conoscere il mare.
Giova pure osservare, che questi pochi incisori, i quali piu
giustamente degli altri scrissero dell' arte loro , non hanno
gran fatto convalidate colle opere le asserzioni, ne ottennero
che modica celebrita nella storia calcografica.
Abramo Bosse ha certamente indicata assai bene la ma-
niera di formare 1' acquaforte d' aceto , di stendere la ver-
nice dura sul rame , d' afFumicarla , di farla cuocere ne piu
ne meno , la diversa forma delle punte , 1' uso di queste per
ingrossare a talento il taglio ed assottigliarlo gradatamente
senza 1' njuto del bulino , poiche il buon uomo credea toc-
care 1' apice dell' arte , giungendo a formare colla semplice
acquaforte un tratteggio, che a quello del bulino somiglias-
se. Vana fatica ! quasi il bulino si difficile fosse a maneg-
giarsi, o si pericoloso, che importasse tentare i piu penosi
artificj dell' acquaforte per fame senza. Ma il bulino per
quanto diflicilissimo sia a trattarsi , come lo trattarono un
Edelink , un Drevet figlio , un Masson , un Nanteuil , un
Balechou, un Ficquet, uno Schmidt, un Wille, un Bervic e
molt' altri ; pure la mia lunga sperienza nell' ammaestrare
giovani incisori mi ha mostrato non esservi alcuno si gros-
solano , il quale piu presto o piu tardi^ con piu o meno di
facilita e di sicurezza non giunga a bene adoperarlo quanto
alia nitidezza ed all' equidistanza del taglio : la maggiore
difficolta neir uso di tale stromento non consiste gia nella
speciale sua qualita , ma bensi nella giusta applicazione dei
suoi tagli ben calcolati alia diversa natura degli oggetti
rappresentabili ; consiste nel conservare nerbo di forme ,
intelligenza , espressione , rilievo , trasparenza , leggerezza ,
vivacita di tocco ed apparente facilita d'esecuzione in mezzo
VI INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA
alia pill liinga e nojosa fatica tendente a rendere il lavoro sten-
tato, metallico, pesante; consiste finalmente nello sbalordire
in certo qual modo lo spettatore con si mirabile aspetto di
verita , die lo distolga dal riflettere all' immensa fatica dal-
r artefice sostenuta.
A tutto questo il metodo d'Abramo Bosse non pud ser-
vire in alcun modo , ne pud tutt' al piii considerarsi in
lui , die molta destrezza nel maneggiamento della punta.
JMa con tale operazione dell'acquafoite s' iniita almeno per-
t'ettamente il taglio del bulino ? Non gia, poiche non v' e ne
il tuono del bulino, ne la fluidezza, ne la nitidezza. Si fara
almeno piii presto? Neppure; poiche il bulinista appena ba-
stantemente esercitato fa lo stesso in minor tempo ed assai
nieglio col suo stromento a cio piu adattato. Perche dun-
que ha preferita I'acquaforte al bulino ne'suoi intagli? Perche
non fece precedere ai proprj lavori bastante e continuato
esercizio iiel maneggiamento di cjuesto ferro , e lo reputo
per lui iiitrattabile; perche prese ad imitare il process© di
Callot , il quale incideva sulla vernice dura e con punte
consimili facendo mordere il rame coll' acquaforte d' aceto _,
e nello stile di Gallot questo metodo riusci mirabilmente ;
perche finalmente la voglia di rendersi in qualche parte
singolare per superata diflicolta, negli artisti ingegnosi nasce
fiequentemente ed e ben di rado compressa.
I suggerimenti di quest' artefice , il quale nel modo suo
di pensare pose ogni cura per escludere dall' intaglio in rame
I'uso del bulino, non solo riescono del tutto inutili ai gio-
vani incisori , ma sono assolutamente dannosi ; poiche capo-
volgono il sisteraa gradatamente trovato dai piu celebri
DI GIUSEPPE LONGIII. VII
calcografi, ed ora per intima convinzione basata suU'espe-
rienza di piu secoli adottato generalniente.
Dopo r uso del bulino, col quale i nostri primi padri per
lungo tempo intagliarono, altri inezzi ed akri stromenti furono
ritrovati,, perche piu facili e piu conformi al vero risukassero
le operazioni calcografiche , dei quali mezzi pailero a suo
luogo diffusamente (*). Diro per ora, clie Y intaglio per mezzo
deir acquaforte ha naturalmente certa qual ruvidezza e certo
qual moto alquaato serpentino che bene s' addice alia rap-
presentazione dei corpi di lor natura ineguali, scabri o fra-
stagliati, come per esempio ai terreni incoki e selvaggi, ai
pezzi d' antica rovina , ai rozzi tronchi annosi, alle frondi ,
agli sterpi , ai peli , alle barbe ed ai capelli irsuti, a tutto
in somma cio che presenta d' irregolare la natura soggetta
all' edacita del tempo. Nelle quali cose il bulino , per la sua
stessa conformazione e per la sua lentezza nel procedere
sotto la mano dell'artefice, o non riesce all'intento, o quando
pure vi riesca, essendo fatto pei tagli nitidi ed eguali, appare
sempre stentato , pesante e faticato. Abramo Bosse nulla ha
suggerito per indurre 1' incisore a prevalersi dell' acquaforte
pel fine cui veramente e destinata , e sforzossi in vece di
farla servire stranamente a simulare il bulino con moko piu
grave fatica e con esito assai inferiore. Fortunatamente questo
novatore calcografico non ebbe proseliti ; ma dal canto suo
egli aveva insegnato col suo esempio e col suo trattato di
tagliare gli alberi con un rasojo, e radersi la barba con
(*) Sara trattata a lungo questa materia molte stampe a migliore intelligenza dei
nel volume II , il quale versera intorno precetti che vi si troveraano in grau
alia pracica dell' arte, e sara corredato di copia.
Vol. IV. P. U. B
VIII INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA
un' accetta. E gia tanto dillicile per se stessa I'arte nostra ,
clie il cercare nuove dillicoltd non lichieste dalla migliore
indicazione delle cose rappresentate e veramente licenza
imperdonabile. Che importa saper suonare sul violoncello
con indicibile fatica e destrezza qualche pezzo di musica
in chiave di violino , quando un violinista appena medio-
cre lo eseguisce assai piu facilmente ed assai meglio sul
conveniente suo stromento ? I circostanti loderanno a cielo
la straordinaria abilita di tal sonatore , ma non saranno per
questo meglio soUeticate le orecchie loro , ne pi{i scosso il
loro cuore.
Meglio scrisse dell' arte nostra Cochin fi^Uo nelle sue ag-
giunte al trattato di Bosse. Egli s'estende bastantemente sulla
pratica della vernice moUe , ossia di cera , e sulla maniera
d'usare 1' acquaforte nitrica; ne indica per propria sperienza
gTinconvenienti ed i mezzi di scansarli; parla assai ragione-
volmente di molti fra i migliori calcograti, e della necessita
di ben conoscere il disegno ; ma dedicatosi preferibilmente
air incisione in piccolo , ossia di vignette , del qual genere
r acquaforte e la base principale_, dice poco e non sempre
giustamente del bulino e delle infinite modificazioni del suo
taglio ; non parla die di punta sclierzevole e spiritosa , ne
v' ha incisore per lui , presa complessivamente tutta la storia
calcografica, clie agguagli il valore di Stefano Della Bella
suo primario prototipo.
Giorgio Venue rispettabile incisore alia maniera nera, alia
punta ed anche a bulino , formo un catalogo degT incisori
nati o stabiliti in Inghilterra dal principio dell' arte fino
a' suoi giorni , e ne diede molte c scnsate notizie , compi-
late poi e pubblicatc in buon ordine da Orazio Walpole.
DI GIUSEPPE LONGHI. IX
Concorrevano in lul grandi numeri per giovare in alto grado
agli artisti calcografi ed agli amatori di stampe, e vi sarebbe
riuscito pienamente, se non avesse ristretto il suo catalogo
alia sola sua patria.
Pietro Francesco Basan, mercante di stampe in Parigi,
di cui abbiamo un dizionario bastantemente esteso di tutti
gl'incisori d'ogni nazione a lui noti, fii riputato uno de'piu
grandi conoscitori di stampe , ed era egli stesso incisore
attivo e laborioso , avendo lasciate moke stampe , se non
tutte, almeno in gran parte di sua mano , ed alcuni lode-
voli rintagli dalle stampe piu rare di Rembrandt; ma quan-
tunque riuscisse graditissimo ed anclie giovevole agli amatori
di stampe , nol fu del pari agl' incisori. Egli stesso ebbe a
confessare, clie troppo presto avea lasciata la professione
d' incisore da lui incominciata presso Fessard e Daulle, non
avendo per essa la necessaria pazienza, e si diede al com-
mercio. Non pote dunque coll' appoggio della propria spe-
rienza entrare in tutti i misteri dell' arte nostra, come avrebbe
potuto , se avesse continuato esclusivamente nell' intrapreso
esercizio. Scrisse giudiziosamente ; ma coi principj allora
vigenti in Francia, e segnatamente con quelli di Mariette,
ne molto penetro nella teorica e nella pratica dell' arte.
Pill copioso , ma non per questo piu vantaggioso agli
artisti calcografi, e il dizionario biografico degl' incisori d'ogni
tempo e luogo di Giuseppe 5f/aff inglese, buon incisore nel
genere d'acquercllo e di punteggiatura. Anch'egli non potea
( limitato a questi due generi d' intaglio ) spingere con fon-
data e pratica cognizione le sue osservazioni sopra altri ge-
neri assai diversi d'incidere ed assai piu ditBcili, come sul
taglio regolare o libero del bulino e dell' acquaforte. JMolto
X IXTRODDZIONE ALLA CALCOGRAFIA
si trattenne sulle stanipe antiche e rare , delle quali ha
presentato a' suoi leggitori alcuni rintagli non ispregevoli.
Mostrossi pago d' aver potuto impinguare il suo catalogo di
gran quantita di nomi non prima dagli altri storici registrati,
e cosi pure d' altre minute ed insignificanti notizie , eh' era
forse meglio pretermettere. In sonnna dal suo procedere
emerge meno 1' artista, che il semplice amatore dell' arte.
JMolto sensatamente scrisse pure dell' arte nostra Adaino
Bartsch, ed avea di che farlo; perocche, oltre I'essere ispettore
deiri. R. Gabinetto di stampe e disegni in Vienna, era ad
un tempo abile disegnatore, ed incisore facile e spiritoso in
varj generi d' intaglio. Ma quanto espongono gli scritti suoi
pud animare bensi da molti lati i giovani incisori a svincolarsi
dai legami d' una troppo metodica esecuzione per coghere
la natura in tutta la sua energia ; non vale pero a scortarli
grado grado per trionfare delle infinite difficolta, che la
qualita del cammino frappone ai loro passi prima di giun-
gere alia meta. In mezzo poi alle varie maniere d' incidere
da lui praticate sembra aver egli data la preferenza ai
generi piu speditivi , come all' imitazione degli schizzi a
matita ed all' acquerello, ed al tratteggio pittoresco dell'ac-
quaforte quasi nello stile di Rembrandt, nel che diede
assai pregevoli saggi. Percio le sue riflessioni , quantunque
giudiziose, sono piu fatte veramente pel pittore incisore, o
a meglio dire dilettante d' intaglio , che per 1' incisore di
professione.
Da pochi anni stampossi in Parigi un' opera di tre volumi
in 8.° intitolata AInnuel cle Vamateur cVcstampes : n e autore
il signor Joabcrt padre ^ il quale, come Basan, fu prima in-
cisore , indi si diede al commercio di stampe. E questo un
DI GIUSEPPE LONGHI. XT
nuovo dizionario scelto ( a suo dire ) dei migliori incisori
finora conosciud d' ogni luogo e d' ogni etd , di quando in
quaiido conedato di moke sagge riflessioni in cui si ravvisa
ad un tempo e 1' artista ed il mercanie di lunga sperienza.
Oltre la rivista in ordine alfabetico dei valenti incisori in
copia assai superiore a quella dei maestri da me presi
ad esame e qui registrati, 1' indicazione delF epoca e del
luogo della lor nascita e morte , delle scuole che fre-
quentarono , delle stampe che pubblicarono, e bene spesso
dei prezzi cui salirono in varie vendite publ^liche e private
tanto in Francia che fuori , egli entra in ragionamenti sulle
bell' arti in generale e sulla nostra in particolare ; si prova
a definire troppo metafisicamente forse, ed al certo troppo
sentenzievolmente il vero significato della parola genio presa
nel senso del suo idioma ; parla a lungo sulla scoperta del-
r impressione calcografica, e per quanto finisca col lasciare
indecisa la questione, piu ingegnosamente che giustamente
si mostra propenso per attribuirla alia Germania; porta quindi
le sue osservazioni sullo stato generale dell' incisione in Eu-
ropa ; fa rivivere la questione , se 1' intaglio preso da un
quadro ed eseguito a tratteggio per mezzo dell' acquaforte
o del bulino , o dell' una e dell' altro insieme , debba dirsi
copia ovvero traduzione , e conchiude non essere veramente
ne r una , ne 1' altra , ma pura imitazione ; non riflettendo ,
che in tal caso una copia esatta e la piu fedele imitazione
deir originale , e che per conseguenza questo vocabolo imi-
tazione^ strettamente parlando, non esclude ne la copia , ne
la traduzione ; tocca in seguito di volo i vantaggi della cal-
cografia ; riguarda piia dannosa che utile la siderografia , ossia
B*
XII INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA
r invenzione di Perkins per moltiplicare non solamente le
stampe, ma i dpi medesimi di modica dimensione; istituisce
giudizioso paragone tra 1' incisione propriamente detta e la
litografia, e loda finalniente la raacchina di Callet per iii-
tagliare piu facilmente e con piu di precisione il ciel serenO;,
r architettura , i fondi unid, ecc. Tutto questo con bel modo
e bel garbo; ma fedele al dtolo dell' opera sua non mai si
ferma, se non per incidenza intorno ai precetd teorico-pra-
dci dell' arte nostra e delle arti ad essa necessariamente col-
legate; per conseguenza anch'egli (com'altri molti scrittori)
riesce utile non poco agli amatori di stampe , pochissimo
ai giovani incisori.
Non parlero d' alcun altro scrittore calcografo o a me non
ben noto , o non meritevole , qual si -vorrebbe , d'essere qui
ricordato : diro soltanto che rimane piu d' un lato nell' arte
nostra tuttora dagli scrittori intentato , o per lo meno non
abbastanza discusso e ridotto a solido principio per migliore
intelligenza tanto degli ardsd, quauto degli amatori, e questa
lacuna conviene innanzi tratto riempire rispetto agli artisti
nella considerazione, che giovando a questi , si viene per
neccssaria conseguenza a giovare indirettamente anche agli
amatori dell' arte , i quali vie meglio s' istruiscono e s' aff'e-
zionano ad essa leggendone i precetti , e conoscendone le
dilTicolta superate.
Era dunque opportuno, qualunque io mi sia per merito
incisorio, che un uomo consumato nell' arte in varj generi,
ed avvezzo per proprio isdtuto ad istruire altrui, esponesse
candidamente le pro[)rie opinioni, esaminando le gia espo-
ste, adottandole o riformandole ed aggiungendovi quel piu,
che non molto prima era sconosciuto, e che per nuovi
DI GIUSEPPE LONGHI. XIH
tentativi e nuovo uso degli stromenti rec6 all' arte facilita
e perfezione.
E prima di tutto era d' uopo difendere questa mirabile
professione dalla bassa opiriione, per non dire disprezzo, in
cui si sforzano tenerla alcuni sedicenti aniatori e coltivatori
della pittura, onde i giovani incisori non si lasciassero sco-
raggiare dalle frivole e ripetute loro asserzioni, il die ho
fatto nel capitolo I, in cui parlo deireccellcnza di quest' arte.
Importava parimente di porre in piena luce la di lei som-
ma utilita per la generale istruzione , per gli artisti tutti , per
profitto e per decoro della patria, per diletto degli amatori,
per guiderdone de' suoi medesimi coltivatori , onde coUa spe-
ranza di largo emolumento raddoppiassero di lena a fine
di vincerne i piu penosi ostacoli , e questo pure ho dimo-
strato nel capitolo 11.
Era ben giusto che gl' incisori conoscessero 1' antichita ( se
non I'origine ) dell' arte loro, e per quanto si puo, come e
quando seguisse la felice scoperta dell' impressione calco-
grafica , e chi piii probabilmente ne fosse 1' inventore , e
quanto la stampa abbia contribuito a perfezionare 1' arte
d' incidere in rame , e cio forma brevemente il capitolo III.
Si rendeva quindi indispensabile a loro norma e per di-
retto loro ammaestramento passare cronologicamente dall'uno
air altro de' principali maestri,, dividerne le diverse epoche ,
classificarli, esaminare le migliori loro produzioni, mostrare
i pregi ed i difetti di quelli , se non altro, die piu contri-
buirono da qualche lato ai progressi dell' arte fino ai nostri
giorni, investigare la cagione di qualche loro aberramento,
rivendicare I' onore d'alcuno poco valutato dall'Encidopedia
metodica , e susseguentemente con pari trascuranza negletto
XIV INTRODUZIONE ALLA CALCOGRAFIA.
ne' dizionarj posteriori per 1' abitudine inveterata degli scrit-
tori di copiarsi 1' un 1' altro senza verificare 1' esposto , de-
trarre al merito di taluno oltre ragione encomiato per ag-
giungerlo a tal altro troppo severamente colpito ; e tanto
ho esposto nel capitolo IV.
Ho trovato poi coiiveniente che gV incisori e gli amatori
di stampe riconoscessero le gravi difficolta, che seco porta
r esercizio di quest' arte, perche i primi nulla ommettessero
per superarle col sapere, col coraggio e coUa pazienza, ed
i second! si rendessero meno esigenti e meno severi ne' loro
giudizj suUe opere calcografiche, condonando di buon grado
certe niende piu imputabili alia natura dell' arte che all' ar-
tista , piii al pittore die all' incisore; su di che versa il ca-
pitolo V.
Conseguentemente il capitolo VI indica il modo piu si-
curo di trionfare d' ogni ostacolo, mediante preliminare e
continuato esercizio nel disegno, e quale esercizio piu con-
venga all' incisore ; spiega la necessita di conoscere fonda—
taraente le proporzioui e le forme del corpo umano ( che
e il piu difficile a rappresentarsi), I'osteologia, la miologia,
le immutabili regole del moto e dell' equilibrio , la prospet-
tiva lineare ed aerea, i segni esterni delle passioni, il giuoco
del chiaroscuro e 1' armonia generale.
Fiiialmente il capitolo VII spiega 1' iraportanza di ben co-
noscere non solo il vero , ma il vero scelto ed il bello , il
che e la perfezione del disegno medesimo ; quanto giovino
a questo fine i confronti ; quanto 1' esame deUe greche scul-
ture ; e come poi dagli estrerai opposti difetti del vero si
}>ossano cavare le pure linee della bellezza in ogni parte
del corpo uniano, nelle varie eta e nelle varie circostanze.
DI GIUSEPPE LONG HI. XV
Sembrera forse ad ogni persona sensata essere si evidente
la necessita per un incisore di ben possedere il disegno, che
superduo sia lo stendere lungo raglonamento per compro-
varla ; ma sfortunatamente la mia lunga pratica in tale pro-
fessione mi fece comprendere, che non pochi fra grincisori
ed anche fra i piu distinti per meccanica abilita nel trattare
gli stromenti o si credono abbastanza forti nel disegno in
mezzo alia quasi totale deficienza loro, o giudicano vana
fatica e peiTino dannosa alia buona riuscita nell' intaglio
I'occuparsene a lungo. Chi mai crederebbe, che un incisore
italiano noto per moke sue produzioni dicesse francamente
ad un mio allievo , il quale trovandosi in Roma disegnava
attentamente e diligentemente da un quadro di Raffaello a se
» cosi fate, non riuscirete mai buon incisore »? Da quest' er-
roneo principio ne viene che gV incisori di tal fatta adottano
uno stile d' intaglio a loro modo , e quello mantengono
invariabile per tutta la vita , sicche veduta una stampa ,
quant' akre ne vedi , tutte le trovi della medesima tempra
e rivestite dello stesso monotono artificio, qualunque sia il
diverso carattere degli autori ch' essi prendono a rappre-
sentare. Percio, tranne il diff'erente stile di comporre dei
varj pittori, che a loro malgrado in quelle stampe rimane,
quanto all' esecuzione si confondono Corregglo con Miche-
langelo , Raffaello con Rubens , Guido con Ribera , Dolci
con Rembrandt. Ogni lor cura e rivolta all' equidistanza
del tratteggio ed alia disposizione del tratteggio medesimo
in guisa da poter incrociare il secondo col primo taglio ,
e quindi il terzo col secondo uniformemente ad angolo
acuto di 45 gradi , ridotto pertanto il tratteggio incisorio
alia minore sinuosita possibile anche dove il rilievo e la
XVI INTRODUZIONE AULA CALCOGRAFIA
prospettlva delle parti esigerebbero il contrario ; paraliz-
zato ogni principio d' energia , di gusto e di vivacitii , mo-
notonia insotlVibile , stento , freddezza , ed in luogo d' arte
puro mestiere. La facilita acquistata nel processo imrautabile
da essi praticato li rende spcditivi ne' loro lavori totalmente
meccanici , e producono cosi gran numero di stampe non
pill die mediocri. Non e mai cli essi consultino le stampe
dei migliori maestri , che anzi le disprezzano , dicendole
mancanti di stile , perche non vi riscontrano il loro usato
sistema ; ne die prima d' incominciare , oppure dm'ante il
lavoro stiano meditando sul metodo die piu convenga te-
nere , giacche nel loro alcorano e gia stabilita per qualun-
que intaglio la distanza , la grossezza e la direzione del
tratteggio, fin dove si debba far mordere 1' acquaforte , fin
dove debba agire la punta secca ed il bulino; ne final-
niente die disegnino essi stessi dagli originali elie vogliono
pubblicare, mezzo tanto vantaggioso per ben intenderli in-
cidendo; ma si valgono sempre all' occorrenza di qualche
diligente pittore o disegnatore , commettendogli perfino il
liicido die dcbbono calcare suUa vernice, e ricorrendo pure
a quello per ripassare colla matita o colF accjnerello le prime
prove deir intaglio, onde poterlo meglio terniinare. Per tal
modo questi presuntuosi operai giustificano dal canto lore
la bassa opinione in cui, come si disse poc'anzi, si sforzano
tenere Y arte nostra alcuni pittori o sedicenti amatori della
pitiura o ignari dell' arte medesima , o troppo male preve-
nuti. Ma di questo non piu.
Dichiaro essere niia intenzione con questo trattato di
giovare, se il posso, direttamente ai giovani incisori , agli
amatori indirettamente. Quindi sara imputabile a grave mia
DI GIUSEPPE LONGHI. XVII
colpa , se in queste niie osservazioni ed in questi miei pre-
cetti teorico-pradci da me per lungo tempo concepiti e matu-
rati saro caduto in errore, a rischio di trascinarvi I'inesperta
gioventu aflldata alia mia direzione ; ma saro benignamente
assolto, se per caso in qualche parte della storia calcogra-
fica , e segnatamente nella breve rivista dei piu valenti in-
cisori avro mancato ( il che non credo) intorno allc~epoche,
ai luoghi , alle scuole ed alie varie circostanze , suUe quali
gli antecedenti scrittori opinano spesso diversamente. E
giova qui sapere , che nella scelta di tali maestri ho se-
guito il solo mio sentimento , separando, com' era dovere ,
nelle produzioni loro il merito pittorico dal merito inciso-
rio , almeno fin dove era possibile , le quali cose sogliono
sempre e deggiono anzi confondersi presso gli amatori, cui
basta di trovare nelle stampe moke bellezze , ne loro im-
porta sapere a quale delle arti piu appartengano ; ma non
presso gl'incisorij i quali amano prenderle ad esempio per
r arte loro. Egli e percio, che poco mi sono fermato sugli
incisori dell' eta prima tanto graditi non meno a molti pit-
tori che a moltissimi amatori ; pochissimo poi sopra tanti pit-
tori , i quali in modo piu pittorico che incisorio intagliarono
con semplice acquaforte ed a foggia di schizzo varie loro
composizioni, stimabilissime da molti lati , ed istruttive per
chi professa la pittura , quasi nuUe ( poche eccettuate ) per
chi si dedica alia calcografia.
Si troveranno sparse in quest' opera alcune voci non re-
gistrate nel codice degli Accademici della Crusca , i quali
nello stimabilissimo loro vocabolario, posando sempre sul-
I'autorita de'nostri classici scrittori in fatto di lingua, e re-
putando pienamente esaurita da questi tutta 1' italiana favella.
XVIII INTRODUZIOXE ALLA CALCOGRAFIA DI G. LONGIII.
(il che non e, ne puo essere), come adottarono mold anticlii
vocaboli caduti allatto in disuso , cosi ne rigettarono alcuni
altri moderni, priiicipalmente concernenti le scienze e le arti
liberali, ch'essi pure, se voglion essere intesi, sono costretti
d' adoperare. L'arte nostra, tanto perfczionata in Francia per
cura del famoso Colbert sotto gli auspicj di Luigi XIV, ha
dovuto necessariamente per nuovi stromenti e nuovi artificj
introdotti , mentre 1' Italia era da questo lato quasi ancora
neir infanzia, accrescere (come si vede nell' Enciclopedia me-
todica) il dizionario di niolti vocaboli nuovi, i quali non pote-
vano essere noti ai classici nostri ; ma notissimi sono adesso
agli artisti italiani: vocaboli tecnici, de' quali non andera guari,
clie qualche nuovo dizionario a pro dell' arti nostre dovra fame
raccolta, se e pur vero che le parole siano il suggello delle
idee. lo quindi in tale aspettativa nel raccogliere si fatti vo-
cal)oli gia riccvuti dagli artisti della nostra penisola, o nel
tradurli da straniero idioma, ho procurato di mantenervi il
piu , che per me si poteva , 1' indole dell' italiana favella.
DELLA CALCOGRAFIA
PROPRIAMENTE DETTA
OSSIA
DELL' ARTE D'INCIDERE IN RAME
PER CAVARNE LE STAMPE
GIUSEPPE LONGHI.
PARTE TEORICA.
Eccellenza delV arte.
X rendendo a ragionare dell' incisione in rame, alia quale da ben
otto lustri ho dirette le mie cure, e ch'io professo con sempre nuovo
diletto in mezzo alle spine end' e circondata , fii mio primo pensiero
lo spogliarmi di quella connaturale prevenzione die favorevole o
contraria suole fiapporsi alia verita , alterando e corrompendo ogni
umano giudizio. II perche , comunque in qviesta bella professione,
quale fu ti'attata dai principali maestri, io riconosca rarissimi pregi,
non ne sar6 pertanto panegirista indiscrete, ne vanter6 il mio santo
sovra tutta la gerarchia celeste. E tanto piii mi asterro da si in-
giuste vanterie , quanto die alia pittura , alia scultura ed all' arclii-
tettura non e ancor contrastato il titolo di primarie fra le arti
liberali , e quest' ultima segnatamente ( non so se a plena ragione )
fii gia da antico scrittore proclamata deU' arti reina ; ond' e die
piu non mi riraarrebbe fuorclie confessarc 1' arte raia minore ben
4 DELLA CALCOGRAFIA
anclie di quegli stuJj die al dir di Vitruvio sono gia vassalli della
sua architettura. Se non che tali quistioni di preminenza, per cui fra
r architettura e la pittura, fra questa e la scultura nacque contesa, ed
intorno alle quali uomiiii di non lieve portata I'olio e I'opera loro
pci-derono , sono in fatto si iniitili e meschine, che I'esclusivo triun-
virato sulle arti cui furono quelle innalzate nulla oppose alia grande
riputazione, e a vero dire perfino eccedente , in cui I'incisione,
nierce di tanti illustri operatori , sali gia tempo e si mantenne presso
ogni colta nazione. Dissi riputazione eccedente, ed ingenuaraente il
ripeto , moltissimi essendo a' nosti'i giorni i quali non si vergognano
di preferire le opei'e del bulino a quelle del pennello: sconsiderati a
segno d' alienare per ogni verso le ereditate o paterne pinacoteche ,
in senso loro oscure e meste , per sostituire ad ornamento piii gajo
deir abitazione le moderne stampe si nazionali che oltramontane , e
pill volontieri oltraraarine : il che non dubito io stesso d' affermare
come cosa contraria al buon gusto ed alia ragione, ed alle arti, alia
patria, non che a loro medesimi sommamente nocevole. Egli e pero
con eguale ingenuita ch' io debbo soggiungere, che se gli appassio-
nati amatori dell' incisione la prepongono talvolta scioccamente alia
pittura, similmente fra i caldi ammiratori e coltivatori di questa molti
vi sono non meno sragionevoli , i cpiali hanno le piu belle stampe in
non cale, valutandole non piu che copie e copie per mancanza di colore
imperfette, e 1' arte difficilissima che le produce dicono subalterna,
e quasi ancella della pittura, ed e ben molto se arte si degnano chiamar-
la, o non piuttosto un tedioso meccanico mestiere; al quale improbo
esercizio sono a loro dire dannati quegli artcfici pazienti e manuah,
cui la natura niadrigna infuse acqua nelle vene, soffocando in essi ogni
scintilla d' immaginazione e del divino estro creatore : ne manco re-
centemente un Lanzi ( scrittore per altro commendevole , se non per
fondato giudizio pittorico , die anzi di questo nelle sue decisioni e
frequente penuria , alraeno per istorica verita e ben ordinata sposi-
zione ) di chiaraare il secolo decimottavo secolo di rame pel favore
accordato all' incisione ; e ben con piii acuto motteggio potea forse
intitolarlo secolo di carta, se era sua intenzione I'indicare la leggerezza
, DI CroSEPPE LONGIII. 5
cd il meschino gusto de' coUettori di stampe ; ma fortunatameiite e
r una e 1' altra antonomasia sono in sostanza si ridicole , quanto ridi-
colo sarebbe 1' appellar secolo di tela o di legno ii mediceo pel van-
taggio che derivonne alia pittura, oppure secolo di marrao quello di
Pericle per le infinite mirabili statue che ha prodotte.
A siffatti dileggiamenti porse motivo la scoraggiante penuria di pit-
toriche comraissioni , per cui non poclii fra i pittori languiscono nella
inerzia e nel bisogno, e la mal fondata opinione di questi, che ove
le stampe cadessero di stima, tornerebbero le pareti a ricoprirsi dei
loro quadri. Percio i pittori sono d' ordinario poco favorevoh all' inci-
sione: non gia quelli che eccellenti nell' arte loro abbondano d'in-
cumbenze e ne traggono largo e meritato compenso , ma quelU che
delle proprie ristrettezze amano incolpare la depravazione del gusto ,
non la loro insufficienza : quelli die arditamente ragionano dell' arte
altrui non ben conoscendo la propria: quelli finalmente le cui opere
non avranno la sorte mai d' essere divulgate ed eternate da valenti
bulini. E per verita costoro s' ingannano a partito , quando credono
che il comraercio delle stampe pouga ostacolo alia prosperita della
pittura; che anzi e manifesto, che che si dica in contrario, non mai
essere stati portati i bei dipinti si antichi che moderni a si gran
prezzo come air eta nostra, in cui crebbero 1' un venti e gVincisori
e gli amatori di stampe (*). Altre volte, e vero, si ricoprivano tutte di
(*) De'qaadri moderni bastera citame alcuni dall'ora defunto Conte Sommarlva, e rappresen-
dal principio del secolo decimoaono fino a questo tante una radunanza di greci artisti per giudi-
giorno comperati in Lombardia. Di quattro ripe- care della bellezza uraana sopra varie feramine
tizioni fatte da David (o per meglio dire fatte Ignude, e stato valutato dall'autore al commet-
nel suo studio e da esso poi alquanto ripassate) tente cinquantaniila franchi , ed a grave stento
da un suo ritratto equestre rappresentante Bo- ne fu ridotto il prezzo in franchi trentacinque
naparte sul monte S. Bernardo, una fu compe- mila; eppure il quadro non e piu che mediocre
rata dalla in allora repubblica iuliana per ed fe tuttora visibile nella villa Sommarlva sul
duemila luigi, e non e Topera migliore di quello lago di Corao. Quanto ai quadri de' tempi an-
insigne artista. La copia del Cenacolo di Leo- teriori e nota la somma esorbitante pagata in
nardo da Vinci eseguita dal defunto plttore Ca- Olanda recenteraente per un ritratto di semplice
valiere Bossi fu pagata, compreso il cartone, busto dipinto da Rubens e conosciuto sotto la
Ginquantaquattromila franchi , e questo pari- denominazione del cappello di paglia. £ nota
mente non fe il capolavoro del pittore. Un qua- pure la forte somma pagata in Inghilterra pel
dro d' Errajue ordinate a quel pittore siciliano quadro di Sebastian© del Fiombo esistente ora
0 DELLA CALCOGKAFtA ,
q\iatli-i Ic gallerie dei ricclii , e purche nessun angolo dellc vaste sale
nudo rimaiiesse, e serbata vi fosse la voluta simmetria, era indifferen-
teraeiue accetto il biiono, il mediocre, il pessimo. Allora, raentre erano
assai meno compensate le piu belle dipinture, iin prezzo pure si con-
cedeva alio iiiferiori , queste non men di cpielle tornando all' uopo.
Credo ben io che si stolida usanza, quando ripullulasse , al maggior
numero de'nostri pittori anderebbe a sangue; ma se i tempi cangia-
rono in meglio; se raffinatosi il gusto per le arti, la mediocrita pittorica
non trova piu compratori, e rara d' altronde e 1' ecceUenza , e tanto
costosa, che li rattiene dall' acquistare ; se ai deboli moderni originali
vengono preferite a minor costo le belle stampe tratte dalle opere dei
gran maestri della pittura, qual colpa ne ha 1' incisione ? Ne e da dire
che meglio si apporrebbero gli amatori, se in vece di procacciarsi
stampe , cominettessero agli artisti copie dipinte di quelle stesse opere
insigni, mediante le quali, oltre I'imitazione dei contorni e delle ombre,
avrebbero pur quella del colorito ; poiche rarissimi sono anche i buoni
m qtrella pubblica rcgia pinncoteca. Che dir6
poi dei prczzi eccessivi a cui saliroao le piccole
uvole di Gernrdo Daw, di Paolo Potter, di Metzu,
di Terburg , di Teniers , di Van Ostade e d'altri
niolti ' CIic diro di tant' altri pittori dl vario
carattcre e di varie nazioni ? Clie degP Italiaai
di prira' ordine, alcuni de'' quali vengono riputati
iaapprezzabili ? E pare 1' incisione in qucsto
fratlempo si ditTuse e prospcro piii die mai. E
dunqnc prova di fatto che la calcogratia ben
lungi dal portar nocumcnto iflla pittura, o per
uieglio eipriiucrmi, al ben esscre dei pittori , ha
anzi moUo contribuito a uiigllorarne la condi-
zioncj e La ragionc parini evideatc. La calco-
j^ralia dissemiaaado in ogni parte per mezzo
dell' iutiuita sua riprndnzione e moliiplicazionc,
e qiiindi a mite costo Ic opere delParte pittorica^
lia potulo iudnrrc piu tacitiuentc le persone
duviziosu d' ogni nnzione ad acquistare alcune
sue produzioni : la comodita d' osscrvare a pro-
prio lalento le sumpe coiupcrato c la iiaturalc
propantMNie jwr cio tljc si possic-de I'ccero si
che grade grado que' medesiml , i quali poco o
nulla sentivano del vcro e del bello nelle arti
imitatrici , comiaciassero col confrouto a distln-
guerne il pregio ed a gustarlo. Da questo passo
il novello amatore dovca necessariamente venire
all' altro , d' anteporre cioe le belle stampe alle
mediocri, sebbene le prime gli riuscissero piu
costose , ed ecco un altro passo in favore della
pittura , ed e quello dl non avere difBcolta a
sborsare qualche non piccola sommn in oggetti
non di niera necessita o di mero comodo, ma
di solo diletto. Siccorae poi sotto ogni stampa
per Io plii sta il nonie del pittore prima di
quello deir incisore , cosi questi nascenti amatori
coniinciarono a stimare la pittura , stesero i loro
viaggi per auimirare gli originali di quelle
stampe , li gustarono e si trovarono inclinati a
possedcrne a seconda de'loro mezzi, se loro ve-
niva il destro di poterne acquistare, ovvero
in caso diverso ebbero cura in vece d'ordinare
nuovi qiudri ai pittori viventi.
DI GIUSEPPE LONGHI. 7
copiatori (e ben lo sanno grincisori medcsimi, allorche per la distanza
<le'luoghi o per urgenti loro occupazioni abbisognano deiraltrui mano
per aver copic disegnate o dipinte ), e qucgli stessi, die piii farcbbero
al caso, sdegnano di occuparsene, o se pure avviene che ne assnmano
I'incarico, le loro copie vengono a costare naturalraente assai piii delle
opere del buliuo, la cui moltiplicazione per mezzo della starapa ne
facilita ii prezzo. Oltre di che non a torto inclinano gli amatori a
posscdere in uu sol pezzo il fiore delle due arti , 1' opera cioe di soramo
pittore tradotta da sommo incisore, il che nelle copie dipinte, per belle
che siano , non puo intervenire.
E qui torna in acconcio il ben distinguere in fatto di pittura copia da
txaduzione. lo dico quella essere copia la quale viene eseguita coi mezzi
deir arte medesima producitrice dell' originale, e quella dico traduzione
dove il lavoro di un' arte si riproduce coi mezzi di un' altra totalmente
differente. Avvi certamente in ambedue queste riproduzioni molto di
comune ; ma molto altresi di particolare in ciascheduna. Entrambe
danno a presupporre un archetipo, non nella natura, che allora sa-
rebbcro originali imitazioni; ma nell'arte medesima preesistente. Eguale
si e lo scopo loro , quello cioe di dare la migliore idea possibile dei
sommi esemplari dell' arte a chi non gli ha veduti, o di richiamarli
vivamente alia memoria di clii veduti avendoli non puo rivederli a
suo grado. Eguale pure e 1' obbligo di mantenere inviolata 1' inven-
zione, la coniposizione, 1' espressione , la proporzione, il chiaroscuro
e la prospettiva dell' originale. Ma qui la copia soltanto continua ad
essere necessariamente servile, ne puo non attenersi anche alia varieta
ed arraonia delle tinte, alia spessezza o lluidita del colore, alia liberta
o fusione del tocco e perfino all' andamento del pennello , servendosi ,
per quanto lice scoprire, degli stessi ingredienti ed olj e terre e chi-
mici composti. La traduzione al contrario ti'ova ne' varj mezzi della
differente arte sua di che supplire in modo tutto proprio alia man-
canza de' mezzi identici. In una parola la copia e strettamente legata
air originale e nella sostanza e nel modo ; la traduzione e vincolata
alia sostanza , hbera nel modo. Tant' egli e vero che se io vedr6 piii
copie d'mi originale a me sconosciuto, in parte od in tutto fra loro
8 DELL A CiJLCOGRAFIA
dissiinili, dirb con certezza die o tutte sono infedeli, o fedele non ^
die una sola; ma se riscoiitrerb differenza in altrettante traduzioni,
non per questo potro tacciarle d' inesattezza , purche siano equivalenti
quail to al disegno e soltanto diverse nel rispettivo artificio (*).
(*) Noa fe nuova qnesta opiaione riguardo
alle opere calcograliche, di considerarle cioe noa
copie , ma traduzioni , quando per esse venga
riprodotto un quadro gia esistente. Tra gli altri
Gessner, Diderot, Hagedorn e Watelet la so-
stennero con evidenti ragioni. Recentemente
pero ho trovato nel discorso preliminare sulla
incisione in ranie posto in fronte al tomo III
della grande edizione del Museo francese di
Robillard un'opinione del tutto contraria, con-
fcrmata poi dal signer Joubert ( padre ) nel suo
nianuale. Poca sorpresa mi fece il pcnsamento
del signer Emcric-David, Icggiadro scrittore ,
lua estraneo alia professione calcografica ; mol-
tissima in vece quelle del signer Joubert, essendo
egli incisere , quanto conoscitore di stampe e
perfino de' varj prezzi cui sone in varj tempi
salite. Ma si Tune clie T altro, rispettati scrit-
tori, i quali in molte parti coincidene perfet-
tamente celle radicate mie opinioni, in questa
non mi seppere col lore raziocioio persuadere.
Poiclie o Ijisogna escludere onniaainente in fatto
d arti la parola traduzione , o amniettendola
bisogna assolutamente applicarla all' incisione
del gran genere. Escluderla dalle art! e volere
tutta riservarla alia sola parte letteraria e tx-oppo
stringere il campo alio uniane idee. E vero, die
questa vece si applied dapprima esclusivamente
alle cose letterarie per significare il trasporto
degli slessi concetti da una lingua in un'altra ,
il die in alcun mode copia non pu6 dirsi. E
andie vero per conseguenza che, strettameutc
pnrlande, a questa sola operaziene conviene il
titole di traduzione ; ma se ragionando sulle
arii ci fosse negate il servirsi di molte voci e di
luolie espressioni proprie di tutt'altro die dei
quadri, delle statue, dellc stampe ccc, di qiianti
»critti comparvcro ia questa materia, noa ve ne
sarebbe alcune. Si dice comunemente fra gli
artisti e gli amatori : quella stampa e ben vel-
lutata, e pure questa parola in istretto senso
non e applicabile che ai soli drappl. Si dice
annonica o disarmonica , e pure il vero senso
di questa voce riguarda soltanto 1' udito. Si dice
morbida o dura , liscia od aspra , e pure queste
voci non riguardane die il tatte. E cost petrel
dire d' infiniti altri vecaboli non direttamente ,
ma per semplice analogia esprimentt le bellezze
od i difctti delle opere d' arte. Dae soli voca-
boli aggiunger6 tratti in vece dalla pittura e
per verita molto stranamente applicati alla^ mu-
sica ed alia poesia , il chiaroscuro ed il colo-
rito, e non pertanto queste forzate espressioni
pel nesso delle idee sono generalmente accolte
e ben intese. Ora se dalla pittura si traggono
simili vecaboli per meglio esprimere le qualita
di un' arte ben diversa , o dell' immaginosa let-
teratura , perche con tanta sofistidieria si vorr.i
inipedire che altre voci si prendane dalle scien-
tifiche e letterarie discipline per rischiarare le
idee concernenti la pittura ? Non si puo dunque
caucellare dal linguaggio delle arti del disegno la
parola traduzione senza prima proscrivere da
ogni lingua i traslati, le metafore , le allegorie.
Glie se traduzione si puo dire nelle arti quando
la composizione J T espressione , il chiaroscuro e
le forme d' un quadro vengoiio traspertate ideu-
tlche ( o almeno coll' obbligo e coll' intenzlone
di rappresentnrle tali) in altra arte diversa e
con diverse arti£cio di meute e di mane , non
saranno le buone stampe tratte dai migliori
dipiuti vere traduzioni ? L' autore d' un' opera
letteraria esprimc i suol concetti per mezzo
di parole e di frasi ; 1' autore d' un quadro gli
esprime per mezzo del centorno, del chiaro-
scuro , del colorito , ed ecco la sua lingua. II
I
DI GIUSEPPE LONGIII, 9
Ora se le indicate qualitu si riscontrano pienamente nelle opere
deli' incisione in raine, parini dimostrato clie le belle stampe, ben lungi
daU'essere copie per difetto di colore imperfette, sono anzi belle tra-
duzioni di belle opere pittoriche (quando non siano di propria com-
posizione), e sono tanto piu stiniabili in qnanto che in ci6 che con-
cerne all' arte nostra hanno una parte incontrastabile d' originalita. E
siccoine nelle traduzioni letterarie la frase ed il vezzo di lingua sono
originali e proprj del tradiittore, cosi originale debb'essere nell' in-
cisione I'infinita modificazione del lavoro che il calcografo presceglie,
dispone ed applica non indifferentemente al caso. Originale e certa-
luente lo stile di quell' intaglio di cui pronunzio 1' artefice prima di
leggervi il nome. Originale 1' ardua invenzione del calcolato moto dci
tagli, che tanto contribuisce da solo indipendentemente dal chiaroscuro
ad indicare la forma e I'azione de'muscoli, la sinuosita delle pieghe,
il rilievo di tutte le parti. Originale la varia intersecazione, grossezza
e distauza del tratteggio , per cui mezzo quest' arte mirabile, modifi-
cando in mille guise i solchi del suo stromento, produce sul nervo ottico
si variate sensazioni, che non solamente rappresenta I'opacita o traspa-
renza, la scabrosita o lucidezza, la durezza o morbidezza de'corpi,
ma giunge perfino colla sola tinta nera ad cmulare le proprieta del
colore. Prova di questa specie d' originalita inseparabile da quest' arte
traduttrice si e che vanta anch'essa delle copie tratte da'suoi lavori.
traduttore del lihro quanto puo meglio ne cangia qualche pezzo da lui copiato da un altro origi-
le parole e le frasi, sostitueiidoae altre U'egual nale. Clii scrivendo segue lo stile d'altro scrittore
sigQificato nella propria lingua ; 1' incisorc d' im dicesi imltatorc, ed iniitatore si dice egualmente di
quadro ne conserva il contorno ed il chiaroscuro, clii dipingcndo segue lo stile d' altro pittore. E a
e sostituisce al colorito il variato , seducente, proposito di stile, noa k questo un vocabolo
mirabile artificio del tratteggio , tutto proprio tutto letterario , con cui si spiega il modo d'ar-
deU'arte sua. Dunque e traduttore. Clii ripro- chltettare, I'ornare, comporre, disegnare, di-
duce un lihro nella raedesima lingua e copista, pingere, scolpiie, ed incidere de' principali ar-
ed e copista del pari chi riproduce un quadro tisti? E fra tanti vocaboli proprj della letteratura,
coi medesimi mezzi deir originale, die sono la e si feliceraente adottati nel linguaggio delle arti,
lingua del pittore. Chi introduce in un proprio qucllo solo di traduttore sara negato all'incisore'
scritto qualche paragrafo d' altro libro anteriore. Mi sono alquanto diffuse in questa nota , pcrclie
e lo da per suo, e plagiario, e lo e pure quel su questo periio s'aggirano in gr.an parte le
pittore il quale incastra nel proprio quadro seguenti uostre osservazioni.
Vol. IV. P. II.
10 DELLA. CALCOGRAFIA
Tali sono i mold rintagli che in ogni tempo si fecero e tuttora si fanno
dalle stampe migliori , e talvolta esatti a segno da illudere bene spesso
i piu oculati raccoglitori. Prova si e pure, che dallo studio indefesso
della natiu-a, dell' antico e de'raigliori dipinti puo formarsi un buon
disegnatore , un buon pittore ; ma senza aggiungervi I'esame accurato
delle migliori produzioni calcografiche niuno potra mai diventare buon
iucisore. Prova irrefragabile si e finalmente, che I'incisore trae tutto
il suo artificio dal solo suo genio, e tanto piu originalmente, quanto
che si cercherebbe invano nelle altre arti imitatrici della natura o
iiella natura medesima.
Ma questa tutta mentale concezione ed artificlosa ordinanza di lavoro
costituente una si bella proprieta dell' incisione e ella poi conforme al
vero , o non piuttosto uu effetto d' arbitraria convenzione ? Certa-
mente la natura non si presenta ai nostri sguardi ne coperta di varie
falangi di liuee , ne attraverso d' una rete , ne seminata d' infinita pun-
teggiatura; e sotto questo aspetto sembra che si dovrebbe proscrivere
ogni genere d' incisione, ed appena 1' intaglio cosi detto a funio (che
pure e valutato il meno dagl' intelligenti ) sarebbe tollerabile per la
finezza quasi impercettibile della sua granitura. Prima pero di pronun-
ciare tale sentenza e da osservarsi che quando non soffra alterazione
la natural forma de'corpi, le arti imitatrici hanno molte bellezze d'ese-
cuzione che non si riscontrano ncUa natura. Cosi la natura umana sotto i
raggi della luce non e mai tutta d'un sol colore, ovvero senza colore,
ne per questo sono dannabili i dipinti monocromati, i disegni, le statue.
Cosi pure veggiamo nella natura i peli ed i capelli ove piii ed ove
meno leggermente ed insensibilmente sfumai-e nell'aria, ne perci6 e
riprovata la scultura, se non potendo altramente li ravvolge in solide
masse nella superficie loro costantemente circoscritte. E quel tratteggio
spiritoso, sia di penna, sia di matita, che tanto amiamo ne' disegni
de'gran maestri, e quello stesso tocco ardito e facile giro dipennello,
non ultimo pregio de' classici dipinti, si trova egli nella natura? Che
diro poi di tutto ci6 che forma I'ornato architettonico , il quale si
scosta dalla natura non solo nel modo d' eseguire , ma nella forma
medesima? Che di que' triglifi e metope e dentelli ed ovoli e volute
DI GIUSEPPE LONGIII. II
e caulicoli ed ippof^rifi e candelahri e ripetuto esattissimo giro di
fogUe d' ulivo o d' acanto ? Qual tipo haii questi oggetti nella natura ?
Nacque mai senz' opera iimana uii capitello qualuiiqne o corintio o
jonico o dorico o toscano o gotico od arabesco? Qual k quel tronco
d'albero si ben tornito ed esattamente cilindrico o conico, i\ quale ben
rappresenti una proporzionata colonna e tanto meno I'equidistante dorica
o corintia scannellatura ? Eppure chi neghera essere rarcliitettura, se
lion regina, onore certamente delle arti liberali non meno che delle
meccaniche ? Non e dunque ragion sufficiente per tacciare d' arbitrario
Tartificio incisorio il dire che la natura non ci si mostra sotto lo stesso
artificio. Che iraporta il non trovarlo nel vero, quando il vero per esso
i si bene rappresentato ? quando vi e si strettamente congiunto che
non e dato all'incisore lo svolgerlo a caso o ad arbitrioj deviando
dalle regole dell' arte impreteribili , stabilite da quasi quattro secoli sul
buon gusto e suUa ragione ? Imperocche, siccome il pittore, volendo
esprimere un dato oggetto, non puo servirsi a caso di tutte le tinte
che ti'ova suUa sua tavolozza, ma quelle gli e forza prescegliere che
pill souo consentanee alia natura dell' oggetto medesimo; cosi male
opererebbe quell' incisore il quale awisasse di potere senza riguardo
usare delle varie specie di trattcggio che I'arte gli somministra, per
applicarle indistintamente a qualsivoglia rappresentazione. Non e uomo
m fatti si grossolano il quale non conosca quanto sconcio sarebbe
I'impiegare linee staccate e grosse per incidere la regione dell' aria,
e serrate e sottili per un terreno di primo piano, ovvero ruvido e
largo segno d'acquaforte per una lucida armatura o cristallo, e liscio
ed unito taglio di bulino per una rozza pietra o vecchio tronco d'albero,
o finalraente un taglio interrotto e semigranito pet raso , pel velluto e
per le moUi chiome, e nitido e fluido per la porosita delle carnagioni.
Non sarebb'egli un contraffare alle leggi dell' ottica e della natura?
Se altro non dicessi, avrei, credo, gia messo in piena luce il raerito
deH'incisione, e dissipate le controverse opinioni, suUe quali era prezzo
deir opera il riandare: ancora pero rimane una forte opposizione ten-
dente ad urailiarla piii che mai, ed e che le si nega quel vanto d'in-
venzione che tanto pregio aggiunge alia pittiu-a ed alia scultura. Al
12 BELLA CALCOGRAFIA
die per adeguataracnte rispondere mi converrebbe qiii citare la lunga
serie di quegl' incisori, i qiiali all' acquaforte od al bulino iiitagliarono
dalle propria invenzioni, e particolannente i piii antichi, le cui stampe
sono quasi tutte originali e nella esecuzionc e nel pensiero. Ma queste
cose di mero fatto , die iiiun conosdtore puo niai poire in dubbio, e
ogiiuno die il voglia verifica facilniente , vcrraniio da me in seguito
esposte dove parlerd dell'origine dell' arte e de'suoi progressi. Per ora
mi basti il domandare qual sia il divieto die inipedisca all' incisore
di pubblicare soggetti di sua immaginazione , o quale I'obbligo d'at-
tenersi alia sola traduzione degli altrui concetti. Che da gran tempo
aiiche gl' incisori valcnti piii si esercitino nell'eseguire die nel com-
porre, aniando meglio di moltiplicare a preferenza delle propiie, le
opere dal consenso de' secoli qualificate per classiche , non prova gia
die la natura dell' arte tolga a'suoi seguaci la facolta di creare, mentre
da loro quella di moltiplicare ; bensi cio non essendo per loro stessi
e per le arti, ^ gran vantaggio. Per loro stessi, poiclie grintclligenti
preferendo a giusto titolo le produzioni de'piii celcbri autori alle mo-
derne, quantuncpie stimabili, non e maraviglia , se dall' intaglio di
un'opcra universalmente nota e celebrata, ben piii che da quello tratto da
mia propria composizione, torna all' incisore incomparabile emolumento.
Per le arti poi vie meglio , stante die uno dei piu importanti servigi
renduti loro dall' incisione, quello e certamente di procurare agli artisti
d' ogni classe e d' ogiii luogo la piii agevole e pronta conoscenza di
quaiito v' ha di piii bello ed istruttivo nelle opere delle arti : il quale
vantaggio tosto svanirebbe, se la smania di mostrarsi creatore si comune
in oggi anclie alia piii inesperta gioventii invadesse 1' amor proprio
degl' incisori e li rendesse orgogliosetti cotanto, die le proprie cose
ai sommi esemplari anteponendo empiessero di loro stessi esclusiva-
mente tutta I'Europa (*). Ne questo e tutto. I primi intagliatori in
rame vissero ad un tempo in cui i primi luminari della pittura o
(*) Veggasi il capitolo dove si tratta della tinul abbo/.zi ua tempo prezioso, che dovrehbe
necessica del disegno e del gravissiino danno meglio impiegarsi nell' esercizio d' un' accurata
che deriva alle arti dalla moderna smania di eseciizioue, maacante troppo spesso aache ai
improvvisare io pittura e di perdere in con- piii ingegaosi artisti viventi.
DI GIUSEPPE LONGin. l3
non esistevano, o la fama loro non era, come adesso, universalracnte
stabilita ; per conseguenza potcvan essi non offendcndo la modestia pub-
blicare colle stampe loro, sicconie fecero, i soli parti del loro gcnio.
Ben divcrsa la cosa e al presente. La riputazione di Leonardo, di
Michelangelo, di Raffaello, di Correggio, di Tiziano c di tant' altri e
tale ormai da giudicarli inarrivabili , se un liinite si conoscesse pre-
scritto alia perspicacia dell' umano intelletto ; non pu6 dunque 1' in-
cisore senza taccia di presnnzione posporli a se medesirao nella scelta
delle opere da illustrarsi col suo biilino. Lode sia dunque ai nostri
incisori , se diffidando di non gia poter superare , ma neppure emu-
lare le opere lasciateci da que' grand' uomini , liraitano gli sforzi loro
a tradurle quanto meglio per loro si puo, ed irapiegando il tempo
nel perfezionamento dell' esecuzione abbandonano cpxasi ogni tenta-
tivo di iniove composizioni.
Eglino per6 in questa guisa operaudo, mentre servono mirabilmente
air istruzione degli stessi pittori, danno loro argoraento di credere mal
a proposito die 1' incisione dipenda interaraente dalla pittura, e, come
gia dissi, quasi ancella le sia. Ma 1' incisione deriva bensi dal disegno,
lion gia dalla pittura : da quel disegno die e padre di ogni arte li-
bcrale, e quindi della pittura medesima. Di la comincia sempre, qua-
lunque sia per essere I'artista, e giunto a segno di ben conoscere per di
lui mezzo la forma e la proporzione degli oggetti, o prende il pen-
nello o lo scalpello od il bulino , vince con nuovo esercizio le diffi-
colta inerenti al nuovo suo stromento, e quanto e miglior disegnatore
emerge quasi sempre miglior pittore, scultore, incisore. Di quest' ul-
tima classe moltissimi furono celeberrimi, i quali non seppero dipin-
gere ; ma nessuno vi fu , il cpiale tanto almeno non conoscesse il dise-
gno, quanto nell' esame delle sue stampe se ne riscontra. Che piii?
senza la pittura sussisterebbe egualmente 1' incisione; ma senza il
disegno cesserebbcro del pari e 1' incisione e la pittura.
Riassumeudo il fin qui detto, e dunque 1' incisione una lira le belle
arti al pari d' ogni altra dipendente dal solo disegno : nqn esclude in
chi la professa lo sviluppo deH'immaginazione, ma lo dissuade. Quando
prende a pubblicare i dipinti piu famosi, essa e originale nella sua
1 4 DELLA CALCOGRAFIA
esecuzione: traduce, non copia: giova alia pittura, non serve. £ mi' ar-
te ill somnia minor sorella, se vuolsi, della pittura, ma pur sorella •
arte legata beiisi piii che le altre a molta e miiiuziosa parte mecca-
iiica, ma per altro da troppo piu che semplice mestiere: arte se tu
riguardi alia piii stretta somiglianza col vero, iuferiore certamente alia
pittura, se all'utilita die ne deriva o alia difficolta dell' artificio supe-
riore. Le cpiali cose mi verra fatto agevolmente di comprovare nei
si^segueiia arucoli, ove la ridetta mia professione largo campo mi
offre a tributarle i piu meritati encomj.
Ragioii voile finora ch' io ne fossi piu difensore che lodatore
sebbene dappnma era mio concetto di trasandare suUe indicate pro-
posizioni tranquiUamente, siccome niun altro scrittore, cli'io mi sappia
SI fece carico di confutarle. Ma queste propagandosi ogni di piii, e
presso 1 meno istrutti vestendo nuova apparenza di ragione, era mio
dovere pel vantaggio de'giovani incisori il diradare questa nebbia ,
perche non venisse loro grado grado scemando quella viva inclinazione
aquestesercizio, che sola puo dar lena a percorrenie con alacrita la
tatjcosa e unga carriers, e che allora solidamente si conferma, quando
viene avvalorata da una giusta opinione sull' eccellenza deU' abbrac-
ciata professione.
DI GIUSEPPE LONCHI. l5
Utilita.
G
.><ollocata cosi la calcografia al conveniente suo grado come arte
liberale, cleggio considerarla come arte utile alia generale societa, alia
patria, a'suoi medesimi coltivatori. Contribuire d'accordo colla tipo-
grafia al piu rapido incremento dalle imiane cognizioni; tradurre e
moltiplicare le produzioni de' piii celebri artisti a piu facile istruzione
degli studios! ed a somrao diletto degli amatori delle belle arti ; final-
mente rendere pubbliche ed etcrnare le fisonomie e le gesta degli
uomini insigni ad esempio de'contemporanei e de'posteri, ecco il tri-
plice scopo cui e diretta; scopo utilissimo, iramancabile. E primie-
ramente, dacclie la tipografia divenne il veicolo per cui piii die
altrimenti si propagano le umane cognizioni, dir6 die la calcografia
noil e solo vantaggiosa, ma ben sovente necessaria agli scrittori piii
eloquenti. Mentre cosi ragiono, non e gia ch'io non coiiosca abbastanza
il valore deU'eloquenza, die aiizi I'ammiro quant' altri mai, e grande
il dico, e direi quasi illimitato; se non die ha uii lato debole anch'essa,
donde povera si mostra ed insufficiente. Nella parte descrittiva e
quando si tratti principalmente d'oggetti sottoposti ai sensi, per poco
die sian essi complicati, ed esigano parziale ed esatta sposizione, la
pill fina arte del dire non trova modi bastanti, ne il piii ricco idioma
somministra voci tali da ben esprimerne I'idea e suscitarne la giusta
imagine nella mente de'leggitori. E quando pure la favella non manclii,
vano parimente e lo sforzo : perocche descrizioni di tal natura o sono
semplici e brevi, e riescono di leggieri oscure ed anfibologiclie , o
lunghe, minute e circostanziate, e stancano la fantasia talmente, che
anche volendo , non persiste a seguirle.
Egli e allora die Tincisione supplisce mirabilmente alia incolpabile
mancanza degli scrittori: con poche cifre incise e poclie note dimo-
stran essi per di lei mezzo ben piu assai die non potrebbero con
interminabili spiegazioni; nel die ( cosa invero singolare ) tanto a pro
comune la calcografia e la tipografia si recano ajuto vicendevole, che
quel medesimo il quale scrivendo non avrebbe potuto mai dimostrare
1 6 DELL\ CALCOGRAFIA.
qiiaiito rincisione gli rappresenta, appoggiato alle linee di quest' arte
si trova tosto in grado di rettificare e cliiarire facilmente cio, die o
la natura dol lavoro, o rimperizia deH'artefice pu6 lasciare iniperfetto.
Cosi conipagna e coadjutrice della tipografia, menti'e F abbella e I'in-
fiora, aggiunge agli storici e scientifici ragionamenti quel possibile
grado d'evidenza die la sola rappresentazione visibile delle cose puo
somministrare. Lungo perci6 e supcrfluo sarebbe il dimostrare come
rastioiiomia, la gcografia, I'ottica, la meccaiiica, la storia naturale,
la botaiiica, ranatoniia, Tidraulica, la geometria, la prospettiva, e
taiit'altre scienze cd arti alia di lei opera ricorrono, e come poi tutte
le parti deU'umano sapere cui pu6 giovare il disegno da lei ricono-
scono agevolata ogni via d' istruzione. E questo niio stesso ragiona-
meiito, allorche versera suUa pratica dell' arte, iioii potra sicuramente
essere iiitcso, come io branio, se non giovandomi io stesso dell' arte
per illustraie Tarte medesima.
Ma questi grandi vaiitaggi die I'associazione della calcografia colla
tipografia porta alle scienze cd alle arti d'ogni genere, come die
dalla maggiore o minore abilita ed esattezza dell'artefice riconoscano
maggiore o minor aumento; pure piu dalla natura dell' arte dipen-
dono, che dal di lei perfezionamento ; poiche a simili lavori sogliono
d'ordinario attendere con buon success© quegli artefici eziandio, cui
maiica la necessaria attitudine per ben riuscire in cose di maggiore
importanza: ed ognun vede, che per ben incidere un pezzo topografico,
una foglia esotica, una preparazione anatomica, non e raestieri die
I'incisorc sia geografo, botanico, anatomico, basta solo che alia neces-
saria dlligenza egli uiiisca il facile uso dcgli stromenti, ne si richiede
in lui la mano ed il sapere di un Edelinck, d'un Drevet, d'un Visclver,
d'un Bartolozzi, d'un Bervic e d'un Morglien. Ben altro vuolsi in clii
a pubblico comodo e diletto incide le opere de'sommi pittori: per
imitarne Io stile, per mantenere la purezza de'contorni in mezzo al-
I'artificiosa loro indecisione, per conservare la morbidezza delle car-
nagioni, la leggerezza de'capelli, la varieta delle vesti, la generale
armonia del chiaroscuro, e soprattutto la fierezza o dolcezza de'volti,
e la moltiforrae loro espressione, fa d'uopo che I'incisore conosca prima
DI GIUSEPPE LONGHI. I 7
egli stesso I'ossatura, I'ufficio de'muscoli, le proporzioni e le forme
de'corpi, i segni esterni delle passioiii , il giuoco della prospettiva e
delle ombre: bisogna senza piii ch'cgli sia valente disegnatore e
scevro di ci6 che chiamasi raanicra propria d' operare.
Coa questi preludj riiicisioiie , dopo d'aver giovato indirettaraente
alle scieuze ed alle arti meccaniche, porta diretto giovaraento alle arti
liberali di lei sorelle. Tutti s' accordaiio in dire che la calcografia e
per le arti liberali cio che la tipografia e per le lettere e per le
scienze; quindi eguale sembra il relative vantaggio derivato a tali
stud) dalla scoperta d'entrambe; ma io porto ferma opiiiione , che non
tanto profitto ritraessero le lettere e le scienze dalF invenzione tipo-
grafica, quaiito dalla calcografica le arti del disegno, maggiore essendo
senza paragone la difficolta di copiare esattamente un bel quadro, che
di trascrivere esattamente un buon codice. Ed in fatti prima die la
stampa de' caratteri si conoscesse , costoso bensi e non del tutto co-
mune era il possedere una sufficiente raccolta delle opere de' princi-
pali maestri nel dire e nel pensare : tale pero era la folia degli ama-
nuensi, e tale pure la rapidita della penna loro in qucsto solo esercitata ,
che moltissimi privati erarj , non che pubblici , poteano agevolmente
provvedersene. Vero e che in molti luoghi trovavasi non di rado o
negligentemente mutilato, od ignorantemente alterato il testo originale:
sconcerto non lieve, donde anche a' nostri giorni si fomentano le giii
proclivi letterarie discrepanze, libero aprendosi il campo alia sempre
vaga interpretazione ; ma pure 1' ordine e lo stile dell' autore non po-
tea si di Icggieri da que' raercenarj essere sconvolto. Non era cosi
intorno agli escmplari dell' arte , se come all' eta nostra d' egual me-
rito ed in egual numero fossero stati allora. Sebbene, non diro gia ai
tempi di Schoen e di Finiguerra ; ma ve ne furono d' innumerevoli e
ben supcriori ai nostri ne' floridi tempi della Grecia, e non poclii di
essi vennero dall' aquile romane trasportati nella nostra Italia ; ma
tranne quelle reliquie di scultura che tuttora ammiriamo, ed a mol-
tiplicare le quali a pubblica istruzione di minor uopo era I'arte del
bulino , supplendovi bastanteraente quella de' gessajuoli , ci limitiamo
era a leggere le descrizioni eufatiche di que' celebratissimi dipinti
Vol. jr. p. II. 3
l8 DELLA. CALCOGRAFIA
sulle storie greclie e romane ; e per essere stata a que' tempi ignota
la calcografia , noii ci e dato di verificarne le portentose asserzioni ,
ed Apelle, Protogene, Zeusi, Panasio, Eufranore, Tiniante ed altri
moiti lion sono che im noma. E noii come Omero, Pindaro, Platone,
Soci-ate, Demostene e simili, di mano in mano trovarono infiniti co-
pisti , e per tal mode fine al secolo della tipografia pervennero ; ma
o pochissimi disegnarono que'dipinti, o que' disegni noii ftirono di si
facile riproduzione che non rimanessero egualmcnte vittima dell' eda-
cita del tempo. Perocche alia meccanica abilita d'un leggibile ama-
nuense ogni men die mediocre ingegno suole per lungo uso perve-
nire : dove I'artista, quantunque copiatore , forz' e che dalla natura
abbia sortita nascendo tale disposizione, che all'esattezza delle pro-
porzioni ed al senso dell' armonia guidi il suo occhio, e la sua mano
alia corrispondentc facilitu d' esecuzione : ne perche gli stia a fronte
I'originale che si propone d'imitare, potra egli ricavarne fedelmente
le forme, se prima con indefesso studio non conoscera le leggi del
vero e del bello, onde cosi penetrare nello spirito dell'autore, e co-
noscere per quali mezzi e sotto quale aspetto abbia egli esaminata
ed imitata la natura. La quale abilita e piedisposizione rarissime es-
sendo, chiaro appare che prima della calcografia nessvmo o quasi
nessuno potea formarsi precisa contezza delle migliori produzioni
d'ogn'arte liberale, se non recavasi egli stesso con iterate spese e fati-
che e perdita di tempo a contemplarle ovunque si ritrovassero \ mentre
air opposto ne' tempi anteriori alia tipogra6a moltissimi a loro voglia
e coraodo, nel proprio loro soggiorno, e a mite costo gustar pote-
vano le migliori opere scientifiche e letterarie. Piii cara pertanto
debb' essere 1' incisione allc arti liberali, che alle scienze ed alle arti
meccaniche : cara al giovane artista , siccome quella che serve si bene
e con si poco dispendio al di lui ammaestramento: cara al provetto,
come tale, che quando il meriti, pu6 sola illustiare e propagare le
di lui opere presso ogni popolo illuminator cara finalmente agli ama-
tori del disegno pel sempre nuovo diletto che loro procura 1' ajjbon-
danza e la bellezza delle di lei produzioni. In fatti di qual piacere non
ci ricolma una raccolta di scelte stampe, o custodite siano e riservate
DI GIUSEPPE LONGHI. 1 9
ad onesto tratteiiimento nelle ore cVozio, o collocate sotto lucido
cristallo ad ornaniento gentile delle civili abitazioni? la poche sale io
radiiiio le incisioni di quanto v' ha di piix squisito e non mercatabile
ne' varj generi di pittura. In breve spazio io godo a bell' agio e prendo
sufiiciente idea delle piii complicate e gigantesche composizioni oc-
cupanti ampie tele o vastissime pareti. Posso paragonar fra di lore
niolte opere d' un solo pittore sparse in diverse e lontane contrade,
cd iscoprire fin dove la feracita della sua fantasia seppe variare il
luogo, le movenze, i gruppi, e dove piii o meno suo malgrado si ri-
produsse. Posso siniilmente paragonar fra di loro varj pittori, i quali
per avventura abbiano trattato eguale soggetto , e riconoscere da qual
lato ne intesero 1' argoraento , per qviali strade giunsero a rappresen-
tarlo, le omissioni , le ridondanze , I'analogo od il conti-ario stile; e
se e pur vero che dall' inimediato confronto emerga piii facile e piii
sicuro il giudizio e la scelta ; questi ripetuti confronti, che le collezioni
di questo genere somministrano agl' intelligenti, non porteranno alle
arti notabilissimo giovamento? Ne a Principi soli e concesso 1' unire
simili raccolte ; ne iniporta per forniarle Y intraprendere lunghi e la-
ticosi viaggi; ma il pu5 qualunque agiato cittadino senza grave dispen-
dio, e senza muovere un passo dalle sue mura. E per quanto alcune
stampe, o pel finissirao lavoro con cui sono eseguite, o per istraor-
dinaria universale ricerca per cui rare divennero le buone prove, o
pel basso rigiro de' mercatanti , e talvolta ( il diro pure ) degli arte-
fici stessi, siano salite ad un prezzo eccedente il loro merito, non e
men vero per6 che un quadro appena piii che mediocre suol essere
piu costoso d' ogni bellissima stampa. L' appassionato amatore della
pittura, sia pure, quant' esser voglia, opulento e potente, sara bene
spesso costretto a frenare le sue brame sull' acquisto di un quadro
che gl' incauta Io sguardo e gli rapisce il cuore; poiche, ove si tratti
di cosa inapprezzabile ed unica, pari alia brama di possedere non ^
gia senipre la facolta d' acquis tare ; ma 1' amatore agiato dell' incisione,
dovunque volga il pensiero , trova facilmente coronati i suoi desiderj ,
pocliissime essendo le stampe che diconsi introvabili, ne mai le pid
belle. °
aO DELLA CALCOGRAriA
Dopo aver dimostrato quanto proficua sia Tincisione agli amatori
ed ai colrivatori delle bell'arti, restami ad esporre il maggiore van-
taggio ch'ella suol rendere alia patria, quelle cioe di pubblicare ed
eternare i litratti e le azioni de' somrai uomini ad esempio delle
presenti e delle future genorazioni. Da qucsto lato essa e ben degna
della speciale protezione d' ogni illurainato governo , se e dell' interesse
de' reggenti il prorauovere quelle discipline le quali fomentano 1' amore
della gloria. Gl' ingegni piii elevati o ne' penosi loro studj o nelle pe-
ricolose loro faticlie debbono riguardarla con particolare affczione, come
tal arte clie mcglio d' ogn' altra serve di veicolo alia piii estesa e ri-
mota propagazione d' una meritata celebrita.
Non intend© io qui di asserire con istrano concetto, die le pira-
midi egizie e que' siraulacri di porfido e di bronzo clie piii sembrano
insultare la possa del tempo, siano di lor natura meno durevoli d'una
meschina ed umile carta col tipo calcografico impressa. Dir6 si bene
clie queste leggiere e fragili stampe, cbe seco porta il vento, I'acqua
scompone , il fuoco strugge in un baleno : queste per la sola loro
identica quantita assai piii resistono alle vicende sterminatrici de' secoli
che non que'prodigiosi colossi per 1' immensa lor mole o per la du-
rezza e la tenacita della materia onde son fatti, in una parola per la
loro qualita. Imperciocclie non v' ha cosa costrutta per mano degli uo-
ninii, per quanto grande e solida ella sia, clie gli uomini stessi non
possano distruggere volendo, piii facile anzi essendo il demolire che
r edificare ; ma se 1' opera di cui si tratta fia ripetuta le mille e mille
volte, se scarsa di peso e di volume, se sparsa gia in piu luoghi e
diversi, allora non e piii in potere degli uomini il ritirare e disfare
tutto ci6 ch'essi hanno pur fatto e distribuito. E come sarebbe men
difficile I'abbattere un fierissirao toro, che schiacciare tutto un formi-
cajo m modo che niuna formica sfnggisse e sopravvivesse ; cosi e piu
facile r atterrare immensi pubblici edifizj , che distruggere onninamente
cose piccole , private e numerosissime , talche alcuna di queste inos-
servata o nascosta non torni illesa dal saccheggio e dalla rovina.
h dunque agevole il concepire come la pittura, la scultura e I'ar-
chitettura madri tutte d' un sol figUo per parto veggano ben sovente
DI GIUSEPPE LONGIII. 21
e dalle ingiurie delle stagioni, e molto piii dalle umane vicissitudini
annichilati o giiasti i suoi piii soiituosi monumenti, e come all'op-
posto r iacisionc a stampa propagandosi in numerosa e sparpagliata
progenie acquisti tal forza, che nfe I'ignoranza od il pregiudizio , ne
I'invidia o la prepotenza pub tutta sterminarla.
Ma cio che rende la nostr' arte degna deirattenzione de'magistrati
h il vaiitaggio ch' cssa reca alia patria come arte di commercio. Per
qiieir utile misto al dolce cui nulla resiste , che forma il pregio prin-
cipale delle arti ingenue, e che Tincisione per la natura dell' arte som-
ministra copiosamente, le belle stampe fiirono sempre e il sono adesso
piii che mai ricercate avidamente dalle piii ricche ed incivilite nazioni.
Quella fra le nazioni pertanto la quale vanti nel sue seno migliori
incisori, chiaro e che vendera al di fuori maggior copia di questa
specie di mercanzia , cangera la carta in oro , e quante incisioni vi
si faranno, saranno per lei altrettante miniere di nuove ricchezze (*).
Dissi abbastanza suH'incalcolabile utilita che dall' incisione deriva
alle scienze ed alle arti, alia generale societa, ed in particolar mode
alia patria. Ma vana tornerebbe ogni mia cura, s' io avvisassi di spro-
nare i giovani studiosi a tollerare i lunghi incomodi e le infinite
difficolta dell'arte superare pel solo eroico fine di giovare altrui, non
a loro medesimi. Se Tapi industriose mellificano per raddolcire le no-
stre labbra, gustano prima esse stesse il firutto delle loro fatiche. Tale
6 a carattere dell' arte nostra : per que' medesimi mezzi , co' quali ar-
ricchisce la patria, non puo non essere lucrosa a quegli artefici die la
professano , si veramente che 1' avidita d' un pronto guadagno non li
renda troppo facili e speditivi, od il guadagno gia fatto negligenti e
perdigiorni , e che ad una soda abilita ed intelligenza uniscano scelta
(*) Ho la compiacenza di poter dire a questo in guisa da raddoppiare quella somma in lasso
proposito che qualuQquc sia la mia abilita cal- di tempo assai minore. Cosi voile il Cielo co-
cogralica ( clie in molte parti riconosco inferiore ronare le mie fatiche incisorie ed i miei sia-
a quella d'altri maestri), io unitaniente ad alcuai ceri ammaestramenti nella pubblica scuola a
miei bravi discepoli nel giro di pochi anni abbia- me dal saggio Govcmo afliJata. Da cio si puo
mointrodottodall'estero ncllo stato ben piii d'un dedurre se quest' arte, come dissi, sia degna
milione di franchi ^ e se la salute e le vicende o no della speciale protezione de" magistrati.
commerciali arrideranno , i lavori sono disposli
22 DELLA CALCOGRAFIA
gindiziosa nolle opere da incidersi. Evvi di piii : la malevolenza e la
detrazioue nulla possono contro la fama e la fortuaa di chi in
quest' arte si distingue, come I'impostura cd il rigiro nulla giovano
per chi resta nella mediocrita. I pittori, gli scultori, gli architetti dipen-
dendo d' ordiiiario da quelle citta dove esercitano 1' arte loro, o dove
stahilirono il loro domicilio , dal niunero o dalla qualita delle commis-
sioni riconoscono la piu o meno agiata loro sussistenza : sono pertanto
costretti a procurarsi il favore de' ricchi , e per 1' ignoranza o la pre-
venzione di questi, e per I'audacia e la malignita de' meno abili con-
corrcnti avviene troppo spcsso die in mezzo alia piii evidente su-
periorita siano posposti e dimenticati , e veggano adoperati e doviziosi
colore i quali non pur degni sarebbero d' essere loro discepoli. Non
fe cosi dcir incisore. L' arte sua essendo, come gia dissi, arte di com-
mercio , intraprende egli stesso que' lavori die giudica piu opportuni,
ne abbisogna delle altrui comniissioni ( sulle quali non potrebbe mai
an-iccliire, molto essendo il guadagno di clii le da, poco di chi le ri-
ceve ) , ne abbisogna per conseguenza del favore de' licclii suoi con-
cittadini per potere operare , ne tampoco per esitare le sue opere :
mentre siede tranquillo al suo lavoro , una folia di mercatanti spinti
dal loro utile particolare vende le di lui stampe e glieiie trasmette il
valore: egli riguarda non una o poche citta, ma tutta quanta TEu-
ropa , ed il giudizio dell' Europa, cui egli appella, e certamente retto
e disappassionato. Quindi il maggiore o minore spaccio de' suoi la-
vori e il terraometro piix sicnro dcUa maggiore o minore sua abilita (0.
(*) II gia citato signer Joubert e di contra- ia particolare di qiiella stampa ora caduta fra
rio avviso, ed in appoggio della sua opiaio- le mediocri, e conchiude col dire ia generale die
ne adduce Pesempio d' un incisore parigino lo spaccio strnordinarlo d' una stampa non e la
( Bcauvarlet ) , il quale sul finire doll' anicce- misura dell* abilita incisoria. A vero dire nel
dente secolo godeva ncUa sua patria della case di Beauvarlet la conclusione e ottima, ma io
primaria fama: dice cbe in poclii giorni dopo parlo di tnttn 1' Europa , non della sola Francia,
la pubblicazione di una stampa ne vendctte un anzi della sola sua capitale, dove il detto in-
numero si straordinario nella sola citta di Pari- cisore smerci6 si prodigiosa quantitii di quelle
gi, cbe fii obbligato di ricorainciare la stampa, sue stampe. E qui giova osservare cbe in Parigi
ne ginngeva in tempo di soddisfarne le inccs- ove dai tempi di Liiigi IV in poi piu cbe ia
santi ricercbe. Wostra in seguito, e ben a ra- ogni altra citta d" Europa vi fu scmpre gran
gioue , i difetti di quell' incisore in generale ed copia d'incisori ed ancbe d'incisori valentissimi.
DI GIUSEPPE LONGHI. 23
Se pertanto le sue stanipc rimanp;ono luiiga pezza invendutc nel suo
ripostiglio , non gridi no coutro riiividia degli artefici rivali; essa non
giunge fin dove 1' artista non e pcrsonalniente conosciuto; ma riformi
piuttosto il niodo suo d'operare, diffidi sempre di se mcdesimo, si regoli
sul parerc de'niigliori, seduca colla bellozza del disegno, sorprenda colla
qualita del lavoro, e ne ritrarra largo emolumento e iionie immortale.
Si nomc immortale, ed e questo sulla utilitii dell' incisiflnc 1' ultimo ar-
gomento si, ma il piii dolce e lusingliicro per un' auinia nohile e ge-
nerosa, per un vero artista. Fu costume saggiamente introdotto nell' arte
incisoria di porre appie d'ogni lavoro espressi in cliiare note i nomi
del pittore , dell'incisore, del rappresentato ; e per verita in quelle
produzioni , le quali si moltiplicano di lor natura e si propagano per
ogni dove, e mal intesa modestia die I'autore al pubblico si nasconda.
Tale modestia e anzi ingiusta e pericolosa, poiche se I'opera e buona.
e dove concorrevano e concorrono parecclii
incisori stratiierl prcndeadovi doniicilioi in Pa-
rigi . dico, clie e per la calcografia cio clie e
Roma per la pittura , la scuUura e V archi-
tettura, e che fu sempre il nido di taati amatori
di stampe , gP incisori sogliono molto calcolare
il buoa esito de'proprj lavori sulla veiidita die
cola se ne puo fare al tempo della pubblica-
zione, e die k tale in certi casi da stancare
totalmente il rame prima die le copie giungano
all'cstero; il rimanente delPEuropa e per lore
di calcolo sccondario; per conseguenza s'atten-
gono a cpiello stile d' intaglio die piii trovaao
gradlto nel lore paese , e traducono quasi esclu-
sivamente le opere di que' pittori loro nazionali
die piii vi sono in voga e per cosi dire di moda,
e siccome questa varia assai frequcntemente ,
non e da stupire se le stampe di Beauvarlet
lodatissime un tempo dagli amatori parigini
( pocliissimo in vcro nel resto delP Europa) siano
oggidi non solo neglette , ma vituperate. La
colpa di quest' incisore non e per6 tutta sua ,
ma e dovuta in gran parte alia qualita delle
opere di' egli intaglio per 1' addotto principle
dai pittori suoi contcmporaaei e coonazionali ,
opere tanto piu stimate in allora , quanto por-
tanti r impronta dell' ultimo sfogo di quell' in-
sulsa municra cli'era vicina a cadere mediante
gli sforzi d'un David e d'altri chiari iugegni ,
i quali reduci dal loro soggiorno in Italia in-
dussero gli alunni francesi col consiglio e col'
r esenipio a studinie la natura ed i greci mo-
delli, ed a consuUarc in pari tempo i mlgliori
maestri italiani del secolo di Leon X. Del resto
il bulino di Beauvarlet non e punto destituito
di merito, le time, sebliene impastate di iiiolti
piccioli punti , sono dolci, tenere e trasparenti,
le carnagioni dilicate e morbide andie piii del
bisogno, v'ha molto rilievo e roolta forza di
diiaioscuro. In una parola s' egli avesse inta-
gliato dai quadri di Correggio , di Kaflaello o
di Leonardo , e da credere die non I' aura ef-
fimera di que' suoi compatrioti, ma solida faraa
europca gli avrebbe dato segglo fra i piii di-
stinti incisori, c la fama europea non avrebbe
canginto si presto a suo riguardo. Dunque sta
per r incisore in generale , non pel solo pari-
gino , die il masgiore o minore spaccio de suoi Ui-
lori e il termometro piii sicuro delia maggiore o
minore sua abilita.
2 4 DELLA CALCOGRAFIA
va a rischio 1' artefice d' essere fraudato del meritato onore ; se cattiva ,
altri va a rischio d'cssenie a torto incolpato. Da cio ne viciie che
senza tiinore d' equivoco il nome del valente incisore non pu6 non
giungere vencrato alia piii tarda posterita, e o s'affatichi egli in pub-
blicare le opere de' sommi artisti , o in divulgare V effigie e le gesta
degli uomini insigni per dottrina e per virtii , il suo nome andra del
pari coi celebrati nomi di quelli ch' ei prese ad illustrare col suo bu-
lino. Egli e cosi die Raimoudi associo il suo al gran nome di Raffaello ,
Bolswert, Vostermann e Ponzio a quello di Rubens, Audran ed Ede-
linck a quello di Le-Brun , per tacere di taut' altri , de' quali diro or-
dinatamente nel seguente articolo , iu cui dell' origine e de' progressi
di quest' arte debbo favellare.
Ho esposta, il piii che per me si potesse chiaramente, I'incalcolabile
iitilita dell'incisione, e come arte liberale, e come arte utile e di com-
niercio I'ho ricercata nelle sue varie cause, 1' ho seguita ne' piu fe-
lici effetii, sicuro di questo, che se non il pubblico, almeno il privato
e proprio vantaggio animera i giovani incisori ad amare vie meglio la
loro professione , a porre ogni cura in ben riescire, ed a sostenerne
fermaniente i duri primordj ed il sempre grave esercizio.
DI GIUSEPPE LONCIir. 25
Origine.
i/uale origine avesse I'incisione, e quando, e dove, piu aUa storia
delle arti die all' arte medcsima giova saperlo. Pure per seguirne il
vario anrlamento fine ai nostri gioriii, e per dimostrare per quali gradi
salisse a si aitu meta, e come aiidasse talora acquistaiKlo da viiia parte,
perdeiido dull' ultra ( osservazioiii tutte per Tarte nostra utilissinie ),
fa d' uopo ragionando partire dalla piii remota epoca indubitata che
la storia ci presenta.
Dir6 pertanto che 1' origine della calcografia propriamente detta, al
pari di quella della pittura, della scultura e dell' architettura, risale alia
pill remota ed oscura antichita: le patere, i vasi, le armature ed altri
utensili de' tempi egizj, etruschi, greci e romani visibili tuttora in al-
cune pubbliche e private coUezioni, eseguiti col bulino ora a sempLici
contorni, ora coir ombre tratteggiate , ne fanno sicura testimonianza C).
Ma di questo genere di reliquie che dissotterrate ricomparvero a' iiosti'i
sguardi, quante ne ho vcdut'io, o quante dalla compiacenza de'colti
viaggiatori mi venncro descritte, sebbene per la semplicita della com-
posizione, o per la robustezza del carattere siano spesso osservabili
ed anco aramirabili , sono per6 ben lontane da quella fina esecuzione
cui non dir6 i raoderni lavori calcografici furono portati, ma molto
(*) Clie non si e scritto intorno a questa vole (.rargeiito , nella prima tlelle c|uali era ia-
materia ? Si citano perlino le descrizioni di ciso 11 piano di Costaiiiinopoli, nella secomla
Omero d'alcuni di questi intagli per provare che quelle di Roma, nella terza con tinissimo trat-
fino a qiie' tempi anticliissimi della Grecia Parte teggio si vedeva figurato il mappamondo allora
del bulino era gia conosciuta. La coppa si bene conosciuto. L' esatlissimo storico aggiunge per-
descritta dal grazlosissimo Anacreonte, il rivol- Cao die per testamento ui^ di queste incisioni
gersi cir ei fa all' artefice , perclie v'incida le passo al papa, Taltra al vescovo di Ravenna,
cose prcscritte, provaao che in Atene cinque la piu cospicua poi a' suoi eredi. Uno solo di
tecoli prima delPera cristiana era in uso questo tali argomenii basterebbe a provare V antichita
stromento. Secondo Erodoto il piano della terra dell* intasillo a bulino ed a farci stupire , come
diligentemente inlagliato sopra una lastra di non prima di circa la metii del secolo decimo-
rame fu presentato da uu Aristagora nl re Cleo- qulnto si giunse a scoprire Parte d' imprimere
mene. Secondo Eginardo si era tanto conservato e moltiplicare suUa carta siraili intagli ; mcntre
1 uso d" iacidere disegni geogra£ci sopra lastre gia si stampavano da lungo tempo gl' intagli a
di metallo , die Carlo Magno possedeva tre ta- linee rilevate sul Icgno.
I'ol. IV. P. II. A.
2i6 DELLA CALCOGRAFIA.
prima gli stessi nielli. I tlintorni d'ogni cosa sono costantemente solcati
con linea piii o nieno profonda e grossa, vizio che noi riscontreremo
ben aiiche ne'primi maestri per lunga serie dopo rigenerata I'arte no-
stra colla felice scoperta dell'inipressione. E veramente puo dirsi che
rincisione per tal mezzo non solo rigenerata fosse, ma cominciasse allora
ad esistere; chiaro essendo che senza I'ajuto della stampa sarebbe
rimasta si meschina da non meritare il nome d' arte liberale. Impe-
rocche tale e la natura di quest' arte, che quelle cose le quali sopra
il rame appajono condotte all' ultima miione e finitczza. poste all'espe-
rimento deirimpvessione risultano in alcune parti sempre, bene spesso
in molte, talvolta anche in tutto mancanti della necessaria fusione
ed armonia, e bisognose di nuova e piu tediosa riduzione. E soltanto
dopo lungo esercizio pu6 1' esperio incisore senza prova alcuna di
stampa non dir6 gia assolutamente giudicare sul rame, ma preveder
cjuasi I'efFetto che produrra il sno lavoro impresso; ogn'altro artista
non mai; che se lo stesso Raffaello vivesse, e fosse presentato al suo
finissimo giudizio un rame diligentemente coperto di lavoro, ma non
ancora cimentato al torchio, estimerebbe sicuramente abbastanza im-
pastato e fuso sul tipo quel chiaroscuro, che ogni mediocre disegnatore
troverebbe poi facilmente ineguale e disarmonico sulla stampa. Del
che manifesta e la cagione, quando si osservi che dall'una parte il
candidissimo fondo della carta contrasta assai piu col nero del trat-
teggio, che non il fondo rossastro del rame, il quale rende le ine-
guaglianze meno sensibilii dall'altra il tratleggio stesso in virtu della
pressione si fa sulla carta rilevato ed alquanto piii largo, mentre sul
rame anche ricmpito del solito nero coU' olio e concavo anzi che no,
alquanto piii fino, e piii nitido, e puro d' assai. Oltra di che molte
altre ragioni vi sono, le quali esigendo troppo minuta spiegazione,
verranno da me esposte dove parlcro dell' ultima operazione dell' in-
cisore sul rame, cioe dell'accordo generale.
Intanto dal sin qui detto emerge che I'incisione debbe all'invenzione
della stampa in rame il perfezionamento sorprendente cui fu portata
al secolo di Luigi IV, che fu per essa il secol d'oro, ed in cui si
mantennc fino a'giorni nostri. Il perche non vanno totalmente errati
DI GIUSEPPE LONGHI. 27
colore i quali tessendo la storia cli quest' arte, ed incominciando dal
secolo decimoquinto, senibrano coufonderne 1' origiiie con quella dclia
stampa a cui fe'luogo, tanto piii die ora si giudica del merito d'un
intaglio a bulino sulla carta inipressa, e non sul rame, e quindi le
stampe stesse per uso inveterate sogliono dirsi incisioni.
Ma anche I'origine dell' incisione a stampa, quantunque mcno assai
riraota da noi, die quella del seniplice intaglio per niello o per qua-
lunque altro ornamento, non e pero si cliiara e comprovata, die non
fosse gia argoniento di non lievi controversie. Gl'Italiani ne attribuirono
I'invenzione a Maso Finiguerra, orefice fiorentino: i Tedeschi al lore
Martino Sclioen, orefice ancli'egU e pittore, ed anzi non mancb chi
trasportato pel niaraviglioso I'attribiusse stranamente ad iin povero
pastorello de'contorni di Mons per nome Von-Bocliolt. Cosi Vasari e
Lanzi, e per tacere di molt'altri il teste defunto Zani con assai valide
ragioni stettero per I'ltalia. Huber, Heineche ed altri per la Germa-
iiia. Lo sciogliere appieno si fatta questione e, a mio credere, cosa
difficilissima, non bastando per prova d'anteriorita il prodiure dclle
stampe di data anteriore^ poiclie, non dubitando pure di falslficazione
alcuna non infreqiiente anche a que' tempi, era ovvio il caso die giu
conosciuto il mezzo di moltiplicare in tanta copia le produzioni del bulino
servendosi dell' impressione con maggiore guadagno degli artefici e dei
mercatanti, gli uni o gli altri rinvenissero qualclie lavoro abbandonato ,
molto prima eseguito, e non ancora riempito di niello, o trovasscro
opportune di vuotare alcuni lavori gia niellati dall'introdottovi ceniento,
onde poter cavarne le stampe, ne' quali casi ognun vede die la data
incisa sul tipo non mentirebbe , ma bensi la stampa , la quale esser
potrebbe tanto posteriore alia propria scoperta, quanto anteriore I'e-
secuzione dell' intaglio. Quando cio fosse, tali stampe portebbero neces-
sariamente e I'epoca e tutte le parole al rovescio, e tutto cio die ap-
partiene al destro, volto al manco lato, e quest' appunto interviene per
lo piii in quelle misere stampe sulle quali si e fatto si gran romore C).
(*) Che si possa vuotare un niello delln mi- e coltivatore delle arti , Conte LeopoIJo Cico-
stura metallica introdotui ne' tagli del bulino, lo gnara , nel suo sensatissinio opuscolo pul)l)licato
dice il mio rispettabile amico, saggio amatorc in Vcnczia nel iSi'j, Dell'origine , composizionc
a8 BELLA CALCOGRAFIA
Ad ogni modo qnesta scoperta, come die importantissima , non 6
poi si gloriosa per la nazione , ove ebbe luogo , di fame argoraento
di calde controvci-sie , quaiulo 1' autore nou lie fu secondo ogni ap-
parenza , die Y autore di quasi tutte le piii grandi scoperte , il caso.
Avea, dicono alcuiii, tcrniinato o stava ]\Iaso per terminare iin intaglio
a bulino sail' argento per iiiellarlo , e come suole ogni artefice di
simil genere , per veder I'effetto del sue lavoro aveva empiuti i tagli
di ncgrofumo misto ad olio, e puUtane destramente la superficie ;
qiiando una tazza, ove fondevasi dello zolfo, si rovescia a caso sul
lavoro, e tutto lo ricopre i lo zolfo si rafFredda e s'indura, e nello
staccarnelo egli vi trova esattamente segnato al rovescio ci6 die
aveva inciso sul metallo : rienipie allora di nero i tagli e ripulisce
la superficie del suo lavoro, ripete ad arte I'operazione del caso,
e vcde r opera sua gia triplicata; poi di la procedendo s' avvisa clie
mediante una forte comprcssione sulia carta umettata posta sul lavoro
potcansi moltiplicare gV impronti a guisa d' altrettauti disegni di penna,
si procura pertanto un rullo ben cilindrico , lo fa scorrere con forza
e con modo suUa sottoposta carta, fi-apponeiidovi qualclie pezzetto
di paniio, e lie ottiene I'intento. Narrano altri diversamente. Una
e dccomposhioM dci nielli, e lo dice dopo avcme
fatto egli stesso replicaiameate 1' esperiiucnto.
« Sceico adunque , die" egli , il piii intatto di
" quest! ( nielli ) , afTmchc noa fosse il lueaomo
" principio di separazione del solfuro d'argeuto
w dnlla lainiaa, e posto in un crogiuolo d'avgento
" con una dose di potassa caustica, accadde clie
" appena si trovo la materia in ebuUizione, e
X ne riniase svaporata I'acqua, il niello vcnne
•> attaccato e sciolto dal fluido caustico, e in
" poclii minuti la laminctta rimasc intcraniente
" delersa , come se allora fosse uscita dalla
»/ mano dell' orefice intagliatore. A convinci-
•> mento poi die il lavoro di bulino non aveva
•/ mcnomamentc sofferto in cjiiesta dccomposi-
" zione, e die i tagli erano tutti vuoti unifor-
» memenle e suscettiltili d' cssere iinprcssi in
" carta, feci tirare un numero d'esemplari ba-
" stevole a dare la prova evidente die un niello
" antico puo vuotarsi perfettaraente e stamparsi
" come avrelibe potuto cii) operare il siio autore
>» prima di rieuipire i tagU della nera sostanza
" metallica. » Piii die degno di fede per se
medesimo V illustre scrittore cita varie persone
distiiite per caiattere e per sapere, le quali
coailjuvarono co' loro consigU o col sommini-
strare i nielli da decomporsi a questa importante
operazione ; dice importante per le nostre os-
servazioni, giacclie coiiiprova pienamcnte la no-
stra asserzione clie la data anteriore a quella ora
conosciuta della scoperta della stampa di rami,
die si puo trovare in qiialdie antica stampina ,
non e prova bastante per far risalire la sco-
perta attrilmita al Finiguerra ad artefici ed a
tempi piii rimoti.
DI GIUSEPPE LONGIU. 29
picciola lastra cl'argento p;ia incisa e non ancora niellata, ma coU'usato
olio e nef^rufuiiio nc' soli tagli , stava sopra 1111 tavolino coperta o
accitleutalmeiite o per evitare la polvere da un bianco foglio cli carta;
quando sopravveniita una lavandaja vi posa sopra in gran copia del
pauiiilini ancora uiuidi , e quindi piii pesanti : I'limidita die grado
grado si coniuuica alia carta la rcnde suscettiva di riceverc I'impres-
sione : il peso e la ditnora de' paiiiiilini fanno le veci del torcliio, e
air indomani 1' arteficc nel ricercare il suo lavoro con graiidissima
sorpresa lo ritrova stampato.
In questo od in quel modo e ben verisimile che nascesse la stampa
dall' incisione ; ma non come alcuni asscriscono, e tra gli altri il buon
Vasari, die fosse costume de'nicUatori e dello stcsso Finiguerra d'im-
proiitare colla creta di mano in mano T incisione da niellarsi, onde
meglio conoscerne lo stato, e die di la venisse 1' idea di fare lo stesso
colla carta , di che non vedo ragione. Poiche so bene die piu d'uno
di simili impronti sulla creta, come pure sullo zolfo improntato dalla
creta mcdesima si conserva tuttora presso accredltate coUezioni. Ma die
perci6 ? Era questo ua mezzo di provare la perfezione del lavoro, o
non piuttosto di vuotarne facilmentc il tratteggio per niellarlo ? Era
forse un tentativo felice precursore della stampa, o non piuttosto dopo
r invenzione di questa un modo mal sicuro di giudicare prontamente
al rovescio suU' esattezza di ini intaglio gia destinato al tordiio ? Le
incisioni di bulino a tratteggio , quali si eseguivano pel niello, non
erano gia come quelle dette d' incavo in pietra dura od in altra qua-
lunque materia , dove 1' artefice per assicurarsi del suo lavoro c co-
stretto di quando in quando ad improntarle con cera o con finissima
creta: ad iscoprire le mancanze, e ad antivedere I'effetto die il niello
vi doveva produrre, era piu die bastanie il solo ncro coll' olio, di cui
anclic gl'incisori vivcnti empir sogliono ad ogni tratto i soldii del bulino,
giacche il niello colla sua tinta nericcia non faceva poi die subentrare
ne piu ne meno all'anzidetta mistura, ne poteva quindi presentarsi
altrimenti (*).
(*) Troppo in questo capitolo si e pnrlato di queste particolarita non si debba una chia-
mello , perche agli amatori meno versati in ra sposizioue intorno all' arte di niellare. Fu
30 DELLA. CALCOGRAFIA
Ma troppo io mi dilango in osservazioni piu dilettevoli forse die
utili : laoucle conosciuta per quanto si pu6 1' oii<i;iac dell' incisione
a stampa , passo a dimostrarne i progressi. Dividerb la storia di
quest' arte in tre differenti eta, bambina, adolesccnte, adulta, non coUa
divisione di Lanzi , il quale confondendo, com' era facile in uno scrit-
tore non artista, il merito di una parte esseuziale del disegno con
qiiello deir incisione , ne segna in Marc' Antonio Rairaondi 1' eta ma-
tura, e quasi gU fosse stato contemporaneo, ne sopprime la storia; ma
con divisione assai piu ampia, di cui la prima parte include prcci-
samente il Raimondi medesimo, la seconda giunge agl' incisori di Ru-
bens , la terza a' giorni nostri. Esaminerb brevemente ad uno ad uno
non tutti gl' incisori, che inutil cosa sarebbe ed infinita , ma i prin-
cipali maestri, e quelli principalmente , Io stile de' quali o per la bel-
lezza o per la novitii ebbe maggiore influenza suU' incremcnto o
decremento dell' arte nostra , no indichero i pregi ed i difetti, quali
la mia lunga sperienza in tale professione me li dara a conoscere D.
cluamato nieUo per I.i sua tiata nericcia d.illa voce
latina nigellum un meuiUo composto di piombo,
il" argcnto e (U rame coll' aggianta d' alquaato
zolfo croceo , per virtu del quale ( secondo
Benvenuto Cellini ) il detto composto si fa nero.
Si trovano indicate chiaramcnte le dosi rispet-
tive di questi ingredienti , uou clie il modo
niigliorc di fonderli e di applicarli suU' intaglio
net trattato delP oriticeria dello stesso Cellini,
nel Codice di Teolilo nioiiaco ed in altre Menio-
rie ; nia que' due primi scrissero di quesia ma-
teria assai meglio d'ogni altro. La materia me-
(allica cosi composta veniva infranta e ridotta
in tanti fiantumi della grossezza all' inclrca tra
il miglio e il panico , se ne copriva aU'altezza
di una costa di coltello circa una lamina piii o
meno, ma sempre picciola di purissimo argento
gia Incisa col bulino nel modo stesso con cui
s' incidono i rami , si poneva al fuoco di tal
grado che la sola raistura , non 1' incisa lamina
si fondesse, e lasciato il tulto radreddare, si
levava con lima o rascliiatojo o carbone il
niello sovrabbondante , finche restando il niello
ne' soli tagli del bulino, come fanno gl' impres-
sori de' i-ami col palmo della raano prima di
sottoporli al torcliio , apparisse ben netta la
superiicie della detta lamina, e ben deciso il
tratteggio della rappresentazione, il tutto con
grande pi-atica d' arte ed attenzioue scrupolo-
sissima.
(*) Non e gia una compiuta storia dell' arte citato ne'precedenti dizionarj, sono all' ebbrezza
th' io intcndo di tessere, copiando (come pur della gioja non meno di Arcliimede, quando sco-
troppo suol farsi ) i varj articoli dall'uno o perse 'la truffa dell' orefice nella corona di Gero-
dall'altro di que'molti scrittori, i quali , quando ne. Sarebbe cosa bene sciocca illustrando le gesta
vengano a scoprire qualclie nieschina stampa di d' un grande guerriero scendere a nominare
quatclie uieno clie mediocre intagliatore non particolarmeate tutti i soldnti , i quali sotto il
DI GIUSEPPE LON'Gin. 3 I
Spesso avverra ch' io dissenta dalle opinloni degli scrittori die
mi precedettero in questa materia; opinioni a guisa d'eco ripetute
il pill delle volte dalT uiio all' altro seiiza critico discernimento. S' io
pero non avessi ricoiiosciiita necessaria a pro degli artisti e degli
amatori molta riforina in si fatti giudizj, e noii avessi trovato largo
caiupo a niiove osservazioni e nuovi avvertimenti, era miglior partito,
qiialuiKjue sia per essere questa mia fatica , risparmiarla, anziche ri-
produrre alia cieca ed iiiutilinonte cose gia dette, ed avvalorare dal
canto raio gli adottati errori. Ne in ci6, spero, avro taccia di presun-
zione presso i miei leggitori, se porran mente a questo, che I'liomo del
mestiere, per poco che sia osservatore e filosofo, vede piu in esso die i
pill grandi ingegni cstranei alia professione. Che se coloro i quali si
eressero in giudici dell' incisione in rarae, ne stabilirono i canoni e ne
stesero i precetti, avessero prima trattata con qualche lode la punta ed il
bulino, le loro opinioni sarebbero forse piii consentanee alle mie. Io
non ignoro che il giudizio dell'artista ha esso pure talvolta i suoi
gravi inconvenienti, die piega assai facilmente alle contratte abitudini
di vedere e d'operare, e non a torto va sospetto di predilezione per
cp.iegli autori nei quali ravvisa analogia col proprio stile. Ho anzi per
certo, che se Rembrandt e Castiglione avessero scritto di quest' arte,
il taglio ordinato del bulino sarebbe stato proscritto forse e sicura-
mente posposto al taglio libero deU'acquaforte che era loro famigliare;
se Balechou e Wille , nitidissimi intagliatori a bulino, starebbe scritto
8U0 comando colla obbedienza loro e quasi ho serbato sUenzio intorno agl' iocisori viventi ,
niacchiaalmeate contribuiroao alle sue vittorie. alcuui cle' quali raeritano altameate d' esseie
Ho duaque scelto fra 1' iinmeaso novero dei cominendati. Wa siccoine non v" e artista per
calcografi que' che mi parvero piii meritevoli quanto valente el sia che non abbia le sue
d' essere esaminati ed illustrati. Flu d' uno di mende, e siccome era mio proponiniento pel
qucsti si distingue bea poco da molt'' altri suoi vantaggio de' giovani studiosi e per amore dcUa
competitori, de' quali non feci parola j ma in verita di cliiaramente indicarle, non ho giudi-
simili classificazioni la progressione deli' arte in cato convenevole , come scrittore e professore
certi tempi i tanto insensibile, che per non ira- dell' arte medesima, I'espormi al mcuomo so-
pmguare senza profitto un volume ho creduto spetto d' invidi& o di contraria pcrsoaale pre-
meglio serbare un rispettoso sileuzio, persuaso venzione. I poster! reudetanno loro imparziale
di nulla detrarre con cio al loro merito, e molto giustizia.
meno alia fama loro gia stabilita. E similineute
32 DELL A CALCOGRAFIA •
il contrario. Cosi nel suo opuscolo Abranio Bosse, il quale soleva
coiuliirre racquafortc ad una rc2;olarita, equidistanza e nitidezza, die
niolto avvicinavasi al buliiio, vanto Callot sopra Stcfano della Bella
die era condiscepolo di quest' ultimo; al contrario Codiin nellc sue
aggiunte, avvezzo a trattare 1' acquaforte con leggerezza e liberta,
antepone Stcfano a Callot ed agli altri acquafortisti in piccolo,
come antepone nel grande Gerardo Audran agli Eddinck, ai Drevet
ed agli altri bulinisti. Non ogni artista per6 si fattamente soggiacc al
predominio della propria inclinazione, da non giudicare die per essa,
come ogni amatore va esente dal canto suo da particolare simpatia o
prevenzione, e quando ben si rilletta, si scorgera cli' egli non giudica
d' ordinario die colle prime idee ricevute da qualclie artista non forse
del tutto imparziale, il die torna lo stesso. Se non preferira la maniera
pill conforme alia sua, poiche non ne ha alcuna, stara per quella
probabilmente ch'egli avrebbe abbracciata, se fosse stato artista. Una
viva inclinazione per Parte, una fdice disposition naturale per tro-
vare la corrispondenza dell' imitazione col vero, il lungo uso di \e-
dere belle prodiizioni lo porteranno facilmente a scoprire con occliio
ingcnuo la pecca ordinaria degli artefici per eccesso o per difctto :
sapra egli gustare fors' anco la grazia, I'espressione, il carattere delle
fisonomie, la proporzione delle membra, I'eleganza delle forme, la
naturalezza delle pieghe, la morbidezza, la trasparenza, il rilievo ed
altre cose e molte; ma non potra mai iiidicare quelle taiite imperfe-
zioni, le quali sfnggono all'attenzione di clii non saprebbe correggerle,
lie mai sentire quelle fine bellezze animatrici delle arti , invisibili ad
ogn'altro, fuorclie aU'ocdiio sagace di colui die provo 1' impotonza
o la difficolta estrema d'escguirle. Egli e cosi die il volgo de'filar-
nionici non avverte quelle quasi minime dissonanze clie pure offendono
Torecchio educate del valente professore. Cosi il pubblico confonde
anclie dappresso e scambia I'un I'altro que'gemelli, die il famigliare
distingue si bene da lontano. Cosi noi tutti finalmente, se per caso
c' incontriamo in una greggia, non troviamo quasi differenza fra tante
agnelle, die lo zotico pastorello scerne ad una ad una facilmente, scnza
punto ingannarsi.
DI GIUSEPPE LONGHI. 33
Con tutto ci6 riguardo all' arte nostra sono sompre pin rispettabili
le opinioni de'colti amatori, die le sentenze di aitcgli artefici (e sono
molti ) i quali non hanno abbracciata la profesbione , che in una parte
sola, e mal conoscono il riraanente. Questi semiartisti non veggono
le cose altrui che a traverse del loro prisma, sogliono sempre cele-
brar quello stile ch'essi credono possedere, e quello non ciu'ano, le
cui difficolta furono ad essi insuperabili; come la volpe d'Esopo spre-
giava quelle frutta, cui non poteva salire. lH agcvole il riconoscerli
alle lodi esclusive ch' essi compartono ad un sol genere di lavoro, e
sospette sono pertanto le ardite loro decisioni. Ma quando I'artista cono-
sce praticamente la propria professione ne'varj generi anclie fra loro
opposti ; quando trova commendevoli autori di stile disparato ; quando
nell'esaltare i pregi di un' opera non si scorda di censurarne i difetti;
quando non decide giu, ma ragiona per quanto si puo nell' arti belle
ragionare, allora il sue giudizio porta seco tutti i vantaggi che la
cognizione pratica e teorica dell' arte pu6 somrainistrare. Tal io vorrei
pur essere, mentre prendo ad esaminare ordinataraente i principali
campioni dell' arte nostra con animo deliberato per amore del vero
a seguire 1' altrui parere ove mi sembri scliietto e ragionevole , ne ad
oppormivi mai per solo amore di novita. Egli e con questi principj
ch' io giudichero liberaraente sullo stato progressive della calcografia da
quattro secoli men poco, e daU' indole de'miei giudizj i miei leggitori
me pure giudicheranno.
Vol. IV. P. II.
34
DELLA CALCOGRAFIA
PROGRESS I.
Carattere dell' epoca prima dal 1440 circa al 1 5 So.
VJTli artefici di questa prima epoca dell' incisione , tutto che diffe-
rent! Tuno dall'altro in modo, che senza osservarne le cifre , od i
logogrifi , ch' essi costiiiuavano apporre alle operc loro , si possano
dagl" intelligenti agevolmente riconoscere; pure spiegano in generale
lui carattere tutto loro proprio e ben diverso dalle epoche susse-
giienti. Esporrb candidamente, come io lo sento, questo loro distintivo
prima in bene ed indi in male. A parte lo stile gotico , duro e me-
schino di alcuni di questi , che era comune in allora anclie alia pit-
tura ed alia scultura, sono essi quasi sempre accurati raolto ed esatti
in una parte essenzialissima del disegno, cioe nel contorno: le estremita
de'corpi segnatamente sono ricercate con tale diligenza ed amore, che
rade volte si osserva negl' incisori a noi piu vicinii Questa stessa di-
ligenza s' estende del pari agli accessorj piii minuti, ai peli degli ani-
mali, alle barbe, ai capelli, al panneggiare. Fine per lo piu e fitto
6 il loro tratteggio , semplice ne e la direzione , senza pompa di ni-
tidezza e senza pretenslone di destrezza. Siccome poi quasi tutti quel
primi intagliatori erano ad un tempo pittori , cosi le starape loro, di
ben pochc in fuori, hanno il non lieve pregio della plena originalita (*),
(*) Le stampe modernc, sebbene d' ordinarlo
siano tract? dai miglioridipinti de'classicl pittori,
lianno esse pure dal lato delP artificio incisorio
la loro parte d' originalita , giacclie dieci iaci-
sori operando da ua medesimo quadro, senza
copiarsi T ua I'altro, producono senza dubbio
dieci siampe in tutto od in gran parte diverse.
E questa c ci6 che noi cliiamiamo originalita cal-
cografica, tanto espressa in ogni lavoro incisorio,
e tutta propria del solo incisore , die s' cgli e
noto per altre sue opere gia pnbblicate, si rico-
nosce evidentemente il di lui stile anche quando
vi manca il suo nome. Ma le aatiche, delle quali
qui si paria, e le quali per lo piii sono di com-
posizione dell' incisore medesimo, hanno piena
originalita, cioe non solo dal lato incisorio, ma
ben anche dal lato pittorico. Questa piena ori-
ginalita die si riscontra nella massima parte
degl' incisori dcU' et.T prima e senza dubbio uno
de' migliori distiutivi delle stampe di quell' epoca;
ma anche I'epoca seconda ed anche la terza, seb-
bene in niolto minor numero, vantano stampe
pienamente originali. II distintivo maggiore del-
1' epoca prima e quello da noi osservato della
linea di contorno sempre sentita e troppo vi-
sibile.
DI GIUSEPPE LOXGllI. 35
pregio raro a trovarsi negli artcfici deU'epoca seconda , rai'isslrao in
que' della tcrza ; ma questo merito loio singolare viene alquanto eclJs-
sato dalla poca e talvolta ncssiina couoscenza , ch'cssi mostrarono
del chiaroscuro e delle finczze di cui I'arte 6 suscettiva per mezzo
della varia direzione, intersecazione e modificazione del tratteggio.
Le carnagioni , i capelli , i vestiraenti , gli acccssorj , il foiido , tutto
era da essi trattato con uu sol genere di lavoro , il die produce
ingrata monotonia. La prospctdva aerea quasi del tutto allora trascu-
rata ne' dipinti , tanto piii doveva esserlo nella nascente calcografia ,
ove la difficolta di bene rappresentarla si fa incomparabilmente mag-
giore; ma il valore delle tinte locali, ch'era pure a que' tempi cono-
sciutissirao riguardo alia pittura, non lo era punto riguardo aU'incisione.
Ogni parte illurainata, qualunque ne fosse la natura, lo era dappertutto
egualmentc. II ciel sei-eno risultava dal fondo vergine della carta senza
lavoro di sorta, tranne 1' introduzione di poche nuvolette, le quali poi
erano si circoscritte , dure e pesanti nella stessa loro meschinita , clie
sembravano tanti gomitoli e matasse, e soraigliavano a tutt'altro. fuorche
ai leggieri vapori condensati clie veggiamo nell'aria. Questo difetto, a
vero dire pronunciatissimo nelle stampe primitive, non era tutto in-
cisorio; poiche sebbene in minor grado anche nei dipinti di que' tempi
appare generalmente. Ma un difetto tutto proprio dei priraordj dell' arte
nostra fu quello di segnare con solchi piii o meno profondi e sempre
visibili i dintorni delle cose rappresentate : difetto talvolta piacevole ,
quando va unito a molta intelligenza ed eleganza di forme, come quello
che rende in simil caso piu chiara e precisa la bellezza d'essi contorni,
ne agevola I'imitazione e la reminiscenza, ed e di sommo ajuto per
que' pittori i quali al momento del comporre abbisognano di repertorio ;
ma contrario poi alia morbidezza, all'armonia, in una parola alia stessa
verita. Imperocclie la natura in qualsivoglia aspetto non e mai cir-
condata da questa linea , ne ha bisogno di questo mezzo, perche agli
occhi nostri non si confonda un corpo coU'altro; ma per effetto della
luce e deir aria interposta, dal solo chiaroscuro e dall' aerea prospet-
tiva nasce in lei la distinzione degli oggetti per contorno ove piii ,
ove meno staccato , ora preciso , ora alquanto confuso colla piii
36 DELLA CALCOGRAriA
gradevole vavicta. La linea di contorno, che nella natura circonda i corpi
pill dlstiiui I'lino daH'altro al nostro sguardo, ella e per cosi dire la
linca matoinntlca avente lungliezzu c non largliezza, poiche vien essa
fbrinata dal contatto di due tinte di valor differente in modo, die ove
termiiKi Tuna, 1' altra iiicomincia: cosi debb'essere neU'incisione; ove
termina il tratteggio rappresentante un oggetto, dee principiare un altro
tratteggio di stile e di valore diverso che rapprescnti 1' oggetto sot-
toposto scnza interposizione di liiiea alcmia, gia d'ordinario piit nera
per so medesima de' corpi da lei divisi ; senza di che i contorni ri-
sultano inevifabilmente duri e frastagliati , e le figure non ti sembrano
gia morbidamonte disegnate o dipinte, ma grossolanamente intarsiate
a notabile derrimento della dolce armonia del chiaroscuro, il che av-
venne agl' intagliatori dell' eta prima. Dell' importanza del chiaroscuro
non Dieno che del contorno, e della raaggiore diflicolta di bene ado-
perarlo nell'incisione parler6 altrove diffusamente; per era passiamo
air esame d' alcuni de' nostri primi maestri.
MASO FINIGUERRA
nato a Firenze nel 141 5, mono wi nel 1460.
Di
'i Maso Finiguerra fiorentino, orefice , intagliatore a bulino e
niellatore , a cui, siccome dissi, venne attribuita, indi contrastata I'in-
venzione della stampa, tutti gli storici dcR'arte nostra hanno ragio-
nato come d'un artefice esimio, ed a nessun altro dell' eta sua se-
condo ; ma quantunque il consenso de' piu colti araatori inclinasse a
credere di sua mano alcune stampe portanti le iniziali del suo nome e
cognome , le quali paragonatf co' nielli suoi corrispondevano assai bene
ncllo stile, pure niuna certezza emergeva ancora in suo favore, ed
anzi a malgrado di quanto gli storici italiani meno remoti da quel-
I'epoca assicaravano , v'era perfino chi dubitava non forse ingannati
essi fossero nel loro giudi;:io credendo facilmente prove di rtampa
quelle di zolfo e di creta, ch'egli solea cavare da'suoi lavori prima
DI GIUSEPPE LONGHI. 3*J
di nicllarli ; pertanto essendomi io proposto di non qvii ragionare ,
die di (juegr intagliatori de' quali si veggono le stanipe , non avrei
potuto a buon diritto collocarvi il nostro Maso prima che 1' infatica-
bile ed espertissirao Zani fra le infinite stampe dell' immensa collezione
parigina, cjuella a' giorni nostri non iscoprisse, che indubitatamente usci
dal niello eseguito dallo stesso Maso ncl 1452 pel hattistero di Firenze,
spargcndo amplissinio lurae sulla vera origine della stampa de'rarni (*).
Questa piccola stampa, la sola finora che al Finiguerra si possa con
certezza attribuire, sebbene alquanto macchiata e corrosa da un lato,
porge nondimeno bastante materia per giudicare fondatamente del non
lieve mcrito di questo primo padre dell' arte nostra. Di buono stile e
il discgno in generate, di buon carattere sono le teste, vere e di
buona scelta le pieghe delle vesti, e ben poco vi si scorge dclla du-
rezza e meschinita di quel tempo. Quanto all' intaglio, finissimo vi si
scorge il tratteggio e quale conviensi alia piccola proporzione delle
figure , quando si vogliano rappresentare non a guisa d' abbozzi o
(*) La piu forte prova addotta dalPabate Zani
nel suo^opuscolo stampato in Parma nel i8oa
ed inlitolato Materiali per servire alia storia ecc.
i uaa piccola stampa da lui trovata nella grande
collezioae di stampe in Parigi rapprescntantc TAs-
lunzione dclla Beata Vergine con molte (igare e
col motto Assumpta est Maria m caelum, gaudec
exercitus angclorwn da lui riconosciuta, come ci-
vata dalla pace tuttora esistente, incisa, come si
disse, e niellata dal Finiguerra pel battisterodlFi-
renze, edella quale Io stesso Zani presenta ai leg-
gitori suoi un accurate rintaglio. Deggio peroav-
vertire che il sig. Pietro Vitali professore di
lingua ebraica in Parma ( patria del dcfuato sig.
Zani ) la un paragrafo di lettera scritia al chia-
rissimo bibliotccario sig. Angelo Pezzaaa mo-
Stra gravi dubbj sulla idcntit.i di quclla stampa
coUa pace orlginale, ed anzi aggiunge che Io
stesso Zani prima delta sua morte era entrato
in qualche incertezza su questo focdamento
delle sue .isserzioni. Traggo tutto cio da una
note del gin citcto opuscoln del coote Cicogoar.;.
Lo sclo'llore qu^Si'uaico di.bbio sr.r-bbe cosa
facilissima , se il direttore della regia colle-
zioae parigina portaado seco la stampa del Fi-
niguerra si recasse a Fireuze coa qualche buon
incisore fraucese, e colT intervento di qualche
altro incisore od amatore di stampe fioreatino
ne istituisse colla pace originale accurate coa-
fronto.
latanto iiuche cio non avvenga , io , che ho
praticato frequentissimamente collo Zani nel lua-
go suo soggiorno in Milano, e P ho riconosciuto
quaato digiuno di foadate cogtiizioni pittori-
che , i.ltrettanto solerte ed esatto indagatore
e conoscltore di stampe, segaataniente autiche,
e perspicacissimo nel distinguere le originali
dalle copie, e le prime prove dalle ritoecate,
fino a noverame pnzienlissimamente i tagli ed
i punti in ogni parte e misurare la forma e
la distanza d' o^ni lettera .'.Ifabetica che nella
stampa si trovasse : iodico, non posso indurmi
a credere che tal uoino d.i me it questo ge-
ncre bi vanui^^ios^imcntc conosi.ii'.to potesse ca-
dere in cosi i.rassu errore da r_rae ^unsi ia luune
la ritraita^Ione.
38 DELIA CALCOGRAFIA.
delle cosl dette macchiette , ma possibilmente raeglio al suo termine
condotte. Tale ia soiuma e questo lavoro , clie se comprovata altri-
nionti lion fosse rantichitu del buliiio, darebbe a conoscere chiaramente
die a quell' epoca si cominciava beiisi a stanipare dall' incisione , ma
lion ad incidere (*).
MARTINO SCHOEN
nato a Culemhach verso nel 1420, mono a Colmar nel i486.
l3e vero fosse che Martino avesse prima d' ogni altro intagllato
per istampa, converrebbe dire clie I'arte nostra nascessc dalla di lui
mano non dir6 gia adalta come Minerva dalla testa di Giove, ma tale
sicuramente da farsi ammirare nclla sua stessa infanzia. In mezzo a
qualche resto di gotico stile inseparabile dal tempo e dal luogo in
cui visse Martino, le sue stampe haano generalmcate ua sapore di
disegno, un tocco ed un carattere aelle teste e nelle estremita, che
non s' incontra dappoi negli altri incisori fino ad Alberto. II buliao vi
e maneggiato con arte, e non senza facilita. Le masse de'capelli se-
gnatamente soiio cosi bene girate e tagliate con tal gusto, che possono
tuttora servire di norma ai nostri giovani incisori. Fra le produzioni
del suo bulino sono a giusto titolo pregiate e ricercate la morte della
Beata Vergine ed il S. Antonio fra i Demonj, della quale stampa iavaghito
Id stesso Buoaarroti non isdegn6 tradurla in dipiato si fattameate, che
sebbeae giovanetto fe'stupire tuttaFirenze gia avvezza d'altronde a coa-
templare le opere del Masaccio, del Grillandajo, del Perugino e di Leo-
nardo. Fra taati pregi non h men vero pero che nelle stampe di Mar-
tino I'arte nostra non lascia d'essere anzi bambina clie no, sebbeae
(*) Ad imitazione del Finiguerra prodnssero non con tnaggior correrione quanto alle forme;
in segaito varle stampe il Poll.ijnolo, Baccio ma simili produzioni pregevolissime e rare pei
Baldini e S.indro Botticello con bulino ora piCi, grandi coUettori di stampe poco o nulla ag-
ora meno dilicato, e talora con piu aerbo, se giungono all' infanzia dell' arte.
DI GIUSEPPE LONGHI. 89
aclulta ella scmbri a fronte de'suoi discepoli ed imitatori, e die pit-
tore egU ad uu tempo ed orcfice in anibe le professioni valeiite ,
conoscendo giu la matita ed il bulino, pote far cose giustaraente
apprezzate dagl' intelligenti per ruolti riguardi; nia tu ben lungi dal
sognare nerameiio le prime vie di quel pcrfezionamento, il quale merce
deU'eccitamento piodotto negl' incisori dalla ricerca delle stampe era
riserbato a' tempi posteriori (*).
(*) Se qui si tractasse, come giii dissi , ifuna
conipiuta storia calcografica , noa di ulili osser-
vazioai sul progrcsso dell' arte, avrci dovuto
parlare dopo Sclioea dei due Israel von Mcclieln,
di Manino Zagel, d'Alberto Glockenton e di
Micliele Wolgemut ; ma sebbene per que" tempi
le stampe loro non manchino di prcgio, pure
sono di molto iuferiori a quelle di Sclioen, e
r arte noa ebbe per essi alcun incremento. Per
la stessa ragione non parlo di qualcb'alira
stampa giudicata da alcuai anteriore al Fini-
guerra ed a Sclioen , sia perclie present! in cifre
numerlche una data anteriore, sia pcrclie uio-
stri uno stile piii aiitico; quanto nlla prima
parte ricorder6 al niio Icggitore il dubbio da
me proposto neiraatccedeate discorso suU'ort-
gine delta calcograjia intorno alia possibilitii
clie alciiiie stampe di carattere anticliissimo fos-
sero cavate da intagli eseguiti assai prima della
scoperta della stampa, oppure dn nielli vuotati
ad arte dal loro ceniento ; quanto nlla seconda
poi, cioe nir induzione che simili stampe siano
d' un' epoca piu remota per lo stile del loro di-
segno, lo rendero avvertito che e troppo facile
con tali raziocinj di cadere in errore , avendo
10 piu d' una voUa veduti nicuni quadri portanti
il nome del loro autore e la data del secolo deci-
mosesto, clie pel loro stile duro e mescliino ap-
parivano del secolo dccimoquarto. Suppongasi
clie un giovanetto plttore abbandonato a se
nicdesimo si trovi per caso in un luogo ove
non possa vedere e copiare che alcune opere
del trecento, ne possa recarsi a studiare altrove ;
che fara egli anche nel secolo in cui viviamo ?
Disegnera o dipingera come nel trecento, c
qiiindi i nostri poster! volendo giudicare tali
disegni o tai dipinti dall'apparente loro stile,
gli ascriveranno ai tempi di Giotto e di Ciroabne.
Clie se questo mo' di giudicare non vale nolle
pitture, nellc stampe poi molto meno; giacche
nulla osta che qualche incisore dopo 1' inven-
zionc dcUa stampa abbia prescelto d'intagliare
qualclie dipinto o disegno di piii aniico maestro,
trascurando (come si vede in molte stampe)
Tindicazione del nome e dell' anno, ed essendo
suo stretto dovere di non tradire lo stile del-
I'archetipo, lo abbia si bene conservato da far
credere la sua stampa d' un' epoca molto ante-
riore. Giudicando dal solo stile, che si direbbe
di quella stampa? Lo stile della composizione
e del disegno risulterebbe piii antico certamente
air occliio d' ogni esperto conoscitore: lo stile
deir intaglio, quando T incisore ad arte I'avesse
tenuto semplice e timido, imitando, non gia
copiando qualclie vecchio niello, risulterebbe
egualmente piii antico ( giacche la contraflazio-
ne non e riconoscibile, parlando di que'tempi,
die quando si tratta d' un riutaglio paragonato
coll' originale, e questo non sarebbe il caso):
la carta, in cui verrebbe impresso tal rame, po-
trebb'essere scelta (a Cue di meglio ingannare)
fra le,riiiiaste in qualunque scrittura de' tempi
dell'arclietipo, e le cifre numeriche od alfabe-
tiche imitate pure sull' uso di quel tempo me-
desimo, le quali cose non poco servlrebbero a
convalidare 1' impostura : nulla in somma si op-
porrekbe a far rimontare quella stampa agli oscu-
ri tempi anterior! alia scoperta dell' impressione
40
DELLA OALCOGRAFIA
ANDREA MANTEGNA
nat-^ presso Mantova nel 1 461, mono a Paduva nd 1 5 17.
y\nclrca Maiitegna manog;;;i6 pure il biilino. Considerate le sue
stampc dal lato della coinposizione e della intclligenza dell' umana
striutvira, vi si ravvisa quel pittore , anclie a fronte di que'sommi
chc gli auccedettoro , tuttora rispettabile ; avuto poi riguai'do al se-
colo che lo prodnsse , maraviglioso; se non die al pari ed anzi piu
de'suoi predeccssori forzo i coiitorni con grossa e profonda linea in
guisa, die dove logoratosi il rame svanirono le tracce del cliiaro-
sciiro, riraasero quelli visibilissirai. Qnindi le sue figure indse sono
assai piu dure e circoscritte die i suoi dipiuti; difetto, ad accrescex-e
il quale non poco contribuirono i vivi riflessi di luce di'egli soleva
impiegare nelle ombre ordinariaraente staccate da fondo crescente in
oscurita circa il contorno , e dalla direzione stessa del suo tratteggio.
incUoria, ed nnzl piu male Psegnito che fosse
queir intajlio, piu antico seiiibrerebbe e pro-
douo neir iafiiQzia dell'arte. Dei quadii in vece,
o del discgni noT e cosi. II pittore che im-
prende a deludere i buoni conoscitorl coa questo
geiiere d'impostura , ha tutto a temere che venga
facihnente scoperta. Dovendo egli imitare uno
stile gia caduto in disnso, e necessario che
prima si spogli onainamente del suo, il che e
quasi impossibile; quiadi il tocco del suo pennel-
lo, per quanto ei creda d'averlo cangiato intera-
mente, risente sempre qualche iadizio delle
contratte abitudini, e dove pure riesca a ma-
scherarlo, si fa piii pesante, stentato ed inccrto.
Certe fmczze proprie de' primi tempi o non
sono da lui avvertite, o non possono da lui
praticarsi , ignorandone, se non altro, il pro-
cesso meccanico. Alcuni colori allora general-
menfc adoperati o piii non sono in commercio,
o piii non hanno I'eguale vivacita. La Olestica
preparatoria snlla tavola sara anch' essa ben
diversa da quella degli antlchi , non parlando
delle velature , dalle dorature , delle vernici e
di tant' altre cose di pratica pittorica , le quali
d' eta in eta sogliono in tutto od in parte va-
riare. Tutto questo all' occhio sagace ed intel-
ligente smaschera facihnente 1' impostura, giac-
che le penne del corvo spuntano sempre in
qualche parte sotto quelle del pavone : e se ci6
pure non bastasse, si pu6 tentare nelle parti
meno interessanli del quadro 1' azione de' cor-
rosivi, i quali intaccano sempre piu presto le
recenti die le vecchie pitture ad olio , e ne
assicurano cosi il giudizio. Da quanto si e detto
emerge che 1' Induzione d' antlchita dalla qua-
lita dello stile puo valere ne' dipinti , non mai
nelle stampe ^ e quindi il dire che prima di
Finiguerra e di Schoen vi furono altri inta-
gliatori i quali stamparono i loro intagli , ed
appoggiare quest' asserzione a qualche nieschina
stanipa di stile piu antico , die non e quello
di questi due maestri, e deduzione inammissibile.
DI CroSEPPE LONGHI. 4 1
Tale tratteggio formato di linee parallele costantemente obblique e
rette, qual ch'egli sia il rilievo e la natura delle parti rapprcsentate,
e pero ben osservabile, come tutto suo particolare. Pare cli' ei pre-
figgesse, posta prima la lastra sul tavolino, di non la girar mai, ne
muoveria tampoco, siccome 6 necessario, rjuando vogliasi variare la
direzione de' tagli a seconda de' muscoli o delle pieghe. Sopra uu
rame inchiodato fermamente ad un leggio , e reso immobile, non
si opererebbe altrimenti. Cosi avvenne cbe, ad onta della novitii di
questa foggia d'intagliare, I' arte nostra uascente non progrediva gran
fatto (*).
ALBERTO DURER
nato a Norimberga circa il 1 47 1, morto ivi nel iSaS.
A<
Jberto Dvirer, eraulo gia di Mantegna come pittore,lo supero di
lunga mano come incisore. Quantunque il contorno delle sue figure
sia formato coirusata linea, lo e pero piii leggermente, piii serrato ,
fine e sinuoso il tratteggio, piu fcrmo, facile ed equidistante il taglio,
maggior vigore nelle ombre, maggiore intelligenza ne' riflessi. Esami-
nando le migliori sue produzioni sulle vergini prove, e forza asserire
esscr cgli stato il primo che portasse quest' arte dall' iiifanzia , in cui
trovolla, ad uno stato non lontano da florida adolescenza. UAdamo ed
Eva per la gradazione delle ombre, ed il S. Girolamo nella cella per
(*) E molto meno s'accrebbe per opera dei mal della specie umaaa. Non nominero varj
suoi contcmporanci Giamniaria e Giannantonio altri incisori in legno di quel tempo, essi non
da Brescia, Girolamo Mocetto da Verona, Ni- servono all' oggetto delle nostre osservazioni
coletto da Modcna , Benedetto Montagna e Ro- piiramente calcografichc. Le stampe di Mante-
betta, essendo anzi quest' ultimo ad ogn'occhio gna in buone prove, a raalgrado de'suoi di-
esercitato sul bcUo vcramente insopportabile , fetti, sono avidamente e giustamente ricercate
giacclii- le sue figure c segnaCimente le sue fi- dagl' intelligeati , e fra queste viene data la pre-
sonomie sono di forme si antipaticlic , die si ferenza alia Fergine col Sambino in braccio ed
direbbero d' una nuova razza di scimie , non al Trionfo di Giuiio Cesare.
Vol. IV. P. II. 6
4a
DELLA CALCOGRAFIA
r arditezza e convenicnza del moto de' segni porgono uii esempio per
cp.ie' tempi sorprendente. Non e morbido invero, nia duro meno dei
suoi conteinporanci; non nitido, ma assai men aspro; non abbastanza
variato ^iiista la difierenza degli oggetti e dclla prospettiva aei-ea, ma
non del tutto monotone : vi domina una Icggiera c soave granitura che
alli'tta lo sgiiardo dogli aniatori, ci6 che gli accuratissimi e piu nitidi
rintagli di Wierix non seppcro ottcncre. II numero delle sue stampe (*),
in mezzo al tempo da lui impiegato nella pittura ed in altri severi
studj , prova la sua destrezza e facilitii nell'uso del bulino (**).
(*) II catalogo di queste e molto esteso; ve
ne lianno niolte di seiiiplice bulino, come pure
in legno, e [ler quanlo apparc a non duliitarne,
airnci|uaforte. Anzi a gUidizio di Christ sarehbe
cgli assoluuimente T invcntore di questa nia-
niera d' incidere piu facile c pronta assai di
quella del bulino, e piii atta ad esprimere lo
spirito ed il gusto pittorico: maniera praticata
in seguito da molti egregi pittori , i quali ar-
ricchirono per qnesto mezzo la massa delle pro-
duzioni calcograllcUe: maniera finalineute, dalla
quale non possono prescindere anclie gl' incisori
deir eta nostra nelle stampe piii finite, ove si
tratti di rappresentare cose meno lisce c di
tocco ardito e scherzevole, ov' entri segnata-
mente parte di paesnggio. Questa vantaggiosis-
sima scoperta fii da molti attribuita al cclebre
plttore Francesco Mazzuola, detto il Parmigia-
nino , di cui e fama che si dilettasse appassio-
natamente di cliimiche operazioni ; ma Pante-
riore esistenza d' Alberto rendc assai dubbia si-
mile attribuzlone. Certo e che questo ritrovato
per la facilila del suo processo ha determinato,
come piii sopra ho detto, molti valenti pittori
(**) NoQ quanto Alberto; ma pero in modo
lodevole si distinsero oltramonti piii o meno
intorno a que' tempi Luca Cranach, Luca o
Luigi Kruger, Alberto Altdorfer, Bartel e Se-
bald Beliam, Enrico Aldcgrever, Giacomo Binck,
a trattare V incisione a guisa di schizzo a penna ;
quindi un Parmigianino , di cui la piii bclla
stanipa e la piii spiritosa e la Deposizione di
Crista ndia tomha\ Lodovico ed Annibale Caraccl,
di cui sono ricercatissime il Crista di Caprarola ,
la Susanna al bagno ed Apollo con Pane; Cuido
Rcni, la cui migliore stampa si vuole quella in-
titolata I'Elcmoiina di S. Rocco; Giovanni Lan-
fraaco , Sisto Badalocchio , Simone Cantarint
detto il Pesarese , Giannandrea ed Elisabetta
Sirani , Salvator Rosa , Benedetto Castiglione ,
Bartolomco Biscaino, Francesco e Pietro Aqui-
la , Pietro Paolo Rubens, Antonio Van Dych,
Cornelio Schnt, Ciaconio Jordaens, Luca Vaa
Uden , Pietro Testa , Nicola Bergliem , Fran-
cesco Londonio, e tacendo suirimmenso nu-
mero d' altri pittori ed intagliatori alPacquaforte
con pill o meno di finitezza, di vigore c di
gusto , terminero questa nota col nominare Giu-
seppe Ribera, detto lo Spagnoletto, la cui stam-
pa di Silcno ubbriaco , e le altre due di S. Gi-
rolamo e di 5. Bartolomco sono d'un tocco si
spiritoso e si ben inteso ch' io le riveggo sem-
pre con ineil'abilc compiacenza.
Giovanni Brosamcr, Enrico Lautensack, Virgilio
Solis, i fratelli Hopfer, Melchiorre Lorch, Teo-
doro de Bry ed altri ; ma ancbe questi non danno
luogo a particolari osservazioni pel fine, die ci
siamo proposto.
DI GIUSEPPE LONGHI. 48
MARC'ANTONIO RAIMONDI
nato a Bologna nel 1488^ mono ivi circa il 1546.
i3iirse in questo mentre il celebre Raimoncli , di cui nessuno fra
gV incisori sali e si mantenue presso gli artisti in piii aha rip^tazione.
Discepolo fortunato di Raffuello , le cui composizioni prefer! saggia-
mente alle proprie di pubblicare, pote piu ch'altri agevoltnente imi-
tarne la purezza dello stile. Fermo quasi sempre (') e corretto e il
suo contorno, scelte sono le forme, accurate le estreraita, le fisono-
mie femniinili graziose senza afFettazione, avvenenti senza moUezzai
le raaschie risentite senza csagerazione, fiei'e all' uopo senza terrore,
tutte poi sirapatiche, qualunque sia I'eta, il sesso, la circostanza. Tanta
bellezza ne'contorni, che in alcune sue stampe si mostra in grado
pill emincnte, die a credere a molti non pratici dell' arte nostra che
lo stesso Raflfaello non solo si liraitasse a correggere siiUa carta i con-
torni per I'incisione disposti, ma sul rame ben anclie di propria mano
coUa punta li segnasse C*); il che cpianto aggiungerebbe di pregio a
(*) Ho detto qu.-isi scmprc, perche non sem- artisd, i quali trovamlo in quest' illustre arte-
pre i ili lui contorai sono della stessa intelli- Cce luoltissime parti vcraraente belle, non sanno
genza ed eleganza nelle tante stampe da lui concepire che in nlcune altre possa essere ra-
pubblicatc E tanto espongo a riscliio d' es- gionevolmente censurato.
sere anatematizzato da que' raolti amatori ed
(**) Clie RaiFacllo riducesse frcquentemente quali giudicarono altro non essere Tantica lira
A buon punto i contorni dei Uicidi preparati da che il raoderno violino , pose in mano d'Apollo
Marc'Antonio a fine di trasportarli sul rame, se questo stromeuto nel Parnaso da lui dipinto nel
nol sapessimo altriiiienti, si potrcbbe dedurre Vaticano, mentre nella stampa di Marc'Antonio
dalPosservazione die questo suo discepolo sem- si trova la lira consimile a quella dcirApoUo
pre o quasi sempre intagli6 non dai quadri ri- Musa^ete. Cosi pure nella Sacra Faniiglia incisa
dotti da quel gran maestro a pieno compimcnto, dallo stesso Raimondi , le due teste della Beata
ma dai primi suoi schizzi per cosi dire estem- Verglnc e di S. Elisabetta si trovano ncll' iden-
poranei , e quindi ben lontani da qucUa perfe- tica attitudine, mentre nel dipinto ha posto con
zione cui quel sommo port6 quelle stesse com- finissimo giudizio la testa della S. Elisabetta
posizioni, varlandole sovente e sempre in meglio iaclinata si, ma tutta di fronte ed in contatto
ne suoi dipinti, come n' e prova, die per se- amorosissimo con quella di Rl. V., ottenendo
Q guire r opinione de* dotti suoi contemporanei, i per tal mode e varieia ed espressione maggiore;
44
DELLA CALCOGRAFIA
quelle stampe , taiito scemerebbe di merito all' artefice di cui portano
la cifra. Giova per6 osservare die per quanto grande fosse Tabilita
di RalYaello, clie certamente fii somma, non poteva egli di leggieri
spoiinicntaila sopra una materia la quale e per la lucidezza della
brunitura, che abbaglia la vista, e per \a propria tenacita e resistenza,
die rende la punta inobbedicnte, non permette a mano ineserdtata
di conseguire I'intento. Che se fosse probabile siffatta opinione, e si
togliesse cosi al llaimondi il vanto d'aver saputo maiitenore incidendo
rintelligenza e I'dcganza di que' contorni , che piii gli resterebbe per
mcritare i grandi encoraj che gli furono tributati? Monotono, sten-
tato, ineguale ed aspretto e il taglio del suo bulino, sparso per ogni
dove il lume, oniesse le raezze tinte si ombrosc, che prospettiche (*),
e cos'i pure ia altre parti della medesima
composizioae , ed ia altri molti suoi disegni
iocisi da qiicsto suo degno allievo introdusse
dipingcndoli notnbili e vaataggiosl cangiamcnli.
Clii coiiosce gli ninmirabili disegai tuttora esi-
slenti di RaU'aello vi scorge ia mezzo al piii
profoodo sapere il fuoco e la rapidita del suo
operare. Questo slancio dclla sua niatita o della
sua peana fa si clie, sebbeue ogni liaca non
cada niai invano ed aazi esprima absai alio
sguardo iatelligeate , perclic liglia dclla vivace
sua iinniagiaazione e del luugo suo esercizioj
pure que' disegni tanto superiori allc piii belle
staiupe del RaiinonJi per facile impronta d'ori-
ginaliiii e per isquisiiezza di gusto, sono poi
inferiori a quelle per la purita e severa cor-
rezione di que' coatorni evidentemente purgati
poi coa tutta calnia dallo stesso Ralfaello. La
luigliorc di tali staiupe e quella che nieglio iudica
la toaao correttrice del graa maestro parmi
iacoatrastabilmeate la Sirage degl' innocemi , e
(*) Di queste mczze tiatc prospettiche par-
lero piii diflusamente ia questo medesinio ca-
pitolo nella descrizioae del carattere dell'epoca
sccooda.
Alia direztone ed all' esempio di Marc'Aato-
□ io dobbiamo graa aumero di staiupe, se aoa
pi'ccisamente la prima da lui incisa diretta-
mcnte dal discgno originale del Sanzio. La
seconda ch'egli rintaglio dopo ( se pure il
rintaglio non e di Marco di Ravenna ), aggiun-
gendovi in qualche distanza un albcro non
esistcnte nella prima e che fu chiamato impro-
priamente felccUa per qualche somiglianza di
forma con sifTatto arbusto, fu lungo tempo con-
siderata dagli amatori alquauto piii bella; ma
io teuni sempre ferraa opinione al confront©
delle due stampe d' eguale freschezza che certe
inflessioni ammirabili di contorno e certo qua!
garbo nelle fisonomie che si trovano nella prima,
non siano in pari grado nella seconda, e m'e
caro di trovare oggidi non poclii fra i migliori
intelligenti, i quali convengono meco nel loro
giudizio. Dal die si scorge sempre piii quanto
giovasse al Raimondi 1' ajuto di Raffaello o col-
r opera sua nel correggere i contorni disposti
per r incisione , od almeao co' suoi consigli e
coUa pill amorosa diiezione.
belle dal lato puramente incisorio, stimablli piu
o meno dal lato del disegno , sebbene anche
per questa parte inferiori a quelle del maestro
o del promotore. Si distingnono fra tant* altre,
clie qui non giova enuraerare, quelle d'Agostino
Veneziano e di Marco da Ravenna snoi discepoli
DI GIUSEPPE LONCIII. 45
portata il piu delle volte I'ombra piii sciira al contorno, o tutta di
un sol valorc, noii curando i ridessi, nossiina prospetuva aerea, nes-
suna differcnza di tinta locale, non leggerezza, non morbidezza. Da
ci6 conchiudiamo essere egli stato ben miglior disegnatore , o per dir
meglio disegnatore di contorni, die incisore, ne potersi le di lui opere,
comuiique meritamente apprezzate, proporre a modello dell' arte no-
stra piii di cpialciraltro siasi scliizzo a maiita od alia penna di clas-
sico autore, dal quale 1' incisore al pari del pittore puo bensi trarre
non poco vantaggio dal lato del disegno ; ma come questo da simili
originali non potrebbe apprendere il colorito, cosi non quello il bel
mode d'intagliare.
LUCA D'OLANDA
nato a Leida nel 1494, mono ivi nel 1 533.
A
maggiore finezza e precisione di tratteggio spinse a cpie' tempi
I'incisione Luca Damraesz, intagliatore anche a'giorni nostri celebratis-
simo. In quello stile ed a que' tempi fu veramente maraviglioso ope-
ratore, considerata la quantita e la qualita delle stampe cb'ei pro-
dusse in poco spazio di vita, gran parte dclla 'quale fu da lui irapie-
gata nel disegnare e nel dipingere. Le stampe sue piu ricercate sono il
Ballo delta Maddalena, Y Ecce Homo ed il i^J^/iuoZ /jrof%o dalle proprie
composizioni, non parlando di quella denominata YEspiegle, troppo dif-
ficile a trovarsi. La fama di Luca per lungo tempo fu tale, clie pit-
tore anch'egli come Alberto, parve a molti lo superasse nella qualita
d" incisore. ]Ma in oggi e generale opinione che al confronto de' suoi
contemporanei Durero e Raimondi pareggiasse il primo e superasse
e coUnboiatori , e meritano pure osservazlo- Diana mantovani dclla famiglla Ghisi, alcnne
ne quelle ili Ciulio Bonasone, di Giambatti- delle tjuali salirono a gran costo presso quel
sta Franco, di Niccol6 Beatricetto, di Lnca niolti amacori i quali coofondono troppo spesso
Penai, di Giambattista , Giorgio, Adamo e il raro col bello.
46 DELLA CALCOGRAFIA
di liinga mano il secondo nella meccanica abilita incisoria; ma cedesse
poi ad eutrambi nella correzione del disegno O.
GIORGIO O GREGORIO PENTZ
nato a Norimherga nel iSoo, mono nel i556.
X? ra i cosi detti piccoli maestri (**) Pentz, allievo prima d' Alberto,
iiidi di Marc' Antonio , si distingue per uno stile di contorno piii nobile
(*) Fu detto cosi ( trovo espresso nel ma-
nualc d'Huber e Rost suirautoritii del Vasari)
cU'ei fosse il primo a far valere nelle stanipe
la prospeitiva aerca, il clie darcbhe a Luca un
nierito ioapprezzabile nelParte nostra : si disse
anzi di piu per bocca dello stesso Vasari, clie
appena la piliura poCrebbc per mezzo de' suoi
colori fur mrglio vakre I' aerca prospettiva. Ma
cliiunque legga cjucste mie osservazioai e sia
artista , conosceado clie la prospettiva aerea si
Otticne nc'disegni, come nelle starape tanto
CoUo smiauire nelle parti lontane la forza del-
Fombre, quanto coUo smorzare quella dei lumi,
couoscera pure agevolinente clie qncsto gencre
di prospettiva non poteva essere pienamente
conservato nelle stampe di Lnca, il quale al
pari degli altri incisori deU'eta sua lia sempre
lasciato il fondo vergine della carta sopra qua-
lunque parte illuininata. Ho detto pienamente
cOnservnio, poiclie se non vi seppc introdurre
abbassaniento di Itiine, seppe di qualche grado
diminuire la forza delP ombra , il die almeao
porta qunlcbe differenza di tuono fra gli oggetti
vicini ed i lontaai ; ma questa timula e poco
sensibile indicazione d' aerea prospettiva era
ben lontana dal porgere motivo d'asserire clie
poco ineglio potcsse fare la pittura, la quale
ha nel colorito un mezzo di piii per indicare
Paria interposta fra gli oggetti col detrarre alia
vivaclta de' colori. Non fe gia neU'epoca prima
clie dobbiamo cercare queste finezze delP arte
calcografica , ma alcun poco nella secoada e
molto piu nella terza , come vedrerao cliiara-
mente , quando variato in tanti modi il trat-
teggio secondo la varia superficie degli oggetti
e le varic dlstanze tanto nel maggiore o minor
movimento de'tagli, quanto nella maggiore o
minore loro nitidczza, largliezza e profondita,
non die nella varia loro intersecazlone, si tocco
il massirao punto delPaerea prospettiva niente
nieno di quanto il possa ia pittura, sacriDcando
come questa non solo 1 lumi e le ombre e
Pevidenza de'contorai maggiore o minore negli
oggetti piu o meno discosti, ma sacrificando
perfino il brio delle tinte con piu sempllce
direzione e convenieute intersecazlone col terzo
segno del tratteggio medesimo.
(**) Piccoli maestri furono diiainati alcuni Siniili stanipe intagllate con piu o meno di
incisori i qiiali intoruo a qutirepoca hanno gusto e di sapore sono sempre finamente ed
prodolto gran numcro di piccole stampe di loro accuratamente intagliatc, e sono altrettanti gio-
composiziune , fra Ic quali Pentz si distingue. jelli pei coUettori di stampe.
DI GIUSEPPE LONGHI. 47
del suo primo maestro , e per un hulino piu fermo e nitido del se-
condo. O incidesse dalle propria composizioni o dalle altrui, si era
tanto eraancipato dalla maniera tedesca di que' tempi , che , se nota
non fosse la sua origine, si crederebbe nato in Italia. Siccorae avea
riformato il suo stile coUo studio deU'antico e delle opere di Raf-
faello, cosi dopo di Marc'Antoiiio Raimondi fu meglio d'ogni altro in
grado di bene rappresentare il cavattcre di Giulio Romano nella bell a
sua stampa intitolata la Presa di Cartagine.
48
DELLA CALCOGRAFIA
Carattere dell'epoca seconda.
Xi-bblamo gia osservato clie gl' incisori dell' epoca prima non
credevaiio potersi rappresentare sul rarae i contorai de'corpi, conser-
vandone strettaraente lo stile, clie mediante una linea senipre sentita,
la quale fermaraente li circoscrivessc. Oue'della seconda in vece, ac-
cortisi che ne'classici dipinti non v'era linea alcuna, come non e in
natura, rinvennero dal primo errore e bast6 loro di leggcrmente in-
dicarla, non perche ultimate il lavoro rimanesse ancora visibile a piu
evidente distacco degli oggetti , ma soltanto perche servisse di sicuro
termine per dirigervi e troncare opportuiiamentc il tratteggio incisorio.
Oltre a cio riconobbero la necessitu di rendere di quando in quando
i contorni de'corpi tondeggianti alquanto sfamati dolcemente e con-
fusi col sottoposto fondo, come stanno giustamente nelle opere dei
grandi pittori, e come appajono in certe parti nel vero per ottenere
maggior rilievo e raorbidezza, al clie la praticata linea insuperabil-
mente opponevasi.
Alcuni artisti, lungi daU'ammettere siffatta sfumatura ne' contorni, la
disapprovano per ogni verso , adducendo di non vederla in natura ;
essi vorrebbero dappcrtutto precisate le desinenze de'corpi, ed c per-
ci6 che anche da questo lato preferiscono le starape antiche allc mo-
derne. Ho potuto osservare che d' ordinario sono questi di vista o
moho presbita, o raolto miope; giacche gli stessi miopi non potendo
al di la d'un palmo, o poco piit dal loro occhio ben distinguere gli
oggetti , se non a traverse di lenti concave , le quali compensino la
convessita eccedente delle loro pupille , riducono per tal mezzo la
vista loro alio stato di quella dei presbiti, e sogliono vedere si le
vicine che le lontane cose decise e circoscritte. Altri all' opposto, dei
quali e gran numero, non essendo ne miopi abbastanza, ond' essere
obbligati a prevalersi delle dette lenti per discernere con precisione
gli oggetti men vicini, n6 abbastanza presbiti per vederli ad occhio
nudo in tutta la loro nettezza, inclinano dipingendo a raddolcire e
DI GIUSEPPE LONGIII. 49
sfuniare i contorni d' ogni cosa, perche ogni cosa che vicinissima iion
sia, appare loro in natura men circoscritta che uon e. Gridano i primi
contro qualunque benche leggiera sfumatura di contorno, che i pittori
pongono nc' loro quadri, tacciandoli di snervati e di banihagiosi. Gri-
dano i sccondi contro qualunque anche necessaria precisione d* essi
contorni, tacciandoli di durezza e di crudczza, nel che s' ingannano
cntranibi.
Certo k che nell' infanzia dell' arte si pittorica che incisoria si fa-
cevano i contorni il pin possibilmente circoscritti ; ma fatta adulta e
fiorente la pittura ai tempi di Leon X, e 1' incisions a quelU di
Luigi XIV, venne debitamente distinto il contorno delle cose piatte
da qui'Uo delle tondeggianti , trahando le prime con termini filati e
fermamente staccati dal fondo, ed inducendo nolle seconde una mezza
tinta pill o meno crescente in oscuritu fino al contorno , il che Y a-
malgama dolceraente col fondo medesimo, e ci6 col piii fino accor-
giraento. Correggio e Tiziano, piii ancora che Raffaello, hanno sfumati
pill o meno, fin- dove le leggi della natura e dell' arte il pei'mettevano,
i contorni delle loro figure; ma uon e al loro autorevole esempio che
noi ci arrosteremo : piii sicuro e piu giovevole mezzo d' istruirci e
r investigarne la ragione.
In prinio luogo e d' uopo partire da questa massima incontrastabile,
che il pittore deve rappresentare gli oggetti non quali sono real-
mente , ma quali si veggono. Questo principio fa si, che come per
la prospettiva lineare ed aerea due oggetti d' egual misura ed illu-
minati dalla medesinia luce, posti in sensibile distanza Tuno dall'altro,
si fanno differenti in grandezza ed in forza di cliiaroscuro; cosi anche
due oggetti d' egual forma e diametro veduti dappresso e sul mede-
simo piano, ma uno tondeggiante oltre il vcduto contorno, e 1' altro
no, si fanno different! fra di loro nella precisione de'rispettivi contorni,
quantunque in natura siano egualmente precisi. E la ragione sta in
ci6, che ne' detti corpi tondeggianti 1' occhio destro dello spettatore
vede alquanto piix in la dal suo lato nel contorno d' essi corpi , che
r occhio sinistro, ed il sinistro dal suo canto piii in la del destio :
in somma per la distanza che passa fra l' uno e 1' altro de' nostri
Vol. ir. p. II. 7
5o
DELLA CALCOGRAFIA
ocelli , il contorno che vede 1' occhio destro non e strettamente quello
stesso che vede 1' occhio siuistro e viceversa; sebbene ci6 avvenga
con poco divario secondo la vicinanza o lontananza dell' oggetto.
Ora qiicsto beiiche modico divario ne' contonii da noi veduti iion
con un occhio solo, ma come si fa namralraeute con due, produce
ne'detti contorni certa quale indeclsione che si fa maggiore o minore
a misura che la linea veduta da un occhio e piu o meno parallela a
quella veduta dall' altro , e per la quale indecisione , giudichiarao senza
mutar posizione, che la superficie del corpo da noi veduto continua
a tondeggiare oltre i termini toccati dai nostri raggi visuali ; come
all'opposto giudichiamo intcrrompere il suo giro, e farsi angolare la
superficie di quel corpo di cui vediamo i contorni assai decisi, o per
nieglio esprimermi coi termini dell' arte, taglicnti. L'abitudine di ve-
dere fa si che questa piccola indecisione di contorno sfugga facil-
mente alia 'lostra avvertenza; ma chiunque fara 1' esperimento, come
io I ho fatto, di procurarsi due cihndri eguali di legno, e fame se-
gare uno precisamente non al di la della linea di contorno che gli
si prcsentera guardando da un dato punto con un sol occhio, poi
levera esattamente le bave della sega, e F altro cilindro riterra per
intero; allora postandoli entrambi verticalmente ad eguale distanza da
se ed alia medesiraa luce , s' accorgera tosto in virtix del confronto
della non piccola differenza che passa fra i contorni dell' uno e quelli
deir altro, avvertendo pero che i detti cilindri non siano posti contro
un fondo troppo scuro , nel qual caso il contrasto della luce coU'ombra
farebbe apparir piii preciso anche ci6 che non e.
Ne questa e la sola ragione per cui in molte clrcostanze, volendo
rappresentare le cose non come sono, ma come si veggono, conviene
dipingendo ed incidendo fonderne e raddolcirne a grand'arte i contorni,
Havvene iin'altra tutta dipendente da principio prospettico, Ogni corpo
tondeggiante se non e illuminato troppo lateralmente, e con luce ra-
dente, ovvero pienamente di fronte, si presenta costantemente al nostro
sgnardo con qitesti sei gradi progressivi di chiaroscuro :
1.° Mezza tinta prospettica,
2° Punto o colonna di lume,
3° Altra mezza tinta prospettica,
DI GIUSEPPE LOXCIir. 5 I
4° Mezza tinta orabrosa,
5° Colonua cV omijra ,
6° Mezza tinta di riflesso.
La prima mezza tinta prospettica coraincia dal contorno della parte
illuminata e diminiiisce di forza fino al punto, o colonna di lume
( secondo die la forma dell' oggctto s' accosta piii al tondo od al ci-
lindrico); I'altra mezza tinta prospettica parte leggcrissima dal detto
lume, e cresce di forza fino alia mezza tinta orabrosa, la quale pure
si fa sempre piu scitra fino alia striscia dell'ombra maggiore, ciii si
collega in ultimo la mezza tinta di riOesso, la quale diniinuisce d'o-
scurita fino al contorno opposto, il tutto con insensibile gradazione.
Chiamo prospcttiche ( che non saprei con altro nome ) le due
mezze tinte coUaterali al lume, essendo queste di natura assai diversa
dalle mezze tinte ombrose. Perocche stando nella stessa posizione il
corpo illuminato, e nella stessa direzione verso I'oggetto i raggi illu-
minanti, a misura che lo spettatore mutera punto di veduta a destra
od a sinistra, cangiandosi I'angolo d'incidenza rapporto a lui dei raggi
illuminanti, vedra tosto il maggior lume d'esso corpo lasciare il posto
ov' era prima e seguirlo ne' suoi moti per tutto lo spazio occupato
dalle dette mezze tinte : al contrario , per quanto giri lo spettatore
dalla parte dell' ombra , non vedra mai il punto o colonna di lume
occupare lo spazio della mezza tinta ombrosa.
Da quanto abbiamo osservato e quindi facile il rilevare che dalla
parte illuminata d'lin corpo tondeggiante e di tutto rilievo, la prima
mezza tinta prospettica crescendo in oscurita dal maggior lume fino
al contorno, tutte le volte che il fondo cade esse pure in mezza tinta
o eguale o poco piu scura, dee rendere il contorno per piccolo spazio
o confuso col fondo stesso, o se non altro piii dolce e meno evidente;
e tanto piii quando alcuni semipiani s'incontrano obbliquamente lungo
il contorno, e i-endono la mezza tinta prospettica piu scntita , come
avviene sovente nelle carnagioni e nelle vesti che le cirtondano.
Una terza ragione poi di simile sfumatura consiste nella qua-
lita stessa d' alcuni oggetti da rappresentarsi, i quah di lor natura
indipendeutemente dalla forma e posizione loro riguardo alio spetta-
tore si presentano piu o meno ne'contorni loro dolci e confusii tali
52 DELL A. CALCOGRAFIA
sono il fumo ilonde venne la parola sfumare le barbe , i capelli
non aiumassati , i inorbidi peli , le piume leggiere ed alcuni tessuti ,
cose tutte clie ogni artista procura di trattare colla dovuta sfumatura
di contorno, ne su di cio emerge qiiestione. Ma non e cosi presso
alcuni pittoi'i cd incisori riguardo alle carnagioni piii floride, sui con-
torni delle qnali, come piii sopra bo detto, sono divise tuttora le opi-
nioni, trattandole alcuni specialmente oltramontani, per tenia di cadere
in nioUezza, come se fossero di marmo, e senza la fina lanugine clie
le circonda; altri, e specialmente Italiani, come se fossero iin composto
di sola bambagia, o d'illusorio vapore.
Emerge da tutto ci6 esservi in natura diversi infiniti oggetti, i quali,
o per la loro cjualita o pel modo con cui s'affacciano al nostro sguaixlo,
esigono d'essere trattati con contorni ora filati e fermi, ora piii o meno
raddolciti e sfiimati. Pecca dunque egualmente quell' incisore, il quale
suir esempio degli anticbi tutto distacca crudamente e" circoscrive, e
queU'altro clie per servii'e al gusto di molti moderni amatori di stampe,
i quali non parlano clie di inorbidezza, tutto fonde ed annebbia. Anzi
quest' ultimo pccca assai piii del primo, in quanto clie le figure nelle
stampe essendo d' ordinario non piii grandi clie la sesta o la quinta
parte del naturale, per poco clie la sfumatura vi ecceda, diventa come
se nel quadro di figure grandi al vero fosse straiiamente della largliezza
di un dito. Piii piccola e la dimensione delle figure , piii i contoini
vogliono cssere precisi anzi clie no; tant'egli e vero clie i dipinti piii
niorbidi e sfumati in naturale grandezza di Correggio, di Tiziano, di
Guido, dell'Albano e dello stesso Dolci, portati per mezzo di lente
concava ad un quinto o ad un sesto della loro dimensione, si fanno
assai piii precisi clie non si crederebbe. I calcografi dcll'epoca seconda
hanno sentito il bisogno di non essere ne troppo circoscritri ne' loro
contorni, ne troppo indecisi; e se non banno in niorbidezza esaurite
pienamente le brame dcgli amatori, hanno preparata la via ai sommi
artefici dell'epoca terza, i quali non abusarono d'una niorbidezza
malintesa (*).
(*) Nclle stampe incise tanto coU'acquaforte huon panto di finitezza, e facilissimo, per evi-
che col buliao a taglio regolare, e ridotte a tare la naturale durezza di questo e la crudezza
DI GIUSEPPE LONGHI.
53
• CORNELIO CORT
nato a Horn nel i536, mono a Roma nel iSyS.
A or mano tU quest' arteficc stimabile iavero per molta intclligenza
nel discgno e per molta facilita neiruso del bulino,manon pcrtanto
inferiore a tropp' altri de'quali avremo a ragionare, F arte nostra prima
timida e d'un tratteggio magro e minuzioso acquisto uno stile piu largo e
pill conveniente a rappresentare grandi coniposizioni (*). Quella costante
linea circoscrivente i contonii in modo sempre visibile , da noi gia
indicata come uu distiiitivo degl'incisori dell' epoca prima, se non e
sparita del tutto nelle stampe di Cort , e per6 tanto modificata da non
distiirbarne I'armonia del chiaroscuro. II tratteggio e piu franco, netto,
equidistante, con movimento piii adatto al rilievo delle forme; la di-
rezione e piii prospettica e piii variata, i secondi segni sono meglio
corabiuati coi primi; comincia in sorama ad apparire nelle sue stampe
dl quella, oltrepassare I llmitl convenient!, pas-
sando inseasibilmcnte da un estremo all' altro.
L'abile nrtista inclina sempre a mostrare il suo
valore, per quanta fatica gli costi, nel siiperare
le maggiorl diflicolla dell'arte sua, e siccome
questo genere di trionfo riesce per lui oltre
ogni credere lusingliicro e piaccvole, cosi nel
moclificare il suo lavoro in guisa da non lasciar
trasparire la durezza propria del suo stromento ,
prova tanto diletto che troppo didicilmente
giunge a moderarsi. Gli amatori nell'ammirare
la vinta difficolta cominciano a gustarla, ed a
procurarsi ad ogni costo Ic stampe con niolto
profitto dcir incisore : egli cosi allettato seconda
sempre ])iu il gusto degli amatori , e comincia
in morljldezza ad eccedere alquanto: gl' imita-
tori suoi per T immutabile loro condanna di
sempre ampliare i difetti de' loro prototipi ne
alnisano senza riservn, ben content! quando le
loro figure rappresentate in senso loro viventi,
e quindi in came ed ossa appajono si vaporose
die sembrano cedere ad un seniplice soflio. E
questa e la morbidezza nialiotesa cui porLn-
rono le stampe loro alcuni artefici dell' epoca
terza, de'quali non faremo parola. Beauvarlet,
tanto stimato a' suoi tempi e nel suo paese ,
fu nel nuniero di quest! , e cadde prestissimo
in dimenticanza a malgrado die la sua molta
abilita in altre parti delta sua professioue fosse
incontrastabile.
(*) Si vuole disccpolo di Girolamo Cock, stesso alcuni discepoli e seguaci, tra i quali si
il quale, valente cgli stesso per que' tempi nel trova Filippo Tliomassin maestro in parte di
buUno, fu maestro di molt* altri, inferior! cer- Callot, Agostiuo Caracci e Francesco YilU-
tamente a Cort , ma cbe seppero meritars! nel- mena , de' quali diremo fra poco.
Tarte loro molta riputazione. Cort ebbe egli
$4 DELLA CALCOGRAFIA
qiiell' artificio antiveggente e calcolato die rappresenta nicglio il di-
pinto, e clie il clipiiito non ha, giacclie e tutto proprio detl'arte nostra.
Tulte le stampe da lui pubblicate sono di merito presso a poco eguale;
se pure non si voglia dar la preferenza al sue Martirio degl' innocent!
dal Tintoretto per qualche forza niaggiore di chiaroscuro, essendo
Taltre d"ordinario di tuono alquanto debole. L'esscre egli stato pre-
scelto da Tiziano per incidere presso di lui in Venezia molte delle
sue opera, e I'essere stato in Roma il maestro d' intaglio di Agostino
Caracci sono due circostanze che gli tornano a sorama lode. L'avere
coUa sua novita aperta la strada ai grandi maestri che gli succedet-
tero gli da onorevole posto alia testa degli artefici dell'epoca seconda.
i
AGOSTINO CARACCI
fiato a Bologna nel iSSj, mono a Parma nel 1601.
N=
ato da famiglia celeberrima nella storia della pittura, pittore va-
lentissimo egli stesso, lascio talvolta il pennello per trattare il bulino,
e coUa guida di Cornelio Cort riusci ad intagUare dalle proprie e
dalle altrui composizioni grandi e piccoU rami con bell' ardimento di
tratteggio , con facilita di taglio e con tale maestria, che non sapreb-
besi qualificare se piii pittorica od incisoria. Da Cort a lui 1' arte
nostra ha pi'ogredito d' un bel passo, poiche il giro de' tagli da lui
sapientemente disposto in molte parti delle sue carnagioni puo tuttora
servire di norma in certi casi agl'incisori dell'eta nostra; nelle masse
poi de' capelli e delle barbe si pu6 imitare da qualunque incisore
senza riserva. II suo piccolo S. Girolamo in mezza figura dal Vanni,
e nelle parti incise da lui I'altro S. Girolamo di figuia intera della
propria composizione mostrano evidentcmente questa bella sua pro-
priety incisoria. Per lo meno queste due stampe sono eccellenti
DI GIUSEPPE LONGHI. 55
modelli da rintagliarsi dai giovani priiicipiauu (*). Gli amatori ccrcano
avidamente le buonc prove di moh'altre sue produzioui. Fra queste
si pu6 annoverare Enea portante Aiichise da Federico Baroccio, la
gran Crocifissione dal Tintoretto, ed il rittatto di Tiziano. Nelle sue
stampe, quantiUK|ue la bellczza delle forme non appaja, come in quelle
dcU'antico suo conipatriota Rainiondi, pure si mostra serapre encrgico
e sapiente disegnatore, e se pecca talvolta, c senipre di troppo, non
mai di poco sentire. Minore del llaimondi per la bcllezza de'contorni,
gli b di molto superiore per lo stile dell' intaglio. Con tutto cio era an-
cora a meta corso per giuiigere a quella perfezione veraraente incisoria
che distingue i migliori artcfici deU'epoca terza. II suo taglio non e sem-
pre equidistante c iluido, non abbastanza vigoroso il chiaroscuro, ed e
talvolta ancora visibile la linea di contorno alia foggia degl'incisori
deU'epoca prima. Non introdusse, o non quanto basta, lungo il contorno
delle parti illuminate le necessarie mezze tinte prospettiche, ne mai le
coperse opportunamcnte con tinte locali; e quindi le sue stampe non
producono rclTctto desiderato ch'egli ottenne co'suoi dipinti, ne sa-
rebbero tutt' al piii che seraplici preparazioni (**) per gl'incisori dell'eta
(*) II S. Girolamo, niezza figura, inciso da dagli amatori, e possono servire eccellentcmente
im (juadro o da im disegno del Vanai, per di norma, come dissi, ai giovaoi principianti
artificio incisorio i migliore dell'altro anche dal lato incisorio. Noa e cosi dal lato pittorico,
ncllc parti incise di sua mano, prima die il stio sebbene moiti pittori le propongano per tipo
discepolo Villameaa vl poaesse la sun, come si nl giovaiii disegnatori, a grave riscliio di ren-
scorgc in alcune prove di questo rame non derli manierati prima di formarli; giacclie ncl
terminato, le qiiali sono divenute rarissime e primo e piu nel secondo S. Girolamo le forme
costose. Anche le buone prove dope la ridu- sono si prouunciate e ricrescenti, cli' io dubito
zione del Villaineua sono avidamente ricercate se mai abbia esistito un tipo simile nel vero.
(**) Ccrlamente e assai meglio tenere le masse impressione in carta tinta da illuminarsi con
Itiminose grandi pii die si puo, che ristringere biacca, giacclie la tinta della carta in simil
coUe mezze time i lumi , siccome avvenne in caso fa rullicio delle mezze tinte prospettiche.
niolte stampe inodcrne in cui le carnagioni Per T impressione in carta bianca non sono che
sembrano di metalloj ma fra questi due in- semplici preparazioni, non essendo il rame ab-
convenienti si pu6 tenere una via di mezzo, bastanza coperto di lavoro. Dal lato del chiaro-
la quale conduce alia giusta imitazione della scuro Agostino incise a bulino, come i due siioi
natura. Le stampe di Cort, d'Agostino Caracci congiunti Lodovico ed Annibale, ad esempio del
e d' altri niolti di quel secolo sarcbbero bastan- Parmigianino , incisero all' acquaforte.
temente finite quanto al chiaroscuro per una
56 DELLA. CALCOGRAFIA.
nostra. £ per6 incontrastabile die il metodo praticato nell' intaglio da
questo celebre artista, se non diedc all' arte nosti-a tuito rincrcniento
di cui era suscettiva, contribui non poco ad aprire la strada a quei
niolti i quali dopo di lui la portarono alia maggior perfezione.
ENRICO GOLTZIO
nato a Mulbrechc nel i558, mono ad Harlem nel 1617.
Ai
-1 pari d'Agostino anche Enrico gia pittor rispettabilc, quantunque
non poco manierato, si diede a maneggiare il bulino, e quanto al ben
tagliare gli fu di niolto snperiore •, anzi in questa qualita pochissimi lo
supcrarono fra i piu distinti calcografi posteriori. Goltzio divenne tanto
padrone del suo strumento clie ne prendeva propriamente giuoco, gi-
rando, stringendo e svolgendo i suoi segni nel modo il piu bizzarre.
Fu il prirao clie veramente cominciasse a far sentire le attrattive se-
ducenti d'un tratteggio disposto in modo da produrre sul nervo ottico
la piu grata sensazione; ma fu il primo altresi che ne facesse dell'in-
cisione una specie di calligrafia, facendo consistere il pregio dell'arte
nella ferniezza, fluidczza ed equidistanza del taglio ; come I'abile cal-
ligrafo nella nettezza, pieglievolezza ed eguaglianza delle aste e de'fila-
menti delle sue cifre: non riflettendo clie questa bella proprieta del
])ulino allora soltanto e bene appropriata in calcografia (e n' e fre-
(juente il caso ) quando serve a piii evidente dimostrazione della cosa
rappresentata; in caso diverso e anzi necessario sopprimerla ad arte,
o per lo meno mitigarne il histro. II bulino di Goltzio netto egual-
mente dappertutto, incrociato a rombo e mosso arditamente, ben lungi
dal giovare alle sue rappresentazioni, nuoce ad esse non poco segna-
tamente nelle figure piu grand! , nelle quali il tratteggio si fa piu largo, e
per non essere copcrti gl'interstizj con punti d'impasto o coW' intrataglio ,
DI GIDSEPPE LONGHI. 67
si rende troppo visibilc (*). Se pcro si consideri die tale suo proce-
dcre I'll uno de'piimi slanci dell' arte, dal quale i classici maestri
dell'epoca terza attinsero con piii seusata modifiicazioue la somma cura
die posero nell' esattczza del tratteggio incisorio, quest' artefice ha tutto
il diritto alia stima ed alia ricoiiosccnza dei coltivatori e degli amatori
dcir incisione. Una delle sue stampe piu riccrcate c quella dcnoniinata
il cane di Coltzio , in cui ccrtainenlc sono niolto niinori i suoi soliti di-
fetti, quauto le bellezze niaggiori; sono belle pure a vedersi la Madonna
col Bambino e S. Ciuscppe die gli offre un pomo, stampa ovale per
traverse colla sua cifia sul pomo, ed e pieno d'anima il suo pro-
prio ritratto da lui inciso in busto di naturale grandezza. La rara
sua destrezza e facilita nell'uso del bulino fu da lui comunicata a
Giacomo Matham, il quale gli stette ben presso nelle buone e nelle
cattive qiialita del suo stile d'intagliare, ed a Giovanni Midler, non clie
a Giovanni Saenredan, i quali nell'affettata arditezza del taglio fors'anco
lo sorpassarono, e certamente ncU'alterazione delle forme pseudo-buo-
narroticlie, avvalorata in lore dall' imitazioue di Spranger, die fu il
corifeo di tutti i pittori manieristi (**).
(*) Clie slano ia calcografia i punti d'impasto
e VincratagUo chinmato anclie daglltnliaoi spacco,
ino9trer6 piii ililTiisaniente in altro luogo. Per
ora giova sapere die i punii d impasto sono
quelle piii o meao corte liaeettc, clie si veggono
poste nelle stampe migliori moderne fra gli
spa7J clie lascinno due tagli iucrociati ad nngolo
(**) £ fama clie Goltzio lavoratore instanca-
bile avesse acquisiata tanta facilita uel tagliare
il rarae, clie cominclato un taglio lo conclucesse
ferinamente siao al suo termine senza gianimai
arrestare il suo bulino, e die i lunglii fili di ra-
nic, i (juali nel solcarc la bniaila superficie della
lastra senilirano uscire lucidi e ricciuti dalla
punta del bulino, e per lo piii vi rimaugouo
alquanto nderenti, non fossero da lui toiti col
terzo dito o col quario della inano sinistra ,
coiuc soglioao praticarc gf incisori ; nia bensi
Btronnando la delta punta nella sua barba •,
quindi dopo d' aver lavorato tutto il giorno ,
Vol. IV. P. IL
retto od acuto, e moltiplicate ad egiiale distanza,
e quelle pure che stanno fra due liaee non incro-
ciate, ed anchc trovansi isolate. Vintrataglio poi e
una liiiea o taglio piii sottile e continiiato, posto
esattainente in mezzo agl' interstizj lasciati da
tagli piii grossi: le incisioni die daio nel secondo
volume raostreranno queste cose all' evidenz^a.
piMuzando cogli amici suoi gli rimanevano in-
toriio al meato tanti e cosi lucidi fili, die al
lunie delle caudele risplendendo in modo sin-
golare, lo fccero chiamare per ischerzo Tuonio
dalla barba d'oro. Tengo quest'auiena storiella
dalla bocca del celcbre Wille nel iiiio soggioruo
in Parigi. Goltzio cbbe varj scolari, i quali lo
cguagliarono, c fors'anco lo superarono nel ma-
neggiare il bulino. Fra questt debbono anno-
verarsi Jacopo Matliam, il veccbio De Glicyn ,
Giovanni MuUer e Giovanni Saenredan. Questi
due ultimi, e Muller segnataraente , tagliarona
con ardirc , fcrmezza e nitidezza mirabile.
&
58
DELLA CALCOGRAFIA
MARTINO ROTA
nato a Sebenico circa il i558, mono i^erso la fine del secolo.
JJuon disegnatove e facile incisore, Martino Rota produsse non
poche stanipe e dalle proprie e dalle altrui coraposizioni. Una assai
ricercata di sua iuvenzioue ed intaglio e la Battaglia di Lepanto, di-
venuta ora difficile a trovarsi; ma piii ricercata ancora, e non senza
ragione celebrata, e quella rappresentante il Giudizio universale tratta
dal famoso dipinto del Buonarroti nella cappella Sistina del Vaticano ;
coinposizione vastissima di ben quattrocento figure, espresse con bel-
Tarte e con niirabile tacilita da Martino in piccolissima dimensione (*),
ne certaraente si potea far meglio in quella proporzione di figure e a
unto bulino : oso anzi dire die in alcune parti ha conservate le
masse del chiaroscuro meglio del pittore, il quale in mezzo a tanta
(*) Fr.i qiianti intngli furono pubblicati di
quest' opera uiaravigliosa , e fra i quali ve ne
SOQO di graadlssima dimeasioae, quelle di Mar-
tino Rota circoscritto in assai piccolo foglio sta
tanto da ogni lato sopra tutti gli altri, quanto
1 origiaale dipinto sta sopra la sua stanipa. E
pero cosa dispiacentissima, ch' egli abbia di
troppo altcrato il foruiato dell' originale , clie
c di 59 per 74, meutre la sua stampa e di
7 7. per II '/.,• Quiudi fu costretto a trattare
d'egual misura le figure al basso della stampa
di quelle die stanno intorao al Salvatore, le
quali nella pittura del Buonarroti sono d'un
terzo circa piii grandi ; e per la stessa ragione
si vide pure costretto a separare in modo im-
perdonabile cd a grave pregiudizio della cora-
posizione i gruppi di santi e di sante collate-
rali nl gruppo, clie fa corona al divin Giudice,
lasciando grandissimi spazj , clie quel sonimo
pittore non senza pcrclie voile evilare. lo sto
attualmente incidendo lo stesso originale in due
rami da un disegno diligcntemente e sapienteraen-
te eseguito per mio conto in Roma dall'egregio
pittore signer Toniaso Minardi Faentino, ora
degno professore in quell'accadeniia di S. Luca.
Avendo fatti molii studj soprn quell' opera nel
mio prlmo soggiorno in Roma , conosceva giii
bastantemente lo stile di Michelangelo ; ina
vi ritornai non e molto per confrontare parti-
tamente e ripetutamente quel disegno col di-
pinto, e con mia somma soddisfazione I'ho tro-
• vato assai couforme, come lo trovarono ammi-
rabile i migliori artisti di quella capitale; anzi
quanto air efFetto del chiaroscuro mi parve
migliore la copia, perche eseguita con fino ac-
corgiraento dall' originale , non quale ora si vede
coperto del fumo de' cerei e degl'inccnsi, die
vi sale in gran copia uelle funzioni ecclesia-
stiche praticate nella cappella Sistina, sconcio
die nel giro di circa trent' anal ho trovato di
molto aumentato; nia quale esser doveva ai tempi
di Clemente VII. Per le quali cose ralTrontando
la stampa di Martino Rota col disegno die ho
sott' occhio , non terao d' errare in questa mia
osservazione.
DI GIUSEPPE LONGHI. 69
iiitelligenza ed cnergia, che vi diffuse in generale, non lasci6 d'essere
in qualche parte ua po'rotondo c pesante. II suo taglio e fluido c no-
drito, fjuantunrpie piuttosto fino e serrato, qual s' addiceva a quella
riduzione degli oggetti: I'estremita delle figure, appena ad occliio nudo
visibili, sono indicate con pochi tocchi in modo non comune. Qualcuno
de' cosi detti piccoli maestri pote superarlo nella finezza del tratteggio;
ma nessuno gli pno stare a fronte nclla facilitu ed intelligenza di qiiesto
piccolo e grandioso intaglio. Qualunque scelta collezione di stampe non
pu6 far senza di questo per que' tempi capolavoro (*).
NICOLA DI BRUYN
nato ad Anversa verso il iSSq, mono verso la fine del secolo.
X? iglio d'Abrarao pittore ed incisore di qualche merito, Nicola gli
fu pure discepolo, e ben presto lo supero. Inventb egli stesso molte e
ricche composizioni, che poi intaglio sopra grandi lastre con molta
faciUta ed accuratezza insieme, e non senza spirito ed cspressione ;
ma sempre debole nel chiaroscuro, e con im tagUo alquanto povero e
magro. Serabra ch'egli abbia preso ad imitare Luca d'Olanda, da cui
incise alcune composizioni, e le sue stampe fatte dapprima con tagli
fini e serrati hanno qualche lontana somiglianza con quelle di qiiesto
insigne autore non solo dal lato dell' intaglio , ma ben anclie da quello
del disegno. Le altre posteriori eseguite con tratteggio piii largo, ma
non pill nodrito, somigliauo a Luca imperfettamente nel solo modo di
comporre e nello stile in generale. Se 1' epoca della sua vita non ci
forzasse a coUocarlo in questa seconda eta della calcografia, lo stile
del suo disegno e del suo intaglio gli darebbero posto fra gli artisti
del secolo anteriore. La stampa sua piu stimata e ricercata e quella
(*) Importa peri) clie la stampa sia di prima l)ellezze. Simili prove sono oggidi rarissime e
prova, giacclie in cjuesto fino lavoro il rame si molto costose.
t presto usato, e vi sono svaaite le principal!
6o DELLA CALCOGRAFIA
denominata il Secol cT oro d'Abramo Bloemaert; ma non h facile il
trovaiMic prove soddisfiiccnti.
FRANCESCO VILLAMENA
nato ad Assist uerso il i566, mono a Homa nel i6a6.
l^lel tempo che oltraraonti rincisioiie a buliiio occiipava gi'an nu-
mero d'artisti, in Italia era quasi del tutto trascurata, giacclie non vi
si trovano che pittori i quali intagliarono o in legno (*), od a sem-
plice acquaforte con poco effetto di chiaroscuro ed a guisa di schizzo.
Tali opere sono sempre stimabili, come quelle indicanti lo spirito ed il
gusto di que' maestri, i quali pubblicarono cosi le composizioni loro,
(*) Sara facile al cortese leggltore 11 trovare
la lagionc per cui non lio pailato ne in questo,
nc in allrl capitoli dclP intaglio in legno. II tl-
tolo solo di quest' opera esclude tutto cio che
non riguarda Y incisione in rame. D' altronde
nelP incisioae in rame abbiamo gih vediito e
vedreuio ancor me"lio in se"uito die 1" artefice
pub far nulla di bnouo, se non e bene in pos-
sesso del disegno , e se non ha fatto precedere
lungo esercizio nell'adoperare il bulino o la
punta ; in vcce nell" incisione in legno 1' arte-
fice il piii digiuno d'ogni cognizionc pittorica ,
purche non gli manchi attenzione costante e
scrupolosa diligenza, puo fare stampe in quel
genere d" intaglio lodevoli- Nelle plii belle
stainpe in legno il contorno ed il tratteggio
erano quasi sempre dclineati colla penna dili-
gentemente ed evidenteinenle sulk tavoletta di
bosso destinata all' intaglio da buoni pittori o
disegnatori in questo genere di lavoro esercl-
tati. Non aveva dunque altro a fare 1' intaglia-
tore , che lasciare intattl e rilevati sulla super-
ficie della tavoletta i segni della penna, scavando
plii o nieno con tutta accuratezza tutte le parti
del bosso non tocclie dalla penna , ed allora 11
lavoro era gia pronto alia stanipa : che se per
qualche negligenza avesse lasciato qualclie file
di bosso intorno al segno della penna, die po-
tesse renderlo piii grosso, lo stesso disegnatore
con diligente ispezione poteva farglielo riparare
(come si fa tuttora) anche dopo le prime prove
di stampa. Ve ne furono di quest! intagliatori,
i quali segnarono essl stessl plausibilmente 11
loro tratteggio colla penna prima di fame T in-
taglio; come vl furono del disegnatori, 1 quali,
dopo fatto sul bosso il loro disegno colla penna,
fecero essi stessi I'operazlone dell'lncisorej ma
si neir uno die nell' altro caso tutto il merito
di quest' arte era del disegnatore, ne restava
air Incisore che la meccanica e non dilTicile
esattezza di scavare sul bosso tutto cio che non
era segnato dall' inchiostro. Arte utilissima ia
vero prima die si trovasse rimpressione in
rame , ma sempre inferiore alia calcografia
tanto per I'operazlone inclsoria, quanto per
quella dell' impressione , e ci6 con pace del si-
gner Papillou e di qualch' altro.
DI GIUSEPPE LONGIII. 6 1
ed aiizi quelle assai probabilaiLMite cui davano la preferenza. ]\[a guai
se avessero trattati i loro cjuadri colla stessa negligenza con cui trat-
tarono le starnpe loro per mancaiiza d' esercizio calcografico : minor
fama avrehbero ottenuta come pittori, e minore per conseguenza come
incisori. Quindi non vertcndo le nostre osservazioni sopra tutti gl'in-
cisori per tesserne una storia corapita, ma sopra quelli soltanto i
quali ( come giii si disse ) piu contribuirono coUe opere loro all' in-
crcmento della calcografia, e non avendo essi alcuna qualita propria-
mente incisoria , ne serberemo rispettoso silenzio, e farcmo in vece
qualche motto sul merito di Francesco Villamena. Disccpolo di Cornelio
Cort e condisccpolo d'Agostino Caracci , se non parcggio questo
ultimo da una parte, lo supero dalFaltra. Come Ic stampe di Agostino,
COS! le sue sono ottimi modelli per 1' esercizio del bulino da proporsi
al rintaglio de'giovani alunni, quelle per facile ed ard^to movimento
del tratteggio, queste per eguaglianza, nitidezza e sensata disposizione
de' tagli. Intagli6 anch' egli e dalle proprie composizioni e da quelle
d' altri valenti maestri. I suoi contorni non sono dello stesso merito
di cpielli del suo rivale ; ma non pertanto vi si ravvisa non poca in-
telligenza. Viene accagionato in generale d'alquanta magrezza di taglio,
abbenchfe nelle ombre sia bastanteraente netto e pasciuto. Da questo
lato il suo lavoro ha qualche somiglianza con quello della seconda
maniera di Nicola di Bruyn teste citato. In tutte le sue operazioni in-
cisorie egli mantenne presso a poco il medesimo stile d' intaglio, e puo
dirsi di lui, come di tant' altri incisori, die veduta una sola delle sue
stampe, si pu5 argomentare senza piii quali siano le altre, se pure si
eccettui in cpialche parte la stampa sua piu ricercata dagli amatori,
rappresentante la Presentazione al Tempio, ed incisa da un dipinto di
Paolo Veronese, perche cominciata da Agostino Caracci e da lui
poscia terminata.
62
DELLA CALCOGRAFIA
EGIDIO SADELER
nato ad Anversa nel iSyo^ mono a Praga nel 1620.
1 1 ipote di Giovanni e Raffaello Sadeler, Egldio sorpasso dl mdlto
questi suoi due maestri nell' artificio incisorio, avendoli prima raggiunti
neir intelligenza del disegno. Ha imitato in certo niodo 1' ardire di
Goltzio, non la sua licenza ; ma nella fermezza del taglio gli rimase
alquanto infcriore, come gli fu superiore nello stile del disegno. La sua
Deposizlone di Cristo nel sepolcro da Federico Baroccio e intagliata
con si bella disposizione di tratteggio, e con tale energia e gusto, clie
eclisso da questo lato le stanipe tutte fin allora pubblicate. Questa sua
stanipa dest6 a^ que' tempi I'entixsiasmo generale ed anche ai nostri, figura
bene in qualunque scelta raccolta. Non e portata in vero per chiaro-
scuro alia forza del quadro, ma per un disegno pittorico e abbastanza
vigorosa e morbida ad un tempo. Copiandola od in parte od in tutto
i giovani incisori possono trarne grandissimo vantaggio, ed anche piii
che dalle stampe d' Enrico Goltzio, e d'Agostino Caracci. Per luil'in-
cisione ha fatto nuovi progress! (*).
(*) Altri di questa famiglia eJ altri imitatoil
coQtribuirono, se non cjuanto Egidio, certamente
noQ poco, airavanzamcato tlclla calcografia , e
SOQO Giovanni e KafFaello suoi zii, i quali in-
tagliaroao con facile e fcrrao bulino grande
qiiantita di stampe da moUi pittori italiani ed
oUrnmoatani, ed il siio seguace Roberto De
Voerst. NoQ e raaraviglia se la collezionc delle
opere di questa famiglia calcografica monta ad
un numero veramente straordinario. Lo stile
d' intaglio di que' tempi era tale die quando
r incisore aveva acquistata egnaglianza e fer-
mezza nel taglio, si poteva incidcre quasi colla
stessa prestezza con cui si disegnava nel gc-
nere fmito. I Sadder col limgo loro escrcizio
nel bulino si erano tanto addomcsticati con
questo stromentn, che sebbene Tajuto dell'acqua-
forte fosse in allora coaosciutissimo, preferiroao
d' intagliare anclie i paesaggi a puro bulino ,
anziche so'toporsi all' incomodo di verniciare
con accuratezza il rame per segnarvi i sassi ,
gli alberi ed il terreno , ed alia noja di coprire
e ricoprire molte parti colla dovuta precau-
zione ■■, non niai ben sicuri d' evitare tutti' gli
inconvenienti cui va soggetta simile operazione,
la quale poi ba sempre bisogno dclfazione del
bulino per essere ridotta sul rame alia voluta
nrmonia. E a vero dire fin dove il bulino potea
giungcre essi ottennero 1" intento in modo lo-
devolissimo, come 1' ottennero pure gli altri
calcografi qui sopra nominati di quest' epoca
seconda. Ma tutto questo s'addiceva assai bene
coUo slile d' intaglio di que' tempi, e mal riu-
scirebbe con quello assai piii laborioso ed esi-
gcnte de' nostri giorni, in cui una mezza figu-
ra, per la varieta delle tinte locali , c quindi
DI GIUSEPPE LONGIII. 63
GIACOMO CALLOT
nato a Nancy nel iSqS, mono ivi nel 1 635.
Di
'isegnatore facile e fermo, dopo lungo soggiorno in Italia, e dopo
assiduo esercizio nello schizzare colla raatita e coUa penna dalle opere
de' migliori maestri e segnatamente del Buonarroti , Callot applicossi
air incisione in modo tutto sue. Ei prefer! quasi sempre alle grandi
le piccole figure , in clie riusci affatto nuovo e sorprendente. Questo
genere d' intaglio non ha certamente da superare le infinite difficoltii
incisoric inerenti alia rappresentazione di forme piu grandi si per la
gradazione delle ombre, come per la varieta e la condotta del tratteg-
gio; ma ne incontra una peggiore, ed e, che que'piccoli contorni, se
non Bono improntati colla franchezza figlia del sapere e dell' esercizio,
diventano pisti e tormentati : a questa difficolta s'aggiungeva in Callot
quella plii forte di bene inventare e comporre ; giacche, di pochi in
fuori , i soggetti da lui pubblicati sono tutti parti del suo genio crea-
tore (*). Nel gran numero delle sue stampe , in cui quelle di figure
piix piccole sono d' ordinario le migliori, si distinguono i Supplizj, il
deirartificio incisorio glusUimeate introdotta nelle sistema calcografico paragonate con quelle ese-
Btampe, richiede piu di studio o di tempo che guite dai detti maestri, possono convincere qua-
una rapprescatazlone di piu figure dei Sadeler lunque intelligeate dell' immensa difTerenza die
e dcgli altri di questa categoria, clie li prece- passa fra Puno e T aliro stile. Veggansi le
dettero. Le sole rapprcscntazioai d'aria serena stampe del celeberrimo Raffaello Morghen vi-
o nuvolosa, senza dire delle carnagiooi, dei varj veute, e nelT uso della puuta superiore di lunga
drappl e di moll' altri accessor], nel moderno mano a tutti quanti grincisori.
(*) In questo genere d'iacidere, anclie in- piii che altrove in Ingliilterra, rluscirono stu-
dipendentemcnte dal volere operarc dalle pro- pendamente anche incidcndo dagli altrui disegni
prie composizioui , t necessario che 1" incisore di sempUce alibozzo. Di fatto le piii piccole
si avvezzi a scliizzare con facillta e maestria, figure di Callot osservate con forte lente con-
al clie noQ pu6 riuscire lodevolmente se non vessa altro non diventano che puri schizzi di
se inventando e componendo egli niedesimo penna grossolana con pochi segni verticali in-
qnasi gionialmentc. Con questo esercizio prcli- dicanti le masse ombrose; ma di cio piii dif-
minare niolti intagliatori delle cosi dettc ii^nctie fusamente nella parte pratica, cioe nei volu-
eseguile per le migliori produzioni librarie, e me II.
64 DELLA CALCOGRxVFIA
Ciardino cU Nancy , la Flera dell' Iinpraneta e la plccola Tentazione dl
S. Antonio. II suo tratteggio e semplicissimo , e quale conviensi a
quel genere, e per lo piii d'un solo taglio posto al lungo delle raera-
Ina c de'panneggiamenti, e questo taglio piii 0 meno gonfiato secondo
]a forza dell' ornbra fa comparirc piii Icggieri i contorni dalla parte
illuniinata, i quali sovente sono d' una prodigiosa sottigliezza e pie-
glicvolczza; le piccolo parti de' volti e le articolazioni delle niani e
dei piedi sono energicaraente indicate con semplici masse ombrose
troncate a tempo giusta il bisogno. Alcune delle sue stampe sono di
coraposizione si vasta e farraginosa, che dipingendole in grandezza
naturale, pocliissime pareti fra le pin ample potrebbero contenerle :
eppure in tanto avvolgimento di figure ludla v' ha d' incerto per chi
le osserva attentamente. La prospettiva lineare e ben di rado man-
cante , e se 1' aerea non e del tutto conservata per la modificazione
della luce, die in si minute cose snerverebbe Tesecuzione, lo e pie-
namente per Tinsensilnle diminuzione dell'ombra; di modo die fra
gli oggetti vicini ed i lontani appare evidentemente 1' aria interposta.
In quanto poi all' armonia del chiaroscuro, tanto difficile a mantonersi
in simili formicai , e si maestrevolraente trovata e per la ripartizione
dei gruppi e per Tintroduzione appensata di varj fabbricati, di piante
e di verisiraili accidenti di larghe ombre gettate dalle nuvole, die in
simili rappresentazioni di piii non si potrebbe tentare senza produrre
confusione. Il da riflettere che per ben incidere que' minutissimi
oggetti e necessario che I'artista, oltre alia piii sentita intelligenza
delle proporzioni e delle forme timane, sia dotato di vista ben acu-
ta e di polso ben fermo, onde segnare a primo colpo i suoi contorni
sulla vernice ne piii, ne meno di cio che esige 1' indicazione precisa
degU oggetti che iiitende rappresentare: un contorno addoppiato o
tretnolante, die in una testa di naturale grandezza poco influirebbe,
nelle moltissime di Callot, che sono per lo piii della centesima parte
del vero ed anche meno, diiTorma tosto ogui rappresentazione ; e per
quanto 1' arte abbia ti'ovato alcuiii mezzi per coprire sulla vernice ,
indi rifare il gia fatto, radc volte si puo evitare Fapparenza per lo
meno di qualche stento ingrato. Callot era tanto sicuro d' occliio e di
DI GIUSEPPE LONGIII. 65
mano die alia foggia de'pittori soleva incidere i suoi piii minuziosi rami
sul cavalletto , cosa incredibile , se noii ci vcnisse trasraessa da' suoi
contemporanei ; ne era gii per iscliivare ogni sconcio die potesse iia-
scere suUa vernice, giacchfe quella di cui servivasi, e di cui parleremo
a suo luogo, era la cosi detta vernice dura e cotta, la quale resiste
ottiinamente anche appoggiandovi il braccio con frammezzo un pan-
nolino compiegato: era propriamente per rara disposizione di natura
a far tutto anche ne' modi piii incomodi per ogn'altro, e per parti-
colare inveterata abitudine.
CLAUDIO MELLAN
nato ad Abbeville nel 1601, morto a Parigi nel 1688.
N.
on ^ da tacere sull' abilita di Mellan e come disegnatore , e come
incisore. Le sue stampe, die in gran parte sono di sua composizione,
mostrano I'uomo profondamente conoscitore, se non del bello, almeno
del vero, II suo stile incisorio poi lo distingue da ogn'altro per avere
con modo tutto suo rappresentata con un solo taglio (tranne le prime
sue opere iielle quali lo ha incrociato come i suoi predecessori) qua-
lunque composizione. Non e certamente lo stile piii conveniente per
gl'incisori in grande, e come abbiarao osservato nell' articolo prece-
deiite, meglio s' addice alle piccole figure; nondimeno Mellan in mezzo
alia capricciosa sua economia di tratteggio ha si bene e si energica-
mente mosso quel suo taglio senza reuderlo troppo lucido, die le sue
stampe migliori, se non presentano varieta d'artificio e di tinte, non
danno almeno alio spettatore 1' ingrata apparenza della penosa fatica
che pure in quel genere non puo 1' artefice evitare. Ma il solo
incisore sa quanto costano que'tagli enfiati a piii riprese; il semplice
amatore li crede fatti al primo colpo e gode all'aspetto di quell' ap-
parente facilita. Fra le sue produzioni sono ricercate la Rebecca
dal Tintoretto, .?. Pietro Nolasco e S. Francesco nel deserto. Per
Vol. ir. P. II Q
66 DELLA CALCOGRAFIA
inolto tempo gli amatori ammirarono come cosa inimitabile la sua
testa del Salvatore, intitolata il Santo Sudario, di grandczza quasi na-
turale, da lui disegnata prima coUa penna, e quindi bizzarramente
iucisa con un solo taglio in giro, incominciando dalla punta del naso,
e cosi contimiato con varie inflessioui e gonfiamenti per tutta la stampa,
e si e loclato a cielo perfino il carattere sublime di quel volto, clie e
ben lontano dalF esser tale ; ma ora si pensa diversamente , e quelle
tele di ragno non souo piii ricomparse nella moderaa calcografia (*).
CORNELIO BLOEMAERT
nato ad Utrecht ncl i6o3, morto a Roma nel 1680.
T '
J_j arte nostra ebbe non poco incremento dal biTlino di Cornelio
Bloemaert. II suo tratteggio e molto piii misurato, ordinato ed equidi-
stante di quello de'suoi predecessori. Vi ha introdotto un movimento
non ardito e al tempo stesso non timido, dal die ottenne molto
rilievo ; se non che tale movimento per lo piii troppo semicircolare e
senza i semipiani del vero diede alle sue carnagioni un' apparenza
di gonfiezza e di tensione fuori del naturale. Ebbe pi;re un'altra
pratica difettosa in tutte le sue opere, e fu quella d'incrociare il se-
condo col primo segno ad angolo retto , il clie fece a vero dire con
molta disinvoltura e fermezza, vincendo la non poca difficolta di ese-
guir cio in ogni parte scorrevolmente e senza stento; ma clie produce
sempre durezza, ed e piii fatto per rappresentare le statue di marmo,
(*) Quest'' incisiooe creiluta a fjne' tempi ini- nel suo ritratto del P. Caiissin, e Nantcuil la
uiitabile fu loilevolmeiite riatagiiata Oal nostro quello di Luigi Hesselin; ma noQ riuscirono
Boaacina , il quale aoa era piii die mediocre le migliori stauipe di quest! artisti. Anclie il
intagliatore. Quanto mcglio potea farlo nno piii veneto Pittcri, se non imito in tutto Mellan,
abile di lui ! Non sono gia qucste le did'rcolta voile in raodo tutto suo scrvirsi d' un solo or-
incisorie die possono dirsi insoruiontabiii. Del dine di tagli gonfiandoll a plccole riprese per
resto Mellan ebbe i suoi iniitatori , fra i quali lungo o per obbliquo del rame ; ina il suo la-
Gian Ciacomo Tbourueysen, Michele Lasne voro riusci inoscio e peloso.
DI GIUSEPPE LONGIII. 67
che il vero vivente. Dal nuinero delle sue staiupe , ricavate per la
maggior parte dai iiostri classic! pittori , si deduce cjuant' egli fosse
padrone del suo stromento. Una delle piii apprezzate e quella per
traverse, rappresentante 5. Pie^ro die resuscita la Tahita dall' originate
di Guercino da Cento, e certamente per forza di chiaroscuro contro
il suo stile ordinario, e per sinccra traduzione del carattere rutto pro-
prio di qucU'autore pu6 dirsi una delle niigliori sue stanipe; ma noii
e tale per artificio incisorio, da lui meglio sostcnuto in altre sue pro-
duzioni, e fra le altre nel Riposo in Egitto d'Annibale Caracci. Sembra
essere stato il primo ad abbandonare totalmente 1' antico uso di cir-
coscrivere tutti gli oggetti con quella linea troppo evidente da noi
gia riprovata piii sopra, ed a staccare i contorni per mezzo del solo
chiaroscuro e della differente direzione del tratteggio, il che lo costi-
tuisce caposcuola e gli da posto onorevole fra gli artefici dell'epoca
seconda (*).
STEFANO DELLA BELLA
nato a Firenze nel i6lo, mono ivi nel 1664.
V^uesto condiscepolo di Callot fu portato a cielo da tutti quanti gli
scrittori di materia calcografica, incominciando da Cochin nelle sue ag-
giunte al piccolo trattato d'Abramo Bosse, a malgrado che Abramo fosse
tutto per Callot. La puuta di Stefano e assolutamente piii leggiera, pin
(*) E poi vero caposcuola, perche maestro cai diremo in segnlto ) , Carlo Audran , Stefano
di moiti valenti incisori, i quali e per la qua- Baudet, Stefano Picart, Teodoro Matliam e
llta e per la quaatita delle opere loro si distia- Guglielmo Yallet. Con buon esercizio di maao
«ero intorno alia meta del sccolo decimoquinto, in qiiello stile si potea far presto e bene ,
ed i quali al par di lui molto intagliarono dai qaindi il numero delle stampe die allora in
migliori dipinti della scuola italiana n grande breve periodo di tempo comparvero e sorpren-
soddisfazione e vantaggio degli amatori calco- dente. Quanto dlvcrsa la cosa e al presente, c
grafici e degli artjsti. Fra i moIti suoi discepoli quanto non si csige ora dai nostri incisori !
od imitntori si distinguono Nicola Poilly (di
68 DELLA CALCOGRAFIA
fina, piu scherzevole, piii libera e spiritosa, piu sentimentale talvolta
e piu corrctta di quclla del suo emulo ; a clo contribui da una parte
il suo gusto veramente origiiiale, dall'altra I'uso della vernice tenera
e dell'acido nitrico in vece della vernice dura e deiracquaforte d'aceto,
di ciii piu volontieri servivansi gl' incisori di que' tempi. La vernice
di ccra oppone quasi niuna resistenza alia punta, e Y acquaforte da
partire non ha bisogno per mordere, clie sia ferito il rame, bastando
solo, clie sia levata la vernice, ed anche non del tutto esattamentei e
facile pertanto il concepire come quest' apparecchio , clie a que' tempi
era pur quello di Rembrandt, si presti assai meglio dell'altro alia li-
berta d'un tratteggio pittoresco. Callot cede pertanto al suo rivale
in molte parti per gusto e per leggerezza di tocco; ma in altre molte
pero gli rimane superiore. Callot anche nelle composizioni sue piu
grandi ed affastellate da migliaja di figure e sempre d'un getto, ed e
serapre armonico di chiaroscuro compatibilmente a quel genere di
rappresentazione; Stefano e frequentemente incostante, slegato, e diro
anche confuso nelle masse ombrose. Fu detto , non so con qual
fondaniento, che mentre il primo riusciva meglio nelle piccole , clie
nelle grandi proporzioni, seguisse 1' opposto nel secondo ; ma per ve-
rita e appunto nelle piccole figure, ch'io trovo Stefano ammirabile;
poiche in quelle di maggior dimensione, eccetto alcune teste ed alcune
estremita, nel resto il suo lavoro e d'ordinario bavoso, troppo rifles-
sato senza ragione, tormentato e monotono nella sua stessa liberta; il
che proviene dalia disposizione di que' suoi tagli corti , sia a punta
semplice, sia all' acquaforte , diretti per lo piii a traverso del corpo
rapprescntato e molto obbliquamente incrociati ed accompagnati tal-
volta con tagli piu sottili ed ineguali sulla stessa direzione. I suoi
panneggiamenti sono di pessimo stile e di stentata esecuzione, talclie
danno apparenza d' essere usati , laceri, anzi sfilacciati; le forme poi
delle membra , di quelle teste in fuori e di quelle estremita , sono
igncbih, senza nerbQ e senza scelta. In somma, quando s'attenne a figu-
re piu grandi, le sue stampe in generale mostrano piii difetti, che bel-
lezze, ed lianno un non so che di peloso nel loro artificio, che riesce
ingrato ad ogni sguardo accostumato al bello. Anch'egli come Callot
DI GIUSEPPE LONGHI. 69
riusci bene nelle figure raeno coperte di lavoro e postate contro un
fondo chiaro, anzi di nuda carta; e male in vece contro fondi oscuri
piii obbligatorj per la gradazione delle tinte si ombrose che locali.
Egli era schizzatore calcografico facile e spiritosissimo, e bisogna
cercarlo ed ammirarlo in quelle produzioni scmplici e leggiere di
tinta, che gli vcnivano fatte quasi estemporaneamente. Dove qucsto
artefice e bello lo e veramente in alto grado , e si puo dire ininiita-
bile , perche le sue bellezze dipendono da piccoli segiii improntati a
primo colpo coUe piii dolci inflessioni espresse dal solo suo genio,
e bisognerebbe trasformarsi in lui per ripeterle coUa stessa disinvol-
tura, verginita ed intelligenza. Sono tali queste sue bellezze, cbe non
^ maraviglia, se gli amatori di fino gusto ne rimasero affascinati, e nel
loro vivo entusiasrao per quelle, non curarono que'difetti, che il vantag-
gio dell'arte in questa mia calcografica rivista m'incumbe di svelare (*).
SEBASTIANO LE CLERC
nato a Metz nel 1 687, mono a Parigi nel 17 14-
I
.mitatore di Callot e di Stefano Delia Bella, cogliendo il meglio dal-
I'uno e dall'altro, Le Clerc produsse egualmente in piccola proporzione
(*) A Callot ed al Delia Bella si deggiono di contorno nelle carnagioui die rappresentano
le bellissime vignette die comparvero d'allora per tali mezzl un bel dipinto in grande impic-
fino a nostri giorni, in Francia ed in Ingliil- colito per naturale prospettiva dalla lontananza
terra, ad ornanicnto delle piu belle edizioni dello spettatore die sia dotato d' acuta vista,
tipograiidie , il qual genere d' intaglio fe por- Imitator! di Stefano, e fors'anco discepoli,
tato orniai a 91 alta perfezione, che di piu non farono Andrea Podesta e Giovanni Batlista Ga-
a\ puo. Gl' Inglesi scgiiatamente in questi ultimi lestruzzi, eutrambi genovesi, i quali se non giun-
tempi vi hanno con bell' ardire introdotte vi- sero alia finezza dclla punta ed alia vivacit.H di
gorosamente le tinte locali, come si fa nelle tocco si piacevole nel loro maestro, posero nelle
grandi stampe,ecosi pure in alcune parti un stampe loro semplicita di tratteggio, intelligenza
tratteggio piii largo c nodrito, il die porta varie- di forme ed anclie di chiaroscuro, ed un non
ta, e fa comparire alcune altre tinte piii dolci e so che di fermo e spiritoso ad un tempo ( cosa
piu trasparenti ; vi hanno pure introdotta a suo ben di rado combinabile ) die le rende assai
luogo qualche leggiera morbidezza ed indecisione gradevoli.
70
DELLA CALCOGRAFIA
ricchissime composizioni. II suo tratteg2;io all' acquaforte ^ meno pe-
saiite di quello cli Giacomo Callot, eel 6 piii fermo e rcgolare di
quello di Stefano Delia Bella : v' e forse meno spirito in certc parti
clie in questo, meno ardire in certe altre che in quello; ma v' e cer-
tamente stile piu scelto e piu nobile. Se non veniva in appresso mi
Duplessis-Bertaux , di cui parleremo a sno luogo , era questo il triun-
virato dell' incisione in piccolo. La MoltipUcazione del pane, V Entrata
d' Jlessandro in Bab'donia, VAccademia ddle scienze ed il Frontone del
Louvre sono le piu distinte fra le belle sue opere. Ottenere il piii
beir effetto col meno di lavoro sembra che fosse la sua mira prin-
cipale ; mira quanto pericolosa nelle grandi proporzioni , altrettanto
sicura nelle piccole; e u'ebbe in guiderdone il plauso gencrale. £ uno
degl" incisori die iiel suo genere merita jriustamente la piii alta esti-
mazione (*),
pii
(*) Ho iletto che la massima J'ottenere nel-
1 intaglio il niaggiore cfl'etto col raiaor lavoro
possibile serve assai bene in piccolo^ male in
granite, ed eccone la ragione. Nel piccolo, quando
nnclie si faccia agire un solo taglio, si puo fa-
cilmente coiringrossaniento di questo taglio nelle
ombre ottenere bastante forza di chiaroscuro
senza renderlo troppo vlsibile e senza incor-
rere nell' inconveniente di dare all'oggctto rap-
presentato il liscio e la durczza raetallica ; anzi
Peconomia del tratteggio giova non poco a rende-
re il lavoro meno torraeutato e piii trasparente,
fcrnio e spiritoso ad un tempo. Nel grande in
vcce nulla v'ha di peggio che ostinarsi, come
fcceMellan, anon controtagliare giammai, ovve-
ro , come Tolandese Muller , a controtagliare con
larghl segni senza introraettcrvi 1 punti dUinpasto.
Nel primo caso le ombre essendo trattate come
le raezze tinte chiare , tranne V ingrossamento
del taglio, in vece di retrocedere, s'accostano a
detrimento del rilievo; poiche lo stesso ingros-
samento del taglio le rende piu appariscenti :
nel secondo caso avviene all' incirca lo stesso,
perche gli spazj di nuda carta rimauendo troppo
l.Trghi nelle incrociature, s.altano troppo airoc-
chio dello spettitore , e gli tolgono il dovuto ri-
poso. Pcrcio i migliori maestri calcografici non
solnmente ammorzarono il bianco di simili in-
terstizj con punti ol)lunghi bene appropriati ,
ma vl aggiunsero ben anco il terzo taglio per
moderarue il lustro sconvenpvole.
DI GIUSEPPE LONCm. 71
Carattere dell' cpoca terza dell' incislone.
A,
Jjbiamo vednto i calcografi dell'epoca prima farsi carico soltanto
de'contorni, e nella precisione di essi, per quanto il gusto de' tempi
il permctteva, ottenere bene spesso il vanto sopra quelli delle epoclie
sussegnenti; ma trascurare poi il chiaroscuro, la prospettiva acrea e la
maggiorc o minore morbidezza de'corpi, circondandoli con linea sem-
pre sentita ed appariscente, come sogliouo d'ordinario operare i pit-
tori iiei loro disegni aH'acqucrello. Abbiamo pure vcduto que' doll' cpoca
seconda abbandonare questa ingrata liiiea, o almeno iudicarla coUa
massinia Icggerezza , curar mcglio le mezze tinte ed i ridessi, dar
moto pill fermo e piii ardito al tratteggio , ed indicare con aerea
prospettiva le diiTcrenti distanze degli oggetti, se non col necessario
abbassamento dei lumi, almeno colla diminuzioiie delle ombre; in una
parola rappresentarc ben finito un disegno monocromato colla dol-
cezza ed armonia di cui puo essere siiscettivo. Ora vedremo que'
dell'epoca terza, la quale coniprende anche 1' eta nostra, spingere
r abilita calcografica oln'c i confini de'semplici lavori monocromati,
pretendere alia giiista rappresentazione non solo del contorno e del
chiaroscuro, ma in certo qual modo del colorito medesirao, prevalersi
dell'acquaforte, del bulino e della puuta in modo quanto piii difficile
e laborioso, altrettanto piu gradevole, inventare diverse forme e mi-
siire ed affinita di linee, ed appropriarle alia sincera imitazione della
varia supcrficie degli oggetti •, quindi sotto 1' industre lor mano il
morbidissimo velluto, il lucidissimo raso, i finissinii merletti , i can-
didissimi lini, il velo trasparente, il forbito acciajo, i limpicU cristalli,
le piumc Icggerissime apparire alio sguardo dell'attonito osservatore
nella massima loro evidenza, distinguersi le carnagioni dilicate dalle
robuste, le bionde dalle nere chiome, e dalla sola tinta nera emergere
senza durezza suddivisa in bianchi fili o la natiirale canizie, o 1' im-
polvorata parrucca diplomatica , e il ciel sereiio o nuvoloso, e I'acqua
tran(iuilla od agitata, e le sterili od erbose zolle e sassi ed alberi e
72 DELLA CALCOGRAFIA
ncbbie e nuvole e fumo, e il piu lontano orizzonte e tutta in sorama
la natura visibile rappreseiitata nel suo vero aspetto in modo clie
nulla resti a desiderare; e ci6 con tale perseveranza di veramente
iniproba fatica, die non si potrebbe spiegare altrimenti che nella
nioldplicita delle copie die un rame puo somrainistrare, giacdi6 nes-
sun calcografo, se 1' opera sua riraanesse unica, potrebbe spingere
tant' oltre 1' attenzione e la pazienza a risdiio di non trovare a rame
iiltimato condcgno guiderdone.
Tale, parlando de'migliori raaesti'i, e lo state di quest' epoca terza
deir incisione , la quale puo dirsi ultima , essendo stato portato per
essi I'artificio calcografico a tale stato di perfezione, die senza peri-
colo di cadeve in leziosita non e concesso di tentarlo maggiore. E
aliime che in questo vizio sono gia caduti non poclii, i quali posero
tutto il loro ingegno ne' soli mezzi dell' arte ; diraenticando sciaurata-
mente il fine , ne fecero dell' arte stessa un mestiere di manuale abi-
lita, si died.^ro esclusivamente al maneggiamento fermo, fluido ed equa-
bile del bulino, adescati dalla grade vole sensazione che all'occhio ne
risulta, ed abbandonarono la parte piu importante, anzi indispensabile
per r incisore , 1' intelligenza delle forme e delle proporzioni ; ve ne
fiirono d' infatuati a segno per questa proprieta dello stromento , che
avvertiti e convmti delle piu grossolane sproporzioni , ristettero dal-
r emendarle per tema d' offuscare in qualche parte la nitidezza del
fatto lavoro; per essi un pezzo d'architettura, per non dire un sem-
phce fondo ben digradato ed unito, ha lo stesso merito d' una testa
ben sentita, vivace ed espressiva. Nemici di tutto cio che sente pit-
toresca liberta, essi non fecero che lisciare stentatamente ogni cosa .
rappresentata di qualunque natura pur fosse, e produssero non di rado
aborti imbellettati da far storaacare ogni persona sensata e di buon
gusto.
Con siffatto procedere incepparono I'arte e la denigrarono cotestoro
per que' mezzi medesimi che adoperati all'uopo e con giudiziosa so-
brieta dovevano sollevarla alia maggior perfezione: Tincepparono, dice,
difficoltando ognor piii la gia penosa ed ardua sua meccanica esecu-
zione, dal che nacque sovente che molti artefici, i quali disegnando
DI GIUSEPPE LONCni. 78
erano capaci di fino gusto c di sevcra correzione , non fosscro piii
tali incideiKlo, come il piii abile danzatore raancherebbe tosto di brio
e di leggerczza, se fosse costretto a comparir sullc scene con grossi
e pesanti calzari. Ne questo 6 il maggior danno : a cagione di questi
vincoli il giovane incisore troppo occupato giornalmentc n^ll' adde-
strare 1' occhio e la niano alia piu diligcnte meccanica opcrazionc del
taglio, o trascura totalmente, o perde alraeno gran parte di quel tempo
die dovrebb'essere destinato all'esercizio del disegno. Suscitarono cosi
a disdoro dell' arte nostra la quasi generale opiniqne , che gl'incisori
moderni siano ignari d'ogni principio di buon disegno e d'ogni pit-
torica cognizione , c si riduca ogni lor vanto al meccanico uso degli
stromenli; essere pertanto assai prel'cribili gli antichi per la loro in-
telligenza in mezzo alia durezza o mescliinita dell' arte nascente.
Ed iiivero, se paragonare si vogliano le brutte starape moderne, di
cui si disse poc'anzi, colle migliori degli anticlii, la palma e senza
dubbio per queste ; perocclie la semplicita, per quanto gretta ella sia,
piace assai piu che il mal appropriato pomposo artificio ; come nn
buon contorno e prefcribile a malintcso cbiaroscuro, un buon chia-
roscuro a malinteso dipinto. Ma se il contorno, il chiaroscuro, il diplnto
6ono belli, ciascuno nel loro genere, egli e evidente che quest' ultimo
supera i due primi, perche include gia necessariaraente il merito di
quclli, e lo condisce col proprio. Cosi e a mio credere (e con pace di
coloro i quali confondendo il raro col bello non respirano che per 1' an-
tico, e tutto ci6 che e moderno disapprovano), cosi e, dico, delle stampe
moderne veramente belle, delle quali ragioneremo nel decorso di queste
osservazioni : hanno esse il pregio de'bei contorni proprio dcH'epoca
prima, cjuello del chiaroscuro proprio della seconda, ed hanno di pin
Ic tinte locali e le attrattive scdiicentissime del maraviglioso artificio
con cui s'esprime in certo modo il colorito, tutto proprio della tcrza (*).
(*) h da avvenire clie per 1' inscnsitile c potrcbbero sure cgualmcntc ncH'una e ncU'altra
grndunle avanzameato dell' arte nostra alia sua classe. Qiicsto piccolo inconvcniente ( intendo
perrcziooe non v' e da un'epoca aH'altra, o dire qiiello d' incontrare fra i maestri di-ircpoca
per dir uieglio, dal finirc crun'epoca al comin- terza taUuio clie forse meglio starcbbe nclla
Clare d' un' altra , una diOerenza tanto decisa , seconda ) sarebbe stato facilinente levato , se
che non vi si trovino alcnni incisori, i quali non vi si fosse opposto 1' ordine cronologicc.
Vol. IV. P. U. ,0
74
DELL A C.YLCOCRAFIA
LUCA VOSTERMANN, SCIIELTE A BOLSWERT, PAOLO PONZIO
viventi nel i63o.
V^uesti tre rispettabili artefici, alUevi di Rubens, occnparono pre-
feiibilmente il loro bulijio intorno alle opcrc di lui ; Vostermann non
isdcgiio rivolp;ersi anche allc opei-e cli'PiafFacllo, dei Caracci e d'altri
valenti Italiaui ; Bolswert non lascio Rubens cbe per altri di quella
scuola; Ponzio dedicossi escluslvamente ai dipinti del suo maesti'o, II
nuraex'o dclle stampe che produssero , alcune delle quali sono di rile-
vante diinensione , prova la grande loro facilita d' operare, Evvi fra
essi molta analogia di stile, sebbene Vostermann si distingua nota-
bilmente per certa quale apparenza di granitura sua propria , e bene
spesso per maggiore vivacita di cliiaroscuro. Si pti6 dire die nessun
pittore sia state si bene, e si fedelmente tradotto in calcografia^ poi-
che sebbene il Rairaondi abbia meglio d' ogn' altro colto il carattere
del suo maestro, e per6 certo che lo espresse piii dal lato del con-
torno , die del chiaroscuro e del colorito ; laddove questi traduttori di
Rubens lo rifecero, per cosi dire, in ogni parte, e nel tocco perfino
del suo raaraviglioso pennello grasso e scorrevole ad tin tempo,
forte e leggiero, raorbido e preciso. Perche quell' insigne pittore ca-
poscuola, dotato di tauto gusto e sapere , e capace di tutto, perche
non fu discepolo di RafFaello o di Leonardo ? Quanto piii cara e piii
proficua alle arti sarebbe riuscita la rara fedelta di questi incisori da
lui creati ! Al contrario questa fedelta cosi scrupolosa nuoce tanto a
cjudle stampe , die non puoi rivederne la collezione intera , senza
provare un sense di noja, e direi quasi di replezione insopportabile ,
riscontrandovi serapre lo stesso mo'di comporre, le stesse fisonomie,
le stesse forme piu e meno esagerate, lo stesso giuoco di chiaroscuro,
in una parola la stessa perpetua maniera. Siccome poi lo stile di Ru-
bens e senza confronto di piii facile imitazione, che non e quelle di
Raffaelle e di Leonardo, non b ben sicuro, se incidende epere di piu
castigata esecuzione, questi fidi proseliti avrebbere sapute si bene
DI GIUSEPPE LONG HI. 7 a
penetrare nello spirito de'loro prototipi, e riprodurli con pari fedelta.
Certamonte, se dobbiamo giudicare da quanto Vostermanii incise da
Raffaello, 1' csempio noa e troppo favorevole al nostro desidcrio. Egli
era proprio cdiicato, e forse nato per Rnbens, e gli altri due ancora piu.
In nu'zzo pcro all' opprimcnte cjuantitu di stampe di sempre eguali
bellezze e difetti, clie questo calcografico triunvirato prodnsse, non
e men vero die alcune di queste smio giustamente apprezzate dagli
amatori, e stanno assai bene in ogni scelta collezione. Tali sono,
di Vosiermann Cristo deposto dalla croce dal noto quadro della Cat-
tedrale d'An versa, VAdorazione dei Magi in due fogli ed il Presepio:
di Bolswert VAssunzione della B. V., la S. Cecilia e la Caccia dei Iconi:
di Ponzio la Presentazione al tempio , Tomiri che fa imwergere nel sangue
la testa di Giro ed il Sahatore con S. liocco. Non lieve merito di questi
valenti calcografi (a quello d'avere spinto I'effetto del chiaroscuro ad
«n grado quasi dapprima sconosciuto , e d' aver dato ai loro lavori il
carattere dei veri dipinti, non dei disegni monocromati. Quantunque
^Icune stampe anteriori mostrino di quando in quando qualclie indi-
zio di tinta locale, nessuno prima d'essi vi si applico per sisteraa. Non
hanno sempre, e non quanto basta, variato I'artificio ineisorio secondo la
varieta di simili tiute, come fecero altri molti dopo di loro; ma getta-
rono intanto il primo germe di questa bella qualitii incisoria costituente,
forse piu d'ogn'altra cosa, il carattere dell' epoca terza ed ultima (*).
(*) Fr.i grincisorl cllscepoli dl Rubens merita quanto sin difformata quella ccna non e da
onorevole nicnzlone Pictro Soutman, il quale dire. Rnbens era investico di wl uianiera siu.
con qualche diflerenza d''artiiicio ineisorio ha sa- propria, ed era questa si radicata in lui, e
puto ancli'i-gli fedelniente rappresentare lo stile divenuta per Innga abitudine immutabile , che
del 8H0 maestro. Gli amatori hanno cercata avi- mentre credea di trasformarsi in Leonardo,
damente la stampa, rappresentante il Cenacolo trasformo Leonardo in se medesimo, si che quel
fainoso di Leonardo da Vinci, ch'egli incise maraviglicso dipinto ancora visibile a quel tern-
da uno studio fatto da Rubens nel suo passag- po e non, come adesso, da piu d'una mano
gio per Milnno. Ma poteva egli mai Pietro Paolo, profana toialmente ridipinto , appare in quella
per quanto valcsse in pittura, copiare fcdel- gtampa evidcntissima opera dcU' Olandese Ca-
meate Leonardo, il quale ha operato con pria- poseuola piu ancora di molt' altri dipinti di
cjpj e con modi totalnientc divcrsi ? No certa- plena sua composizione.
mcnte. Egli era in questo caso un'aquila bensi, Non parlero di molt' altri incLsorl di quella
ma die tentava in vano contro natura d' imi- scuola e di quel tempo, i quali per quanto
tare il canto melodioso dell' usignuolo. Perci6 possano raeritarc ginsta lode, pure sono di
70 DELLA CALCOGRAFIA.
REMBRANDT VAN RYN
iiato prcsso Leida net i6c6;, mono ad Amsterdam nel 1674.
J_j artcficc piu singolare e come pittore e come intagliatore h
Rembrandt Van Ryn, cclebratissirao per la qiiantitii ddle stampe da
lui incise all' acquafortc ed alia punta dalle propric composizioni con
piltoresca liberta, o piuttosto col piu strano disordine. Imitatore di
nessuno e seguace della sola natura, si fornio cgli uno stile di com-
porre, disegnare, colorire ed incidere tutto suo, deviando in certa
guisa da ogni bel sentiero spianato per altrui cura, per aprirsi nn
adito intcntato fra baize e Ira dirupi, die alia meta prefissa piii di-
rettamente il conducesse. Per tal mode in balia del proprio gusto
isolate ci riusci a dir vero le spesse volte stravagante, eccessivo, tri-
viale, ignobile, trascurato, e quel clie e peggio nelle arti estrcma-
mente scorrctto. Fu agli antipodi del greco stile, e si mostro ncmico
ostinato delle Veneri e degli Amori, in una parola del bello primario
della natiu-a : iiella sua stampa intitolata la Morte della B. V. v' e una
gloria d'angeli, clie la diresti piuttosto una discesa d'arpie mostruose,
ed in quella del casto Giuseppe, la moglie di Putifarre e tale nella
sua nudita da consigliare la fuga ai piu dissoluti. Con si enormi di-
fetti chi niai credcrebbe clie i suoi lavori si pittorici, clie incisorj
riuscir dovessero tanto pregiati, da asscgnargli dlstintissimo posto nella
storia delle arti? Se non che si vasta e moltiforme e la natura, ed in
qualclie grado inferiorl ai gia nominati; sareb- iotitolata il Lepre d' Hollar per la facilita e leg-
hero <(uesii gli allievi di Sotunian, Gio/ia Suy- gerezza della sua punta: pare, vedendo quel-
ilerhorf, Gioi-aimi Loujs, Guglielmo Leeu.v e Tauiiiiale, sospeso per una delle zampe poste-
Pietro Fan Sompelen; nomiaarli tuttl sarebbe rlori, di setitire la fmezza del suo pelo solTice
pel luio lettore vana fatica e nojosa. insierae ed alcjuanto ruvidetto, cio che meglio
Uno pero di quel tempo, ma non di qucUa non si poteva ottenere che colla punta e col-
scuola, e Venceslao Hollar di Praga, il quale si Facquaforte, e nel modo con cui Hollar ser-
distinse non poco fra gl' incisori acquafonisti. vivasi di questi luezzi d' incidere. E anche ri-
Le opcrc di lui furono altamcnte gustatc, e lo cercata la Torre della Cattedrale d'Anversa nelle
sono anche oggidi dai colli amntori , i quali prove con una sola linea di scrittura al basso,
ammiraao seguataraente la sua piccola stampa e la Maddalena nel deserto.
DI GIUSEPPE LONGHI. 77
ogni s\ia parte tli s\ difficile imitazione, clie qiiando gimiga 1' artista
a Ijcne rapprescntarla anclie da un sol lato, lia gia provvediito ba-
stantcmqnte alia sua celehrita. A cio si aggiiinga , die vi ha un bello
pittoiico indipendentc dal bello reale della natura, per cui ei6 che fe
men bello, ed anclie brutto nel vero, si fa bello nelle opere d'arte per
bellczza d'esecuzione e viceversa: cjuiiidi e die alio sguardo degl'in-
telligenti e assai piii bello uii ispido eremita di Ribera, un masdie-
rone di Polidoro, un ccffo di Leonardo , e perfino il piii orrido sche-
letro di Michelangelo, die il ritratto della donna piii avvenente sten-
tataraente rappresentato da meschino rainiatore. Tali f)ellezze appunto
coprono le molte macchie sparse nelle opere di Rembrandt. Esanii-
niamolo dapprima nelle sue coniposizioni. Fu detto a ragione eh' esse
mancano di nobiltii e di grazia^ ma la verita, 1' espressione , la no-
vita, la varieta, la forza e 1' armonia del chiaroscuro prodotte dalla
qualita dcgli aggruppamenti a cio disposti , la corrispondenza tlelle
diverse attitudini colle diverse uniane strutture, in che fu unico ,
compensano ad usura ogn' altra sua mancanza. Ebbe taccia di non
curare i costumi de' tempi ; ma come il piii de' suoi compatrioti e
limitrofi, e diciamolo pure, come cjualche nostro valcnte Italiano, non
vesti le sue fijrure alia fo2;o;ia olandese, tedesca o veneziana. Ne'
molti fatti del Vangelo, ch'ei prefer! rappresentare , se non s'at-
tenne strettamente alle -vesti giudaiche , invento egli stesso e tur-
ban ti e pellicce e tappeti e fasce e tuniche e confnsi ricami assai
conformi agli usi orientali; talche vedendo le sue rappresentazioni
ci accorgiamo almeno che la scena non succede fra noi, ne alia no-
stra eta. Fu, dissi, triviale ed ignobrle ; ma nella sua Risurrezione di
Lazaro la figura principale ha tutta la dignita e corapostezza, die
conviensi a rpicl divino taumaturgo, e per I'attitudine, se non per
le forme, sarcbbe dcgna di Pussino, ed oso dire dello stesso Raflael-
lo; non c pur tozza come al solito, e contro il solito vi ha tentato
un getto di pieglie di piii nobile stile. Che diro poi della ben ordi-
nata composizione, del maraviglioso effetto del chiaroscuro e della
particolare e generale espressione? L'azaro in quclla stampa e vera-
mentc un morto quattriduano, in cui cominda appena ad operarsi una
78 DELLA CALCOGRAFIA
nuova vitalita: cgli solleva a stento la testa e le spallc, e cruna mano
s' appojigia debolmcute alia spoiula della propria tomba. Qnal contrar
sto iVa qiiesto moto semianime, e I'energico slancio della vicina sorella,
curvata verso il risorto , cogli occlii fissi e coUe braccia spalancate per
elletto di inaraviglia e di fratenio aniore ? Qual varieta di movimento
e di carattere negli astanti, i quali ansiosi, attoiiiti, confusi faiino co-
rona aU'azione priiicipale ? Se I'cstensore dell' Enciclopedia metodica
avesse attentaiueiite coiisiderata questa sola sua stampa, non avrebbe
asserito facetamente, ma non sensatamente, che Rembrandt figlio d'lui
niugnajo non ebbe idee superiori a quelle che somministravagli il suo
mulino. Ne questa e la sola sua composizione da ben altri concetti
formata, che dalle imagini del sacco e della raola. La sua stampa in-
titolata la Discesa dalla Croce, non considerate le solite sue scorrezioni,
h un vero modello per la ripartizione e la forza del chiaroscuro, per
la varieta e verita de'volti, per la convenienza delle attitudiui, per la
grandiosita dell'aggruppamento, e da questi lati e preferibile alle de-
cantate composizioni sul medesimo soggetto di Rubens, di Jouvenet,
di Daniel di Volterra e di molt' altri maestri. Ma una stampa ridon-
dante di finissimi concetti e del tutto nuovi e quella intitolata YEcce
Homo fra le sue la piii grande. II Redentore non e ancor presentato
alia folia del popolo per soffrirne gl'insulti; ma compare di prima
giunta al Pretorio fra gli armati satelUti. Cio che va a succedere e
manifesto dal tumulto della turba repressa a stento dalle guardie, dai
coraplotii d'alcuni posti sul davanti e dai moti furibondi dei ministri
circostanti al pretore. La canna destinata a scherno del paziente sta
nella manca d'uno di essi, il cui ceffo ributtante, ma vero, ed alia
circostanza opportunissimo , con occhi torvi e loschi , con naso ber-
noccoluto, con bocca avvinazzata si volge duramente a Pilato, e col
destro pugno battendo sulk scdia pretoriale tenacemente insiste per
la condanna. £ questa la vera figura della protervia. Pilato stesso fra
qiie'cani, die lo assordano, s'alza dal suo seggio non ben persuaso
per condannare, ne abbastanza fermo per assolvere; sembra che vo-
glia calmare, riflettere, indugiare; ma troppo chiara esprime a danno
deir inuocente la paura e la titubazione. £ da notare che qui la figura
DI GIUSEPPE LONGIII. 79
pvlncipale non e posta affcttatamente nel mezzo della composizione,
lie sul davanti, n^ senza ingoinbro alcuno interaraente \isibile, com' e
odierno costume passato in precetto : la natura gl' insegn6 die nclle
scene vera e tumtdtiiose, di cui c' incontiiamo di quaiido in quando
spettatori, accade una volta in cento di poter contemplare F oggetto
priniario dell' azioiie senza frapposti iftipcdimenti, die per conseguenza
quelle pittoriche rapprcscntazioni di siffatti argomenti, le quali artifi-
ciosanieute lasciano tutto lo spazio innanzi al protagonista, lianno tanto
meno di verisimiglianza, quanto piii fanno sentiie alio spettatore che
souo fatte per lui. Lungo sarebbe il descrivere i pregi di molte altre
sue invenzioni , fra le quali ricercatissima e la Piscina probotica , ove
seiubra aver egli esaurite tutte le forze del suo ingegno ; ma noa
posso coprir di silenzio la stampa sua al mio gusto piii cara, quella
del Sanmritano, ove ha rappvesentato quel buon veccliio sulla porta
in tale attitudine, che essendo propria soltanto di chi trema abitual-
mente, per I'associazione delle idee sembra veramente tremare, cio che
niun altro pittore ne prima di lui, ne dopo seppe dall'arte ottenere.
Tutto cio riguardo alia composizione; quanto all' esecuzione si pit-
torica che incisoria fa egualmciite nuovo e mara\iglioso in mezzo al
pill strano artificio, o per dir meglio al piu ostinato disprezzo d'ogni
metodico artificio. Ne' suoi dipinti coperto appena il fondo nelle om-
bre, ricoperto a pin ridoppj nei lumi; talvolta schiacciato il colore
delle carni col dito o colla spatola ; tal' altra divise le masse de' ca-
pelli coir asta del pennello. Nelle sue incisioni segni d' acquaforte
aspri, ineguali, tremolanti, interrotti, confiisi, affastellati e lanciati
per ogni verso quasi a dispetto ; si scorge iu piu luoghi la punta
male aguzzata disobbedire alia mano, in altri la mano scherzare a sua
voglia colla punta in singolar maniera. Ma per l' effetto portentoso,
che ne risulta, piace in lui la ruvidezza medesima, come piacciono
le scortesi e rozze maniere nel burbero benefico. Sono, per meglio
CBprimermi, le opera di quest' artefice della natura di certe asprette
bevande, le quaK da principio disgustano il palato e riescono in fine
gradidssime sovra d' ogn' altro piii dolce llquore. Chi le osserva la
prima volta, non allettato da belle e graziose forme, ne dal lenocinio
8 c BELLA CALCOGUAFIA
del bnlino, ed anzi clisgnstato dalle molte scorrezioni che gli si af-
facciaiio, non ne risente che spiacevole sensazione; a poco a poco
pcnotrando nelle mire dell' autore vede eclissati i difetti dalla soiniua
de'pregi, s' abbandona al piacere della novita e della originalita tutta
sua, e le livede le mille volte con senipre nuovo cntusiasmo. Rem-
brandt e il prime e T ultimo nel suo genere nella storia pittorica e
calcografica (*).
(*) Come in jiittura, cosi ncll' intaglio el)be
Lnon nuniero d'allievi ccl iinitatori. Livens,
Van Uliet, Van Ostade, Castiglione, Watelet,
Bcnigno Bossi, Feileiico Schmidt , Basau, Wil-
son , Boissieu , Denou , Baillic , Bartscli , IIcss
ed altri molti ( fra i qnali anuovcro me stcsso )
tentarono clii piii , clii meno quella nianiera
d' incitlere in apparcnza fncilissiiua, in sostanza
d'ass.ii iliditile riiiscita ; parnii pero clie quclli
ri siano nicglio riusciti , i cjiiali segiiirono le
sue massime, non il suo meccaaico procedere,
in cui non trovasi alcana staliile norma. Rem-
lirandt ha immajjinato che senza legarae inci-
sorio, purclie ottenessc la voluta espresslone e
forza di chiaroscuro, ogni direzlone od incro-
ciamento di tagli, sia d''acquaforte, sla di bulino
o di punta secca , oppure d'altio qiial siasl
stromcnto, fosse aramissihile: manco molte volte
a se stesso , moltissirae pero riusci all' intento
in mode maraviglioso; ma non couosco alcuno
che volemlo imitarlo a puntino, possa vantare
egiiale successo. Egli ha iuventato un genere
d" incisione che noi chiamiamo a Caglio hhero
(come diremo a suo luogo) , genere suscettivo
dcUe piu sentile ed animate npprcsentazioai ,
ovc si presti vigoroso il chiaroscuro, e tjiiando
rartefice, dotato di vero gusto e sapere, non
si limiti a simulare i tocchi inimitnblli di questo
uomo straordioario ; ma soltanto ad esempio di
lui secondl con piena libcrta la propria lena.
II catalogo delle sue stanipe e molto estcso,
ed oltre a quelle gia da noi indicate , molt'allre
ve ne sono rici-rcatissime dai coiti amatoii :
tali sono il ritrallo del Borgomastro Six, di cui
esistono pochissime prove, tiuetli dei due Copi-
penol, dell' nwocaJo Tolling, de\l' Utembogaerd
nolo sotto il nome di Pesator d'oro, ed il ri-
tratto pieno d'anima e di verita, in mezzo alia
mirabile facilita con cui e fatto, dell' ore/tee
Lulma di Groninga. E cio basti per nominarne
alcune fra tante sue produzioni calcografiche ,
tutie o da uu lato o dairaltro assai pregcvoli.
Ho taciuto di molte, le quali presso gli ama'-
tori sono portate a cielo c pagate ad alto prezzo,
e le quali possono benissinio slare a confronto
colle poche nominate ; ma queste contengono
sovente alcune parti troppo mancanti in mezzo
alia loro superiorita in altre molte ; ne mi venne
in peneiero di citarne alcuua ove si trovino
femmine ignude, glacclie qnanto alle forme
sono esse veramente insofTribili. Quindi non ho
parlato della sua stampa intitolata Vcnere al
bagno , quantunque per bdla raassa di chiaro-
scuro, e per cio che in calcogralla dioesi colore,
sia una dclle piii belle di Rembrandt, e dove
nieglio ha indicato I'impnsto succoso dclle car-
nagioni da lui dipinte. Quella Venere (cosi detta
forse pel turcasso che gli sta viciuo) e asso-
lutamente si nel volto che nell' intera persona
nn vero ritratto ; ma ritratto di brntta donna
adiposa e giimta al mezzo secolo. Credo die
questa figura sarebbe stata appena sopportabile
acli ocelli di Rubens. Con tutto cio ella c forse
la stampa che mostra piii evideutemenie deK
r altre il misterioso artificio di Rembrandt nelle
sue incisioui.
DI GIUSEPPE LONGHI. 8 I
CORNELIO WISSCHER OLANDESE
fioriva verso U 1660.
l3e cleca fede prestar si dovesse alle decisloni deU'Enciclopedia
metodica, noi dovremmo ammirare in Cornelio Wisscher il corifeo
dell'arte nostra; poichc dice che gU artisti s' accordano in aggiudi-
cargli la palma dell' incisione. E a vero dire i meriti di questo pre-
gevolissimo artefice sono incontrastabilraente e molti e grandi. EgU
ebbe uno stile d' intaglio originale, nel quale la libcrta pittoresca del-
racquaforte si lega stupendamente con un tratteggio di bulino nitido
e fenuo. Conobbe assai bene il disegno , principalniente dal lato del
chiaroscuro, ed espresse ottimamente la trasparenza ed il valore delle
tinte. Non servile , noa freddo , non minuzioso , il suo lavoro mostra
piuttosto la pieghevolezza del pennello , che la durezza del bulino ; il
suo tocco e facile e largo, ridondante oltre ogni credere di gusto e
di brio. II ritratto di Bouma e 1' altro detto ddle Pistole ne fanno
chiara testiinonianza : quanto ai soggetti di composizione, s'attenne
preferibilraente al gusto Fiamniingo, con felice successo, ne, a nno
credere, il suo diseguare, quantunque spiritosissimo ad ini tempo
e vero, s'addiceva a cose di stile piii scelto e pin nobile. Qual-
che volta, come per esempio nella Fiicasseuse, ha forzate alquanto
e troppo lisciate col bulino le mezze tinte delle carnagioni, e le ha
rese metalliche, il che non avvenne in quella de" Violinisti tratta da
Van Ostade. Ma cpiesto, a fronte di tante sue prerogative, e Ueve di-
fetto, e le sue stampe sono e saranno sempre ricercate da tittti gh
araatori del tocco vivace ed ardito. Contuttocio, quando il hello spi-
rito e le frizzanti arguzie avranno vanto sopra il solido ingegno e
sopra la maschia eloqueuza, io pure coU' estensore deU'Enciclopedia
anteporr6 Cornelio anche ai due egregi Gerardi (*).
(*) Inteado dire di Gerardo Audraa e di Ge- i qnall stesero gli articoli snirartl belle nell Eo-
rardo Edclink, i quali erano latito superior! per ciclopeJia metodica, erano di grao moila in Pa-
vera abilila calcografica a Cornelio, quaat'egli rigi le parole esprit e rdgoi'u , e Wisscher sora-
il fn a tanti suoi preJecessori , contemporanei niinistrava nbboadante materia per farle pro-
e succcssori. Ai tempi di Watclet e di Levescjue , ferire in sua lode con vivo entusiasnio.
Vol. IV. P. 11. 1 1
82 DEIXA CALCOGRAFIA
FRANCESCO POILLY
nato ad Abbe^^ille nel 1622, mono a Farigi nel 1693.
J_javoratore indefesso in un genere d' intaglio a bulino facile e
spedito, Francesco Poilly e uno degl'incisori, le cni stampe sono piu
uumerose. j*! da osservare die in cjaesta profcssione colore, i quali
produssero maggior copia d'opere, hanno quasi sempre tenuto il me-
desimo stile d' esecuzione in ogni lavoro, talche veduta una stampa, si
pu6 dire di conoscerle tutte, non variando essi tutt'al pivi che nello
stile del pittore. Procedendo in tal modo I'incisore esercitato, al pre-
sentarglisi un disegno od un dipinto qualunque, antivede gia con
sicurezza 1' effetto die produrra la sua stampa, anche prima di co-
niinciarne il lavoro; per conseguenza non si trova giammai nell'ambi-
giiita di scegliere un artificio piuttosto che un altro , e molto raeno
incorre nel pericolo d'ingaiinarsi e d' essere in fine costretto a can-
cellare e rifare il gia fatto con molta perdita di tempo. In mezzo
pero a tali vantaggi il giovaiie incisore ben disposto nell' arte sua
male provvederebbe alia sua riputazione, se a scanso di maggio-
re fatica seguisse tale esempio. II vario stile pittorico di varj autori
non solo debb' essere espresso nell' intaglio colla differenza delle forme
e del chiaroscuro, ma con quella ben anche del colorito, il che im-
porta molta variazione iielf artificio del tratteggio ; giacche Leonardo
non puo essere tradotto col taglio conveniente per Rubens , ne Raf-
faello come Paolo Veronese , ne Correggio come Ribera , ne Tiziano
come Dolci. Pur troppo si cade per abitudine nello stesso genere di
lavoro anche nella buona intenzione di variare; se poi non vi si pensa,
e inevitabile lo sconcio d'una continua monotonia, come avvenne di
moltissimi incisori, e segnatamente di Poilly, Ei fu seguace di Cor-
nelio Bloemaert, ed al pari di lui, ma con tratteggio un po'piu largo,
tratto con eguale artificio ogni parte rappresentata; quindi anch'egli,
come Bloemaert, ha quasi sempre incrociato ad angolo retto il secondo
taglio col primo , metodo die in appresso fu giustamente riprovato.
DI GIUSEPPE LONGHI. 83
Cosi pure al pari di lui non s' attento cV incUcare incldenclo le tinte
locali , benclie gl' incisori di Rubens avcsscro gia cominciato a farlo.
L'esscre stati entranibi lungamente in Italia e la vera cagione di si-
mile ti'ascuranza , giacclie in Roma a que' tempi era massima stabilita,
che mancando nelle stampe il colore, si dovesse prescindere dalla mag-
giore 0 minore oscurita prodotta dal colore medesimo , e non avere
in vista die le tinte portate dal rilievo de'corpi, di die altrove di-
remo. Perci6 Poilly entra piu nell' epoca terza per cronologia, die per
lo stile del suo intaglio. Nessuna opera di lui e veramente squisita;
ma quasi time sono stimabili per bella e facile disposizione di taglio,
per economia d'artificio, per sufEciente correzione e garbo di forme,
e per essere i suoi lavori in certo modo d'uu sol getto, talclie se
manca delle piu fine bellezze , e anclie scevro da gravi difetti (*).
ROBERTO NANTEUIL
nato a Rheims nel i63o, mono nel 1678.
A.
J tempo di Nanteuil era in grand' uso a Parigi I'impiegare i
migliori bulini intorno ai ritratti delle persone piu distinte per in-
gegno o per virtii. Ne per verita piu cliiaro e piii durevole monu-
mento di questo poteasi consacrare alia loro memoria, perclie visibile
e diffuso per tutto il mondo. Nanteuil, gia espcrto ritratti sta a pastello
e corretto disegnatore, si volse tutto a questo genere d'incisione, e vi
riusci in grado eminente. Se alcuno de'suoi ritratti non e bello come
gli altri, o non e bello egualmente in tutte le sue parti, egli e
perclie voile tentare di quando in quando iiuovi artificj , e perclie la
(*) Fra le sue produzionl sono preferite la suo nipote Giambattist.i , Stefano Pic.irt Jetto
Comunione che porge S. Carlo agU appatati da il Romaao, Tcoiloro Matliam, Guglieliiio Cha-
Mignard, la S. FamigUa delia cuUa da Rairaello, teau, Claudio Diiflos, Michele Natalis, Gugliel-
e YAdorazione de' pastori in ottagono da Guido. mo Vallet cd Orazio Bnini. Appartcngono pure
Ebbe varj allievi ed imitatori , fra i quali si alia sua scuola Nicola Pitau e Giovanni Luigi
distinguoDO il suo fratello minore Nicola, il Roullet, de'quali ragionercmo qui appresso.
84 BELLA CALCOGRAFIA
straorcllnaria afflacnza delle commissioni lo costrinse a servirsi d' altra
inano ne* fondi , ne' panneggiamenti , e bene sovente nella capdlatura.
In gcncrale i volti sono tutti suoi, perche, cli poclii in fuori, lianno
tutti le cgiiali bellezze ncl tutto , e 1' eguale difetto in una parte.
QuGSto difetto suo projirio e costante consiste nella forma degli oc-
chi, ch'egli ha teimti scmpre alquanto soccliiusi e gbircianti pel rial-
zamento della palpebra inferiore, forse iieH'intento non bene con^
seguito d'indicare il naturalc sorriso, e loro ha dato in vece un non
so die di sdolcinato clie riesce disgustoso e monotono a chi osserva
la coUezione de' suoi ritratti ; giacche nello sguardo sembrano tutti
appartenere ad una stessa faraiglia. II bellissimo ritratto di Pomponio,
die e considerato il suo capolavoro, e pero esente da questo difetto,
il quale e anchc meno pronundato in quello AcW awocato cT Olanda^
e nel busto in naturale graiidezza di Luigi XIV. Intorno a quest' ul-
timo la vccchia Encidopedia con espressione alquanto energica ebbe
a dire die in quella facda si ravvisa pcrfino il sanguigno delle gote
e delle labbra: pin severa 1' Encidopedia metodica nol consente ; vi
trova dcir esagerato , pe sa concepire come dal solo bianco della
carta e dal nero di stampa possa emergere il rosso; ma se avesse
spmto pill oltre il suo raziocinio, avrebbe compreso die quando nelle
calcografiche rappresentazioni naturali ed esatte si trovano accresciute
colla tinta di stampa certe parti, die in egual grado di forza si tro^
vano accresciute nel vero dal colore vermiglio , 1' imaginazione dello
epcttatore di gia predisposta dalla giusta imitazione del tutto a ri-
scontrarvi la natura in ogni parte, non puo gia riguardare quelle tinte
come macchie accidentali che la deturpano e die sarebbero insoppor-
tabili ; ma bensi per analogia di sensazione vi riconosce qud colore
che suoi vedere nel vero. Egli e per questo principio, che un ritratto
perfettamente somigliante ed espressivo" con giusta voce pittorica si
dice parlante, ed ognuno comprende che senza 1' opera d'un Tauma-
turgo non puo spiegare accento; cosi se e dipinto con quel giuoco di
lume che produce sulla cute il sudore , si dice sudante, e certameiate
la tela non suda ; cosi pure nella mia Maddalena del Correggio non
e alcuuo die non cliiami bioiida quella chioma, eppure e ditutt' altra
DI GIUSEPPE LOXCHL 85
tinta, perclie composta di schietto bianco di carta e scliietto nero
d'inchiostro. Tali espressioni, sebbene alfjuanto vivaci e non cU stretto
significato, furono scmpre permessc, anzi ben accolte ncl linguaggio
delle arti, a cui, per difctto lU raolti termini proprj a ben esprixiiere
I'assunto, si rende indispcnsabile il traslato e la promiscuita di vocaboli
coWe altre arti diverse ed anclie colle scienze d' ogni genere e col-
I'amcna letteratura. L'artificio piii geaerabncnte praticato da Nanteuil
fu qucllo dei piinti codati nclle ruczze tinte delle carnagioni;, di
■cui parleremo a suo luogo, e qucsto difficile artificio fu tanto a lui
faniigliare, die seppe ottenere le piu tenere ed unite tinte senza ca-
dere nello stento d'una calcolata regolarita. Nel suo genere egli lia
promossa Parte non poco, ed in grau parte i suoi lavori souo veri
■esemplari pei giovani incisori (*).
NICOLA PITAU
nato a Parigi, e secondo altri, ad Anversa nel 1 6 3 3 , mono a Parigi nel 1676.
VJon tagli piu nodriti e con un fare piii largo Pitau, seguace di
Poilly, si distinse incidondo a solo bulino il ritratto e la storia. Inta-
glio nicglio quello clie questa; nuUadimeuo anclie in questa per cpiei
tempi niolto si distinse. La migliore sua opera a parer mio e il Cristo
mono cogli angioli piangenti dal Guercino: olti'e alia tedele imitazione
del carattere dell' autore , quella starapa per saggia conservazione delle
grandi masse di chiaroscuro , per disinvoltura d' artificio incisorio, per
patetica espressione, per intelligenza e grandiosita di forme, per vigore
•di tinta ed anche per qualclie introduzione di tinta locale e assai pre-
gevole. Ma come mai un uomo di si fino criterio, qual era Watelet,
ha potuto coprir di silenzio questa sua bella produzione, e versare in
^*) Huber, parlaado intorno al merlto di »elle sue stampe in geaerale piu pesanti die
questo cclcbre calcografo ritrattista, vaata la no, e ben lontane dal gusto e dalla veriih di
leggerczza dcHe sue capellature. lo non posse quelle d'EdelinU, di Drevet Cgiio e di moli'altri.
^a ci6 conveaire, cht anzi trove essere queste
86 DELLA CALCOGRAFIA
vece tante lodi sulla S. Famiglia che incise da Raffaello? Come nella
pieiia dol suo entusiasnio ha potuto asserire che per antcporhi alia
S. Famip;lia d'Etlclink iiou manchcrchbero ragioni plausibili? Come
dope di lui tant' altri scrittori non si ciirarono di fare, o far scguire
le necessarie ispezioni prima di ripetere ciecamente qiiella sua asser-
zione ? lo ho disegnato da quell' originale nella mia prima gioventii
mentr'cra in Roma, ove piii non esiste, e la prima stampa di quella
composizione, che poi s'ofFerse al mio sguardo, fu questa di cui par-
Jiamo. Quanto difformato vi trovassi Raffaello, non e da dire. Ora poi
che da quegli studj e da una copia antica d' eguale grandezza dell' ori-
ginale, che io posseggo di mano del suo alhevo Francesco Peniii, ne
trassi un disegno che ho recentemente inciso, ed ho pure sott'occhio
la detta stampa, mi confermo assai piii nella mia prima opinione. Sono
rare, e vero, quelle stampe le quali reggono al confronto o de'loro
prototipi o dellc belle copie antiche tratte da questi , quando non
aveano sofferta alcuna alterazione, ed e troppo pretendere che nella
trasmutazione da un' arte in un altra , e passando pel vicolo d' un
artificio totalmente differente e penoso , qual e quello dell' incisore ,
nulla vi resti a desiderare. Contuttocio trovandomi a Parigi ho voluto
confrontare coll' originale ivi esistente la S. Famiglia di Edelink, raosso
appunto dal giudizio dell'Enciclopedia metodica, e sebbene abbia con-
cluso con un valentissimo artista di quel paese (*), che in alcune parti
si potrcbbe far meglit) , pure in coraplesso fu da noi trovata degna
deir estimazione in cui e tenuta, quantunque non sia 1' opera piii bella
di quel somrao incisore, come afferma giustamente la stessa Enciclo-
pedia; ma la preferita stampa di Pitau e ben lontana dalle finezze
del suo prototipo , nemmeno per approssimazione. II S. Giuseppe e
veramente nano e gobbo, la sua testa gonfla e senza carattere, la
mano disossata, il panncggiamcnto goffo, il profilo del Bambino e
quello d'un uomo formato, il sopracciglio troppo mosso e rimontante,
troppo forte lo scuro sopra Y angolo esterno dell' occhio , la bocca e
troppo distante dal naso, ne questo ha forma infantile, le quali cose
concorrono a dargli fisonomia spiacevole; la testa della Vergine non e
(*) n signer Bervic, egregio incisore ed amico niio inipareggiabile.
DI GIUSEPPE LONGIII. 87
punto simpatica, stupido e lo sguardo, troppo larj^a e qiiadrata la divi-
sione dalla froiite al naso, strctta c protratta piii del dovcre ronihra sotto
il naso medesimo, il clie par niacclua di tabacco; la bocca finalmente
pei lumi troppo vivi, die la circondano, e per I'oiubra sotto il labbro
inferiore coUegata con grave tinta a cjiiella della guaucia si fa troppo
sporgente ; di molti altri particolari tacendo per noii parere minuzioso.
Quanto all'effetto del cliiaroscuro, potrebb' essere certameute ruigliore;
ma quel gruppo di figure e cosi bene disposto a tal iiopo neU'origi-
nale per la bella distribuzione delle masse di cliiaroscuro, chc sebbene
le tiiite locali ed anclie le prospetticlie 11011 siaiio punto conservate
nella stampa, risulta nondiraeno bastantemente vigorosa. II panno az-
zurro della Vergine, cjuello bigio della S. EUsabetta e quello giallo
carico di S. Giuseppe lianno i lunii di nuda carta: e tali si niostrano
pure suUa faccia di S. EUsabetta , cui Raffaello appensatamente diede
una tinta generale piu bassa, e perclie meglio coiiveiiiva all'eta senile,
e perche piu contribuiva a far valere quella della Vergine , con cui
si trova in contatto. E questo dunque il modo con cui Pitau lia pro-
vato, che il principe della scuola romana poteva dare agF incisori
lezioni di colorito, purche sapessero leggerle? Watelet inebbriato da
vivo entusiasmo per questa composizione del Saiizio, la quale per
unita d'azione, per contrasto ed affiiiita di linee, per amorevolezza
d' espressione , per verita, varieta e scclta delle pieglie, per equilibrio
di chiaroscuro e per eleganza di stile e forse la piii bella che sia uscita
da quelle mani divine, e ben iscusabile se ha pretcrmessa ogni contra-
ria osservazione incisoria. Pitau, ben lungi dall'aver colto meglio d' ogni
altro lo stile di Raffaello, si mostro piu disposto per altri pittori valenti,
ma inferiori a quel gran genio. Egli merita particolare distinzione per
alcuni ritratti da lui incisi con francliezza di bulino, con molta verita
e con ardita conservazione delle tinte locali, quasi nel genere di Masson
e di Nanteuil ; il die appare in modo piu evidente nel ritratto cCJles-
sandro Petavio o Pitxiu senatore della suprema Curia francese (*).
(*) In questo ritratto Pitau, come in varj aprendo cosi la strada ad un Nanteuil, ad uu
altri si mostr6 degno d' appartenere agl' inci- Masson , ad un Edelink ed a molt''altri in que-
sori (libtinii di quest' epoca tcrza, giacche vi sta serie citati,
lia scibate le tinte locali ad un bel punto j
88 DELL A CALCOGRAFIA
ANTONIO MASSON
nato ad Orleans nel 1 636, morto a Parigi nel 1700'.
iVlasson fu uno di quelli che piu aggiunsero e piu detrassero al
progresso dell' arte nostra. Le stampe sue piii pregevoli sono la Cena in
Emails da Tiziaiio, il rkratto del Duca d' Harcoun, gli altri due di
Brisacier e di Charrier d'egiial misura e forma, e quello di Giddo Patin.
Che non v'lia di bello e di sorpreudente in quella cena, e die non v'ha
di brutto ad un tempo e perfino di ributtante? La figura del Salvatore e
veramente disgradevole ; Iosco e lo sguardo, insignificante e moscia la
faccia , mal conformate le mani, grossi i piedi, goffe le pieglie ; in
somma il protagonista e cjuel di peggio che appare nella stampa :
insopportabile e poi la testa del paggio , stentato e pesante Y oviz-
zonte, ed il cane sotto la mensa suddiviso ne' suoi peli si grossolana-
mente, che il diresti coperto di tante listelle di carta arricciate. Al-
'' opposto il discepolo alia manca di Cristo e in alcune parti non
solamente bello, ma veramente stupendo: la testa e viva, adiposa e
per&no sudante ; i capelli rasi da qualche tempo e ricrescenti hanno
I'untuosita ed il lustro de' naturali : rovecchia, se non e un perfctto
modello pci- disegno, e per6 cartilaginosa, ben pronunciata e pitto-
rescamente trattata; 1' occhio , il sopracciglio , la fronte , il naso , le
guance, la bocca, il men to, tutte fra di loro queste parti corrispon-
dono insieme; e corrispondono fedelmcnte alia natura. Le mani d'esso
discepolo, scbbene in alcune parti lascino desiderare maggior purita
e fermezza di contorno, pure per la grassezza delle forme e della
tinta corrispondono anch' esse pienamente alia faccia. La figura del
cucinierc e anch' essa pieiia di scntimento e di gusto, e per 1' effetto
del chiaroscuro sta assai bene al suo posto : non parlo poi dei varj
accessor] squisitamente incisi, ne di quella tovaglia, la cui bellezza
l^el semplice e ben appropriato artificio ond' e formata, si manifesta
per se stessa in modo, che quella stampa venne chiamata antonoma-
sticamente dai Frances! la nappe de Masson.
DI GIUSEPPE LONGIII. 89
Flno allora, eccettuati alcuni ritratti, non era comparsa alcuna stampa,
ill cui il valore delle tinte pittoviche fosse conservato si bene come in
questa: di simili tinte Tiziano tenne gran conto, ed il calcografo Or-
leanese senti la nccessitu di fade spiccare con evidenza nella sua
traduzione ben pin che non fecero gl' incisori di Rubens, i cjuali non
osarono variare col variar delle tinte originali il loro trattcggio, come
egli fece, portando all' arte da questo lato notabilissimo increment©.
Ne il genio pittorico di Masson , per vie meglio rappresentare il suo
arclietipo, s' avrcsto all' imitazione delle tinte di cui parliamo; nia tentu
pel primo d'indicare bene spesso col bulino anclie i colpi del pennello,
come in molti tocchi di luce sparsi in alcune parti della detta Cena,
in alcuni accessor] del ritratto SHarcourt, e piii di tutto negli occhi di
quello di Charrier, ne'quali ha per tal modo mirabilmente indicata la
sovrabbondanza dcU' umor cristallino. Tale era anzi la tendenza di lui
a questa imitazione del pennello, die in piii luoghi, abbandonata senza
scrupolo ogni regolarita di tratteggio, maneggio sul rame nudo il suo
bulino con quella medesima liberta, con cui Rembrandt avrebbe ma-
neggiata suUa vernice la sua punta : la qual cosa e tanto piii sorpren-
dente in lui , quanto che in altri luoghi ha condannato lo stesso bulino
alle piu inutili e faticose regolarita, e scgnatamente ai piii difficili gii'i
di taglio a spira (come dissi qui sopra) somiglianti in certo modo alle
tele di ragno , artificio diametralmente opposto alia pittoresca hberta
e contrario alle buone regole dell' incisione medesima.
La stampa sua piu saggiamente e sobriamente condotta e per di-
segno e per intaglio e quella del ritratto di Brisacier; la faccia e
trattata quasi nel genere di Nanteuil : nulla v' e di trascurato , nulla
di forzato : le sopracciglia ed i mustacclii non possono meglio espri-
mersi; ma piu di tutto la capellatura arruffata col pettine \i e rap-
presentata con prodigiosa accuratezza e verila. Sai tu che vuol dire
I'esprimerc in quella guisa una chioma canuta od impolverata? Vuol
dire sottoporre lo stromento ad una delle piii gravose e difficili
operazioni : vuol dire forzare I'arte in certo modo a mentire la
propria qualita, rappresentando bianclii fili co'tagli neri del bulino,
solo mezzo di cui 1' incisore si puo servii'e : vuol dire obbligarsi
Vol. IV. P. U. 1%
go DELLA CALCOGRAFIA
alia noja di segnare ogni capello promiiiente con due linee sottili, e
per conservarne il bianco iiitcrstizio , con infinita attenzione e pa-
zienza non incrociar niai quelle linee ; nia al loro contatto troncare
i tagli sottoposti , e riprendcrli dalP altra parte siilla mcdesima dire-
zione, e far ci6 senza apparenza di stcnto e con un moto clie in
tali casi non pu6 suggerire il dipiiito, ma la sola natura.
Contro questo beU'artificio di Masson alzo un grido I'estensore dell'En-
ciclopedia metodica, e gli parve argomento di giusta disapprovazione
I'osservare, clie nclla piccola dimensionc di quella testa i bianchi capelli
isolati cessano d'essere visibili, ne si pi-esentano alio spettatore, clie
in una massa conmsa, e clie viceversa, se quella testa per mezzo di
lente convessa s' ingrandisse alio stato naturale, que' capelli cosi sud-
divisi diverrcbbero quelli di Medusa. Tutto questo e vero, incoutra-
stabilc, se qui si trattasse d'un diligente dipinto , non d' un intaglio
a bulino. Senza dubbio il pittore opererebbe contro ogni principio di
buona iniitazione, se specialmente in quella proporzione volesse indi-
care ad uno ad uno i capelli di quella zazzera; ma I'incisore, il quale
e costretto dai mezzi dell' arte sua a dividere in tanti tagli anche le
cose pill unite, ne senza questi tagli piii o meno sottili, pin o meno
incrociati , nia sempre visibili, potrebbe rappresentare quella massa
confusa e sfumata , con cui s' annuncia il vero ; perclie non puo egli
girare i suoi tagli piuttosto che in altro modo qualunque, nel senso
stesso della natura? £ innegabile che que' capelli in quella proporzione
risultano assai piii grossi de'naturali; ma se tu li riguardi a quella
piccola distanza in cui piii non si veggono i tagli della faccia , non
vedrai pin neppure quelli della capellatiira, ne vi troverai clie c^uella
dolce shiraatura, clie ad egual angolo prospettico ti si presenta nel vero.
E sappi che a tale distanza in cui non appare che la tinta gene-
rale , questa medesima tinta produce sul nervo ottico sensazione di-
versa , secondo che diverso e il giuoco de' tagli che la compongono ,
abbenche sia d' eguale valore quanto al chiaroscuro ; perci6 mal a
proposito si citarono a contrario esempio le belle barbe di Wisscher,
di lavoro piii sernplice e spedito, e non pertanto morbide e sfioccate;
giacche per I'addotta ragione, se Masson avesse inciso tutto il rimauente
DI GIUSEPPE LONGHI. 9 1
della stampa, e Wisscher i soli capelli, non verrebbe all'occhio con
tanta cvidenza I'artificio della loro amiffatura. Assai meiio de' capelli
sono visibili i peli dell'crmelliiio; eppure Drcvet figlio nei ritratti di
Bossuet e di Dubois li rappresentb coil' aiidaniento clie esiste , e non
appare iiel vero. Cosi pure il celebre vivente IMorglien nel suo ritratto
equestre del Duca (TOssona da Vandick incise quel bianco cavallo colla
direzione de'peli, clie si osserva costante nel vero, sebbene sarebbero
impercettibili in quella proporzione; e nondimeno la parte illuminata
d' esso cavallo e quanto di pin vero e di piii bello si piio sperare
dall'arte. lo stesso nel ritratto del Principe di Beauharnais ho inciso
Ic piume del berretto suddividendole in fdi, clie a stento si distinguono
in naturale grandezza, e tanto ne piacque generalmente I'effetto, clie
quella stampa fu chiamata in seguito il ritratto delle piume; eppure
non ho altro nierito, clie quello d'aver seguito nel mio artificio 1' an-
damento preciso della natura. Sono anzi questi i trionfi dell' arte nostra:
sono questi i casi in cui s'emancipa dalla pittura, ed in cui puo ag-
giungere evidenza con mezzi totalmente suoi proprj , e non concessi
ad ogiii altr'artc imitatrice.
Quest' artificio pero non e sempre bene riuscito a Masson, come nel
ritratto di cui si parla. In qucllo iVHarcourt fu meno felice nella parte
ombrosa de' capelli; nell' altro di Charrier sono troppo decisi e nume-
rabili i capelli sorvolanti, ed in quello poi di Turenne, che e di gran-
dezza poco minore del vero, sono assolutamente troppo grossi e sen-
titi, e questo ritratto darebbe forza invero alle critiche enunciate.
Ne'suoi lavori in generale non solo per intaglio, ma ben anche per
discgno e l' incisore piii ineguale cb'io conosca. Egli era pieno di gusto,
ed era nato artista ; ma al gusto ed alia predisposizione sua per I'arte
( forse per mancanza di bastante esercizio nel disegno ) non corrispon-
deva sempre 1' intelligenza. Molte sono le sue stampe , in cui alcune parti
sono ti-attate magistralmente , altre puerilmente, stentataraente e senza
cognizione di fonna e di proporzione. La peggiore fra queste e il ri-
tratto d'un Dcljjno di Francia da lui medesimo disegiiato con occhioni
si grandi e con si piccolo boccliino, che ha vera figura d'un gufo
orribile a vedersi.
92 DELLA CALCOGRAFIA
Ma noi stenderemo di buon grado un velo sovra le molte opere
indegne di lui, per animirar quelle die lo costituiscono imo de'piu
distinti maestri dell' arte, uno dci primi die rapprescntarono coU'intao^lio,
non come prima , disegiii monocromati , ma veri dipinti colle proprietii
delle tiiite locali; ed il primo poi die os6 per sentimento di varieta
modificare diversamente, secondo le varie tinte, I'artifido del trattegffio
Do
iiicisorio (*).
GERARDO AUDRAN
nato a Lione nel 1640, mono a Parigi nel lyoS.
Nc
ome e qucsto splendidissimo fra i primi luminari dclla storia del-
I'arte. Le stampe di Gerardo Audran forraano il piu stretto anello di
congiuiizione fra I'iiidsione e la pittura; poidie il tocco airaccp.iaforte,
die vi domina, ha tale impronta d' originalita , die si direbbe di mano
del medesimo iiiventore e dipiiitore del soggetto, e la riduzione a bu-
liiio e qiianto di meglio far si puo da qualsivoglia incisore su qiiella
data preparazione. S'ei nol fu gia, era senza dubbio dispostissimo per
essere pittore, e pittor largo e grandioso, pittor frescante. I suoi con-
tonii era fermamente circoscritti , era destramente sfumati ed incerti
producono quella concorde varieta e quella succosa morbidezza die e
propria del dipiuto, aiizi del vero medesimo: le sue estremita sono ben
(*) IIo dctto die Masson non e sempre ebbe, die la sua figlia Maddalena per allieva
egual disegnatore, ne incisore, e posso ciiare e seguace del suo stile. Le stampe di questa in-
la esempio ua altra sua stampa rapprcsentaote tagliatrice sono andi' esse ricercate e rare. Po-
una o. Famiglia per traverso da Mignard, stampa diissinii furono i suoi imitatori, e tutt'al piu in
assai scorretta nel disegno e disgradevole nel qualdie parte Wllle plii per bizzarria che per
tutto ; ma dove i capelli del piccolo S. Gio- sistema nella sua stampa intitolata il Concerto
vanni sono trattati colla piu rara abilita per di famigUa lo iraito in una parrucca d'uno dei
movimento di taglio e per Icggcrezza e forza sonatori ; ed io stesso alia meglio in qnaldie
di tinta insieme. Sia die i suoi difetti allon- parte di qualche mia stampa, e segnatamente
tanasscio da lui i giovani allievi, o die le sue nella capellatura del ritratto di Washington mi
beliczze fossero ad essi iniiuitabili , egli non sono indotto a seguire il suo sistema.
DI GIUSEPPE LONGIir. 98
pronunciate, animati i suoi volti : intendeva altamente il valore delle
tiiite, reconomia de'lunii e delle ombre, la i-ipartizione delle masse,
rarmonia generale: cosi disegnatore corretto e franco, fu aiiche libero
e facile incisore, e sebbene maneggiasse bastaiitemeiite il buliuo (*),
approfitto assai dell' acquaforte con esito felicissimo. II suo lavoro pero
e pittoresco, ma non grafliato, come in Rembrandt, non vermicoloso,
come in Castiglione, non aspro, come in Acpiila, non duro, come in
Testa, non istrapazzato a giiisa d'abbozzo, come in Guido, Simon da
Pesaro, Salvator Rosa ed il piu de'pittori. Benchc pittoresco e non
calcolato, e anzi sufficientemente regolare, che lil^ero totalmente : 1' ac-
quaforte ne forma, e vero, la base principale; ma tanto protratta a
bulino nelle parti illuminate, tanto ripassata a piii riprese nelle om-
brose, ch' io dire non saprei, se piu I'uno o I'altra \i abbia parte.
Piacque egli cosi non a que' soli i cpiali si contentano delle cose sem-
plicemente, purche bene indicate; ma a quelli cziandio i quali vogliono
le opere ultimate in modo che nulla ad aggiungere, nulla vi resti a
levare. Soddisfece poi quanto mai si potea al gusto universale degli
artisti, intagliando con istile siffatto opere di storico genere e di ricca
ed agitata composizione, cpiali sono alcuni dipinti da N. Poussin, e segna-
tamente i Trinnfi d' Alessandro da Carlo Le Brun, nel qual genere nes-
suno finora, non che superarlo, gli pote stare a fronte, neppure a giu-
dizio dei piix lo stesso Edelink , il corifeo degl' incisori (**).
(*) Clie GerarJo Audran fosse esercitato Quella stampa, per la protrazione del taglio
neiruso del bulino, e vi avesse acquistata pra- nou intcrrotto Cno ai luuii, si fa dura ed al-
tica e facilitii , lo niostra la sua stampa rappre- qnaiito metallica ; ma il taglio stesso e fermo
sentaatc la Fus,a dali" incendio di Troja d'Enea e fluido anche piii del bisogno. Migliorc poi di
con Anchise, Creusa ed Ascanio, intagliata qnesta e la stampa sua, incisa pure a bulino,
da un ipiadro del Domenichino a solo bulino, rappresentaate VAdidtera dvl Fangelo da Poussin.
(**) Vcdremo in un nrticolo seguente die Lo stesso invcntore delle battaglie, del trionfo
Gerardo Edelink non avrebbe potnto cert.i- d'Alessandro e della sua %'isita alia famigtia di
memo pareggiare col suo bulino quelle batta- Dario fu quello die commise .id Edelink quest'ul-
glie die Ger.irdo Audran lia incise con tanto timo soggetto . pcrsuaso ch' era piii adattalo al
gusto e sapcre, servendosi molto deH'acquaforte; suo bulino, die alia punta d'Audran , sebbene
oia che dilTicilmente sarebbe state superato da dicesse a cestui quelle memorande parole che
quest' ultimo nell" intaglio della Tcnda di Dario, onorano ad un tempo tanto il pittore , quanto
in cui non era bisogno di tanto fiioco pittorico. P incisore : Que le gravcw Moit embetli le peintre.
94
DELLA. CALCOGRAFIA.
A.
GIOVANNI LUIGI ROULLET
nato ad Arks nel 1645, mono a Parigi nel 1699.
Jlievo di Francesco Poilly, quest' incisore lo ha non solo egua-
gliato, ma ben aiiche superato. I suoi tagli sono piu netti, piii nodriti
e piu regolari di quelli del suo maestro , il loro movimento piu fermo
e pill ardito, meglio sentite le forme de' corpi in generale e le estre-
mita. La sua stanipa da Annibale Caracci, rappresentante le Tie Marie
coil' Angela alia tomba di Crista, e stata sempre e ben giustameute lo-
data e ricercata dagli artisti e dagli amatori. II suo stile s'avvicina in
gran parte a quelle di Pitau, piii che a quello del suo maestro, i quali
due per6 sono in certo modo nel loro carattere d'un'eguale famiglia (*).
Audran in mezzo a tanto nierilo, che niuno grossezza de' tagli da lui Implegata nelP inci-
potia niai cootrascargli, e clie lo costituisce il dere i capclli delle sue figure, di die non vedo
primo nel genere storico incisorio, non va esente ragione , sebbene altrl rispettabili calcograli, e
ancli'egli da qiialche piccolo difelto, il quale Ira qucsti uu Woollctt, abbiano latlo altret-
pero ne'suoi lavori non e sempre costante. Le
sue carn.lgioni sono talvolla nelle niczze tinte
ingombrate da una niassa di tanti piccoli punti
rotondi, o quasi rotondi e serratl fra di loro,
da cul risulta certa qual granitura alqnanto
pesta die mal si collega coi grossi tagli del-
1 ombra ; mentre tal altra ( e cid segnataniente
nella Peste d' Egina da G. Migaard) vi ha iu-
trodotte con sagace irregolarita alcune corte
lioeette piu grosse verso la parte ouibrosa, piii
SOttili verso Tilluminata, le quali producono un
elTetto sorpreudente. Ne tacero della troppa
(*) Moltl altri iacisori di meriio fiorirono
intoruo a quel tempo ; ma piu o meno infe-
riori a Roullet , quindi la calcografia non cblje
per essi notabile avanzaiiiento. Merita pero at-
tcnziune Francesco Spierre, il quale ebbe due
luaaiere d'incidere. Tuna col controtaglio ad
aiigolo retio nel genere di Poilly, Taltra d'un
solo ordine di tagli ad esempio di Mellan; ma
in modo alquanto dlverso. Fu mollo ricercata
la sua stampa dal Correggio, rappresentante la del colore nelle parti illuminate, ne la dolce
S. Vergine in alto d allauare il Bambino col trasparenza dc'riflessi di luce nelle ombrose.
tanto. Ma queste, che notiaiiio pel Hue propo-
stoci di servire all' istruzione del giovanl Inci-
sori, sono plccole niaccliie in tanto spleudore,
e pei'cio diremo di lui con Orazio :
. uhi plura riitertt .... non ego paucis
Offendar maculis
Oltre le Indicate stampe di G. Audran, e ricer-
catissinio il Satcesiino sulla riva del Giordano
da Poussiii , la Verita scoperta dal tempo dallo
stesso , e Crislo che da le chiavi a S. PieCro da
Raffaello.
piccolo S. Giovanni, che gU porge fratta, e per
dir vcro il carattere delPautore, quanto al di-
segno, vi e bene conservato ; non <! cosi quanto
al chiaroscuro ed al colorlto, qualita costituen-
tl 11 maggior nierlto di quel sommo pittore.
Quello stile d' intaglio introdotto dal caposcuola
Cornelio Bloemaert non era fatto per bene
rappresentare Correggio da questi lati , quindi
non pote Spierre indicarne la fluida grassczza
I
DI GIUSEPPE LONCin. 9 5
GERARDO EDELINK
nato ad Anversa nel 1649, ^^''^'^ ^ Parigi nel 1707.
E.
J ceo I'uicisore, i cui lavori a giudizio non pur mio, ma de'mi-
gliori intelligenti meritano il primo posto fra gli esemplari dell' arte.
Come ( forse per essere egli nato in Anversa ) abbia taluno potuto
ravvisare nelia sua maniera d' incidere il compatriota de' troppo noti
Bolswert, Vostermaini e Ponzio incisori perpetui del lore Rubens, e
quasi satelliti di quell' astro della scuola Fiamminga, io nol saprei. So
bene ch'egli era piii fatto per lo stile moderato di Le Bnin, e per
cpiello ben piii scelto e purgato dello stesso Raffaello, che per la ma-
niera pill o mono alterata e pesante del suo per altro valentissimo
concittadino : e so pure die cpiando la storia non ci segnasse la sua
origine, nell'esame delle sue opere non si troverebbe certamente con
che mostrarlo Fiammingo. Egli possedeva in alto grado il disegno, non
dal solo lato del contorno, in cui sovra d'ogn' altro il Raimondi si di-
stinse, ma da quello altrcsi del chiaroscuro, dell'acrea prospettiva, delle
tuite locali, della morbidczza, leggerezza, varieta ; di tutto quanto in
somma pu6 formare la piii esatta rappresentazione del vero e del bello
senza I'ajuto del colorito, e che Raimondi non conobbe. Quanto all' in-
taglio, molti invero lo superarono a parte a parte: que'suoi connazionali
nel vigore e nel calore, direi cpiasi, delle tinte; il suo competitore Au-
dran nella liberta del tocco, e nell' intelligenza delle masse di chiaro-
scuro ; Masson nella varieta delle tinte locali ; Wisscher nella ^dvacita
ed arditezza; Pietro E>revet nell'unione e morbidczza; Flipart, Strange
e Bartolozzi nella porosita delle carna2;ioni; Ficquet nella finitezza;
Balecliou, Wille ed altri molti nella nitidezza del taglio; Woollett
ed altri pure nel modo piii acconcio cU trattare e teiTcno ed alberi
ed acqua e montagne e fiuno e nuvole e cielo ; nessuno pero riuni in
se tanti pregi, quanti se ne riscontrano in quest' uomo straordinario.
Perocche nessuno, non dirb il \inse, ma nemmeno adeguoUo nella
parte piii importante dcU' arte nostra, nel ben calcolato prospettico
96 DELLA CALCOGRAFIA
movinicnto del trattcggio, die e qiianto dire nella piu profonda intel-
ligenza della tornia e del rilievo de' corpi. II qual movimento per o";!!!
altio difficilissinio, appare in ltd si nalurale e spontaneo, clie per
iiitricata coniplicazioiie de'piu straiii accidenti mai 11011 iscema o si
confonde, e come termometro clie ad ogni minima alterazione dell'at-
mosfera da segno, il suo taglio ad ogni incontro di benche lieve con-
vessita o concavita tosto si piega , ne piu ne meno allargandosi o
ristringendosi niirabilnicnte. Per tal giiisa pare ch'esso taglio dolcemente
vada lambendo ogni cosa clie rappresenta, come il poUice dell'esperto
scultore s' adagia e s' aggira maestrevolmente sulla molle creta per dar
aiiima e grazia al suo modello: non mai ardito oltre il dovere o biz-
zarro, ma costantemente moderato giusta il bisogno, ora declina in
soave puntcggiatura , ora s' arresta a grand' arte , ora progredisce e si
gonfia da solo, ora s'incrocia col secondo e col terzo, e sempre con
"quella difficilissima apparenza di facilita, e con quell' equilibrio d'arti-
ficio clie costituiscono il vero bello nelle opere d'ogni genere. Quindi
le stampe di questo sommo artefice sono abbastanza vigorose di chia-
roscuro, non nere , raccolte di liime, non vitree, pure di taglio, non
lucide , ferine e risolute a tempo , non esagerate , morbide , non bam-
bagiose, variate di tuono, non disarmoniclie. Fra queste, che pure son
molte, si citano per miglioi-i la Sacra Famiglia da RafFaello d'Urbino,
il liitrarto di Champaigne da esso stesso, Crista in crocc circondato dagli
Angioli, la Maddalena nel momento della sua conversione, ed Alessandro
alia tenda di Dario da Carlo Le Brun. Quest' ultima , come gia dissi,
sembro a molti non pareggiare quelle di Audran cui va unita, e cer-
tamente lo stile d'Edelink, piu regolato essendo, e direi quasi com-
passato, mai rispondeva alia foga d'una battaglia, ove tutto e slancio
e disordine ; e se 1' incisore d'Anversa si fosse posto a confronto del
Lioncse intagliando il passaggio del Granico, e le sconfitte di Dario
o di Porro, sebbene pieno d' intelligenza e di gusto, il suo lavoro sa-
rebbe rimasto senza nerbo, e senza fuoco bastante ; ma il saggio artista
conscio di se stesso lascio alia punta ardita del suo rivale le mischie,
le stragi ed i romori del ti-ionfo, e riservo pel suo bulino dolce del
pari e severo il commovente spettacolo della famiglia di Dario, che
1
\
DI GIUSEPPE LONCni. 97
'■ . ...
oppressa dal destino e menipossente si prostra ai pietli del magiianimo
vincitore da lui visitata e rincorata nella propria teiida : argomento in
cui diil)ito forte, so lo stile d'Audran potea si bene convciiire. IMa
quaiuVaiiche cedcsse cpiesto aH'altro Gcrardo in una sorta di rappre-
sentazioni che ammette, anzi richiede pittoresca libcrla e sagace tras-
curatezza d'artificio, ed in cui I'accpiaforte domina con buon successo;
non e cosi d'ogn'altra specie fatta per osservarsi piix da vicino, ove
gli stessi grandi pittori sostituirono saggiamente la fusione alia liberta
del pennello, e non dimentichi del tutto scgnirono la natura fin nolle
niinime parti: ivi trionfa il buliao ed ivi Edelink impiego cjuella non
puerile diligenza e quella non dura precisione, che formano la delizia
de'veri conoscitori. lo non saprci abbastanza encomiare la sua Mad-
dalena, die, tranne qualclie difetto nel giro della testa (*), e qualche
noncuranza nel fondo piii lontano , e un complesso ammirando di pit-
toriche e d' incisorie bellezze : il panncggiamento della Santa e tale che
in verun altro stile d' intaglio puo risultare si bello; veduto dappresso
e diligentemente e saporitamente inciso, pin da lungi e dipinto con
grassezza di colore e con mirabile facilita; la direzione poi del trat-
teggio e qui piii che altrovc sovranamente intesa : ma l' opera che piii
mi va a sangue, e di cui a ragione si compiaceva egU stesso, e il ri-
tratto di Champaigne. Prima io moriro, che cessi di contemplarlo
sovente con sempre nuova maraviglia. Ivi si conosce quant' egli fosse
egualment^ gran disegnatore, che incisore; poiche in quella testa tutto
e sapere, tutto verita: chi la copiasse in grandezza naturale, nulla avrebbe
ad aggiungere pei varj piani ed accidenti del vero; vi trovi I'ossatura,
la pelle, I'adiposita; gli occhi sono vivi e veggenti, umettate le labbra,
il mento coperto d'una barba non rasa da piii giorni, ed espressa in
modo singolare; nascono bene i capelli sulla fronte, bene alle tempie;
si stendono -in belle masse variamente ondeggianti ; scherzano qua e la
modcratamente, staccandosi, isolandosi e leggermente pcrdendosi fia le
masse stesse o nel fondo, cosa oltre ogni credere malagevole ed in
(*) II sopracclglio e r occliio dalla parte si- naso, e per coadjuvare all' espressione di tutta
nistra della faccia dovean essere alquanto ab- la iigura rappresentata dal pittore nella piu
baasati per secondare le llnee della bocca e del aaimaca compunzione.
Vol. IF. P. II. 1 3
^8 DELLA. CALCOGRAFIA.
cui fu egli so\Ta quant' altri furono eccellente. Per le qiiali cose, sebbene
da mold siiperato e superabile iii qualche parte, riniane egli tuttora per
coniiin voto il principe dell' iiicisione. Duolmi soltanto ch' egli abbia ne-
gletto il sussidio (allora gia conosciuto) dell'accpiaforte per mold oggetd
indispensabile , e che a' suoi tempi non ben si conoscesse 1' uso della punta
immediata parimente per mold oggetti, se non indispensabile, utilissima.
Tanta era in lui I'attitudine a quest' arte, che non solo complessivamente ,
ma ben anche partitamente ne a\Tebbe segnato I'apice inarrivabile (*).
FRANCESCO CHEREAU
nato a Blois nel i6gj, mono a Parigi nel 1 739.
JT ra gl'incisori di ritratti nel gran genere si distinse pure Francesco
Chereau, segnatamente ne'bei ritt-atd di Luigi Pecoun e del CarcUnale di
PoRgnac per la flessibilita e la nettezza del suo taglio, pel brio delle
dnte , pel vigore dei tuoni , per 1' intelligenza delle forme e per la piu
giusta indicazione calcografica delle tinte locali pittoriche. Quanto si
disse di Nanteuil rispetto al suo ritratto di Luigi XIV, cioe che seppe
col solo nero di stampa far sentire il vermiglio delle gote e delle labbra,
si puo dire eguahnente di Chereau intorno al ritratto di Pt>lignac, il
cui volto sembra veramente rubicondo. II nierletto non cede per nulla
(*) Ho parl.-ito qui di punta immediata, detta
anche punta secca; e quantunque di questo
incisorio stroraento dovro parlare diffusamcnte
Bella parte pratica , pure a quelli fra i miei
leggitori, i quail non sono della professione,
trove necessario di spiegare in poclie parole
clie significhi questo vocabolo, di cui dovremo
anclie in appresso far uso. La punta secca
pertanto, o punta immediata, o punta a
rame niido, e stata cosi cbiamata per distin-
guerla dalle varie punte delle qnali si ser-
vono gl'incisori per segaare i contorni ed il
tratteggio snlla vernice, prima di far mordere il
rame coU'acquaforte. Questa punta dicesi dun-
que punta secca, perclie e tale, che ferisce
bastantemente il rame indipendentemente dal
bagno deir acquaforte. Per incldere la regione
deU'aria, certi pannilinl nelle parti cbiare, e
pill di tutto le mezze tinte di certe cai-nagioni
tenere e dilicate e stromento opportunissimo
in una mano bene esercitata. L' egrcgio inci-
sore vivente, il signor Raffaello Morglien, non
teme confronto in questo genere di lavoro, e si
possono consultare per chiarirsene le sue stampe.
b
DI GIUSEPPE LONCni. 99
a quell o cli Drevet nel suo Bossuet, sc noa e anzi piii spiccato; cosi
il collare e anche perfiiio piii trasparente di quello, e la sbarra della
seggiola pei tagli fliiidi, lucidi c serrati, con cui e intagliata, pei
colpi di luce inagistralniente serbati, pei tocchi piii scuri e pei riflessi
maravigliosamente distribuiti appare di tutto rilievo, e par che toc-
candola s'abbia a'sentire il liscio gradevole al tatto dell'oro brunito.
Quest' artefice da mold lati diede incremento all' arte. Ha gustate al
sommo grado ed ha fatte gustare agli amatori le attratdve del bulino,
e si direbbe essere stato discepolo d'Edelink o di Nanteuil, eppure si
vuole discepolo di Ger. Audraii (*).
PIETRO DREVET FIGLIO
nato a Parigi nel 1697, mono L'i nel ijdg.
Xyi questo cognome due altri rispettabili incisori, cioe Pietro il
padre e Claudio il cugino, si distinsero per molte belle produzioni;
ma come all'apparire del sole cessa lo splendore delle stelle piii fid-
gide, cosi Drevet figlio coUa sua superiorita nell'arte nostra ecliss6
gli altri due di sua famiglia; quantuncpie isolatamente considerati, me-
riterebbero anch'essi onorevole posto in questa scelta serie calcografica.
Disegno ed intagli6 del pari sapientemente ed accuratamente : il suo
tratteggio e puro, abbastanza variato, pieghevole, spiritosamente mosso,
anzi talvolta, per tema d'inconere nella naturale inflessibilita del bulino,
ondeggiante piu del bisogno. Le sue carnagioni nelle mezze tinte chiare
sono a punti codati suU' esempio di Nanteuil , di Masson , d' Edelink e
di qualcli' altro ; ma conservano pero mia fusione , una morbidezza ed
(*) Lo dice Hiiber nel suo manuale-, se non distanza che passa fra lo stile incisorio di Ge-
clie tanto potrebbe inteadersi Gerraaao, qoanto rardo Audran e quello di Francesco Cliereau,
Gerardo Audran, avendo egli posto avanti il ch" io non so indurmi a prestar fede a tale as-
cognome un solo G. In anibo i casi quest' in- serzione , non potendo essere che uno sbaglio
cisore nulla avrebbe di coinune col suo maestro; evidente.
nui se quel G. volesse dire Gerardo, c tanta la
100 DELLA CALCOGRAFIA
uu iiiipasto siio particokrc. K da osscrvare che in mold de'suoi ritratti
questi punti, scendendo al niento, cessano d'essere codati, e prendouo
ill voce certa quale rotondita , cspriniondo cosi per approssimazioiie la
puiiteggiatura visibile della barba rasa di Iresco : quelli segiiataincntc del
Cardinale Bossuet e di Samuele Bernard manifestano col piii felice suc-
cesso questa scabrosa e tutta sua operazione, la quale in simil genere
potrebbe servire d' ottinia norma a qualunque iiicisore cui desse raniino
di bene iniitarla. Nella rappreseutazione poi degli accessorj pid difficili
a trattai-si, mentre non ha chi lo superi, ei supero tutti quanti per la
maniera leggerissima, finissiina e morbidissima con cui imito Termel-
lino nel ritratto del Cardinale Dubois, superiore in questa parte a quelle
di Bossuet. Oltre il genere de' ritratti ch'egli intagUo mai-avigliosaraente,
si distinse anche in quello della storia, ed e pregevolissinia fra le altre
sue la stampa della Presentazione al Tempio da Luigi di Boullogne. Se
avesse scelto un dipinto di migliore stile, e vi avesse impiegato in al-
cune parti un tratteggio piu largo e coufacente alia ricchezza della
composizione ed alia dimensione della stampa, dubbia sarebbe la fama,
se valesse piii come ritrattista o come storico incisore : certo si e che
se altro non vi fosse, die la testa del sacerdote, basterebbe sola a darle
sommo valore. £ quanto di piii finito, di piu morbido e di piu gran-
dioso nella sua piccolezza si puo cavare dal bulino. La canizie de'ca-
pelli e della barba vi e espi'essa con sorprendente veiita ; la faccia
sembra non gia incisa, ma dipinta col massimo calore; anzi non dipinta,
ma vivente, veggente, respirante ed animata da profetico gaudio. £ un
vero giojello, visto il quale non si pensa piii ad ogui altra mancanza di
qucir intaglio pittorica od incisoria. Drevet figlio mostrossi nelle sue opere
fedele traduttore dei dipinti che prese ad incidere ; poiche avendo piu
che bastante ingegno per conoscerne e minorarne i difetti, nol fece. Un
poco meno stracciati i libri posti ai piedi del Bossuet, ed altrettanto
meno incartocciati e sparsi di luce dappertutto i panneggiamenti di Ber-
nard, non poco aggiungevano al merito di que' due ritratti; ma egli voile
dar giusta contezza dei pregi e dei difetti di Rigaud, ed io, benclie sia
d'avviso che si possa all'incisoi-e concedere qualclic modico e sensato
arbitrio nella trasfusione dell' arte pittorica nella sua (come dii-6 altrove);
lOI
DI GIUSEPPE LONGIII.
pure non saro mai per riprovare in simili opcre la piii scnipolosa ed
iagenua fedelta; molti esscndo i casi in cui cjuesta licenza diverrebbe
nocevole, e poclii quclli in cui potrcl)l)e divenire vantaggiosa senza
tradire il carattcrc deH'originale. L'arte nostra lia molto accjuistato dal
bulino di Drevet figlio dal lato della finitezza, della morbidezza e di
qualche novita d'artificio (*).
GIORGIO FEDERICO SCHMIDT
nato a Berlino nel 1712, mono ivi nel lyyS.
r
J_/ artefice clie prendiamo ad esaminare e nno de' piu grandi clie vanti
la storia calcografica. Egli seppe accoppiare la maggiore nitidezza e fer-
raezza del bulino ad un moto di tratteggio ardito, variato, talvolta espres-
samente slegato, e pieno sempre di sommo gusto e sapere. Dal taglio
regolare, in che emulo i piii severi buUrusti, pass6, cjuando gli piacque, al
tagUo llbero colla scherzevole punta de'piii spiritosi acquafonisii, lasciando
incerto il giudizio, se pin nell'uno o neiraltro genere siasi distinto. Ma
non e niaraviglia ch'ei riuscisse del pari in questi generi d' intaglio tanto
fi'a loro opposti, quando la piu sentita cognizione del disegno e del
(*) Drevet figlio e veramente nato incisore,
poichc airctii di treilici aniiL (dice Watelet) lia
incisa una stampa clie in raolte parti puo far
disperare gl' incisori piii consiimati. Se e quella
rappresentnnte la Itisurrezione di Crista da Gio-
vanni Andre , mostra ceriaraente T attitudine
sua a riuscirc, coin' e riuscito, sommo incisore;
ma in complcsso non merita graa latto Tatten-
cione dei coUi nmatori.
Contemporanco suo, sebbene piu giovane se-
condo Iliilicr cd altri di sei anni , fu Giovanni
Daullo, il quale nel maneggiare francamente e
nettamente il bulino gli sta bene a confronto, e
qnanto all' arditezza del tratteggio gli e certa-
mente superiore ; ma non lia ni; il suo vigore di
cliiaroscuro , ne in certe parti la sna finezza
e dtlicatezza. Per sua sciagura impiego fre-
quentemente la sua abilita intorno ad alcuni
pittori luauieristi suoi connaziouali , de' quali
Boucher era in alto grado il corifeo , e con-
diva la nianieia pittorica con altrctlanta ma-
niera calcografica. Gli amntorl pero valutano il
suo ritratto di Clemeruina Principcssa di Polonia
e liegina d' IngluUerra , ed anche la Mcuidxdena
del Correggio. Parlando intorno a questo sog-
getto da me pure intngliato, dir6 candidamcnte
d'averlo, se non erro, superato nella morbi-
dezza e nella fusione proprie di quel sommo
pittorc; ma non certamente nel brio e nella
nitidezza del taglio.
I Oft DELLA CALCOGRAFLV
chiaroscuro, il piu fiiio raziocinio ed uno spirito illimitato gli servirono
costantemeiite di guida. Nel prime geiiere prefer! dedicarsi ai ritratri,
sebbene abbia pure incisi alcuni soggetti di storia: tutti quelli die in-
cise sono belli; ma quelle di La Tour dal dipinto, che quel pittore
ha fixtto di s^ stesso, e ammirabile pei pregi che si riscontrano iu
tutti gli altri, e piu per ranima e la giovialitu si bene espresse in quel
volto; assai bello e pure il ritratto di Mounsey, e bellissimi quelli dei
conti Rasumowsky ed Esterhazy, non che dell' Imperatrice di Russia
Elisabetta dai dipinti di Tocque, ove gli accessoij segnatamente sono
trattati con sorprendente maestria; ne meno pregevole 6 quello di Mi-
gnard txatto da Rigaud, ch'io per6 non saprei valutare, come altri vol-
lero, il suo capolavoro. NeH'altro genere tratto egualmente bene i ritratti
e le storiche rappresentazioni , alcune delle quali sono di sua compo-
sizione, dal che gli torna gian lode. Imitb, ma non segui servilmente
il saggio disordine pittoresco di Rembrandt e di Castiglione, e colla
punta a rame nude seppe a%^'icinarsi bene spesso alia leggerezza spi-
ritosa ed incantatrice di Stefano Delia Bella. Tutto e sapere in lui, tutto
fuoco, e quel che piu importa , tutto iinpronta di verita. Si pu6 dire di
quest' uomo singolare, che due valentissimi incisori fossero in un solo.
In mezzo a qualche iinitazione dell'artificio altrui, secondo sempx'e il
suo geuio straordinario , e sempre eraerse originale. Se avesse trattata
la storia nel gran genere, come tratt6 il ritratto, e se la sovrabbon-
danza del suo spirito non lo avesse talvolta tradito, egli poteva salue
al primato dell' arte nostra. Se pero non e tale, e certamente, come
dissi, uno de'piii valenti maestri, ed auclie il piu esperto hicisore; clii
prenderr^ a consultare sovente le belle stampe di Schmidt, guadagnera
molto da molti lati della sua professione (*).
(*) Fra le stampe dl Sclimidt nel genere di congiunta colla voglla di fare I' impotenza di
Rembrandt sono preferlte dagli amatori le due riuscire. Nasce questo da cio, che vedendo le
di pari grandezza, intitolate la Jlglia risuscitala stampe di Rembrandt svincolate da qaaluaque
da on dipinto di Rembrandt e la Prcsrntazione legge puramente incisoria, sembra ai dilettanti
al Tempio da Dietricli , la prima delle quali se- di calcografia, che, appena istrutti della maniera
gnatamente e d' un efTetto stupendo. Molti, come di dare la vernice sul rame, e di farlo mordere
dissi airarticolo di Rembrandt, hanno tentato dalP acquaforte , sia ovvio I'operarvi sopra li-
questo genere d' intaglio ; ma nei piii si vede berameate , e coa pocUi tocchi a punta secca
I
DI GIUSEPPE LONGIII. Io3
GIAN GIACOMO BALECHOU
nato ad Aries nel 171 5, mono ad Avignone nel 1764.
J? ra i pill distinti per nitidezza, fermezza ed eguaglianza di taglio
e incontrastabilinente da annoverarsi Gian Giacomo Balechou. La piii
volte citata Enciclopedia quanto fu iiigiusta nell' encomiare olU'e il do-
vere Pitau e Wisscher, lo fu altrettanto nel biasimare troppo severa-
mente cjuesto pregevole maestro. Non solo vi e descritto come sprov-
visto d' intclligenza e di gusto nel disegno, ma inferiore ben anco agU
altri bulinisti, se non quanto alia meccanica abilita del taglio, clie gli
si accorda moltisslma, almeno quanto alia piu convenevole applicazione
d'esso taglio a que'molti accessor] die sono quasi esclusivamente pro-
prj del bulino. lo nol proporr6 certamente a modello dal lato del di-
segno, che pur troppo in moke parti pecca d'eccesso o di mancanza;
dir6 bensi che le sue stampe non sempre e non in tutto gli meritarono
siffatto rimprovero. In quella della S. Gena^ieffa tratta da Vanloo, la
testa ( quando si eccettui la bocca e la puuta del naso un po'caricate,
non pero fuori del vero ) spiega per eccellenza quell' aria di semplicita
che ben le si addice: la massa ombrosa deU'occliio a licca palpebra
^ largamente sostenuta, e ne risulta gentile e simpatico il profilo. Cosi
avesse egU trattati que' Serafijii e quelle pecore, che pur troppo sembrano
nelle parti cliiare, e cjualclie graDiatura di bu- rispettive linee lascia sempre molti piccoli spazj
lino nelle oscure, otlenere buoa efletto. Ma In di rame o nou coperti di lavoro, o noD quanto
cosa fe ben di versa; giacche lo Ecoprire sal rame basta. Quindi Schmidt nelle sue stampe alia fog-
il valore dellc tinte, quali verranno sulla stampa, gia di Rembrandt, sebbene introdncesse, come
fe frutto di lungo cscrcizio, cd e diflicile cgual- questi, quel disordine d'artiCcio proprio del fuoco
mentj nel geoere del taglio libera, clie in quello pittorico sempre restio ad ogni servile pazienza,
del taglio regolare: il ridurre poi le time in pure nella riJuzione de' suoi lavori, fin dov'era
buona gradazione ed impasto e anzi piu difii- d'uopo, non manco di portarli a quella pia-
clle nel primo generc, the nel secondo , e cio cevole unione ed armonia di tinte non lisce,
per la ragione scmplicissima, cbe nel taglio re- ne rozze die ricordano il vero, ed in che
gplare Tequidistanza dei segni tende gia di superd tanto lo stesso Rembrandt, qunnto ia
sua Datura a produrre unione di tinta, mentre altre parti gli riiiiase inferiore. Tanto gli valse
nU'opposto nel taglio hbero la variazione qua- la preventiva sua abitudiue a ben maueggiarc
ei fortuita della forma e della distanza delle il bulino.
104 DELLA CALCOGIlAriA
di bronzo ; cosi men liscio avesse fiitto e men vellutato il tronco dell'al-
bcro adjaccnto, men grossi i tagli del ciclo, men oscura racqua, mono
stentato il tcrreno, meno duii i panneggianienti; avesse in somnia imi-
tata la trasparenza e la leggerezza del tocco originale, come ne con-
servo, pill clie non iinportava, il biasimevole stile di quel tempo.
Nel suo intaglio poi della tempesta da Veriiet non solo e da ammirarsi
la scpiisita imitazione delle onde agitate e spuinanti, da cui WooUett
appiese probabilmente a trattare quelle della battaglia alia Ilogue; ma
lo sono egiialmente le tetre nubi procellose, I'indizio della pioggia, il
molo, il faro, i ncri scogli e le piccole figure illuminate dal lampo
con tocchi circoscritti e vibrati, simili a quelli del pennello. In questo
capolavoro ben poclie parti potrebbero meglio eseguirsi cogli odierni van-
taggiosissimi mezzi della punta secca e d'una pin inoltrata prepara-
zione all' acqiiaforte. Terminero quest' articolo coll' esame della sua stampa
pill grande, cioe del ritratto d'Augusto III, Re di Polonia dal dipinto
di Rigaud. L forza confessare cbe il cielo e d'una tinta pesante e fer-
rigna; die I'albero laterale e per disegno e per intaglio e veramente
scipito; clie I'erraellino e ben lontano dalla finezza e morbidezza di
qiiello dei Cardinali Bossuet e Dubois di Pietro Drevet il figlio; ma la
testa di quel ritratto, se non eguaglia cjuelle dello stesso Drevet, d'Ede-
link, di Nanteuil e d'alcuni altri, non lascia d'essere eseguita con bel-
I'artificio incisorio, bastevolmente coiretta e d'un effetto assai vivace;
il velluto, se non vale quello di Wille nel ritratto del Conte S. Florentin,
e pero rappresentato a dovere, con molta nitidezza e con movimento
di taglio ben adatto e spiritoso. Ma se nuU'altro vi fosse di pregevole
in cpiella stampa , la sola tersissima armatura basterebbe a meritargli la
palma in una parte, quantunque accessoria, importantissima per I'arte
nostra, il clie non e poco. II pittore si contentera di trovarla g\jista
e conforme alia natura: il calco";rafo investiaiandone I'artificio e cono-
scendone la difficolta, la trova maiavigliosa e perfino scoraggiante. Essa
e formata d'un solo taglio ora parallelamente ripetuto, ed ora ad ecpii-
distanza perfetta restremato pel lungo d'ogni pezzo clie la compone, e
nella direzione precisamente clie il fabbro ebbe a tenere Usciandolo.
Questa e la maniera piii acconcia per ben indicare la durezza insieme
DI GIUSEPPE LONGHI. 106
e la lucidezza d'una materia nou tliafana: vi ho posto a confronto altre
armature incise coH'intrataglio (*), altre a due taf!,li nella colomia del-
I'orabra, e fui convinto che si iieH'uno che ncU'altro modo viene al-
qiiaiito intcrrotta quell' unione e fluidezza continuata di tinte, che ofFre
la uatura sulla bnuiita superficie di simili corpi. Avverta pero il gio-
vane iiicisore, cui propongo Balechou a modello da questo lato, che
tale suo artificio riesce ingratissimo, se non e accuratamente e seiiza
stento imitato; il che nelle parti scure segnatamente e assai malagevole,
ed esige molto gusto ed intclligenza degli effetti dclla luce, somma pa-
zienza nel rientrare e nel lambire ( diro cosi ) dolcemcnte i tagli a piu
riprese, e lunga abitudine nel maneggiare con fermezza lo stromento.
Tale mostrossi I'abilita di Balechou in questo pezzo, che nessuno prima
di lui, nessuno dopo, anche seguendo il suo metodo, pote fare altret-
tanto: i postcri potranno forse emularlo, superarlo non mai.
GIO. GIORGIO WILLE
nato a Konisberg nel 171 5, morto a Parigi nel 1808.
Jl er la nitidezza ed equidistanza perfetta del taglio, nessun inci-
sore pareggi6 I'abilita straordinaria di Gio. Giorgio Wille. Se il vero
merito dell' arte nostra consistesse miicamente in questa prerogativa ,
difficilissima per altro e rara, egli sarebbe assolutaraente il principe
degl' incisori. Chereau , Drevet figlio , Nanteuil , Balechou , Daulle ed altri
prima di lui aveano date prove luminose di questa bella proprieta del
bulino, applicabile particolarmente alle cose molto unite e Usee, come
ai cristalli, ai metalli bruniti ed ai serici drappi; ma nelle stampe di
questi si trova sempre qualche parte meno accurata, in Gio. Giorgio
non mai ; e anzi tale sopra di cio la tenace perseveranza di lui , che ad
(*) Anclie deW intratagUo ragioner6 diffusa- perfcttamente in mezzo ed al luago di due ta-
mente nella parte pratica. Basti per ora sapere gli piu grossi; il die produce un effetto gra-
clie uurataglio significa ua taglio piu sotlile posto devolissimo.
Vol. IV. P. II. 14
1 o6 DELLA CALCOGRAFIA
eccezione d' introdurre il terzo taglio, per sagrificare alqiianto a vantao-
gio dellc tinte migliori le inferiori, egli trattd con egual cura gli o""^etti
piu e mcno importanti , presente senipre a se stcsso , ne lasciandosi inai
tediare dalla indicibile lentezza di questo genere d' iiicidere , ove ogni
taglio A-uol essere dolcemente rientrato dal bulino, ed accarezzato, per
COS! dire, a piix riprcse, ne punto alterando il suo polso per effetto di
quell' estro pittorico, che e pur comuiic agl'incisori medesimi, quando
s' investono dello spirito de' loro prototipi. Per tal modo il tratteggio di
questo artefice singolare c cosi eguale, misurato e costantc, die quelle
linee iiou sembrano gia fatte colla mano ad una ad una , come lo sono ;
nia per mezzo della piii esatta macchina disposte. Per quegli araatori
ed artisti, i quali confondono il difficile col bello, quest' artefice e por-
tentoso, divino. IMa nclle arti il bello e sempre difficile, il difficile non
e sempi-e bello, e siccome uno de'piu grandi dementi della bdlezza e
la varieta, ([uella inalterabile purezza e misura di tratteggio, die nelle
stampe di Wille si ravvisa, tciide naturalmente alia monotonia, die n'e
il vizio opposto. Nulla di piu artificioso, e nulla ad un tempo di piii
vero e di piii bello dcU' abito di raso , che si ammira nella di lui stampa
tratta da mi dipinto di Terburg, ed intitolata Ylstruzione paterna; ma per
mala soite in quella stampa gli abiti pure, i capelli, le carnagioni, tutti
in somma gli oggetti rappresentati sentono pur troppo qualdie apparenza
di raso. Egli aveva dato speranza di qualche cangiamento di stile, con-
dito da maggiore varieta nella sua Cleopatra di Netsclier, in cui riserbo
alia sola veste di raso la maggiore purita e lucentezza del bulino, trat-
tandovi la parte nuda a taglio interrotto quasi nel genere di Strange,
e lasciando trasparire negli accessor] un'avanzata preparazione all'acqua-
forte , e sarebbe questa la sua stampa forsc migliore , se meno duri i
contorni e piii inipastate vi fossero 1' ombre della caniagione ; ma la
brama di manifestare in ogni parte la superiorita sua nell'uso del bu-
lino lo ricondusse ben tosto alia prima abitudine, e nella Morte di
Marcantonio produsse I'altra sua Cleopatra, mirabile invero per I'eviden-
tissima padronanza dello stromento; ma d'un lavoro cosi pesante, re-
ticolato e ferrigno, d'uno stile cosi contrario al pittore italiano da cui
fu tratta, die agli amatori di fino gusto riesce insoppor labile. Seiubra
DI GIUSEPPE LONCHI. IO7
per6 cli' egli stesso abbia con'osciuto il suo sbaglio ; giacchc nessun'altra
stampa produsse di quelle stile, e limitossi a rapprescntare ritratti e
soggetti fiaiiiminghi piu adattati al suo gusto, nelle qiiali cose ottcnne
una ben ginsta celebiitii : il ritratto del Marchese di Marigny, del Conte
di S. Florenlin, la Leggitrice, la Innaspatrice ed i Musici ambuland
hanno vanto sovra le altre sue produzioni. Nulla diro delle ultime sue
opere tratte dai disegni di suo figlio, sebbene, quanto alia fermezza e
nitidezza del taglio, siano esse piu'e ammirabili : al paterno amore ed
alia cadente eta tutto si dee condonare (*).
(*) Una stampa di Gio. Giorgio Wille lo-
ilata , non so come , ncl manuale d' llubcr e
Rost col titolo di superhe gravure e quella de-
nominata le MariiscluU des logis, invenzione di
suo Cglio P. Alcssaiidro Wille: ed io, sebbene
caldo anmiiratoie di si graad'uomo, la reputo
in vece poco mcno clie pessima. A parte la
ncttezza del trattcggio, tutto vi e moscio e
goiifio, il tuono generate per le mezze tinte
troppo alterate e sordo e piombino, le figure
tozze e seuza nerbo, gli alberi e le foglie senza
forma , stentate e bambagiose , quali si fanno
d' ordinario dni paesisti principianti. La com-
posizione stessa & poco felice : in somma per
I'afFezlone ch'io porto alia sua mcmoria (come
suo disccndentc nell'arte calcografica, essendo
egli stato maestro del mlo maestro Viuceazo
Vangclisti), vorrei per la migliore sua fama
the quella stampa noa fosse incisa da lui, es-
sendo ([ucsta assai peggiore, quanto alia rap-
presentazione pittorica, di quella sovrindicata
della Mortc di Murcantonio trntta da Ponipeo
Battoni, gin da me dicliiarata insopportabile agli
amatori di fino gusto. Poche pero sono le stampe
di Wille riprovevoli, e molte in vece sono quelle
in tutto od in parte sparse delle piii seduccnti
kellezze calcografichc e pittoriclie ; alcuue di
queste, oltre le gla nominate , sono la ilenagere
HoUandoise, piccola stampa da Gerardo Daw,
die Huber per isbaglio dice compagna della
Liseuse, le Petit physicien da Netsclicr, stampa
d' una finitezza c freschezza di lavoro quasi
inimitabilc , e nclla forma totale compagna della
Menagere, e vi si pud ragionevolmente aggiun-
gere le Concert de famille , stampa di beU'elFetto
e di beU'artlficio , quantunque nella cnpellatura
d' una figura sul davanti, volendo iniinre Mas-
son, abbia tenuti troppo rotondi in ogni parte
i fill dei capelli, e non abbia riflettuto che in
una testa assai piii piccola del ^Wsfidcr I'arti-
ficio di Masson non era piii applicabile.
Essendo raio precise dovere in questi raglo-
namenti sulle opere de' migliori calcografi il
dimostrare non Tincremento soltanto, ma ben
anche il dccremcnto portato sovcnte all" arte
dai lore tentativi , m' e forza qui d' asserire
che questo somnio incisore, il quale ebbe in
Parigi numcrosissimi allievi si francesi die
stranieri , fu uno di quelli che piii nocquero
agl' incisori ed agli amatori di stampe. Molti
amatori furono ben presto adescati dalla pu-
rezza estrema del suo taglio, e dai fulgore se-
ducente delle sue tinte j vi accostumarono Tocchio
insensibilmente, e le gustarouo quasi esclusiva-
mente, rigettando ogn' altra stampa, per bella
che fosse, dove un lavoro piii pittorcsco la-
sciasse alquanto visibili i ruvidi scgui dcll'acqua-
fortc. Molt' incisori poi spinti dai loro utile a se-
condare il gusto di cotestoro si diedero (come
dissi parlando del caratlere dell' epoca terza ) a
curare come parte piii importante la purit.H
del taglio, vincolarono sempre piii I'esercizio
deir arte loro e la resero piii diflicile, piii
lunga e piii nojosa. Le opere di Wille sono
io8
DELLA CALCOGRAFIA
ROBERTO STRANGE
nato alle hole Orcadi nel 1728, mono a Londra nel 1796.
X er giungere a bene rappresentare coll' arte nostra que'dipinti nei
quali il colore e succoso e ben impastato, le belle starape di Strange
sono lui modello inapprezzabile. Nessuno meglio di lui ha saputo
esprimcre col tratteggio incisorio la porosita e la morbidezza delle
carnagioni senza affettazione , senza stento , senza servile regolarita ,
senza eccessivo lavoro, ed e percio die nessuno meglio di lui ha
potuto tradurre da questo lato il principe de' coloristi , il gran Ve-
cellio. Fra I'altre stampe ch'egli incise da quel sommo pittore, si ti'o-
vano in alto grado gli anzidetti pregi nella cosi detta Venere di Ti-
ziano, in vedendo la quale subenti'a tosto 1' idea del vago c sanguigno
suo pennello. La preparazione ch'egli solea fare assai inoltrata del-
I'acquaforte, portando nelle carnagioni il primo segno interrotto fino al
lume, ch'egli poi impastava col bulino e colla punta secca, alternando
varie lineette intermedie e varj punti oblunghi e rotondi, contribui
non poco a produrre sulle parti illuminate la naturale porosita della
pelle per mezzo della piu acconcia granitura. Questa granitura per altro
s' estende anche alle parti ombrose , il die non sembrerebbe a prima
giunta molto favorevole per indicare la trasparenza dei ridessi di luce;
ma essendo i primi due segni incrociati assai diagonalmente , e riempita
cssendovi I'amandola con lineette alquanto sottili, e ricoperto il tutto
da un terzo segno egualmente sottile , e sempre bella e diafana la tinta
certaniente da molti lati ed \a molte parti sti-
niahilissime; vi si trova II piii delle volte bea
regolato il chiaroscuro; vi si trovaoo pure al-
cune teste ed alcune maai bastevolmente ben
segnate; qualche raso, qualclie velluto e qual-
clie accessorlo, die il dipiato ditTicilmente po-
trebbe craulare; ma in complesso mancano trop-
po di gusto, e sono veraraente antipittoriche.
Ebbe molii discepoli , fra i qiiali Scbasciano
Ignazio Klauber, Carlo Weishrod (sebbene que-
sti noti niaiieggiasse il bulino, che per rin-
forzare ed accordare T acquaforte e la punta
secca), Giovan Gottardo Mailer, Carlo Gutten-
berg, Egidio Verhelst , Cristiano De Meckel, Ciu-
sto Chevillct, H. N. Sclunitz, Gio. Eiirico liode ,
P. Alessandro Tardieu, ed altri due, de' quali
parleremo in due articoli separati, cioe C. Cle-
mcnte Bervic e Giacomo Schnmtzer.
m GIUSEPPE LONGHI. IC9
che nc risulta, Anche nelle capcUature, le cui masse solea prcparare
airacquaforte, egli introdussc pel primo un tratteggio misto cli grosse e
di sottili lince, ora serrate, ora alqiianto distanti, con gradevole moto e
gradevolissima varieta. lo quiiuli lo propongo da questi lati alia sensata
iinitazione de' giovani calcografi ; ma non cosi dir posso del suo pan-
neggiare, il quale sovente e du lui rappresentato come se fosse com-
posto di varie pezze diverse , mutando tinta ad ogiii piccolo spazio del
medesimo panno contro le piu foudate leggi incisorie : non cosi del
modo suo di trattare il cielo, ordinariamente nelle sue starape ruvidet-
to e pesante: non cosi del suo disegnare, nel che ha difformate e sner-
vate le migliori opere de' maestri italiani ; mcntre pretendeva tanto alia
fama di buon disegnatore, che non voleva incidere che dalle copie in
disegno fatte da lui stesso con matite di varj colori. Senza questa
imperdonabile mancanza egli sarebbe stato forse il primo iiicisore di
storia; poiche, oltre alle lodate qualita incisorie, avea trovato nella parte
piu importante, cioe nelle carnagioni, un genere medio tra la ruvidezza
e r ineguaglianza di Audran, e la Uscia equidistanza di Edelink piii con-
facente al ritratto, che alle composizioni di largo stile e grandioso (*).
(*) A Strange prepararono la via alcnni altri il quale fu il primo a servirsi della puata secca
suoi predecessor!, ed alcuni conteniporanei ; nia pei tagli interrotti nclle carnagioni, e ne ottcniie
per6 con modo alqiianto diverse. Fra questi le piii dolci e tencre tiute, lia creduto ( a quanto
si possoQO annoverare Flipart il figUo nella rai disse ) vedendo le stampe di Strange die
prima sua luaniera, Lorenzo Cars, Nicola Do- fossero eseguite anch' esse colla punta secca e
rigny, Ciacomo Frey, Giuseppe Wagner e Fran- non preparate all' acquaforte , come lo sono e
cesco Bartolozzi, di cui ragioncremo fra poco come ho potuto evidentemente riscontrare sopra
partitamente. Lo stilc d' intaglio pero (del di- alcune prove di sola prcparazione ch' io pos-
segno noa parlando ) die tenne Roberto e piii seggo ; quindi anche il celebre Morghen deb-
bello e piu adatto a rappresentare i vigorosi b' essere corapreso da questo lato fra gl' imita-
dipinti, die qucUo degli altri calcografi qui no- tori di Strange. Piu di Morghen pol furono pure
minati. Dopo di lui gP incisori di storia haaao imitatori suoi in cio che v' ha di raeglio Wool-
potuto convincersi tanto pienamente della con- lett e Sharp e molt' altri recenti incisori d'ogni
vcnienza d' usare il taglio intcrrotto nelle niezze nazione. Oltre la g!.\ citata Vcnere e molto ri-
tintc delle carnagioni, che tranne alcuni, i quail cercata la Danae della mcdesima forma e gran-
passarono dal taglio contiuuato ai punti codati, dezza , e cosi pure le due mezze figure AeWAn-
come praticarono i migliori calcografi ritrattisti, gelo e della Annunziata da Guide, il ritratto di
quasi tutti s'attennero piii o meno all' ottimo Carlo 1 da Vandyck, e lo stesso Cor/o / sceso
etempio di lui. II giii lodato RaiTaello Morghen , dal suo cavallo con uno scudiere ed un paggio.
no BELLA CALCOGRAFIA
RICCARDO EARLOM
nalo a Londra circa il 1728.
V^onteraporaneo e connazionale di Roberto Strange fu Riccardo
Earlom, il migliore fra tutti gF incisori nel generc detto dagl' Italiani
a fumo , dai Frances! a maniera nera, e dagl' Inglesi mezzo tinto. Qual
sia il processo di questo genera d' intaglio sul rame , dir6 ncl secon-
do volimie di quest' opera , il quale versera sulla parte pratica. Per
ora basti il dire clie l' invenzione di questa maniera d' iiicidere , nata
in Gormania per opera di Luigi De Sieglien, e portata in Ingliilterra
dal Principe Palatino Roberto di Baviera sotto il regno di Carlo I,
fu cola ridotta alia niaggior perfezione. Riccardo gia eccellente disegna-
tore e buon incisore a tratteggio in acquaforte , a granito ed aWacque-
rello , si distinse ancor piu sovra quanti lo precedettero nell' intaglio
a maniera nera. Le sue stampe dei fiori e dei frutd da Van Huysum ,
la Bersahea da Van der Werff, VAccademia del nitdo da ZofFany ed il
ritratto del Cenerale Elliot da Reynolds sono ricercatissime dagli ama-
tori, e le prime prove segnatamente sono portate ad alto prezzo; perche
gl'intagli di tal natura svaniscono assai presto sotto la mano dell'ini-
pressore. Molte brutte e grandi stampe in questo genere furono dapprima
pubblicate in Germania e particolarmente in Augusta a prezzi cosi tenui,
che si sparsero in un moraento per tutta Y Europa ; perocche volendo fade
grossolanamente , non v' ha intaglio piii facile e piu pronto di questo :
quindi gli artisti e gli amatori crcdendo difetto dell' arte 1' ignoi-anza
degli artefici , per qualche tempo ne stomacarono ; ma dopo vedute
quelle di varj Inglesi anteriori ad Earlom, e le bellissime di quest' ec-
cellente calcografo, le accolsero avidamente fra le piii belle del bulino,
quantunque al pari di queste ed anche assai piii costassero quelle,
come clissi, per la fatica non minore e non piii breve, che seco porta
il ridurle a quel punto, dovendosi togliere ad ogn'istante e rimettere in
DI GIUSEPPE LONGHI. Ill
raolti luoglii la granitura colla piii scrupolosa attenzione e pazienza,
come vedremo a suo luogo (*).
FRANCESCO BARTOLOZZI
nato a Firenze nel lySo, mono a Lishona nel i8i3.
N<
'ominantlo Bartolozzi, non v' ha coltivatore ed araatore della cal-
cogvafia , il quale non sia corapreso da ammirazione per la quantita e
qualita delle sue belle produzioni. Ebb' egli i primi rudimenti incisorj
da Wagner, e le prime sue opere a taglio ne conservano lo stile con
qualche maggior garbo, sebbene anche il maestro di certa qual grazia
non fosse destituito. Recatosi in Ingliilterra , vi si stabili , dacche tro-
vossi compensate assai meglio delle sue fatiche. Cominci6 allora non
per solo gnadagno , ma per nobile brama d' onore a spiegare la sua
grande attitudine all' arte, e benche fosse natin-almente incisore facile
e spedito, mir6 nulladiraeno a far piii bene che presto. Stretta quivi
amicizia colla KaufFniann e con Cipriani suo connazionale, ed allcttato
per analogia d' inclinazione dal grazioso comporre dell'uno e dell'altra
impieg6 lungamente la sua mano sulle opere lore, ed aggiungendo^■i le
grazie del suo bulino o della sua punta, diede ad essi una celebrita
superiore forse al vero merito. Erano in gran voga a que' tempi le
stampe nel genere di granito imitanti la matita e le stampe col orate,
le quali richieggono il granito e mal riescono nel taglio. Bartolozzi,
secondando il gusto generale del secolo, produsse in questo genere
(*) Ad imittizione d' Earlom moltissimi In- VAccademia di Vienna per compagna della sud-
glesl cd alcuni Francesi si distinscro ia que- detta Accademia di Londra d'l Earlom, GiOixinm
sto genere, fra i quali ebbero lode Ciomnni Fichler , Francesco ffrenk, Andrea Geiger , Gio-
Dixon , Giovanni Smith, Jnigo Wright, Roberto vanni Francesco Clerk e Giovanni o Giacomo
Duttkarton , Guglielmo Dickinson, Giovanni Mur- Leon quasi tutti forinati airaccademia di Vienna,
phy, Filippo Dawe, Giovanni Saunders, Tomaso e di poco inferiori in questo genere (escluso
Park ed altri piii rccenti , fra i quali merita Earlom ) agli artisli inglcsi.
lode Giovanni Jacobe, di cni i molto ricercata
Ha DELLA CALCOCnAFIA
coir ajuto de' snoi discopoli quantita di opere prodiglosa ; perocche 1' in-
taglio a granito, noil essendo vincolato ad alcima special direzione, ne
al calcolo, n6 all' equidistanza , ne alia nettczza, ne all'eguale incro-
ciamento, ne ai varj artificj del tratteggio iniprescindibili nel taglio
regolare , riesce assai pin pronto , perche meno obbligatorio , ed am-
mette senza pericolo 1' ajuto dell' altnii mano nella preparazione di
molte parti ed anche quasi del tutto, il che facilita oltre ogni credere
air artista il piii soUecito compimento de' suoi lavori. Ho detto senza
pericolo, giacche in qnesto genere d' intaglio, quando il lavoro gia pre-
parato ed avanzato dagli allievi viene alle mani del maestro per essere
ridotto alia voluta armonia , egli non ha bisogno , come nell' altro ge-
nere, di rientrare diligentemente e pazientemente col bulino in ciascuno
de'tagli gia preparati, ma aggiunge nuovi punti o piu grossi o piu
sottili, o pill stretti o piii larghi secondo la circostanza, e puo riduiTe
cosi a buon punto la meno esatta preparazione. In sifFatti lavori riusci
superiore a quanti prima e dopo di lui hanno trattato quel genere;
poiche sebbene molti lo abbiano eguagliato ed anche superato nell' u-
nione, nel brio e nella varieta della gianitura, nessuno pero pote emu-
larlo nella bellezza delle teste e dell' estremita , nella morbidezza, nel-
r apparente facilita di lavoro , ed in un certo che di vaporoso tutto suo ,
che in quel genere riesce gradevohssimo. Non bisogna confondere coi
suoi veri lavori quel numero di stampe indegne di lui, sotto le quali.
Glide approfittare dell' alta sua riputazione , alcimi artefici piii inclinati
al guadagno che all' onore , sopprimendo il loro nome, seppero indurlo
a sostituirvi il suo. Le stampe od in tutto, od in gran parte di sua
mano sono distinte da vezzi tali , che torna superfluo 1' enumerarle.
Ma questo sommo artefice , il cjuale aveva cominciata 1' arte sua
coir incisione a taglio, continuo di quando in quando a riprenderla in
modo tutto suo. Fu piu felice invei'o nelle piccole che nelle grandi
proporzioni. Molte delle sue vignette sono maravigliose per la venusta
e r economia d' artificio con cui sono cseguite. Nella stampa del tem-
porale di Woollet, dov'egli incise le figure ^Enea con Didone in atto di
rifugiarsi nella grotta, il sembiante dell' innamorata regina e tanto av-
venente e si dolcemente espressivo, che quel piccolo volto vale da solo
DI GIUSEPPE LONCHI. I I 3
tutto il rimanente della rappresentazione , cjuantunque trattata da quel
celebre incisore paesista con sorpiciKlentc niaestria; e nella Cliz'ut d'Aii-
njbale Caracci il sottoposto putio, portaiite lo steinma, per gentilezza e
facilita di tocco nou e minore in merito di tutta quanta la stanipa.
E poiche parliamo della Clizia, la quale dagli ainatori e reputata una
delle niigliori sue opere , lo scopo di queste riflessioni esige che se ne
faccia un diligente esame. II prirno oggetto che s'affaccia alio sguardo
e la figura d'Amorc, poiche la luce vi e si bene ripartita, che ne
risulta il piu bel rilievo ; la parte ilhiminata del torso sembra perfino
piu bianca della carta sulla quale e impresso; i tocchi piii scuri sono
si bene riservati a poche parti , che il rimanente dell' ombra ha vera-
mente la trasparenza della carne, ed i riflessi di luce sono posti a
quel grado clie fa valere le mezze tinte chiare : morbidi sono i con-
torni , dilicati i passaggi delle ombre , grasso il lavoro ; in somraa
questa figura e quanto di piu tenero e carnoso si puo fare nell'arte
nostra senza apparenza di fataca^ e basta cpiindi da se stessa a giusti-
ficare il sommo pregio in cui quella stampa e tenuta. Non e pero da
tacere, che i capelli sono d'un taglio povero e stentato, ne hanno il
lustro de' naturali ; la faccia troppo lunga per un fanciuUo ; gli occlii
troppo ravvicinati ; troppo esteso e discendente il pettorale sinistro pa-
ragonato col destro; ed alcuni punti poi troppo visibili sulle parti illumi-
nate sono ftior d'armonia col circostante lavoro. Quanto alia figura della
Clizia, e assai meno felice : la fisononiia non e punto graziosa, mentre
solea farle graziosissime ; 1' occhio e troppo lungo per un profile , la
bocca (parte cli'cgli trattava con tanto vezzo e soavita) e di forma
disgustosa : quella testa in somma in quanto al disegno non sembra
fatta da lui. II piede poi di questa figura, quantunque ben segnato, e
troppo bianco, e si direbbe di gesso; le mani sono alquanto gonfiette
in propoizione delle dita, e I'abito finalmente, ora piu stretto, ora piu
largo di taglio , ora con punti intermedj , ora coll' intrataglio senza lui
perche, non da 1' idea della continuazione del medesirao drappo e del
medesimo colore, e quindi siffatto lavoro con termine incisorio si chiama
pezzato. Un' altra stampa assai ricercata dagli amatori e quella intitolata
il Diploma accademico da lui inciso dal disegno di Cipriani; ed anche
roi. IV. p. II. 1 5
I 1 4 DELLA CALCOGRAFIA
in questo 1' occhio educato ed imparziale ravvisa molti difetti fra mol-
tissime bcllozze. La fis>;ura d'Ercole e pesantissima cominciando dai
piodi , i quali sono assoliitamente troppo larglii ; la testa e veramente
ignobile , senza carattere e del piu basso stile , i capelli poi e la barba
sono d' un lavoro inccrto e mescliino , tanto pel disegno , cp.ianto per
r intaglio. Anche il Genio delle arti e nel complesso alquanto corpu-
lento ; nia le esti'eniita vi sono benissimo indicate, e la testa, sebbene
il giro degU occhi sia piu forzato di quello del naso e della bocca,
e fatta da gran maestro, e nulla si puo vedere di piu armonico , di
piu gentile , di piii gioviale. La carnagione di questa figura per la
facilita e varieta del tratteggio, per la grassezza della tinta, per la
morbidezza de'contorni, per la conservazione delle masse e per I'ar-
monia del cbiaroscuro puo servire di modeUo a qualunque artista, e da
questi lati pochi nudi nelle stampe de' migliori calcografi reggono al
confronto. Anche uello scudo di mezzo vi sono alcune estremita ed
alcune teste graziosissime, e vi e poi conservata eccellentemente al suo
solito I'aerea prospettiva. In generale pero, tranne I'Amore di cui par-
lamrao , ed in alcune parti questo Genio , le sue stampe sono d'una tinta
dominante alquanto giigia e fredda e d'un tratteggio nividetto e gra-
nite dappertutto, per cui danno serapre I'idea d'un disegno a matita,
ed anche non preparato collo sfumatojo, non gia d'un dipinto: e danno
a vedere per conseguenza, che non avrebbe mai potuto col suo taglio
incidere fedelraente le opere di que' pittori d' ogni nazione , e special-
mente Fiamminghi, i quali curarono al sommo grado la proprieta, il
brio e la fusione delle tinte. Qual diverrebbe il lucidissimo raso di
Wille, oppure il terso acciajo di Balechou sotto la mano di Bartolozzi? E
per seguire il giusto, conviene inoltre confessare che nelle sue tx'adu-
zioni calcografiche ei fu 1' incisore piu infedele agli archetipi suoi di
quanti figurano in questi nosti'i ragionamenti. Nelle sue mani, ne'suoi
piedi , nelle sue fisonomie e segnatamente ncgU occhi e nelle bocche,
quahmcjue fosse 1' originale che intagliava, egli e sempre lo stesso Bar-
tolozzi. I molti schizzi del Guercino da lui incisi mostrano, e vero, a
prima vista il carattere di quell' autore ; ma cjuesto carattere e si pro-
nunciato , si diverso da ogni altro , si facile ad imitarsi , che non v' e
\
DI GIUSEPPE LONGHI. I I 5
pittore, i cul abbozzi alia matita od alia penna siano stati meglio fal-
sificati. Quindi non possiaino far eco ai grandi encomj clie a quella
serie d' intagli furono prodigati, quantuncjue in complesso siano assai
pregevoli, e tanto meno ii possiamo, quanto che in quelle teste me-
desinie , sebbene lo stile del Guercino sia in massa conservato, non e
del tutto celato quello di Bartolozzi.
Se non che queste mende prodotte in lui non da mancanza, ma da
sovrabbondanza di gusto e di sapcre, aggiungono sovente e non detrag-
gono mai al nierito de'suoi prototipi; e se lo tacciano di qualche
tiascuranza od infcdelta, lo sollevano poi al grado di que'rari artefici
originali, cui riesce impraticabile qualunque imitazione troppo servile.
Amo piu un intaglio alquanto rozzo , ineguale e senza pretensione d' ar-
tificio, ma ben inteso e ben condotto rispetto al disegno, che 1' intaglio
piu nitido e fuso, ma privo d' intelligenza di forme e di chiaroscuro.
Amo pill la parziale infedelta , quando interessa ed anima , che la fe-
delta piu scrupolosa, quando riesce fredda ed insignificante.
Messi a bilancia i pregi ed i dlfetti, Bartolozzi e tale incisore, che
occupa meritamente uno de'primi gradi nella storia calcografica. Si puo
chiamare antonomasticamente 1' incisore delle Grazie : titolo che appar-
tiene esclusivamente a lui : titolo che solleva ogni artista sopra la sfera
degli altri di sua professione: titolo bastante a coprire ben altri tUfetti
pill, che Bartolozzi non ebbe. L' intelligenza piii profonda deH'umana
struttura, la cogiiizione piii estesa dell'aerea prospettiva, del chiaroscuro,
deir espressione e di tutto quanto puo condurre alia giusta imitazione
del vero, non bastano a conseguire la grazia. Jl questo un sentimento
ingenito , che 1' esercizio dell' arte puo bene avvalorare , instillare non
mai. Fu il vero distintivo invariabile del nostro Bartolozzi (*).
(*) Pnrve a talnno, cui lessi queste mie os- occasioni d' esaininare ad una ad una le tante
servazioni per essere meglio illuniiaato nelle niie sue produzioni, fra cui la tanto celebrata Morle
opinion!, ch'io sia stato troppo severo nell' e- di Lord Chatam, ed lio potato con qualclie di-
sarae di quest' illustrc artefice. lo pero non saro ritto stabilire la mia opinione sul merito di lui,
0iai per riirattare su di cio le mie asscrzioni , quale ora respongo. E vizio troppo frequente
ne saprei in alcun modo scemarne la critica, quello di tutto biasimare, se il piu e biasi-
non potendo assolutamentc minorarne 1' enco- mevole; odi tutto loJare, se il piii e lodevole ;
mio. Nel giro di moli'aani ebbi frequeatissime ne si rifletle, che nelle produzioni deU'ingegno
ii6
DFXLA CALCOGRAFIA
GIOVANNI VOLPATO
nato a Bassano nel 1780, mono a Roma nel 180 3.
V^uesto distinto calcogiafo , se non e da collocarsi fra i piii valenti
dal lato deir intaglio e del disegno, e pero assai stimabile , ed ha recato
air arte nostra non poco giovamento. Approfitto nella sua gioventu degli
ammaestramenti di Bartolozzi, il quale prese a proteggerlo, e gli aperse
la via della celehrita. Nelle belle produzioni calcograficlie , quali da
molto tempo sogliono farsi , cioe non dalle proprie composizioni , ma
da quelle de'migliori pittori, non tutto il merito e dovuto all'incisore;
poiche I'amatore di fino gusto, qiiando vede una stampa, non suddi-
vide mai la parte incisoria dalla pittorica, ma viene spinto ad acqui-
starla dalla bcllezza del tutto. Quindi e che molti intagli, stupendamente
ti-attati quanto all' artificio incisorio , sono tenuti in non cale , perche
tradotti da poco felici composizioni pittoriche o da soggetti poco in-
teressanti, ed altri molti all'opposto, sebbene inferiori d' artificio, hanno
fovorevole accoglienza , perche tratti da piu belle rappresentazioni o da
pitture universalmente celebrate. Di tal natura sono in alto grado i di-
pinti del Sanzio nelle stanze Vatlcane, che il nostro Volpato con fino
accorgimento prese a pubblicare col suo bulino. Non sono tali invero
umano nulla vMia di perfetto; e quell' opera die qui non vale nominare. Ma si nel genere
e pm bclla, nella quale v' ha niolto meao di di taglio, che in quello di granite uuo dei
brutto, come piii brutta e quell' altra , nella migliori suoi iniitatori e il vivente Francesco
quale v'ha raolto nieno di bello. Seguendo il niio Rosaspina, professore dell' arte sua nelfaccade-
principio di rcnderini utile per quanto posso niia di Bologna, il quale incise suUo stile di
ai giovani calcografi, non potea dispensarmi dal Bartolozzi quel suo Amore saettante dal Fran-
fare a pro e contro di Bartolozzi le predette cescliini, gia lodato giustamente nel catalogo di
osservazioni piii da artista che da scrittore. Basan e negli altri cataloghi posteriori ; cosi
I suoi discepoli ed iniitatori nel genere di pure incise a granilo il 5. Francesco dal Do-
tagUo sono molti, moltissimi poi nel genere di luenicliino^ stampa per tutta 1' Europa ricerca-
granito. Fra questi si distinguono parecchi In- tissinia; e piii recentemente la Z)au;a Jfg/i Anorj
glesi ed alcuni Francesi; segnataniente liyland, dall'Albani, grande stainpa a taglio, in cut se
forse piii suo emulo, die suo imitatore, ZJurAe, non c del tutto conservato lo stile dell'autore
Ryder, TomKins , Dearie, Ogborne , Marcuard , quanto alia frcsdiezza e trasparenza delle tinte,
Nutter, Fiedling, Michel, Gode/roy ed altri, lo e pienamente nelle forme e neU'espressioue.
I
DI GIUSEPPE LONG III. II7
quelle stampe da precludere I'adito agl' incisori futiiri di farle miglio-
ri (*); il suo tratteggio e troppo ruvidetto dappertutto e d'unatinta al-
quanto fredda e ferrigna; le mczze tinte al([uaiUo gravi ed opache, ne
abbastaiiza sostenute dagli scuri; i contorni stessi non del tutto modi-
ficati sul carattere ora dolce , 01a sentito di quel divino autore ; non
credo vero per6, o se e vero, non e giusto, quanto lo Spagnuolo
Azara fa dire a Mengs nel vedere quelle stampe, cioe che Raffadlo
era tradotto in veneziano ; giacche non vi si scorge ne il tocco libero
del Tintoretto o di Paolo Veronese, ne il succoso colorito del Gior-
gione o di Tiziano. Nelle censure dell' arte vuolsi fondato raziocinio,
e nulla valgono gli scherzi : ed io porto opinione, per quanto resti a
desiderare in queste opcre, che non pertanto siano molto stimabili, die
possano meritamente aver luogo in cpialunque scelta collezione, e che
forniino insienie uno de' piii begli ornamenti delle civili abitazioni. L
tanto difficile d' incidere fedelmente RafFaello, che se anco I'incisore
non lo colpisce perfettamente , nierita senipre gran lode per non averlo
travisato, come avvenne quasi sempre (**).
STEFANO FICQUET
nato a Parigi verso il 1781, morto iui nel 1 794.
k3e la somraa finezza d'un tratteo;";io nitido e ben ordinato costi-
tuisse unicamente il vero merito dell' incisione, dalla mano di Stefano
Ficquet riconoscerebbe cjuest'arte I'apice insormontabile della sua per-
fezione. Alcuni fra i molti piccoli riti-atti da lui incisi a solo bulino
(*) II inio valente nllievo Pietro Anderloni nondiiueao in gran parte alle araorcvoU istru-
$t« ora incidendo YMlila e I'Eliodoro dai disegai zioni di Volpato quel primo fomento, per cai
die ne fcce in Roma di grandczza alquanto crebbe di poi a si alta e nieritata fama; ne
maggiorc , ed il buon csito non puo niancare. qiiesto e 1" ultimo ccrtamente dei merici del
(**) II celebcrrimo suo genero e discepolo suo degno maestro, sebbene dal discepolo sia
Raflaello Morghcn, quanlunrjue prima d'essere stato di lunga inaao superato.
in Roma trattasse gia bene V incisione , dec
I I 8 DELLA CALCOGRAFIA
allettano 1' araatoie , stiipefanno 1' intelligente e sgoraentano 1' artista imi-
tatore. Maraviglioso sovra d' ogai altro per I'estrema sua finitczza, e
direi quasi sovrumano e il ritratto di La Fontaine. Portato a dopnia
ed aiiche quadrupla grandezza per mezzo di lente convessa, il tratteg-
gio vi coraparisce ancor fino e fermamente condotto : ad occliio nudo
che assai miope non sia, per quanta acutezza vantar possa, riesce in
molte parti assolutamente impercettibile. Evvi una testa coperta giusta
I'uso di que' tempi da un parruccone accademico, in cui le folte cioc-
che de'capelli ed i I'icci cadenti suUe spalie e sul petto sono della piii
natiu'ale moUezza e lucidezza. Dal collo pende una cravatta di finissimo
lino spiritosamente toccata in mezzo alia quasi invisibile sottigliezza dei
tagli, ond'e formata, quasi combaciati I'un 1' altro. La faccia poi (non
pill grande deirunghia del mio indice ) e disegnata, anzi modellata a
meglio dire coUa piu schietta verita: le mezze tinte chiare sono a punti
codati suUo stile de' migliori calcografi ritrattisti , le scux'e a tagli con-
tinuati ed equidistanti , ne' cui strettissiuii interstizj gl' indicati punti
posti r un dopo 1' altro in linea servono d' intrataglio. Ma un miracolo
dell'arte che sfugge all'attenzione di clii non tratta il bulino sta negli
occhi di quel ritratto per la veramente inciedibile diligenza e destrezza
con cui sono intagliati : tu trovi nelle stampe di Woollet dei punti
d' acquaforte piu grossi di quelle pupille , eppure in si piccolo spazio
ebbe Ficquet il coraggio d' intromettere sei tagli intorno alia nera parte
visiva , la cui larghezza occupa gia piii d' un terzo della pupilla mede-
sima, e questi tagli giro egli fluidamente, e ristrinse gradatamente , e
troncolU verso il piuito luminoso, rientrando nel medesimo solco ap-
pena visibile, senza punto addoppiarli.
Cose si microscopiche , al cui paragone diventano colossali le dita
imiane, quanta difficolta non doveano costare all' artista esecutore, se
tanta io ne provo nella semplice descrizione ? E parra forse a talimo
anche versato nelle arti, cli'io scenda a troppe minuzie in queste mie
osservazioni; ma non gia a colui, che abbia al pari di me provato una
volta ad incidere, se non con quella, almeno con approssimativa finezza.
Ei solo puo vahitarne il pregio. Ei sa qual occhio di lince si richiegga
per tali sforzi anche coU'ajuto della lente, e come questa riesca incomoda
DI GIUSEPPE LONCHI. II9
operando, se troppo convessa, ovvero addoppiata ella sia. Sa che una
mano , appena men clie ferniissima , non pu6 impostare la punta del
bulino alia voluta equidistanza dall'un taglio all'altro, ne molto meno
scavare equabilmente que' solclii incomprensibili , ne' quali ,esso bulino
intacca appena la superficie del rame, e nella forniazione de'quali I'ar-
teficc, per evitare ogni sussulto della mano, sospende perfino il respiro,
e direi quasi momentaneamente la pulsazione del cuore. Sa clie la tempra
e I'afFilatura dell'acciajo bastanti per ben tagliare ne' solid delicati lavori
incisorj non bastano per una finezza di taglio portata a si alto grado;
essere pertanto necessario di riduiTe il bulino a filo assai piii acute
e tagliente, e quindi a tempra piii tenace (il che sempre non ottiensi),
oude la punta in tal guisa assottigliata non si pieglii ad ogni istante
o non si spezzi.
Da cpiesta indicibile finezza e purita di lavoro emerge nei bei ri-
tratti di Ficquet, e segnatamente in questo, ma non so che di grade-
vole air occhio dipendente da ci6 che noi chiamiamo tinta vellutata (*),
cui niun altro genere incisorio , ne di maniera nera , ne d' acquerello ,
ne di granito, ne di taglio libero, ne molto meno di litografia potra
mai aspirare. £ il trionfo del bulino, e del solo bulino. Un taglio
d'acquaforte in mezzo a siffatto lavoro sarebbe come un nnido filo
di lana in mezzo a leggerissima tessitura di seta sopraffina. La pmita
secca tanto adattata per segnare sul rame nudo i tagli piii sottili po-
trebbe emularne ed anche superarne la finezza ; ma agendo questa sul
rame non per iscavazione, come fa il bulino, ma soltanto per com-
pressione, non pu6 segnare tagli cosi ravvicinati e serrati, giacche
chiuderebbe il taglio gia fatto colla formazione del successivo.
Ripeto adunque, che se nella finezza del ti-atteggio consistesse tutto
il merito dell' incisione , Ficquet avrebbe ottenuta di lunga mano la
palma. Ma da una parte i suoi ritratti non essendo che riiitagli
(*) TinU wHutata chiamano gl'incison qiiclla in guisa da senibrare alio spettatore, die vo-
che risulta ia qualche parte d'una stampa dalla lendola toccare, sentirebbe sotto le dita la dolce
qualiia dcll'artificio incisorio, dal grado e dal- sensazione die siiol produire il velluto. Ma di
r inscnsibile progressione del diiarosciiro , e piii cio pure piii diffusamente parleremo nella parte
di tutto dalla dolce unioae ed impaslo de' tagli seconda.
120
DELLA CALCOGRAFIA
acciiratissimi in minor proporzione delle stampe de' precedent! maestri,
non hanno il prcgio dell' origiualita calcografica ; dall' altra quel mi-
nutissinio tratteggio si conveniente a' suoi piccoli busti, mal risponde-
rebbe alle ^gure di maggior dimensione piii praticate nell' intaglio. Se
pero non e prirao per valore incisorio complessivo, e unico, insupe-
rabile , sorprendente da lui lato dell' aitc malagevolissimo (*).
(*) II ritratto di La Fontainp, lU ciii lio
parlato a liingo ia quest' articolo, e assoluta-
mente la migliore produzione inarrivabile di
Ficqucc, sebbene gli amatori ricercbino avida-
mente ancbe qiiello di Mad. di Maintenon e
qnelli piii piccoli di Rtihcns e di Vandyck.
Ma quel ritratto di cui parlammo e vernmente
la pietra di pnr.ngone coo cui distinguere la
superiorita dell' iut.iglio a bulino sopra quanti
altri generi d' intaglio fiu'ouo peseta iiiventati.
Coir intaglio a bulino si comiucio a stanipare,
indi venne quello d' acquaforte assai giovevole
alio stesso bulino per niolte preparazioni di
cose ruvide o frastagliate , ma incapace di
figurare in ogni parte da solo. Poi si penso
ad imitaie la matita, mescolandovi 1' acquaforte,
il bulino e la punta, e fu questo cliiamnto in-
taglio a granito: ne uscirono in vero stampe
graziose sotto la niano d' nn Bartolozzi e d'al-
tri ; nia ncppur qucste paragonal)ili alle belle
stampe di taglio dolce , cioe di bulino , per va-
rietji d'artificio e per esattezza di pittorica
rappresentazione, perclii; piii fatte per imitare
i disegni die i dipiati. Non parlero del genere
d' intaglio a maniera uera, applaudito un tempo
dagli amatori sopra d' ogii'altro, come piii so-
migliante alle opere del pennello, e die fu por-
tato da Earlom alia maggior perfezione ^ ne
deU'altro genere d' intaglio detto aWacquerello;
genere, da cui per altro uscirono in Parigi rc-
centeiucnte per opera di Jaset graudi e belle
stampe ; giacclie anche queste paragonaie colle
migliori opere del bulino, risuliano sempre mo-
notone e seuza quel brio calcogralico die si bene
condisce le belle incisioni a taglio. Kesta ora
a parlare del genere lilografico invcutato da
poclii lustri, ed ora dilTuso in ogni parte d'Eu-
ropa , stante Tapparcnte sua facilita, per cui
qualunque disegaatore si reputa gia litografo
senz' altro previo esercizio, il die veramente
non e, rendendosi anzi necessaria per la di-
versitii die passa fra la carta e la pietra, e fra
la matita coinune e la litografica, una partico-
lare abitudine. Questo nuovo genere, il quale
nella formazione del tlpo s'accosta a quello del
granito calcogralico, se fatto colla matita; oppure
al tratteggio d" acquaforte, se fatto colla penna ,
e quanto all' impressioae somiglia a quella del-
r intaglio in legno , lia fatto in breve tempo
lodevoli progressi. Sono essi dovuti jiiii die
air abilitii dei disegnatorl , alia perseveranza
degl' impressori nel fare nuovi tentativi per
ben riuscire; ma le piii belle stampe litogra-
ficlie lianuo toccata la maggior perfezione, cui
possano aspirare, quando giuiigono a produrre
r efFetto d' una buona stampa calcografica nel
genere di granito , e siccome il granito non
puo mai enuilare le belle stampe a taglio dolce
di Wille, di Balechou , di Drevct e meno an-
cora i liaissimi ritratti di Ficquet; cosi parrai
avcre ben detto die alle qualilii del ritratto
di La Fontaine niun altro genere incisorio dei
gia nominati, e moko meno quello di litografia
potra mai aspirare. Si molto meno, e cio non
gia per imperizia degli artefici , ma per difetto
del modo imprescindibile di stampaie; giacche
(e gl'incisori m'inlenderanno ) nelT impressioae
calcografica, allorclie, dopo d'avere einpiti i ta-
gll col ncro di stampa si ripulisce colla mano
la superCcie del rame, rimane sempre fram-
mezzo ai tagli nelle mezze tinte ombrose, e piu
negli scuri una leggiera tinta , la quale rende
DI GIUSEPPE LONGHI. 121
GIACOMO SCHMUTZER
nato a Vienna nel lySS, mono ivi circa il 1808.
J? iglio d' Andrea e discepolo di Willc fu Giacomo Schmutzer, il
quale debb'essere annoverato fra i prinii incisori per la fermezza, iiiti-
dezza ed arditezza del suo bulino, e non meno pel sentimento e pel
uerbo della sua niatita. Come il suo condiscepolo Bervic , ammiratore
egli pure del bel taglio del suo maestro, pose ogni cura nel farlo va-
lere in ogni suo lavoro , e vi stette ben presso, se nol raggiunse to-
talraente. Le due stampe da lui incise da Rubens, cioe Muzio Scet^ola
davand a Porsenna, e S. Cregorio ( o forse S. Ambrogio ) vietante V in-
gresso nel tempio a Teodosio, sono a buon diritto le piii stimate dagli
intelligenti , ed e pure stimata la Nascita di Venere parimente da Ru-
bens; ma in questa alcune parti sono migliori di quelle, alire inferiori;
tutte pero mostrano ad evidenza la sicurezza straordinaria di lui neH'uso
del bulino. Le forme sono intese assai bene, avuto riguardo alia ma-
nicra del pittore, ed il chiaroscuro vi e sostenuto vigorosamente. Pero
il giovane incisore male provvederebbe alia buona sua riuscita, se stu-
diasse esclusivamente quello stile d' intaglio, giacche, se anche per na-
turale disposizione e per assiduo esercizio giungesse a fare altrettanto,
piii dolce e piii armoaico il tratteggioi men- bulino qualclie punto grosso piii del bisogno, ag-
tre aeir impressione litogralica gl' intersiizj fra giungere non maij per cui riesce quasi impossibile
Ic linee o fra 1 punti risuliano sempre di puro il condiirre Topera sua alia necessaria armoniai
bianco di carta del tutto scoperta, e nel modo quindi e costretto a supplirvi con infiniti ritoc-
por appnnto in cui risultano linpresse le stampe chi sopra ogni stampa, per cui le stampe lito-
calcograficlie , quando venga pulito il ranie non graficlie finite sono piii costose di quello clie
a palma di mauo, ma a lisciva, il clie le rende la natura dell' arte dava a sperare. Quando il
crude, e toglie al lavoro tutta 1' arnionia. Un citato ritratto verrh copiato litograficamente in
altro difetto non dei litografi, ma dell' arte li- niodo, die vcdendolo da vicino io possa per
tografica si e, clie dove il calcografo, quando un istante crederlo originale di Ficquet, pro-
cava le prove del suo lavoro, si giova di queste metto di consigliare i iniei discepoli ad abban-
per bene ultiuiarlo, o diminuendo od accresccn- donare tosto la calcogralia, per darsi interamente
do le sue tinte; il litografo in vcce, tirata la alia nuov' arte , e prometto io stesso di lasciare
prima prova di stampa, non puo die diminuire T arte raia prediletla per fare Io stesso.
qualclie poco, suddividendo coa alcaai iucavi di
Vol. IV. P. II. 16
122 DEIXA CALCOGRAFIA
riuscircbbe sempre il suo lavoro troppo lucido e pesante in ogni parte.
Nolla traduzione dei dipiuti di Rubens il metodo praticato da Schmutzer
non disdice punto; ma diveiTebbe iiisoppoi'tabile, se venisse applicato
alle incision! tratte dai classici dipinli italiani. Puo nondimeno riescire
di non poco giovamento a quegl' incisori di lor natura freddi e stentati,
i quali temono d' avventurare qnaluncjue ardito niovimento nel loro trat-
teggio, qiiand'essi per6 consultino le opere di lui ove meglio torna; ma
non le prcndano esclusivamente a modello; poiche sarebbero facilmente
trascinati nel suo costante difetto dalle niolte bcllezze incisoric e pitto-
riche da lui sparse in tant' altre parti della sua professione, e clie gli
danno posto ben meritato fra i pin valenti calcografi. Egli si e formato
nno stile tutto suo e ben diverse da quello del suo maestro e dei mol-
tissimi suoi condiscepoli ; stile, se pur si eccettui Goltzio e Wisscber,
il pill animato e focoso di tutti qiianti i bulinisti. Egli c per tal modo
che ba sapiito onorare la sua patria e giustificare la munifica prote-
zione accordatagli dall' Imperatrice Maria Teresa di sempre grata ri-
cordanza (*).
GUGLIELMO WOOLLETT
nato a Maidstone nel lySS, mono a Londra nel lySS.
N,
uova spinta da nuovo lato verso la pcrfezione die all'arte nostra
ringlese Guglielmo WooUett, avtista giustamente celebratissimo. Applico
dapprima all' incisione del paesaggio , ed in questo genere non solo sor-
pass6 con istile d' intaglio tutto suo quanti I'aveano preceduto, ma pose
nelle sue opere tanta maestria d'artificio, tanto brio ed ardimento di
(*) Schinutzcr ha forniati parecclii alllev! , Quirino Mark , Cristoforo Guglielmo Bock ed
inferior! ccrtamente a lui, ma pure meritevoli altri. Fu detto pcrcio giustaoieate cli' egli era
di lode ; sono di questo nuraero Fedcrico Ait- per molti riguardi in Vienna cio clie il suo
guslo Brand, Giovanni Vito Kaupcrz, Giovanni maestro WiUe era in Parigi: bella prova di
Giorgio Janota , Giacomo Adam , Clementc Kohl, filantropia, di schiettezza e di vera liberalita.
DI GIUSEPPE LONGIII. 123
tocco, tanta forza ed armonia di chiaroscuro, tanta vaneta di tinte
col solo nero di stainpa, tauta iiUeliifi;cnza deiraorea prospettiva, tanta
verita in somina c tanta illusione pittorica, chc fu per tutti i calco-
grafi conlcmporanci, ed e tuttora per noi d' esenipio e di maraviglia.
Tratto con eguale facilita i solchi d'acquaforte piii serpentini e ro-
husti, i pill .nitidi e fluidi del bulino, i piii fini e dilicati della punta
a rame nudo, adattando sagacemente 1' uno e 1' aliro di questi mezzi
alia divorsa rapprosentazione dcgli oggetti, sccondo che piii o nieno
convenienti li giudicava al fine. Cosi puo dirsi che a ciascuna delle
tre principali operazioni incisorie egli pel primo giusti limili asse-
gnasse, e ne forniasse un jirecetto d'arte si giiisto e si consentaneo
alia natura, che inverterlo, o non si potrebbe volendo , o troppo scon-
cio riuscirebbe potendolo.
Con si Telici disposizioni era ben naturale che non rimanesse fra i
confini di semplice paesista; ma a piii difficile palma agognasse, incidendo
le uniane forme ne'ritratti e nella storia. Nel che, a vero dire, ebbe pure
gran lode; se non che applicando egli per istinto o per abitudine a
questo genere quell' azzardata grossezza e tortuosita di tratteggio , che
trov6 si conveniente all'altro, v'indusse certo che di troppo sentita gra-
nitura e slanciata varieta di tocco, che nella traduzione dellc battaglie
di West non e del tiitto disadatta; ma tornercbbe assai male in rap-
presentazioni piii semplici di carattere , piii severe o piii graziose di
stile, piii castigate d'esecuzione, come in quelle di Leonardo, di Raf-
faello , di Correggio e di tant' altri illustri italiani ed anche oltramon-
tani. Perocche non v' ha nelle arti perfezione , se la varieta non e
congiunta all' unita , e di questi due primarj elementi del bcllo non e
possibile dar piii risalto all' uno, senza detrarre all'altro. Nel genere di
paesaggio , dove la natura poco presenta di morbido e di liscio, molto
in vece d'ineguale, d'aspro, di suddiviso e di frastagliato; dove la casti-
gatezza de'contorni, I'inviolabile proporzione delle membra, I'esprcssione
degli affetti , la boUezza che riscalda son nomi ignoti per chi non tra-
vede il campanile nella luna : in questo genere, dico, e ammessa a ra-
gione , anzi voluta grande liberta e differenza di tocco , ora arditaniente
grasso e rilevato , ora fluido e leggiero : e la seducente varieta e meno
124 DELLA CALCOGRAFIA
stretta dai vincoli deU'unita. Ma nel genere di storia si richiede indi-
spensabiliiicnte piii o meno , secoiido le diffei-enti composizioiii , una
giiuliziosa sobrieta, e T^^ooUett, il quale seuti piu d'ogni altro, ed espresse
mirabilmente , incidendo , il tocco spiritoso e frizzante de' pittori paesi-
sti, mal si fren6 trattando rumana figura nelle storiche rappresentazioni ,
e non v'ha dubbio die per troppo amore di varieta pecca talvolta di
troppo. Nella sua stampa della Morte di Wolff evvi appie d' un gra-
iiatiei'e un bcrrettone si iiividamente ti-atteggiato aU'acquaforte, clie par
essere sculto in un pezzo di granito , e la figura seminuda di quel cana-
diano rannicchiato sul suolo per la grossezza de' punti con cui e fatta
la carnagione, e per la tinta die ne risulta, sembra di pietra molaja; il
suolo stesso e un miscuglio di grosse linee sei-pentine e di grossi
punti, il die produce Teffetto, ben piii die d'un terreno incolto, d'un
amniasso di gliiaja : cosi pure neU'altra stampa d'eguale grandezza, in-
titolata la Battaglia alia Hogue, i segni del vascello piu vicino e dei
circostanti battelli sono si pronunciati e scabri, clie si direbbero quei
legni esser giaciuti da cent' anni in porto a tutte le intemperie delle
stagioni.
Tanto espongo a solo fine di comprovare la tendenza di questo grande
artista ad introdurre nell' intaglio di figura i principj medesinii da lui
adottati in quello del paesaggio. Del resto in queste pregevolissime sue
opere 1' esagerazione di certe parti serve in singolar maniera a dar ri-
salto a molt'altre; poiclie nella sua prima stampa, senza quel terreno,
lion parrebbe si leggiero e vaporoso il funio della moschetteria , e nella
seconda, senza quelle bardie, non parrebbe si fluida e trasparente I'onda
del mare. Tanta novita di stile e tanta ridondanza di gusto gli procu-
rarono in tutto od in parte iraitatori senza numero. Ormai non compare
pill un pezzo di paesaggio in qualunque stampa, se non rivestito della
sua divisa. Woollett e incontrastabiliiiente il prototipo dell' arte in questo
genere , e puo anclie servire di norma nell' incisione di storia ; ma vuol
essere imitato con molta circospezione e con molto riguardo al carat-
tere dell' autore die si traduce. Senza di cio per di lui mezzo e gia
predisposta la via all'eccesso, vizio nelle bell' arti peggiore del difetto,
vizio sempre crescente, perche riguarda la licenza sotto I'aspetto della
DI GIUSEPPE LONGIII. 125
bellezza, vizio finalmente incorreggibile , perche riconosciuto da tutti,
ftiorche dall'artista che ne e invaso (*).
CARL' ANTONIO PORPORATI
nato a Torino nel 1741 , morto ivi nel 1816.
C.
-(hi ama nelle produzioni dell' arte nostra precisione, nettezza di
taglio, vcrginita di lavoro, fusione e trasparenza di tinte, armonia di
chiaroscuro, equilibrio d'artificio, costanza di stile, cose tutte da te-
nere in gran pregio , ferrai lo sguardo sulle opere del nostro Porporati.
Chiamato egli a quest' arte dalla natura, prima che sapesse trattare il
bulino e la punta, esercitavasi a copiare cUligentemente coUa penna le
stampe de'migliori bulinisti. Mandato dalla niunificenza del suo Re a
Parigi , citta , la quale fu sempre per 1' incisione in rame cio che Roma
per la pittura, la scultura e 1' architettura , cominci6 a trattare leggia-
dramente il bulino sotto la direzione di Wille, indi allettato dalla moi-
bidezza e finezza del taglio di Beauvarlet voile conosccre da vicino i
tnezzi da lui praticati nell' incisione. Di questi due maestri per6 poco
o nulla traspare nelle sue opere, essendosi egli formato uno stile tutto suo
ed anche nuovo particolarmente nelle carnagioni. Scmbra ch'egli fosse il
primo ad introduire il metodo scguente, che venne imitato da piii d'uno,
e segnatamente dal mio maestro Vincenzo Vangelisti nel suo Piramo e
Tishe. Egli introdusse nelle mezze tinte piii vicine alia striscia dell'ombra
"o
pii
maggiore e ne'riflessi dell'ombra medesima I'intrataglio, o, come dicono
gritaliani, lo spacco, in luogo de'punti oblunghi d'impasto nell'amandola
(*) Oltre Ic giii iailicate stainpc dl 'Woollett, sembra veramente dipinto, perclie col piu fino
sono motto ricercati fra i pacsaggi Celadone accorgimento I'artefice seppe coprire tutti i lutni
td Amelia , Ceice ed Alcione , la Villa di Cice- di quel paesaggio , per riservare la carta ver-
rone, la Solitudine, Fetonte, la Niobc, il JUac- gine sulle parti bianche del cane.equello die
belli, il Mattino , la Sera, il Ponte ed il Cane piii e, seiiza troppo sagrillcare lo stesso pae-
s/Htgimolo, il quale, oltre la piii giusta espres- saggio. A qucste si possono aggiungere il Ca-
•ioae della sua attitudine e dclla sua testa, stello ed il Bosco selvaggio da Gaspare Poussin.
126 DELLA CALCOGHAFIA
delle incrociature, ingrossando sovente il detto intrataglio fino al valore
del taglio doininante, o per evitare il mal efFetto clie prodmrchbero i
secondi tagli troppo distanti fra di loro rispetto ai priini, vi aggiuiise
uu terzo segno di minor grossezza del secondo, ma pure sentito. Anche
i punti d'inipasto nelle mezze tinte chiare fatte a taglio interrotto furouo
da lui disposti non mai obliquamente, ma sempre coU' andaraento dei
primi segni a guisa d' intrataglio con piu staccata interrnzione. Questo
metodo e adatto per ecccllenza alia rappresentazione di certe carnagioni
di pelle fina, delicata e liscia, le quali non hanno visibile poi'osita ed
abbondano di quelle mezze tinte in cui traspajono le vene, e clie i
pittori chiamano oltramarine, perche molti passaggi di tinta non pos-
sono essere mcglio iraitati, che servendosi in parte di quel colore azzuno
che dicesi oltramare. Questo artificio riesce all' occhio gradevolissimo ,
producendo nell" intaglio tinte lluide e tenere oltremodo; ma non c fatto
pei cpiadri di grasso impasto. In fatti la sua stampa della Vergine del
coniglio e I'altra della Leda , prese entrambe dal Correggio, quantun-
que giustamente pregiate dagli amatori per molte bellezzc che le di-
stinguono, da questo lato non danno giusta idea del dipingere moibi-
damente succoso di quel sommo autore. In vece la Fanciulla col cane
da Greuze, e la Donna che i>a a letto da Vanloo gli sono benissimo
riuscite. Mentre pero quest' uomo e da amrairarsi in certe sue carna-
gioni, lascia desiderare non poco in altre parti moltissime. I suoi ca-
pelli sono sempre d'un taglio povero e ruvidetto, come all' incirca li
fece Bartolozzi : se non clie in (juest" ultimo, essendo spai'sa dappertutto
alquanta ruvidezza, urtano meno che in lui, il quale in altre parti us6
d'un taglio nitido e puro; timido poi e il movimento del suo tratteg-
gio, freqnentemente debole il chiaroscuro, e 1' artificio suo in ogni opera,
che ha prodotta da ben diversi autori, appare quasi sempre lo stesso.
Cio sia detto, lo ripeto, per I'obbligo in cui sono di ragionare pro e
contro. Non e men vero pero, che alcunc sue stampe denno entrare
a buon diritto in qualunque scelta coUezione , e possono servire d' ot-
tima norma in certi casi a qualsivoglia incisore. £ un artefice rispet-
tabilissimo, e fu il primo incisore italiano, il quale s' occupasse della
purita del lavoro e dei vezzi del bulino : prima di lui non si pubblicavano
DI GIUSEPPE LONGIII. 1 27
fra noi che schizzi d'acquafortc, e non mai stampe finite, oppure le
pill condotte erano d'uii taglio alquanto gretto, rozzo e malinteso (*).
GUGLIELMO SHARP
nato a Londra nel 1746, mono i^>i ncl 1824.
VVuesto valentissimo artcfice, di cui I'lnghilterra non solo, ma I'Eu-
ropa tutta corapiange la recente perdita, merita nella storia calcogvafica
particolare osservazione. Secondo il inanuale di Huber apprese il disegno
da West, F intaglio da Bartolozzi, due grandi maesm in vero, ma ch'ei
non segui molto da vicino, prendendo da cpianto mostrano le sue opere a
studiare da una parte Reynolds, e Strange e Woollett dall'altra, e forman-
dosi COS! uno stile suo proprio, die a nessun altro direttamente somiglia,
stile ridondante di spirito e di gusto sovra quanti comparvero nel genere
d' intasilio rejrolare, ma non esente da "iravissimi difetti d' esajrerazione
e di trascuranza. Cosi , mentre per opera sua T arte nostra omai giunta
al suo apice per una parte sali ancora d' un passo , retrocesse non poco
per r altra. Intaglid assai bene la storia , meglio il ritratto. Nella prima
tradusse per eccellenza il carattere de'suoi pittori compatrioti e con-
• temporanei, riproducendone con pari fedelta le bellezze ed i difetti, e
si distinse d' assai colla sua stampa intitolata i Dottorl della Chiesa
da un dipinto di Guido. Nel secondo fra le altre sue produzioni sono
maravigliosi a vedersi i ritratti d" Hunter e di Boulton. Mentre gli sto
esaminando, ho pure sott' occliio 1' altro di egual niisura e d'altissimo
pregio inciso da Bervic, rappresentante Gahriele Senac di Meillian. Al
confronto de'volti, quelli sembrano non gia incisi, ma succosamente
(*) Oltre le dette stampe, sono molto stimate gia per la composlzione la Susanna al bagno
Ventre ed Jmore da Poinpeo Battoni, la Morte da Santerre.
dJbele da Van der Werff, e per 1' intaglio^ noa
128 DELLA. CALCOGRAriA.
dipinti, non dipinti, ma direi quasi viventi; questo ha qiialchc cosa
di inetallico o di legno colorato e verniciato. AH' opposto il vestito
dell'iino e giusto, A'ero , iiisuperabile ; quello dcgli altri duro, stentato
ed a giiisa di trascurato abbozzo. Siccome peio ne' ritratti il priino
merito sta nella verita e nell' espressione della fisonomia ; cosi in tal
confronto la palma c devoluta a Sharp. In generale quest' artefice spiega
in quasi tutte le sue opei-c grande iatelligenza di chiaroscuro, profondo
sentinicMito d' espressione e di colore , arditezza di tocco singolare , e
quel clie e piu, dopo tanti maestri die lo precedettero , niolta novita
d' artificio incisorio. Con focile ripiego ha egli troncata liberamente
nelle carnagioni la direzione de'prinii segni, sostituendone un'altra, che
non era pure la continuazione de' secondi , e seminandovi punti e contrap-
punti senza che ne sofFrissero menomamento la fusione ed il carattere
dominanti della tinta. Alcuni segni inossi piu del dovere e non ri-
chiesti dalle inflessioni del vero, alcune direzioni di trattcggio antipro-
spettiche, che in altri artefici sarebbero intoUerabili, in lui aggiungono
bene spesso e spirito e nerl)o. Tu vedi sparse iji quelle teste certe
piccole masse isolate di tagli, le quali da vicino ti sembrano assolu-
taniente fuor di concerto; osservale a modica distanza, e scoprirai quanto
servono magistralmente alia piu esatta e piii facile indicazione de' piii
minuti accidenti del vero. Questo pregio pero non e tutto suo, ma e
dovuto in gran parte alia piu scrupolosa sua imitazione di tutte le mo-
dificazioni e giri ed urti di pennello che riscontrava ne'migliori dipinti
de'moderni ritrattisti inglesi, i quali formati siiUe opere dei Rubens,
dei Rembrandt, dci Wandyck e dei Velasquez, a malgrado di qualche
eccedente lihcrtu di tocco e di qualche alterazione di forme, per facile
impronta del vero ne'piii opportuni moraenti passeggieri, per espi^es-
sione, per chiaroscuro e per colorito, non temono confronto coi mi-
gliori ritrattisti delle altre nazioni. Fcdele a quest' unica sua mira
d'imitare col bulino il giuoco del pennello, e prefercndo per naturale
inclinazione i dipinti piii franchi ed arditi ai piii diligenti e fusi, per-
che da qiiclli il suo sistema d'intagliare traeva piii chiai'a norma per
la direzione de' segni, da questi in vece nessuna, fii nemico di tutto
ci6, che lascia I'uigrato sentore dello stento e della fatica sostenuta dal
DI GIUSEPPE LONGHI. 1 29
calcografo, il die nelle operazioni del buliao accade frequcnteraente ,
e quindi evit6 come paste ogni curva di tratteggio troppo regolare ,
ogni liscio inoppoituno prodotto da scrupolosa equidistanza e nitidezza
di taglio, riservandole, e neppure quant' era d'uopo, ai soli oggetti di
lor natiira levigati e lucenti.
Scuotere cosi il giogo, che alcuni moderni bulinisti aveano iraposto
air arte nostra, valutandone tutto il merito nel ben tagliare il rame,
giogo , che gli amatori a forza d' oro niantenevano , fu veraraente
iinpresa d' altissinio ingegno e difficilissiina ; per buona sorte non e
del tutto tornata in vano; ma avrebbe vantato assai migliore suc-
cesso, se in certi limiti di moderazione si fosse 1' artista contenuto.
Tutt' air opposto per troppa fedelta agli scherzi del pennello s'abban-
dono a licenze veramente stravaganti, die per la loro originalita e
per r efTetto die ne risulta amo pure io stesso , mentre non posso
approvarle. Le pupille degli occhi nostri sempre tonde, dacche la razza
umana si riproduce, nel ritratto di Hunter s' accostano piii al quadrato ,
che al tondo non solo nella forma, ma ben anco nel giro de'tagli che
le compongono, e non pertanto quegli occhi diretti verso la luce, e
quindi alquanto socchiusi, sono vivi, veggenti ed animati da forte pen-
siero. Certainente per quanto rotonde in natura siano le pupille, nella
posizione di quella testa , ristringendosi le palpebre a coprirne sensibil-
meiite la parte superiore e 1' inferiore , si presentano a qualche distanza
in tutt'altra forma, che circolare, ed il celebre Reynolds nel dipingere
quel ritratto, usando del suo tocco di pennello scenico e di primo getto,
e mirando saggiamente a rappi'esentare le cose, non quali sono, ma
quali appajono alio sguardo , le avra indicate nel quadro, come stanno
nella stanipa; ma I'incisore, al quale ogni semplice pennellata costa
I'operazione di parecchie linee, ne puo essere scusato dalla rapiditii
del suo operare , non poteva deviare nel giro di queste dall' ordine
della natura , seiiza cadere , come egli fece, iiello sconcio di rappresen-
tare quelle pupille scliiacciatc, anziche sottosopra alquanto copertc dalle
palpebre. Siniilmente i capelli sotto il suo bulino non hanno quasi mai
il giusto nascimento ed andamento de'naturali, ma cjuello bensi d'un
pennello scherzevole, e talvolta manierato.
Vol. IF. P. u. 17
l3o DELLA CALCOGRAFIA
Dalle preniesse osservazioni emei'ge, clie questo sommo artefice s'era
nrefisso neirarte sua d'imitare piii la pitiura che la natura, forzando per
cosi iliie un' arte , come la nostra dotata di mezzi suoi proprj per espri-
inore il vero, a scrvirsi de' mezzi d'mi'altra totalmente dilYerente, e per tal
luodo giusta la sentenza di Leonardo da Vinci si mostro nipote, non figlio
della natura. Senza dubbio e stretto dovere dell'incisore, quando non pub-
blichi soggetti di propria composizione, di rapprcsentare i disegni o dipinti
altrui colla piu scnipolosa fcdelta al carattere dell' autore : fu questa la
massima di Sharp, ed io pienamente I'approvo; ma non al punto d'ob-
bligarc Parte nostra ad imitare oltre lo stile del pittore anclie i mezzi
meccanici della pittorica esecuzione, scendendo alia servilita di piegare
il bulino a quegli andamenti del pennello, i cpiali d'altronde non pos-
sono mai esattamente rappresentarsi , i quali non si veggono in natura,
ne il pittore stesso puo lasciarli visibili scnza taccia di trascuranza, sq
non se nella pratica sicurczza clie svaniscono interamente alia voluta
distanza fia lo spettatore ed il qiiadro. Evvi un genere d' intaglio assai
pill spiccio, cliiamato genere libera (*), ove 1' artista non vincolato da
alcuna legge incisoria , niirando solo alia qualita del dipinto cli' egli
intende rappresentare , nulla ai vezzi dell' arte sua, mescendo per ogni
verso i tagli dell' acquaforte con que' del bulino e della punta a rame
luido, ed evitando in ogni parte qualunque regolare ordinanza di trat-
teggio, la quale farebbe comparire ingrato all' occhio tutto il resto del
lavoro , puo farsi carico d'esprimere anche le varie pennellate original!
costituenti il carattere costante d' alcuni autori , e fino 1' indecisione ed
il tocco slanciato de' loro schizzi estemporanei. Dove la facilita calco-
grafica s' annuncia gia per se stessa , sta bene che si riscontrino pure
gl' iiidizj della pittorica facilita. Non e cosi del gran genere detto a
taglio regolare, che e pur quelle di Sharp, ed in cui I'incisore non
puo considerare il dipuito, che come speccliio permanente della natura:
cjuesto genere e severo : ama le cose finite , ama dar conto di tutto e
delle qualita naturali d'ogni cosa; la direzione del tratteggio non vi e
(*) Nella parte pratica parlcremo estesa- puo bene rappresentare. Abbiamo gia detto
mcnte di questo genere d' incisione , de' snol qualclie cosa agli articoli Rembrandt e Sclimldt.
pregi e diretti, e quail composizioai puo, o noa
DI GIUSEPPE LONGIII. l3l
mai arbitraria, ma calcolata senipre sul rilievo delle forme; un tocco
di pennello piu saliente neirarchetipo die I'incisore ha davanti, non
h per lui die Y avviso d' uii iiicavo o d' un rilievo piu appariscente
nel vero, e li piop;a o tronca il sue taglio con artificio tutto suo e ben
differente da cjudio del pittore. In una parola ei pensa a tradurre, quanto
puo meglio, il risultaniento dell' artificio pittorico, non lo stesso artificio,
come il traduttore d'un libro cerca di riprodurre nella propria lingua
il raziocinio, I'ordine e I'espressione del suo originale, ne si cura del
modi e dogli acceuti della lingua straniera, in cui fu scritto, die non
potrebbe iniitare. Ne pu6 farlo compiutaniente I'incisore medesiino nel
genere di cui parliamo, mentre lo stesso Siiarp, il c[uale pote seguire
col bulino randainento del pennello in alcune parti della carnagione e
de'capelli, nol pote nei fondi, ne' panneggiamenti ed in altre parti acces-
sorie, in cui dovette attenersi al metodo praticato dai calcografi anteriori.
Confermiamo dunque il gia detto : che quest' artefice di prim' ordine
voile essere iiuovo ncU'arte sua, e per istraordinaria attitudine a ben
fare* riusci da cpialclie lato a darle incremento, fin dove forse non
era da sperare: che pote farlo suUe opere de'pittori arditi e liljeri
della sua nazione , o sul pennello facile e sentito di Guido ; ma non
poteva ben incidere da un Uolci , e molto meno da RafFaello o da
Leonai'do ; che in mezzo a tanti pregi sparsi nelle sue opere vi ha
gettato un germe di calcogi-afica licenza , che potrebb' essere funesto
a'suoi imitatori. L'incisore freddo, monotono e troppo geloso della
puritu e nitidezza del suo taglio consulti pure le stampe di questo
genio dell'arte, ei non potra che ritrarne considerevole vantaggio, come
il disegnatore timido ed iiTesoluto acquistera nerbo ed ardire copiando
le opere del Buonarroti. Ma ne cjuesto inclinera al Buonarroti, ne quello
a Sharp; bensi coloro i cpmli hanno gia dalla natura vivacita, aidore
e gusto ridondanti, ed a questi, come dissi, I'imitazione di tali stampe
potrebb' essere pericolosa. £ troppo facile gxistando assai quello stile
trascoiTere nell' intcmpcranza. Gl' imitatori suoi compatrioti trattando
analoghi soggetti , e da simili pittori, sebbene talvolta piii manierati
di lui , vi riuscirono feUcemente. Non e cosi de' suoi seguaci stranieri
e specialmcnte ilaliani. Piii d'uno di costoro volendo applicare quello
I 3a DELLA CALCOGRAFIA
Stile alia traduzione calcografica de' nostri classic! dipinti , balbett6
sciaui'atamente I' italiano coUa frase e coll' accento inglese (*).
CARLO CLEMENTE BERVIC
nato a Parigi nel 1756, mono ivi nel 182a.
D<
'opo Gio. Giorgio Wille nessuno porto tant' oltre la fermezza ,
Tequidistanza e la nettezza del trattcggio incisorio, qiianto 11 celeberrimo
Bervic suo allievo, niorto non ha gaaii a Parigi, ove tenne merita-
mente iiell' arte sua la prima riputazione. Pareggiando il suo maestro
nella meccanica abilita di maneggiai'e lo stromento, lo sorpasso di
niolto nel gusto e nell' intelligenza del disegno. Fra le sue stampe , le
quali nou sono moltissinie , perclie d'un genere difficile, lungo e te-
dioso, vcngono prescelti i ritratti di Senac de Meilhan e di Luigi )fVI,
V Educazione d'Achille, il Ratto di Dejanira, e I'aiuico gruppo del Lao-
coonte. Nel primo ritratto e mirabile I'artificio con cui seppe imitare
per eccellenza il carattere delle pieglie ed il giuoco del chiaroscuro,
die suol produrre un velluto, la cui superficie non e tagliata che in
alcuni punti equidistanti : varie falangi di tagli pasciuti e ben rav\^ici-
nati r un I'altro iraitano precisamente le canne visibili di quel tessuto,
varj tagli piii fini e piu serrati ed in opposta direzione rappresentano
i raoscherini rilevati di vero velluto. fl indicibile l' esattezza con cui
i tagli costituenti il fondo dell'abito s'arrestano ad ogni piccolo spazio
per lasciar luogo ai detti punti vellutati , e ripigliano la loro direzione
cosi bene infilati , come se fossero continuati prima, indi suddivisi, ed
e pur rara la pazienza con cui nelle parti illuminate riserv6 ad ogni
(*) Alcune .litre stninpe di Slinrp sono te- ma quasi tutle le opere di quest' artefice ri-
nute in gr.in prcgio dagli amatori. Tali sono spett.ihilissimo sarebbero qui da nomiaare, es-
I'Assedio di Cihilterra da Trumbull, Alfredo U sendo quasi tutte e con pochissinio divario
grande da West, Carlo II a Toiver dallo stesso condite di nioltissime bellezze tanto pittoriclie,
e 1' Ombra di Samuele parimente dallo stesso ; quanto cilcograiiciie.
DI GIUSEPPE LONCni. I 33
moscherino il siio piccolo tocco di luce con sorpi'enclente verita.
OuelTabito 6 cjuanto di piii pcrfetto si puo dall' arte ottenere. II se-
condo ritratto , clie e di fi'!;ura intcra , per disposizione e varieta di
tratteggio e veramcnte un eseniplare dell' arte : quaiituiique il tiiono
generale risulti alqiianto argentino , e per6 bastantenicnte vigoroso : il
nianto di velluto sparso di gigli ricamati in oro, rermellino, le calze,
le scarpe, i guanti, il cappello, gli accessor] circostanti, il fondo, tutto
vi e trattato con singolare jnaestria e con una perseveranza d'attenzione
alia purita del lavoro tutta propria del suo maestro. Nella trina d' oro
delle maniche ha circondato i piccoli tocchi di lume con un segno
d'acquaforte die li fa spiccare frizzanti conformemente al vero; I'elsa
della spada, lo scettro ed il bastone del comando par che si prestino
al tatto. In complesso pero bisogna convenire , che per lo stile d' inta-
glio alquanto largo da lui adottato , cpiesto grande lavoro e troppo
fermo e pesante dappertutto , che nulla v' ha di leggiero , non escluse
le piume, la cui precipua qualita e per appunto la leggerezza; che il
merletto della cravatta potrebb' essere meno grave e meno grossolano,
e die rermellino, sebbene a qualche distanza sia benissimo indicate,
pure sarebbe meglio riuscito e da lontano e da vicino, se ad esempio
di Drevet figlio vi avesse impiegati tagli pin fini e piu seiTati; giacche
veduto dappresso imita nelle mezze tinte , piii che il morbido pelo , le
bianche papille coniche , onde e coperta la parte superiore della lingua
di certi animali; che finalmente la testa, primo oggetto della rappre-
sentazione, e troppo lumeggiata, e vi sono alquanto forzate le mezze
tinte, per cui diventa metallica.
I In mezzo a tante bellezze sparse nelle sue opere, il vizio di tutto
precisare fermamente sembra che fosse ingenito in lui, anzi ridotto a
massima, come lo e per falso principio in altri molti abilissimi artisti
della sua nazione. Dico per falso principio; e qui mi e forza di ripe-
tere , che la natui'a debb' essere imitata dall' arte non qual e , ma quale
si vede; cioe in alcune parti assai decisa, in altre alquanto indecisa ,
sia per 1' azione dell'ombra, sia per I'efFetto dell' aria intcrposta, siccomc
operarono i piii classici pittori dal risorginiento dell'arte in poi. L'ar-
tista, che inclinato a mostrare in ogiii parte la sua intelligenza mal
I 34 DELLA. CALCOGRAFIA
soffie cH trovare nel suo modello qualuiiqiie indecisione cli contorno,
suole, per mcglio scoprire cio clie vonebbe, staccarsi dalla sua posi-
zione, e couosciuta piii da viciiio la direzione del detto contorno, torna
al suo posto persuaso di vedere fisicaniente cio che non vede die intel-
lettuahneate , ed e contento per tal mode di poterlo cliiaramente indicare
nel suo lavoro; ma non s'accorge che tanto manca alia giusta imitazione
circoscrivendo quelle parti che vede incerte nel vero, quanto sfumando
quelle altre che vede nel vero medesimo distinte e circoscritte. Se poi
( cio che si fa ben di rado ) porra a confronto le parti da lui vedute
senza stento con quelle che dura fatica a vedere , s' accorgera facil-
mente di quanto queste da quelle difFeriscano in precisione ed in cvi-
denza.
E questo e il solo difetto che gli si possa attribuire nelle due in-
cisioni deW Educazione cYAchille e del Ratto di Dejanira, le quali nel
resto sono condotte con una diligcnza , fermezza ed intelligenza che
di pin non si pu6 desiderare. Nella prima , a dir vero , gli artisti ri-
scona-arono troppa impronta statuaria non sempre confacente alia pittura;
ma questa e colpa di Rcgnaidt : ei non puo essere accagionato che del
tuono alquanto ferrigno che vi domina, segnatamente nella rupc. Non
e cosi deir altra da lui eseguita in appi'esso da un dipinto di Guido.
Quant' e piu cainoso , piii inossato e piu hello dell' altro il torso di
quel centauro ? Come meglio serpeggia 1' ombra ora piu , ora meno
sentita fra gl' intercostali e fi-a i dentati ? Quanto migliore quel coUo ?
Quanto piii vero ed espressivo quel volto di carattere faunino ? Resta
solo a desiderare che il pittore avesse usata maggiore economia nella
massa dei panneggiamenti, e che I'iucisore avesse dato un aspetto piii
scducentc alia bella rapita, in che Guido non mancava giammai.
In questi due stupendi lavori Bervic ha usato nelle carnagioni d'un
metodo affatto nuovo. Egli ha preparato esattissimamente il primo e
secondo segno continuato quasi alia forza voluta fino al lume, indi con
punti piu grossi e rotondi , forraati coUa punta secca compressa e girata
perpendicolarmente alia superficie del rame, entro nelle incrociature
de' tagli gia fatti , e per tal modo facendo rialzare il rame intorno ai
detti punti, e levandone il rialzamento col raschiatojo, vi guadagno
DI GIUSEPPE LONCIII. I 35
un interstizio bianco, con cui divise i tagli in tante linee inteiTolte
pill appariscenti nellc tinte chiare , pochissimo nolle oscure , tlal clie
ottenne una piacevole gx-anitura. L questo un artificio di piii clie I'arte ha
trovato per sue mezzo, c fu niolto il trovare nuovi artificj all'eta nostra.
lo per6 non oserei consigliare i giovani incisori ad imitarlo da questo
lato : ncllo stile generalmente da lui tenuto, tale artificio riescc al certo
gradito; ma divcrrebbe troppo Incido in mezzo alia sua granitura per
rappresentare la carnagione combinato con istile diverso nel rimanente
deir opera. Egli stcsso per dare piii dolcezza e morbidczza al peito deila
Dejanira fu costretto d' abbandonarlo in gran parte, e n'ebbe migliore
successo. Potrebb'essere piii adatto alia rappresentazione d'alcuni drappi,
segnatamente a guisa di maglia, come tento felicemente Mauro Gan-
dolfi nella sua Ciuditta dell'Allori.
La stampa a mio senno, clie sola basterebbe a raostrarlo incisore mas-
simo, e quella del gruppo di Laocoonte. Da ciraa a fondo e tutta uerbo
e sapere : stretto dalla piccolezza delle figure , non ha potuto servirsi
di quel taglio di bulino largo e nodrito, cui inclinava, e per cui riusci-
rono pill o meiio pesanti le sue opere anteriori. Egli ha rappresentato
quel gruppo non di gesso, ma di marmo, e conserve nell' intaglio quel
scniitrasparente del marmo, di cui il gesso non e suscettivo. Egli ten-
deva a precisare il tutto, e qui sta bene la precisione piii ferma; giacche
disdirebbe nella statua qualunque sfumatura di contorno. Un fondo molto
oscuro c non lisciato, come al suo solito, fa valere da una parte i ri-
flessi , senza portar nocumento alle masse chiare , e dall' altra chiama
r attenzione suUe figure , il cui lavoro si fa piii nitido e puro. II trat-
teggio e dappcrtutto ben calcolato e diretto con quel moviraento che puo
soltanto suggerire la piii profonda intelligenza del vero e del bello. Fu
questa Tultima sua produzione, ma la piii sensata, la piii corretta, la piii
bella che gli uscisse dalle mani; fu veramente 1' ultimo canto del cigno (*).
(*) Ebbi la sorle Ji conoscere personalmente gli furono discepoli due itali.ini Isac e Toschi ;
quest' cgrcgio artista in Parigi, e tratlnnilo con it prlnio, die ora piii non esiste, mostrava molta
lai ho doviito convinccrnii, che non era mcno abilita ncl nianeggiare il bnlino, ma troppo
ftimabile pel suo carattere, di quanto il fosse m.ancava d' intelligenza e««li gusto: il secoado
per la sua abilita. Noa 80 se altri prima , ma ( ora direttore dell' accademia di Parma ) si
I 36 BELLA CALCOGRAFIA
FEDERICO MiJLLER
nato a Stuttgard nel 1782, mono a Sonnenstein presso Pirna nel 1816.
xn eta fiorente venne rapito alle arti questo rispettabile axleficc
figlio e discepolo del celebre Gio. Gottardo Miiller, tuttora viveiite a
Stuttgai'd. EgU era per salire a ben alta meta nell' arte nostra, se
dobbiamo giudicarlo dal raro merito di alciine opere da lui lasciate.
Fra queste souo degne dei piu graudi eucomj la mezza figura da un
dipinto di Domenico Zampieri rappresentante S. Gioi>annl Emngelista,
e la Madonna di S. Sisto dal quadro di Raffaello die si ammira nella
galleria di Dresda. Nou ti'ovo nelle opere de'migliori maestri una testa
cosi bella di forme, cosi vigorosa e dolce insicme di chiaroscuro, cosi
fina d' espressione, cosi fusa di tinte, cosi morbidamente condotta, cosi
netta di taglio senza durezza, e cosi sobria d'artificio incisorio, come
quella del detto Evangelista. La tinta clie ne risulta e tale, die par
di vedere in ogni parte del volto cpella fina laiiugine impercettibile,
la quale investe come leggerissimo velluto la morbida cute della gio-
ventu. Resta soltanto a desiderare die meno retti fossero i tagli sul
labbro inferiore , e meno forte e lunga F ombra degli occlii sotto la
palpebra inferiore, il che li rende troppo protuberanti ; questo pezzo
nondimeno a modo mio di vedere e da moiti lati un modello dell' arte.
Nella stampa di S. Sisto, la quale fece gran rumore in Europa, ed e
quindi salita a gran prezzo, e bellissinia, graziosissinia e tutta raffael-
lesca la figura della Santa posta a manca della Vergine, si per contorno,
come per chiaroscuro , se pero si eccettui la mano assolutamente piccola
rispetto alia testa: sono pure assai piacevoli que' due Angeli vivacissimi
posti in calce della composizione ; ma non e si felice la testa di S. Sisto ,
la quale fra le altrc cose scnibra avcre mi berretto che non ha, e nella
Madonna e nel Putto le mezze tinte sono alquanto forzate, difetto die
distingue scmpre piii e col biilino e coUa raatita. e I' Jngresso in Parigi d' Enrico IV, graiidissima
II ritratto da Ku inciso del gia niinistro De stampa dal grandissimo quadro di Gerard , gli
Cazes lo colloca tra i primi calcografi ritrattisti, da posto oaorevolissimo fra gl' iacisori di storia.
DI GIUSEPPE LONGIII. iSy
frequentemente s'incontra ne'cjuadii all' olio della seconda e della tei'za
manicra di quel somino pittoie, iion f>;ia per sua colpa, ma per 1' au-
mento posteriore dolle tiute. So clie I'abile diseguatrice, nella copia die
ne trasse, volic esserc fedcle in os;ni parte al suo arclietipo; ma senza
avvedcrsene fu egualmente fedcle alle alterazioni portate dal tempo, e
die nou sono di Raffaello. La vera fedelta del copiatore, come allrove
dir6 pill chiaramente, e quella di conoscere prima coll' ispezione di piu
opere d' un dato antore il vero caratterc di lui , e per tal mezzo sa-
per immaf>;inare quale doveva essere il quadro appena terminate^. II
giovane incisore, fedcle ancli'egli al disegiio da cui dovette incidere,
indusse negli occhi della Vergine una massa ombrosa, fen-igna e fosca,
clie le da fisonomia troppo severa, e direi quasi iiidispettita, e divise
il tenero torso del divino Infante con tinte si pesanti, die danno idea
di pettorali molto rilevati, e reggerebbero appena in un Ercole bambino,
die ha gia forza bastante di strozzare i serpenti ; ma queste mende nou
sono del tutto incisorie. Un piccolo difetto incisorio e tutto suo fu quello
di conduire frecpientemente il tratteggio nou gia obbliqiiaraente alia lun-
gliezza del corpo die raffigurava, ma quasi orizzontalmente, il die quando
la parte non sia di scorcio, riesce d'uno stile alquanto diiro e stentato,
ne si presta facilmente agl'incavi o rilievi della superficie. E questo
difetto appare piii evidentemente nelle mani di S. Sisto e nelle braccia
dei due angioli al di sotto, e si riscontra pure visibilissimo nelle mani
del S. Gio. Evangelista ; difetto per6 del quale, se piu viveva, sareb-
bcsi liberate. Del resto quella stanipa manifesta una rara nitidezza,
ferraezza e robustezza di taglio, intelligenza non comune, stupendo ri-
lievo, e giustifica senza piii il somnio pregio in cui 1' ebbero e ravranno
gli artisti e gli amatori calcografici (*).
(*) Giovane infelice ! tu liai impinguato con nel tuo passagg'io per Milano, ed ebbi campo
questo lungo e penoso lavoro lo spcciilatore clie d'ammirare in te non solo distinto iogegno,
te ne diede la coinmissione , cd appena Thai ma gentilezza, soavita, bel contegno e buona
condocto a terinine , oppresso d.iUa coniinua fa- salute. Chi avrebbe mai detto allora clie tu
tica perdesti le facoltii inentali cd indi a poco dovevi per morte iminatura chiudere la serife
la vita, simile a que" bruclii , i qua li sono con- cronologica di queste mie calcograCclic osser-
dannati a dare altrui V csistcnza , pcrdendo la vazioni ?
propria. Non molto prima tu fosti a visicarmi
Vol. IV. P. II. - 18
1 38 DELLA CALCOGRAFIA
Dijfficolta.
J\\ possesso cli quest' arte, di cui ho esposti i pregi, i vantaggi ed
il pevfezionauiento , nou si giunge che per lungo calle e disagevole: ogni
altro, che artista pur sia, di chi la professa in fuori, non saprebbe giu-
dicarla mai ne si huiga nel suo tii'ocinio , ne si lenta nel suo stesso
esei;cizio. Quanto espongo suUa difficoha dell' iucisione in rame non
riguarda gia tutti i modi praticati per incidere , de' quali diro a sue
luogo, ed alcuni de' quali sono anzi di facile e spedita esecuzione; bensi
il pill nobile, ma altrettanto laborioso genere detto a to^/to regolare, e
diretto alia rappresentazione dell' uonio ne' ritratti e negli storici argo-
menti. Per questo genere di lavoro vuolsi primieramente nell' iniziato
fortissima inclinazione , anzi vera passione , ond' abbia a perseverare
neir esercizio contro la ritrosia della mano , della materia e degli stro-
menti. Per6 la sola inclinazione lo tradirebbe, se non venisse in soc-
corso una conveniente organica disposizione : vista cioe acuta e resi-
stente, polso fermo, robusto temperamento. Seiiza queste naturali qualita,
avess'anco la piii profonda cogiiizione del vero ed anche del bello, o
rimarrebbe inoperoso per fisica deficienza, o non produrrebbe che opere
stentate ed imperfette ; ma poi con queste medesime qualita fisiche , gia
raro done della natura e costituenti la prima difficolta da superare, che
sarebb' egli senza le altre qualita raorali di sano criterio, d'amore alio
studio , di costante attenzione e d' illimitata pazienza i* E quanto difficil-
mente quest' ultima prerogativa indispensabile si combini colla robustezza
del temperamento, non v'ha chi nol vegga per lo stesso principio, per
cui il debole ronzino suole stare a lungo paziente ed immobile , mentre
il focoso puledro concitato dalla sua forza stare loco nescit. Debbe adun-
que il giovane voglioso d' applicarsi alia calcografia conoscere prima,
se, ed in cjual grado abbia sortite dalla natura le indicate disposizioni.
Quando nell'esame di se stesso possa credere fondatamente di pos-
sederle quanto basta, allora prima di slanciarsi nella carriera, che per
tutta la sua vita dovra percorrere, venga meco riflettendo su qual mare
DI GIUSEPPE LONGIII. 189
va egli ad inibarcarsi, e c[uali scog;U e quali procelle o calme ango-
sciose si dispone ad iacontrare nella speraiiza malferina di poter giun-
gere alia meta. E primieraniente, poiclie ho parlato poc'anzi di ritrosia
della niano, della materia e degli stromeati, sappia che nella pratica
incisoria qiiesta ritrosia e tale da ricordare troppo sovente all'operatore
la maledizione del peccato d'Adamo sopra tutta rumanita. La niano gia
avvezza, scrivendo o segnando liuighe linee, a muoversi da manca a
destra, come pure per lo piii disegnando o dipingendo, si trova da
principio renitentc al movimento costante del bulino in senso opposto.
Scrivendo, disegnando o dipingendo, la penna, il matitatojo, 11 pen-
nello stanno sempre fra le dita; ed il poUice, I'indice, e per aggiunta
il medio ne danno I'impulso e ne dirigono i movimenti; ma nelle ope-
razioni del bulino la spinta parte dalla palma alquanto sotto il dito mi-
gnolo, e le alire dita non servono che a ben contenerlo; percio I'ad-
destrare il corpo della mano ed in gran parte 1' antibraccio a tutte le
inflessioni del tratteggio, proprie delle sole dita, costa all' iniziato nou
poca difficolta.
Passiamo alia ritrosia della materia sulla quale s'incide. L'incisione di
cui parliamo dicesi incisione in rame, perche questo metallo si riconobbe
finora il piu adatto a tal uopo : gli altri metalli o sono troppo duri e
crudi, o ti'oppo moUi, o troppo costosi, o refrattarj alle diverse o]?erazioni
incisorie, segnatamente dell' acquaforte. In mezzo pero alia dimostrata
convenienza di prescegliere questa materia, egli e cei-to ch'essa pure
sotto I'azione del bulino presenta non di rado gravi difficolta. In prinio
luogo e pill difficile, che non si crederebbe, il trovare un rame di pei-
fetta qualita, ben purgato, ben malleabile a freddo, che sia dappertutto
d'eguale grossezza, ben unito e compatto, senza pori, senza renella,
senza tigna, senza strati o fenditure nascoste sotto la superficie, le quali
emergono poi durante 1' intaglio, e costringono talvolta I'artefice ad ab-
bandonare un lavoro gia molto inoltrato. E quando poi lo stesso artefice ,
merce della sua attivita, circospezione e ripetizione di spexnmenti, giunga
a ritrovare una lastra , quale appunto la desidera , non e per cio to-
talmente liberato dagl' incomodi e dalle difficolta inerenti a questa ma-
teria. Perocche 1' umidita deU' alito e 1' insensibile traspirazione delle
140 BELLA CALCOGRAFIA
niaiii sc2;natamente nella calda stagione, pei sali che piii o meno vi si
contengono , se non 1' ossidano in guisa da intaccarne visibilmente la
superficie, le tolgono alineno la iiecessaria chiarezza con sempre cre-
scente osciuita di tinte prima giallastre, indi rossastre, indi violette,
indi verdi cilestrine, tinalniente bige scure, il che impediscc all'ope-
ratore di vedere 1' effetto del suo lavoro con sua pena inesprimibile ,
oppure lo forza a ripulire troppo spesso il rame coH'acquaforte e poi
coir olio , la quale opcrazione frequentemente ripetuta snerva non poco
il lavoro e ne toglie la freschezza e la purita, quando segnatamente la
dimcnsione dcU' intaglio e grande, c cpiindi piu lunga ad eseguirsi.
Ne meno della materia, sulla quale s'incide, sono ritrosi all'incisore
i suoi proprj stromenti. II bulino essendo di forma piu o meno lunga,
ma sempre diritta, inclina di sua natura a procedere in retta linea, e
quando il tratteggio debba essere curvo, cio che avviene il piii sovente,
per poco , che si volga a destra od a manca senza la necessaria abi-
tudine di farlo destrauiente e gradatamente , la sua punta, per essere
incastrata nel rame, si rompe ad ogn'istante, ed obbliga I'artefice a
ricorrere le cento volte alia mola per aguzzarla con molta perdita
di tempo , e noja infinita. Talvolta , se questo stromento non ha al-
quanta restremazione dal fondo alia cima, oppure se il manico e piu
grosso (tel bisogno alia sua iraboccatura, inclina tagliando a sprofondarsi
nel rame piii del dovere, ne puo continuare il suo andamento senza
rischio , che la punta si spezzi in un baleno , e sfuggendo sotto la mano
vada a graffiare per qualche spazio il gia fatto circostante lavoro. Lo
stesso buhno presso i fabbricatori o venditori ben rade volte si trova
abbastanza bene conforraato da potersene servire senza precedente ri-
duzione pur troppo incomoda, lunga cd incerta per parte dell' incisore.
La tempra poi dell' acciajo e quasi sempre ( e debb' esserlo ) assai piu
dura del bisogno , dal che viene la necessita di ridurlo a tempra piu
dolce, ed e molto difficile il cogliere quel punto, ove questa ne man-
chi, ne ecceda. Che dir6 poi del luccicare della lastra, che aU'occhio
non avvezzo porta incomodo abljaglio, ed iiiipedisce di ben vedere la
distanza de' tagli, e I'eguaglianza della loro sottigliezza o del loro gon-
fiamento? Che della difficolta di rientrare a puntino, e spesse volte a
DI GIUSEPPE LONGIII. 141
pill riprese ne'tagli gia fatti, senza mai addoppiarli? Che deU'altra ancor
pill forte di tagliare e ripassare con fluidczza e nitidezza ne'piccoli giri
di tratteggio inevitabili ne' capelli , negli occhi ed in molte altre parti
della carnagionc , de' panncggianieiiti e dcgli accessor) , senza clie il file
acute e tagliente della parte iuferiore del bulino guasii rientrando il
margine del taglio?
E queste difficolta non riguardano clie un solo stromcnto calcografico,
cioe il bulino. Aggiungi quella di ben preparare e di bene adoperare la
punta a ranie nudo, detta punta secca, particolarmente ove si tratti di
linee curve, come avviene sovente ne'capelli, ovvero di linee rette oriz-
zontali crcscenti inscnsibilmente per distanza e per grossezza nelle rap-
presentazioni d'un ciel serene. Aggiungi del pari la non mene incomoda
riduziene delle altre punte di varia forma necessarie per ben disporre
il rame verniciato all'azione dell'acquaforte. Aggiungi finalmente, poiche
abbianio parlato dell'acquaforte, la difFicoltii di ben usarne, le gelose e
continue prccauzioui da praticarsi intorno alle vernici. perche Tazione
deir acido nitrico o dell' acete saturate dai sali non le faccia staccare
dal rame; la scrupolosa e bene spesso nociva attenzione alia morsura
di questi liquidi ed alle necessarie e ripetute coperture tante per evi-
tare i traferi , quanto per ettenere digradamento di tinta , la sempre
scabrosa opcrazione talora quasi indispensabile di far rimordere alcune
parti ripetcndo I'applicazione della vernicc suUa sola superficie del rame,
e lasciando intatti i tagli gia fatti, perche 1' acido possa meglio scavarli.
Tutte queste difficolta append qui indicate (*) e puramente raeccani-
che basterebbero sole a rimuevere dall' esercizio calcografico chiunque
non sia veramente appassionato per quest' arte , e tenacomente fermo
nel sue proposito. Ma quanto maggiori non sone le difficolta concer-
nenti alia parte intellettuale dell'arte mcdesima? lo supponge il giovane
incisere per assiduo esercizio di ben due lustri o poce mene gia melto
addestrate nell'uso de'suoi stromenti, e gia munite delle necessarie
cognizioni per vie meglio progredire senza 1' altrui direzione in ogni
(*) Nel secondo volnme , concernente alia che quanto appena bastava m prova delle dif-
parte pratica, parler6 (lilTus.imcate dl tutte ficolta incisorie , delle quali non pochi amatorl
queste operazioni , noa avcado qui esposto ed arlisti d' ogni classc sono del tutto ignari.
142
DELLA CALCOGRAFIA
parte della sua professione (*). Eccolo seduto innanzi al suo rame gia
da lui scelto con tale precauzione da non temerne in seguito alcun
iiiconveniente : ne ha giii preparato csattamente il contorno suUa carta
trasparente , vi ha gia appUcata con tutta cura la vernice affumicata
per la pnma operazione dell' accpiaforte , vi ha gia calcato il contorno
si e\identemente , che tutto invita a dar principio all' opera. II disegno
che gli sta pure a lato d ben purgato nelle forme, vigoroso ed armo-
nico nel chiaroscuro, e da qucsto lato ha gia superate le prime difficolta.
Sopraggiunga in quell' istante il piii abile pittore o disegnatore, che
dira egli ? All' aspetto di cjuel disegno ei giudichera vinte non le prime
soltanto, ma tutte quante le difficolta. Tutt'al piu, secondo il modo suo
di vedere, suggerira in cpialche parte o alquanto piii d'energia, o al-
quanto piu di sobrieta , o qualche leggiero sagrificio di lume negli og-
getti di second' ordine, o qualche maggior vigore d'ombra in quelli del
primo, un po'piii di fermczza, un po'piii di morbidezza, qualche linea
di contorno o piii dentro o piu fuori ; ma nel complesso ei si congra-
tulera con lui sulla preziosa finitezza del disegno, sul dolce passaggio
delle tinte , sull' intelligenza delle attaccature e delle estremita , sulla
conservazione delle masse luminose ed ombrose , sulla varieta e verita
delle pieghe, suU' espressione de'volti, sull'armonia generale; e siccome
questo e tutto pel pittore, e vive persuaso che nulla import! I'artificio
con cui verra trasportato sul rame, purche vi risulti identico il contorno
ed il chiaroscuro , cosi aggiungera con tutta sincerita alle fatte congi-a-
tulazioni il pronostico assai gradevole del piu felice esito della stampa.
II pittore parte soddisfatto; ma I'incisore, il quale sa quanto rimane a
fare prima di prendere in mano la sua punta, non partecipa gran fatto
alle congiatulazioni ed agU augurj di chi non conosce per pratica la
(*) D.I piii d! trent' .innl insegno pubblic.i-
mente Y .irte mia , e nella quaatith del giovani
allievi die si succedcttero nel frequentare la
mia scuola in questa I. R. Accademia delle belle
arti, ed alcimi de'quali, aarimolti, sortirono
la piii felice disposizione per quest' arte, e
soao ora tali da far parlare della loro .nbilit.a
tutta r Eiiropa , non mi venae fatto di trovarne
alcutio, il quale sla venuto al punto d' uscire
dalla scuola e ben operare da se medesimo,
senza aver prima impiegato almeno un noven-
nio d'assidiio esercizio nel disegno e nell' inta-
glio. Clie se talimo vi stette poco nieno , egli
e pcrche venne da me gia dirozzato per altrui
cura, e piu a fine di perfezionarsi nell' arte ,
che d' esservi iniziato.
DI GIUSEPPE LONGIII. 14$
calcografia. Egli e sbigottito dall' antiveggenza di tant'altre difficolta
incisoric bene spesso insormoiitabili , Ic quali cominciaiio appunto
da quel momento ad accumularglisi incontro. Sa che dalle prime di-
sposizioni del tratteggio incisorio dipende niolto nel gran genere d' in-
taglio la buona o mala riuscita d'un lavoro lungo e faticoso. Sa che
nell'arte calcografica cancellare il gia fatto per sostituirvi un altro la-
voro e quel di peggio clie aH'artefice possa accadere; iinportaiido grave
perdita di tempo, incomoda ed ingrata fatica, pazienza del tutto ma-
nuale : essei-e quindi necessario innanzi tratto ( ainieno sopra il lucido
che ha servito per trasportare il contorao sulla vernice ) di ben disporre
il conveniente andamento del tratteggio tanto pel primo segno, quanto
pel secondo, onde non cadere in sezioni o troppo quadrate, o troppo
foi'zate a rombo, e disgustose entrambe. Sa che e soramo pregio dell'arte
sua il variare 1' artificio del tratteggio secondo le varie tinte e la varia
superficie degli oggetti rappresentabili ; che nondiraeno tale variazione
d'artificio vuol essere sempre combinata piii o meno collo stile generale
d' intaglio da lui adottato nel suo particolare lavoro. Sa che la mag-
gior grandezza dcUe figure esige un taglio piii largo e nodrito, la mi-
nore in proporzione uno piu fino e serrato; che un dipinto di tocco
energico e slanciato richiede corrispondente arditezza di tratteggio ed
una preparazione aU'acquaforte piuttosto libera e pittoresca, che total-
mente regolare, e spiritoso moviniento di tagli ora ad arte continuati,
ora troncati senza riguardo, indi ripresi col secondo o col tei'zo segno
in tutt'altra dii"ezione: che aU'opposto uno piii dolce, piii finito e piii fuso
non comporta che raoderato movimento e moderata larghezza di tratteg-
gio. Sa che un colorito piu grasso che fluido, come d'ordinario ne'quadri
di Tiziano, di Giorgione, del Tintoretto e d'altri di quella scuola non
pu6 bene rappresentarsi nelle carnagioni incidendo, die con un taglio
interrotto e piii largo che no , il quale ammetta alcuni punti subalterni
d'impasto o rotondi od oblunghi press' a poco sullo stile di Strange;
uno in vece piu fluido e trasparente , come in Gerardo Daw , in Ter-
burg, in Metzu ed in altri eccellenti pittori della scuola fiamminga,
sara meglio tradotto per mezzo del segno uitido e liscio del bulino
sullo stile di Wille e d'altii celebri bulinisti. Tutto questo ei sa, e guai
144 DELLA. CALCOGRAFIA
a lui sc nol sapesse, poiche sarebbe pel suo mep;lio risparmiare la
fatica alia quale sta per sottoporsi : ma pei' saperlo fondatameute , quante
stampe de'iniglioii maestri iion ha egli dovuto vedere ed osservare ?
Quanti confronti istituire ? Quante prove tentare ?
Qiiesta massima difficolta, tutta propria dell' incisione , non solo e po-
chissimo considerata dai pittori, dai disegnatori e dagli amatori di
stampe, ma perfiiio dalla maggior parte degrincisori medesimi, molti
de'qiiali sogliono abbracciare lo stile d' intaglio cui furono iniziati, e
lo mantengono iiivariabile per tutta la vita, quaUmque sia il carattere
degli autori da cui traggono i varj loro lavori calcografici. Per questa
classe d'incisori la difficolta di beu calcolare e disporre il tratteggio,
di cui si disse , e certamente nulla. Vcduto il disegno chc intendono
trasportare sul rame, lianno veduto altresi nella fantasia loro la stampa,
quale senza dubbio risultera, perocche a scanso di fatica sbno gia sta-
bilite per essi certe regole convenzionali e meccaniche, dalle quali anzi
che dipartirsi , mancherebbero piuttosto ai precetti del decalogo. Ogni
lor cura e rivolta all'eqnidistanza scnipolosa de' tagli ed al loro eguale
incrocicchiamento , quindi movimento di tratteggio quasi insensibile ,
costante preparazione d' acquaforte nelle masse scure tanto de' panneg-
giamenti, quanto delle carnagioni, come se il bulino farle non potesse
migliori a primo colpo; progressione degli stessi tagU interrotti fin c|uasi
al lume per mezzo della punta secca con regolari punti oblungbi negli
interstizj fra I'un taglio e I'altro; non mai grossi tagli vigorosi avvi-
cinati ai sottili, nessuna liberta pittorica, monotonia e freddezza con-
tinua, nauseante.
Ma non sono gia questi gli eserapi che il nostVo giovane incisore
prendera ad imitare, mentre sta per dar mano al nuovo suo lavoro;
confrontei'a con occhio imparziale le stampe di cotestoro con quelle
dei migliori maestri dai sccolo decimosesto in poi , le quali forma-
rono e formano tuttoia Tammiiazione e la delizia dei veri conoscitori :
s'accorgera per tale confronto die le direzioni di tratteggio d'un Ede-
link modificate a tenore di varie pratiche posteriori dell' arte sono serapre
le migliori da imitarsi in questa parte importantissima della calcografia
per ottenere ad un tempo e rilievo e dolcezza ed evidenza: amera meglio
DI GIUSEPPE LONCIII. 14.5
lottare colle rinascenti difficolta, che Seco porta rimitazione di questo
nostro corifeo, che di tutte evitarle, applicando un metodo snervato,
insignificante , antipittorico e scmpre eguale a qualunque rappresenta-
zioue di stile diverse ed anche del tutto contrario iiel siio arclietipo :
lie vorra, per secondare le massinie arbitrarie di questi moderni sca-
varami di<i;iuiii d' ogiii buon gusto e d'ogiii intelligciiza pittorica, cor-
rere il rischio di produrre com' essi operc mediocri , monotone e
nauseaiiti, sulle qiiali si possa dire- giiistamcnte ci6 die mi disse ve-
deudo una stanipa giuiitagli da Roma un dottissimo amatore: quia tepidus
es, incipiatn te evomere (*).
Torniamo pertanto al nostro giovane , il quale ha gia tolta di mezzo
cancellaiido e rimettendo sul suo lucido la difficolta della giusta dispo-
sizione del suo tratteggio, e premeditati i varj artificj incisorj piii
convenienti ai varj oggctti che dovra rapprescntare. Che piii gli manca
per incominciaiie 1' intaglio? Gli manca tuttora da stabilire una cosa
importantissiina pel buon effetto della stanipa, cioe la distanza da te-
nersi fra Tun taglio e I'altro, il che non ha potuto indicare sul lucido
colla matita. Dissi importantissima , poiche se questa eccede, il suo la-
voro parra grossolano e reticolato, ne potra ridurre le tinte alia voluta
fusione, ne ben csprimere le piii fine inflessioni ed i piccoli accidenti del
vero; se manca, paiTa pesto, taticato ed opaco. Eccolo pertanto di nuovo
ineditabondo sulle stanipe migliori e davanti il suo disegno per trovarne
alcuna di pari dimensione di figure, la cui larghezza di tratteggio \i
corrisponda a dovere, ed eccolo gia intento a riconoscere esattamente
la distanza de'tagli, misurandoli con jiiccolo compasso a tre, a cinque
od anove, secondo che la delta distanza s'incontra maggioi'e o minore.
Tanta concentrazione di pensieri per una deliberazione apparentemente
di poco momcnto nelle sue conseguenze puo sembrare a taluno estraneo
alia nostra profcssione vana ed inopportuna ; ma per I'incisore geloso
della propria riputazione, tendente a sempre meglio riuscire, e spaventato
(*) Fa il cliinrissimo signer Abate Carlo era egll stesso buon disegnatore eJ anche pit-
Bianconi, gia scgretario di quest' I. R. Accade- tore, quinili in materia d' incisione giudice piii
mia delle belle arti , il quale possedcva una che competente.
tcelta e non piccola raccolta di stainpe, ed
Vol. IV. P. II. 19
146 BELLA CALCOGRAFIA
dal pericolo di gettare iiifruttuosamente lungo tempo ed immensa fatica,
qiiesto primo passo non e meiio iniportante di quanto lo sia per un
condottiero d' eserciti I'ordinare preventivamente piu vicine o piix di-
scoste le sue scliiere alia vigilia d' mi generale combattiinento.
Ma di queste preliminari difficolta non piu. Tu giovane di belle
speranze e si feliceniente predisposto all' arte tua tutte le hai spianate
coUa tua rara pazienza e perseveranza , e t'accingi finalmente all' inta-
glio : ma in qual punto e con qual lena t' accingi ? Qual differenza fra
te clie segni i prinii tagli sul tuo rarae, ed il pittore die stende la prima
penncllata sul suo quadro? Questi e tutto invaso dal fuoco della sua im-
maginazione rattemprata a mala peiia dalle inconcusse leggi del vero:
til riscaldato soltanto dal fuoco altrui , cioe dalla parte die prendi alio
spirito del tiio prototipo. Gli scliizzi ed i cartoni dal pittore preparati
air uopo hanno accesa vie piii , non intiepidita la sua fantasia , e la vo-
glia di portare i primi tocclii di colore sul la tela c p^i* lui smaniosa,
irresistibile : per te in vece gia stanco dalle premesse fatiche , e gia
persuaso di quelle die vai ad incontrare, declina tosto la prima ener-
gia per dar luogo alia riflessione ed alia diligenza. Mentr'egli abbozza
il suo qiiadro e svincolato da ogni legge meccanica ; la sua mano agisce
libcraraente e rapidamente per ogni verso, non regolata die daU'occhio
e dalla fantasia; poiclie se la rapidita del suo operare lo trascinasse
inavvertentemente in errori anche gravissimi, pu6 facilmente sulla tela
correggerli ridipingendo. Tu dal principio sino alia fine del tuo lavoro
non puoi prescindere da una costante attenzione a tutti i principj mec-
canici dell' arte tua per rispetto all' equidistanza , al progressive digra-
damento del tuo tratteggio calcolato, ed alle variazioni appensatamente
prestabilite dell' artificio incisorio ne'luogbi piii opportuni; giacclie non
e questo un semplice abbozzo variabile a tuo beneplacito; ma mio sta-
bile fondamento dell' ecUficio die prendi a costruire. Sopra un abbozzo
mancante , cpianto vuolsi , iiel colorito , iiel chiaroscuro , nel contorno e
ueU'espressione puo benissimo il pittore a misura del suo sapere ridurre
un quadro ben coiTetto e fmito in ogni sua parte ; ma non puo mai
r incisore condurre a termiiie lodevolmente una trascurata e raalintesa
preparazione.
DI GIUSEPPE LONGIir. 1 47
E fin qiii ahbiamo paragonate le difficoltii pittoriche coUe incisorie
quanto alia sola preparazione de' rispettivi lavori. Rimane ora a con-
frontarli iiclla piena loro esecuzione. Montre il pittore dipinge la sua
tela nol senso medesinio in cui debb' essere veduta dagli spettatori,
eccoti r incisoi-e condannato (se vuole die la sua stanipa risuld simile
al disegno , e se gli cale d' evitare lo sconcio di far agire la mano
manca in vece della destra in molte azioni esclusivamente proprie di
questa), eccolo, dissi, condannato ad incidere in senso contrario del
suo modello, quale si vede nello specchio; la qual cosa, per- quanta
abitudine in cio fare possa avere contratta, o per tpanto prevalgasi
dell' indicato mezzo dello specchio , riesce sempre incomoda molto ed
imbarazzante. Quegli in tutta la sua esecuzione vede ci6 die fa, e senza
altri sperimenti e senza bisogno dell' opera altrui puo terrainare il suo
quadro , e metterlo in tutta cpiell' armonia die puo dargli in ragione
della sua abilita ; cpiesti non vede il suo intaglio die per meta ; se
leva la vernice coUa punta per far mordere il rame dall' acquaforte ,
vede lucido e cliiaro ci6 die debb' essere osciiro nella stampa, e vice-
versa ; se poi lavora col bulino o colla punta siil rame iiudo , abbenche
possa pill agevolmente scoprire la forza ed il passaggio delle sue ombre
coir introdurre iie' tagli 1' olio ed il negrofumo ripulendone la superficie,
pure , ad onta di tutta la sua pratica e valentia nell' arte , non e mai
siciuro della generale e parziale armonia , se prima un diligente e ben
esercitato impressore non gli tiri alcune prove, suUe quali possa rego-
larsi diminuendo od aggiungendo per 1' ultima riduzione. Giova anche
riflettere die il pittore, quando o per proprio avviso, o per altrui sug-
gerimento viene scoprendo qualclie parte del suo cpiadro male rappre-
seiuata , oppure men bene di quanto potrebbcsi , pu6 colla scorta del-
r ignudo nelle carnagioiii, e con quella dell'automa ne' panneggiamenti
mutare quanto vuole la prima sua composizione non solo nell' anda-
mento delle pieghe, iiel giro delle teste, nella posizione delle maiii o
de'piedi; ma nelle attitudini delle intere figure : nientre 1' incisore nella
sua qualita di traduttorc fedele dei capo-lavori piitorici non pu6 consul-
tare il vero , die per meglio intendere 1' esecuzione del suo originale ,
o tutt' al piu per riformare alcun poco con sicurezza di non errare
148 DELLA CALCOGRAri.V
qualche parte die vi si trovi cvidcntemente mancante, conservandonc
strcttainente lo stile (*).
Dai premessi confronti emerge evidentemente die Y esecuzione inci-
soria dal lato nieccanico cldTarte e piii difficile e gravosa della piito-
rica. Non dir6 lo stesso dal lato scientifico, e segiiatamente quanto alia
composizione, della cui difficolta gl'indsori moderni , intenti solo a tra-
durre i dipinti de'classici maestri, sembrano del tutto esonerati; sebbene
xion siavi anclie a'liostri giorni incisore veramciile abile, i! quale per
lungo cscrcizio nd disegno e per luiiga abitudine d'osscrvare e di copiare
belle produzioni di tal genere non si trovi in grado di ben conoscernc la
teorica e la pratica, o di produn-e incidendo i proprj concetti, come lo
mostra il capitolo antecedente, e come pui'e vedrassi nel susseguente.
Certo e pero die la cognizionc fondata di cpiesto ramo dell' arte si ne-
cessaria al pittorc non e die puramente giovevole aH'incisore, quando con
maggior vantaggio dell'arti belle si destina a pubblicare non Ic proprie,
ma le piii celebri invenzioni de'sommi pittori. E ci6 sia detto per non pa-
rere tanto indiscreto da voler soUevare per ogni verso la calcografica so-
pra la pittorica professione, il die sarebbe in vero un iinpudente paradosso.
Ma non e paradosso cpianto mi resta a dire sulle difficolta incisorie
a fronte delle pittoriclie in cio die concerne ( come dissi ) alia parte
meccanica dell' esecuzione. Voglia duiique il giovane incisox'e seguirmi
aiicora d'un passo nell' incommciato confronto, e n'avra per frutto plena
conoscenza degli scogli die debbe evitai'e.
Or tu finalmente hai terminato con eroica pazienza e perseveranza
il tuo intaglio : durante il tempo die vi hai consumato, tempo die se
avessi prima immaginato, potea forse sgoraentarti, il tuo amico pittore
lia gia dipinte parecchie tele, lia formata la sua riputazione ed incas-
sata la sua ricompensa, e tu non hai inciso die un rarae solo, ed e
ancor dubbia la fama die ne avrai, e colla fama la condegna mercede.
Al pittore basta di piacere al suo commettente , o tult' al piu a' suoi
(*) Ncl capitolo seguente verra ilimostrato e con qxiali precauzionl e rigiiardi per non
se r incisore possa o no corrcggere, tlisegnando mancare alia dovuta fedelta nella traduzione
od incidendo, qualche errore troppo yisibile calcografica,
d'' esecuzione nel suo originale, ed in qual modo
DI GIUSEPPE LONCIII. 1 49
concittadini per aver fi\ma e luci'o ; tu dei soddisfare al gusto di tutta
quanta 1' Europa , per nou dire di tutto il mondo. £ bensi vero die se
riesci a taiito. Futile tuo sarii map;giore d'assai di quello del pittore,
perocclie poclii haniio i niczzi di pagare convenevolmente e senza
sconcerto un bel dipinto, moltissimi in vece di comperare una hella
stampa; ma il gusto dcgli amatori d' ogni nazione e si vario e volu-
bile, die piii volte si videro neglette per lungo tempo alcune stampe,
le quali in appresso furono ricei'catissime, e salirono a prezzo esorbi-
tante, come piii volte avvenne I'opposto. II pittore d'ordinario appende
egli stesso il suo quadro in casa del commcttente, c la bisogna die si
recliino quanti bramano vederlo : quando sia gia stabilito il luogo di
coUocarlo, si regola dipingendo d'eseguirlo per quel lume in cui dovra
figurare, o se libera e la parete, lo colloca al lume piii confaccnte:.
ne viene da cio, die il proprietario prediligendo per amor proprio le
cose sue, e il primo suo avvocato per fame valere i pregi o reali od
immaginarj, e per combattere a tutta possa le contrarie opinioni; i suoi
amici e domestici fanno lo stesso e diventanc altrettanti apostoli per
divulgarne la fama, e se il padrone e potente, nessuno ardisce censu-
rare ; tu all'opposto dei mandare il maggior nimiero delle tue stampe in
contrade ed a persoiie a te sconosciute, die le osservano a tutto coniodo
in ogni luogo e ad ogni lume , ne puoi avere die per la via del merito
protettori e difensori. Quando hai terminate il tuo lavoro, tu iion liai
die questo di comune col pittore, cioe die tu deponi il buliiio,
com' egli depone il pennello; ma quando il pittore ha deposto il suo
peiiiicllo, e data al cpiadro una leggiera vernice , non ha piii nulla da
farvi : tu in vece, dopo ultimata la tua incisione, non puoi pubbli-
carla, fuorche cominciando per altrui mano un'altra incomoda opera-
zione, qual e quella della stampa; e quanto sia questa gravosa per la
direzione che tutta incumbe a te , e della quale pel tuo meglio non
puoi dispensarti , se gia nol sai , chiedilo a qualunque appena piii die
mediocre incisore, stante die per quanto sia del tutto mcccanica I'arte
d'imprimcre calcograficamente, ne si richiegga dallo stampatore die
buona pratica e costante diligenza in ogni parte del suo mestiere, pure
sono rari coloro i quali bene vi riescano ed e piii raro altresi che
l5o DF.LLA CALCOGRAFIA
riiicisoie ne sia pienamente contento. Avvezzo questi a vedere il suo
lavoro sul ranie sempre piii netto e trasparente che sulla stampa, la
trova pill d'ogn'altro poco soddisfiicente , ed incliua ad ogni prova ten-
tare qualche cambiamento o nella densita della tinta, o nella qualita e
ba"nativra della carta, o nella pressione del torchio. Se Timpressore e
docile e paziente ( cosa difficilissima a trovarsi in qiiesta classe di ma-
nuali quasi sempre ostinati ne'loro metodi ordinarj ), i tagli nella stampa
possono uscire piu netti; ma in allora si fit minore il tuono del chia-
roscuro , come si fa minore la nitidezza del tratteggio rallentando la
tinta per ottencre maggior vigore nelle ombre (*).
Ma dato pure che 1' impressione riesca a buon tuo grado, ti rimane
sempre Taffliggente uicertezza che sia per ottenere la generale appro-
vazione, senza della quale il tuo lavoro e perduto, e le tue starape
giaceranno infruttuose nel tuo armadio: e del sapere, che piacere a tutti
in questa nostra professione e cosa quasi impossibile, perocche, se il tuo
lavoro e nitido e puro, si lagneramio i pittori di trovarlo soverchia-
mente liscio e lucido, senza quello spirito, quel gusto e quel senti-
mento d' originalita pittorica propria dei buoni acquafortisti ; se ruvi-
detto, serpcntino e libero da ogni legame calcografico, insorgeranno a
denigrare la tua fama tutti gl' incisori bulinisti pei quali e delitto im-
perdonabile il non passare per I'adottata loro trafila. Se tu porrai la
tua stampa ad un prezzo proporzionato al tempo, che vi hai impiegato,
griderarino essere troppo costosa, e ne avrai poco spaccio; se a prezzo
assai raodico, i piu fra gli amatori la giudicheranno di poco merito ed
(*) Intorno all' impressione parler6 piu dif- niia : un altro da me dipendente, essendo stato
fusameote nel secondo volume; intaato qui ag- obbligato ad attcnersi alle mie prescrizioni, ed
giungo, che nelle tante circostanze in cui ho essendo venule assai migliori le stampe, per non
fatto stampare i miei rami, quasi costantemente confessare la sua ignoranza, mi rispose aver
ho trovati gl' impressori superbi dell' arte loro messo nella tiuta certo suo ritrovamento, di
e ritrosi ad ogni suggerimento, bcuchc compro- cui faceva un scgreto. Un terzo poi porto I'im-
vato all'evidenza, che venga dato loro dalP in- pudenza a segno di vantarsi, die da un ranie
cisore. Uno di questi, per non seguire un mio anche men che mediocre era capace di tirare
consiglio neir impressione d'un mio rame, ebbe bellissime prove; e fu vano il rispondergli, che
la sfrontatezza di rispondermi negativamente, un iiupressore puo bensi cavar brutte stampe
adducendo di non volere arriscliiare la sua ri- da un bellissimo intaglio, ma non puo cavarne
putazione, quasi a me nulla importasse della di belle da un intaglio spregevole.
DI GIUSEPPE LONGHL l5l
anche la rifiuteranno per quest' appunto , die possono averla con poco.
Non isperare poi mai, clie qucsti tuoi giucUci, facentlosi carico delle
infinite difficolta dell' artificio incisorio da to con tanta fatica superate,
voglian essere piii indulgenti sui difetti benclie niiniuu dclla tua stampa,
di quanto 11 sarebbero per un semplice e buon disegno fatto in poco
tempo , suscettivo di qualuncpie correzione , uscito direttamente dalla
mano del disegnatore, non da quella dell' impressore , ed eseguito al
lume e nel senso in cui debb' essere vediito, poi veduto nel senso ed
al lume in cui venne eseguito. Anzi vedrai ben sovente fare le ma-
raviglie suUa condotta del disegno, tanto piii se fiitto colla penna, e
considerare come cosa comune ed indifferente qualunque bellissima
stampa per la sola sciocca ragione, che una stampa non e, come mi
disegno, unica in commercio. Tale, se non maggiore, e la massa delle
difficolta e delle traversie inerenti alia nostra professione. Tu non isgo-
mentarti pero all' aspetto di queste larve. Com' esse fuggirono innanzi
ad un Edelink, ad un Drevet ed a molt'altri valenti maestri da noi
esaminati nell' antecedente rivista ; cosi spariranno innanzi a te , se
amerai di costante amore I'intrapreso tuo esercizio, se nulla trascu-
rerai per vie meglio riuscire, e soprattutto, se non lascerai lo studio
rpiotidiano del disegno , unico mezzo di superare nelle bell' arti qualun-
que grande ostacolo, come nel seguente capitolo passo a dimostrare.
I 52 DELLA CALCOGRAFIA
Necessita del diseimo.
"O'
JL oiclie e dimostrata la somma difficolta dell' arte incisoria e per la
iiatiuale predisposizione tutta propria die richiede in chi vuol profes-
sarla, e per 1' iudeficiente pazienza ed attenzione che esigc in ogni
benche minima parte della sua esecuzione, e pei frequenti ostacoli che
vi frapponc il troppo vincolato suo artificio in parte meccanico, in
parte preventivamcnte calcolato: poiche d'altronde e manifesto, che a
produrre buone stampe non basta la piii esatta ed equabile operazione
del bulino e della punta, che anzi bene spesso la qura eccessivamente
scrupolosa del taglio risulta iiociva alia giusta rappresentazionc della
natm'a o doUe opcre de' classici pittori , c mio stretto dovcre d' avver-
tire il giovane incisore, che quando pur giunga per buona disposizione
e per Umga abitudine a superare le difficolta puramente incisorie ( ed
e gia molto il riuscirvi a dovere), non avra fatto che un sol passo
verso la sua meta^ e se credesse il contrario, vivrebbe nel piii sciocco
e pericoloso inganno.
L' arte calcografica al pari d' ogn' altra fra le arti Hberali si compone di
parte meccanica e di parte intellettuale: abbiarao gia veduto che quest'ul-
tima e incomparabilmente piii complicata ed ardua neU'iiicisione odierna
die nella pittura; la prima in vece sarebbe assai piu difficile nella pitmra
che nell'incisione, se quest' arte non venisse prepotentemente inceppata
dal meccanico e penosissimo ardficio del trattcggio. Questa parte intel-
lettuale consiste nella conoscenza delle forme e delle proporzioni natural!,
dell'espressione, del chiaroscuro, della prospettiva lineare ed aerea, e piu
di tutto delle linee costituenti il bello in ogni cosa rappresentabile, in
una parola nella vera intelligenza del disegno. Senza questa intelligenza
^ r incisore meriterebbe piii il nome d'artigiano che d'artista, e vanterebbe
invano il piii dilicato e fermo e nitido raaneggiamento del suo bulino.
Mai dissi invano: deggio anzi dire a raaggiore suo scorno. Perocche
i vezzi del bulino lianno questo lor proprio , die ostentando certa
qual pretensione di gradire , e tutta a se chiamando 1' attenzione
DI GIUSEPPE LONGIII. I 53
deir osscrvatore rendono piii raanifeste e sentite le bellezze egualmente
e le deformitu. Come se bella donna riccamente ed elegantemente si
vesta, pill bella allora ti sembra e piu seducente, e se all'opposto
una racbitica s'addossi un sirail abito, si fa piii sconcia e suscita nei
cii'costanti la derisione; cosi da ricercato e pretto bulino qiianto mag-
gior lustro ritrae un ben purgato disegno , altrcttanto lo scorretto piu
disgustoso riesce ed insopportabile. II cjual paragone si bene risponde,
die le magagne di qucUa stessa racbitica inosservate saranno od almeno
tollerate, se rinunciando essa ad una leggiadria troppo discordante alia
sua struttura vestiru panno semplice e diniesso, e quella stanipa del pari,
quantunque d'imperfctto disegno, trovera pure molti indulgenti, la quale
non con istudiato sfoggio di bulino, ma con pocbi ed umili segni d'acqua-
forte verra eseguita. Perci6 le tante incisioni trattate di fretta ed ardi-
tamente da varj pittori, nelle quali bene spesso il contorno, 1' ombra
sempre e negletta, in mezzo a moltissime sproporzioni , non per tamo
ottengono presso gli amatori e plauso e ricerca: quell' apparenza d'ab-
bozzo, anzicbe di scrupolosa esattezza, predispone in favore dell'artista
il giiidice piu severo, e quella stessa indecisione di molte parti ob-
bliga e smuove I'altrui fantasia, ne questa mai vi supplisce a disca-
pito deir opera , interpretandola ciascuno a seconda del proprio gusto
e sapere (*).
Importa dunque assaissimo che quello il quale intende applicarsi al-
I'incisione di cui parlo, quanto pub, mai faccia precedere all'esercizio
(*) Ho veduto piii d' un disegno originale di questa moaeta che trovasi tuttora in circolazlone
mediocre nutore , per essere mezzo svauito per e insigaificante e poco pid che mediocre; ma
ingiuria del tempo, o per incuria de'possessori, quella da me osservata e fatta osservare a molti
acquistare un non so che di misteriosa bellez- amicl artisii, per essere molto lisciata nelle parti
za, per cui paragonato con altri disegni Ijen di maggior rilievo ed ossidata in tutto 11 ri-
conservati della stessa mano 11 superava Infi- manente, presentava nella testa tale massa di
nltamente, non perclie fosse veramente mi- scuro nella cavita dell'occhio, in alcune ciocche
gliore, ma perclie dava campo airimmagina- de'capelli, e d' intorno alia bocca ed al mento,
zione dcllo spettaiore di travedere gl' Indizj di che gli dava un carattere cosi cspresslvo e
molte bellezze pittoriche, alle quali I'autore grandiose da eclissare i piii begl' impronti del
non avea mai peusato, ne vi potea pensare. florldl tempi della Grecia. Egli e percio che con
Mi capit6 fra le mani una bassa moneta dl fino accorglmento i collettori numismaticl gri-
rame , suUa quale era il ritratto del fu Impe- dano a tutla possa contro chlunque s' attenta
ratore de'Francesl e Re d' Italia: T intaglio di a ripulire le nionete aatiche.
Vol. IV. P. II. ao
I 54 DELLA CALCOGRAFIA
deiriiita2;lio quello del disegno in modo clie ben lo conosca, o tanto
alnieno innoltrato vi sia, die altcrnando poi il bulino e la matita,
giugnere possa in tempo a queste necessarie cognizioni : senza di che
in vano ei tentera d' esprimersi in una lingua che non conosce, o
scrivera con bella e nitida calligrafia i piii grossolani spropositi d'or-
tografia e di sintassi.
A conseguire questa fondata cognizione del disegno i niigliori me-
todi praticati dai pittoii e dagli scnltori, in alcune parti si, ma non
in tutto si confanno all' incisore. Senza dubbio comincera egli pure
dal copiare dagli altriii disegni le estremita del corpo umano, e pas-
sera grado grado a pezzi piii grandi, e fino alia figwra totale, copiera
molto dall'antico, raolto dal vero: studiera la prospettiva, I'anatomia, le
proporzioni , il chiaroscuro, il bel modo di panneggiare, le fonti del-
I'espressioue e le forme dclla bellezza; ma superfluo per lui sarebbe
I'afFaticarsi a lungo, come sogliono i pittori, abbozzando ad ogn'istante
nuovi gruppi di coniposizione per sollecherare e ravvivare I'immagi-
nazione; quando (come altrove gia dissi) lo scopo dell' incisore non e piii
a' tempi nostri quello di produrre i parti della propria fantasia, ma bensi
quello abbastanza difficile, anzi non raai abbastanza conseguito di tra-
durre fedelmente le bellezze ammirabili sparse nelle opere de' classic!
pittori (*). Che se ( cio die non e impedito ) mirasse il giovane inci-
sore non solo a tradurre un giorno le altrui composizioni , ma col-
r esempio de'primi maestri a pubblicare anche le proprie, ed araasse
quindi 1' esercizio dello sdiizzare , io lo consiglio almeno a non met-
tere il carro innanzi a'buoi, ed a fi-enare la sua voglia, finche non sia
ben addestrato nella giusta e diligente imitazione del vero e del bello,
e tanto piu ne lo consiglio, quanto che disapprovo altamente questo
esercizio prematuro negli stessi giovani pittori, cui d'altronde lo studio
deir invenzione e della composizione e molto piu necessario, essendo
questo a' giorni nostri lo scoglio, in cui vanno pur troppo a rorapere
i migliori iugegni infiainmati dalle energiche espressioni di tanti scrit-
tori non artisti, impazienti di farsi creatori, gonfj di questo nome,
(*) V^gg-'>si verso k fine il pcimo capitolo sull' eccellenza dell' incisione in rame.
DI GIUSEPPE LONGIir. 1 55
sprezzatori cV ogiii diligente imitazione , improvvisatori di quotidiane
rappresentazioni ejpaglu della sorpresa passeggiera, die il primo aspetto
di que'loro abbozzi segnati rapidaniente sulla nuda carta suol destare
ne'circostanti, i quali non hanno il tempo d'csaruinaiii partitamente :
abbozzi cpiasi sempre iaservibili per una pacata esecuzione, posti al
cimeuto della prospettiva , dell' equilibrio , delle proporzioni , del cbia-
roscuro, in una parola della verita (*). E non s'accorgono costoro
che la smania di schizzar con bravura e sempre stata la fonte d'ogni
(*) In un abbozro di varie figure fatto di
pura fantasia, avvalorata soltanto da qualclie
non ben sicura reminiscenza delle cose vedute
c disegnate, come pu6 il pittore senza Tajuto
del vero o di piccoli modelli improntati sul
vero niedesiuio e luessi al rispettivo posto sotto
la stessa luce, come puo , dico, segnare con
giusta prospettiva le ombre portate dall' una
sopra I'altra figura, o di tutte sul piano? come
senza il modello vivente serbare T equilibrio e
le proporzioni c gli accavallamenti dc'muscoli
negli scorci inevitabili ? come senza T autonia
pittorico disporre i panneggiaraenti in raodo,
die non vi appajano ripetizioni e scmbrino po-
tersi dispiegare e distendere ? Puo bene Tarclii-
teito colle prefisse norme prospetticlic, senza
copiare direttamente dnl rilicvo la scena archi-
tettonica clie vuole rappresentare , dalla sola
pianta e dalla fronte o dallo spaccato georne-
tricamente disegnati, ridurre a giusta visuale,
come apparirebbe alio spettatore, I'edificio com-
piuto : puo misurarae i profili ne' loro aggetti
od incavi, ed indicare per rcgole iafalliblli me-
diante una stabilita diagonale de'raggi illumi-
nanti, dove abbiano a cadere, e di qual forma
le ombre portate da ogni corpo architettonicoi
perocclii; tutte le forme di questi corpi appar-
tengono al regolo e al compasso , e sono quindi
nelle forme loro costantemente regolari. Ma
nella rappresentazione delle figure umane, non
che dei loro panneggiainenti , varia tanto ad
ogni tratto la superficie, che I'operazione pro-
•petiica si esatta per rarchitcttura, si fa nulla
per la pittura. Qual e di fatti il basaraento
d'un uomo stante? Due piccole piante di piede.
Quale se «" in atto di correre' La pianta d'un
solo piede, ed anche di poco piii della sola fa-
lange delle dita e de' loro nodi inferior!; dun-
que d' un terzo circa del piede ; giaccbe in
queir attitudine nppena posa il calcagno die
tosto lo rialza, e cosi di tant'altrc umane at-
titudini ragionaado. Ora io ripeto, come puo
mai dalla pianta delle sue figure alzare il pit-
tore la sua scena prospettica , se non se gros-
solanamente quanto al digradamcnto d'altezza
delle sue figure, digradamento ascendentc , se
r orizzonte e posto al disopra delle teste sul
davanti , disccndcnte, se al disotto; e sempre
nel fallace supposto che le dette figure siano
tutte ritte e d' eguale altezza , il che in qua-
lunque rappresentazione sarebbe inverisimile.
Tutto il resio non puo fare il pittore, che at-
teutamente consultando la natura coUa guida
dei principj prospettici generali; ma sempre
a puro occhio. La qual cosa essendo somma-
meute diflicile anche per clii v' impiega tutta
la cura e tuito il tempo necessario, cancel-
lando e rifonnando secondo il bisogno, e la-
sciaudo appensatamente il lavoro per riprender-
lo ad occhio fresco, e poi impossibile ad otie-
nersi da chi vuole aCfettare I'abilita d'eseguirla
quasi scherzando a primo colpo. Raffaello ( c
quest'esempio vale per tutti ) non lia mai ese-
guita alcuna sua opera totalmente coiiforme al
primo sno pensiero sdiirzato di seuiplice re-
miniscenza.
1 56 DELLA. CALCOGRAFIA
pittorica maniera preternatiirale ; die coUe rigorose e vincolate linee
del bello nou si pu6 schizzare liberamente , ma soltgnto con risentite e
suddivise forme di convenzione sempre iniprontate ad un raodo, talche
si dii'ebbcro inveiitate in tali schizzi piu le forme clie le azioni iimane;
die finabnente qneste forme, appena tollerabili in uii priino pensiero
per utile reminiscenza del pittore, a forza d'essere ripetute, riguardate
e gustate diventano all' occhio loro si naturali e si giuste, che quaiido
poi copiano il vero traveggono nel vero medesimo gli adottati con-
torni , c appena iniziati nell'arte peccano d'eccesso: vizio, come la
sperienza c' insegna, clie la calma della provetta eta non cbe niinorare
conferma ed aunicnta. Imperocche non accade gia al pittore in simil
caso ci6 che frequenteraente accade al poeta , il quale nel boUore della
gioveiitu, sdegnando ogni freno, mette a contribuzione in ogni suo com-
ponimento e cielo e terra e mare e meteore e spettri ed abissi, e
le animate cose colle inanimate confonde e coi presenti i posteri ed
i trapassati, addoppiaiido mctafora a metafora, e fermandosi con pom-
pose descrizioni sugli accessor] del pari die sugli oggetti principali,
e dicesi poeta licenzioso. Giunto all' eta matura lega i suoi voli alia
ragione ed all'ordine, sagrifica le piu belle immagini all' incremento
e alia bellezza del tutto, non abusa dell'allegoria e della similitudine,
riserva il maggior nerbo dell' espressioiie a' luoglii piu opportuni , e
dicesi poeta formato. Finalmente col declinar dell'eta calmato I'impeto
delle passioni , e con esse il fuoco della fantasia , egli ama piii di par-
lare alia ragione die all' immaginazione , sostituisce ai voli poetici il
raziocinio e la sentenza, antepone al figurato lo stile piano e costante,
e dicesi piii prosatore che poeta. II poeta opera colla mente sola, e la
bocca per articolare il suono de' versi , oppure 1' occhio e la mano per
vergarU, non lianno alcuna influenza sul merito delle composizioni di
lui; ma iielle composizioni del pittore I'occliio e la mano hanno
alraeno tanta parte, quanta ne ha la concezione mentale, e la mano in
lui coU'esercizio va sempre crescendo di slancio,il che suole chiamarsi
liberta e facilita di tocco , ma trascina facihneiite 1' artista all' esagera-
zione , e 1' occhio poi piii ancora , presa mia volta falsa maniera di ve-
dere, da sempre piii in falso col tempo e coU' abitudine , il che viene
DI GIUSEPPE LONGHI. I 67
comprovato tuttogiorno coll' esempio dclle donne use a tingersi di
belletto le guance , ognuna delle quali comincia sempre coU'applicariie
pocliissimo , e sembrale mirandosi nello specchio d' averne posto di
troppo, poi nel giro di qualche anno la stessa donna avanti lo stesso
specchio ne sovrappone assolutamente di troppo, e crede averne messo
pocliissimo.
lo non oppongo clie il disegnatore calcografo conosca teoricaraente
e praticamente le buone regole dell' invenzione e della composizione ,
I'unita deir azione , i riguardi al protagonista , rcconomia della scena,
la qualita piii o meno esprcssiva delle attitudini , 1' opportunita del
luogo , la convenienza degli accessor] , il contrasto e 1' armonia insie-
me delle linee, la varieta de'caratteri, I'eloquenza del gesto, le giuste
leggi del nioto e deU'equilibrio, 1' antiveggenza del risultante chiaro-
scuro ed i liniiti finalmente prescritd alle pittoriche rappresentazioni
suir indicazione delle passate o delle future azioni col mezzo delle
presenti. Anzi un modei'ato esercizio di ravvivare di quando in quan-
do la propria fantasia componendo lo portera a meglio distinguere e
pregiare le composizioni piii degne dell' opera sua, e sara ottimo anti-
dote contro quella metodica freddezza antipittorica, cui la diuturna e
lenta azione del bulino tende a ridurlo. Guardisi pero dall' incorrere
ne'vizj sovrindicati, si contenti di saper bene inventare e comporre ,
ne pretenda alio schizzare franco e repentino, ed a pronunciare le
umane forme senza 1' ajuto del vero , o senza modelli a cio disposti
a ripartirvi il cliiaroscuro , non ne faccia del comporre un giuoco se-
gnando le attitudini per ripiego, o riducendo a dati punti fortuiti le
estremita delle sue figure , come que' poeti i quali innanzi al concetto
preparano le rime ; non si curi d' improvvisare coUa matita o coUa
pemia , giacch^ il merito d' una composizione non consiste nell' esser
fatta a piede alzato , ne tenia di lasciar trascorrere ben molti penti-
menti, e di addoppiare contorno a contorno, purche ottenga lo scopo
cui dee mirare I'abbozzo: cosi per lo piu si veggono espressi i primi
pensieri de' nostri grandi maestri e dello stesso Raffaello. Lo schizzo non
e che un embrione d'un' opera pittorica appena concepita, e non importa
che r embrione sia informe, purche sia d'un uomo e non d'un mostro.
I 58 DELLA CALCOGRAFIA
Mi sono alquanto dilungato con queste mie riflessioui per guarentire
almeno i giovani incisori da qiiesta febbre gia tanto diffusa in Italia ed
oltramonti a grave pregiudizio particolarmentc della pittura, per cui
contiamo in oggi inventor! a prolluvio, e molti fra questi spiritosissimi,
esecutori a dovere ben pochi, e che, a parer mio, e una delle cagioni,
e forse la principale, per cui quest' arte non pu6 vantare quell' incre-
mento che ai lumi del secolo corrisponda. Torniarao al nostro incisore.
Siccome egli e costretto a ridurre le sue figure incidendo alia pro-
porzione non maggiore per lo piii d'un quinto del naturale, e spesse
volte ancor minore , cosi debb' esSere sua cura d' avvezzare 1' occhio e
la mano a disegnare in questa raedesima ed anco piu piccola propor-
zione. Non e per6 cli'egli debba trascurare di prima esercitarsi a se-
gnare in grandezza naturale molte parti del corpo umano, e segnata-
mente le estremita, senza di che non riuscirebbe mai a segnarle in
piccolo, come il calligrafo non puo giungere mai a stendere un minuto
carattere alfabetico, se prima non ha addestrata la sua mano ad ese-
guirlo in molto maggior dimensione. Ma quelle stesse parti che con
accuratezza ed intendimento avra trattate in grande, con molto mag-
gior diligenza e finitezza deve eseguirc in piccolo, come se da quei
disegni egU dovesse incidere, il che sarebbe inutile al giovane pittore,
se pure, come parecchi Fiamminghi, non avesse perpetuamente desti-
nata al piccolo la sua mano.
Ne creda gia, com'e universale opinions fra i pittori, che quello il
quale riesce bene nel grande , a piu forte ragione anche nel piccolo
riesca, come chi maggior peso solleva, agevolmente ne porta un mi-
nore ; perocche senza particolare esercizio ne operera si bene nel pic-
colo chi e avvezzo soltanto al grande, ne all'opposto, diversa essendo
la meccanica operazione , diversa 1' azione della mano , diverso 1' uso
degli stromenti (*). E cjui premetto ch'io nel dir piccolo intendo
(*) Trovandorai in Roma nel 1790, oiule faceva nella cappella Sistina in piccola pro-
perfezionarmi per quanto m' era possibile nel porzione, quale conviensi all' incisore, mentre
disegno, un provetto pittore non destituito di si compiacque lodarne 1' esattezza e la dili-
vero merito per que' tempi, ma d' uqo stile in geaza, mi consiglio di fare i miei studj in
oggi proscritto , vedendo gli studj accurati cli' io grandezza almeno di due terzi del vero, come
DI GIUSEPPE LONGllI.
1 59
parlare di quella dimensione meno assai che naturale, ma tale per6
che lasci vedere coii grand' arte espressi tutti quegli accident! della
natiira iion eccessivamente niinuziosi, che uu dipiiito di natural gran-
dezza coniporta, sicche nulla resti a desiderare portata artificiosauiente
qiialuncjue estremita deH'uman corpo all'estensione del vero per mezzo
di lente couvessa. Ora disegni piccoli di tal sorta traggono seco diffi-
colta infinite, non conosciute e noii considerate da chi si escrcita abi-
tualmente nel grande e ben diverse da quelle che nel grande s'incon-
trano. Certamente nel grande e piu difficile il conservare la giusta
proporzione delle membra, poiche lo spazio maggiore inganna I'occhio
assai facilmente suUa rispettiva distanza delle parti; mentre nel piccolo
il ravvicinamento d' esse parti fra di loro ne rende piu agevole la re-
golare distribuzione. Cosi e piu difficile nel grande essere disegnatore
fermo e precise seuza riuscir secco in distanza, e niolto piix difficile
e poi il conservare con opportuni sacrifizj di lume ed ombra 1' armo-
nia generale, essendo anzi costume de'pittori, o per dir meglio in essi
necessita di conteniplare ogni lor quadro a tal distanza, che impicco-
lito dalla naturale prospettiva, e tutto cadendo per cosi dire sotto un
solo punto di vista, niostri piu chiaramente e gli errori di proporzione
proprj del contorno e le parti troppo salienti o rientranti per difetto
di chiaroscuro. Ma d' altra parte 1' esecuzione in piccolo esige tal di-
ligenza e precisione, che non va disgiunta da nuove spine e nuovi
ostacoli assai duri a superarsi. Uscire, per esempio, oppure entrare col
frequentemente opero Kaffaello, ed ia appoggio
del suo consiglio pronuncio la solita sentenza pit-
tOTxcR-.pitlure picrole, difetti piccoli; pitlure grandi,
difelti grandi. lo allora dal posto ove stava di-
segnaado preso in maao il mio disegno e stea-
dendo quant' e luiigo il braccio, gli feci os-
scrvare clie vedute da quel punto le figure
dell' originale non erano piii grandi di quelle
del mio disegno veduto alia distanza del mio
braccio steso, distanza piii die sufliciente per
vederlo in pieno. A tale evidenza di prova
I'uomo dabbene tacque e si congedo, conviato,
ma non persuaso delle mie ragiooi : taata h la
forza deir inveterata prevenzione anche ne' plii
sani ingegni. Seppi quindi per mezzo d'un suo
allievo che lo accompagnava, aver egli detto ,
non senza disapprovazione , ch' io ragionava
troppo sulle arti-, la qual colpa a dir vero
io tenni in conto d' involontario elogio, dolen-
domi anzi di non potcrla meritare in tutta
r estensione i perocche io reputo che nclle arti,
come in tutte le cose v'i la sua raglone, e
non e che la nostra cecita che ce le fa attri-
buire al caso o ad un genio particolare inde-
finibile.
l6o DELLA CALCOGRAFIA.
contorno o coll' ombra una liuea piu del dovere in una proporzione
die sia la quinta parte del vero, e lo stesso precisamente come en-
trare od uscii'e di cinque linee ncUa proporzion naturale. Ora ognun
vede die 1' alterazione di cinque linee essendo piii visibile , e anchc
piu facile ad evitarsi da un occhio bastantcnicnte esercitato, dove al
contrario 1' alterazione d' una semplice linea o per la grossezza della
matita ne' disegni , o per la spessezza del colore ne' dipinti , o per al-
cuna debolezza di vista, o per poca fermezza di polso piii facilmente
puo accaderc ; cosi pure certe parti gia minute nel vero , facendosi
in piccola proporzione minutissime , necessariamente diventano di piu
difficile esecuzione, perche non risultino trite e stentate: appena si
voglia ricercare c circoscrivere il contorno, si fa duro; appena vogliasi
ammorbidirlo , si fa bambagioso, ed il tenere fra questi scogli cosi
vicini una via di mezzo, non e di lieve scabrosita. Per conseguenza
ciascuna delle dette proporzioni ha le sue particolari difficolta, e chi
si trova forte in una, non senza nuovo esercizio pub riuscire nell'altra;
die se Pirgotelo e Dioscoride non poteano scolpire le statue divine di
Fidia e di Prassitele , nemmeno questi potean incidere le sorprendenti
lor gemme.
Le bellezze nelle opere delle arti e le inerenti loro difficolta non si
misurano col metro; altrimenti il colosso d'Arona, siccome il piii grande,
a quanto dicesi, die in Europa si conosca, sarebbe assai piii bello del-
TApollo di Belvedere , e 1' immensa Sfinge d' Egitto superiore ad ogni
busto della piu squisita greca bellezza. Noi lasceremo all' ignoranza
volgare la sorpresa cagionata da quelle opere gigantescbe credute di
merito piii elevato, perche obbligano lo spettatore ad elevare la fronte
per vederne la sommita, e riflettercmo die tutte queste grandi masse
sono sempre, e necessariamente stucUate prima e ricorrette in modica
proporzione , e ridotte poi con mczzi del tutto meccanici e sicuri a
piii forte dimensione, e cessera finalniente ogni illusione in noi con
questa semplicissima considerazione , die per mezzo dell' angolo pro-
spettico tanto e grande per 1' occhio nostro la figura d'un metro d'al-
tezza veduta un metro distante, quanto quella di cento alia distanza
di cento metri.
I
DI GIUSEPPE LONGIII. l6l
Pertanto I'incisore per le acklotte ragioni ponga in pratica il genere
di disegno piii confacente alia sua professione, quello cioe che in pic-
cola proporzione da conto bastante di tutto, precise senza durezza,
elaborate senza stento, vigoroso ed ardito senza affettazione, ne rico-
nosca le speciali difficolta , non trascuri alcuno studio per supcrarle vit-
toriosamentc , o pcnsi die la fatica bene imj)iegata pu6 nieritargli anclie
in piccoli lavori fama grandissima. In tenui labor, at tenuis non gloria.
Serapre intento al fine per cui disegna, procuri d'istniirsi quanto puo
meglio neir artificio del cluaroscui'o , cosa al pari del contorno impor-
tantissinia. Dico al pari del contorno, sebbene presso non poclii artisti
prevalga una contraria massinia ripetuta le niille volte dai precettori
ai loro discepoli e tenuta, non so come, qual sentenza pittorica d'Anni-
bale Caracci : Un bel contorno cd una sgorbio in mezzo : espressione
sciocca e triviale, che mai non poteva uscire dalla bocca di cpieH'in-
signe artefice, le cui opere mostrano anzi ad evidenza quant' ei mirasse
a questa bella proprictu dell' arte, avendo preso ad imitare ed a copiare
Correggio, clic ne e il vero prototipo. D'altronde il chiaroscuro che
altro e mai , fuorche una continuazione e raodificazione progressiva
dello stesso contorno? Nella natura, come nella statua tutto e contor-
no, se non che la linea, che sotto qualunque aspetto circoscrive e
termina all'occhio nostro i corpi, fu per migliore intelligenza chiamata
con cpiesto nome , il complesso di tutte le altre linee continuate ed in-
divise, le rpiali ci si mostrano rinchiuse ne'detti termini, e della cui
forma giudichiamo mediante la maggiore e minor azione o privazione
della luce, ebbe nome di chiaroscuro. Ma nella natura e nella statua,
variata la posizione dello spettatore, ci6 die prima" formava parte del
chiaroscuro, si fa contorno, o vice versa; e cpiella fronte, quel naso, quel
mento, che in profilo avevano il lor rilievo dal contorno, lo hanno di
faccia dal chiaroscuro. £ dunque dimostrato, che peccare nel chiaroscuro
6 precisamente lo stesso, che peccare nel contorno, e chi seguendo I'er-
ronea massima attribiiita ad Annibale se^nasse csattamente il contorno
d'una figura, e ne strapazzasse il chiaroscuro, farebbe lo stesso, ne
pill ne meno, come se meta della figura medesima contornasse esat-
tamente , male il restante.
Vol. IV. p. II. a I
I 63 DELLA CALCOGRAFIA
L' intclligenza del cliiaroscuro ( che die si dica in contrario ) ^ piix
difficile ad acquistarsi , che cjuella del coutonio. Leonardo da Vinci e
ii solo, a mia cognizionc, clie manifesti ncgli aurei suoi precetti cjuesta
giustissima opinione : perocchti, schbene il contorno appaja talvolta al-
quanto sfiimato ed indeciso, ha pcro sempre certa qual precisionc, che
noil isfiigge si di leggieri aU'occhio imitatore ; in vece il chiaroscuro
ci si presenta ( traiine 1' ombre portate ) cosi inccrto e fuso nelle im-
percettibili sue desinenze , che 1' artista non trova limite precise su cui
ferraar misura per regolarne 1' imitazione. Quindi il compasso, la rete,
il tiMguardo, il pantogi'afo ed altri simili sussidj inventati per comodita
di chi coiitorna sono del tutto inutili per chi ombreggia; poiche I'esecu-
zione niigliore del chiaroscm-o dipende tutta unicamente dalla piii dilicata
sensazione ottica e dalla piu profonda intelligenza dell'arte. Esso regola
la prospettiva aerea, il rilievo de'corpi, Tai'monia generale, e contribui-
sce pill che la liiiea all' espressione de'volti piii fina e piu coniplicata O.
n difetto di chiaroscuro non solameiite disdice in un bel con-
torno , ma lie altera perfino stranamente le forme. Ho veduto piu
volte apparire simigliantissimo un ritratto ai primi segni , e perdere
ogni siraiglianza a lavoro avanzato od ultimato. S'inquieta 1' artista,
(*) Un qiiadro, cui per fiiiezza d'esprcsslone e da leggiere inflessioni di chiaroscuro, poste
non saprei qual altro coratrapporre, e quello uo- a grand' arte ne' luoglii piu opportuni. Fu inciso
tlssimo di Gio. Francesco Barbieri di Cento, questo dipinto da Strange non senza merito
detto il Guerciuo, gia csistente in Bologna pres- incisorio, ma senza la dovuta fedelta : e fu
so la famiglia Zanipleri, ed ora aniiiiirato nella pure da non niolto inciso dal mio bravo allievo
gatleria di quest' I. R. Accadeuiia delle belle Saranele Jesi, il quale ne trasse egli stcsso un
arti, rappresentante y^^ar ed /smaf^e discacciati buon disegno e quindi una buona stanipa , la
da Abramo ad istigazione di Sara. Tutte le at- quale ottenne presso gli amatori grande appro-
titudini c le teste lianno per ecccUenza rcs[jres- vazioue , benclii; sia una delle prime da lui pub-
sione loro conveniente ; uia quella deU'Agar in blicate sotto la mia direzione. Ebbi campo d'os-
alto di lanciare 1' estremo sguardo al sevcro servare che nel diligente contorno , ch'egli dap-
patrlarca per intenerirlo nianifesta oltre ogni prima avca preparato, la faccia deU'Agar era
credere quel profondo accoramento che tronca giusta quanto alle forme ed alle proporzioni ,
sul labbro la favella, ed impedisce perfino lo e non pertanto riusclva quasi del tutio insi-
sfogo alle lagrime. L'espressione di questo volto gnificante, poi nel disegno ombreggiato e finito,
e tutta, si pub dire, indipendente dal contorno, se non ebbe tutta l'espressione dell' origlnale,
poiche col solo contorno , se venisse lo stesso espressione troppo dlflicile a riprodursi in una
Guercino, non potreljbe ripeteria ; ma risulta copia di sola matita , almeno vi si accostava di
ia vece dal colorito d'alcuue mezze tiate local! niolto.
DI GIUSEPPE LONGIII. 1 63
e va cercaiulo lo sbaglio nella misura delle linee , e questa misura
emerge ineprensUjile ; ma imperito nel chiaroscuro egli ha illuminate
troppo alcune parti, c risultano piii i-ilevate, troppo oml>rep;p;iate alcuiie
altre, e risultano piu depresse. Ne altrimeuti addiviene nelle opere cal-
cografiche, intorno alle quali credono alcuni , die date ad im incisore
qualunque uu hello e diligente diseguo, piii non gli resti die il mec-
canico uso degli stromenti per eseguirlo esattamente sul ranie; e cer-
tamente , se tutta la difficolta stesse nel solo contorno, anche 1' incisore
meno esercitato nel disegno potrehhe produiTe ottime stanipe col solo
procurarsi per altiiii mano un buon contorno, e c}uello per mezzo del
torchio calcare esattamente sul raine verniciato; ma appunto perche il
contorno non bas'ta, un incisore di simil terapra non potendo lucidare
e calcare sul rame il chiaroscuro , non solamente non puo rappresen-
tare il rilievo, la morbidezza e I'armonia del disegno che ha sott'oc-
chio , ma giunge a snervare e difformare il contorno medesimo.
A queste considerazioni sull' iniportanza del chiaroscuro due altre ne
aggiunga 1' incisore, che lo rigiiardano dire ttamente. La prima, che co-
strctto essendo egli a servirsi della sola tiiita neia per I'impressione
de' suoi lavori ( giacche le stampe colorite non potendo esserlo quanto
basta, sono vere puerilita), non ha in suo favore la magia del colorito,
ne altro gli rimane , fuorche la saggia distribuzione de' lumi e delle
ombre per allettare lo sguardo degli amatori : la seconda, che il ri-
parai'e alle mancanze del chiaroscuro prodotte dall' incertezza e dalla
conseguente timidita d'operare molto maggior fatica costa all' incisore,
che al pittore ; poiche quest' ultimo con alquante velature bene appro-
priate puo facilmente e prontamente rinforzare il valore delle sue ombre ,
aggiungendovi ad un tempo e brio e ti-asparenza; e quello al contrario,
se vuol conservare la nitidezza e venusta delle site tinte, si trova ob-
bligato a ripassare tutto il tratteggio costituente la massa ombrosa
ch'egli intende aumentare d'oscitrita in modo, che se lo stabilito au-
mento fosse d' un terzo o d' im quarto di piu , debbe rientrando col
bulino in ciascun taglio allargarlo diligentissimamente d'una terza o
quarta parte del diametro. Lunga e nojosissima operazione, da cui la
sola abituale conosceiiza del chiaroscuro puo liberarlo.
164 DELLA. CALCOGRAFIA
Un altro studio assai giovevole per 1' incisore si c cjiicUo de' nanne"-
giamenti: debb'egli non solo conoscere le varie ed infinite forme ed
inflcssioni delle pieghe e le differenti loro increspature e raddoppia-
lucnti secondo i diversi drappi e le movenze delle figure diverse, e
fra quelle saper distinguere le migliori, sceglierle ed appropriarle al
caso; ma tal pratica dee formare col molto copiarle, clie anche lon-
tano dal vero ei sappia, occorrendo, segnarle di proprio talento e
d' ai-clietipa reminiscenza assai verisimili; giacche, se per caso non in-
freqnente i panneggiamenti di quelle opcre classiche, ch'ei va incidendo,
si trovassero oscm-ati dal tempo o scolorati , invano egli ricorrcrebbe
alFautoma pittorico per applicarvi tal partito di pieghe, che fosse con-
sentaneo alio stile di tutto il rimanente dell' opera , e camminasse sul-
1 orme, che Toriginale serba ancoi'a visibili. Impcrocche la prima dote
deir incisore, e la massinia prima regolatrice d' ogni sua traduzione
debb' essere la fedelta piu scrupolosa al carattere dell' autore per non
tradire su di esso il giudizio del pubbUco, e per non correre il riscliio
di scemarne dal canto suo la fama, imputandogli errori non suoi; il
che quanto sarebbe sconcio ed ingiusto non e mestieri che il dica.
Quindi e necessario che 1' incisore sia nell' arte un vero Proteo , il
cjuale sappia trasformarsi in mille guise disegnando, secondo il vario
e talora opposto carattere de'classici pittori. E per giungei-e a tauto,
procuri in primo luogo di tenersi ben scevro da cjualunque singolar
maniera di segnare, altrimenti (come avvenne di molti, e negli ultimi
tempi anche del. nostro Bartolozzi , disegnatore d' altronde sapiente e
graziosissimo ) egli indurrebbe non volendo nelle opere altrui il pro-
prio gusto ; e sara privo d' affettazione e di maniera , se accuratamente
e senza pretensione copiera la bella natura, la quale non presenta mai
maniera di sorta; poi cosa molto utile sara per lui il visitare le molte
gallerie ricche d' opere insigni, istituire confronto fra I'uno e 1' altro
autore, ed imparare a conoscerli, per cosi dire, alia fisonomia, e da
certi dati sicuri o nella forma e proporzione delle membra , o nel
getto delle pieghe, o nella raorbidezza delle carnagioni, o nella forza
del chiaroscuro, o nel carattere de'volti, o finalmente nel modo di
comporre e colorire cliiamarli a nome; ne sara vano, ch' egli apprenda
k
DI CroSEPPE LONCIII. 1 65
coU'uso a ben distiiiguere gli originali dalle copie per introdurre nei
suoi disegni , e quindi nelle sue incision! 1' ardua imitazione di quel
tocchi magistrali, di quella costanza di stile, e talvolta anclie di quella
non timida fniitezza donde trainee la pura originalita. Quell' incisore ,
il quale sa per propria osservazione in che consiste positivamente il
carattere d' un tale o d' nn tal altro autore , non pu6 mancare di ma-
nifestarlo chiaramente nelle sue traduzioni.
Soprattntto , allorche non gli vien fatto d' incidere direttamente dal-
r originale , il che puo nasccre o dal rifiuto del proprietario o dalla
qualitii e dimensione del dipinto, ne tragga almeno egli niedesinio il
disegno , sicuro, che gliene tornera moltissimo giovamento, e perche
leggera poi vie meglio la propria che raltrui scrittura, e perche sco-
prira meglio disegnando, o ricordera incidendo tutte le particolarita
del suo autore. Se poi impei'iose circostanze non gli permettessero di
recarsi in persona a disegnare presso 1' originale, e si trovasse costretto
a procurarsi I' opera altrui, non esiti in simil caso a preferire un abile
disegnatore, ed anzi giovane che no, ai provetti pittori, minore essendo
in questi per lo piu la diligcnza imitativa , quanto maggiore la tena-
cita esclusiva del proprio stile.
Ad ogni modo o 1' incisore disegni da un dipinto che vuole inci-
dere, o qualunque altro vi supplisca, non dee mai limitarsi a cieca-
mente rappresentare ci6 che vede ; ma delle cognizioni dell' arte ap-
profittando riconoscere le consuete mutazioni del tempo e di tant'altre
vicissitudini, indagare i profani ritocchi posteriori per disavventura
dell'arti non rari a trovarsi, di^oprire il brio delle tinte e la forza
del chiaroscuro a traverso dell' alterata supei-ficie o per 1' azione del
tempo , o per le annerite sottoposte imprimiture , o per le ingiallite
sovrapposte vernici; debbe in somma non ritrarre servilmente il suo
archetipo quale e , ma quale esser dovea uscito appena dalle mani del
suo autore, poiche le ingiurie dell' eta, del caso, delle circostanze sono
sconcerti del dipinto , non qualita del dipintore.
E qui e necessario molto discernimento per non confondere le time
oscurate dal tempo oon quelle che diconsi tinte locali, poste giudi-
ziosamente dal pittore sopra alcune parti illuminate per ottenere
1 66 DELLA CALCOGRAFI.V
varieta e distacco; sulle qiiali tinte nasce questione se il disegnatoi'e
calcografo debba rappreseiitarle nel loro grado d'oscurith propi'ia del
solo colore, o coU'escmpio dcgl' intagliatori autichi prescindere da
ogiii riguardo al colore, e cousiderarle dal solo lato del chiaroscuro.
I pittori avvezzi a fare i loro schizzi ed i loro cartoni colle sole
ombi'e cagionate dal rilievo dc' corpi, e senza indizio alcuno di simili
tinte locali , male comportano quest' uso introdotto dai calcografi po-
steriori di volerle manifestare incidendo e disegnando: cssi riguardano
le stampe quali dipinti monocroniati , ne trovano alcun csempio fra
tanti dipiiiti di tal genere, ove appajano siffatte localita; credono anzi
poter opporre con ragione , che una tinta oscura qualunque , la quale
copra una parte illuminata , tende di sua natura a sccmarne il rilie-
vo; che pero I'abitudine di trovare frequentemente simili tinte nel
vero c nei dipinti ci fa tutto attribuire al colore e giudicare del
rilievo, corae se il colore oscurante non esistesse ; e per lo contrario
ne' disegni o nelle stampe mancando ogni colore, si puo facilmente
scambiare la tinta locale con quella delle ombre, ed il rilievo delle
jiarti potrebbe sembrare mancante; ma ben pivi forti ragioni militano
in favorc del metodo praticato dagl'incisori moderni. E certamente, se
io prcndo a pubblicare uno scliizzo , un cartone od un dipinto cpia-
lunque monocromato , male opererei introducendovi di mio proprio
talento delle tinte locali non esistenti nell' originale , poiche ne mute-
rei per tal modo tutto 1' effetto del chiaroscuro ; ma per la stessa ra-
gione volendo io tradurre un dipinto, in cui le dette tinte esistono
non senza perche , tradirei le mire ddTl'autore, se non mi facessi ca-
rico di rappresentarle nella mia stampa. Imperocche I'oscurita mag-
giore o minore di simili tinte cquivale per 1' armonia generale del
chiaroscuro alia maggiore o minore oscurita delle masse ombrose, le
quali, dipendendo interamente dalla posizione delle figure, non sempre
vengono a cadere ne' luoghi piii opportuni per quanto studio impieghi
il pittore, ed e allora che la tinta locale gli riesce di grande sussidio,
potendo essere distribuita appensatamentc , ove meglio torna, senza
grave difficolta e senza alcun cangiamento nella'coraposizione. Quindi
e che molte pitture spogliate di questo artificio si farebbero fredde
DI GIUSEPPE LONG III. 1 67
ed inarmoiilche, senza equilibrio di luce e d'ombra, senza distinzionc
d'oggctti, senza varieta e contrasto di tuoni. La dilicata cariiagione
di Venere confonderebbesi nelle stampe con cjuclla deU'adusto Vulcano,
la bionda chioma di Proserpina col ncro crine di Plutone, e la rosea
veste dell'Aurora col nianto azzurro della Notte.
Raffaello nel prime sue stile, ad esempio del Perugino, fu tenacissimo
nel conservare questa proprieta dei colori ; pel nel secondo siio stile
per lungo studio sulle gi-eclie sculture, temendo forse di niiocere al
rilievo ed alia continuazione delle masse chiare col tingere certe parti
illmninate , ha talvolta forzate ( siccome avverte saggiamente il celcbre
Mengs ) le ombre de' pannilini fin quasi al nero, ed i lumi de' panni
azzurri fin quasi al bianco. Percli^ mai 1' incisore debb' egli rapprc-
sentare da questo lato i quadri della prima maniera di Raffaello colic
particolarita della seconda ? Que' primi intagliatori dopo la scoperta
della stampa hanno, e vero, lasciata sopra ogni parte illuminata, qua-
lunque ella fosse, il bianco della nuda carta; ma non e nelTinfanzia
dell'arte, die noi cercheremo i modelli della nostra imitazione : d' al-
tronde (come altrove ho detto), se per altre particolarita, e piu di
tutto per la severita de' loro contorni non fossero commendevoli tal-
volta sopra gli stessi moderni, le loro stampe nel resto non sarebbero
oraraai, che un oggetto di mera curiosita: menlre temevano essi d' av-
venturare rie' loro intagli alcuna tinta di cui parliamo, giudicando che
tolto il colore , tolta fosse anclie ogni proprieta da esso dipendente ,
si trovarono poscia imbarazzati nel trattar come bianco un panno
assolutamente nero , che troppo era 1' urto di si ardita ommissione , e
troppo mancante, anzi capovolta la rappresentazione del soggetto. Si
coniincio allora dal coprire, se non quanto basta, almeno alcun poco
timidamente le parti illuminate de' panni piii scuri , e tanto bast6
perche questa differenza del colore locale si estendesse poi grado
grado dalla rappresentazione de' colori piii carichi e cupi a quella
de' piu dilicati e gai, dal nero, dal turchino, dal bigio al bel verde,
al pavonazzo, al porporino, al celeste, al rancio, al giallo con pro-
porzionato sagrifizio od aumento di lume o d' ombra. AUorche gli
antichi intagliatori non si curavano di cjueste particolarita , mentre
l68 DELLA. CALCOGRAFIA •
trattavano col medesimo valore le chiare come le oscure tinte, trat-
tavano eziandio collo stesso monotoiio lavoro oggetti fra loro difFe-
rentissimi, quasi fossero di gesso o di niarmo, poiche non era ancor
conosciuta qiiella mirabile modificazionc del trattcggio, per cui si bene
vienc esprcssa la tanto varia superficie delle cose, e se non dimostrata
precisaraente la qualita del colore, conservata almeno la sua proprieta
in ragione della niaggiore o minora sua vivacita e purezza : ora che
I'arte e portata da questo lato a tanto raffinamento, male a proposito
s" impieghcrebbe questa specie d'imitazione del colore, dove si om-
mettesse totalmente il correlativo grado d'oscurita del colore medesimo.
Ne e mai da temere, che simili tinte locali, sprovviste del colore die
le produce, possano in alcun modo confondersi coUe masse oscure
deU'onibra, giacche questc sono semprc sordaniente illuminate da luce
indiretta e rillessa, e quindi dal lato opposto, e quelle in vece lo sono
direttamente dalla luce medesima die riscliiara tutto il rimanente della
scena; oltradiche la varieta dell' anzidetto artificio del tratteggio le di-
chiara evidentemente derivanti dalla forza del colore e non deU'ombra.
Se dunque 1' incisore vuol dare un' esatta e compita idea dei dipinti
cli'cgU intende pubblicare coll' arte sua, non debbe in vcrun conto
trascurarne il valore delle tinte di qualunque natura elle siano; senza
di die non potra mai ridurre il suo disegiio alia forza ed all'armonia
precisa dell' arclietipo , alia quale esse contribuiscono in tanta parte ,
e che e voluta in oggi ben giustamente nelle stampe dall' uso e dalla
ragione.
Dopo queste utili awertenze non saprei abbastanza raccomandare
air incisore cio die altrove lio indicato gia di passaggio, cioe la scelta
pill giudiziosa nelle opera da illustrarsi col suo bulino.
Abbiamo gia osservato qiianto 1' arte incisoria, quale si vuol trattata
a' tempi nostri, sia lenta a penosa in ogni parte della sua esecuzione.
Ora aggiungo, die limitata essendo I'umana vita, e piii limitato il tempo
in cui le fisidie e le morali circostanze permettono all' artista il li-
bero ed assiduo esercizio della sua professione, le produzioni di cia-
scun incisore non fatte pittorescamente c per isclierzo, ma di lavoro
bene studiato a digerito, sono sempre nuraerabili. Nasca da ci6 la somma
DI GIUSEPPE LONCIII. 1 69
convenienza di non pcrdere a luiip;o uu tempo quanto breve, altrettanto
pill prezioso intorno a cose iiidegne cli tauta fatica, e di tutto impie-
garlo in operc mcritcvoli doU' universale approvazione. Considcri 1' in-
cisore, che Ic sublinii come le triviali composizioiii , le belle come
le briitte forme, cpianto all' artificio del bulino, costano egualc il tempo
e la fatica; die aiizi ne'panneggiamenti segnatamente eseguiti dai
bvioni maestri dal vero, gli verra assai piii facile e natiirale Tanda-
mento prospettico del tratteggio, clie non in quelli segnati ad arbiirio
dai pittori mnnieristi, il che bo provato io stesso le cento volte; esscndo
die in quelle pieglie naturali e giuste, le quali se vere fossero, fin
dove la forma dell'abito il consenie, si potrebbero dispiegare e di-
stendere , supposto il paniio leggerraente coperto di rette liiiee paral-
lele ed ecjuidistanti, gli prescnterebbe quasi di sua natura la giusta
ordinanza de'tasjli piii o meno ravvicinati, o discosti piii, o meno
retti, o sinuosi a seconda del bisogno. RafFaello da cpiesto lato e assai
pill facile ad incidersi nel gran genere d' intaglio , che lo stesso Cor-
reggio, Tintoretto, Calliari, Pietro da Cortona, Rubens cd altri molti,
i quali ne'loro panneggiamenti assai piii che in altre parti della pit-
tura, o sagxificarono la verita al beU'effetto del cliiaroscm-o, o troppo
fitlando nel loro ingegno e nella facilita loro, li trattarono, non dir6
pure di rcminiscenza, ma di mero capriccio. Considcri inoltre , die i di-
fetti del dipiiiti riprodotti nelle stampe sono sempre attribuiti all' im-
perizia dell' incisore , e dove gli amatori e gli stessi iiitelligenti dell' arte
a fronte dell'originale, o sia per rispetto al iiome dell'autore, o pel fa-
scino del colorito, o per favorevole posizione del quadro, o per tutt'altro
motivo incensano gli stessi errori, o per lo meno ammutoliscono; si
ergono poi in giudici inesorabili coUa stampa alia mano, e potcndola
a tutt' agio scrupolosamente esaminare , vaiino cercando il nodo nel
giuiico, e condannano 1' incisore (come dissi) aU'ignominioso titolo di
meccanico artigiano, e digiuno d'ogiii buon gusto e d'ogni intelligcnza
del disegno : a cio poi si aggiuiiga, die estesissima essendo la diraina-
zione delle stampe, la maggior parte degli amatori non puo per la di-
stanza de' luoghi confrontarla coll' originale , ond' e die 1" incisore tcn-
terebbe in vano scolparsi siiU'inesattezza ddl'ardietipo da lui prescelto.
Vol. IV. P. II. a a
lyo DELLA CALCOGRAFIA
Ma dov'e quel dipinto cosi perfetto, il quale, conslderato con occhio
disappassionato, non niostri fra niolte bellezze iuavverteutemente sfuo^-
2;iti alia niano piu sevcra alcuni evidonti errori ? Noi li troviamo non
die iu Leonardo, in Michelangelo, in RafFacUo, ma negli stessi greci
artefici maestri del piii alto sapere. Come dunque potra 1' incisore ,
anclie in mezzo alia scelta piii sagace, evitare la taccia di scoiTezione,
die dagli originali fcdelmentc in ogni lor parte tradotti puo ricadere
inevitahilmcnte sopra di lui? Ecco il mio consiglio. Se in un' opera
da incidcrsi la massa dci difetti e superiore a quella delle bellezze
( il die non succcde mai ne'classici dipinti), sara prudenza abbando-
narne tosto il pensiero ; se al contrario pochl difetti sono coperti da
moltfssime bellezze , allora e da distinguere nuovamente : o tali errori
sono di coraposizione e gravi, tralasci pure d' occuparsene, giacche
tradirebbc la verita, se ascrivesse all'autore del quadro i cangiaraenti
da lui fatti iu una parte tanto essenziale; o i poclii errori sono di
semplice esecuzione, e con poche mod ificazioni correggibili, allora cal-
colate prima le sue forze, ed appoggiato alle teoriche e pratiche cogni-
zioni del disegno , non tema d' accingersi all' intaglio ponendo mano ad
una giusta correzione contro il divieto di que' fanatici , i quali il tac-
ceranno sicuramente di profanatore, e quasi di sacrilego; ma die rico-
noscendo poi nella stampa que'difetti, die neU'originale non s'attentano
d' indagare , sarebbero i primi a ritorcerli con disonore sopra di lui.
Ho gia detto piii sopra , die la prima dote dell' incisore , e la
raassima prima regolatrice d'ogni sua tradnzione debb'essere la fedelta
piu scrupolosa al carattere dell' autore ; ma al carattere dico , non ai
difetti accidental! e parziali , die lo stesso autore avrebbe forse emen-
dati , se ne fosse stato avvertito e convinto. II falso giro prospettico
di una testa, la troppa grossezza o piccolezza d' una mano o d'un
piede, 1' inesatta inserzione di un muscolo, I'eccessiva profondita di
una piega posta sul rilievo delle membra, e simili cose, quando non
siano errori costanti in un dato autore, non ne costituiscono mai il
carattere e lo stile. Che si direbbe, se un traduttore di un' oj^era
letteraria trovando nel suo archetipo un errore accidentale di gram-
matica o di sintassi, per non mancare di fedelta ne sostituisse a bello
J
Di GIUSEPPE LONcnr. 171
studio un altro nella propria lingua ? £ un vero assurdo il pretcudere
che un disegnatore abitualmente corretto debba far doppia forza a se
raedesinio per farsi espressamentc scorretto; tanto sarebbe in lui I'urto
al buon seiiso ed ii disgusto, ch' io non so, se ancbe voleiido vi po-
trebbe riuscire. Havvi ii caso in cui la stessa servilita e nccessaria, e ed
quando si tratta di mostrare i progressi d'uu autore in particolare, o
dell'arte in generalc; allora importa di attenersi scrupolosamente ai difetti
proprj del tempo; ma nessun incisore valente si occupa di simili opere,
le quali gcneralmente si fanno a seniplici contorni. Quando 1' incisore
prende a pubblicare un' opera meritevole in coniplesso del suo lavoro,
intende egualmente d'illustrare 1' opera stessa, e di eseguire una stampa
esente per quanto puo da ogni macchia, il cbe non pu6 ottenere senza
qualclie modica riforma. Io voglio bensi ch'ei sia traduttore fedele delle
opere classiche, ma Io voglio saggio artista, non servile copiatore.
Tale fu tra gli altri Gerardo Audran , dalla cui mano per comune
giudizio i bei trionfi d'Alessandro nulla perderono dello stile di Carlo
Le Brun , ed acquistarono ad un tempo c|ueir energia d' esecuzione che
rinsigne pittore lascio desiderare.
Potra dunque colla scoria del vero riformare quegli errori parziali, i
quali non di rado nelle opere anclie de'classici maestri s'incontrano, diffi-
dando saggiamente delle lodi ampollose, profuse su di esse dagli scrittori
entusiasti, e della cieca prevenzione del volgo passata quasi in retaggio, e
riflettendo, che quantunque ammirabili , furon uomini che le produssero.
Ponga mente pero, non quelle apparenti alterazioni siano piuttosto bellezze
a lui sconosciute, poste a grand'arte, e correlative al tutto, ed il caso non
sia quelle del contatto degli estremi , per cui talvolta a prima giunta
sembra timidezza la maggior purita del contonio, licenza 1' energia del-
I'espressione, stravaganza la subliraita del concetto. Avverta essere vizio
degli artisti frec[iientissimo tutto veder difettoso cio, che non e conforme
al modo loro d'operare. Dubiti pertanto del proprio giudizio, non isdegni
Taltrui parere, ne passi mai alia coirezione , se prima consultata non
abbia la natura, ed in piii d'un individuo; c sappia poi tutto condonarsi
a quell" artcfice , il quale spinge la fedelta fino a riprodurre i difetti del
8U0 archetipo ; ma nulla esservi di piii ributtante , quanto 1" ignoranza
I7i DELLA CALCOGIIAFIA
sfrontata, che volge in pegp;io, prctendendo migliorarc. Tale sia in
soninia la sua riforrna, che gli aiitori stessi cli quelle tele preziose, se
pur vivcssero , volendo esscre giusti, gliene dovcssero sapcr grado.
Non a caso ho qui detto volendo essere giiisti : poithe ben di rado
puo r incisore sperare , che alcun faniigerato pittoi'e viveute nou che
niosti-arsegli grato, tolleri siflattc eniende senza amai-a riinostranza, e
fio non tanto pel naturale orgoglio nial soffercntc delle altrui cori'e-
zioni, che non seniprc e non in tutti prevale alia ragione ed al con-
vinciniento, quanto per forza d'abitudiuc, la quale convalida gli crrori,
e fasi, che aH'occhio doll' operatore il difetto niedesimo prenda perfino
Faspetto della grazia e della bcllezza. Sara pertanto non vano consi-
glio air incisore d' impiegare meno ch'ei possa il suo bulino intorno
ai dipinti degli autori \iventi ; poiche non solo per le antedette ra-
gioni incontrerebbe ford rimproveri per qualunrjiie, benche modico c
rispettoso cangiamento v' introducesse ; ma volendo pure essere scru-
poloso iniitatoi'e, se anche ottenesse il pubblico suffragio, non evitereb-
be cp.iasi mai I'ainara loro disapprovazioiie. Imperocche, come il fami-
gliare diflicihncutc trova esatta somiglianza ne' ritratti delle domestiche
persone creduti identici dai semplici conoscend, perche serapre vi
ravvisa qualche paite mancante di quelle infinite modificazioni costi-
tuenti la loro fisonomia, che il continuo conversare con esse ha im-
presso nella sua iramaginazione ; cosi I'autorc d'un' opera pittorica
avendo presentc alia sua fantasia ogni minuto accidente del suo lavoro,
non puo non riscontrare nella traduzione calcografica notabili differenzc.
Non t d Ariitelica Kauffman , scrisse indispettita quella celebre pittrice
sotto la prima prova d'un incisione di Ilaffaello Morghcn , tratta da
un suo dipinto, sotto la quale era gia posto il suo nome : eppiu'c
r incisore non avea osato di farvi la benche minima correzione : ep-
|>ure chiunque vede la stampa, ed abbia veduti alcuni quadri d' Ange-
lica, non esita punto a riconoscervi lo stile di lei, prima di leggervi
il nome: vi si scorgc chiaramcnte il saggio, ma freddo suo comporre,
rarinonico, ma freddo chiaroscuro, le care, ma fredde grazie, i giusti,
ma timidi contorni, i Icggieri, ma triti panneggiamenti, lo stile in somma
tulto suo , Icggiadro in vero , ma commisto a un non so che di
f
DI GIUSEPPE LONCHI. 178
imiliehre, clie sempre eguale all' iiicirca elia port6 da' suoi primordj
fino alia toiiiha. Ouella stampa, se iion 6 il capolavoio del valentis-
sinio calcoj^ralo Uittor viveiite , e pt-ro senipie assai pregevole ; ne
nieiitava da lei certameiite cosi umiliaiUe ripudio. Ma nel nieutre che
tiitti vi riconosceano T Angelica, 1' Angelica sola ad onta dell' indole
sua dolcissima s" inquietava di non specchiarvisi tutta. Accolga peitanto
il giovane incisore quest' opportuno suggeiimento, estraneo in vero al-
r oggetto di perlezionarlo nell' arte , ma tendente a guarentirlo dalle
spiacevoli consegtienze d'lina critica nioidace e spesse \olte ingiii-
sta n.
Munito di queste niassinie, e convinto che il disegno, come d'ogni
arte liberale, cosi c I'aninia dell' incisioiie, si slanci pure il giovane
artista nella difficile e lunga carriera da tanti illustri calcogiafi per-
corsa, siciu'o, die quando alia naturale disposizione d'ingegno, d'occliio
e di niano unisca I'escrcizio costante nel disegno e nell' intaglio, nou
vi sara difficolta cli' egli non giunga a superare. Avverta bene pero
die molti \i sono di scarso ingegno, i quali credono possedere quella
disposizione die 11011 lianno, ed altri niolti ingcgnosissimi i quali gua-
stano la niigliore loro disposizione per falso esercizio. Ad iscansare
sifTatto inganno giova prima conosccre alcuni indizj infallibili della
buona disposizione pel disegno di cui parlo, cd alcune iiorine sicure
per ben regolarnc 1' esercizio. Se riniziato s'arresta voloiuieri a con-
templare le opere d'arte; se per vederne quaiite puo incglio non ri-
spaimia tempo e fatica , ci6 nou diinostra in lui die una lorte incli-
nazione compagna sovente , ma non sempre , della vera disposizione
naturale; ma ben disposto all'uopo e colui, die non dirozzato ancora
(*) Avverto pero cli' io qui non intencio aliro) , converrebbe die T incisore prefiggesse di
parlare die del qiindri storici o luitologici non voler Intagliare alcun ritratto, e rinun-
composti ed eseguiti dal pittori viventi, sul ciasse cosi a quanto v'ha di meglio per far
quali pur troppo le niie ritlessioui posano giu- valere i vezzi del bulino, essendo die no-
stamence: quanto ai ritratti, io stcsso ho deviato vantanovc rltratti sopra cento che s' incido-
piil il'una volta dalle indicate precauzioni; poiche no, sono dipinli da pittori viventi, e rappre-
volendo estendeie tali massime auchc a qucsto sentano persone 0 tuttor vive , o da poco tempo
genere di pittura (gcnere in cui Tincisione riesce defunte.
piu vantaggiosa alia societa che in qualunque
1 74 DELLA CALCOGRAFIA
soffermasi piu sni biioni die sui mecUocri dipinti, clie trova facilmente
la corrispondenza dell' imitazione col vero , ne scopre le sproporzioni ,
lie indica le naturali bellezze ; die pronunzia il rappresentato di uii
riti'atto anclie poco sorniji;liaiite , die liconosce 1' aiitore di uii quadro
di cui nc abhia vediito qualdic altro , die senza squadia o pcrpen-
dicolo giudica sulla niiiiinia declinazioue d'una linea orizzontale o ver-
ticale , e senza conipasso segiia con poco divario le divisioni d' una
linea per mcta , per terzo o per quarto (*).
Quando il principiante, consultando se medesimo, trova d'avere in tutto
od in gran parte tali dementi, non ha ( come gia dissi ) die a ben
dii-igere I'esercizio dell' arte per avere ( giusta 1' espressione di Miche-
langelo ) le seste negli occhi , cioe per ottenere quella sicurezza d' oc-
chio, die 6 la prima base indispensabile del disegno pittorico. A tal
fine un metodo ecccllciite da me in niancanza di buon maestro im-
niagiuato, e ne' niiei primordj e dopo vantaggiosamente sperimentato ,
^ quello di procurarsi qualclie buon contorno tratto dai migliori mae-
stri ; lucidarlo dapprima con carta trasparente per iiitero , indi traspor-
tare una piccola porzione del detto lucido sulla carta sopra la quale si
vuol disegnare, e copiare il rimanente a puro occhio senza I'ajuto di
misura alcuna ; poi contro il lume sovrapporre al fatto contorno il primo
lucido , sicche le prime linee rilucidate colle sovrapposte coincidauo
perfettamente. £ chiaro die tosto denno apparire nd loro grado mag-
giore o minore i seguiti deviamenti , i quali , I'ipetuta piii volte la
stessa operazionc , potranno dal giovane disegnatore essere evitati, se
non del tutto, almeno con istrotta approssimazione. Ei trovcra con
questa pratica, die d'ordinario dove pin si pecca la prima volta , si
pecca eziandio la seconda e la terza, eccedendo o mancando, o piii
a destra, o piii a sinistra, o piii per largo, o piu per lungo, difetto
che una volta riconosciuto costante , e gia per meta emendato. Con
(*) £ provato clic quelli, i qnali non lianno vemlosi anche del conipasso, o d'altra cjualunque
•ortiu nascendo tale disposizione d'occliio, per mlsnra, sogliono cadere in crrore, come clii non
quanto ingpgno vaatar possano inaltre parti dcllo e nato per sentire al niomento qiinlunquc piccolo
scibile umano, non solamente non possono riusci- squilibrio, non potra niai danzarc suHa corda
re a similt prove di giustezza d''occliioi ma ser- tesa, anclic con Innga asta pesante fra le niaai.
i
VI GIUSEPPE LONGIir. lyS
questo mezzo ei sanx piix sicuro cU non cader neH'inganno, die se lo
stesso Raffaello redivivo amorevolissimarncnte il correggesse.
E quanto (lico intoino a questo mctodo seniplicissimo per avvezzare
r occhio a copiaie in giusta propoizione i contorui, sia dai discgiii dei
valenti pittori, sia dalle stanipe piii esatte, vale aiiche pei contorni dei
dipinti e delle statue. Se nou die pei dipiiiti piccoli poco giovando
la carta diafana ( particolarmente quaiido soiio sopra foiido sciiro ) , il
disegnatore vi applichera uii cristallo leggermeiite velato con acqna di
gomnia, sicdie la inatita rossa vi possa lasciare facilincnte rimpronta,
e per le pitturc di maggior diniensione, come pure per le opere sta-
tuarie, potra far uso del traguardo pittorico, unico mezzo di lucidarle,
11011 servendosi pero ( come dissi ) di questo sussidio, die per rettifi-
care il resto del coiitonio, cli'ei dee fare a puro occhio disegnando nella
posizione medesinia in cui ha posto il traguardo.
Ora io suppongo il disegnatore calcogralo evidentemente dotato dalla
iiatiira di tutta la buona disposizione per le arti iniitatrici, e per assidua
e ben regolata pratica giunto finalmcnte ad una giustezza d' occhio ed
ubbidieiiza di mano irreprensibili. Ma e egli ben certo di coiiservarsi a
luugo in quella linea media tra I'eccesso ed il difetto in die consiste il
vero bello pittorico? Pur troppo si c vcduto piii d'un sole delle nostre
arti sfolgorare di vivissima luce sul niattino, e velarsi d'ingrati vapori
prima di giugnere all' occaso. Ne mal fondata e Topiiiione di molti,
die se imniatura morte iiol preveiiiva, tanto era forse per avveiiire
alio stesso principe della pittura , il quale in breve spazio di vita gia
ben tre volte avea cangiato di stile con sempre crescente energia. £
anzi provato die al vizio del troppo vanno assai piu soggetti i grandi
che i mediocri ingegni. Perocche 1' incessante sniania per 1' ottinio in-
genera in essi certa qual nausea per I'usato, e certa quale tendenza
al nuovo, che avvalorata dalla mohilita ed irritahilita della lor fibra
intoUerante di sempre eguali oscillazioni , li porta insensibilmente a
tentare diversi modi, die piii atti siano a rianiniare la loro eccitabi-
lita. E si frequente variare in questi ingegni prcdilelti dalla natura e
ben cagione die salgano talora ad aha meta, sintaiuo die (com'esser
denno i giovani artisti) sono timidi e diligenti i ma se giuuti a buon
iro DELLA. CALCOGRAFLV
punto, noil sanno a tempo ristare, c cagione altresi clic trascorrano
inawecUitameiite d' ecccsso in eccesso , e , qnel clie e peggio , uella
persuasione di sempre pid migliorare. Aggiungasi 1' iri'efrenabile viva-
cita della loro inimaglnazione predominante niai scmprc sulla fredda ra-
gione, per cui piii fucilmente abbracciauo erronee massinic sotto I'aspetto
di filosofiche verita, altra cagione di stravaganzc pittoriche assai peg-
giore della prima. Ne basta a guarentirneli la piii felice attitudine a ben
fare ed il piii assiduo esercizio neU'arte, senza il soccorso di sanissima
logica riluttante, ove fia d'uopo, airautorita di alcnni scrittori estranei
alia professione, ma ingegnosissimi , sui quali posa a' tempi nostri la
quasi generale opiiiione. Le belle parole d'ideale, di sublime, di
grandiose, di scvero , di fcrmo, di robusto, e le altre di nobile, di
leggiero, di morbido, di trasparente, di focilc, di spiritoso e taut' al-
tre ancora o mal intese, o troppo ampiamente accolte, quanti non
hanuo spinto alia pin ardita e straua liccnza , i quali gia trattavano
con mano sapientcmcutc timida il bello scliietto della natura ?
Non ripetero io qui quanto piu sopra ho detto sulF impotenza delFoc-
chio nostro nel discoprire i difetti, in cui esso stesso ha parte, toUerando
e prediligendo anzi per cffetto d'abitudine cio, che al guardo comune
riesce insoppoi'tabile : I'addotto esempio delle donne che s'imbellettano
basta a porci in avvertenza. Diro soltanto, che la pecca per difetlo, pro-
dotta ordinariamente da timldezza, puo negli artisti ingeguosi e riflessivi
facilmente emendarsi mediante ben reaiolato studio sulla natura e sulle
opere de' migliori maestri , e mediante la facilita d' operare die dalla
pratica stessa deli'arte deriva^ ma il vizio per eccesso, non mai disgiunto
da presunzione, se e invcterato, riesce inemendabile, crescendo anzi
col crescere dell'eta; non esscrvi per conscgueuza altro rimedio, fuor-
clie neU'esame della propria iuclinazione riconoscerne i primi segni.
II primo sintomo si manifesta sempre ncUa noncuranza, indi per-
fino nel disprezzo che spiega 1' artista per quelle opere classiche ador-
ne di vaga semplicita, che gia venerava tin tempo e prendeva ad
imitare : clii avvezza il palato a' piccanti manicaretti trova neccssaria-
mcnte insipide quelle vivande prette e naturali, di cui lodava dappri-
ma il dilicato sapore. Ora a questo indizio funesto sia egli attentissimo,
DI GIUSEPPE LONCIII. I 77
se gli cale cli rimediare in Inioii piinto a peggiori disordini. Cominci
egli pertanto dal ricordai'e alcuno di que'dipiiiti, die da secoli otten-
iiero r ammirazione costante dcgl' intcUigenti dell' arte, e ch'egli stesso
ad occliio cd a mente vcrgiiie ha esarninato lui tempo e pieiiamente
approvato ; ritorui di rjuando in quando anche per largo intervallo
di tempo a contemplarlo, e dica allora a se medesimo: il quadro
finclie non sia svaiiito per ingiuria del tempo, o ricoperto da mano
profana non muta stile sicm'amente ; dnnque tutto cio die a me parra
scoprirvi d'inesatto e di spiacevole, die prima non ho scoperto, vcrra
dal cangiamento in me seguito ncUa maniera di vederc ncll' arte ; e
siccome dal consenso de' secoli e da me stesso un tempo fu reputato
di sqnisitissimo gnsto e di corretta esecnzione; cosi il non trovarlo
tale adesso mi e prova indubitata d'aver io cangiato in peggio. Ecco
la bnssola per riconoscere in si vasto mare la giusta direzione ed il
proprio traviamento. Ma vuol egli accertarsi di piii da qnal lato e di
quanto abbia traviato? proscgua a specchiarsi nel suo prototipo. Se le
figure gli sembrano troppo svelte, dica pure ch'ei pecca nel tozzo,
e viceversa ; se troppo timidi i contorni , nell' esagerato ; se troppo
morbidi , nel dm'o; se troppo dccisi, nel bambagioso; se troppo forte il
chiaroscuro, nel debole ; se troppo trasparenti le ombre, nell'opaco, e
cosi tant'altre parti dell' arte onumerando. Condiiuda in fine die quanti
difetti ei vi travede , soiio allrcttanti difetti suoi proprj in senso con-
trario, e tali opposti difetti in lui sono precisamente in quel grado
maggiore o minore, in cni gli sembrano essei'e nel suo eseraplare :
bilancia sicurissima, la cui elevazione da un lato segna iii pari grado
I'abbassamoiito dall' altro.
Con questo gencre di confronto potra ciascuno diiarirsi da se mede-
simo sulla vera sua situazione ndia carriera delFarte, senza ciecameiite
sottomettersi agli autorevoli giudizj de' precettori preoccupati non di
rado essi stessi da vizj particolari , e senza afTidarsi ai consigli degli
emuli non sempre sinceri e benevoli.
Tropp'altre cose mi rimarrcbljero a dire intorno all' importanza del
disegno, di questo principio c sostegno d' ogni arte libcrale non mai
abbastanza conosciuto in tutte le sue modificazioni; ma i molti libri
ra. IV. p. IL a3
lyS DELLA. CALCOGRAFIA
di pittorica istruzione, incomiiiciamlo dagli aurei precctti dl Leonardo
da Vinci, possono servire di guida all' incisure non nieno die al pittorc.
Una parte interessante il solo incisore, e non per anco trattata, e quella
clie riguarda la meccanica esecuzione d'un disegno finito e destinato
air incisione. Molti sono i mezzi praiicati a tal uopo. Se ne fecero colla
matita rossa, colla pionibina, colla pietra di Spagna, coi pastelli neri
di Francia, coll' acqnerello di bistro, coll' incliiostro della China, semi-
coloriti, c coloriti del tutto a guisa di ininiatura. E fra qucsti varj mezzi
s' adoperarono eziandio diversi modi tcndcnti ad im medesimo fine^
quindi alcuni prefcrirono il tratteggio, altri la granitm'a; questi usaro-
no la preparazione collo sfumatojo, quelli il tocco vergine della matita;
gli uni stettero per la cai'ta alqnanto tinta, coprendo con biacca le parti
illuminate, gli altri per la carta bianca, riservando ad essa i maggiori
tocchi di luce , come stanno prccisamente nelle stampe. Premesso die
il disegno di cui si parla sia cseguito colla dovuta intelligenza, al die
fare i mezzi meccanici nulla influiscono , e fuor di dubbio die, quanto
alia meccanica operazione, quel disegno sara preferibile per la calco-
grafia, il quale sara condotto e per diligenza, e per fusione di tinta,
e per valore di chiaroscuro a quel grado almeno cui dovra essere por-
tata la stampa. Ora e evidente, die la matita rossa e la piombina non
potendo giuugere alia forza degli oscuri d' uii quadro all' olio , cui la
stampa puo benissimo aspirare, nou possono essere impiegate vantaggio-
samente, die in rappresentazioni tenute espressaraente leggiere di tinta,
spaziose di lume, e sopra fondo di nuda carta, o appena coperta da
leggier tinta in qualche parte. Ho veduto in Roma alcuni disegni a matita
rossa di Poiliy, e molti pure ne ho vcduti del vecchio Frey, dai quali
trassero le stampe loro, e so anzi die quest' ultimo giustificava la scelta
di questo suo procedere, adducendo, die siccome le tinte d' ordinario
risultano sempre piu forti nella stampa di quanto appajono sul rame,
era d' uopo die 1' incisore regolasse il suo lavoro sopra un disegno
piu leggiero di chiaroscuro , perclie non venisse poi troppo nera la
stampa: ragione apparentcmente giusta, ma nel fatto smentita daUe
sue stesse produzioni, le quali, sebbene assai valutabili per I'esatta
conservazione del carattere originale de'suoi prototipi; pure raancano
DI GIUSEPPE LONCIII. 1 79
appunto della forza necessaria del chiaroscuro , perchd pesanti sempre
vi sono le mezze tinte, e nou sostenute, com'cra d'uopo, da scuri piu
vigorosi.
Quaiito ai discgni di matita piomhina ue ho vediiti inohi in Lione,
con mia non poca sorprcsa, di niano del cclebre Boissieu, le cui stampe
d'altronde sono piuttosto eccedeiiti che niancanti di nero; se non die
que'disegni essendo tutti di sua coniposizione, non e da stupire, se
fatte le prime prove d' un ranie , cgli non vincolato alia giusta imita-
zione d'un dato originale si uniforniasse al tiiono che gli prescntava
la prova, e riducesse il lavoro incisoiio ad una forza di tiiitc ben
diversa da qucUa del suo disegno : cjuindi soggiacque a due operazioni,
dove bastava una sola.
Migliore mezzo per avvicinarsi , se non giugnere al tuono d' una
stampa vigorosa, e quello della matita nera di Spagna, chiamata oltra-
monti pictra d' Italia ; ma questa pui-e , quantunque se ne trovi di
sufficientcmente nera , iion e mai tale da sostenere il confronto dei
maggiori scuri d'un quadro all' olio , e torna assai meglio per dise-
gnare dei dipinti a fresco , i quali riescono sempre di lor natura meno
vigorosi. Prima che si trovassero da Conte di Parigi i suoi pastelli
neri di gradazioni differenti , questa matita di Spagna era la sola di
cui giovar si potcsscro gl' incisori ne' loro disegni, rinforzando i toc-
chi d'ombra piti forti con acqnerello di nero furao preparato senza
gomma.
Ora che I'uso della matita artificiale di Francia per I'ubbidienza
sua alia mano e per la stia nerezza divenne quasi generale , anche
quella di Spagna pe' disegni calcogi-afici e quasi del tutto abbandonata.
Perocche, olti'e all'cssere men nera dell'altra, ha il pessirao incon-
veniente, che cpiando si voglia preparare il disegno coUo sfimiatojo, a
fine di coprire nelle ombre il bianco della carta, si presta bensi a
questa operazione, ma per tin certo che di saponaceo che in se con-
tiene , toglie poi alia carta la facolta di ricevere facilmente i tocchi
posteriori iiecessarj alia riduzione ; quindi o bisogna lavorare coUa
punta della matita sulla carta vei-gine, ed allora sottostarc alia tinta
ijigrata e grigia che risulta nelle tinte scure dai non coperti bianclii
l8o DELLA. CALCOGRAFIA
interstizj tlella carta fra la gianitura od il tratteggio; oppure volenclo
evitaie tale sconcio, preparaie prima la massa ombrosa con acciucrello,
o con proporzionata sfiunatura cU matita iVancese , indi continuare
Fesecuzionc colla matita di Spagna , nel qual caso tanto fix di termi-
nare anche il disegno co' mezzi stessi adoperati nella preparazione ,
cioe col pastello di I'rancia , il quale stnpendameiite riesce.
Non e pero da escludersi totalmcate ia simili disegni la matita di
Spagna. Questa in alcune mezzetintc , segnatamcnte delle carnagioni ,
riesce opportunissima producendo una granitura piii tenera e pin traspa-
rente a guisa di miniatura, quaudo pero vi sia giu una proporzionata
sfumatui'a fatta con quella di Francia, e quando le punte di quella di
Spagna siano scelte fra le piii dui'e e non cenericce, il clie di rado
si combina. Importa pero clie I'uso di questa matita sia limitato alle
dette mezzetintc cliiare, giacche in quelle pin scure, oltre ad un tuono
pill freddo , produrrebbe facihnente un lavoro pisto e stentato.
In generale sara di grande sussidio al ilisegnatore il far iiso di quando
in quando di pennelli morljidi di varia grandezza, e con quolli cosi
asciutti , come si trovano , passare leggermente sopra il fatto lavoro :
cosi si vengono ad unire \iemcglio le tinte, e vien tolto quel di piii
della granitura non aderente alia carta , che suol lasciare la matita di
Francia. Qiiesto mezzo pero vuol essere praticato sobriamente, mentre
I'abuso renderebbe il disegno moscio e snervato; quindi gli ultimi tocchi
da noi detti risolutivi denno lasciarsi vergiiu ed intatti da ogni poste-
riore operazione del detto pennello.
Molti vi sono i quali preferiscono il tratteggio della matita alia
granitura, edipittori, segnatamcnte quando hanno incarico di far di-
segni per gl'incisori, si recano a dovere di farli tratteggiati neU'opi-
nione, che I'incisore possa meglio trovarvi I'andamento del suo trat-
teggio. Ma il tratteggio pittorico ben rade volte, ed in pochissimi
casi piio servire di norma alFincisore, essendo tutto libero ed arbi-
trario e non mai calcolato ; anzi diverrebbe stentato e disgustoso in
un disegno quel tratteggio di matita, il quale camminasse colle regole
imprescindibili pel tratteggio del bulino. E la ragione sta in cio, che
nel disegno, se anche il tratteggio non sia perfettamente equidistante ,
DI GIUSEPPE LONCIir. l8l
o sia incrociato ora ad angolo retto , ora troppo obhliquamente , per
la naturale granitura della matita puo facilmente essere ridolto in modo
da noil variare scnsibilmente la tinta die ne risulta; dove all' opposto
il taglio del hulino, essendo infinitaniente piu netto e precise, se non
e regolato a fine d'ottencre sullo stesso oggetto rapprcsentato la stessa
incrociatnra ed equidistanza , produce tinte differenti e talvolta ingrate,
inipossibili a ripararsi senza cancellar totalmente e rifare. La migliore
qualila d'un disegno fatto per incidersi e 1' intelligcnza, la finitezza ,
la precisione e rarnionia, sia poi all' acquerello o alia niaiita, a trat-
teggio od a granitura poco monta per 1' incisore.
E poiche cadde parola sui discgni all' acquerello, non ciedo inop-
portuna intorno a questa pratica dell' arte qualche osservazione. In
quanto a me, sebbene famigliare mi sia I'uso del pennello ne'piccoli
e grandi lavori di minialura, pure ne'varj disegni da me stesso ese-
guili per le mie incisioni ho preferito servirnii della matita per due
ragioni : in primo luogo , perche ne' disegni alia matita occorrendo
qualche successivo cangiamento, riesce piii facile il cancellare e rifor-
mare ; in sccondo , perche le cose di tocco espressamente ruvido ,
quali sono i terreni di primo piano, gli alberi, i massi di pietra , ecc. ,
risultano piu vergini e d'originale impronta coUa matita, die col pennello.
Non tacero per altro die per riduiTe in certe paiti alia maggior fini-
tezza i miei disegni ho costumato di farvi rultima operazione coi pen-
nelli di miniatura servendomi dell' acquerello d'inchiostro cinese, onde
evitare la noja di ridurre acutissima ad ogni istante la punta della matita.
Non e men vero pero die , anche ne' disegni a tutto acquerello , si
possa con diligenza togliere parte del gia fatto, e rifare a dovere,
quando la carta sia bene scelta ed abboiidante di coUa in modo, che
si possa raschiarla dolcemente senza pericolo di sollevarne il pelo, come
avviene nella veliiia di buona fabbrica inglese ; per le qu>.ii cose non
dubito, che un esperto disegnatore possa prevalersi con eguale successo
d'ognuno dei mezzi, die 1' arte gli somministra, a seconda del suo
gusto, e piu della sua abitudine.
E sono sceso a tali osservazioni, le quali per avventura sembrar po-
trebbero di poco momento; ma per condurre un buon disegno calcografico
I 8a DELLA CALCOGRAFIA
sono in sostanza importantissime, a fine d'agevolare vie rae»lio a chi
si dedica all' aite nostra la via di prima riuscire anche per buona
pratica diligente e corretto discgnatore, onde, come di molti avvcnne,
ed anzi della maggior parte di que' die trattarono il bulino, non si
getti un tempo infinito ed un'immensa fatica, facendo pompa soltanto
di nitide linee calligrafiche il piu delle volte mal applicate all'uopo, e
trascurando o sfigurando nel tempo stesso ogni pittorica bellezza. Ed
a meglio convincere I'incisore della somma necessita di questo preli-
minare escrcizio, basti quest' ultima iiicontrovertibile proposizione da
me stesso troppo sovente comprovata, cioe che nel gran gcnere d' in-
taglio inceppato esso nel suo operare dalla piu lenta e nojosa esecu-
zione e dal continuo calcolo del suo penoso e difficile artificio, debbe
mcontrastabilmente possedere in molti gradi vera intelligenza e squi-
sito gusto pittorico, per lasciarne un grado solo nella sua stampa.
I
DI GIUSEPPE LONGIII. l83
Idea del hello.
X ill qui nel raccomaiulare ai giovani incisori I'esercizio imprescin-
dibile del discgno, e nel suggerire in cjuali parti preferibilmente con-
venga ad essi studiarlo, ho presa specialmente per norma Tiniitazione
del vero, prima base del disegno niedesimo; ma sara sempre iraperfetto
quel discgnatore, il quale, oltre Ic forme del vero individuale, non co-
noscera fondataraente anche quelle del vero complessivo , da cui si cava
la scelta, e dalia scelta il bello.
In quail purgate liuee di contorno, ed in quail modlficazioni di
cliiaroscuro questo bello si raccliiuda, la massima parte dei piii va-
lenti pittori cesso d'esistere senza saperlo, e senza pure curar di
saperlo. E se tanto avvcnne ai pittori, i quali piu direttamente haimo
bisogno di questa importantissiraa cognizione per vie meglio allettare
i loro commettenti od i compratori dei loro dipinti; clie non doveva
accadere agl' incisori, gia da gran tempo destinati a non esscre per
lo piu, die semplici traduttori delle opere pittoriche ?
E veramcnte sotto questo aspetto sembra clie 1' incisore ncU' attuale
sua posizioiie dovrebb'essere dispensato dallo studio di questa sublime
parte del discgno, la quale esige lunghissima fatica d'osservazioni, di
misure e di coiifronti , bastando per esso il possedcre la necessaria
giustezza d'occliio, attenzione ed obbedienza di raano per trasportare
fedelmente ne' suoi disegiii disposti per 1' intaglio lo stile di que' pittori
ch'egli s'acciiige ad illustrare. Ma tale raziocinio, in apparenza giusto,
si fa erronco in sostanza e pericoloso. Perocche 1' incisore non potra
mai riprodurre esattaraente il suo originale senza prima penetrare ben
addentro nello spirito dcll'autore, ne mai identificarsi con lui, se
prima non acquistera in tutto od almeno in gran parte le medesirae
cognizioni.
E sappia a tal proposito, che nelle arti del disegno, per qiianto sia
egli dotato d'ottima vista, non potra mai vedere che grossolanaraente
ed imperfettamente quelle cose, delle quali non conosce quauto basta
184 DELLA CALCOGRAFIA.
teoricamente e praticamcnte T indole, ruffiicio e la conformazione; non
trasfondcre iicl suo disegno 1' espressione dell' originalc , se ioiiora i
tratti che la costituiscono ; non dare cleganza , se non lia istituito ri-
petuti confront! del vero col vero, e del vcro scclto coUe piu belle
greche sculture. Sappia che quantunque la massima parte dci classici
dipinti non sia formata snlle rcgole del bello , pure per la naturale
avversione al brutto, questo bello niedesimo in moke parti di tali
opere, quasi non sapendolo i loro autori, frequentemente si manifesta;
clic per conseguenza igiiorando in qnali forme si racclunda, troppo
dilficilmente colla sola e quasi meccanica imitazione di cio che vede
potrebbe esprimerlo incidcndo. Che poi sarebbe di lui, se dovesse di-
segnare ed incidere le niigliori opere di RaiTaello, di Poussin, di Mengs
c d'altri, i quali o per naturale inclinazione, o per fondato principio
niirarono sempre al bello? Che, se dovesse intagliare le piu sublimi
statue greche, nelle quali tutto e natura, ma natura scelta complessi-
vamente colla piii grande sagacita, le cui forme non si trovano mai
combinate in ogni parte nel vero individuale? £ dunque indispensabile
che il disegnatore calcografo non meno del pittore e dello scultore
conosca quanto piio meglio le forme costituenti il bello uraano, quali
ci pcrvennero dalle divine greche sculture, e come assai probabilmente
que' sublimi ingegni con perspicace operazione di mente dalle forme
pill alterate del vei'o traessero quelle del bello. Le quali cose, per non
ridire in diverse niodo il gia detto, si troveranno esposte nel seguente
discorso da me pronunciato (molti anni sono) nella pubblica adunanza
della nosti-a Accademia , in occasione dell' annuale distribuzione dei
premj C). Eccolo.
« Altra volta in simile circostanza ho ragionato contro alcnne
erronee massime, non ha guari introdotte a pregiudizio delle arti piu
direttamente imitatrici del vero, e segnataraente della pittura, e con-
futatcle il meglio che per me si potesse, io terminava il mio discorso
raccomandando agli studiosi piii freno che stimolo , calcolassero le
(*) Qiicsto fu nel 1814; se ne stamparono allora non niolte copie, ed al presente pocliissime
le ne trovano in commercio.
DI GIUSEPPE LONCHI. 1 85
forze cleir arte e le loro propric , di ccrti scrittori entnsiasti difTi-
dassero ed avvertissero bene, iioii forse la ricerca snianiosa d'uii
bello pill chimerico die ideale li deviassc dallo studio e dalla
indispensahilc conosceiiza del bello uaturale, unica base d'ogui altro
geiierc di bellezza (*). Non vi pesi, diceva loro, iiidagar la uatura
(*) Questa p.irola ideale, sul declinare del
passato secolo introclotta nel lioguaggio delle
belle arti ila Wiatkelman , fu ripetiua energi-
camcnte da Lcssing, da Sulzer, da Mcngs, dalle
Enciclopedie e quindi da Milizia e da inoU'aliii
artist! ed altrettaati scrittori d'arte fino a'nostri
giorni. Qnelli clie la inlescro ncl siio proprio
signidcato rispetto alle arti ne trasscro graiide
vantaggio : un Mengs, un Canova, un David,
UQ Appiani ed altri parccchi scppero per tal
modo frenare la naturale tcndenza all'esagerato,
indtissero col loro eseuipio gli artisti a ragio-
nare , e pnrgarono 1' Europa da tiuello stile
niaaierato die a quel tempo era portato alPec-
cesso. Quelli all'opposto clie la presero ia senso
piii strctto e metafisico, credenilo miseraiiicnte
che tutto it rapprcscntabile pittorico cavar si
potessc dal loro cerebro, e dalle idee die in se
racduude seiua rnn«iilr.ii->> il >uio nc iudivi-
duale , ne coniplessivo, fecero cose tanto stra-
vaganti e dun niiovo gencre d' insulsa uianlera,
che neir intenzione di trovare il bello pinsero
r inaniraato ed il niostruoso. Qucsti, dissi, cer-
carono un bello piii chimerico che ideale.
Strettamcnic parlando, questa voce (intcndo
dire dell' ideale ) da luogo all' interpretazione di
cio che vorrebbe dire , ma non lo dice ; anzi
applicata alle arti imitatrici e presa nello stretto
suo scnso divcnta iusignificante ed assurda,
giacche fa rinasccre la ranclda questione gia
spenta dellc idee innate , non ammettendo per
siinili idee alcuna preventiva sensazione. Meglio
pao chiamarsl qnesto bello, che si disse ideale,
col tilolo di bello sceltoi scelto prima sagace-
niente ed accuratamente nella varia natura, poi
scelto nella scelta stessa, e niodificato giusta
la qualita dclla rappresentazione. L'Apollo di
Vol. IV. P. II.
Belvedere non fu modellato e scolplto di pura
fantasia, ne creato dalle idee innate j ma stu-
diato prima siil vero, formando un tutto delle
parti piii belle die rarteficc scopriva nella piu
bclla greca giovcniii; dunque e forniato sul bello
non ideale, nia scelio. Lo stesso dicasi delta
Vcnere Jledicea. Al certo non si trova indivi-
dualmente un coniplesso di taiite Ijcllezze in
una giovanci ma nella quantllii d'ignudi d'ambo
i sessi che mi vcnne fatto di copiare ho pur
trovato molte parti in piu d'una femmina simili
alia Venere , coiiie in piii d'un masdiio ne ho
trovate siniili airApollo; anzi, sc deggio credere
al giudizio d'altri valenti artelici , da nie chla-
mati all'esarae, talvolta migliori; poiche I'opera
diviua delPuniana conformazione quaudo e bella
in qualdie sua parte , lo e assai piu di qua-
luuque umaaa imitazione,
Se mai questo bello scelto c coniposto si
volcsse chiamare ideale per la reminiscenza ,
la riflessione ed il criterio che dec porre I'ar-
tlsta nella scelta delle parti e nell'applica^ione
di queste al tutto costitucnte il bello (nel che
senza dubbio ha molta parte la uiente), rispon-
dero die le piii forzate roinposizioai pittoriche
e le piii arbltrarie forme dei manieristi sareh-
bero so'.to qnesto aspetto piit ideali d' assai ,
siccome parti della guasta loro fantasia e fuori
del naturale. Altro e che una pittura od una
statua siaao ragioiiate, altro che siano ideali.
Fra quanti parlarono d' ideale intorno alle opere
pittoriche o statuarie, M. Quatremere de Quincy
scrisse, non ha molto, su di cii) piii moderata-
inente e scnsataiiieute. L' ideale inteso in questo
modo puo stare benissimo nel linguaggio delle
arti, e poiche questa voce e giii in corso,
lasciaiuola.
I 86 PELLA CALCOGRAFIA
iie'suoi niedesimi difetti c nclle esti-eme caricature; da questi estrerai
fra loro opposli vi segna essa quel puiito medio, in cui sta la bel-
lezza, come la linea retta fia la concava e la convessa. Questa
mia proposizione , in allora per ohhligo di brevita soltanto indicata,
e quella appunto ch" io prendo in oggi a diniostrare. Ed altvi forse
prima di me pu6 avere concepita ed anclie manifestata simile idea ,
cir io non so ; ma so bene die da molt' anni immaginata , sperimen-
tata od applicata da me in tutte le occorrenze alle varie raodificazioni
del JjcUo , rispose scmprc soddisfacente a segno, cli'io inclino a cre-
dere che lion altro principio movesse i Greci stcssi a stabiiirc sul bello
iimano que' loro canoni inconcussi , i quali fnrono rigidamcnte ed in
tutto osservati dai loro sommi artcfici, e perfino dai meno esperti
fra questi si trovano in alcune parti scguiti costant«mente.
» Non v'ha persona vivente , se non e affatto stupida o cieca nata,
la quale o presto o tardi, con maggiore o minor forza, giusta la
varia tempra , I'eta, le circostanze , non senta 1' impero delta umana
bellczza. Quest' idolo affascinante , innanzi a cui sembra die tutta si
pieghi rumanita, noi coltivatori delle belle arti Fincensiamo, per cosi
dire, a doppia mano e come uomini e come artisti. Ma qucsto do-
minatore portentoso de' nostri affetti come puo mai definirsi o come
si dee rappresentare ? Analizzato dai filosofi risulta ora una lontana
immagine della Divinita , ora una semplice esclusione del brutto, ora
un'esterna mostra del buono, ora effetto ed ora cagione d'amoi'c, ora
la linea serpeggiante della varieta , ora il centro dell'unita, ora ( e con
piu ragione ) la proporzione armonica delle pai'ti col tutto. Misurato
poi dagli artisti in varj tempi , presso varie nazioni , per varie abi-
tudini c prevenzioni , e sotto il giogo della volubile mocla, die altro
e luai , se non se uii nuovo Proteo inoltiforme ? Da Giotto al Perugino
ebbe nome di bellezza tale semplicita di forme , die durezza era
piuttosto e vera mesdiinita. L'ingegno trasceudente di I\Iiclielangelo
non poteiidosi fra quelle timide linee conteiiere, trattolle piu ardite e
ricrescenti, e parve collocarc il bello nel fiero e iicl muscoloso. Cor-
reggio all'opposto, ardito del pari, ma d' indole dolce e graziosa, miro
al bello per liiiee sinuose, ove il convesso ed il concavo si bilanciassero;
DI GIUSEPPE LONGHI. iSy
ma sebbene colla vaghezza delle tinte , col soave dcclinar delle ombre
e coir anuoiiia \igorosa cli cjueste e di quelle p;iau parte no otteiiesse,
il fe' consistcrc troppo spcsso in una cccedeutc graiidiosita di alcune
forme, in attitudiiii leziose ed in iscorci forzati e bizzam. Tiziano, il
"Veronese ed altri raolli trovarono bello qualuiK|vie fosse il vero. Rubens
10 pose nel polputo, il Parmigianino ncl lungo collo e ncllc lunghis-
sime figure, Rembrandt e Ribera nell' ispida salvaticliezza e nella piii
rugosa vcccbiaja, e cosi di tant' altri, i rjuali lo confusero di leggieri
col gigantesco, coll'erculeo, col difTicile, col nuovo, collo stravagante.
11 grande Uvbinate vivace per natura e leggiadro, corretto nel con-
torno, espressivo nelle fisonomie c nelle attitndini, castigato nello stile,
vi s'accosto piii d' ogni altro; ma fu ben lungi dal poter emulare in
cfuesta parte que'sommi greci maestri, i quali soli diedero nel segno,
e dai quali egli medesimo quel pin, die seppe , attinse.
» Perclie mat tanta disparita d'opinioni e di gusto sopra una qua-
lita che agisce si vivamente sui nostri sensi e suH'animo uostro? Per-
che que'filosofi non esaminarono il bello dal lato dell' arte, ne quegli
artisti dal lato della filosofia; perci6 i primi, volendo ridurre ad mi
solo principio tutte le cose le quali diconsi belle , cercarono oltre na-
tura nn bello astratto, esscnziale, assoluto; i sccondi, privi di norma
stabilita per conoscere il vero bello, e pagbi di secondare il loro gusto
individuale, ch'essi credevano forse universale , si limitarono ad un bello
puraniente ad cssi relativo. Col doppio soccorso delT arte e della filo-
sofia tentiamo, se ci vien fatto, di trovare una soddisfacente nozioue
di quanto si va cercando.
» Fu gill questione, se un oggetto piacesse perche era bello, o fosse
beUo perche piaceva. Imbarazzati i filosofi dall'assurdo in cui cadevano
giudicaudo il piacere come causa e non effetto della bellezza, rigettando
la seconda proposizione , stettero per la prima. Eppure entrarabe sus-
sistono del pari. Perocclie, se piace un bell' oggetto, egli e senza dubbio
perche ha in se le qualita proprie a dcstaie in noi tale piacevole sen-
sazione ; il che vuol dire , piace perche e bello ; ma non puo dirsi mai
bello , se prima non ha prodolta in noi tale piacevole sensazione ; in
una parola bello e per noi perche piace. La prima parte suppone im
I 88 DELLA CALCOGRAFIA
bello assoluto dotato delle prerop;ative necessarie per piacere ; la se-
conda dii luogo ad uii bello rclativo e dipciideute dal maggiore o
minor piacere di cui 1' uonio c suscettivo. In appoggio di che cade
Taltra giustissiina proposizione, che ne a tutti piace cit) die e bello,
lie tutto e bello quel die piace, ed e provata con ci6 la fallacia e la
varietu del gusto degli uoniini ne'giudizj si negativi che positivi sulla
bellozza ; giacche , se tutti avessero squisito gusto ed ottima disposizione
a sentire, e piacerebbe a tutti cio che e assolutamcnte bello, e cio che
loro piacerebbe sarebbe verameiite bello. Troppi souo i Mida che pre-
feriscouo I'aspro llauto di Marsia alia melodiosa lira d' Apollo, e ben
pochi i Paridi che porgoiio il pomo d' oro alia vera Dea della bellezza.
L'artista filosofo noa cura il gusto grossolano e guasto di costoro, i
cjuali giudicaiio del bello, come il cieco de'coloiu ed il sordo de'suoni,
e nulla quiudi e per lui 1' idea d' un bello iu questo senso relative.
» Ma il bello e relativo in altro senso , cioe alia specie ed alle cir-
costanze deU'oggetto, e questo bello varia all' infinito, e quaiito e bello
neir uno , si fa mostruoso corabinato nell' altro : questo bello s' estende
dall'alto cielo agli abissi del mare, dall'uomo all'insetto, dall' aquila
alia farfalla, dal platano rigoglioso all' umile erbetta : comprende tutta
la natura visibile, non eccettuate le produzioni dell'ingegno umano, e
secondo alcuni le stesse azioni morali. In tanta cougerie di cose diffe-
rentemente belle si perderebbe la mente del filosofo e I'occhio dell'ar-
tista, se alia prima confusione non subentrasse un semplicissimo razio-
cinio: non poter essere tutte belle in pari grado quelle cose, le quali
sono dilferenicmente belle , e per conseguenza dover esservi una bel-
lezza fra queste coniparativamente superiore alle altre. Cerchiamola ad
esempio de'Greci nella specie nostra, e la troveremo tipo e fonte d'ogni
altra relativa bellezza, bellezza priraaria. Sospenda il filosofo la sua
approvazione , 1' artista me V ha gia accordata.
» I greci artisti rappresentarono con forme scelte complessivamente
nella specie uniana le loro divinita, e fra queste la stessa Dea della
bellezza : giudicarono dunque nulla esservi di piii bello della bella
umana struttura. Non cosi pensarono alcuni di cj[ue' filosofi in cio ap-
punto scostandosi dalla verita. In un dialogo platonico dice Ippia
DI GIUSEPPE LONGIir. 1 89
esscve una bella verginc cjuanto v' ha di piu bello, anzi lo stesso bello
per cui le cose son belle. Non era gia il sofista die cosi parlava, era
I'uomo sincero neU'csame tlolle proprie afTczioni. Socrate non consente,
e gli cUmostra, clie una bcUa puledra e bcila essa pure, quantunque di
belta a quella vergine iiifcriore : poi volto allc cose soprannatmali , vicne
provando, dover essere una Dea tanto alraeno piu bella d'essa vergine,
quanto la vergine della puledra. Noi clie riguardianio ora le Dee di
Socrate e di Platone non piii clie un parto 0 della grcca politica, o del-
r umana fantasia , conccdercnio di buon grado ad Ippia la malcontra-
stata verith della sua proposizione , converremo per lo meno clie la
bellezza umana si mascliile clie femminile nell'eta perfetta e la mag-
giore clie da noi si conosca , se niaggiore per noi e quel bello , il
quale produce maggior inipressione suU' auinio nostro.
» E die sia in noi niaggiore 1' inipi-essione del bello della nostra
specie sovra d' ogni altra cosa die pur bella si dice, e manifesto, non
per gV infiniti esempi d' ogni tempo die inutihnente addurrei dove niuno
lie diibita , ma per cliiarissimo argomento die ne fa legge naturale im-
prescindibile. Imperocche la natura per foniite delFumana riproduzione
ci diede Tamore, per fomite dcU'amore ci die la bellezza. Quindi e che,
sebbene le stesse dilferenti eta dell'uomo offrano alcune bellezze lor
proprie ed anclie piacevoli assai , non sono mai paragonabili alle at-
trattive seducenti di quella eta fiorente e vigorosa predisposta al grande
scopo della natura. Gl'istessi prodigi d'amore, onde la storia ridonda,
sono, strettamente parlando, prodigi di questa primaria bellezza, non
applicabili in vei'un caso alle bellezze d'ogni altra specie o circostanza.
Piace nell'innocente fanciullo la soave ilarita delle grandi (*) pupille, quel
•
(*) Per rnbltudine da me contratta di fare diminuendo auche qu.indo le altre membra an-
sempre nuove osservazloni sol vero, ho sco- mentano. Chi osservera una madre col suo bam-
perto in mille casi , che nei fnnciulli le pupille bino in braccio , e confrontera le pupille del-
sono piu grandi di quanto dovranno esserlo, Tuna con tjuelle deiraltro, verificlier.i Tasser-
quando saranno adulti , couie in questi , di zione. Che se in qualche caso cio non seguisse,
quanto lo snranno in vecchiaja. Perocchc le come rare volte m' e occorso di vodere, sara
nostre pupille (e per pupille intendo non solo prova che le pupille di quel bambino denno
il centre visivo, ma ben anche quel cerchio rioscire assai plccole , quando sara giuato al-
colorato clie lo circouda) vanno inseusibilmente 1' eta della madre.
I go DELLA CALCOGRAFIA
naso ritondctto e uon ancora sviluppato, la i-osea freschezza delle <>ote
e dcUe labbra, ringenuita del sorriso, la candidczza de'primi deuti ,
la corta chionia Icgocmiciue inaiiellata e dorata, la traspavenza delJa
cute e la tenera adiposita delle piccole meml)ra, 1' inccrto camininare
e perfino lo strano c rapido movimento. Place all' opposto ncl vecchio
sano e venerando la maestosa lentezza de'suoi passi e de'siioi gesti,
r imponente canizie della scarsa chioraa e della lunga barba , il volto
universalmente rubicondo, il folto sopracciglio, ond' e coperta quella
parte che piii soffre le ingiurie del tempo, I'alta e lucida I'route sede
del consiglio, il naso rilevato e cartilaginoso , I'aspetto non vivace,
ma serene, e quel tutto che spira calma e gravita, cd imponc rispctto
e riverenza. Ma quanto v' ha di bello nel primo non k che il presa-
gio di ci6 che debb'essere, nel secondo e F indizio di cio che e stato.
Tutte dunqne le bellezze relative alle altre eta dell'uomo non sono ,
diro cosi , che rifrazioni di quella bellczza adulta, le cui lornic diffici-
hssime a rappresentarsi col pcnnello o coUo scalpello, invano io ten-
terei descrivere con parole, che la favella nol presta.
» Fu certaraente all'aspetto di tali fomie, che nella pienezza della
soddisfazione e nell'entusiasmo della compiacenza pronuuciossi la prima
volta questo norae di bello, il quale fu poi applicato piii o mcno ired-
daniente ad altri mille oggetti , secondo che si rifei'ivano piii da vicino
o da lontano a quel primo tipo maraviglioso, donde parti la scossa pre-
potente, che poi fu detta amore, ed al qual tipo solo appartiene propiia-
mente il titolo di bello, come il titolo di lummoso appartiene propria-
mente al sole, benche prodigato a tanti altri oggetti i cjuali risplendono
per lui, o ci ricordano in qualche raodo il suo immenso splendore.
« A questa mia proposizione scmbra opporsi il giustissimo detto
d'Eraclito: che la piii bella delle scimie e tuttavia deforme : e potrebbe
alcuno soggiungere , che anzi dovrebb' essere la piii bella dopo la
specie umana, stauti le prcdcttc ragioni; mentre nessun animale si
ravvicina piu di questo all'uomo e nella struttura e nel movimento,
e nella stessa intelligenza. Ma la piii bella delle scimie e taiito piu
loutana dal riferirsi al tipo dell' umana bcllezza , quanto ricorda piu
da vicino l' umana deformita. Ne dico io gia, che dalla maggiore o
DI CIUSEPPE LO>'CIII. 191
uiinore somif^liaiiza colla uniaua Btruttura cmerf^a ncgli aJtri oggetti
niaggiore o miiiore hellezza; die in allora I'uoiuo piii hrutto, cssendo
per icleutita tU specie ])iu simile all'uonio hello iroji,iu altro estranco
oggetto, sarebbe piii bello nella sua tleloniiita, clie 1111 bel cavallo od
Hjii bel caiie: dico sibbene quelle cose essere piii o men belle, le quali
si riferiscono piii da viciiio o da loiitauo alia bellezza umana, non alia
6ola uniana coiiformazione, ed in cui e piii o nieno da noi sentita quella
cjualitii costituente il bello, die per I'anzidetta legge di natura sentiamo
pill vivaniente die allrove nella bellezza della specie nostra , cioe la
pill esatta convenienza delle parti col tutto e del tutto col fine.
» Questa duplice convenienza per cui le cose son belle, se va unita
alle produzioni dell' ingegno umano, per affinita di principio abbella la
pittura, la scultura, Tarchitettura, la nuisica, la poesia , T eloquenza ,
le quali felici produzioni sono esse pure tanto piii belle, quanto piii o
clirettaniente per la via de'sensi, o indirettamente per mezzo deU'irama-
ginazione rappresentano o ricordaiio il primo tipo dell' umana bellezza.
» I pittori e gli scultori possono piii direttamente rappreseutare
questo modello, c il deggion anzi, se pure lor cale di suscitare negli
ocelli e neU'animo dello spettatore quell' estatica compiacenza, die lo
sforza ad ammirare le opere loro, desiderarle, ricercarle. ]\ta come
trovarlo niai nella natura, la quale, onde evitare forse la troppa somi-
glianza per cui fra di loro confonderebbersi le genti, se ognuno fosse
perfettamcnte bello, modifico in niille guise 1' opera sua, sceraandone
od alterandone la venusta delle forme ? Nella natura soscietta a tante
infermita die la scompongono , alle passioni die la deturpano, alle
abitudini die la trasmutaiio ? Si scorge, e vero, in gi-aii parte come
operasse la raano divina per dare alia maccliina umana questa mira-
bile convenienza. In tutte le linee perpendicolari indusse varieta con-
tinua, nelle orizzontali continua sirametria. Seppe variare la simmetria,
ordinare la varieta (*). Le membra destinate ad egual fine fece eguali, a
(*) Varinre la simmetria , cioe fatte due parti poi questa varieta verticale vuol dire disporla
orizzontnlinente simmetrichc , variare di forma in tal ordinc, clie una forma succcda all'altra
lungo la linea verticale tutte le altre orizzon- gradevolmente c con una specie d' affinita.
taUncDte duplicate ed eguali fra di loro ; ordinare
192 ■ DELL\ CALCOGUAFIA
fine diverso , diverse. Ne mai piii di due cssendo le membra ad eoual
fine destinate , voile che 1' umana simmetria non eccedesse il doppio.
E pcrclie i raoti eccentrici e concentrici servono a fine diverso, iiou
simmetiizz6 fra di loro le linee componeiui il coiitorno di ciascuno
delle doppie membra isolate ; ma bensi la linea esterna dell' uno col-
I'esterna dell'altro, 1' interna coll' interna; ed anzi essendo i detti moti
fra di loro opposti, fin dove la varietu verticale il comporta, al con-
torno concavo da una parte oppose dalF altra il convesso. Tanto lice
all'artista filosofo scoprire iicU" csame dell' umana struttura, ed e ovvio
il dedurre che quel corpo sara indubitatamente piu bello, dove sa-
ranno piii ideutiche le lince della simmetria, piii armoniche quelle
della varieta.
» Facile a concepirsi, sebbene assai difficile a praticarsi, e questa
identita di simmetria. Chi pero mi scgna il giusto limite di quella
armonica varietu che e uno dei primi elementi della bellezza? Ad una
voce gli artisti tutti mi rispondono : i greci esemplari. Ne io m' op-
pongo. Ma piegheremo noi ciecamente la fronte alia servile imitazione
delle opere di que'maestri, noi seguaci malfermi dell'orme loro, non emu-
latori del loro profondo raziocinio, e del preventivo loro escrcizio? Non
cercheremo ragione di quanto ban fatto , ne ci faremo ad indagare i
principj dond'essi partirono, e la via che li condusse a tanta perfezione?
» L noto come il pittore d' Eraclea traesse la bellezza della famosa
sua Elena ( la cui belta fu origine di tanti guai e di tante prodezze )
da cinque fra le piu avvenenti donzelle di Crotone : tale era senza
dubbio la costante pratica di tutti i migliori artcfici di quella nazione
maestra non ancor superata d'ogni sapere; prima pero concorrevano
in Sicione per apprendervi sul canone di Policleto le regole inelutta-
biU della vera bellezza, e muniti di questa norma tornavano con si-
curezza di non errare nella scelta delle parziali bellezze sparse nell'im-
perfetta natura: senza di cio, abbandonati al loro proprio gusto inco-
stante e fallace, avrejjbero talora prescelto il men bello e fors'anche
il brutto , come dei moderni s' e detto , e la Venere Anadiomene
d'Apelle non altro era forse per riuscire, che la muta effigie della sua
amata Campaspe.
DI GIUSEPPE LONGIir. IqS
» lo ignore pienamente qiiesta lor norma qual fosse , poiche gli
storici ed i poeti, content! di magnificarc encrgicaraente la bellezza ,
Tespressione e gli effetti straordiiiarj di que'dipinti o di quei marrai ,
trovarono sterile argomento lo scendcre a quelle rcgole minuziose,
die tanto nondinicno coiitrihuirono alia pcrfezionc dell'arte; una pcro
ne conosco seinplicissima, la quale, ben osservata, ci conduce age-
volmente a trovare la bellezza umana sotto le forme stesse che ri-
scontriamo nelle piii belle statue anticlie.
» La natura quanto avara di bellezzc, tanto fu prodiga d'imperfe-
zioni. Nella moltiplicita di queste ( tranne le mostruosita portatc dalla
nascita, o ca2;ionate da moi'bi e da altri estranei accidenti) non v'ha
forse difetto, di cui non siavene un altro in varj gradi opposto. Ve
I'uomo svelte ed il tozzo, il magro e I'adiposo, lo scarno cd il mu-
scoloso; foccia lunga e larga; occlii piccoli e grandi, socchiusi e spa-
lancati , ascendcnti e discendenti , sporgenti ed incavati ; sopracciglia
folte e scarse; oi-eccliie sraccate ed aderenti; naso aquilino e rinca-
gnato; labbra grosse e sottili ; mento appuntato e tondo , rilevato e
rientrantc; e cosi tutte le nmane membra trascorrendo. Or io cosi ra-
giono: due opposte iraperfezioni non puonno sussistere, che per ecce-
denza o per mancanza. Togliamo all' una ci6 die eccedc, aggiungiamo
alTaltra cio die nianca , ed equilibrandosi entrambe, ccssera in esse
ogni deformita. E per non estendere a niolte cose il nostro argomento,
die troppo strigne il tempo, prendiamo ad osservare quella parte che
sta nel centro dell' umana fisonomia, e tanto contribuisce al carattere
di lei.
» L cosa nota ai lippi ed ai tonsori, come i Greci fra le si varie
e talor pure gradevoli forme di naso, di cui la natura abbonda, prc-
scelsero la retta per rappresentare in ambo i sessi la bellezza adulta.
Se in una estesa quantita d'individui adulti csamineremo gli estrcmi
opposti difetti dei loro nasi, ci si presentera in egual copia il naso
aquilino, cioe colla canna gibbuta e colla punta adunca, ed il naso
rincagnato, cioe colla canna incavata e colla punta rimontante. Or
segni I'artista da un lato il profile del naso aquilino , dall' altro lato
quelle del naso rincagnato, e segui questi profili in tutta I'alterazione
Vol. IF. p. II. aS
194 DELLA CALCOGRAFIA.
di forma non fuori del natiuale, clie suol trovarsi in parecclii indivi-
dui adulti : vi frapponga tant'altti profili di naso, quanti bastino per
passaie gradatamente dairaquilino al rincagnato, e trovera aver segnato
nel mezzo il rctto profilo del iiaso grcco. E questa operazione si bene
risponde ad ogni raodificazione del hello, clic applicata aU'etii fanciul-
lesca non presenta gia il naso retto , ma in quella eta moltissimi essendo
i nasi rincagnati ed appena sporgenti, poclii i retti, aquilino quasi nes-
suno , o ben leggerraente , ne risuka per media proporzionale e come
bellezza di circostanza un naso modicamcnte rincagnato :, e per lo con-
trario neU'eta senile, in cui si veggono assai copiosi i nasi fortemente
aquilini , poclii i retti, quasi nessuno rincagnato alia foggia dell' eta
puerile, la linea media ci da un naso moderatamente aquilino.
» Quanto s' e detto del naso pu6 lacilinente applicarsi alle altre
parti deir uniana struttura (*) e ad ogni altra specie e circostanza di
tempo, di luogo e di fine in tutto cio clie concerne alle dimensioni
ed alle forme de'coipi: potrebbe pure valere pei colori di essi corpi,
se gli estremi opposti fossero entrambi difettosi; ma se la tinta bruna
nelle carnagioni e difetto , non lo e punto la bianca ; se lo ^ il pal-
lore delle guance e delle labbra , non lo e il sanguigno ; se il bianco
(*) Esercitaadosi I'artista a trovare queste scuq disegnatore ne tragga quattro disegni sulla
lince medle fra 1' eccesso ed il difetto nelle medesima azione, e nel medesimo punto di
singole parti del corpo uuiano, avvezzera tal- vediita, s' accorgeranno tutti nel disegnare il
Dieale Toccliio al bello, clie colla sola ispezioue secondo modello in qnali parti sia migliore dW
di pill disegni, presi nella stessa attitucline da primo, in qiiali altre peggiore , e cosi conse-
varj modelli viventl, ne trarra facilmente un cutivainente disegnando gli altri due. Se poi
bello naturale complessivo. Se riuniti alcuni dai quattro niidi , clie avraano dlsegaato, ne
artisti ( giacclie le pubbllche accademie, per la faranno un quinto lontani d.il vero, e prendendo
sola ragione che cio non si e niai praticato , non le parti migliori di quelli , non che consultando
amraetieranno mai questo metoJo ) si procure- in niolte parti i gcssi delle piu celebri statue
ranno tre o quattro modelli viventi scelti il piii antiche , ne fornieranno un bello, che dise-
possibilincnte fra i migliori die si possano tro- gnando , come si fa, il nudo per tutta la vita
vare, ed air incirca della medesima eta e co- nelle accademie, non era loro possibile d' otte-
stituzione di membra, e piu particolarmente nere. Tanto pud il confronto; e questo con-
della medesima altezza , e ne porranno uno in fronto ripetuto sopra nuovi modelli di nuova
azione per un tempo deterrainato, indi nella scelta, ed avvalorato dalle proposte norme di
medesima attitudine, e staado il disegnatore al cavare il bello dal brutto, condurra Tartista a
sue poslo, se ne porra un altro, poi si fara lo pcrfezione.
•tesso col terzo e col quarto ia modo die cia-
1
DI GIUSEPPE LONGIII. IqS
crine o le pnpille grige son brutte, non lo sono le nere pupille e
la nera capellatura.
» Solo riraane ad osservarsi, clie da simile operazione eraergerebbe
precisa la bellczza delle statue greche, se venisse praticata fra Ic greche
contrade , nel supposto clic quella nazione non abbia fisicamente trali-
gnato: non pu6 uscirne die il men brutto fra gli Etiopi od i Calmuc-
chi ; n6 pu6 derivarne una bellezza in ogni parte perfetra fra noi , i
qnali portiamo tuttora segni visibili delle vandaliche incursioni. Se non
che qneste nostrali imperfezioni rimarrebbero nell'anzidetta operazione
si pocbe e si lievi , cbe di buon grado verrebbero condonate in quelle
opere, in cui la risultante somma delle nazionali bellezze fosse dagli
artisti nostri scrupolosamente conservata.
» Tutta la difficolta di questa regola consiste nello stabilire piu che
si pu6 giustamente i due estremi difetti nella maggiore loro opposizio-
ne fra la modesima specie e colle medesime circostanze, avendo riguar-
do non alia sola cpjalita, ma alia qiiaiitita comparativa dei medesimi,
scomponendone i composti, ed ammctteudo qualunque, bencbe forte
alterazionc, la quale stia nell'ordinc naturale, e sia in conisponden-
za con altre parti dello stesso carattere, escluso sempre ogni scon-
certo o mostruosita. E sara cosa opportuna d'incominciare I'operazione
sulle sole dimensioni , indi progredire alle forme, e per raagr .or sicu-
rezza sopra i risultamenti delle premesse istituire nuova operazione,
come I'abile chimico ripete le sue operazioni sulle materie gia decom-
poste per isceverare onninamente dalle sostanze eterogenee la purissima
sostanza cli'egli intende ottenere. Stabiliti cosi gli estremi, e regolata
I'operazione, ^ facil cosa trovare quel puuto medio, ove (gia dissi )
sta la bellezza, come la linea retta fra la concava e la convessa.
» Tale e la norma che io vi presento in oggi, giovani artisti, come
bussola che pu6 guidarvi direttamente a rintracciare il bello nelle in-
finite sue modificazioni ; ma la bussola e del tutto inutile a chi non
conosce la nautica e la geografia , e similmente sara superflua per vol
questa norma , se non vi porrete in grado di ben conosccre le varie
specie sulle quali puo caderc il bello, e segnatamente la nostra e le
sue varie circostanze , il che importa sanissimo criterio ed osservazione
1^6 DELLA. CALCOGRAFIA
indefessa sulle infinite variazioni cd akerazioni delle forme. Ah forse
non a caso ne per bizzarra fantasia segno il Vinci quelle tante che
noi diciamo sue caricature !
» Gli csposti principj esigerebbero lunga e circostanziata spiega-
zione , e ben pin assai che la propostarai brevita e 1' indole stessa
di questo mio ragionamento non permettono. Voi potrete a tutt'agio,
premesse le necessarie investigazioni, applicarli partitamente ai singoli
casi, verificarne gli elTetti, classificare, eccettuare, aggiungere. A me
basta cosa utile certamente, e a mio credere nuova , per lo zelo delle
nostr' arti avere messa in campo. »
L' incisore nodrito di queste massime non solo sentira piu d' ogni
altro disegnando ed incidendo quanto v' ha di piu bello nel suo pro-
totipo; ma se per caso il prototipo stesso (come sovente avviene an-
clie nci classici dipinti) fosse bello soltauto per ingegnosa composizione,
per forza ed armonia di chiaroscuro, per facilita e liberta di pennello,
e mancasse poi di gentilezza o di severita di forme, troverassi in grado,
anche volendo serbare la piu scrupolosa fedeUa, di meglio rappresen-
tarlo ne'suoi medesimi difetti. Perocche succede generalmente agl'imi-
tatori , che s'affidano senz'altra norma agli occhi proprj , di mancare
alle bellezze che I'archetipo presenta, ed all' opposto d' accrescerne
sciaurataniente i difetti. Ma quel disegnatore calcografo , il quale per
sicuro principio conosce le belle forme che siano , e le trova alterate
nel suo origiaale , prova tanto disgusto che non puo procurarselo mag-
giore, forzando di piii I'alterazione del dipinto. Siccome poi e ricono-
sciuta r impossibility di fare un disegiio, e molto meno un intaglio
perfettamente in ogni sua parte simile al dipinto da cui s' incide ;
poiche r autoi'e stesso del quadro puo bensi migliorarlo, ma non ri-
peterlo strettamente identico; cosi per quanta accuratezza 1' incisore
v' impieghi , dovendo a mal suo grado scostarsene piii o meno, e
ben conveniente che approfittando delle acquistate cognizioni sul bello
i
DI GIUSEPPE LONCin. 1 97
Volga queste piccole differenze inevitabili piuttosto in meglio che in
peggio, e rappresenti per tal modo, piii che il dipinto, lo stile cd il
carattere del dipintore.
Egli e incontrastabile che non puo ben distinguere fino a qual grado
siano alterate le forme d'un dipinto, se non chi sa per certa scienza
da quali moderate e rigorose linee emerga il bcllo ; conseguentemente
non pu6 ben conoscere sifFatti aberramenti , se non chi saprebbe giu-
stamente coiTeggerli. Quale sia pertanto 1' importanza d' acquistare a
tutta possa questa cognizione del bello , che e V ultima ad acquistarsi
dair artista , se pure per ripetuti confronti fra gli estremi opposti di-
fetti della natura, e per lungo studio sui migliori greci esemplari giunge
ad acquistarla, parmi abbastanza dimostrato. II consiglio di Flacco in-
torno alia poesia e qui pienaraente applicabile al disegno nel genere
di storia.
Vos exemplaria grceca
Nocturnd versate manu, versate diurnd.
/I
SUGLI USI MEDICINALI BELLA VAINIGLIA
DI
BASSIANO CARMINATI.
iNcl riferirvi, chiarissimi colleghi e signori, negli scorsi anni gli
esiti delle riccrche e i frutti cU niano in mano raccolti dagli stud) con
cui cercava di corapiere I'ardua imprcsa di trovare alle sostanze ve-
getabili esotiche, fornite cioe da altre parti del mondo all'Europa,
siccorae proficue all' uomo sano o raalato , equivalenti indigene , voi
conosceste che per discovrire alia vainiglia un idonco succedaneo im-
piegai non poche cure, diligenze c spese. Ne siniilracnte dimenticaste
quanto mai queste crebbcro pel simultaneo assunto impegno di cercare
e scoprire le cause per cui la stessa vainiglia, appena esplorata talvolta
qual rimedio, rimanesse mezzo secolo poscia negletta. Impcrocche voi
medesirai in questi ultimi anni mi avete animate a pubblicare il lungo
mio lavoro suUe qualita e sugli usi medici di essa in guisa che penso
di comunicarvclo nel presente discorso compcndiato e premesso alia
sua pubblicazione.
Dacche alle cose nella mia indagine , in tre differenti tempi divisa,
da me trattate ed espostevi nelle nostre radunanze , ho stimato spe-
diente di aggiungerne altre mie e di giovarmi altresi delle novelle
dottrine botaniche , fisiche e chimiche insegnate da celebri autori ,
voglio prima su loro sentire il vostro gludizio. Da voi cortesemente
lo ottcnni quando vi narrai le cure di varie malattie intraprese coUa
vainiglia sino dal 1782, e da professori miei compagni a Pavia in
appresso approvate , ascoltandole essi in una orazione detta per ima
200 SUGLI USI aiEDICINALI DELLA. VAINIGLIA.
medica laiu-ca; quando \i esposi i risultati dopo il 1798 a me offerti
da un fisico-cliimico esame, e gli effetd delle farmaceutiche prepara-
zioni d'ogni sorta veduti ne'malati, e dctti a'miei coUcglii ranno 1804
in una pari occasioiie nella grand' aula dell' Universita; e quando, nove
anni sono, vi parlai delle sperienze d'ogni genere nel corso di quattro
preceduti rinnovate particolariucnte coll' opera dei cari e rinomati si-
gnori dottori Enrico e Paolo Acerbi, e coll' idea di terminare colle de-
dotte osservazioni ogni ricerca.
E pero attendo die ugualmente cortesi vogliate udirmi in questo
discorso, in cui tutte le cose da me eseguite in trent'anni a fine di
rendere la raedica storia della vainiglia compiuta, in breve riunisco,
e dirnii, giunto cli'io sia al suo terinine, se aldjia o no conseguito il
doppio scopo prefissomi di determinare i veraci usi di essa nelle umane
inforniita c le supposte sue indicazioui nello stato eziandio di salute ,
e di porgere ad essa un huono ed espediente succedaneo. Due oggetti,
a dir vero , die interessare dovettero ogni mio studio; pcrocche all'ese-
cuzione del primo era stato mosso dall' autorita su di me somma del-
r insigne maestio Borsieri che nel 1782 cliiedevami il manteniniento
della parola datagli da due anni di sperimentarla ne' casi in cui si
adopero una volta e paresse praticandola da cimentarsi; e alia sco-
perta del secondo vedevarai spinto dal dovere di antivenire le conse-
guenze di un eccessivo incarimento e di una temporaria mancanza di
essa droga , che sino nei magazziui delle citta raarittirac pur troppo
successero anni fa a cagione del suo libero trasporto anco qiiasi per
un triennio impedito.
Notate dunque meco che la pianta o I'arbusto da cui si ottiene il
prezioso frutto del quale trattiamo ha cessato di appartenere alia fa-
miglia delle Orchidee e al genere AcW Epidendro che quel grand' uomo
di Linneo avevagli assegnato : e dottamente derivando I'una dalla figura
delle radici , e 1' altro che significa sopra aibero dall' ascendere , attac-
carsi e trarre nutritizio umore come ogni parassitico frutice dagli alberi
dell'America meridionale e delle isole dell' India occidentale , le sue ra-
dichette introducendo nelle loro cortecce , ha in vece ricevuto luogo
nelle flore botaniche recentemente ordinate tra le piantc speitanti alia
DI BASSIANO CARMINATI. 201
seconda divisione della famiglia delle Epidendree , cd ha conseguito
I'onore di formarc uii gencre da se col nome generico di VainUla e
coU'altro spccifico di Aromadca, onde preiulon insieme i carattcri di-
stinti, folds ovato-obLongis, nervosis , petaLis undulatis, labello acuto, capsuUs
cylindraceis , longissimis.
Dalla picciola pianta dunque ora indicata, di cui si conoscono niolte
varieta cagionate dai luoglii dove nasce e si coltiva, e si distinguono
varie sorte in commercio prodotte dalla dissimile bonta del frutto ,
converra attendere il dono del preziosissimo aroma ogni qiial volta i
frutti di essa presentano i caratteri fisici da'nostri scrittori ricliiesti,
e i proprj all' interiore loro sostanza da'nostri chimici fissati. Sara per
vero dire niigliore d' ogni altra la pianta clie ne'piu caldi paesi d'Anae-
rica nata o culta, attaccandosi a maestosi alberi cresciuti in terrene
irriguo s'innalza, difesa dal sole, ricca di germogli, in priraavera
fiorisce, e in autuuno porge in abbondanza cassulette siliquiformi da
raccogliersi alquanto prima della perfetta loro maturita e da porsi,
dopo averle mate con olio , a seccare lentamente all' ombra. Di cui
ciascuna diritta, a figura allungata rotonda, alquanto compressa, grossa
quanto una penna da scrivere, lunga circa mezzo piede, di color fosco
rossigno, pieglievole e tegnente a gulsa di cuojo, die contiene una
polpa di sapore fervido piccante , con qualche dolcezza di odore fra-
grantc aromatico , quasi muschiato, e piii del balsarao peruviano soave,
seco avente un numero grande di minutissimi semi neri, rotondi e
lucenti in maniera da comparire piccioli cristalli brillanti anclie allora
ch'essa diviene, come dicono, ghiacciata, merce I'uscita e fioritura
della parte interna in cui sta 1' aroma alia superficie , e in virtu so-
prattutto dell'acido benzoico che da lungo tempo si conosce essere il
maggiore suo componente dopo 1' altro dell' olio essenziale , che in
quantita grande esiste nella migliore vainiglia.
Di tante e tanto cccellenti qualita appunto fornita e delle or dette
genuine e shicerc parti composta fu quella die negli spazj di tempo
dalla soprindicata triplice distanza lasciati liberi alle disposte ricerche
e prove mi somministro sempre mai la materia ad ogni istituita spe-
rienza sia terapeutica , sia di altra sorta. Della perfezione al certo dei
Vol. IV. p. U. a 6
202 SUGLI USI MEDICINALI DELLA. VAINIGLIA
molti c molto bene uniti niazzi delle vainiglie belle e fresche dal
Messico c dal Peril direttaniente trasmesse ch' io comperai , e della
conservata loro intcgrita siiio al pmito clie ne usai, ho in Pavia e in
Milano viventi non pochi illustri testimonj per ingenuita, dottrina e
fama ripntatissimi. Potranno eglino dirvi , qualora lo stimerete neces-
sario al convincimento di qualchc incrcdulo , die iie' tre niiei acqiiisti
dclle vainiglie nci tre tempi della medicatiira con loro eseguita, le once
settantasei comperate I'anno 1782 a lix-e sette e mezzo milanesi per
ciascuna, le centocinque nel 1798 a lire sei, e le ottantatre nel 1814
a lire nove, e cosi in tiUto le once duecentosessantaquattro, costatemi
lire di IMilano mille novecentoquarantasette, non potevano essere mi-
gliori.
Ebbi quindi la soddisfazione di vedere i primi tentativi coronati da
prospcro successo, conciossiache potei ne'sei malati, a cui porsi a
principio la vainiglia in modo semplice e non alia maggior dose pre-
fissami , notare spiegati i segni sin dal terzo o quarto giorno della sua
azione nei loro coi^pi dai cambiamenti apparsi nelle diverse funzioni
e naturali escrezioni , e vedere in appresso ai sintomi della malattia
succedere i fenomeni assai presto della ristabilita salute. Per il che
mi feci coraggio a preparare coUa scelta di sei altri infermi dei due
sessi ricevuti nello spedale di Pavia altrettanti novelli sperimenti; non
vedendo comparso sotto I'nso anche ardito della stessa vainiglia alcun
incomodo , e in ispecie quel vertiginoso insulto di cui nell'uomo sano
si avevano avuti non rari e ben notabili esempi.
Dalla fina polvere ottenuta col taglio in minuti pezzi della scelta
vainiglia triturata con doppia parte di zucchero in pane , e renduta
col passaggio da fitto staccio molto sottile, si formarono dosi di mezzo
scropolo ciascheduna , di cui il malato ingliiottendone una tre volte al
di nelle ore mediche , veniva a sperimentare gli effetti di dodici grani
deir aroma sulle parti interiori del corpo. I quali divennero di mag-
giore evidenza col successive raddoppiamento, scorsi dieci giorni, della
polvere sottilissima sempre e quasi impalpabile ne'suddetti dodici am-
malati , sei maschi e sei femmine , soggetti tutti alia piu spiegata
influenza delle morbose loro affezioni e cause decisamente asteniche.
DI BASSIANO CARMINATI. 2o3
II cambiamento prodotto in generale daH'operante cflTicacia del rimedio
doveva ridursi , conic in realta si ridusse, in ultimo risultato a ricon-
durre al naturale grado di forza Y eccitamento , e al giusto equilibrio
r esercizio delle funzioni.
I polsi deboli , ineguali e fieqnenti al giusto grado ridotti di forza,
egualita e numero; il color pallido e macilente del volto, e il giallastro
e brutto del corpo mutati in rosso e florido e in candido e naturale ;
I'attitudine pria scemata ai moti ed agli esercizj della persona quasi
ristabilita ;, le secrezioni e debite evacuazioni della cute, della vescica
e del ventre rinvigorite e insieme incitate; le mestruazioni femminee
per avventura sospese e deficienti , non che le maschili dalla natura
tratto tratto operate col mezzo degli organici cilindri furono segni,
prove e risultati dell'azione impressa dalle vainiglie e fatta evidente
sulle fibre scnsibili ed irritabili e sugli umori fcrnii e correnti. A ciii
presto tennero dietro tanto nei dodici malati , quanto in altri dodici
in capo a due settiraane i sintomi parte alleviati e parte tolti delle
rispettive infermita, e singolarmente di febbri lente continue, di ca-
chessie e di clorosi , d'isterismo, d' ipocondria , di dispepsia, d' indi-
gestioni e flatulenza , di residue paralisie e di mali alle vie urinarie
eccitati e mantenuti da rilassatezza e mancanza di stimolo e di forza.
Per modo clie due altre settiraane trascorse potei conoscerne dicias-
sette guariti per virtu della vainiglia, prendendone ciascuno nelle solite
polveri avvallate piu volte al di grani ( dedotto lo zucchero ) dodici e
fino sedici. Nei sette non risanati dal rimedio si conobbe al contiario
essere la benefica sua azione e facolta limitata per modo da non pre-
stare notabile ajuto in quelle stesse circostanze del male e del malato,
le quali ne indicavano convenevole e sufficientissimo I'uso; conciossiaclie
tutti sette successivamente trattati da me con altri medicamenti rice-
vessero da questi alleviamento e salute. La giovane clorotica, a cui le
polveri di vainiglia non provvidcro , risano pcrfettamente usando le
preparazioni marziali rendute amare e di maggior attivita coif amara
radice di genziana. L'isterica donna, la quale senza frutto e non senza
qualche rara vertigine prese il rimedio, risano col succinato ammo-
niacalc unito alia tintura di castoro in acqua di matricaria stillata. II
204 SCGLI LSI MEDICINAL! DELLA VAINIGLIA
quliKjuagcnaiio ipocondriaco e melancolico, die pur esso, malgrado cU
appariie alTazione delle polveri sensibile coi mod talvolta sentiti e
niaiiifestati loggermcute vertiginosi al capo e convulsivi alle braccia o
alio luani, noii tiasse da loro vantaggio, riebbe intera la perduta sanitii
dalla lunga e ardita pratica deU'elisire aromatico e dclla tintura eterea
spesso digeiita sul Icgiio limato dclla quassia amava.
Egualmente la femmina alHitta dalla dispcpsia trovo la guarigione
uogalale dalle polveri nel muriate baritico e negli estratti pi'csi alia
lunga di mirra e di Valeriana. 11 paralitico senti notabile soUievo
dall'etere vitriolico unito all'estratto del fiori di arnica moutana, e
rinvigorito potc sostituire il bastone alle grucce. I due in fine per ma-
lintesa o per negletta cura di previe malattie agli organi orinosi, am-
lualati di paralisia alia vescica, infruttuosamente trattati con abbondanti
dosi di vainiglia, giunsero in vece coll'estratto spiritoso di chinachina
combinato coU'acquoso fatto con foglie d'uva ursina (arbutus uva ursi
Linn.) a libcrarsi I'uno dal ricorrcnte molesto ritardo delle orine,
I'altro dair incomodo di estrarle di tempo in tempo colla siringa.
Dalle narratevi sperienze e osservazioni conoscerete verosimilmente,
o signori , cli' io poteva ormai lusingarmi di avere abbastanza conosciuto
delle vainio;lie I'azione e I'effetto nelle malattie in cui si ebbero una
volta o si potevano supporre all' eta nostra le meglio indicate proficue
e incapaci di agire senza i temuti sconcerti de'sistemi nervoso e san-
guigno. Fu tale di fatto Y opinione emessa da que' due somrai colleghi
ScopoU e Tissot ch'io mi trovai d' avere fortunatamente allora all'Uni-
versita. Da clie il primo sino a principio della ricerca occnpatosi- per
mio conto ed uso d' una novella cliimica analisi ( di cui dir6 in ap-
presso ) vide e seppe gli esiti del clinico mio lavoro ; e il secondo ne
fu istruito colla lettura dei relativi miei ricordi medicinali.
Non per tanto essendosi a me in seguito offerti sei nuovi casi di
mali astenici, in cui pareva datami 1' occasione di sperimentare con
una maggiore opportunita e convenienza il rimedio delle vainiglie, e
in una dose altresi sul bel principio generosa, qual fu di sei grani
(indipendentemente dallo zucchero frammisto ), tre o quattro volte al
di, cercai di trarne partito. Voglio dire in due febbri lente nervose.
DI BASSIANO CARMINATI. 2o5
una continente , e 1' altra continua remittente , in due casi di asma
convulsivo e in due anastesie o deholezze portate al piii alto grado ,
una in femniina pellagrosa, I'altra in un sessagenario debolissirao ancora
dalla superata emiplegia sierosa. Ne fu poi senza profitto tale studio
mio; perocche vidi la vainiglia riuscire nolle febbri eccitante , analet-
tica e cardiaca, ma pero meno dell'acido succinico e della canfora; nelle
due lesioni di respiro giovare sulle prime e non in appresso, e a fronte
della tintura tebaica clie vinse il male; e nelle ultime morbose affe-
zioni la perduta forza erigere alcjuanto e per alquanto tempo e coii
qualche timore di vertigine e confusione d' idee.
E queste poi furono, o signori, le risultanze do' miei tentativi dal
1782 continuati per due e piii anni. Nel qual tempo prescntandole al
mio incomparabile maestro, il celebre Borsieri, le accolse coU'usata
benevolenza, e non lascio di ricordarmi le due circostanze per cui era
stato niosso a bramare da me istituita e compiuta la ramraentata spe-
rimentale medica ricerca. Una fu la compiacenza ch'egli ebbe di potere
col suo giudizio confermare la proibizione da me fatta della vainiglia
ad un sacerdote vivente in Lodi co'suoi correligiosi, e fratello ch'era
del consigliere ed uffiziale maggiore del supremo dipartimcnto d" Italia
in Vienna, don Gaetano Balbi. II quale religioso sessagenario, alto,
adusto , pieno d'ingegno e di fuoco andava soggetto a ricorrenti ver-
tigini per effetto d' un larghissimo, cotidiano e quasi non credibile use
di essa vainiglia : poiclie in un consulto tenuto collo speriraentatissimo
medico signor doltor fisico Morandini (*) suUa continuazione di tali
(*) Prove non lieve soddlsfazione nel qui e 11 secondo nel dirigf re colla migliore nianiera
goggiiingcre die questo accrcditatissloio medico lo Spedale maggiore. Divcnuto questi direttore
mjo concittadino ormai giunto ai cento anal generale del luogo pio in vece del chiarissimo
vlve sereno di mente, e mena una vita pro- signor dottore Gemello Villa ( che I' I. R. Go-
spera e vcramente invidiabile ia seno alia pro- verno nomino pel molti snoi pregi e raeriu
pria famiglia e in mezzo soprattutto ai due nelle diverse parti della raedicina e della storia
stlmatissiini snol figli amendue medici distiuti naturale medico delegate della citlii e provincia
e miei an tempo discepoll ed era amici , il di Lodi e Crema ) , ne adempie ora le fanzioni
(ignor dott. fisico Giovanni e 11 signor dottore con particolare vantaggio degP iofermi e dello
Enrico. DI cui il primo si distingue nel regolare stabilimcnto e della stess'arie salutare,
col maggiore zelo I'assisteaza medica de''poveri,
206 SUGLT USI MEDICINALI DELLAl VAINIGLIA
vertig;ini talvolta caduche gli disse die invano avrcbbe cercato di
liberarsene se non avesse il savio mio pareie seguito.
L'altra circostanza fu il caso dclle mie sperienze pur veduto d'una
talvolta comparsa vertigine, die veniva a proposito di conferinare quello
a lui narrato dal celebre Maresciallo Antoniotto Adorno Botta, per virtii
militaii e politiche c per grand! caridie sostenute degno allievo ed eniiilo
del farnoso Principe Eugcuio, mentr'egli ogui sera lo visitava iionage-
iiario r ultimo anno della sua vita. II quale caso era d'un cameriere
bravo e fidatissirao che preso veniva da caduca vertigine ogni volta
che di nascosto avea bevuto qualche tazza della cioccolata die pre-
parava e porgeva al padrone : caso tanto piii memorabile , quanto
questi confessandolo al principe, die scusando il suo ardire , con un
tratto veraraente nobile e reale, lo regalo di niolti unglieri dicendo,
che gli erano dovuti per averlo avvertito di astenersi in appresso
dairuso d'una sostanza capace di rendere vertigiiioso e con pericolo
della vita.
IMa e ormai tempo die di plu notabili cose intorno all'attuale ar-
gomento della vainiglia v'inforrai, narrandovi le ricerche e le scoperte
fatte dall'anno 1798 al 1804, avvegnache 1' indagine , quale neU'in-
tervallo di questi due termini riassunsi e mi studiai di estendere ad
ogni genere di esperienza, parve ad alcuni nostri sapienti e primi
maestri die colla qualita e copia delle analoglie utilissime osservazioni
largamente rimunerasse la qualunque indiistria e fatica niia e de' niiei
cooperatori. In fatti insoliti avvenimenti e motivi nati dalle viceiide
politiche di quegli anni, in vece di opporsi a nuovi tentativi ed esami,
fecero die in ciascheduno di que' sei anni mi trovassi aperto il campo
ad una particolare ed espediente ricerca.
La direzione dello spedale di Pavia e degli uniti luoghi pii a me
restituita col rcingresso nella Lombardia austriaca 1' anno 1799 delle
vittoriose annate austro-russe fece die, mediante la scelta permessami
de' malati , la vainiglia come rimedio da me si adoperasse alia cura di
certe infermita , in cui per anco tentata non si era, o non abbastanza.
NeH'anno dunque successivo 1800 rimanendo cliiusa TUniversita, potei,
dispensato co'miei colleghi dal peso della cattedra, sperimentare la
DI BASSIANO CARMINATI. 207
vainiglia In sette casi cliiruigici c medici a me ofFerti da railitari per
gradi distiiui stazionati allora in Pavia, e di cui alcuni erano prigio-
nieri. Ora data di accordo col cliirurgo a questi ufficiali di stato mag-
giore feriti alia dose, non coniputato lo zucchero, di grani dieci, due
o tre volte al di, eresse in due evidentemente le forze, aniino la sup-
purazione e miglior6 1' indole della puriforme materia, e all' incontro
negli altri due giov6 cosi poco da dovere tosto usarc la china inte-
riormente per ottenere, come si ottenne, I'aumento delle forze e il
miglioramento del pus. Tre ufficiali esausti di forza per le gravi
fatiche , da un pari metodo curativo ebbero realmente vantaggio ,
ma non bastante e non continuato quanto fu poi quelle lore compar-
tito dall'uso per cguale spazio di tempo ossia di due settimane della
chinachina.
Ebbi sirailmente in sei soldati I'occasione di estendere piu oltre le
prove della virtii medicinale dell' aromatica sostanza, sottoponendoli
air uso cotidiano di essa legata in pillole colla mucilagine di gomma
arabica , e in peso di sedici , venti e sino trenta grani , coll' idea di
liberarli dalla cachessia , ederaazia e leucofleraraazia , delle quali mo-
stravano i segni, e coi sintorai pativano le raolestie, derivate in lore
da mal curate febbri intermittenti. Impcrocche , se due si eccettuano
die a tale medicatura non parvero sensibili , gli altri quattro manifesta-
mente provarono un aumento di forze e di orine tanto pronto e no-
tabile da non temere il pronosticato ritorno delle sofferte febbri, e
da conseguire cjuello anzi di inia buona e ferma salute.
Nc r anno 1802 inutilmente trascorse pe'mieistudj e lavori interne
alle vainiglie, mentre anzi tiaendo partito dalla rinnovata nomina in
maestro chimico-farmaceutico e capo della spezieria dello spedale del
chiarissimo signer Francesco MarabeUi, ri tomato in patria per la se-
guita soppressione della repubblicana Universita di Brescia, gli affidai
r esecuzione di due importaiiti oggetti , quali sono la piu minuta ana-
lisi chimica e la piii variata preparazione farmaccutica di essa vainiglia.
Separando i componenti della sostanza assai meglio e cen maggiere
particolarizzazione clie praticato non si era per le addietre, si sperava
di aprire la via ad una sintesi censecutiva di leggieri conducente ad
208 SUGLI USI MEDICINALI DELLA VAINIGLTA
uii'artificiale composizione per ogiii uso medico succeclanea alia mede-
sima naturale vainiglia. Preparaiulola altresi in modi diversi si cercava
noil tanto di servire al genio particolare degli ammalati di prenderla
piuttosto in una anziche in altra maniera , quanto di scoprire coUa
scorta delle sperienze qnal fidacia e pratica meritassero i singoli me-
dicamcnti con essa preparati e composli.
Pose dunque il bravo sperimentatore in opera le diverse maniere
dalla gia riformata chimica insegnate ed istitui simili dilicatissime ana-
lisi convenevoli, onde nel corso dell' anno merce loro ottenni se non
quanti frutti sperava, alcuni almeno. Se non giunsi allora a vincere
r intima adesione di certe parti, ad ovviare alia perdita delle odorose
e fiigaci, ad aver altre con una divisione netta e precisa distinte e
semplici in modo da poterle tutte conoscere e poscia cercare d'imi-
tarle con qualche indigeno o artificiale supplimento, ebbi non pertanto
la soddisfazione pi-ima clie Tainio finisse di coglierc altri e non ispre-
gevoli frutti. Si ottenne in fatti di scoprire i difetti de'preceduti altrui
esami , non die i segni della materia zuccherina che alia polpa con-
cilia dolcezza; si riconobbe maggiore essere la copia dell'acido ben-
zoico, e si venne a cbiarir meglio e vedere essere d' indole singolare
o di suo genere 1' olio chiamato da' nostri autori essenziale.
L'anno poi consecutivo i8o3 interamente fu occupato neU'esaminare
con adattate prove farmaceutiche , regolate sempre dai chimici accorti
precetti, le diverse formole di prescrivere la vainiglia onde deterrai-
nare le preferibili rispetto ad ogni speciale riguardo della malattia e
deH'ammalato. Quella delle polveri, per la sua semplicita non alterante
la naturale sincera virtii del frutto siliquiforme , da principio a qua-
lunque prcferita , sebbene nelle cure mostrata si fosse co' suoi effetti
abbastanza efficace, si pratico non ostante di nuovo variandola con so-
stituire la gomma arabica alio zucchero, e qualche volta con triturare
gli estratti semi della polpa con quelli di anici o di cedro, ovvero con
radici di liquirizia o di gramigna. Una eniulsione si cerco di avere
eziandio dalla polvere di vainiglia unita alio zucchero colla giunta di
gomma arabica e di qualche oiicia d' acqua. La quale inoltre qualche
anno appresso servi all'uopo di preparare colla giuuta di raoUissimo
DI BASSIANO CARMINATI. 2O9
zuccliero chiarificato e ridotto alia debita consistenza quello sciroppo
clie comunque imitato e riteimto in estere farraacopee assai celebrate,
ne in Pavia, n6 in Mdano ebbe accoglicnza e fortuna. Una tintura
quindi si ottenne da una parte di vainiglia e dieci di alcoole mediante
una intrapresa digestione, e per una settimana a fuoco lento continuata
diligcntemente ; ed emerse anclie da once tre di vainiglia con poco
sottocarbonato di potassa tenuta in macerazione in tre libbre di acqua
e alia distillazione comune sottoposta lo spirito assai ricercato di vai-
niglia. In fine si preparo quell' estratto coll' alcoole che per I'eccellenza
sua e per la scrupolosa diligenza del suUodato cliiruico merito giusta
lode in appresso e consegui non lieve fama.
Ora tutte queste manicre di amministrare agl' infcrmi la vainiglia
porsero materia ad una novella serie di pratiche esperienze I'anno se-
gitente 1808-1809 nella scuola a me affidata di medicina clinica col
raaggiore impegno da me intraprese , con pari zelo sostenute da gio-
vani studiosi e osservate con vivo interesse da dottori e professori
nazionali e stranieri , i quali udite le mie lezioni di medicina teorico-
pratica all' Universita , e riducendosi meco nello spedale a visitarvi i
malati d' anibi i sessi iii separate infermerie e all' uopo della medica
istruzione raccolti , videro di mano in mano gli effetti nascenti dalle
mentovate preparazioni. Quindi videro da ciascmia medicina adoperata
ne' casi di malattie che dicono asteniche , nel genere e nel grade
simili ai sopra narrati , risultar quasi sempre alcuni effetti sensibili di
un' azione commovente , cardiaca e riscaldante in proporzioni corri-
spondenti alia quantita dell' aroma couteniuovi e alia diversa qualita e
copia della sua prescrizione.
In conseguenza negli undici malati a tal sorta di cura prescelti e
sottoposti, o per raeglio dire escludendo i tre da niuna preparazione
delle vainiglie scossi in modo manifesto ed utile, negli otto ci riusci
di osservare un' astenia da pregresse menorragie passive e dipendenti
raoti convulsivi, ed una clorosi con accidenti nervosi indotta da cause
debilitanti non vinte dalla emulsione di vainiglia presa in copia e a
Jungo, e anzi con vantaggio superate e tolte dalle frequenti ordinazioni
della spirito vaiuigliato fornitomi da un bravo distillatore di Lodi; di
Vol. IV. P. IL i-j
210 SUGLI USI MEDICINALI DELLA VAINIGLIA.
vedere iii due cniaciaziooi e cachessie , Tuna in persona adulta venuta
da croiiica salivazione mercuriale, Taltra in giovane esausto da venerei
eccessi, il ritorno da ultimo, cliiesto a compimento della procurata gua-
rigione con idonea medicatura farniaceudca e dietetica, del maschile
vigore, recato loro dalla nuova polvere composta dei semi della polpa
ad altri uiiiti, sostituita alia solita coUo zucchero conosciuta insufficiente.
Alia quale sostituzione mi mosse Topportunita di averne in pronto
qiialche copia residua da una fortunata anteriore esperieuza, e di ot-
tenere la conferma dalla successiva osservazione fatta fuori dello spe-
dale e poco prima, di quella virtu per cui alia dose di uno scropolo
al di e nello spazio di tre settimanc prepar6 a due deboli e dolenti
sposi la fecondita del talamo. In quel modo che a riparo della lunga
inerzia quando della tintura semispiritosa e quando della stessa avva-
lorata con vin generoso dalle venti sino alle trenta e piii gocce al
giorno in un emiplegiaco e in un impotente a ritenere le orine valse
il vero ed ottimo estratto alcoolico. La cui energia nell'emendare e
togliere affezioni nervose nate o mantenute da irritabilita e sensitivita
deficienti essendo inoltre apparsa maravigliosa per I'udito ridonato ad
un uomo che lo aveva da dieci amii quasi interamente perduto , e per
la vista restituita ad una donna da tre anni quasi cieca, mi obbligb a
darne a qualche medico determinato di ciraentarlo in alcun caso acuto
o cronico di nervosa astenica malattia.
Ebbe qui fine il propostomi medico esame delle virtii e degli usi
della vainiglia , sembrandomi di averlo spinto fin dove conveniva e di
poter quindi passare all' ideata ricerca di alcuna sostanza vegetabile in-
digena, sia naturale, sia fattizia, espediente a supplire ad essa come ri-
medio, quando mai ci mancasse o quando per ragioui dette piii volte si
amasse alcuna nostra cosa sostituirle. ]\Ia nel frattempo i cangiamenti oc-
corsi air University e alio spedale mi tolsero i comodi e i mezzi di rende-
re anche questo importante servigio alia medicina pratica e alia materia
medica, e fino la speranza di mai piu riaverlo. Per lo che impedita
vedendomi la via di pervenire alia meta , avrei pur amato che altri
avesse fatto le raie veci , e che perci6 qualche professore stranier(k
noa si fosse limitato a ripetere alcuna delle sperienze vedute a Pa via,
DI BASSIANO CARMINATI. 211
e il cliiarissimo signor MaraJjelli diveiiuto meritevolmente successore
alle cattedre, nel rispondere ad alcuiii miei quesiti risguardanti le ri-
cerche dopo il mio passaggio a Milano da lui o da qualche altro pro-
seguite , avesse potuto foriiirmele piix ricche di osservazioiii iiuportami
e nuove.
Egli in una sua lettera mi fa sentire come dopo la mia partenza da
Pavia ebbe piu motivi di maravigliarsi « del poco conto in cui e te-
» nuta dai medici una droga tanto importante , mentre le preparazioni
» di essa furono ( da me ) amministrate col piii folice successo in varie
» malattie d' indole astenica, e in ispecie I'estratto coU'alcoole corri-
» spose nella pratica alle sensibili sue qualita e spiegate prerogative:
» eh' esso estratto diveniva assai efficace e comodo per contenere sotto
» piccolo volume i principj piu attivi della vaiiiigUa e potersi ammi-
» nistrare con maggior prontezza e precisione della stessa in sostanza,
« ed essere altrcsi maggiormente prezioso per la scoperta facilita di
M conservarsi senza perdita de'suoi pregi e di sue virtii molto a lungo ;
» e che una massa di esso riposta in un vaso di majolica coperto con
» semplice carta al sue orlo attortigliata riteneva anche dopo quattor-
» dici anni la sua grata e intensa fragranza e la sua da noi allora
» veduta forza ed efficacia medicinale. »
Continu6 in fatti a dirmi in quella scrittura che gli era riuscito di
replicare in consimili casi le mie sperienze con pari fortunate esito;
« ch' ei credeva 1' aroma delle vainiglie durevole , intenso e diffusibile
» e sotto questi rapporti molto analogo a quello del muscliio , e 1' e-
» stratto specialmente spiritoso meritevole del nome di muschio vege-
» tabile in grazia di una couforme azione e virtu in varie infermita
» nervose e asteniche »; e che avrebbe pur voluto a me offerte occa-
sioni favorevoli di riprendere questo argomento e di condurlo a quel-
r ultimo termine che, incominciandolo a trattare, mi era per vantaggio
e per onore dell' arte prefisso.
Per la qual cosa anche questo benemerito chimico concorse con
quei professori di Pavia suoi compagni e nostri colleghi, che mi spin-
sero riuniti ad alcuni di voi a cogliere la prima datami opportunita di
procurare al farmaco di cui discorriamo un idoneo succedaneo, col mezzo
2 12 SUGLI USI MEDICrNALI DELLA VAINIGLIA
di clinici spcrimentali confronti ncllo spedale a cagione del morbo
peiocchiale apcrto a S. Angclo istituiti tra csso e ti'a sostauze diverse
supposte le piii adattate a foruirlo. Per vcrita tale concorso di comodi
e di circostanze mi si present6 allora per 1' esecuzione immediata e
sicura dell' impresa da render vana ogni mia scusa e da escludei'e ogni
reraora. Gli accorti e valenti medici si erano preso I'incarico di pre-
staimi aU'intento la ricluesta loro opera ricordandosi di essere crcsciuti
nella mia scuola e vedendosi tuttavia da me , protomedico del regno ,
apprezzati e distinti. I dotti ed esperti padri speziali dell' officina far-
niaceutica dei FatebenefratelU poco distante da S. Angelo erano disposti
a prepT'.rare per mio conto ogni medicina occorrente ai divisati cimenti
e mandarla giusta la ricetta a qualunque ora alio spedale. E volontieri
avrebbero presa cura generalniente delle sperienze oude nulla mancasse
al loro buon esito i rinomati direttore e vicedirettore dello spedale
maggiore di Milano signori dottori Crespi e Buccinclli, i quali avevano
eziandio la direzione medica dell'altro ospitale provvisorio summen-
tovato.
Valendomi pertanto di occasioni cosl belle e di mezzi cosi acconci
a cercare in fine e scoprire la sostanza surrogabile alia vainiglia presa
nel senso di mecUcamento, non tardai a procurarmi i risultati del va-
riato confronto delle solite polveri coUa vainiglia e lo zucchero e i
semi di materie ricavate da fiori ed erbe spiranti la sua fragranza. Di
cui pero non ebbi a compiacermi siccome in altri saggi di cose aventi
alcune qualita della vainiglia prcparate con chimici mezzi dai Fatebe-
nefratelU ed ivi tentate negli animali volatili e in piccioU quadrupedi.
Non perche veramente sospette o nocive temessi le disposte coraposi-
zioni da cimentarsi negli uomini, ma perche dal chiarissimo dottore
Enrico Acerh'i assistente indefesso ai chimici e farmaceutici lavori si
era voluto sotto i miei occhi e di que' padri spedalieri scorgere anche
in alti-i viventi quali effetti nascessero dalle preparazioni di essa vainiglia
e delle sostanze ad essa surrogate. Ma queste non risposero come si
aspettava.
Contemporanee a cjueste esperienze furono le cliniche istitnite nelle
infermerie di S. Angelo, e particolarraente affidate, come si accenno
I
DI BASSIAN'O CARMENATI. 21.3
a principio ( pag- 2), all'altro Acerld doitor Paolo, ingegnoso ed ec-
cellente medico, colla facolta di farsi secondare in analoghi cimenti
da qualunque altro, oltre al collega e degno suo compagno dottore
Fossati con superiore permesso passato a Parigi da qualche amio per
ivi esercitarsi nella scuola del celebratissirno dottore GcUl, e per avere
poi il consecutivo onore , di cui ora gode , di tenere dopo la di lui
morte con applauso aperta I'anatoniica e fisiologica scuola. Tra i ma-
lati diinque di arncnduc i sessi nuraerosissimi scelsc VAcerbi quanti casi
opportuni a cimentare la vaLniglia gli poterono venire offerti dal ca-
rattere del male scevro da flogosi e veracemente asteiiico , e spesso
divenuto tale ncl declinai'e del morbo petecchiale, che dissipata ogni
ombra d' infiammazione , voleva anzi per lo stato di languore e di de-
bolezza Y efficacia della diffusibile ed eccitante vainiglia.
Da molte dunque e moke serie di raccolte osservazioni fatte colla
vainiglia, di cui non trascrivero qui le storie superflue, cjuando di esse
e tutte cotidianamente cadute sotto gli occhi del Crespi e del BuccinelU,
e da me trovate giuste e concludenti , non riman dubbio e non occorre
arrecare le particolarita. Basta dire che daW Jcerbi e da ogni altro con
lui si tenne la regola di adoperare la vainiglia nelle solite dosi di pol-
vere semplicemente preparate, di non oltrepassare i diciotto grani circa
al di , e di adoperarla in tutti i generi e specie di malattie in cui si
erano previamente in altri tempi e casi prescritte eguali ricette al sol-
lievo c alia cura de' malati , e di passar quindi a cimentare in egual
raodo e in cguale stato d' indisposizione quell' mia sostanza finalmente
che, escluse tutte le altre trovate inutili, prometteva (per qualche sag-
gio ch' io ne aveva fatto altrove in distinti soggetti ) di fornirci il ri-
cercato succedaneo.
E per6 mi trovo fortunatamente abilitato in conseguenza di trenta e
pill sperienze e osservazioni mediche , e soprattutto di quelle istituite
dal sullodato dottore Paolo /Icerhi, cU porgervi, chiarissmii colleglii, la
grata notizia che la medicina ebbe dalle nostre indagini e fatiche un
farmaco equivalente, rispetto ai principj, all'azione e alia virtii, all'acido
coi noti metodi estratto dal croton benzoe. Da cui appunto o dato a
gocce 0 subUmato in fiori alia dose di quattro o cinque grani, le due.
214 SUGLI USI MEDICINALI DELLA. VAINIGLIA ecc.
le tre o le quattro volte al di, si videro in geiierale effetti non solo
eguali a qiielli della vaiiiiglia, ma seuza dubbio siiperiori nella pron-
tezza, nella costanza e nella forza. Per la qual cosa ho la soddi-
sfazione di potere ( senza cercare le cause per cui riusci sia la vai-
niglia, sia il benzuino incapace di manifestare nei tentativi reiterati
del mio Enrico Acerhi negli animali alcun segno d' impressioue sui
loro sistemi corporei ) conchiudere la presente Memoria , dicendo die
la medicina non ha piix bisogno della vainiglia per gli usi suoi parti-
colari, e che considerata questa nella sua qualita di rimedio, debb'es-
sere contenta di avere trovato nel benzuino un farmaco succedaneo
economico , innocuo , grato , soave e fragrante.
SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
DI
BASSIANO CARMINATI (*).
I ja dichiarazione fattavi, chiarissimi colleghi e signori, la scorsa
estate, e ripetuta in gennajo che i molti suicidj clie sventuratamente
nello spazio di due anni andarono succedeiido a Milano , derivarono ,
ad eccezione di pochi, da una encefalitide incominciante e determinata
dair iiiQuenza di cause fisiche e morali riferibili agli sprezzati doveri re-
ligiosi e sociali e ai cattivi costunii , m' induce a forninene le prove
in questo discorso , in cui , cortesemente ascoltato , scorgera ciascuno
negV indicati casi , come la malattia i colpiti da lei rendendo smemo-
rati e lesi nella mente, conducesse a ordire la lore perdita e rendersi
vittime infelici di un orrido suicidio. Conoscera similnaente che al co-
minciato infiammamento del cervello e del cervelletto d' ordinario par-
teciparono la midoUa allungata e la spinale e alcuna volta le vicine
parti, e per qualche accidente le stesse lontane.
Udirete in appresso che i mezzi e i soccorsi dell' arte , quando a
togliere dell' encefalitide la predisposizione e allontananie le cause , e
quando a prevenire il di lei sviluppo, progresso ed esito, indicati nella
storia di questa malattia che nell'anno scolastico i8o3 e 1804 dalla Cat-
tedra di patologia e di terapeutica speciale esposi in tre lezioni, furono
i proposti ad opportunamente prevenirla nei soggetti in cui per anco
apparsa non era. Da questa in fatti , che fu corapilata su nuove scoperte
e dottrine svelate dalla frecfuente ricomparsa della malattia, che da una
(*) Memorla letta nella radunanza deiri, R. Istitnto del di 11 giugno 1819.
2l6 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
idea divcrsa dalla comune riguardo al difeso rapidissimo suo corso
perpetuo, e die ne niigliora la parte patologica e curativa, presi fon-
dati motivi di riferiile 1' eziologia , ossia di fissare la prossima causa
di que' suicidj , come tolsi altresi gli avvisi a prevenirli e a rirnediare
iu genera sia alle prime impressioui , sia alia conseguenza del male-
fico moi-bo.
Vedeva in vero nei tentati e a priacipio colpiti da esso i caratteri
di una malattia priinaria ad estesa pure a carto tempo, per cui appaja
talora celere o lenta, acuta piii o meno, incipiente e spiegata, spora-
dica od epidemica, pericolosa serapra, assai grave e di leggieri mortala,
comune ad ogni eta, sesso e condizione , non mai contagiosa, e per
molti riguardi dissimile dalle descrizioni ordinarie degli autoii: mentre
die avvczzi questi a trattare cd esporre i caratteri a i fenomeni del
male giunti alio stato ossia al colmo dell' infianimazione a inclinati
digia air uno o all' altro de' suoi esiti per lo piii funesti a irremedia-
bili o almeno non totalmente riparabili, fanno cha i medici, negletto
o nqn osservato il suo preludio, lascino scorrere il raoraento oppor-
tuno cli antivenire il pieno sviluppo a troncarue il corso.
Notissime pertanto essendomi e conosciuta la suddette differenze del
morboso sconcerto cerebrale a le cagioni di peccare con facilita nalla
cura, non potavano elleno distogliarmi dalla tosto concepita idea e
dair estcrnato analogo parere al primo udire dei suicidj die fossero
essi imnicdiati effetti di una incominciante encefalitide. E per6 ebbi
motivo di non lieve compiaccnza nel ti'ovarmi poco dopo in questa
diagnosi e in questo giudizio d'accordo col diiarissimo signor dottor
Macchi a col degiiissimo capo signor Mancini , delegati ambidua all' Uf-
ficio municipale di sanita e pieni di sapere e di esperienza , allorche
dai loro rec-istri a dalle note comunicatemi , le notizie otteueva concer-
nenti i primi casi , siccome ottenni cortesementa le consecutive con
mio profitto risguardanti , oltre al tempo, al luogo, al modo , al nu-
mero a alle qualita degli uccisi, le circostanze precedute al suicidio,
la mortali lesioni osservate nella visita legale del cadavere e d'ordina-
rio couformi alle particolari mie ricercha e alle informazioiii assunte
da persone istruite a fededegne.
DI BASSIANO CARMINATI. 21 7
Ne dlssentirono altre narrative e testimonianze raccoke da qualche
caso di suicidio occorso fuori di Milano , di cui i medici e chinirghi
del paesc m' istruirono dopo avere i corpi degli estiiiti tolti dalle
aequo esaminati colle regole da me apprese a Pavia. La cui relazione
mi porse altresi colle notatevi gravi alterazioui al cervcllo e conge-
stioui sanguigne nuove ragioiii per non ascoltare i dubbj da certuni
mossi sulla da me presunta causa dcU' encefalitide. Nella cpiale avreb-
bero pur eglino dovuto meco convenire sentendola pure gia ammessa
dai rispettabili pratici i signori dottori Locatelli, Omodci, Biai e Macchi.
Le osservazioni tutte sui corpi degli estinti , le ridessiom sui fenomeni
preceduti alia lore morte , e i paragoni eziandio istituiti da me tra i
mali che dal cerebro dipendono e 1' encefalitide danno alia proposta
conghiettura quella certezza die come parte della fisica puo e vorra
darle la raedicina.
Ma ritornando agl' infelici uccisori di se stessi con morti violente ,
e cosi ai casi di suicidio registrati negli atti municipali della Commis-
sione di sanita e negli elenchi mortuarj , vorrei pure ommettere di
significarvi adesso, miei carissimi colleghi, il loro numero, poiche
udirete con rammarico non minore del mio ch'esso sorpassa cjuello
di 41 , se non che posso un conforto fortunatamente recare alle sen-
sibili e compassionevoli anime vostre, sostituendo alia trista la lieta
notizia che ad una quantita piu grande di persone vemie a tempo
impedito il disposto suicidio.
La fisica causa delle occorse disgrazie, portata a cognizione degli
abitanti d'ogni classe coi precipui indizj del suo primo apparire e del
prirao suo malefico raodo di operare, produsse il vautaggio che i pa-
rent! , i congiunti , gli amici chiamassero i medici a soccorere gli en-
cefalitici in tempo che appena si spiegavano i prodromi della esube-
rante raccolta del sangue al capo e della varia cagionatavi compressione
e spiegata flogosi , e che si tenessero altresi di vista quegl' indocili
sprezzatori d'ogni cura, che comunque dal male tentati, resistevano a
qualsivoglia consiglio e ajuto, e si vedevano confiisi d'idee, alienati di
mente e spesso incapaci di riflessione e di raziocinio. E per6 non man-
carono esempi di tali uomini di ogni ceto e di ogni eta da domestici ,
Vol. IV. P. U. a 8
2l8 SOPRA LE CAUSE DEL SUICDDIO
da vicini , da villici e da viandanti tratteniui nell' atto stesso die stavano
con armi da fiioco per uccidersi, per appendersi ad un laccio, per
lanciarsi da una finestra , per precipitarsi in un pozzo, per tagliarsi
col rasojo la gola o con un pugnale svenarsi , o die si disponevano
a trovare la niorte nella sommersione soffocante nelle accpie, nella
caduta da una rupe o nella bevauda di un veleno.
Fu poi da me e dai sopraccitati clinici esperti e sagaci rimosso
ognora piii il dubbio die il suicidio consumato o solaniente ordito
nascesse da una causa fisica teste inducente male al cervello e al cer-
vellette, merce delle riunite prove e avute cenfessioni da celoro die
sotto il raortale celpo iion esalando le spirito, poterono ritornati in
so nelle poclie ore residue di vita provvedere alia propria cescienza,
lion die pentirsi e riparare aU'onore coU'ingenuo racconto di essere
stati spinti aU'orrendo eccesso da strani violenti impulsi, da sinisti'e
insolite inclinazioni, da sognate apparenze, da rappresentazioiii di non
pill vedute cose innanzi agli occlii e da vane fantasie e larve ricorse
alia mente. Per la qual cosa vedra ciascuno di voi, illustrissimi signori,
iiuovo e forte motivo di approvare il partito da me preso di tacere
degli sventurati suicidi i nomi , giacclie secondo me la lore manifesta-
zione non e necessaria; sarebbe iudiscreta col ritornare sugli altrui
falli e niiserie, e rinnoverebbe il raccapriccio di molti e il raramarico
delle famiglie sia dei periti , sia dei preservati e tuttora viventi. Mas-
sime die verso il fine di questo discorso spero di mostrare tanto mag-
giore la convenienza di coprire di eterno obblio la memoria delle no-
stre miserabili vittime , quanto sono riuscito a trovare e meglio stabilire
la pratica di rimedj e di mezzi valevoli a impedire il rinnovaraente
delle qui vedute scene di sangiie , di cordoglio e di lutto.
Concorsero del resto a conferraare la proposta causa e la formata
diagnosi gli avvertiti sintomi della incipiente malattia, die giusta la
nostra opinione sone i proprj dell' encefalitide , il calore, T ardore
del capo , il bisogne di portarvi alcun refrigerio , il restringimente
delle pupille , il rossore degli occhi , gli errori diversi nella vista ,
Taccendimcnto del volte, la pulsazione e il gonfiamento delle arterie,
la dimenticanza di qualche nome proprio, la difficolta di esprimere
DI BASSUNO CAMnNATT. 219
una cosa tutto che alia mente presente , la vertigine rlcorrente o i
timori alraeno di vacillare e cadere , la perduta memoria de'piu im-
portaiiti e solid affari e studj, le interne inquietiulini, la veglia e la
sonnolcnza alternanti tra loro, la vibrazione, la durezza e la celerita
de'polsi, I'ardore della pelle, la scarsezza delle escrezioni o la fre-
quenza delle orine , 1' ira , la coUera , la raelancouia cd altri sintomi
che omraetto per brevita.
Venne inoltre una ragione piii forte a dichiarar giusta la profcrita
sentenza, qual e la qualita delle cagioni predisponenti e occasionali che
prepararono e determinarono il suicidio, le quali non diffei-iscono punto
dalle solite a preparare e produn-e una encefalitide vera e infianima-
toria , la pletora , la sovercliia esercitazione del corpo , 1' intenipe-
ranza nel here e nel mangiare , I'abuso di Venere, F eccessiva appli-
cazione della mente , la melanconia , 1' idea fissata in un oggetto
inducente gravissimo patema d'animo, veglia, timore e simili alterni
moti di eccitaraento e di languore e di debolezza, I'ardore del luogo,
del clima, il viaggio sotto la sferza del sole, le malattie esanteraaticho
retropulse, i llussi di sangue di qualunque sorta soppressi, e soprattutto
gli abituali e copiosi non richiamati in tempo e abbastanza, e in ge-
nerale i gravi disordini nelle sei cose non naturali.
Cosi il confronto di cui diceva istituito tra i fenomeni delle malattie
del capo e gli avvertiti negl' immolati da colpo \ iolento fini di rendere
vittoriosa e accetta generalmente la nostra opinione a que'medici stessi
che a principio I'avevano impugnata: dacche nella encefalitide sola
trovarono la somiglianza o la medesimezza della raalattia produtti'ice
dei riferiti fiinesti accidenti. Non era, io diceva loro, una epilessia, perche
niuna pei'sona manifestd i segni de'moti tonici e clonici ed altri suoi
fenomeni; non una apoplessia di qualsivoglia specie e grado, perche niuno
mostrb il di lei carattere essenziale, la paralisia; non una frenitide, perche
niuna persona delir6 con audacia e furore; non una mania, perche nissuno
degli uccisi raostr6 coUa demenza i sintomi di un minaccioso ardire, di
movimenti violenti e di enorme aumento di forza corporea; non un forte
tetano che abolisce i sensi, perche, sebbene insorto il male nel cuore del-
I'estate e in alcmao per colpi di sole, mancava della rigidita delle membra.
120 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
In virtu di siffatti motivi ridotti a non molti i nemici principali della
nostra opinioiie, ccrcai dopo di convincere anche questi contraddi-
citori porgcndo alle loro difficolta ed eccezioni ragionevoli e soddisfa-
centi risposte. Alia prima clie si desume dalla rarita dell' encefalitide
ncl nostro paese provata col lungo silenzio degli scrittori, col voto di
escrcitad pratici vivcnti , da cui non si vide o di rado , e coU' inse-
gnamento dello stcsso Borsieii , risposi clie questi col dirla di rarissima
menzionc quantunque da taliini benissimo espressa, e solo dopo il 1776
colle opere di Scuwages , di Sagar e di Carrere recata a comune 110-
tizia, non venne a dirla raramente da lui veduta o medicata. Ne per
essersi valso descrivcndola di una storia comunicatagli da un allievo
si dcbbe attribuirgli difetto di proprie osservazioni ; perocche aperta-
mente dicliiaro valersi delle altrui e delle sue insieme (meis ipsis); e
pote di fatto ogni anno a Pavia in piii casi mostrarla a'suoi discepoli.
AU'altra clie nacque dalla dichiarazione di esercitatissimi medici di
non essersi tre o quattro anni incontrati nella suddetta malattia op-
posi la presenza di lei non conosciuta da loro ; mentre clie nelle intra-
prese cure di una giovane moglie, di una nubile donzella di trent'anni
e di un gentiluomo di cinquanta per mali di capo , vertigini , vani-
loquj , confusioni d' idee , mancanze di vocaboli , errori nel parlare e
turbamento de' sensi colle replicate emissioni di sangue generali e par-
ziali, non ne trassero per6 a sufficienza per non avere avuto dell'en-
cefalitico latente infiammamento il menomo sospetto. Onde nei tre
riraasero le reliqiiie di esso assai dolorose in piu modi alteranti le
funzioni animali , vitali e naturali , e ostinati a segno di esigere tutta
I'abilita del chiarissimo Omodei per essere tolte con una medicatura,
da me pure veduta , di alcuni mesi simile alia ricbiesta e praticata
nelle lente e croniche infianmiazioni interne di alcun nobile primai'io
viscere.
Delle cui non rette diagnosi , imperfette cure e superstiti vizj non
mancarono veramente anche in passato a Pavia e a Milano moltiplici
esempi, di cui il Borsien medesimo si valeva ad istruzione de'suoi
discepoli , siccome ben mi sovvengo. Di alcuni offertisi a lui nell' atto
di essere consultato a pro di supposti apopletici , e per raancanza di
DI B/VSSIANO CARMINATI. 221
bastevolc cura, e in ispecie per non sufficiente missione di sangue
rimasti Icsi nelle fuiizioiii intellettuali e perduti di memoria, di giudi-
zio e di scniio, tenni io stesso iiota ne' miei ricordi medicinali. E soiio
del gioviiietto primogenito di una grande faniiglia die assunto I'abito di
cliierico , credendosi vescovo , si occupava tutto il giorno ncl palazzo
in cui era tenuto di vista e nobilmcnte servito a imitarne i doveri e
fame le funzioni ; del marchese assai ricco e sacerdote insieme assai
religiose che dimentico ad un tratto di esserlo, avrcbbe voluto ad ogni
costo diveuirlo ; di un rinomato maestro di rettorica die dimenticata la
sua qnalita di cliierico regolare, I'incumbenza, I'obbligo di compierne
i doveri e la reminiscenza d' ogni relativa dottrina, fu preso dalla fan-
tasia di essere divenuto un potentissirao Sovrano, e si occupo per anni
ed anni molti a rappresentarne la digiiita col trar partito dalla vasta
sua erudizione c dal possesso delle lingue straniere; del prete die
avendo diraenticato il le<r";ere e lo scrivere e ridotto inetto a celebrare
DO
la messa, teneva non pertanto alia memoria, e pregato ripeteva le avute
lezioni filosoficlie e morali; del cappuccino che pregava di essere ac-
cettato novizio e di vestirne 1' abito , non accorgendosi di averlo in
dosso e di essere professo da trentaqiiattro anni ; e del predicatore e
lettore domenicano per iramodici studj encefalitico e incapace ai soliti
insegnamenti che componeva e stampava intorno agli arcani sensi del-
I'Apocalisse.
Vedeva dunque in queste alterazioni singolari della memoria un nuovo
argomento die 1' encefalitide fosse stata la causa de' riferiti disordini
cerebrali , avendo dai libri medici imparato essere compagni ed effetti
di essa male o in parte soltanto curata. Per quanto fossi e sia disposto
veramente a non crederli patognomonici di quella infermita, avendo
veduto e letto simili fenomeni di lesa memoria essere comuni alia cefa-
lalgia , alia frenitide e a qualche altra indisposizione infiammatoria
del capo all' azione de' rimedj rimaste refrattarie , sapeva pero die
sempre erano segiii e risultati di una sinistra impressione fatta e su-
perstite in alcun punto delle sostanze e delle parti contenute nel
capo. Quindi io fino dai primi miei studj ritenni indizj ed effetti di
parziale e cronica encefalitide i tre casi di lesa memoria e in luia
22 2 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
maiiiera straiiissima osservati da Pietro Salio Diverso, ancor die ad
essa da lui non ascritti, di uii giovane smeiuorato iii guisa die, per-
duta la ricordanza delle cose preseiiti, la riteiieva iiitera delle passate
per niodo da recitare veisi da limgo tempo appiesi; di uno die nel
levai'si da pranzo agli aniici tosto sopravvenuti a visitarlo e cliiedenti
come e cosa avesse mangiato non era capace di loro rendcrne conto,
dacclie diceva averiie perduta ogni memoria ; e di una donna die
merce di convenevoli evacuazioni guarita da infiaramatoria malattia,
e riavendo la memoria nell'acuto corso di lei perduta, rest6 nondi-
meno affatto immemore del male sofferto, e dimentic6 talmente la
fisonomia del medico, die fu Pietro Salio, da uon poterla mai ritor-
uare alia raeiite , per cui rivedendolo neg6 sempre di conoscerlo.
Ad una terza eccezione per altro da questi errori di memoria pre-
sunta qui non occone di rispondere , alia dedotta cioe a pregiudizio
della proposta natura e sede del male dalla osservazione di taluno,
clie gcneralmente da' suddetti difetti nella memoria andarono esenti co-
loro i quali non soccombettero al commesso misfatto o vcnnero nella
loro alienazione di mente trattenuti dall' eseguirlo. La difficolta si scio-
glie dicendo die una giusta, pronta e bastevole cura tolse in loro la
malattia interamente , come deve avvenire , e si raccolse nel frattempo
in alcuni soggetti di eta maturi, di iiobile nascita e di fortmia prov-
vediiti in copia e di un' esemplare condotta, religione e morale, die
furono presi da encefalitide e porsero occasione inaspettata ad utili
confronti. Uno per avere negato (seguendo il cattivo consiglio di un
iiemico del salasso, e rifiutando il buono del suo medico prudente ed
esperto ) di prestarsi di iiuovo a qualche cavata di sangue trovata ne-
cessaria a liberarlo da alcun avanzo della superata encefalitide col
metodo antiflogistico praticato in tutta la sua estensione e in tutta la
successione degli ajuti da cui compiuto e giovevolissimo risulta, il di
seguente si accorse di perdere la memoria, ed in parte gia perduta
trovolla il terzo giorno il savio e dotto medico da lui vicliiamato colla
promessa di abbandonarsi alia sua perizia, die pote appena con altri
salassi e mezzi curativi rendergli la facolta di ricordarsi e proferire i
nomi proprj e quelli di alcune domestiche cose dimenticati. Due altri poi
DI BASSIANO CARMINATI. asS
dopo due aiini divenuti di nuovo encefalitici per Y efficacia di una
pill sollecita c piix generosa niedicatura antiflogistica, rinianendo liberi
dal rinnovato malore, si trovarono eziaiidio gaiariti dalle risultaiize del
priniiero o preceduto. La darua perci6 piu non ebbe a soffrire i fre-
quenti ardori e dolori di capo, le veglie, i granchi, le scosse verti-
ginose e le smemoraggini, per cui veniva spesso salassata e purgata;
e il cavaliere venne guarito da un'abituale sonnolenza, da turbainenti
uella vista e nell'utlito, da confusioni d' idee e da ricorrente mancanza
di memoria.
Le obbiezioni pariraente diverse messe in campo per contraddire
alia onnai stabilita vei-ita perdettero per opera nostra la forza di com-
batterla. Chi obbiett6 la sua rara comparsa e la poca diffusione nella
Lombardia , nell' Italia e in Europa dall' anno citato da Borsieri 1 776
fino al 1 786 , e cosi in un decennio , senti rispondersi da noi die le
cinquanta volte si era veduta a Pavia, dove fu con ogni sorta di soc-
corsi trattata dagl' illustri professori e dottori di medicina e di cliirur-
gia clie ivi fiorirono. Chi suppose cli' io non 1' avessi osservata a Vienna ,
intese che in quella capitale e in ogni regno e provincia dell'austriaco
Impero, visitando gli spedali civili e militari, mi riusci di osservare e
di raccogliere iniportanti storie di essa considerata sotto le varie sue
differenze. Che anzi ivi scorgendorai nello studio di lei singolarmente
occupato I'esiniio e dotto medico Molinari, si fece premura di farmi
disimparare le imparate dottrine , cioe di credere a sette giorni cu"ca
limitato rordinario suo corso, e di rado esteso agli undici o ai quat-
tordici; di supporre nei primi di la febbre costante sua compagna; di
ammettere la prognosi ordinariamente Hinesta; di aver fiducia in certe
medicine clie coll' idea di prevenire lo sfacellismo ossia la cancrena
impediscono, aumentando 1' infiammamento , la perfetta soluzione del
male.
Cola ebbi inoltre la sorte di acquistare da que' cesarei archiatri ,
professori , maestri ed artefici nell' arte salutare di consumata sperieuza
e di meritata celebrita le possibili notizie concernenti la stessa cnce-
falitide, fondate sopra osservazioni raccolte in diverse epoche e in di-
versi stati anco piu lontani d' Europa. Le quali se giovarono alia mia
224 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
soUecitata istnizione , e se mi porsero materiali per la meditata novella
storia di lei , possono forse ora pure abilitarmi a togliere di mezzo al-
cnne opposizioni e a meglio stabilire Ic poco fa annunziate dottrine.
Imparai in vero dall' eraulo di Leonardo da Capua, Dall'^gllo, die
non ei'a mai stata rara la di lei comparsa negli anni preceduti al 1 740
nel regno allora austriaco delle due Sicilie. Seppi dal lodato Molinari
ch'egli I'avea spesso veduta medicare in Roma dal rinomato suo padre.
Intesi da Barth Y uniforraita conservata nelle sue cause , ne' suoi ca-
ratteri e nelle sue indicazioni a Ragusi, a Malta, a Roma e a Vienna,
r identita delle interiori lesioni nelle parti cliiuse nel capo e nella
spina sccndcnte all'osso sacro ; mentre con Prokaska io esaminava i
cervelli di sospettati encefalitici , ed egli mi notomizzava con singolari
modi e nuovi artificj da lui immaginati minutamente ogni parte del
cervello, del cervelletto e della duplice midolla. Fui da Quaiiii per-
suaso clie quando gli studj fatti a Lipsia da lui venissero continuati ,
avrebbero convinto gli autori di mcdicina su alcuni punti della neces-
sitii di informare le descrizioni scolastiche di essa. Conobbi da Collin
la convenienza di essei'e nella cura pronto e liberale col sangue. Ap-
presi sirailmente da Mertens reduce dalla Russia che 1' ignoranza sola
del volgo in alcune provincie o la rarita de'medici in altre potevano
far supporre agli stranieri raiissima la malattia in quel vastissimo
impero.
In appresso graziosara.ente comunicate mi furono dai celeberrimi
Barone De Stork e Cavaliere Bramhilla importanti osservazioni, da cui
scelgo alcune sole col dire che dal primo mi fu mostrato un soggetto
tre volte attaccato da encefalitide e altrettante guarito ; un fanciullo di
principesca famiglia risanato pure da lui di quella che dall' idrocefalo
nasce o vi succede ; un conte ricchissimo preservato dal consumare il
progetto di uccidersi dopo la perdita di un miico figUo coUe pronte e
larghe emissioni di sangue ottenute co'salassi e colle copiose evacua-
zioni da vasi eraorroidali procurate da reiterate applicazioni delle mi-
gnatte; una gran dama straniera che encefalitica e alienata in conse-
guenza di mente nell' atto che giunta nella villa in cui doveva essere
curata, facendo vista di scendere, buttossi senza grave danno dalla
DI BASSrANO CARlNnNATI. fiaS
carrozza, in pari modo liberata; e un illustre soggetto, che fornito
delle qualita desiderate in un Consigliere aulico e IVIinistro di Stato ,
che dopo gravi e contimii lavori sostenuti nella gueiTa dei sette anni,
volendo un giorno compiere uffizio in cui fu d'uopo di protratta e profun-
da meditazionc, poco manco clie encefalitico perdesse il settimo giorno
la vita, la quale per altro gli fu dallo Slxirk, assistito da altri valenti
raedici, conservata non senza un superstite strano pregiudizio nella
memoria. Per aver egli abbandonata troppo presto la cura e ripresa
la distinta sua carica, avvenne die nella memoria avesse daimo parziale
e perpetuo ; perocche ei la perdeva dopo il pranzo delle cose operate
e passate la mattina , e solo la riprendeva nella successiva colla cir-
costanza di non sovvenirsi piii delle operate , udite ed occorsegU nel
dopo desinare.
Mi porse altresi il secondo, Bramhilla cioe, negli spedali militari (oltrc
alio stabile di Vienna , eretti fuori e nelle sue vicinanze durante la guerra
che si combatteva per la successione alia Baviera ) la migliore opportunita
e ogni comodo di progredire con frutto nelle mie ricerche. Dopo avere
esaminati prima in quello di Vienna alcuni casi di encefalitide successa
ad altro male o congiunta con altro, fui ad osservarne nel numerosis-
simo di Kudendorff alquanti altri dipendenti pure da lei iii conseguenza
di contusioni , di fratture e di ferite da soldati combattendo riportate ,
e di alcuni di questi potei anzi per una mia piii estesa istruzione
valermi, quando , divenuti mortali , si ricercarono ne'cadaveri gli ef-
fetti ed i vizj deH'offeso sistema cerebrale e nervoso.
Or dunque notai nel primo spedale , che di quatiro sotto I'azione del
sole e della fiuica divenuti encefalitici, col beneflcio del cavato sangue
due guarirono il ventesimo giorno; il terzo un piii giovane soldato
ristabilito sei di prima per I'assai maggiore ajuto -di una sopravvenuta-
gli larga e a intervalli replicata emorragia dal naso e rimancre cosi
contro ogni speranza in vita ; il quarto col solo residuo daniio della
in varj modi alterata memoria ; e del pari riuscire coronata da felice
esito la cura antidogistica di una femmina figlia di un militare ungherese
per isventura e senza colpa erotomaniaca rimasta coi sintomi della
encefahtide, e in fine restituita al priiniero florido stato di salute e di
Vol IV, P. II. 49
226 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO.
avvenenza da ritornare alia patria per ivi porger la mano di sposa ad
un giovinetto uscito libero dalla coscrizione , savio e facoltoso. Nel
secondo spedale preso motivo dallo scoperto sfacelUsmo e dall'accop-
piamento delle due infiammazioni la frenitide e 1' encefalitide in colore
die vi erano condotti non feriti , e in vece per febbre ora sraeraorati
e stupidi, ora deliranti ed ora soporosi alternativamente , mi racco-
niaiidai ai primarj medici chirurghi perche no' soccorabenti ai mali
perlustrando il cervello, il cervelletto e le appendici scoprissero se ai
morbosi apparati infiammatorj awertiti durante la malattia corrispon-
dessero i guasti e i vizj nelle lore parti supposti o araraessi dagV iii-
segnamenti d'allora patologici e nosologici. Nel clie la loro industria
per altro ebbe lievi c pochi successi , essendo solamente pervenuta a
dctcnninare che una flogosi sempre precede , die 1' cssenza del male e
infiaramatoria , die attacca le sostanze corticale e midoUare , die alle
intime pure si estende sua sede , e d' ordinario die ad alcune parti
spesso perdona , e non sempre le meningi investe.
In virtii dunque , o cbiarissimi colleghi , della forza e persuasione
nate dalla riunione delle ora esposte notizie , risolte obbiezioni , date
risposte , tolte dubbiezze e annunciate scoperte non vi meraviglierete
se fiirono i contraddittori all'opinione che 1' encefalitide ritiene causa
de' rammentati suicidj, ridotti a coloro solamente che due nuove ec-
cezioni o non prima udite difhcolta recentemente produssero, e vantano
fin qui ne da me, ne da altri superabili. E pero vi prego di ascoltare
le ragioni mie in contrario , e poscia decidere se io le abbia o no
con esse estenuate e tolte via , sicche niun ostacolo mi veiiga da
loro recato nel passare dopo all' altra parte della mia raemoi'ia, la
quale ho destinata a trattare della cura praticata 1' anno scorso, di
una speciale ancor migliore , delle regole da seguirsi in pari rinnovate
occasioni di epidemica influenza, e dei consigli die in mio senso do-
vrebbe porgere a prevenirne la frequente ricompai'sa , a impedirne
della stessa sporadica ogni danno ed esito funesto la Medica Polizia
nel nostro paese e in ogni alti'o ai Municipj , ai Magistrati e ai Governi.
Stanno le credute difficolta indissolubili nella ripugnanza di ammet-
tere in Lombarcha ed in Italia la comparsa ogni anno di qualche
DI BASSIANO CARMINATI. 22/
encefalitide , perchfe secoiido taluno che ci appartenne , e tutto' voleva
vedere a suo modo , alcuni nostri medici e celebri iiomini all' etii nostra
vissiiti luiighissiina vita e poco fu trapassati non ne fecero caso e
parola ; perche non mostrossi in un' cpoca quanto antica , altrettanto
illustre per I'italica medicina, quant' e il secolo d'Augusto; perche di
lei appunto tacque Aulo Cornelio Celso ; e perche coniinciando a ino-
strarsi am6 di ricomparire a diverse riprese e a lunghe distanze : e
nella inipossibilita di trovare e quasi di concepire come 1' encefalitide
si spiegasse in contrarie stagioni , e come in una parte sola della scorsa
estiva e autunnale tanti attaccasse ad un tempo, e come dopo essersi
mostrata nelle provincie lombarde e altre italiane , e a lungo mante-
nuta tre anni innanzi potesse lasciarsi vedere di nuovo e rendersi
dominante generalmente e dar luogo a que' tanti casi infelici che for-
mano ii principale soggetto dell'attuale nostra occupazione.
Certo che la prima difficolta tosto si risolve coUa sicura notizia che
principiando la camera di profcssore a Pavia , vidi ogni anno ma-
nifestarsi alcune encefalitidi , e ne trattai altresi alcune nei due anni,
in cui partito con universale rammarico quel sommo uomo di Tissoe,
fui nominato dall'Augusto immortale Sovrano a fame le veci ; che
nella loro comparsa e cura mi trovai d' accordo coi numerosi e distinti
medici stranieri , i quali alle cotidiane lezioni dalla cattedra e alle
visite e osservazioni cliniche al letto degli ammalati raattutine e ve-
spertine si davano premura d' intervenire ; che bramai allora con
salutevoli disinteressati avvisi di vedcr meglio assistiti da certo dottore,
di quanti clinici fiorirono nell'Universita non contento e alia pratica
loro contrario, due rispettabili soggetti encefalitici , sentendo da' primarj
medici e chirurghi dello spedale che contro il loro parere avesse le
indicate cacciate di sangue in uno ritardate di troppo , e nell' altro
troppo presto dismesse ; che provai sommo dispiacere di sentire , rpia-
lunque ne sia stata la causa , entro un mese defunto il primo e rimasto
il secondo leso nella memoria in un modo singolare e degno che qui
si scriva.
n vecchio medico e chirurgo signor dottor Menagliotd dall' ence-
falitide , come qui sopra si disse , non curato abbastanza riinase colla
228 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
perpetiia climenticanza de' nomi proprj e dei nominativi ; per cui non
poteva anco scrivendo segnarli. Malgrado pero tanto difetto facendo
inteiidere a cenni e a gosti il nome e la cosa e coU'uso delle altie
parole , cjuali profeiiva , pote sano , franco e robusto ritenere le sue
abitudiiii , frequentare le conversazioni e i teatri , e continuare per
vent' anni circa a fare il nieilico di nobili faniiglie e di varj monaster!
deir uno e dell'altro sesso , e vivere vita piii lunga del nipote morto
due anni sono di 83 auni , ispettore dello spedale, a cui non poteva
egli dire tenendolo vicino a tavola a cagione d' esempio : Francesco
dammi del i'ino, nia in vece benissimo .' dammi a here.
Si tolgono altresi di leggieri gli altri motivi dell'asserita ripugnanza
col riflettere i .° die T encefalitide conosciuta , come dissi , e nota ai
tempi ippocratici nella Grecia , c direi anco in Egitto , fu conosciuta
sino dai vecchi poeti delLazio; 2° che Plauto la indico nel Trinumno
col nome di morbo solstiziale datole dai Romani; 3.° cbe avendola
egli anzi chiamata con un nome preso dalle due stagioni o solstizj
in cui suol nascere , cioe triviale , popolare e non medico , parve ta-
citamente mostrare la frequente sua comparsa e diffusione, qual male
frecjuente in Roma; 4.° che potesse non ostante all'epoca d\ Celso per
alcjuanti anni non insorgere a cagione della invalsa somma cura di
tener il capo difeso dall' azione del sole e della cotidiana pratica
di lavarlo con acqua fredda e diacciata , e sino di sottoporlo una o
due volte al di ad un grosso getto di freddissiraa scendente dall'alto;
5° clie nella successiva eta e in ispecie in quella di Plinio il maggiore
per le mutate circostanze e maniere di vivere cola fosse ritornata ad es-
sere non rara; e anzi ne' due solstizj frequente tra il popolo per averla
espresso sotto un nome triviale desunto da un primo e costante sin-
tomo della malattia , cioe dall' ardente riscaldamento del capo ( ardor
cap'uis) e spiegatomi da un culto infermo che un tempo curai « per un
» intense calore abbruciante alia fronte con senso di peso al vertice ,
» qixal comincia e j&nisce col male. »
Niuna causa in fine di ripugnare alia nostra opinione porge I'auto-
rita di que' due nostri che ascoltavamo , pochi anni sono, dell'ence-
falitide cpidemica occupandosi questo I. R. Istituto iii una simile
1
DI BASSIANO CARMINATI. 229
congiiintura , cercare con vane insussistenti ra<;ioni di resistervi. Sapete
chc usainnio in vece cU qucste a ine«;lio illustrarne la natura e ampliarne
la storia. Quando disse un di loro rencefalitide esserc lix solo fretjucnte
e diffusa dove nasceva endemica , siccoine nel Valese e neU'alto Mila-
nese producendovi il cretinismo e la pellagra, si coufiito cogli esempi
da me qui sopra citati. Quando replico I'altro in conferraa di'lToppo-
sizione clie anche la frcquente encefalitide de' fanciulli avcnti I'idroce-
falo , la spina bifida e 1' idroracliitide nell'ospizio di S. Caterina era
un male diverso, si avverti ch' ei poteva essere tosto confutato da ci6
clie ne dice il cliiarissimo signor Cavaliere Mantovani nel libro sulle
infiaramazioni edito a Pavia per I'istruzione medica de' chirurghi af-
fidatagli, e da loro assai stiraato. Quando ambidue insistettero che
encefalitidi non dovessero considerarsi le perdite della memoria e della
loqiiela , la stupidczza , 1' inibecillita e i disordini varj della mente nei
pellagrosi dei due sessi , si convinsero di errore colle date prove di
avere esse la stessa sede ed essenza , guidare del pari al vaniloquio ,
al delirio e alia silenziosa e cupa malinconia , e condurre , se gl' in-
ferrai guardati e custoditi non siano , al suicidio. E quando cercarono
un ultimo rifugio nella negativa di due medici longevi e poco fa de-
funti di averla veduta , finirono coU' essere obbligati a cessare dalle
loro opposizioni , poiclie si venne a raostrar loro la niuna forza o la
vanita della prodotta e creduta autorcvole testiraonianza di cssi due
medici (rispettabili per ogni altro titolo fiiori di questo), avvegnache
fossero essi i conosciutissimi contraddittori in qualclie deciso caso di
tal malattia al medico altrui giudizio e all' esternato parere di prose-
guire e terminare la cura coi chirurgici evacuanti tuttavia richiesti.
Urio era noto per avere un tempo abbandonata al celebre scrittore e
clinico e amico mio caro e costante dottor Cera la cura di un illu-
stre personaggio , volendolo considerare come non encefalitico e non
bisognoso di altri salassi , coi quali guari. L' altro era abbastanza cono-
sciuto per essersi fatta dell' encefalitide idea cosi diversa dalla comune
che in due casi di un prete , per effetto di scrupoli preso da tal malattia
voile senz' altro abbandonarne la consecutiva medicatura e guarigione al
sopracchiamato suo collega e confidente dottor Franclietti; e di una
aSo SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
giovine moglie di uii riiioraato farmacista che ue fu attaccata j^er
successione a puerperale metiitide , si ostiii6 a vedervi V apoplesia ,
mentre cinque o sei classic! medici uu deciso sfacellismo col Monteggia
VI scorgesano.
La siipposta in sccondo luogo parinicnte non solubile difiicolta
prodotta dal non poter concepire come ncUo spazio di due stagioni
niinore si spiegasse lo scorso anno I'encefalitide in tante persona e tante
movesse e portasse al suicidio , senza ostacolo o dubbio si risolve da chi
voglia nieco alio circostanze volgere uno sguardo che la sua comparsa
precedettero e accompagnarono. E qucste erano costituzione antecedente
da cpidemico geuio preparata, idoneo cpianto mai a favorire il suo
sviluppo in molti ; il coucorso simultaneo di uno stato del cielo asciutto,
cocente e sotto la sferza del sole noii toUerabile ; la uon curata cefa-
lalgia o trascurata pletora per 1' invalsa in que' giorni maggiore repu-
gnanza a toccare il sangue per alcuni occorsi ed esagerati accidenti;
la popolare cresciuta opinione die ne' di canicolari ed estivi non si
tragga sangue senza pericolo ; la credulitii alinientata dal volgo a certe
drastiche sostanze, ancorche vietate, sospette e non ragionevoli come
medicine, fino al punto di aspettare da queste effetti sicuri e vantaggi
superiori a qualunque salasso ; la falsa idea in alquanti die la sraetno-
raggine o la sonnolenza procedessero da debolezza, e volessero riraedio
dal vino, dalla birra , dall' accpiavite e dal rlium; I'abuso quindi nel
here e nel mangiare in raodo da ricliiamare tutte le viziose conseguenze
deU'ubbriachezza e dell' intemperanza ; la sospensione a quell' epoca
di certi affari e negozj ; le occorse scoperte di consumate sostanze
nel giuoco, nel lusso e in qualche vana speculazione; la coscienza
rea di qualche misfatto a manifestarsi vicino ; la temuta perdita del-
r onore e dell' inipiego ; la raancanza di religiosi principj portanti
alia rassegnazione e al ravvedimento ; la necessita di cambiare una
vita scostiimata e licenziosa per la subita privazione de' mezzi che la
sostenevano , e la pervicacia di non adattarsi ad irn sistema proprio e
degno di sa\-io uomo e di onesto cittadino.
Ma scenda ormai il discorso alia parte destinata a narrarvi la cura
non tanto praticata nello scorso anno con buon successo , quanto
DI BASSIANO CARMINATI. 23 1
praticabile in avvenirc con assai migliorc prohabilmentc fortunatissirao
iiclle future cpiderniche e nelle stesse sporatUclie cncefalitidi. Comin-
ciate dunque a udire clie la cura riuscita talvolta a preservare dal
suicidio e guarire dal cerebrale malore infiainmatorio fu regolata da
qiiella che a Pavia I'anno 1797, predominandovi esso, vi feci dalT 11-
lustre collega mio e professore Scarpa secondato. Dacche si scopri
determinatavi I'encefalitide ne' giovani , non avvezzi a militare, dal-
r esercizio al sole , dal capo raso senza Ijastovole riparo della sferza
di esso, e nelle feminine dalla moda di annerire la capcUatura con
baguai'la e asciugarla ai raggi solari , o portarla corta e senza difesa
alia testa, si penso che alle premesse gcnerali emissioni del sangue
dovesse ogni altra maniera tener dieti'o di cavarlo da' vasi arteiiosi
e venosi sparsi intorno alle diverse parti della testa e comunicanti
coUe interne.
Si abbraccio dunque un tale metodo ora pure preservativo , e mas-
sirae avendo avuto nei primi anni del 1800 I'occasione di confermarne
maggiormente I'utilita; perche le ricomparse cncefalitidi, col mostrare
la stessa natura e indicazione, vennero a domandare lo stesso tratta-
mento. E per6 il nostro esempio cbbe un' inlluenza nelle successive
cure della nialattia doppiainente vantaggiosa; perocche dopo avere in-
dotti allora i nicdici e chirurghi priiuarj dello spedale accennati di
sopra a valersi delle stesse maniere di trar sangue , fecero die i gio-
vani allievi testiinonj in quel tempo di cpielle sperienze e osservazioni,
divenuti poi eccellenti maestri e artefici in IMilano e in altre citta,
praticassero negli scorsi mesi egual genere di cura, e in ambidue i tempi
con vero e sommo p^ofitto. Dir6 anzi che un di loro oltrepasso i limiti
da noi prescritti e tenuti, traendo sangue nel preludio dell'encefalitide
ad un giovane forte contadino dalle vene ranine o sottolinguali , cre-
dendo d'imitare Lancisi, con prontissimo effetto bensi suUa malattia, la
quale sotto la copiosa perdita del sangue entro la giornata disparve ,
ma tenne gli astanti in lunga agitazione per la difficolta incontrata dal
primo chirurgo ottimo operatore dello spedale dottor Cera nell' arrestare
il sangue. N6 gli attuali nostri medici e cliinn-ghi si mostrarono ri-
cordevoli soltanto de'soccorsi e vantaggi nelle scuole cliniche e nelle
2 32 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
infermerie dello spedale di Pavia provenuti agli eucefalitici dalle im-
piegate maniere di cavar sangue in viciiianza al capo , meutre alcuni
si mostrarono adesso col fatto capacissimi di cavarne in qualunque ma-
nicra e da qualunque parte con facilita e sicurezza.
Mi compiacqui pertanto moltissimo ncllo scorgere da bravi allievi
deir Univei-sita nazionale divenuti bravissimi medici e chiriu-ghi in
Milano adottato il metodo mio curativo e preservativo , e ncl vedere
non poclii salvati dal suicidio e da ogni altro pericolo di morte, e
poscia guariti operando colle regole dallo Scarpa nostro insegnate, e
confoi-mi alle simihnente indicate ai giovani dottori praticanti nel
grande spedale di Milano da questo pur nostro illustre coUega e
della chirurgia sommo ornamento Cavaliere Palletta intorno alia stessa
epoca. Impcrocche mi sovvengo ancora che s' egli non giunse in tempo
( troppo tardi chianiato ) di salvare al Nobilc Don Agostino Agudio ,
universalraente amato, la vita , pote dire ai medici della cura cli'ei non
era apopletico , ma colpito da encefalitide non conosciuta : stava per
morirne airindomani, per cui si colse in grazia di lui un lucido in-
tervallo ancora di compiere ai doveri religiosi e ai civili, e si ebbe al
tempo stesso da lui 1' importante notizia dell' insorto e sparso male e
della qualita della cura da esso ricliiesta e fortunatamente mostratagli
dalla sua sperienza.
Vedemmo quindi alcuni eucefalitici delle due passate stagioni in cui
si poteva tentare una cura con speranza di alleviarli e di guarirli , e
ricevere sollievo e salute, meutre alle generali cacciate di sangue solite
praticarsi dalle braccia e dai piedi si aggiunsero le contemporanee o
successive da que' vasi arteriosi e venosi spars^^ intorno alle diverse
parti della testa o ad essa vicine che i Morgagni e i Borsieri volevano
nelle malattie del capo particolarmente aperti. Vedemmo ciascuna di
queste estrazioni di sangue I'una dopo I'altra opportunamente praticate
coll'apertura delle vene jugulari preparate coUa corapressione innocua
al capo, della frontale e delle stesse arterie temporali, e soventi volte
ancora colla scarilicazione profonda ed estesa all' occipite , che traendo
colla ventosa le due o tre volte applicata dalle vene occipitali diramate
dalle jugulari esterne si coraunica ai venosi seni delle meningi, e si
DI BASSIANO CARMINATI. 233
ricliiama da loi'o il sangue agli csteriori vasi tuttavia aperti alia circo-
lazione ne'giovani e nefi,!! adulti, e tra noi anche ne'vecchi purclie
pletorici e di teniperamento sauguigno , siccorae si rinveiinero dopo
inoi'te noil cancellaii ; onde si ottciiiie quell' alleviamento notabile die
da tale ajuto iielle apoplesie si ripronietteva 1' anticliissimo medico
Areteo (*) e iiello scorso secolo il Valthcr sopra di ogni altro.
Vedcmnio siinilnicnte dal sangue in abbondanza tratto colle mignatte
poste a diverse parti della faccia, del collo c dietro le oreccliie mi-
tigati i dolori, gli ardori e altri molesti siiitonii del capo, e colle iii-
cisioni fatte tra i processi stilo e mastoideo dietro le orecchie con una
lancetta penetrando profondamente, merce dell'estratto sangue rassere-
nare la mente e ricliiaraare la memoria : nella guisa die lo Scarpa nel
1 809 invitato meco a soccorrere un facoltoso negoziante apopletico da
qualclie di , giunse con simile operazione a cavare cinque once di sangue
da ciascun lato c ritornargli 1' uso dei sensi , la smarrita memoria , la
perduta loquela e la tolta riflessione.
Cert' altri encefalitici altresi dopo essere stati tolti al manifesto pe-
ricolo della vita coUa sollecita pratica del pieno e compiuto metodo
antillogistico dalla pletora e dall' inflanimaiuento riclamato, migliorarono
vie pill, e nel corso proprio ai niali acuti e corrispoiidente alia forza
e azione delle cause morbose, si accostarouo al termine della malattia
coU'applicazione delle mignatte molte e replicate ai diversi siti del
corpo secondo la qualita dei malati e le differenze del male. Ora si
cerco di ricliiamare , applicandole al dorso , il sangue dal capo e dal
collo; ora di estrarne dalle vene delle braccia la possibile quantita,
supplendo a non praticabili salassi; ed ora di operare una rivulsione
indicata del sangne dalle parti superiori, ed un abbondevole sfogo di
esso da' vasi emorroidali chiusi all'abituale flusso cruento, die, soppresso,
i mali del capo cagiona ed aggrava.
Queste veramente invitate ed in abbondanza proraosse evacuazioni
sanguigne produssero un salutevole eiFetto ogni qual volta vennero ad
acquistare di efficacia coll' astinenza dai ricercati cibi per qualche
gionio, colla tenue dieta in appresso, colle bevande temperanti, cogli
(*) De scarificat. occipUii plur, capitis morborwn auxUio.
Vol. IV. P. II. 3o
o34 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
iiiterposti pui'ganti lenitivi di subacide polpe di tamarindi , di cassia
e di inanna , colle pozioni o misture saline attenuanti o coUe emulsioni
paregoriche , coi clisteri mollitivi , coi pediluvj , semicnpi e bagni te-
pidi, co' rubefaceati e vescicatorj agli omeri c alle scapule, e con
applicazioiii rinfrescative e solvcnti alia testa. Intorno ai quali due
ultiini mediciiiali ajuti per altro non tacero la rara loro riuscita forse
a motivo che il prirao troppo spesso e troppo presto si applic6 cioe
sul capo di persone sensibili ed eccitabili e non preparate ancora dai
preniessi salassi a risentirne senza sovercliia irritazione il vantaggio,
e die il secondo della fredda doccia sulla rasa testa cadente o del
ghiaccio impostovi, giovevole ordinariamcnte a principio, si uso quando
e dove couveniva piuttosto risolvere che reprimere.
Non equivoco airincontro mai, aiiche infruttuoso talvolta risultando,
apparve quel modo, secondo me precipuo, di troncare il corso all'en-
cefalitide, e con minore difficolta guarirla, gia conosciuto da rimotissimi
tempi in Egitto , vo' dire Tartificiale emorragia dal naso, utilissima in-
dicata dalla naturale , che coll' accadere spontanea e larga scioglieva
da se I'encefalitide, cola frcquente promossa da quei sacerdoti e me-
dici insieme , coU' introdurre nelle nari un corpo atto a ferirne i vasi ,
una canna, una penna da scrivere od un istromento qualunque idoneo.
II cpiale mezzo nelle successive eta usato , riproposto e favorito colle
calde e vaporose fomentazioni da raedici di raano in mano fioriti con
maggiore merito e fama , fu richiamato a nuova luce da Pietro Sallo
Diverso, valente clinico e dotto scrittore faentino , che seppe nel i 586
rinnovarne col proprio esempio la fiducia e migliorarne la pratica
nelle sue opere latine edite a Francoforte (*), e lo fu in una espe-
dientissima maniera, mentre ai vecchi modi e strumenti acuti sostitui
1' innocua applicazione delle mignatte alle parti interne delle nari all'uopo
reiterata , e col sottoporvi una spugna imbevuta d' acqua calda provo
la facilita di potere da que' vasi medesimi aperti estrarre in tale ab-
bondanza il sangue, che per la loro comunicazione cogl' interni sparsi
(*) Queste opere sono: De /eferi pesri/enffo/j.' habetur: Annotationes in artem medicam Donati
Curationcs quorundam pardcularium morbonan, Antonii ab Altomari.
quorum tractatio ab ordinariis practicis non
DI BASSIANO CARMINATI. 235
nelle sostanze corticalc e midoUare avvenisse richiamo clai seni e ven-
tricoli di taiita effitacia da magniiicarlo c ascrivergU la felice guarigione
conseguita di alcuui ainmalali con quelle parole : Hoc ununi rnaxime
laudo, cui podssimum attribuo samcatern in nonnullU ex tali morbo recu-
peratam.
Stimato era in fatti 1' esito largamentc aperto dal naso al sangtie , e
tcnuto a Pavia principale riniedio del male sino dal tempo in cui si pote
air osservazione clinica del Salio accoppiare 1' anatomia del celcbre
Cerardi, professore di Parma. Col restare Scarpa ed io convinti die
le interne vene delle nari ( da qnesto nostro amico, troppo presto ra-
pito alia gloria del nome italiano , vedute nelle tavole del Santorini ,
affidategli dal maestro Morgagni per essere da lui riordinate ed edite,
come segui con una magnifica edizione Bodoniana) comunicassero col-
I'encefalo, cercammo alia prima comparsa di qualche sporadica encefa-
litide di rendere la scoperta fruttuosa. Furouo dunque alle nari destra
6 sinistra accostate due o tre sanguisughe in modo da farle penetrare,
salire, afferrare , mordere, incidere, schiudere e succhiare dalle vene
santoriniane il sangue, e da ottenerne anche in appresso cogli attratti
vapori delle calde spugnc raolto e poi molto e talvolta moltissirao.
Venne quindi da me adoperato di tempo in tempo tanto facile e
naturale ajuto nelle encefalitidi sia de'fanciuUi non sanati colla cura
del celeberrimo amico Odier, sia dei pellagrosi , sia dei non guariti
del tiitto in una maniera da vincere talora la mia ed altrui aspcttazione.
Imperocche il suo effetto salutevole fu ora istantaneo , ora non mediocre
ed ora grande e insieme permanente : eppero ragionevole divenendo ,
non ha guari , il rinnovamento suo, risulto in piu casi il migliore
soccorso prestabile all' ammalato , e il preservative piii immediate e
valevole a tener lontana la malattia, ovvero a porre pronto insupera-
bile ostacolo ad ogni suo progresso. Se a male spiegato valse a ren-
dere la guarigione sicura , di cui molto si dubitava , coll' aver dato dai
vasi del Santonni nello spazio di cu'ca due ore trenta once e piii di
sangue , e quindici o ventidue giorni dopo , non mi sorprese se con
eguali evacuazioni determinate in pari tempo si dissipo la minaccia o
il principio dello stesso malore.
2.36 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
Merita in conseguenza cosi possente ajuto di essere nella cura del-
r encefiilitide generalmente lodato , e di ottenere qui ed altrove la fiducia
di tint' i medici e chirm-ghi, per cui non sia raai negletto. Col portar
fuori dalle nari qualche libbra di saugue, riesce un rimedio ecp.iivalente
ncireffetto ad una larga eraorragia sopravveuuta a ferite, contusion! e
nialattie del naso e del capo , che ai risultati disordini e incomodi
ripara , come 1' csperienza ci mostr6 con evident! recentissime osser-
vaziom. Da cui si ebbero similmente nuovi motivi e nuovi fatti per
essere giudicato con me dai sapienti e accorti raaesti'i, e per essere
volonticri prescritto , come primario stromento o mezzo della cura pre-
scrvativa, della quale torna pur bene die a prevenire i futuri suicidj
e i frccfuenti ritorni delle encefalitidi io ora vi parli, o signori, bre-
vemente.
La pill giusta e forte ragione esige che le cause proegumene e pro-
catartiche sieno allontanate o impedite di concorrere insieme e riunite
a dar origine , corpo e forma all'encefalismo; perocche la scienza ed
arte medicinale ritenne la sua guarigione , ed insegnb fin qui essere,
quando e incipiente , assai difficile, e quand'e confermato, impossibile.
Torna ora quindi a preciso mio dovere di non terminare questa me-
moria senza porgere suggerimenti opportuni a prevenirlo, massime
poste le favorevoli circostanze attuali di vedermi abilitato coi recent!
lunii a darne d! ben fondati ed utili sotto il doppio aspetto dell' in-
fluenza clie abbiamo detto a principio avervi alia genesi della malattia
le cause fisiche e le moral! , e coll' intenzione di trar profitto dalle
ultime important! osservazion! de' medic! espert! e sagaci , e dalle
dottrine da religios! principj regolate e prodotte da filosofi saggi e
pnidenti.
Converra dnnque cominclar la cura di prcservazione , venendo in
ajuto del male disposto ed esteso colle emission! del sangue nella qvxan-
tita proporzionata al di lu! stato e nella qualita del luogo indicata dal
tempo e grado di esse male. Parmi, a dir vero , intorno a questo punto
di avere , sperimentando e osservando , imparato che ! prodromi
annunziator! di una subita e grave encefalitide richiedono pronti e
copiosi salassi uelle braccia replicati, e il consecutive non ritardato
DI BASSIANO CARMINATI. 287
aprimento de' vasi entro al naso e porgenti di sangue copia larghissima;
e die al contrario i preludj di una lievc e iion rapida domandano
r artificiale irnniediata emorragia dalle nari di alquaiUe libbre, da se
sola riuscita non di rado sufRciente a totalmeiite ne'suoi principj abo-
lirla. Ed e pure in questa seconda maniera die il passaggio s'inipedi
al pill volte nominate infiammamento cerebrale di certi mali che per
r indole, la condizione, la forma, il carattere, I'andamento e gli esiti
intercssano I'encefalo, e che da certi nosologi si vorrebbcro ora sti-
mare altrettante encefalitidi.
Ancorche tali non si vogliano dii'e con loro i principj di certe feb-
bri e malattie, e certe sinoche , cefalalgie c siraili, sappiarao pero da
sicure osservazioni e dottrine che di leggieri si mutano in encefalitidi;
onde spesso si tolsero coU' emorragie dal naso invitate coUe applicate
sanguisughe e colla loro larga copia senz' altra ulteriore flebotomia
riuscita all' uopo con'ispondente. In prova di che , per citare casi soli
recentissirai , tai limito a esporvi , illustrissimi colleghi , die siffatta
chimrgica raedicatura da dotti, rinoraati ed esperti artefici e scrittori
usata preserve dall' encefalitide, mentreche dal dottor Tribern prescritta
in una febbre con vaniloquio e vivo dolore al capo , il quarto giorno
la supero ; dal dottor Paolo Acerhl suggerita in una vertigine caduca
impedi la ricomparsa; dal Cavaliere e professore Mantovani ordinata
in qualche sinoca, prestissimo la estinse ; dal dottor Millesi adoperata,
r invitta resistenza ai replicati salassi voluti da intense ardore al capo
si rimosse; dal dottor Caimi , ispettore dello Spedale di Milano, cuuen-
tata in tre forti minacciese cefalalgie, al prime entrare nel luogo pie
le demo in peche ore , e prima delle ventiquattro con meraviglia di
molti le vinse, e censigliata a me finalmente d'accerdo co'miei due
medici Omodcl e Cavaliere Locatclli, dal dottor Sollcra, e sotte di lui
eseguita la prima volta produsse grande effetto , e dope due giorni re-
plicata mi libero merc6 1' estratte cinquantasei once circa di sangue
dalle relicpiie di una non lieve e molesta pletora al capo.
Si abbia dunque in questo preservative la dovuta fiducia, e se ne
faccia il possibile use in grazia massime del potere che ha la natura di
sopportare o aramettere I'uscita per questa via di ima quantita assai
238 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
grande di sangue, anche indipendentemente dallo stato di minacciata en-
cefalitide sciiza daniio, ed anzi cou vantaggio. Di ci6 uu doppio esempio
si ebbe negli scorsi dodici aniii di una dama settuagenaria, che a Pavia
dopo avere perdute dal naso sei libbre di sangue in un giorno, dopo
sei altri sostenne col pivrer luio e di Scarpa Testrazione coUe niignatte
alle pinne del naso di tre altre libbre richieste dal continuato peso e
dolore al capo, e di un piii vecchio prete in Milano, per simile case
curato egualinente , e col fortunate successo in amendue di vcderli ad
un tempo preservati dall'encefalismo, e guariti da inveterata miopia
in modo di vedere , di leggere e di scrivere senza difetto o debolezza
di vista Tuna otto anni, e Taltro di rimanere tuttora franco e robusto
uella vista.
Con qaesto mezzo , coUa fuga delle cause disponenti e occasionali
dcUa malattia, coll' avvertenza di evitare soprattutto 1' ardore del sole,
coir innocenza e parsimonia d' un vitto temperante e in gran parte
vegetabile , coU' accorto riparo del capo , della fronte e degli occlii
neir csercizio di qualche arte o mestiere , col regolato uso del moto
e della quiete, del sonno e della veglia, coirastinenza da lunglie e pro-
fonde meditazioni e coUa moderazione negli studj sara, secondo me,
massimamente compiuta la medica dottrina concernente la profilattica
cm'a dell' encefalitide. A lei, s'io non erro, manca soltanto I'indica-
zione de'mezzi e precetti espedienti a governare rettamente i patemi
deir animo , e prevenirne la ricordata sinistra e spesso fimesta influenza
sulla mente e sul cuore che carabi6 un disgraziato , un incredulo, uno
scostumato , un guasto e corrotto ne' vizj in un misero encefalitico e
disperato suicida.
Cominci la cura preservativa da questo lato per una ingenua, religiosa
e felice educazione, avvalorata nel sue effetto e renduta di maggior frutto
col buon esempio de' genitori , de' parenti ed amici assai piu dei pre-
cetti efficaci; dalla scelta di ottimi maestri e di buoni libri e di saggi
insegnamenti; dalla pratica d'ogni virtu sociale e cristiana; dalla fuga
delFozio; da una coscienza amica del giusto e dell' onesto ; dall' osser-
vanza delle leggi ; dall'amore al Sovrano, alia patria e alia famiglia,
e dal costante studio di evitare tutte le occasioni e le pratiche atte a
m BASSIANO CARMINATI. 289
far deviare , sia il giovane , sia 1' adulto , dal retto sentiero e strasci-
narlo presto o tardi fra i pcricoli di ogni sorta capaci di condurlo
all'orlo del prccipizio, e, come si mostra in questa scrittura, alia per-
dita stessa dcUa ragione , deli' onore e della vita.
Succeda poi all' osservanza delle prescrizioni e delle norme or dette,
che Bono positive, la savia e prudente attenzione a quelle clie sono nega-
tive, di cui la prima ci raccomanda di evitare gli oggetti, la cui rap-
presentanza ai iiostri pensieri e ai sensi troppo viva, troppo ripetuta
e troppo atta a sedurre, dalla mente passando al cuore s'impadronisce
della volonta, niette in moto, quasi senza die ce ne accorgiamo, le
tee passioni, le copra sotto il velo d'una conformita alia natura umana,
le guida con una morale non avente retto e sufficicnte principio delle
sue azioni, e ne scusa le pericolose conseguenze con una non sana
filosofia. La cpiale in vece di condurre alia verita , di cui e figlia ,
porta all'inganno e all'eiTore, indi per due vie tortuose e fatali aperte
una daU' amor disperato , e 1' altra dal materialismo al suicidio.
Ad un termine o precipizio cosi lagrimevole pur troppo entrambe
recentemente condusse, oscurati i lumi della ragione e soffocati i
rimorsi della coscienza, la lettura di cattivi romanzi e di ernpi libri.
I primi con instillare nei cuori giovanili, e in ispecie in quelli deU'altro
assai sensibile e debole sesso, un veleno, che insinuato distrae dal bene,
accende lo spirito e lo muove a compatire ed anche ad ammirare
aniori che I'onesta detesta e la legge condanna; i secondi col radi-
care delle idee erronee nella mente degli educati male e cresciuti nelle
massirae dell' atcismo di levarsi dai travagli col levarsi di vita. Oltre
che gli spettacoli e le rappresentanze porgono alle alterate fantasie
nuovi e maggiori impulsi.
Per la qual cosa dovendo , secondo 1' annunziatovi divisamento ,
questo discorso giunto ora al fine essere da me compiuto con porgere
in nome della medicina politica ai rettori, ai governanti e difensori
per istituto e dovere della pubblica sanita avvisi e consigli valevoh a
prevenire la comparsa dell' encefalitide coU'allontanamento di certe sue
cause generali e in guisa da renderla rara al mondo e non mai ap-
portatrice di morti e di suicidj , non dimentichero di dedurli, ripeterli
240 SOPRA LE CAUSE DEL SUICIDIO
e regolati offiirli da motivi insieme riuniti fisici e morali. Lo die soiio
per eseguire tosto ch' io abbia px-oposti pochi salutevoli ricorcU die
r igiene e la terapeutica porgono agli uoraiiii col desiderio e col fine di
niaggiormente preservarli dalla disposizioue e nialattia di cui trattiamo.
Tra' cjuali viene 1' avvertenza di guardare la testa dalle iuteraperie ,
dalle pioggc e dalle subite variazioiii e alternative di caldo e freddo
e dair aria umida , di coprirla con cappello o berretto nell' estate leg-
giero , bianco di colore e di materia 11011 assorbente e iion conservante
il calorico de'raggi solari, di tenerla giacendo in letto alquanto elevata
e sostenuta da cuscino non soffice , non molle e iion laneo, e piuttosto
resistcnte e di crini , di tenerla snll'una o suU'altra guancta dormeiido
piegata , e nell' alzarsi da letto siiio a ritoriiarvi tenuta sempre alta e
diritta col collo sulle spalle in qualsivoglia tempo di quiete, di moto,
di passeggio , di esercizio in qualsivoglia genere , di occupazioni di
opera e di studio: si raccomanda la scelta a clii al male inclina di un'aria
in' estate frcsca, pura, di monte, difesa dal sole e teiiiperata dalla vi-
cinanza di un lago o di un fiiinie ; la purga una o due volte al niese
del ventre; 1' applicazione in taluno delle raignatte dietro le orecchie,
e in tal altro all' ano , e 1' uso interpolato di qualclie altro semplice
rimedio ; il cui scopo sia di tenere dall' afflusso , dalla copia e dalla
qualita infiammatoria del sangue illese le parti contenute nel capo : e
si raccomanda in fine da me la costante imitazione di Borsieri nel fuggire
gli sternutatorj e gli acri stimolaiiti, e nel ricreare in vece , com' ci
diceva ed eseguiva, con innocue odorose cose, con aromatidie fragranti
acque e con soavi spiriti il cervello.
Ma venga finalmente la medicina politica co' suoi consigli a prevenire
die r encefalitide compaja o almeiio ben di rado e non mai circondata
dalle vedute disgrazie, all' intento opportuni e ora renduti ai municipj e
ai magistrati palesi , tra' quali e di vedere clie nell'estate le grandi strade
dello stato dominate dalla cocente azione del sole offrano al viaggiatore
e al viaiidante a determinate stazioni il sollievo dell' ombra , il re-
frigerio dell'acqua e il comodo di un bagnatojo; di ordinare che
iielle comrade di una citta trovi il cittadino il passeggio difeso dalla
sfcrza solare dall' una all' altra via , e il riverbero e I'ardore de' selciati
DI BASSIANO CARMINATI. 24 1
e de' suoli di pietra prevenuto da regolare innaffiamento, e il transito
dalle piazze renduto nelle ore piu calde innocuo da piantagioni, da ripari
e da tontaue; di vegliare perche al primo sospetto di una costituzione
epidemica atta a farla insorgere abbia 1' abitantc dalla medica solleci-
tiidiiie il pronto soccorso de'piu idonei preservativi, e di conciliare a
queste disposizioni maggiore efficacia, unendovi il concorso di alcuna
riforma o correzione de' pubblici spettacoli reclaniati dalla sana morale
in alcuni paesi per altro colti e distinti.
La brania di corapierc il progetto del possibile preservamento dalla
encefalitide cliiede pur essa die sieno riformate le sceniche rappre-
sentanze clie in luogo di correggere allettando i costumi o mostrare
punito il vizio , offrono il trionfo della vendetta e della crudelta, clie
non sieno d' ora innanzi sul teatro ofFerti alia calda immaginazione
degli spettatori mai piii certi quadri sparsi di sangue e di lutto, clie
lungi dair iiicutere rammarico e spavento, si applaudiscono e si riguar-
dano cpiai raodelli di vera fortezza e di austera virtu; e clie mai piu
si mostrino al popolo in varie guise sedotto e vivaraente commosso i
pugnali come intrisi di sangue e tratti dal seno di vittime immolate
ora alia gelosia, ora alFambizione, ora ad iin falso eroismo e sempre
da una mano diretta da uii cuore perverso e maccliiata dal delitto.
Consoliamoci pero colla fondata speranza che questi combinati voti
della medicina e della morale sieno esauditi senza indugio in Europa,
da che i suoi felici abitatori vivono all'ombra di Governi saggi e illu-
rainati e sotto lo scettro di Sovrani che si gloriano di essere padri
de' loro popoli.
ra. TV. p. II. ♦ 3i
SULLA CORRISPONDEINZA
DELLE IPOTESI GEOGONICHE
COLLA CLASSIFICAZIONE GEOGNOSTICA DELLE ROCCE
DI
SCIPIONE BREISLAIC.
§ i.° Orutognosla — Geognosia — Ceogonia.
±^e ricerche principal! de' geologi suUe grandi masse pietrose che
si presentano ai loro sguardi nella superficie della terra sono : i .° I'esa-
niinare la natura e gli eleraenti che le compongono ; 2.° I'osservare la
loro distribuzioue e posizione relativa per dedunie I'ordine di succes-
sione nella loro consolidazione ; 3.° rintracciare il modo della loro fornia-
zione e le circostanze alle quali si debba attribuire la lore origine. Non
parlo di altre considerazioni , die possono essere molte, ma che o non
appartengono alia geologia, o sono per la scienza di un interesse minora,
o dipendono da taluna di quelle che si sono esposte. II primo genera
di ricerche costituisce la minercdogia ossia orittognosia , il secondo la
geognosia, il terzo \si geogonia. L'orittognosia diretta dalla chimica, dalla
fisica a sovente ancora dalla geometria ha tre guide , sarei per dire ,
sicura, ed aspira al pregio di quella certezza cha pu6 convenira alle
cognizioni umane : questa lusinga a divenuta piii fondata dopo le belle
osservazioni di Berzelius, dalle quali risulta che le corabinazioni chi-
miche formate dalla natura e le artificiali de'nostri laboratorj liaiino
luogo in conformita delle medesime leggi ( veggasi il Nuovo sistema di
minercdogia di questo sommo cliimico della nostra eta ). Una sicurezza
eguala sino ad ora non puo ottenere la geognosia, che avendo per
244 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
oggetto di conoscere la giacitura delle rocce ed il modo col quale le
inedesiiue sono situate tra loro , non lia altra base che 1' osservazione
esatta delle parti diverse e molto distanti della superficie terrestre. La
facilitii colla quale si possono prendere equivoci in questo genere di
osscrvazioni, ed il numero delle contrade esaminate, forse troppo li-
mitato ill confronto delle altre molte noa ancora perlustrate, fanno
temere sempre qualche eccezione a quelle regole che si volessero sta-
bilire. Ma si consideri che 1' arte di osservare le sovrapposizioni al
presente e molto raffinata, e che una parte considerabile del globe e
stata gia esplorata da naturalisti esperti, alle asserzioni de'quali pos-
siamo prcstare intera fiducia, e che, non dinienticando le necessarie cau-
tele , conviene accordare qualche forza ancora all'aiialogia. Dopo il viag-
gio sempre memorabile nei fasti della storia naturale del dotto e corag-
gioso signer Barone di Humboldt nelle regioni equatoriali dell' America,
e dope la pubblicazione del suo Saggio geognosdco sulla giacitura delle
rocce nei due cmisfcri possiamo risguardare sc non come certa, almeno
come assai probabile Funifoi'mita della disposizione generale, e conside-
rata in grande , delle masse terrestri nelle regioiii pin lontane del globe.
Per quell o poi che concerne la geegonia , della quale pare che i nestri
antenati siansi occupati principalraente , non possiamo aspirare che ad
un grade di raaggiore o minore probabilita ; convien dire per altro
che in questi ultimi anni si sono fatti alcuni passi , i quali potranno
condurre a conseguenze molte rilevanti. II prime e stato quelle di ac-
cordare la possibility a qualche principle geogonice , di cui per un
certo periodo di tempo non si voleva ascoltare nemmene 1' enuncia-
zione ( il fueco ) ; il secondo di riconoscere se non come assurdo ,
ahneno come incerto qualche altro principio che si era adottato con
tale tenacita, che non se ne voleva tollerare I'esarae (Tacqua). Ma il
passe forse piii interessante e state quelle di ravvisare 1' influenza
che altri rami di cegnizieni debbono avere nella geegonia, ed appli-
care a questa molte delle nuove scoperte dell' astronomia , della fisica
c della chimica. Se in un genere di ricerche lo spirite umano si e in-
camminato per la buona strada, chi osera fissare il punto nei quale si
dovru I'ermare prima di giungcre alio scope delle sue investigazioni ?
DI SCIPIONE BREISLAK. 248
§ 2.° Legcani tra i sucldetti rami di cogruzioni.
L' orittognosia , la geogiiosia e la geogonia si possono trattare sepa-
ratamente ; ma i loro legami sono cosi intinii e cosi frequenti sono i
pimti di contatto, clie sovente una si concatena con I'altra, sicche si
possono considerare come tre rami della geologia. Siccome neU'esame
di una sostanza o terrosa o metallica o combustibile, ecc. possiamo li-
mitarci a ricercarne la natura ( cio che appartiene al mineralogo ) o la
situazione che occupa nella corteccia del nostro pianeta ( ci6 che e
r oggetto del geognosta ) senza occuparci del modo col quale e stata
prodotta, cosi 1' orittognosia e la geognosia possono cssere indipen-
denti tra loi-o (*) e dalla geogonia; ma se questa si separi da quelle,
« non sarii die un puro romanzo , una serie di finzioni piii o meno
» ingegnose. Questo e I'errore nel quale sono caduti per I'addietro molti
M autori de'sistemi, e che ha dato luogo all'opinione di quelli che non
)) solo hanno escluso la geogonia dalla buona geologia, ma hanno sparse
» ancora del ridicolo sopra le sue investigazioni, caratterizzandole come
« sogni e come produzioni di un' immaginazione che ama esercitarsi nel
M vasto campo delle congetture. Ma dovremo noi occuparci sempre nel
» radunare i materiali per una fabbrica, senza pensare giammai a i'or-
» marne almcno il disegno, se non fosse altro per esaminarne meglio
« i difetti e conoscerne le parti piu deboli? Se I'uomo si fosse limi-
» tato solo a raccogliere de' fatti, le scienze non sarebbero che una
» sterile nomcnclatura , ed egli non avrebbe conosciuto giammai le
» grandi leggi dclla natura : paragonando tra loro i fenomeni e cer-
« cando di conoscere i loro rapporti, 6 giunto a scoprire si fatte leggi
» impresse sempre nei loro effetti i piii variati » ( veggasi La Place
nel principio del secondo libro dell' Esposizione del sistema del mondo ).
(*) Benche la mincralogia pci lavori del niincio ad occupare im posto tra le scienze
celebri Vallerio, Cronstedt, Bergman, ecc. fosse naturali, se ne conobbe la sua conaeesione con
giunta ad un grado assai distinto, pure lun- roritlognosia , e da alcuni aaai a questa parte
gamente e stata ristretta alia sola cogoiziorae non si vede coniparire alcun buon trattato di
delle soslanze ininerali ed ai loro caratieri niineralogia , nel quale non si assegni ancora
/isici c cbimici. Jla appena la geognosia co- la giacitura de' minerali.
146 SULL.l CORKISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
Si ripete a sazieta che non abbiamo a nostra disposizione nn numero
di osservazioni sufficiente per forrnare una teoria geologica; ma chi ha
fissato questo numero? Quanto tempo e trascorso da che i Cinesi vanno
moltiplicando le loro osservazioni nel cielo ? (*) Conoscono essi il si-
stema celeste meglio de' nostri astrononii d'Europa? Ne dubito moltis-
simo ; giacche sappiamo che 1' oggetto della piu grande importanza
presso gli astronomi cinesi e quello della compilazione d' un calen-
dario , e di predire le fasi e gli eclissi del sole e della luna. Se I'Ac-
cademia astronoraica di Pekino conserv6 tra i suoi membri, come ne-
cessarj a quest' opera, alcuni missionarj portoghesi che furono eccettuati
nel bando generale de' Gesuiti ( V. Nuovi annali de' viaggi de' signori
Eyries e Malte-Brmi , tom. aS, pag. 388), non sara strano il pensare
che tale lavoro non esigesse quelle cognizioni delle quali sono forniti
gli astronomi che onorano il nostro secolo, che hanno perfezionato la
teoria de' moti della luna e de' pianeti , che sottopongono ai loro cal-
coli ancora le comete, ne determinano 1' orbita e ne presagiscono il
ritorno. Non e la quantita soltanto nuraerica delle osservazioni quella
che dee servire di base ad un sisteraa, giacche non e raro il caso che
molte o siano state poste in circolazione senza un precedente rigoroso
esame per fissarne il valore giusto , o non abbiano quella necessaria
connessione con gli oggetti ai quali sono dirette le nostre ricerche ,
ma in vece del numero delle osservazioni dobbiarao calcolarne 1' im-
portanza , la certezza, la corrispondenza alle leggi conosciute della na-
tura, e talvolta basta una sola osservazione per vederne in un colpo
d'occhio i rapporti anche piu lontani a stabilirvi sopra una teoria.
§ 3.° Esempi di teorie note da uru osservazione.
Lasciando da parte 1' oscillazione della larapada che nella mente del
Galileo pose il primo germe della dottrina de' pendoli, che ha molto
(*) Noa possiamo fare che congetture molto astronomia e di storia. -Le osservazioni celesti
inccrte sullo stato nel quale era T astronomia cominciarono a coltivarsi di nuovo presso quella
presso i Cinesi anteriormente all' anno 246 nazione nel iS/S. (V. Corrispondenza astron.
prima della nostra era, nel quale per ordine del Bar. di Zach, vol. 44, pag. 5o5. )
di un iinperatore furono bruciati i libri di
DI SCIPIONE BREISLAK. 247
contribulto alia cognizioue della figura de.lla teiTa ed alia niisura piii
esatta del tempo, e la caduta del porno distaccato da uii albero, die
suggeri al Newton il principio generale che mantiene requilibrio tra
le parti dell' universo e iie regola il moto , raramenter6 solo la teoria
della cristallizzazione , che e una delle belle scoperte della nostra eta,
e che ha innalzato (per servirmi della frase di Berzelius) la minera-
logia al rango delle scienze. Or questa non e nata forse daU'avcre os-
servato Haiiy la figura (*) de' frammehti di una massa di spato calcario
cristallizzato che per accidente gli cadde dalle luani visitando un ga-
binetto di storia naturale ? Siccorae talora accade 1' avere anche lun-
gamente presente un oggetto senza accorgersi dell' influenza che pu6
avere in un ramo di cognizioni, cosi possono darsi delle osservazioni
e riflessioni felici, le qiiali inaspettatamente api-ano la strada a nuove
congetture , e se queste sono fondate sopra buoni principj , se non si
oppongono a fatti certi , se forniscono spiegazioni f'acili ad una classe
di fenomeni , e soprattutto se non si accorda ad esse una fiducia
maggiore di quella che raeritano le ipotesi, parmi che non solo si
debbano toUerare, ma che si debbano accogliere con piacere, poiche
servono di centro d'unione per legare insieme i fenomeni che rimar-
rebbero isolati. Nelle scienze inoltre alcune volte e utile I'avventurare
una ipotesi , poichfe la discussione da luogo a nuove ricerche , e queste
non di rare conducono a farei conoscere nuove verita o nuovi rapporti
che non sarebbero stati osservati tra gli oggetti che possono aver
parte nella discussione.
(*) L' osservazione sopra P oscillazione cli teoria che T illustre autore ne dedusse, per la
una lampada e narraia in tutte le vite del quale si fccero saoi discepoli , in un corso
Galileo. Veggasi tra gli altri il Fabroni , Vitoe panicolare di lezioni, gli uomini piii distioii
Italorum doctriiia excelleiuiiim , touio i.°, pag. 4. nelle scienze naturali die vivevauo allora in
La storia del pomo e riferita dal Pemberton, Farigi , e che aveva solo bisogno del soccorso
contemporaneo e particolare aniico di Newton; di quel brillanti progrcssi fatti di poi dalla
Voltaire ancora nel suoi Elemeiili di filosofia as- chimica per essere rettilicata in qualche pane,
serisce essergli stata confermata dalla signora ( Si veggano le interessanti Memorie del signor
Conduitt, nipote di Newton. NeU'eloglo poi di Mitscherlich sul rapporto che eiiste tra le pro-
Haiiy scritto dal celebre segretario perpetuo porzioni chimiche e la forma cristaUina negli
della reale Accademia delle scienze di Parigi, Ann.ili di chimica e di fisica di Farigi, t. XIX
il Barone di Cuvier , si narra il fatto die qui e XXIV. )
si accenna^ e si presenta il qundro di quella
248 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI CCC.
§ 4.° Si espongono le due principali ipotesi geogoniche.
Due sono le principali ipotesi geogoniche, ciascuna delle qiiali ,
ereditata dai nostvi maggiori c piii o meno modificata secondo lo state
delle cognizioni de' tempi, conta ancora un numero grande di seguaci.
La prima e quella nella quale supponendosi la massa terrestre sciolta
in un lluido acquoso (*), si concepiscono le sostanze terrestri come for-
mate per mezzo di precipitazioni o cliimiche o mcccaniche : dalle prime
risultarono le rocce dettc di cristallizzazione , dalle seconde quelle clie
sono denominate di sedimento. Non dissimulo la contrarieta che sempre
ho avuto per questa ipotesi , che ho cominciato a combattere sino dal
1798 con qualche risei'va nella Topografia fisica delia Campania, con
niaggiore coraggio nell' Introduzione alia Ceologia pubblicata in Milano
nel 181 1, e piii difFusamente nel, 1818 nelle Isticuzioni geologiche. II
predoniinio che avevano preso in Europa le dottrine werneriane anche
nella parte puramente ipotetica della geologia non permetteva a quelli
che avessero avuto una diversa maniera di vedere 1' esporre franca-
mente le loro opinioni, e siamo obbligati alio spirit© di tolleranza,
efFetto di una maggiore difFusione de'lumi, se non abbiarao veduto
rinnovate alcune scandalose persecuzioni , che pur troppo hanno im-
brattato per 1' addietro parecchie pagine della storia della filosofia.
Scrivendo in quell' epoca , prima di proporre 1' opinione che mi pareva
la pill ragionevole e la piii conforme ai fatti, non volendo attaccare
direttamente 1' opinione regnante , cercai di togliere cjuella ripugnanza
che generalmente si aveva nell' ammettere che ai graniti , ai gneis ,
alle sieniti, ai porfidi, ecc. avesse potuto convenire iino stato di fluidita
ignea primordiale ( V. tomo i.° delle Istituzioni geologiche dalla pag.
334 alia pag. 446). AI presente, che le osservazioni si sono accresciute
ed estese , ed hanno rice vu to, per cosi dire, la sanzione dell'esperienze
(*) Questo e 11 fluido caotico di Kirwan. che e cliimiche ; cos'i non fosse egli stato per-
Nel vol. 9 della Bibl. brit. si puo vedere un secutore del celebre Hutton in im mode non
prospctto della teoria di questo autore, rispet- solo antifilosofico , ma ancora antisociaU !
labile per le sue cognizioni matematlche , Csi-
DI SCIPIONE BREISLAK. 249
fisiche e chimiche , si parla piu chiarameiite , ed e permesso il dire
con r illustre Humboldt nel Saggio gcognostico stampato in Parigi nel
l823,pag. 319: c<E quasi inutile nello state attuale delle scienze fisi-
■» che il rammentare quanto poco 1' ipotesi di una soluzione acquosa
» sia applicabilc ai graniti ed ai gneis, ai porfidi ed alle sieniti , agli
J) eufotidi ed ai diaspri. »
L'altra ipotesi e quella della fluidita ignea primitiva del gloho, ipo-
tesi che sviluppata ora in un niodo ed ora in un altro, ora proscritta
ed ora proclamata, e niolto favorita e resa probabile dallo stato attuale
delle nostre cognizioni fisiche e chimiche, e per accennare qualche
cosa di pill preciso diro die le sole osservazioni del signor Mitscherlich
basterebbcro a diniostrare la probabilita dell' origine ignea delle rocce
primordiali. Scelgo queste riferite nel tomo XXIV, pag. 871 degli
Annali di cliimica e di fisica di Parigi , perche sono forse le piii re-
centi. Quel distiiito chimico visitando molte officine nietallurgiche della
Svezia e di alcune parti della Germania , fisso principalmente la sua
attenzione sopra le combinazioni chimiche cristallizzate e prodotte dalla
fusione , e ne laccolse piii di 40 specie, la maggior parte delle quali
sono muierali gia conosciuti , e molti entrano nella composizione delle
montagne primitive , ci6 che lo indusse a scrivere die « la produzione
» artificiale per la fusione de' minerali che compongono le nostre mon-
» tagne primitive sembra pori'e fuori d' ogni dubbio la teoria che le
» medesime una volta abbiano formato una niassa fusa. » Non dee dun-
que recare maraviglia se una tendenza manifesta a tale teoria si scorge
nelle opere di molti geologi , matematici e cliimici , come La Place ,
Davy, Berzelius, ecc, e se Humboldt nel luogo poc'anzi citato scrisse
« di non esitare punto a porsi tra quei geognosti che concepiscono la
» formazione delle rocce cristalline silicee piu tosto pel fiioco che per
» una soluzione acquosa alia foggia de' travertini e degli altri calcari
» d' acqua dolce. » Si perdoni al mio amor proprio se oso ripetere
qui ci6 die scrissi nel 1801, vol. 1.°, pag. 145 dell' opera Viaggifisici e
litologici. « Forse un giorno saremo convinti che nella formazione del
» globo il fuoco ha agito piu di quello die si crede comunemente;
» forse torneremo ai sistemi di Moro, di Leibnizio, di Buffon e di
Vol. IV. P. II. 3 a
25o SULLA. CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
>> molti degli antichi, ma vi torneremo per una strada degna di questo
» secolo , cioe per quella delle osservazioui. »
§ 5.° Conciliazione delle due ipotesi.
Allorclie si riflette die tra le molte ipotesi geogoniche (*) proposte
si dagli antichi , come ancora dai moderni , c[ueste due hanno resistito
alle ricerche continuate per tanti secoli , e dalle scuole de' Greci (i quali
le ricevettero dagli Egiziani, che forse ne erano debitori ad altre na-
zioni pill aiiticlie ) souo giunte a noi sostenute dagli uomini piu illu-
minati di ogni epoca , si afFaccia alia mente il pensiere che ciascuna
di esse, per quanto sembrino opposte, abbia qualche parte di vero e
qualche parte di falso. I progressi ben grandi die tutti i i^arai delle
scienze naturali hanno fatto nei tempi a noi piu vicini, e specialmente
in questi iiltimi anni , ci fanno risguardare con disprezzo o almeno
con una certa non curanza tutto cio die e stato detto da<>;li antichi e
che si puo riferire a taluna delle nostre ricerche, benclie molte delle
loro idee siano state trovate di poi conformi alia verita. Per quello che
risguarda la geogonia , I'errore non potrebbe forse consistere nell'es-
sersi attribuita ad un solo principio la costruzione del globo , menti'e
ambidue quel principj avrebbero potuto esercitare la loro influenza in
opoclie ed in circostanze diverse (**) ? Questo e stato 1' oggetto che ho
preso di raira nelle Istituzioni geologiche , e non ispetta a me il giudi-
carne dell'esito. Dir6 solo che se T ipotesi della fluidita acquosa non
e applicabile , come si esprime il signor Humboldt , ai graniti , ai
(*) Nel S.° torao tlella seconda edizione della nel tomo i8.° della Bibliotcca britannica, pag.
T)iiorie de la terre di La Metherie e nel i.° 86: « Nella questione tra i nettuaisti ed i vol-
tomo, 1. 40 del Precis de la geograpliie univer- » canisti mi persuade facilmente che le dae
selle di Malte-Brmi si cspougono ia coiiipendio » parti abbiano torto solo perclie si vogliono
i sistenii geogonici degli autori piii cclebri v escludere a viceada ; ma se le medesime si
de' quali ci e giunta la notizia. »> coalizzassero, ambedue avrebbero rngione. >»
(**) II prime , per quanto mi e note , clie II nome di volcanisU dato ai segiiaci del sistema
abbia proposlo questo progetto di trausazione igaeo lia bisogno di essere rettificato , come si
i; state il celebrc professore Pictet , di cui tutti vedra.
i dotti coropiaagono la perdiia , aveado scritto
DI SCIPIONE BREISLAK. 25 I
gneis, alle sieniti ed ai porfidi, ecc. ; una ripugnanza non minore si
prova qualora si voglia siipporre the ahbiano avuto origiue iiel seno
di una fluiditu ignea raolte sostanze pietrose , le quali contenendo tracce
molto bene caratterizzate di corpi organici o vegetali o animali, for-
mano grandi catene di montagne e cuoprono vaste estensioiii , quali
sono alcune formazioni calcarie o schistose o di aggregazione. Se dunque
vi sono delle formazioni le quali pare die appartengano al fuoco ,
ve ne sono delle altre che si debbono attribuire all' azione o alnieno
air influenza dell' acqua. L questa una verita al presente riconosciuta
ed ammessa da tutti i geologi , anche da quelli che danno la maggiore
estensione al sistenia igneo , in guisa che possiamo dire col signor
Boue nel suo interessante Saggio geologico sidla Scozia , pag. 462 che
« la crosta del globo e composta di una successione di rocce non
» stratificate di forraazione ignea e di rocce stratificate che 1' acqua
» ha formato raeccanicamente o chimicaraente con i primi prodotti o
» con le sostanze provenienti da animali , da piante o da sorgenti an-
w cora sconosciute. » Ma quali saranno le masse pietrose alle quali
avra potuto convenire lo stato di fluidita ignea? quali quelle , la pro-
duzione delle quali e stata subordinata al potere dell' accpia ? Ne vi
potrebbero essere ancora delle formazioni alle quali avessero cooperate
il fuoco e I'acqua? A suo luogo si vedra che tale combinazione non
e cosi assurda come potrebbe sembrare a prima vista.
§ 6.° Distribuzione delle rocce in due clcessi, e caratteri di queste.
Sono trascorsi circa due secoli da che Stenone dando mia maggiore
estensione alle osservazioni di Palissy ebbe la felice idea di distin-
guere le rocce anteriori all'esistenza delle piante e degli animali sul
globo dalle rocce sovrapposte a queste, e piene di fraramenti di corpi
organici. Questa distinzione e stata trovata giusta e corrispondente ai
fenomeni dai geologi posteriori, i quali avendo verificato che in al-
cune rocce non si veggono giammai le tracce di corpi organici, mentre
in altre sono piu o meno frequenti, pensarono che la formazione delle
prime avesse preceduto 1' apparizione della vitalita sul globo , e quella
252 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
delle secoiide fosse accaduta quando 1' organizzazione animale o vege-
tale aveva corainciato gia a svilupparsi : osservarono ancora che dove
queste due specie di rocce s'incontrano associate, le prime sono sot-
toposte alle altre; che nelle prime sovente si veggono gli effetti della
forza di cristallizzazione , cioe di qnella forza die determina la materia
inorganica a prcudere le forme de' poliedri regolari e geometrici , e
taluna derivata da questi ogni qual volta vi concorrano le circostanze
necessarie, cioe spazio, tempo, riposo ; mentre le altre geueralmente
haiino r apparenza di sedimenti; che nelle prime o mancano veri strati,
o qiiesti sono soUevati ed inclinati , laddove nelle seconde quasi sem-
pre si ravvisa la stratificazione orizzontalc ; che le prime finahnente
non contengono giammai , almeno in grandi cstensioni , banchi formati
di frammenti di altre rocce, che non di raro si scorgono nelle seconde:
siccome per altro le rocce appartenenti a ciascuna classe non sono
state formate simultaneamente , come si dira a suo luogo , cosi e pos-
sibile il caso che quelle che si sono consolidate in un' epoca conten-
gano frammenti di altre gia precedentemente giunte a tale stato (veggasi
ci6 che il dotto geologo D'Aubuisson ha scritto su quest' oggetto nel
§ 146 del suo Trattato di geognosia). In vista di queste osservazioni
le masse minerali die compongono la corteccia del iiostro globo sino
a quella profondita alia quale hanno potuto giungere le iiostre ricerche,
furono distrlbuite nelle due note grandi classi , cioe di primidva o pri-
mordiale e di secondaria , e furono assegnati alle rocce primitive i carat-
teri di non contenere giammai ne impronte di corpi organic!, ne banchi
o depositi di frammenti di altre rocce ; di essere sottoposte a tutte
quelle alle quali si potessero trovare unite nello stcsso luogo , e percio
di un'origine pill antica delle medesime; di non formare strati, o nel
caso che questi vi si riconoscano , die siano o verticali , o inclinati ;
di avere una struttura o una giana cristallina, o di racchiudere so-
stanze cristalHzzate. Alle rocce secondarie poi si asseguarono i carat-
teri di presentare sovente le tracce di qualche corpo organico o ani-
male o vegetale ; di contenere sovente frammenti di altre rocce ; di
essere sovrapposte alle primitive quando s'incontrano associate ad
esse nel medesimo sito ; di essere disposte geueralmente a strati , e
DI SCIPIONE BREISLAK. 253
questi il piu delle volte orizzoatali ; di avere Y aspetto e la struttiira
pill di uu sediniento o precipitato nieccanico , die di una cristallizza-
zione. Si e osservato inoltre chc quando in uno stesso luogo si tro-
vano rocce primitive e secondarie , e die ambedue siano stratificate ,
la direzione e I'indinazione degli strati e sempre diversa, in guisa che
le seconde non solo sono sovrapposte alle prime, ma le ricuoprono
con una giacitura che si e detta discordante , cio clie dii un niotivo
ben fondato di congetturare una diversita notabile si nel modo , come
nel tempo della loro prima origiiie e formazioae.
§ 7.° Introduzione della classe di transizione.
Questa classificazione era ammcssa gcneralmente quando i geologi
deir illustre scuola werneriana in alcune parti della Germania ( nella
Sassonia e nell'Hartz ) osservarono delle masse minerali che possede-
vano se non tutti, almeno molti caratteri orittognostici delle I'occe
della classe primitiva, ma die o coprivano o erano legate ad altre di
aggrcgazione , o ad alcune die presentavano impronte di sostanze or-
ganiche : in altri luoglii si videro de' baiichi pietrosi che avevano
molti caratteri della classe secondaria , ma che ne mostravano ancora
alcuni della primordiale; ed in qualche contrada finalmente rocce che
avevano I'appareiiza di secondarie, ma che coprivano le primordiali
ill una giacitura detta concordante , cioe formando strati nella stessa
direzione od inclinazione ; dal che si poteva dedurre 1' uniforraita del
tempo e del modo di formazione in ambedue. I geologi che si sono
distinti in questo genere di osservazioni furoiio il signor Brochant
nella sua classica Memoria suUa Tarantesia , inserita nel Giornale delle
miniere di Parigi , n.° 22, ed i signori De Buch, Omalius, Brongniart,
Raumer, Hausniann, ecc. : quindi molti geologi pensarono che fosse
necessario 1' inserire tra queste due classi una nuova classe che denomi-
narono di transizione , e die da altri e stata detta intermedia (*). Le masse
(*) Questa espressione mi e scnibrat.i scm- un' idea precisa ed un fatto il quale puo esscre
pro piii conveniente , poiclie se si riferisce alia o conferniato o smentito dall' osservazione ; se
posizione e giacitura di una roccia , esprime poi si voglia esprimere coa essa la somigliaoza
2 54 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
ininerali che o partecipaiio de' caratteri di ambedue le classi , o per
la loro posizione non possono appartenere a quella alia quale si do-
vrebbero riferire pei loro caratteri orittognostici , furono considerate
come rocce di transizione , ed ebbero posto in questa nuova classe, la
quale va sempre dilatando i suoi confini con invadere quelli delle due
classi liniitrofe.
§ 8.° Riflessioni sulla transizione.
Non ardisco giudicare della necessita o convenienza d'introdurre
iiella geologia una nuova classe di cui non si possono assegnare con
precisione i confini , e se la medesima abbia contribuito verainente ad
una maggiore esattezza d' idee. Sino dal 1 8 1 1 nella Introduzione alia
geologia, parte i." , cap. 5.° bo esternato la mia opinione contraria,
ed ora non rai pare lontana 1' epoca nella quale si tornera alia prima
idea di Stenone , e nel regno inorganico non \i saranno clie due classi,
delle quali la prima conterra tutte le sostanze pietrose , 1' esistenza delle
quali ha preceduto quella della materia organizzata; nella seconda sa-
ranno riunite le altre che si consolidarono dopo che il grande feno-
meno dell' organizzazione animale o vegetale aveva cominciato ad
abbellire la superficie di questo pianeta. Con tutto cio , siccome questa
classe e ancora aramessa dalla maggior parte de' geologi , e rispetto
r opinione dalla loro pluralita , mi uniformer6 al linguaggio ricevuto
piu generalmente , anche per la ragione che si tratta di un oggetto
che dipende unicamente dalla nostra maniera di pensare. Le classifi-
cazioni non sono opere delle natura , ma della nostra mente, la quale
per non essere oppressa dalla moltiplicita simultanea degli oggetti li
divide in gruppi ( che abbiamo chiamato classi) deterrainati dalla so-
miglianza di alcuni caratteri che fissano maggiormente la nostra at-
tenzione.
di alcuai caratteri che possono appnrtenere alle ia qualche circostaaza si potra ammettere nel
altre due classi, Tideasara piti indeterminata, linguaggio geologico , e certo che soveate ha
ma quella deaomiaazione sempre sar.H pieferi- prodotto una somma confusione.
bile air altra di transizione , voce la quale se
DI SCIPIONE BREISLAK. iSS
Nella Classificazionc dei terreni o materiali dclla crosta minerale delta
terra secondo U ordine di aruichiut del signer P. L. Cortlier , professore
di geologia al Museo di storia naturale di Parigi , esposta nel suo Corso
di lezioni neiranno 1822, \a. prima crosta della rcrra costituisce il ter-
reno primordiale apparteneiite alia i." classe, nella quale figurano le
rocce dctte primordiali ; la seconda crosta si divide in quattro ordini ,
de'quali il primo forma il suolo iiitermedio che abhractia le rocce
dette dai Werueriani di transizionc ; il secondo ordine e quello del suolo
secondario die contiene le rocce indicate coraunemente colla denomi-
nazione di secondarie ; nel terzo ordine e posto il suolo terziario , nel
quale le formazioni sogliono essere diverse nolle diverse comrade ; nel
quarto ordine e il suolo moderno composto di terreni di cdhwioni antiche
o moderae , marine o di acque dolci , di produzioni di volcani attivi o
spenti, ma de'quali si riconoscano ancora i crateri, ecc. Si aspetta con
molto desiderio la pubblicazione del sistema di cpiesto celebre geologo
fatta da lui stesso : le poche idee che abbiamo accennato fanno vedere
che egli ha preso per base la prima classificazionc , e che togliendo
la classe di transizione ha trasportato alia secorula crosta del globo le
sostanze che sogliono comporre la transizione , facendole figurare come
le piii antiche nel i.° ordine.
Ora veggiamo come alia classificazionc la piii generalmente adottata
si possa applicare I'ipotesi geogonica che concilierebbe ambcdue le
ipotesi , come si e detto nel § 5.°: 1' ho gia proposta altre volte , e
siccorae tra i suoi oppositori si distinse il dotto professore Ermenegildo
Pino nel suo opuscolo Rijlessioni analitiche sopra i sistemi geologici , cosi
coi riguardi dovuti ad un uomo che aveva reso molti servigi im-
portanti alle scienze che professava mi permisi di rispondere nel cap.
18, 1. 2 delle Istituzioni geologiclie. Questa medesima ipotesi ora sotto-
pongo di nuovo all'esame de'geologi con maggiore coraggio, giacche
le esperienze ed osservazioni posteriori al 181 1, epoca nella quale ne
presentai il primo abbozzo , se non si vuole che la confermino, parmi
che nemmeno la iudeboliscano : non vi attacco alcuna importanza , e
la mia intenzione e solo di esporre il modo col quale arao di rap-
presentarmi i due grandi fenomeni che secondo tutte le probabihta
256 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
debbono essere accaduti , cioe lo stato di flaidita ignea di qucsto pia-
neta che abitiamo, ed il passaggio della di lui corteccia, almeno sino
ad una certa profondita, alio stato di consolidazione e di raffreddamento.
§ 9." Si pud spiegare la fluiclitd ignea primidva del globo
supponendo il calorico diffusa nella massa terrestre.
Volendo risalire pertanto a quel punto al quale ci possono avvici-
nare le nostre osservazioni, sembra die una volta questo nostro pia-
ncta abbia partecipato alio stato di fluidita ignea (¥.§4."). Ma quale
origine e quale alimento si potra assegnare a questo luoco genei-ale ?
Quale sara stata la sua natura , cpiale la sua maniera di agire sopra
una massa cosi grande di materia come e quella del globo? Tali do-
mande si poti'anno fore sopra il nostro fuoco materiale e comune ed
estenderle ancora a quello de' volcani : ma molto diverso e il genei'e
di ricerche , quando si tratta del fiioco che diro e/cmeratare, che e quello
che non possiamo sottoporre ai nostri sensi se non quando condcnsato
in un coi'po si raanifesta co' suoi effetti in quello stato della materia che
indichiamo con taluno de' nomi d' ignizione , combusdone , fusione , ecc;
die e quel fuoco finalmente al quale i chimici hanno dato il nome di
calorico e die considerano come cc un fluido imponderabile, die distri-
» buito in proporzioni diverse tra le molecole della materia pondera-
» bile modifica 1' attrazione di coesione in modo da produrre le trc
» forme generali , gasosa , liquida e solida » ( V. Ure , art. Calorique ).
A questa dottidna, la quale serabrava stabilita con molte valide ragioni
nella chimica pneumatica , non mancano grandi oppositori , fondati
ancor essi sopra forti argoraenti , che non e questo il luogo di discu-
tere. Osservero solo che 1' iUustre Davy , il di cui nome basta per ec-
citare le riflessioni de' fisici e de' chimici, nella sua Filosofia chimica,
divis.*= !.=» , art. 5.°, n.° 14, trattaiido tale cjuestione si esprime in modo
da far intendere ch' egli e inclinato a porsi tra gll oppositori suddetti,
il die si conferraa ancora piu veggendo cio che soggiunge nella divis.^
2." , art. 2.° sopra Veffetto della materia eterea owero raggiante sulla
produzione del calore. Si dovra dixnque rigettare Tesistenza isolata di
DI SCIPIONE BREISLAK. sSy
uiia materia calorifica , ed ainnu'ttere clie il ccdorico non e una sostanza
di suo gcnere , ma die i fciiomeui de' quali si rcnde ragione con cjucsta
ipotesi del)bansi atti-iljuire ad un molo vibrator'io o intcsdno delle mole-
cole della materia ordiiiaria e commie? I gradi di probabilitii in favore,
come ancora la difficolta coiitro ciascuna di quelle due ipotosi e le
autoritii de' celebri chimici si bilanciano talmcnte clie 11 distinto clii-
mico inglese signor Ure , dopo di averie riforite ucl suo beU'articolo
Calorique stampato in Paiigi iiel 1821, concliiude con dire « clie an-
» cora non siamo autorizzati a pronunziare decisioni dogmaticlie sulla
» iiatura astratta del calore. » In breve si dovra aggiungere cpialche
altra riflessione su questo articolo : per ora concluder6 con dire non
essere un' assurdita il supporre solo come ipotesi cio clie ( sarei per
dire ) sino a poclii giorni indietro molti tra i piii distinti chimici e
fisici di tutte le nazioni hanno considerate come una verita confermata
dalle esperienze ed osservazioni , e clie non e ancora dimostrato falso,
cioe r esistenza del calorico come sostanza di suo genere. Prescindo per
altro dalla questione se tale sostanza sia specificamente diversa dalla
luce : questo e ancora un problema , di cui le nostre cognizioni pare
clie non siano in istato di dare una soluzione superiore ad ogni
eccezione. Quando il calore giunge ad una certa temperatura senibra
che sia accompagnato sempre dalla luce ; ma si hanno temperature
molto elevate senza alcuna traccia di luce , e si puo avere una luce
anclie intensa senza alcun grado sensibile di calore, come si osserva
nella luce della luna , in quella di pareccliie fosforesceiize prodotte
da corpi oi-ganici , ecc. Nelle opere de' moderni fisici e chimici si
possono vedere le molte e belle esperienze fatte per dilucidare questo
oggetto , delle quali nel Sistema di chimica di Thomson , edizione di
Parigi del 1818, vol. i °, pag. 82 , si da il prospetto. Ma o la luce
ed il calorico siano due sostanze distinte , o due modificazioni di-
verse di una stessa sostanza , sussisteranno sempre i fenomeiii della
teoria del calorico , bcnclie la loro spiegazione possa soffrire qualche
modificazione. Suppongasi dunque clie il calorico disseminato tra le
molecole terrestri comunicasse alle medesime quella manicra di esistere,
cioe quello stato clie iiidicliiamo col termine di Jluiditd.
Vol. IV. P. II. 33
258 SULLA. COPUIISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC.
§ I o." La terra poteva avere diversi grad'i di fltdditd.
Non voglio indag;are il grado di questa fluidita ; il rnassimo sarebbe
stato quello della Jluklkd gasosa, e die tale fosse quella del nostro
globo e stata uii'idea vagheggiata da parecchi disdnti matematici,
come La Grange e La Place (V. Giornale di fisica di Parigi , marzo 1 8 1 2,
e la terza edizione del Sistema del mondo di La Place ). Dopo le os-
servazioni di Herschel e di altri astronomi non e al certo un'ipotesi
iuverisimile il supporre che il nostro globo cominciasse a figurare tra
i corpi celesti nella forma di una nebulosa, cioe di una congerie di
materia lucida , soraraamente rara e sottile , che a poco a poco si and6
concentrando , e vagante nello spazio , fu inviluppata nella sfera di
attrazione del nostro sistema planetario , e costretta a descrivere in-
toriio al sole un'orbita determinata dalle leggi dell' attrazione; allora il
globo divenuto cometa passo alio stato nel quale mia porzione sovente
conserva un residuo di nebulosita lumiuosa, mentre (*) qualche parte
diviene solida , e finalmente , avendo perduto ogni aspetto nebuloso ,
giunse alio stato di pianeta. Se nella celebre cometa di Enche si con-
sideri solo la durata della sua rivoluzione di 1204 giorni circa, non
dovTebbe aver luogo piuttosto tra i pianeti che tra le comete, o non
si potrebbe forse pensare che questa cometa di periodo corto e de-
crescente a poco a poco vada divenendo pianeta ? La storia di questa
cometa non e ancora terminata , e col tempo dara luogo a grandi
vedute sulla fabbrica dei nostri mondi visibili ( scrisse il sign or Ba-
rone di Zach nella Corrispondenza astronomica , vol. li.°, pag. 878).
(*) Le coniete sono corpi cosmic! piii o meno alle quali talora s' iacontrano a passare. Si ag-
solidi e cliiri , dice il signer Barone di Zacli giiinga die dalle osservazioai del Piazzi sulla
nella Corrispondenza astronomica, vol. 7.°, pag. cometa del 18 19 si potrebbe dedurre die la di
aSa , dove riferisce diversi esempi di comete, lei frapposizione piuttosto accrescesse 1' inten-
nclle quali non si e distinto alcnn nocciolo so- sita della luce di due stelle che si osservavano
lido , e la loro materia e cosi rarefatta die noti da quel celebre astrouomo.
dimiauisce punto la luce delle stelle, innanzi
I
DI SCIPIONE BREISLAK. nSg
§ 11.^ Si suppone ncl gloho quel grctdo di fluidka
che basti alia cristalUzzazione.
Se mai la prima apparizione della nostra terra fosse stata quella di
una nebulosa , sicconie per giungere dallo stato gasoso o da quello
di materia sommamente rara e sottile , cioe dallo stato di somma ilui-
dita a quello di corpo solido , avrebbe dovuto passare per tutt' i gradi
intermedj , cosi non curando la fluidita gasosa mi limito a quella
che si richiede per la cristalUzzazione. Le parti della materia non si
possono cristallizzare sino a che esistono nello stato di fluidita gasosa,
perche la frapposizione del calorico le ritiene cosi distanti che sono
fuori della sfei^a dell'attrazione di cristalUzzazione; come ancora non
possono prendere le forme regolari che questa produrrebbe se sono
nello stato di solidita, poiche essendo in una reciproca aderenza non
hanno quel grado di mobilita che sarebbe necessario per obbedire alia
stessa attrazione : quindi possiamo partire con sicurezza da quel grado
di fluidita , nel quale la forza cristallizzante della materia non avendo
alcun ostacolo da vincere si puo sviluppare e puo produrre i suoi ef-
fetti , disponendo le particelle della materia bruta in taluna di quelle
forme geometriche che sono determinate dalla natura delle particeUe
medesirae. Le prime rocce pertanto che si sono consolidate furono
quelle nelle quali la cristalUzzazione si presenta con maggiore inten-
sita, come si vede nelle rocce dette primitwe (V. § 6), e che, essendo
state le prime a consolidarsi , debbono ancora essere sottoposte alle
altre. Osserver6 di passaggio che questo grado di liquidita e sufficiente
a rendere una ragione della forma sferoidale del globo.
Si e detto nel § 6.° che uno de' principali caratteri delle rocce pri-
mordiali e quello di non presentare giamraai alcuna traccia di orga-
nizzazione animale o vegetale , dal che si puo congetturare che la loro
consolidazione ha preceduto 1' apparizione della vitalita. In fatti la na-
tura de' corpi organici ( almeno di quelU de' quali possiamo formarci
un' idea ) esige alcune circostanze assai diverse da quelle che debbono
avere accompagnato , nell' ipotesi proposta , 1' esistenza di questo pianeta
26o SULLA COIUIISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
allorquando si di^ principio alia consolidazione della sua superficie.
Nello stato preseiite di cose le circostanze necessarie alio sviluppo,
alia propagazione ed alia conservazione della vitalitii animale e vege-
tale sono principalmcnte la prcsenza ed una data costituzione fisica
dcir atmosfcra ; una teraperatura , la quale, benclie possa essere niolto
vaiiabile secondo la diversa natura de' corpi che partecipano alia vita-
lita stessa , non ecceda i due limiti del massimo e miiiimo , che per
altro non possiamo determinare ; finalmente 1' esistenza dell' acqua nello
stato o liquido o gasoso. Questa ultima circostanza e quella die da
luogo a maggiori considerazioni ; essa nel caso di cui si tratta ha molta
connessione colle altre due ; la combinazione poi che se le rocce pri-
inordiali sono prive di tracce di corpi organici , generalmente nella
loro coraposizione nianca ancora 1' acqua , raerita qualche riflessione.
Una delle ragioni sulle quali si fonda il distinto chimico inglese signor
Tennant (V. vol. 64 della Bibl. brit. , pag. 168) per provare lo stato
di combustione priraitiva del globo e appunto quella che 1' acqua
manca del tutto nelle sostanze cristallizzate pietrose, molto frequenti
nelle rocce primitive, come quarzo jalino, feldspato , mica, grenato,
anifibolo , ecc. , e che nelle stesse rocce primitive non si trova che
pimto o molto poco di questo licpido. Una difficolta a prima vista la
potrebbero formare quelle gocce d" acqua che talora s' incontrano in
alcuni cristalli di quarzo jalino che forse appartenevano a rocce pri-
mitive , fenomeno del quale si trattera a suo luogo. Intanto si osservi
che se la raancanza di ogni traccia d' organizzazione e un motivo ra-
gionevole per credere che la consolidazione delle rocce primordial!
abbia preceduto 1' apparizione della vitalita, ad una conseguenza presso
a poco simile ci dee condurre ancox'a la mancanza dell' acqua, e sem-
bra molto verisimile che questa cominciasse almeno ad avere la forma
di liquido, dopo che essendosi gia consolidata la superficie del globo,
le rocce prunorcUali avevano gia cominciato ad esistere.
§ 12." Riflessioni sail' esistenza deW acqua nello stato di liquido.
Sino a che il nostro pianeta era nello stato di fiisione ignea , dalla
di lui superficie, come da quella di tutte le niaterie fuse potevano
DI SCIPIONE BREISLAK. 26 1
sgoi'gare immensi torrenti di fluicli aerifoimi, ed accadere tutte quelle
cluniiche combinazioni die i suddetti iliiidi possono forniare rra loro
in una temperatura niolto elevata. Da tali sostanze gasose e dalle loro
combinazioni parmi the si possa ripctere 1' origine si dclla nostra
atmosfera , come ancora dell' acqua , come si dira quanto prima. Per
era supponiamo die i due priiicipj, I'ossigeno e 1' idrogeno contcnuti
nei gas die si svolgevano nella fusione della massa planetaria, si com-
binassero in quella generale niolto elevata temperatura , nelle propor-
zioni die si ricliiedono per la coniposizione dell' acqua : questa non
poteva rimanere sulla superficie della tena in forma di liquido , spe-
cificamente piii leggiero del liquido terrestre, ma se non tutta, almeno
una parte grandissima, ridotta in vapore, lo doveva circondare a guisa
di un' atmosfera. Questa opinione e stata ancora sosienuta dal sig. Ba-
rone Cagnard-de-la-Tour , dalle di cui ricerclie si puo dedurre che
tutta la massa dell' acqua che circola nel nostro pianeta, ad una tem-
peratura nella quale le nostre raontagne primitive si suppongano fuse,
non ha formato che un fluido elastico , ii quale dove era in contatto
colle medesime, era moltissimo condensato per la pressione della sua
propria massa ( V. Annali di chimica e di fisica di Parigi, ottobre 1822).
Secondo i calcoli di La Place , la profondita media del mare dev' es-
sere circa 96,000 piedi , cd e note che la pressione di una colonna
deir atmosfera e eguale a quella di una colonna d' acqua dello stesso
diametro e dell' altezza di Sa piedi. Ora suppongasi col sig. I\Iitscher-
lich (V. gli Annali poc' anzi citati, t. 24, pag. 87 1 e seg. ) che soli 3,
cioe 72,000 piedi , della massa dell' acqua siansi ridotti in vapore : la
pressione che si produrra sara presso a poco eguale a quella di 22 5o
atmosfere. Sotto una pressione cosi grande non sembra verisiraile al
sig. Mitscherlich die la quarta parte residua si riduca in vapore ;
pare pin probabile die debba rimanere fluida , ma die sia un fluido
eccessivamente caldo, o, come egli si esprime, un fluido roicnfe. Parmi
per altro die sarebbe necessario il poter conoscere la temperatura
della superficie del globo iiell' epoca della quale si ti-atta , poiclie
avrebbe potato essere tale da vincere anclie la pressione. Questo dotto
fisico si prevale della rarefazione dell' acqua non ridotta in vapore
262 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
per rendere una ragione di alcune osservazioni , le quali inducono a
supporre il livello del mare una volta molto piu elevato, giacche I'ac-
qua non gasificata poteva dilatarsi in modo da coprire le montagne
piu alte. Questa idea potrcbbe convenire alia spiegazione di alcuni fe-
nomeni geologici , ma riniarra ad esimiinarsi se la pressione suddetta
permetteva clie nella quantita d'acqua non gasificata avesse luogo una
dilatazione cosi grande, quale sarebbe necessario il supporre per ispie-
gare con questa ipotesi come le spoglie de' corpi marini si possano
trovare ad altezze di 12 in i3 mila piedi sopra I'attuale livello del
mare. Cio cbe possiamo dedun^e con molta probabilita dalle conside-
razioni esposte e die in quel primo periodo nel quale la corteccia del
globe cominci6 a consolidarsi non vi poteva essere acqua nello state
di Uquido ; ma clie c< se tale sostanza gia esisteva » , la maggior parte
almene doveva avere la forma gasosa. In una temperatura cosi elevata
da produrre un simile efFetto non pare probabile clie potessero vivere
e propagarsi i corpi orgauici, se non vogliamo supporre un organismo
animale e vegetale affatto diverse dal presente, e sopra il quale non
possiamo ragionare per mancanza di dati. Le circostanze clie accom-
pagiiano il fenomeno de' corpi organici fossili sono tali che dobbiamo
attribuirne la sepoltura ad epoche diverse, ma tutte molto piu recenti
di quella della quale era ci occupiame.
§ 1 3.° Rajfreddatnento della superficie terrestre.
Giunse finalmente un' epoca nella quale , secondo 1' espressione di
Eraclito e d' Ippaso da Metaponto ( V. Plutarco , De placitis philoso-
phonim , 1. I .° ) , ripetuta da Giustino , 1. 2 , c. i .° , il fuoco qui cuncta
genuit , cuncta possedit .... pauladm extuictus sedem terris dedit , cioe
cominci6 il raffreddamento , e per conseguenza la consolidazione della
superficie del nostro pianeta. Che se si domandi quale sia stata la
cagione che produsse questo cambiaraento nella massa planetaria, in
quale modo e con quale legge andasse progredendo questo nuovo state
del globe , comincero dal rispondere che se mai non se ne potesse
assegnare una spiegazione eseiite da ogni difficolta, cio non ostante la
DI SCIPIONE BREISLAK. 263
considerazione de' fenomeiii rende molto probabile clie ci6 sia acca-
duto. La figura della terra dimostra il suo priniiero stato di fluidita :
iiel § 4.° si e accennata la soniina probaljilita che vi e in favore del-
r ipotesi della liquiditii ignea , e chi vorra conoscerne le ragioni , ba-
stera die consulti le operc degli autori che ivi si citano : dall' altro
canto la temperatura della superficie della terra e molto diversa da
quella delle materie fuse, neU'ordinc pi'esente di cose; una gran parte
deir acqua che circola nella natura non e nello stato gasoso , ma
liquido , e si pu6 pensare con La Place ( V. Conoscenza de' tempi pel
1822 ) che la ten-a sia giunta a qucllo stato permanente di tempe-
ftatura nella superficie die conviene alia sua posizione nello spazio e
relativamente al sole, trascurando quella diminuzione infinitamente pic-
cola die risulterebbe dal raffreddaraento progressivo dell' interno : dico
infinitamente piccola, poiche lo stesso autore asserisce che in seguito
a' suoi calcoli si puo stabilire in un modo sicuro che la diminuzione
della temperatura nel nostro pianeta e insensibile da duemila anni a
questa parte. La storia conferma la proposizione di La Place , poiche
con una serie di fatti , qualcuno anteriore alia nostra era e ricavati
dalle opere degli storici piu veridici ( giacche si puo dire esserc pochi
giorni che abbiamo 1' ajuto di buone osservazioni termometriche ) , si
dimostra la falsita dell' opinione generalmente ammessa che in ogni
latitudine il clima alia superficie della terra sia divenuto piii freddo.
Si pu6 vedere 1' esposizione cronologica di c[uesti avvenimenti in una
Memoria del dotto fisico sig. Arago sullo stato tcrmowetrico del globo
terrestre riferita neW Jnnuario delV Ufflcio delle longitudini di Parigi pel
1825. Merita di essere letta 1' interessante Memoria del sig. Fourier
sopra le temperature del globo terrestre e degli spazj planetarj , riportata
negli Annali di chimica e di fisica di Parigi ( ottobre 1 824 ) , nella
quale si da im prospetto della teoria generale relativa alle tempera-
ture terrestri che quel distinto autore aveva esposto analiticamente
ne' suoi precedenti scritti. Nel nostro caso ecco come si esprirae nella
citata Memoria alia pag. i38 : « II calore primitivo del globo non
produce piu effetto sensibile nella superficie , ma pu6 essere immense
neir interno della terra. La temperatura della superficie da principio
a64 SULL.i COnniSPONDENZA delle ipotesi ecc.
si e diminuita con molta rapidita, ma nello stato attuale questo cam-
biaiuento coutinua con una somma lentezza » , e per dare un' idea di
questa somma lentezza alia pag. i6o soggiunge che cc passeranno pivi
di trentaniila anni prima che la toniperatura dipcndente dal calore
centralc si riduca ad csserc la meta di quclla che e al prcsente. » Se
due distinti fisici e calcolatori sono ginnti ai mcdesirai risultati , ci6
dee formare una prevenzione assai favorevolc alle conseguenze che se
ne possono dedurre. Forse non sara inutile il prevenire che tutto ci6
si dee intendere in un significato generale , cioe relativamente a tutta
r estensione della corteccia tcrrestre : poiche qualora si tratti di alcune
parti determinate, allora diverse circostanze locali possono influire nella
temperatura cd indurvi delle variazioni. Si vegga la bella Meraoria del
sig. Poisson inserita nel volume della Conoscenza de' tempi per 1' anno
1827, pubblicato in Parigi nel 1824, nella quale si espongono le ca-
gioni che possono produrre tali anomalie, e se ne riducono a calcolo
gli effetti.
Prendo con piacere questa occasione per avvertire il lettore della
necessita di rettificare cio che nel cap. 2 5 delle Istituzioni geologiche
ho scritto relativamente al calore centrale del globo in un' epoca nella
quale le osservazioni de' fisici ed i calcoli dei matematici lasciavano
ancora problematica la dottrina di un accrescimento generale, cioe in-
dipendente da qualunque circostanza locale, nella temperamra del globo,
progredendo dalla superficie verso il centro; e le osservazioni di Peron
( V. Annali del museo di storia naturale di Parigi, t. 5 ) davano motive
di pensare che le piii grandi profondita del mare, come le cime delle
montagne piii alte anche sotto 1' equatore , siano eternamente occupate
dal ghiaccio.
§ 14.° // raffreddamento del globo potei>a essere un effetto
del caloiico libero che dii^eniva latente.
Ora venendo al problema proposto , mentre riconosco la difficolta
di darne una soluzione la quale non dia luogo ad alcuna eccezione ,
parrai che se ne possano assegnare di cjuelle che siano abbastaiiza
DI SCIPIONE BREISLAK. 265
plausibili. Consitlerando il calorico come una sostanza di suo genere ,
si pu5 spiegare la fluidita ignea primitiva del globo, supponcndo, come
si e detto , la mcscolanza delle parti calorifere colic altre parti della
materia ed il raffrcddamento del medesimo , con aramettcrc che il
calorico entrasse in diverse successive combinazioni cbimiche con
quelle sostanze alle quali aveva una maggiore affinita : quindi, secondo
la nota , e dir6 ancora gencralmente ricevuta dottrina del calorico Ubeio
e latente , pare clie non sia difficile il concepire come cpicsta sostanza,
la quale iiello stato di liberta comunicava a tutta la massa della ma-
teria la forma fluida , passando ad essere latente nelle combinazioni
chimiche con molte basi solide, alle quali aveva ima maggiore affinita
e die ridusse alia forma gasosa , producesse un grado di raflredda-
mento ncl globo e desse principio alia consolidazione della sua su-
perficie , la quale ando progredendo a misura che cresceva la quantita
di calorico che diveniva latente. Si conosce da tutti i fisici il freddo
prodotto dall'evaporazione , la quale non e altro che il passaggio di
un corpo dallo stato liquido alio stato gasoso, e che succede per I'as-
sorbimcnto di una dose di calorico. Se, trattandosi di gi'andi fenomeni,
fosse permesso il fare dclle congetture fondate sopra cio che sovcnte
accade in piccolo , farei menzione di un fatto assai frecpiente , quale
e quello del freddo talora intense che si produce cpiando in uno dei
piu caldi giorni estivi cade in qualche luogo non molto distante da
noi una copiosa grandine o una neve abbondante , e che dura sino a
che la neve o la grandine abbiano assorbito quella cpiantita di calo-
rico che, essendo necessaria alia loro fluidita, diviene latente nel nuovo
stato , freddo che va cessando a misura che si ristabilisce 1' ecpiilibria
della temperatura per mezzo del calore che accorre dalle altre parti
deir atmosfera. A\ contrario se s'iramagini che tutte le sostanze liquide
e gasose passino rapidamente alio stato di solidita , il calorico che si
sviluppercbbe parmi che sarebbe sufficiente a fondcre il nostro globo,
come ho esposto piu difFusamente nelle Istituzioni geologiche , rispon-
dendo alle difficolta che mi erano state fatte. Consideriamo per un
istante le quantita immense di calorico combinato chimicamente in
molte sostanze e che non diviene sensibile se non che nella loro
Vol. IV. r. II. 34
266 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC,
decomposizione. Quali incalcolabili quantita ne saranno divenute latentl
ucUa sola produzione dei gas ossigeno, azoto, idi'ogeno, carbonico, ecc.
che dovevano svolgersi dalla niassa tcrrestre ancora fluida, che for-
luaiono r atmosfera primitiva , e da alciuii de' quali ebbe origine la
grande massa dell' acqna che sotto raolte e diverse forme circola uel
iiostro pianeta ? Egli e vero che se vi e assorbimento di calorico nella
formazione dei gas ossigeno ed idrogeno , v' e ancora sviluppo di esso
nella loro combinazione, dalla quale e risultata I'acqua, ci6 che darebbe
luogo ad un compenso ; ma si dee calcolare ancora la quantita di ca-
lorico che diviene latente nel nuovo composto, e che, supponendolo
ben anche nella forma di liquido, ha dovuto cssere grande; ma gran-
dissinia si dee credere nella forma gasosa atteso cio che si e detto
nel paragrafo precedente; e se mai tra il calorico divenuto latente e
qucllo che si e sviluppato non vi fosse molto eccesso per pai'te del
primo , cio produrrebbe solo un ritardo nel rafFreddamento generale
del globo, il quale e passato per una serie infinita di combinazioni
chimiche prima di giungere alia teraperati\ra attuale. AUe quantita sud-
dette di calorico combinato aggiungiamo le altre forse non minori
dosi , dalle quali se non dipende la natura , dipende almeno la forma
apparente , cioe lo stato o liquido o solido de' corpi , e le altre che
la eondensazione, la percussione, Fattrito rendono sensibili in moltis-
simi corj^i , e troveremo che aveva ben ragione quel poeta che scrisse :
Ignis ubique latet , naturam amplectitur omnem ;
Cu?icta parit, renovat , dwidit, urk, alit.
§ 1 5.° Rijlessiord sopra il fenomeno delle gocce d'acqua
e bolle d' aria racchiuse nei quarzi. '
Ci5 che si e detto somministra la soluzione al probleraa die si e
annunciato soltanto nel § 1 1 .° delle gocce d' acqua che talvolta si tro-
vano racchiuse nell' interno de' cristalli di cpiarzo che forse appartene-
vano a rocce priinordiali. Le circostanze principali di questo fenomeno
sono r esistenza di qualche piccola cavita nell' interno di un corpo
DI SCIPIONE BREISLAK. 267
duro e compatto come il quarzo ; la presenza in queste cavitu ili
sostanze clotate di gravita specifica diversa : tali sostanze sono ordinaria-
mente acqua ed aria: cpalche volta in vece dell'acqua vi e un liquido
giallognolo, e talora insieme all' acqua cd all' aria si scorge una ma-
teria nera, solida, compatta , galleggiante sulla superficie del liquido.
Sono piu di 3o anni die il distinto natural ista inglese sig. G. Thomson
con alciuie delicate esperienze fatte in Firenze , delle quali rcsi conto
nel cap. 87 delle Isdtuzioni geo/ogiche , trovo die il liquido giallastro
e una vera nafta , e la sostanza nera , solida , ecc. un antracite. Ora
poi dobbiamo al celebre Davy una cognizione piu esatta di questo
curioso fenomeno. Avendo egli scelto molti cristalli di quarzo die pre-
sentavano delle cavita con gocce d' acqua e bolle d'aria, comincio
dall'assicurarsi die le pareti delle cavita non erano permeabili ne al-
r aria , ne all' acqua , ci6 die ottenne ponendo i cristalli mcdesinii o
isolati o neir acqua sotto il recipiente della macchina pneumatica nella
quale si era formato il vuoto. I risultati de' suoi saggi chimici fiurono :
i.° die r acqua era quasi pura o conteneva appena una piccola dose
di solfati alcalini ; 2.° il fluido aeriforme, per quanto era possibile il
deciderc operando sopra quantita molto piccole, era puro azoto; 3.° il
globetto d'aria uscendo si restrinse e divenne sei in settc volte piu
piccolo. In un cristallo, die si crede procedere dalJa Gardette nel
Delfinato , Davy ancora in vece dell' acqua osservo la nafta. Un rag-
guaglio pill minuto di tali osservazioni si pu6 vedere nella IMcmoria
dello stesso autore inserita nel tonio 21 degli Annali di chiniica e di
fisica di Parigi. Ora supponendo die tali cpiarzi appartengano vera-
mente a rocce primordial! , esaminiamo se i suddetti fenomeni si op-
pongano alio stato di fusione delle medesime. Non sara inutile I'osser-
vare in primo luogo che quel fenomeni coUe stesse circostanze si
presentano ancora in quel globetti calcedoniosi che si conoscono sotto
il nome di agato-enidri del Vicentino , e die si trovano entro rocce
considerate generalraente come di origine ignea: la sola differenza die
il sig. Davy ha notato e che il gas azoto ha una maggiore rarefazione.
£ difficile poi lo spiegare lo stato di rarefazione nel quale si trova la
sostanza gasosa nelle cavita del cristallo di quarzo o delle calcedonie,
268 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
se non si supponga clie tali cristalli siaiisi formati in temperature ma"-
giori cli quelle che ha presentemente il globo nella sua superficie.
Noil ho potuto giammai persuadermi che 1' infiltrazione avesse eser-
citato alcuna influenza in questo fenomeno, che scmpre ho considerate
come prodotto da cagioni contemporanee alia formazione del cristallo e
della roccia che lo raccliiude : le osservazioni di Davy confermano la mia
congettma , poiche egh si assicuro dell' impermeabilita all' aria ed al-
I'acqua delle pareti del cristallo, ci6 che e diraostrato ancora dalle
stato di rarcfazione del gas. Ammettendo pertanto la formazione di
questi cristalli in una temperatura molto elevata, quale doveva essere
nello stato di fusione e ben anche di moUezza della superficie terre-
stre , parmi che nella diversita e nella quantita delle sostanze gasose
c delle combinazioni che si dovevano svolgere non sia difficile il con-
cepire delle particelle si delle une , come delle altie che riraanessero
racchiuse in qualche cavita accidentale del cristallo nella forma che
avcvano nella temperatura molto alta, ma che cambiarono, prendendo
quella che conveniva ad una temperatura diversa : il cambiaraento
per6 che succedeva nella forma poteva non aver luogo nello stato
di rarefazione ; poiche se quelle sostanze o liquide o gasose si fossero
ristrette al volume che a loro converrebbe nella temperatura ordinaria,
cio indicherebbe die il voto formato nella cavita dalla diminuzione
del loro volume fu riempito dall' aria esterna ; cio che non poteva
accadere attesa la resistenza e 1' impermeabilita delle pareti. Quindi le
sostanze racchiuse conservarono in mia minore temperatura la rarefa-
zione acquistata in una temperatura piu alta ; ed e molto probabile
che la rarefazione del gas azoto sia cosi grande da compensare la di-
minuzione di volume dell' acqua che dalla forma gasosa e passata alio
stato di liquido.
Qualche difficolta si potrebbe incontrare suU' origine della nafta e
deir antracite ; ma si dee riflettere che la produzione delle materie
carbonose ed infiammabili ( qualunque sia stato il processo della na-
tura , che non e qui il luogo d' investigarlp ) non fu del tutto estranea
anche al primo periodo della consolidazione terrestre , come lo dimo-
stra la presenza deiramfibolo, del carburo di ferro, ecc. j sostanze
I
DI SCIPIONE BREISLAK. 269
che contengono il carbonio e clie si trovano nelle rocce primordiali.
La spiof^azione del feuoineno cU cui trattiamo e clie ne dii il sig. Davy
nella Mcmoria sopra citata non solo non si oppone alia mia, che
anzi e fondata suUa stessa base, cioe sopra le combiiiazioiii che hanno
luogo nolle temperature molto elevate , e che si distruggono dimi-
imendosi la temperatura medesinia. Egli pensa che conyenga ammet-
tere che I'acqua e la silice fossero primieraniente in uno stato di
unione chimica, e che la loro separazione losse una conseguenza del-
r abbassamento di temperatura. Nella fusione generale del globo la
temperatura era tale che unendovi ima certa pressione si rendeva
possibile la formazione di lui idrato di silice liquido, il quale, simile in
cio a tutt' i coi-pi liquidi, contenesse piccole quantita d'aria atmosfe-
rica. Diminuendosi la temperatura , la silice si e separata dall' acqua ,
e nel consolidarsi in cristalli, se nell' intcrno di questi vi erano delle
cavita , ha potuto ritenere qualche piccola porzione si di essa , come
deir aria. Si pu6 dunque concludere con Davy che il fenomeno delle
gocce d' acqua che talora si sono osservate nei quarzi, e che era stato
considerate come somraamente contrario all' idea che tali corpi ab-
biano un' origine ignea , puo presentare un argomento decisivo in fa-
vore deir ipotesi che si vorrebbe combattere.
§ 1 6.° Non pare prohahile che il globo siasi raffreddato
per la dispersione del calorico negli spazj planetarj.
Se niai non piacesse a talmio il modo col quale si e detto potersi
concepire il raffreddamento e la successiva consolidazione della super-
ficie terrestre, si pu6 ricorrere alia dispersione del calorico negli spazj
planetarj : diro ancora che qiiesto e il mezzo che con un aspetto di
maggiore probability si affaccia alia monte : ma il motivo principale
che m' indusse a preferire la prima alia seconda spiegazione fu il ri-
spetto per la legge generale dell' attrazione , la quale mi sembrava
violata se avessi supposta la diffusione del calorico nello spazio mon-
dano. Non ignore che il celebre chimico e fisico Berzelius ( V. Ele-
mend di chimica, i." parte, pag. 58 dell' edizione di Reutlingen ) pensa
27c SULLA COPxRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
essere possibile I'esistenza di materie le quali non siano attrattc dalla
terra e che siauo prive della forza di gravita propria degli akri corpi :
la sua opiiiione e che il calorico , la luce , 1' elettricita , il maguetismo
ossia i fluidi detti imponderahili siano sostanze di tale natura che le loro
pai-ticelle non avcndo alcuna coerenza si debbano diffondere per lo
spazio mondano, e che percio si dicono ancora incoercibili. Lo stesso
pare che sia il modo di pensare adottato dal sig. Fourier, il quale
alia pag. i5o della Memoria gia citata nel § iS." dopo di avere am-
messa una teniperatura fondamentale delle regioni planetarie , ne ripete
la cagione dalla irradiazione de' corpi dell' universo. Una difficolta la
potrebbero fonnare le ingegnose esperienze de' sigg. Leslie e Rumford
dh^ette a dimostrare che la rarefazione dell' aria diminuisce sensibil-
mente 1' energia raggiante della superficie de' corpi riscaldati , ci6 che
farebbe pensare che al di la dell' atmosfera terrestre, la di cui altezza,
supponendone dappertutto eguale la densita , secondo La Place e di
780.5 mctri ( V. Esposizione del suiema del mondo , 1. i.°, cap. 14), sa-
rebbe impedita o almcno resa difficile ogni dispersione di calorico per
mezzo deir inadiazione ; ma siccome sarebbe in pronto 1' etere ed in
di hii soccorso verrebbe ancora il tempo, cosi non insisto sopra questo
oggetto , ma non ostante 1' autorita di filosofi cosi distinti , come Ber-
zelius e Fourier , e di altri che hanno ammesso la stessa dottrina , mi
permettero di soggiungere , sembrarrai piu probabile che tutte le so-
stanze appartenenti al sistema del nostro pianeta siano sottoposte alia
legge deir attrazione generale verso di esso , dalla quale deriva il
loro peso. La Place nell' opera teste citata , pag. 848 della seconda
edizione di Parigi , staljilisce che un astro luminoso, la di cui den-
sita fosse eguale a quella della terra, ed il diametro 260 volte maggiore
di quello del sole , in virtu della sua attrazione non lascerebbe giungere
sino a noi alcuno de' suoi raggi : dal che egli deduce essere possibile
che i piu gi-an coi-pi luminosi dell' universo per la stessa ragione siano
invisibili. Se dunque , riconoscendo vere le conclusioni di quel celebi'e
matematico, si ammetta la luce soggetta alle leggi dell' attrazione, non
si vede una ragione per la quale i tre altri fluidi imponderahili si
debbano esimere dalla dipendenza di questa forza generale della natura ,
DI SCIPIONE BREISLAK. 27 1
e sembra piu probabile il pensare che se vi sono delle sostanze nelle
quali non possiamo liconoscerc 1' efletto di questa attrazioae , cioe il
peso , piuttosto che fare un' eccezione ad un principio , la generalita
di cui sembra abbastanza comprovata , si debba attribuirlo a raan-
cauza di mezzi acconci che la Fisica , anche ajutata dalla Chimica (*) ,
non ha potuto ritrovare per sottoporlo ai nostri scnsi , e coiivicne
confessare che dopo le piu ingegnose e delicate espcrienze fatte da
fisici cosi esperti, come Lavoisier, Fordyce, Morveau, Chaussier, Rum-
ford, Fontana ed altri, il risultato meno incerto e che I'aggiunta o la
sottrazione del calorico non iufluisce in una maniera a noi sensibile
sul peso de' corpi.
§ I 'jF Si pud spiegare la fusione ed il rajjreddamcnto del globo
anche nell' ipotesi delle vihrazioni.
Non debbo dissimulare che quegli stessi fenomeni che da molti
fisici si spiegano coll' ipotesi delle emanazioni de' fluidi imponderahili
ed incoercibili dai corpi che diciamo lucidi, caldi, elettrici, magnetic!,
da altri si spiegano egualmente, supponendo diversi fluidi esistenti nello
spazio, o anche un solo fluido sommamente raro e sottile che penetri
tutti i corpi , che sia difFuso nello spazio mondano , e che produca i
fenomeni della luce , del calorico , dell' elettiicita e del magnetismo
secondo il diverso moto di vibrazione che gli e comunicato dai corpi
detti lucidi, caldi, elettrici, magnetici. Questa ipotesi, di cui dobbiamo
a Cartesio la prima idea , e che e stata sviluppata e promossa dal-
r Eulero, e seguita ancora al presente da parecchi distinti fisici : quindi
il sig. Davy preferisce 1' espressione di sostanze eteree a quella di 50-
stanze imponderahili. Poiche e certo che nello spazio tra il sole , le
stelle ed il nostro globo esiste rjualche materia , ma non e egual-
mente certo che questa risulti da pariicelle che succedendosi eraanino
(*) Tra le diverse esperienze tentate da' &- do solforico : ma la somnia variabilita de' risul-
sici per dilucidare quest' oggetto , quella che tati che si ottenevano tutte le volte che si ese-
da principio sembro dare la lusinga di qualche guiva 1* espcricnza obbligo i fisici ad abbaa-
cogaizioue sicura fu 1' esame del calorico che donare una strada la quale non conduceva die
si svolge nella mescolanza dell' acqua con Taci- all' incertezza.
272 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
sempre da corpi celesti , o se tali corpi coraunichino il moto ad una
materia vicina , le particelle di cui lo trasmettano alle altre con sucr
cessive impulsioni. Le difficolta pare clie si bilancino in amhidue i
sistemi, e se vi e qiialche preponderanza, in oggi pare che sia contro
quelle delle emanazioni ed in favore del moto vibratorio, o diversa-
mente modificato se si ammotte un solo fluido, come sembra cosa piu
semplice , o di sole uniformi vibrazioni qualora si preferisca supporre
fluidi diversi , ciascuno de' quali e posto in moto dal corpo , die nel-
r altra ipotesi e considerato come il centre dell' emanazione. Quindi
tutto ci6 che si e detto del calorico ai paragrafi precedenti, e del ca-
lorico e della luce nel § 9.° si dee estendere agli altri due fluidi im-
ponderabili, elettnco e magnetico , giacclie ambidue sono soggetti alle
medesime leggi , e le recenti esperienze di Oerstedt , di Ampere , di
Arago, ecc. indicano 1' identita degli effetti prodotti dalle correnti elet-
triche e dalle forze magnetiche. ]\Ia siccome nello stato attuale delle
nostre cognizioni non possiamo decidere quale de' due sistemi sia quello
della natura (ed e possibile ancora die non lo sia ne I'uno, ne I'altro),
seguiro a fare uso di quello col quale ho cominciato, cioe delle ema-
nazioni , ed a considerare le sostanze impoiiderahili quali sostanze di
loro genere soggette alia forza d' attrazione ed alle leggi delle affinita
chimiche come le altre sostanze inorganiche e che appartengono al
nostro pianeta. Ad oggetto pero di adattarmi anche alle opinioni degli
altri aggiungero che trattandosi dello stato di fusione primitiva del
globo e del sue progressive raffreddamento , se non e difficile il ren-
dere una ragione di questi due grandi fenoraeni , supponendo il calo-
rico essere una sestanza di sue genere imponderabile ed incoercibile ,
che unita ad alcune parti della materia dia ad esse la foi-ma liquida
o gasosa , e separandosi dalle medesime per entrare in combinazione
con altre, perda i suoi caratteri sensibili, divenga latente , e sia ca-
gione dello stato di solidita in quelle che ha abbandonato, non mi
sembra ancora difficile il rendere una ragione de' fenomeni stessi nel-
r altra ipotesi, cioe supponendo che si debbano attribuire alia modifi-
cazione della materia, le particelle di cui siano poste in moto vibra-
torio e di oscillazione , come si e acceunato nel § 9° , sia stato pure
DI SCIPIONE BREISLAK. 2J^
quale si voglia essere il modo dcU' esistenza priniordiale della materia
terrcstre : cio clie possianio pensarc ragioncvolnieiite e clie prcseutaii-
dosi essa alle nostre osservazioni sotto molte ed assai vainate forme ,
non sia stata una massa di parti omogenee , tutte avraiino posseduto
le proprieta generali e comuni della materia , come impenetrabiiita ,
inerzia , estensione , ecc. , ma saranno state diverse pei loro caratteri
fisici e cliimici , come uel prescnte ordine di cose Ic sostanze saline ,
raetalliche , combustibili , ecc. sono divcxse tra loi'o , benche abbiano
le stesse proprieta generali della materia. Tra i caratteri particolari
delle diverse sostanze non si vorra negare un posto distinto al grado
delle affinita chimiche , il quale detcrraina molte combinazioni e de-
composizioni. Lasciarao ai poeti I'imaginare la natura giovane o vec-
cliia : le di lei forze sono state e saranno sempre uniformi , e percio
poste le medesime circostanze, ritornano i medesimi effetti, e cio clie
accade attualmente, sara avvenuto ancora altre volte se le circostanze
non saranno state diverse. Quindi quelle stesse combinazioni e decom-
posizioni che i diversi gi*adi di affinita producono al presente nelle
sostanze de' nostri piccoli laboratory o del grande laboratorio del globo,
debbono ancora aver avuto luogo nella prima esistenza della materia
terrestre , avendo sempre riguardo alle modificazioni clie potevano ri-
sultare dalle diverse circostanze. Ma tali combinazioni e decomposi-
zioni non possono accadere senza un moto intestino (*) nelle parti della
materia che le ricevono , moto che sara piu o meno intense secondo
il grado di energia dell' affinita , e che doATa diminuire a misura che
compiendosi le combinazioni e decomposizioni suddette, le affinita re-
ciproche si saranno saturate a vicenda. Non possiamo deterrainare il
grado di questo moto intestino , ma niente vieta il supporlo quale e
necessario a produrre lo stato di fusione accompagnato da quel feno-
meni che sono proprj dell' ignizione , ed a misura che nelle nuove
combinazioni saturandosi le affinita reciproche , viene a diminuirsi o
(*) Cio che si h per soggiungere non si dee Paoli nella sua bella opera Ricerche sui moto mo-
tikrire aWa qnestione del moto intestino de' soUdi , lecolare de' solidi stampata in Pesaro nel i8aS,
oggetto che e stato trattato con molta erudizione e nella quale si ha un prospetto delle nostre
e forza dl argomenti dal dotto fisico sig. Conte atCuali cogniziooi su questo importante articolo.
Vol. IV. P. II. 35
274 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
anche a cessare 1' azioue della causa che produceva il moto intestine
svanisce lo state di liquidita, cessano i fenonieni die lo accompagnano,
e la massa acquista lo stato di solidita. Queste combinazioni e decom-
posizioni nella superficie del globo pare che nella massima parte al-
nieno abbiano giii riccvuto il loro conipimento, e che le diverse affi-
nita delle sostanze conipouenti la corteccia del nostro pianeta siano
giunte al loro grado di saturazione : percio , prescindendo da alcune
straordhiarie circostanze, non veggiamo accadere grandi fenomeni. Ma
lo stesso non si pu6 dire delle parti piu interne , nelle quali e pro-
babile die lo stato della materia terrestre sia assai diverso : vee;o;asi
ci6 die si e detto nel § i3.°
La stessa maniera di vedere si pu6 applicare alia luce ed a parec-
chi altri fenomeni, de' quali si rende ragione nell' ipotesi delle emana-
zioni ; p. e. saranno giusti cd esatti i calcoli di Laplace ( non vi e
alcun dubbio), de' quali nel § i6.° si e dato il risultato, ma e probabile
che il corpo celeste da lui preso per base del suo calcolo non sia
visibile, non gia perche la luce non possa giungere a noi in forza
deir attrazione della massa del corpo celeste dal quale emana , ma
perche il moto di vibrazione che questo corpo produce suUa materia
che gli e contigua e che riempie lo spazio mondauo non si pu6 pro-
pagare sino alia distanza che sarebbe necessaria per fare un'impressione
sensibile sopra gli abitanti del globo terrestre.
Non mancano dunque de' mezzi per ispiegare come sia scomparsa
alraeno dalla superficie del nostro pianeta quella quantita immensa di
calorico che si dee supporre, amraettendo il di lui stato primitive di
fluidita ignea , ed e assai probabile che i progressi della fisica e della
chimica C) uniti alle osservazioni astronomiche ne possano sommini-
strare delle altre anche piu soddisfacenti.
(*) Nel vol. S4 della Bibl.brltannica (ottobre sidazione delle basi metalliche esistentl nelle
i8i3 ) si da una breve esposlzione delle idee materie terrose. Nel § 79 delle Istituzioni geo-
geogoniche proposte dal sig. Smithson Tennant logiche ho esposto le ragioni per le quali non
alia Soc. R. di Londra. Secondo questo distiato ho adottato questa applicazione ingegnosa della
chimico, la nostra terra fu originariamente un teoria di Davy, e clie dimostra 1' influenza che
sole o una comeu, e passo alio stato attuale la fisica. e la chimica possono avere nella geo-
per una combustione generale prodotta dall' os- logia.
DI SCIPIONE BKEISLAK. ijS
§ 1 8.° Congetture sulle nehulose.
Se non rlpiigna Tammettere dell' analogia tra lo stato primitivo del
nostro globo e qiiello delle iicbulose, come si e detto nel § io.°, e
molto probabile che osservazioni ripetute 'sulle medesime , sopra la
loro concentrazione, suUa natura della loro luce e sopra i lore suc-
cessivi passaggi alio stato di corpi planetarj conducano ad un nuovo
genere di congetture; lie sarebbe straiio che il ciclo ci desse la cliiave
di niolti feiiomeni terrestri. Non si potrebbe supporre che la luce delle
nehulose fosse prodotta dalla materia stessa del calorico libero, me-
scolata colle altre sostanze componenti le nehulose, e che la concen-
trazione cU questc ed il loro parziale oscuramento, ossia il loro pas-
saggio alio stato di cometa, procedano da una quantita del calorico che
di mano in niano divenga lateiite iielle combinazioni chimiche , cio che
dee indurre delle variazioni nella figura della cometa e nel suo volume,
e che quando finalraente la quantita del calorico divenuto latente giunge
ad un certo punto, allora cessi ogni apparenza nebulosa e la cometa
si trasformi in pianeta ? Le nehulose, divenendo comete, perdono la
liberta di andare vaganti nello spazio, e sottoposte alle leggi dcU'at-
trazione seguono un corso che potendosi calcolare , non ostante le
perturbazioni alle quali e soggetto (*), si dee dire regolare: le comete,
divenendo pianeti, cambiano ancora il loro volume e la loro esterna
figura, cio che dee produrr^ una modificazione nel periodo della loro
rivoluzione, attesa la diversa influenza dell' etere diffuso nello spazio
nel quale si muovono e che aveva cominciato ad essere sensibile nello
(*) Quests regolarita nel corso delle comete , preceduta da tre altre che non si aspettavano ,
dalla quale dipende il loro ritorno pcriodico, si presento agli astronomi nello stcsso puoto del
sino ad ora si puo dire certa solo per due, cielo die gli era stato assegnato. Le osscrva-
cioe per quella dcIP Hallejo, il di cui periodo zioai non lianao verificato ancora il riiorno pe-
di 75 anni e stato gia coniprovato quattro volte riodico di altre comete, benche di molte siano
dalle osservazioni, e per I'altra detta di periodo state calcolate le orbite, e di alcune siasi an-
corto di tre in quattro anni (§ 10) , della quale cora assegnato il tardo ritorno clie potranno
il distinto astronomo Encke due volte aveva cal- verificare i postcri se 1" esattczza de' calcoli sara
colato e predetto il ritorno, e che nel i8a5, stata congiunta a qaella delle osservazioni.
276 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc,
stato di cometa (V. Corr'ispondenza astronomica del signer Barone di
Zach, vol. IX, pag. 189)^ nia dal cielo torniamo alia terra.
§ I g." Prima origine delle montagm e della configurazione de' continend.
L' epoca nella quale la superficie del nostro globo non ancora giunta
alio stato di consolidazioiie , nou esscndo sulficienteinente raffreddata,
aveva quel gi-ado di moUezza die non si oppone alia cristallizzazione,
fu quella nella quale ebbero la loro origine le rocce conosciute dai
geologi sotto il norae di rocce di cristallizzazione , quali sono i graniti ,
le sieniti, i gneis, euriti, ecc, e che hanno il loro luogo nella classe pri-
mitiva. Se la cristallizzazione si presenta in esse in un grado di fre-
quenza e d' intensita raaggiore che nelle altre piii recenti, a misura
che ci allontaniamo dall' epoca primoicUale , la cristallizzazione general-
mente diviene piii rara (dico genercdmente alludendo ad una classe di
fenomcni della quale si parlera di poi ) ; cio parmi indicare i ° che le
parti della materia erano ravvicinate in raodo ch'erano poste entro la
sfera d' attivita delle loro rispettive attrazioni, e che per conseguenza
si era separata dalla massa una porzione del fluido ( nel nostro caso
del calorico ) che teneva le une dalle altre lontane le molecole della
materia, e quindi si era gia dato principio al raffreddamento ; 2.° che
la materia aveva quel grado di raobilita e per conseguenza di fluidita
che non si oppone al giuoco delle affinita, dalle quali dipende il gran
fenomeno della cristallizzazione. Ambedue queste circostanze si trovano
unite nello stato di mollezza, e perci6 nel § ii.° trattando della flui-
dita della terra siamo partiti dal medesimo. Ma se si attribuisce la
formazione delle rocce primordial! a quel periodo di tempo nel quale
la superficie della terra non era ancora interamente consolidata, ne
segue che alia stessa epoca ancora si debba riferire la prima origine
delle montagne composte di rocce primitive , ed ammettere die la
corteccia di questo nostro pianeta allora cominciasse a ricevere i
primi lineament! di quella configurazione generale di cui si ravvisano
le tracce non del tutto spente, benche molto cambiate o da cata-
clismi repentini e violenti , o dalla lenta , ma continuata azione di cause
DI SCIPIONE BREISLAK. 277
decomponenti. In fatti non e fuori cli ogiii verisimiglianza il concepire
die la prima origiue delle masse montuose die haiuio avuto si grande
influenza nel determinare la forma de' nostri conlineiiti si debba attri-
biiire a torrenti gasosi, die sviluppati daU'interno della massa ancora
fluida si portavano verso la superficie , la quale atteso il suo stato di
moUezza ha ceduto aH'impiilso, e secondo la maggiore o rainore in-
tensity cd efficacia de'medesinii si e sollevata piu o meno sopra il
livello generale di tutta la massa. Lc distanze die tra loro lasciarono
queste diverse elevazioni, formarono ora valli piii o meno estese, ed
ora grandi e profoncU bacini, nei quali si raccolsero le acque. Non
facdo die accennare I'abbozzo di un'idea, alia quale e facile il dare
lo sviluppo die possono esigere le circostanze. Una difficolta potrebbe
incontrarsi nella teoria di Buache, nella quale le grandi catene di
montagne della terra legate alle eminenze sottomarine formano nn
solo sistema, die si considera come Y ossatura del globo. Ma questa
connessione delle montagne esiste veramente nella superficie terrestre ?
Potra r imaginazione vagheggiare 1' idea di un' ossatura ed occuparsi
con piacere a rintracciarne e combinarne le parti, ma la ragione di-
retta dalle osservazioni dee esaminarne le prove e fissare il valore
giusto di quell' espressione allcgorica. Un esame piii accurato de' luoglii
ha dimostrato la debolezza di tali prove, e si e conosciuto die dove
si sono concepite molte catene sottomarine, le quali servissero di anelli,
non vi sono die vere separazioni di continuita. Quuidi i geografi piu
recenti hanno preferito di riferire le montagne de' nostri continenti a
diversi gruppi o sistemi separati tra loro da pianure molto estese o da
bacini di mari intenii : le diverse ramificazioni die compongono cia-
scuno di questi gruppi o sistemi, si uniscono ad un punto culminante,
detto percib il nodo del sistema. Si veggano le osservazioni e riflessioni
su questo importante articolo di Geografia fisica riferite nel Precis de
la geographic imn>erselle , torn. 2, lib. 40 del signor Malte-Brun, come
ancora il rapporto del signor Barone de Ferussac sopra il concorso
del 1825 al premio per la soluzione di alcuni quesiti proposti dalla
Societa parigina di geografia e relativi alle montagne d' Europa.
278 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
§ 20." Riflessioni sidle diverse ipotesi fatte per ispkgare I' originc
deUe montagne primitive.
Parmi die le altre ipotesi pi-oposte per ispiegare la prima origine
dellc montagne composte cli rocce priniordiali soggiaciano a difficolta
maggiori. Vorremo noi attribiiirle all' azione de'volcani, come pare clie
fosse r idea di Lazaro Moro , di Pallas e di alcuni altri ? Credo die
nell'epoca priniitiva, come diro in breve, i volcani noii avessero co-
minciato ad agire , ed inoltre le montagne composte di rocce appar-
tenenti a quell' epoca prescntano una certa regolarita di struttura die
non e facile il conciliarla con quegli sconvolgimenti die risultano dalle
azioni volcaniche conosciute. Vorremo piuttosto considerare queste
montagne primordiali come tanti cristalli colossali? Questa ipotesi
molto favorita dal dotto La Metlierie ha certo un bell' aspetto , poiche
anche nelle cristallizzazioni ordinarie de' nostri laboratorj veggiamo
talvolta alcuiie serie di cristalli partire dagli angoli o spigoli di un
cristallo analogo sovente piu graude, in guisa die formano intorno ad
esso in diverse direzioni un sistema analogo di cristallizzazione pro-
dotto dalla stessa polarita cristallifica. Conservando ancora 1' idea della
cristallizzazione, gli strati die, se non sempre, almeno sovente si ri-
conoscono nelle montagne primordiali, si possono considerare come le
lamine die coUa loro sovrapposizione compongono i cristalli, ne sarebbe
necessario il ricorrere a cataclismi e rovesciamenti posteriori per ispie-
gare alcune loro posizioni, come verticale, inclinata, ecc. Ma se vi sono
de' punti d'analogia, parmi die ve ne siano ancora di quelli die di-
mostrino una struttura affatto diversa; per esempio ilfii sembra difficile il
combinare la regolarita nejrli angoli d' iiicidenza di una faccia con
r altra contigua die si richiede nelle cristallizzazioni , con la disposi-
zione degli strati nelle montagne, i quali secondo le osservazioni dei
geologi seguono una direzione parallela a quella del grnppo , o come
suol dirsi della catena a cui appartengono. Sembra dunque die in
origine ogni sistema di montagne sia stato prodotto dallo sviluppo
di una forza diversa da quella di cristallizzazione, e die diretta
DI SCIPIONE nilEISLAK. 279
principalmente ad iin punto abbia propagate la sua influenza sulle parti
vicine entro alcuni confini , come ho esposto piii niinutamente nel
§ 386 clcUe Istituzioni geologiche. La stessa diflicolta sussiste ancora
quando si voglia supporre che gli strati terrestri consolidati in una
situazione regolare ed orizzontale fossero sollevati e sconvolti da rivo-
luzioni accadute posteriormente. Sono persuaso che queste sono state
numcrose , estese e molte anche di una gi-ande intensita , ma mi sembra
difficile il concepire una o piii rivoluzioni di tale carattere, che il loro
effetto si possa combinare con quel parallelismo che si e accennato.
Al contrario tutti quelli che hanno occasione di vedere i fenomeni
prodotti dallo sviluppo dei gas nelle correnti di lave , il modo col
quale i medesimi si fanno strada sollevando e sovcnte rompendo la
superficie, fonnandovi una lacerazione, le diramazioni laterali della
parte sollevata nel prirao caso , della lacerazione nel secondo , i rap-
porti di tali diramazioni colla parte principale da cui sono procedute
e dalla quale si veggono partire , le posizioni che prendono le parti
sin dove ha potuto giungere 1' intensita dell' azione gasosa , il paral-
lelismo finalmente costante tra la direzione generale della massa e
quella delle cavita si grandi , come ancora piccole , quelli dico che
avranno occasione di vedere questi fenomeni si persuaderanno facil-
mente di avere sotto gli occhi una miniatura del modo col quale po-
tevano aver origine i sistemi di montagne primitive, in guisa che
non debbono fare altro che ridurre ad una grande scala ci6 che la
natura pone sotto i loro occhi in uno spazio ristrctto.
Mentre pero escludo 1' azione della forza di cristallizzazione o di altra
analoga nel determinare le forme delle grandi masse di montagne pri-
mitive, non intendo rigettarne 1' influenza nelle loro interne parti, le
quali si dovranno riunire secondo le rispettive polarita cristallifiche sino
a tanto che si conservera nella massa lo stato di mollczza, puixhe non
sopraggiunga qualche circostanza che ne disturbi Y effetto.
28o SULLA. CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
§ 2 1." Formazione del mare primidvo , sviluppo de' germi organlci,
rocce di transizione.
Mentre il raffi-eddamento , qualunquc ne fosse la cagione, si propa-
gava nella corteccia del globo , il vapore accjuoso , di cui si e pailato
nel § 12.^ dallo stato aeriforme comiiicio a passarc a quello di liquido ,
iiel cjuale si disciolsero raolte sostanze gasose contenute nell' atmosfera
primitiva , ed il fluido stesso raccogliendosi nelle parti piii basse e piu
profonde della superficie terrestre comincio a formare il mare, le di
cui acque partecipavano alia temperatura medesima della massa del
globo, la quale diminuendosi progressivamente , e forse dopo diverse
oscillazioni prodotte da circostanze particolari , in fine discese a quel
grado pel quale poterono cominciare a svolgersi i germi de' corpi or-
ganici. Allora la vitalita comparve sulk superficie del nostro pianeta,
ristretta da principio a poche specie ( probabilmente moUuschi e zoofiti),
ma che aiido sempre crescendo e propagandosi , cjuanto piii la tempe-
ratura divenne favorevole al di lei sviluppo ed alle sue funzioni. £ da
notarsi per altro che quelle stesse osservazioni geognostiche, le quali
inducono a credere die 1' organizzazione animale abbia cominciato a
maiiifestarsi coi zoofiti, molluschi, entrochi, ortoceratiti, ecc, ci fanno
pensare ancora che 1' organizzazione vegetale abbia avuto principio
dalle piante monocodledoni , come le arundinacee , ecc. , le quali forse ,
secondo I'espressione del signor Humboldt, sono anteriori agli animali
pill antichi. Ma quella diminuzione di temperatura che contribuiva a
rendere piu facile la propagazione degli esseri organici , pregiudicava
molto alia cristallizzazione della materia brutta, la quale di mano in
raano che col raffreddamento si andava consolidando , perdeva quello
stato di mobilita ch' era necessario per obbedire all' impulse della po-
larita cristallizzante. Le rocce consolidate nel mare per cosi dire pri-
mordiale , e che furono le prime a soggiacere all' influenza dell'acqua,
cioe le rocce dette di transizione o anche intermedie , hanno dovuto
adagiarsi sopra le altre piu antiche consoUdate nel raffreddamento della
materia terrestre, hamio partecipato ad alcuni caratteri delle primordial].
DI SCIPIONE DREISLAK. 28 I
poiche alia loro formazione vi era concorso non solo il liquido acquoso,
ma ben anche il calore dal cjiiale il globo era ancora aniinato : alcune
volte presentano la struttura cristallina e la grana minuta saccaroide,
e si avvicinano piix all' aspetto delle rocce die diciarno di cmtallizzar-
zione che a quello delle rocce die siamo soliti indicare col nome di
sedimentarie , poiclic I'acqua resa attiva dal residuo del calore pritnitivo
poteva sciogliere in parte le loro terre elementari ed unirle in luia
cristallizzazione confusa: non vi mancano del tutto le tracce de'eorpi
organic! , ma generaltnente non vi compariscono (*) , ed allorcjnando
vi si ravvisano , sembra die appartengano a specie o perdute del tutto,
o esistenti solo in climi diversi, poiche la temperatura che aveva gii
comiiiciato a diminuirsi non era ancora tale da opporsi alio sviluppo
d' alcune specie organiche , le quali esigono una temperatura piii calda
di quella che regua dove ora si trovano le prove della loro passata
esistenza. Qualora dunque si creda conveniente il conservare la classe
delle rocce intermedie, pare che la loro origine si debba assegiiare a
quello stato del nostro globo ncl quale la superficie si era in gran
parte consolidata, la temperamra della raassa terrestre era molto di-
minuita, I'acqua aveva ahneno in gran parte perduto la forma gasosa,
ed era passata alio stato di liquido; la vitalita finalmente aveva gia
cominciato ad abbellire il nostro pianeta.
§ 22." Prima apparizione de' volcaru
che hanno continuato nelle epoche posteriori.
L'epoca conosciuta dai geologi sotto il nome di transizione o iiuer-
media pare che fosse quella nella quale ebbero principio le operazioni
de'volcani. Mentre il globo era una massa di materia liquida, e molto
probabile die daU'interno, come accade in tutte le grandi fusioni di
(*) Humboldt nel saggio geognosiico, § aa di Berger) il calcare di transizione i tutto im-
Calcare di transizione , riporta raolti esempi di pastato di coacliiglie. £ questa una conferma
questa roccia intermedia con concliiglie , ed t di cio clie si dira die non conviene accordare
da osservarsi ci6 che dice alia pag. i66jcliein on'' intent fiducia al carattere zoologico.
Germania qualche volta (come in Eiffele, ducato
Vol. IV. P. Il 36
28a SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI eCC.
sostanze eterogenee, sgorgasscro torrenti piii o meno voluniinosi di gas,
die trasportad iu alto dalla loro minore gravita specifica, nel loro
passaggio avraniio formato delle separazioni di continuita nelle parti
della niassa anoor liquitla , ma queste ccdendo al proprio peso ed attesa
la loro mobilita , saranno ricadute ben presto sopra loro stesse , e le
parti liquide dell' interuo trasportate fuori dalla violeiiza dei gas si
saranno rimescolate coUe esterne dotate della stessa liquidita. Quando ,
cominciato il raffreddamento , la superficie dallo stato di liquidita passo
a quello di mollezza, avra potuto accadere cio che si e detto nei
§§ 19.° e 20."^; ma se era gia raffreddata, e per conseguenza consolidata,
sani stata rotta e lacerata dairimpulso e dalla dilatazione di qualche
parte dell' interna massa ancora liquida : le tracce della lacerazione
saranno divenute permanenti sino a che non furono scancellate da
combiiiazioni posteriori , la sostanza fluida interna si sara diffusa sopra
la superficie gia consolidata, ma non avra potuto identificarsi con essa,
raffreddaiidosi non solo in diverse epoclie, ma ben anche in circostanze
diverse: in una pai'ola gli effetti prodotti dai rigonfiamenti delle parti
interne ancora fuse sono stati raodificati dall' intensita ed energia dei
gas sviluppati , come ancora dal grado di resistenza che poteva opporre
la massa che dovevano traversare in ragione della sua grossezza e
dcUo stato di liquidita o di mollezza o di consolidazione. Tra le com-
binazioni possibili non dobbiamo dimenticare quella che talvolta lo
sforzo de' fluidi elastici , non potendo vincere interamente la resistenza
della massa sovrapposta, avra dovuto limitarsi a soUevarla, e che tale
innalzamento si sara esteso a tutte le parti che si trovavano entro la
sfera d' attivita della corrente gasosa, avuto pero luguardo alia loro
maggiore o minore omogeneita, maggiore o minore distanza dalla di-
rezione principale della corrente gasosa ed alle altre circostanze che
possono influire in questo fenomeno.
Dopo che i volcani hanno cominciato a manifestarsi sulla superficie
del globo, le loro operazioni sono state sempre, come lo sono ancora
al presente, ora piii, ora meno frequenti non solo nei grandi conti-
nenti, ma nel seno ben anche del mare, ora in mi puuto ed ora in
uii altro, sovente rinnovandosi nello stesso luogo, e perci6 noii esitai
DI SCIPIONE BREISLAK. 283
punto ad asserire nel § 584 tle'le htituzioni geologiche clie i volcaiii
appartenp;ono a tuttc le eta del iiostro fi,lobo, posteriori alia consolida-
zione della sua superficie, opinioiie sostenuta ancora dal sig. Baroiie di
Iluinljoldt, il quale nella pag. 822 del Saggio geognostico, ecc. ha as-
serito die il luoco de'volcani ha agito in tutte le epoche dopo \a prima
ossidazione della crosta del gloho a trai>erso le rocce di transizione , i terreni
secondarj e terziarj. Mi si permetta il prendere questa occasionc per ri-
spondere ad una critica die sovente mi e stata fatta, cioe di avere
attribuito ai volcani I'origine di tutte le rocce che compongono la su-
perficie terrestre, benche abbia scritto diiaramente nel § 619 ddle
htituzioni geologiche: « i volcani talora lianno potuto contribuire a
» cambiare lo stato di cpialche parte della superficie della tciTa, ma non
» si dee attribuire pcrcio ad essi un' influenza gencrale suUo stato at-
» tuale del globo. » Se si tratta della presente configiirazione della sua
superficie considerata in grande, e prescindendo da combinazioni locali,
credo ch'essa dipenda da cagioni molto piii efficaci ed energiclie di
quelle che conosciamo neU'ordine attuale di cose e che possiamo conce-
pire in qualclie stato del pianeta diverso dal presente ( V. §§ 1 9° e 20.°).
Le operazioni volcaniche non potevano produrre effetti sensibili se non
dopo la consolidazione della crosta della terra. Per qiiello poi die ri-
sguarda le rocce, se si tratta di quelle che diconsi di cristallizzazione,
come granitose, porfiritiche, sieniticlie, ecc, se la loro giacitura ad
evidenza le esclude dai teiTeni primitivi, le considero come volcaniche;
dove poi le circostanze geognostiche non ne fissano con certezza il posto,
non le dlro volcaniche, ma bensi pirogene ; poiche se niai appartenessero
al periodo primordiale , avranno avuto origine non gia da materie fuse
ed eruttate da volcani, ma da sostanze cristaUizzate nel passaggio della
superficie del nostro pianeta dallo stato generale di fluidita ignea a
quello di consolidazione: qualora poi si considerino le alti-e rocce alle
quali snol darsi il nome di sedimentarie, non ho giammai escluso 1' in-
fluenza dell'acqua e la cooperazione dell' antico mare, benche i material i
di aicune abbiano potuto essere soraministrati da volcani. Parmi dunque
assai probabile che le rocce dette di cristaUizzazione, quando occupano
uno spazio di qualche estensione, e non sono ristrette a c^epoiiti locaL,
284 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
iiella loro origine abbiano partecipato alia liquidkJl ignea, e che il loro
stato primitivo fosse cjuello di fusione. Se appartengono all'epoca pri-
niordiale , la loro fluidita era una coiiseguenza della fluidita generale del
globo; se poi si rifcriscono a taluna delle epoche posteriori, allora con-
sidero la loro fluidita come I'efFetto di qualche operazione volcanica,
beiiche non sia talora possibile il vederne le tracce. Le osservazioni
suUa giacitiua e sopra i rapporti coUe altre rocce coesistenti sono quelle
che poti-anno decidere le question! nei diversi casi die potranno pre-
sentarsi , giacche sino ad ora 1' orittognosia non somministra un sicuro
carattere distinto : per altro vi e luogo a sperare che i cliimici non
tarderanno molto a trovare qualche criterio per sepax'are i prodotti
della fusione primitiva dai prodotti della fusione volcanica. I primi si
sono consolidati sotto una pressione enorme (V. § 12."), la quale ha
dovuto raodificare le affinita rcciproche de'loro element!, pressione alia
quale non sono stati esposti i second!, e che per conseguenza presen-
teranno gli stess! fenomeni de'nostri laboratorj e delle nostre operazioni
metallurgiche. Non e dunque improbabile che un diligente esame di
questa diversa circostanza, o qualche altra strada che la loro sagacita
sapra trovare , conduca alia soluzione di un problema di cui si e gia
segnalata I'importanza e conosciuta 1' influenza nelle ricerche geogoni-
che (V. Aiinall di chimica e ell fisica di Parig! , tom. XL, pag. 872 ).
S 23.*" Progressi del rajjreddamento del globo e suoi effetti,
Dopo che si era dato principio al raffreddamento della massa terrestre,
il medesimo , prescindendo da qualche circostanza particolare , sempre
ando progredendo con raolta rapicUta da principio (V. § i3.°), di poi
con lentezza ; la temperatura che si rendeva piii mite , diveniva piu
favorevole alia propagazione degli esseri organic!, de'quali alcune specie
si modificarono, adattandosi a! cambiamenti della temperatura; altre nuove
se ne svilupparono , ed altre se ne distrussero ; ed e da osservarsi che
fjuantunque tra i corpi organici marini che conosciamo essere in vita
non si trovino alcune specie analoghe a quelle che si rinvengono fossil!,
e che percio si credono distrutte, cio non ostante pare che il nuraero
I
DI SCIPIONE BREISLAK. 285
de'gencri e delle specie dcgli attualmente viventi corpi marini sia mag-
giore di qiicllo clie e stato nclle cpoche preccdenti ( veggasi reccelleiite
opera del signer Dc France, Tableau des corps organises fussiles). A questi
diversi gradi di una temperatura senipre decrescente appartcngono le
rocce dette secondarie, e nelle cpiali sono cosi frequenti le tracce dei
corpi organici. Ma si dee riflettere che se abbianio attrihuito il raf-
freddamento iniziale del globo al calorico libero divonuto latente nelle
diverse combinazioni cliiniiche, non s' intende d'applicare in tutta la
sua estensione la stessa idea alle diniiiiuzioni successive di temperatura,
quando, prodotta I'acqua, formata ratniosfera, cominciata I'azione dei
venti , divenuta sensibile la differenza de' clinii , sviluppata 1' organiz-
zazione animale e vegetale, e cambiate molt' altre circostanze, si die
principio ad un nuovo ordine di cose, nel quale infinite combinazioni
e decomposizioni chimiclie somministrano tutti i niezzi che si vogliono
per consumare la dose di calorico die rimaneva, e che probabilmente
rimane ancora nel globo dopo la prima consolidazione della sua crosta
(V. § 1 3.°). Fra questi mezzi e probabile che continui ancora ad esservi
quello delle formazioni gasose, giacche un sommo naturalista dcUa
nostra eta ha gia estcrnato I'idea che forse un giorno le aurore bo-
reali ed australi avranno luogo tra le eruzioni de' gas contenuti nel-
I'interno del nostro pianeta (V. la ]\Iemoria del sig. Barone di Hum-
boldt su la struttiura e gli effetti de'volcani, colle riilessioni del sig.
Malte-Brun inserita ne^JVuovi annali de'viaggi, aprile iSaS). La super-
ficie terrestre gia consolidata presenta al certo una resistenza all'uscita
libera de' fluidi aeriformi che procedono daU'interno, 1' elasticita dei
quali potra limitarsi il piu sovente a produrre de' terremoti, ma h molto
probabile che in qualche luogo possa ancora vincere ogni ostacolo.
Forse che nella direzione dei poli la mmore massa, atteso lo schiac-
ciamento del pianeta , presenta ancora una resistenza minora ?
§ 24.*' Costituzione Jisica del mare ptimordiale e suo letto.
Trattando delle acque dell'antico Oceano nel quale ebbero luogo
le formazioni intermedie e secondarie, sino ad ora si sono considerati
286 SULLA. CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
principalmente i diversi gradi di temperatura , ma nella costituzione
fisica di quel mare si debbono coiitcraplare alcuiie altre circostauze.
La prima b la presenza di molte sostanze chimiche, le quali vi erano
disciolte, poiche tra i gas die componevano I'atmosfera (§ i5.°), tutti
qucUi die crano solubili nel vapore acquoso dovettero riraanere unid
alle acque die, separandosi dall' atmosfcra coUa quale erano unite nello
stato gasoso, formarono I'Occano primitivo, e combiiiarsi quindi con
le recce prodotte in csso ed agli dementi ddle quali avevano una
maggiore afiinita. La seconda, il violento e continuo moto della sua
massa. Se nel presente ordinario stato del globo il mare e soggetto a
forti commozioni prodotte da cagioni perturbatrici , alcune regolari,
altre accidcntali , queste conibinazioni dovevano essere ben piu fre-
quenti nei prmii periodi della sua esistenza, quando le sue acque erano
animate ancora da un calore intenso, quando non era cessato sotto il
suo fondo lo sviluppo dei gas, e I'atmosfera sconvolta dall' elettricita
e dal moto cU mtte quelle sostanze che o si separavano da essa, o
per mezzo di nnove corabinazioni si forraavano nel suo seno, comu-
nicava le sue agitazioni alia massa ddle acque. Un'altra difFerenza tra
Tantico ed il presente mare e quella del suo letto. Combinando le
osservazioni che naturalisti assai distinti lianno fatto nelle montagne
piu alte de' due continenti , possiamo considerare come uno de' feno-
meni meglio verificati nella geologia I'esistenza de' corpi marini fossili
neir altezza di 12 in 1 3 mila piedi sopra il livello attuale del mare ,
ci6 die lia dato origine all'opinione generalmente ricevuta che il mare
una volta abbia coperto il globo fino a qudl'altezza, e die di poi sia
disceso nel letto che occupa attualmente: ma ammettendo questa ipo-
tesi che ho seguito ancor io ( V. cap. 91 e 92 delle Istkuzioni geol. ),
s'incontrano delle difficolta che obbligano a ricorrere ad altre ipotesi,
le quali rendono sempre piu complicata la soluzione del probleraa.
§ 2-5.° Ipotesi de sollevamenti.
Lo stesso fenomeno geologico per altro si pu6 spiegare, ammet-
tendo il sollevamento delle montagne dal fondo del mare, ipotesi che
DI SCIPIONE BUEISLAK. 287
adottata da mold aiuiclii filosofi (vcggasi il tonio 5.^ della Teoria clella
terra di Lametherie , cdizione seconda) , ripiodotta cd illustruta da
Hutton e da Hall , ha ricevuto un nuovo grado di probabilita e molta
estensione dopo le belle ed origiiiali osservazioni fatte uel Tirolo rae-
ridiouale dall'illustre ed indefesso signor Barone Leopoldo De Buch,
dalle quali risulta clie i porfidi pirossenici in alcune contrade si rav-
visano sollevati dairintcrno, « facendosi strada in mezzo a banclii di
» dolomia smossi dalla loro situazione originaria, e soUevando gli stiati
» di gre rosso e di pietra calcarea conchigliare, die si veggono in
» una posizione cosi dirupata, e nello stesso tempo in altezze cosi
» diverse die non sarebbe possibile il ridurre tali porzioni separate
» ad un livello generale. » Questo celebre gcologo estende le sue con-
getture fondate sopra alcune osservazioni positive alia catena delle alpi
calcarie, e ne attiibuisce rdevazione alia formazione del porfido pi-
rossenico ( si veggano le sue lettere scritte, ima al signor De Pfeundler
in data del 10 maggio 1822, e I'altra al signor Barone di Humboldt
del 4 febbrajo 1823, pubblicate ambedue in Parigi nel 1826 dalla
stamperia Feugueray ). Tale dottrina in alcune contrade presenta i
caratteri di una somma probabilita, ed i fenomeni riferiti da un os-
servatore cosi esperto, come De Bucli, sono tali die obbligano a ri-
conoscere i sollevaniend in diversi luoglii del Tirolo meridionale ; ci6
non ostante parmi die questa ipotesi non si debba generalizzare in
modo da dover escludere la prima, cioe 1' abbassamento del livello
del mare. Sono inclinato a- pensare che anclie su questo articolo vi
sia luogo ad una transazione, e che se alcune parti del globo sono
state sconvolte da sollevamenti , altre abbiano cessato di essere inon-
date dal mare pei cambiamenti accaduti nella situazione o uell' esten-
sione del suo letto, il quale se per alcune combinazioni in qualche
luogo e divenuto piu profondo, si dove ristringere in una superficie
mhiore, e dove per altre combinazioni diverse ha acquistato mia su-
perficie maggiore, ha perduto in proporzione nella profondita. Nei
capitoli citati nel paragrafo precedente sono accennate alcune di queste
combinazioni, delle quali con molta probabilita possiamo riconoscere
le tracce. l\ signor De Buch applica il principio del solkvamento alia
/'
288 SULLA CORRISPONDENZA. DELLE IPOTESI ecc.
catena delle alpi calcarie, e ne attribuisce la causa al porfido piros-
senico, di ciii con sorama diligenza e fatica ha seguito le tracce e
riconosciuto la presenza ed i fenomeni geognostici in molti punti alia
base della medesinia catena calcai'ea. £ da notarsi poi la frase di cui
egli si serve nel Hire quest' applicazione , dicendo nella pag. q : « Sono
» giii molti anni clie io non dubito che la catena delle alpi, alnieno
» quella delle alpi calcarie, non debba la sua elevazione alia forniazione
» pirossenica » , parole le quali indicano ch'egli in forza delle sue
osservazioni era convinto di cio che asseriva relativamente alle alpi
calcarie, ma che non aveva eguali prove per le montagne piu interne
del sistema delle alpi, cioe per quelle montagne die sianio soliti chia-
mare primordiali. II modo col quale nel § 20.° si e detto di poterne
concepire I'origine e identico al principio Ae sollev amend che ricliia-
mano sempre I'idea della fluidita, nella quale possiamo avere rigon-
fiamenti atti a produrre effetti proporzionati alle masse fluide: trattan-
dosi poi di terreni primitivi, parmi che si debba escludere F influenza
di qualuncjue roccia appartenente alia formazione pirossenica, la quale
sino ad era sembra non aver luogo nei medesirai. Per altro o le mon-
tagne secondarie siano restate scoperte perche il livello del mare siasi
abbassato, o perche le medesime siano state sollevate e portate fuori
dell'acqua da una forza impellente, e che si sviluppava sotto la loro
base , sara sempre vero che la loro origine e stata nel seno del mai'e
primitivo, il quale, o si consideri la natura delle sue acque o I'altezza
del suo livello, pare che fosse molto diverso dall'attuale.
§ 26.° Camhiamend rapidi nel letto del mare e progressivi nella sua natura.
Qualunque sia I'ipotesi che si voglia adottare nella spiegazione dei
diversi fenomeni geologici, cioe o I'ipotesi de' sollevamend, o quella
delle variazioni nel letto del mare , ambedue suppongono rivoluzioni
e cataclismi piii o meno grandi, giacche al presente sembra abba-
stanza confutata I'opinione di un trasporto successivo del mare da una
parte all'altra della superficie terrestre prodotto da una cagione lenta
e progressiva, quale sarebbe stata quella del cambiamento nella
DI SCIPIONE BREISLAK. 289
poslzione deH'asse del globo. Pcrci6 nel cap. 91, 1. 6 delle ht'uuzionl
geologiclw ho asserito die il Meditcrraneo e rAdriatico sono discesi dalla
cima delle alpi ncl letto che occupano al presente in diverse epoche
e come per grctdiiu: ed alia stessa opinioiie veggo iuclinato il distinto
geologo Boue, giacche nel suo Saggio geologico sidla Scozia alia pag. 462
fa nienzione deirabbassamento graduato o piuttosto a scosse del mare.
Ma lo stesso non si dee dire delle variazioni nella costituzione fisica
e nella namra delle acque deirantico Oceano. Nel § 21.° si e detto che
queste dovevano partecipare alia temperamra die il globo aveva in
quei primi period! della sua consolidazione e contenere raolti priiicipj
chimici ed i risultati delle loro combinazioni formate nel seno dell'at-
mosfera primitiva e solubili nell'acqua ch'era ancora nella forma va-
porosa. Ora il passaggio del mare da quello stato al presente pare
che sia accadato con una certa se non regolarita, almeno progressiva
diminuzione. La temperatura ha potuto abbassarsi con taluno di quei
mezzi che si sono indicati nel § 24.°, ed una gran parte de' principj
chimici c delle loro combinazioni hanno pomto formare nuovi cora-
posti (V. § 25.°). Che il cambiamento nella natura e costituzione fisica
delle acc[ue del mare sia stato lento e successivo, parmi poterlo de-
durre da diverse considerazioni. Il celebre Cuvier nella terza edizione
francese del suo Discorso sopra le rivohizioni della superficie del globo,
alia pag. i5 parlando degli strati pietrosi format! nell'antico mare,
delle conchiglie che vi furono inviluppate e delle variazioni nella
natura del liquido, soggiunge: « le conchiglie dcgli strati antichi hanno
» forme che sono proprie ad esse e che spariscono gradatamente ....
» nella natura animale vi e stata una successione di variazioni occa-
» sionate da quelle del liquido nel quale gli animali vivevano, o al-
» meno corrispoudenti ad esse, e tali variazioni hanno condotto a
» gradi le classi degli animali accpatici al loro stato attuale. » L pos-
sibile, come si dira di poi, che qualche specie torni a coraparire di
nuovo, ma oltre che poche eccezioni non pregiudicano alia generalitu
della regola, gli esempi che si potrebbero addurre piuttosto sareb-
bero favorevoli al nostro assunto, poiche se vi sono delle specie, i
germi delle quali hanno potuto conservarsi e riprodursi resistendo a
Vol. IV. P. II. 37
290 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
tutti i cambiamenti del liquido nel quale erano destinate a svihip-
parsi ed a vivere, ci6 farebbe pensare die questi cambiamenti non
sono stati molto rapidi e violenti. L'altra considerazione risulta dalla
sonmia difficolta clie incontrano i geognosti quando vogliono distribuire
secondo Tordine di antichitu le rocce che sovente si legano tra lox'o
con passaggi cosi insensibili die non si puo stabilire una linea di de-
marcazione, e tanto le sottoposte qiianto le soprapposte sembrano
formate per cosi dire di un solo getto. Sono frequenti i casi nei quali
si provano tali ostacoli non solo per distinguere le diverse formazioni
appartenenti ad una stessa delle grandi classi, ma ancora le classi
medesime, come si avra occasione di esporre. Questa considerazione
e connessa con la precedente ; poiche in generale si puo dire die le
medesime specie di animali fossili si trovano negli strati di rocce
analoghe. Da tutto ci6 parmi poter concludere con qualdie fonda-
mento die le variazioni accadute nella temperatura e nella costituzione
fisica del mare primitivo lianno aviito un carattere diverso da quello
die pare dovessero avere Ic variazioni del suo livello e del suo letto,
poiche se queste molto probabilmente erano prodotte ed accompagnate
da rivoluzioni e da cataclismi , le prime accadevano con una certa
progressione e lentezza.
§ 27.° II mare presente non forma piu strati solidi.
Allorche, trascorsi questi cambiamenti, il mare giunse al presente
state, le sue acque perderono quella facolta che una volta possedevano
di forraare quegli strati solidi e compatti die non veggiamo prodursi
nel suo stato presente. Le osservazioni fatte da Olivi e da Fortis sul
fondo dell'Adriatico , quelle di Lord Mulgrave nel suo viaggio al polo
Nord e di altri naturalisti che si sono occupati di questo genere di
ricerdie in moke parti dell' Oceano concorrono a provare, come e
stato scritto dai due distinti geologi Cuvier e Brongniart (V. Descri-
zione gcologica de' contorni di Parigi, ediz. del 1822, pag. 38), die
da due mila anni a questa parte il fondo de' mari, se si eccettuino i
banchi che sono opera de' vermi raarini, e quelle masse pietrose che
DI SCIPIONE BREISLAK. 29 1
possono formarsi in qualclie luogo per la presenza accideiitale di un
ossido metallico, non e stato coperto da alcuno strato solido. £1 dun-
que variata molto la costituzione fisica del mare, e le circostanze die
si sono esposte parini che siano sufficicnti ad assegnarne la cagione.
La temperatura ancora calda del globo e la quaiiiita de' principj clii-
mici che abbondavano nelle sue acque potevano dare a quelle stesse
acque Tattivita di rendere cocreiui e di consolidare in masse quelle
terre che sopravanzate alia cristallizzazione generale ed alia consoli-
dazione delle rocce anteriori formavano le parti piix fragili della su-
perficie, e che il moto violento delle onde aveva ridotte ad un grado
maggiore di attenuazione ed accumulate in alcuni luoglii. II distinto
geologo sig. J. Hall, che si e reso celebre per molte belle esperienze
in conferma della teoria di Hutton, ha cercato di spiegare la consoli-
dazione degli strati delle rocce di aggregazione nelTantico mare, suppo-
nendo che il calore del fondo potesse vaporizzare 1' acqua e volatilizzare
il rauriato di soda contenuto in essa, e che in tale stato penetrando
nei banchi di sabbie, di arene, ecc. facesse le veci di un flusso , il
quale rendeva unite quelle sostanze che non avevano alcuna aderenza.
Negli Annali di chiniica e fisica di Parigi, torn. 29, maggio 1826 si
da una piii minuta esposizione di questa ipotesi, e si accennano le
difficolta alle quali soggiace : tra queste non e certo 1' ultima quella
che sino ad ora sembra non esserci traccia di sale marino o di alcuno
de'suoi elementi nelle rocce di aggregazione. Ignoriarao dunque ancora
il metodo col quale la natura ha proceduto in questa opcrazione, pos-
siamo pero lusingarci di conoscere che poteva disporre di due grandi
mezzi , cioe del calore e della presenza di molti principj chiraici.
Non si perda per altro di vista che menfre nel mare primitivo si
formavano le rocce e le montagne secondarie , continue 1' azione del
volcani che gia aveva cominciato a manifestarsi ( V. § 22.°), e se sopra
la corteccia primitivamente consolidata del globo si erano gia formate
altre rocce o intermedie o secondarie prima che succedessero le eru-
zioni volcaniche , queste potranno presentare diversi fenomeni non solo
negli sconvolgimenti della superficie per la quale hanuo dovuto aprirsi
un passaggio , ma ancora nelle modificazioni delle vicine rocce
29a SULLA CORRISPONDENZA DELLE EPOTESI ecc.
preesistenti, e coUe quali i loro prodotti si sono posti in contatto. Potremo
dunque avere rocce volcaniche nei terreni di transizioue e secondarj,
e siccome il loro primiero stato fu cjuello di fluidita ignea , cosi i loro
caratteri si av\acineraniio piii a quelli delle rocce di cristallizzazione,
quali furono le priinordiali , che a quelU delle rocce sedimentarie ,
quali soao state generalmeiite le altre rocce piu recenti.
§ 28.° Difficokd per fissure i confini della transizione.
La classificazione geognostica , corrispondente all' ipotesi geogonica
esposta sino ad ora , esige die nella consolidazione della superficie
terrestre si amraettano tre diverse epoche, alia durata delle quali 11 on
possiamo applicare alcuna delle misure conosciute del tempo ; ma se
nessuno conti-asta agli astronomi la liberta di disporre dello spazio e
del tempo, perche si vorra negare ai geologi la liberta di disporre
solo di uno di questi due elementi? La prima piu remota epoca fu
qucUa nella quale si formarono le rocce primordiali, e questa fini
allorche cominciando a comparire la vitalita o animale o vegetale, si
die principio all' altra denominata di transizione o intermedia. Sembra
die lion possa cadere alcun dubbio sopra il carattere che costituisce
quest' epoca diversa dalla precedente e piu recente della medesima ,
ma quando si voiTa fame uso nelle osservazioni , sovente accadra il
caso di trovarsi nell' incertezza, poiclie avendosi in vista le sole tracce
deir organizzazione , e frequente il caso che si trovino grandi estensioni
senza alcun vestigio di corpo organico, e die ci6 non ostante appar-
tengano a terreni anclie piii recenti della transizione. Un' altra diffi-
colta spesso nasce da cio che si e detto nel § 22.°, cioe che nell' e-
poca intermedia cominciarono a comparire i volcani, ed ebbero la
prima origine le loro rocce : 1' intervento di queste , che sovente non
hanno caratteri evidenti del loro originario stato di fluidita , ed al
contrario presentano 1' aspetto e la composizione delle rocce primordiali,
forma dell' imbarazzo ; cio che forse ha fatto dire al signor Barone di
Humboldt, pag. loi del Saggio geognostico ecc, essere piii facile il
fissare i limiti de' terreni intermedj verso I'alto, cioe dove cominciano
DI SCmONE BREISLAK. 298
i terrcni secondarj, die verso il basso, dove finiscono i terreni pri-
mitivi. Ma se banchi di pietra calcarea ncra con ortoceratiti in rjxialche
contrada sono sottoposd o legati a bandii di i-occe di struttura grani-
tosa , parmi che non per qiiesto si debba assegnare ad anibidue lo
stesso modo di formazione. Mentre nelle acque deU'antico Occano si
produceva il calcarco, o anche dopo la sua formazione poteva aver
liiogo cjualche operazionc volcanica , per la quale sorgesse dal fondo
del mare una roccia orittognosticanientc simile a taluna delle primor-
diali , alia classe delle quali per altro non si puo riferire attesa la
prossimita a quella specie di calcareo conchigliare sulla quale si adagi6,
o colla quale si pose in contatto. Ma supponiamo che il concorso di
qualclie circostanza , come sarebbe la presenza di rocce framraentarie,
faccia conoscere con fondamento die dal terreno primordialc si e
passato air intermedio , quale sara il fine di questo , cioe dove termi-
neranno le rocce della classe di transizione , ed avranno principio quelle
della classe detta secondaria ? Qui 1' imbarazzo non e minore : 1' incer-
tezza che si e detto esservi talora nel fissare il principio della transi-
zione, si rinnova anche qnando se ne vuole stabilire il fine: le rocce
sovente si modificano le une nelle altre con passaggi quasi inseiisibili,
in guisa die non e possibile il trovare una linea costante di demar-
cazione, e (come e stato gia asserito da altri geologi ) una volta che
siamo entrati in questo periodo di transizione, la successione e tale die
non sappiamo piu dove fermarci sino alia superficie, in guisa che
s'incontrano delle rocce le quali oscillano, per cosi dire, tra queste
due classi , e sovente i geologi piu esperti non sono d' accordo , se
debbano riferirsi all'epoca intermedia o a quella delle rocce seconda-
rie. Siccome questo imbarazzo dipende il piii delle volte dal non po-
ter determinare la vera posizione e giacitura delle rocce, cosi si sono
ricercati altri mezzi onde supplire a tale difetto, ed i geologi sono
ricorsi a quei medesimi caratteri de' quali si erano ser\ iti per ista-
bilire le classi primarie con quelle modificazioni che richiedeva il
nuovo problema.
294 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
§ 29.° La stratificazione non somiruiiistra un carattere certo
per disdnguere le rocce cli transizione dalle secondarie.
Alcuni fissarono la loro attenzione sulla stratificazione, ed avendo
considerato come secondai'ie le rocce che in inia grande cstensione
presentano strati presso a poco orizzontali , coUocarono nel period© di
transizione le altre nelle quali non si ravvisa alcuna stratificazione, o
se vi si veggono strati, questi sono o verticali o inclinati, supponendo
per altro che per la giacitura e loro connessione con altre fossero state
di giu escluse dalla classe delle primordiali. Tra i geologi che hanno
dato maggior forza ed estensione a cjuesto carattere della stratificazione
orizzontale, considerandolo come distintivo ti-a le rocce di transizione
e le secondarie, si e segiialato il dotto Oraalius d' Halloy in una Me-
moria assai interessante sul Colle di Tenda e sopra i terreiii intermedj
(V. Ciomale delle miniere di Parigi, settembre 1810); ma parecchie os-
servazioni hanno dimostrato che questa regola e soggetta a molte ec-
cezioni , e che se in alcuni casi 1' inclinazione degli strati cresce quanto
e piii antica la formazione alia cpiale appartiene una roccia, sono fre-
quent! ancora le combinazioni nelle quali si trovano strati quasi oriz-
zontali in mezzo alle rocce riputate le piu antiche, e spesso veggiamo
in tale posizione i gneis ed i gi*aniti. Al contrario non di raro tro-
viamo rocce di terreni certamente secondarj e che non hanno alcuna
stratificazione distinta. Tale e quel calcareo descritto dal signor Boue
nella sua bella Memoria sopra i terreni secondarj del rovescio settentrionale
delle alpi della Gerniania (V. Annali delle miniere, torn. 9, anno 1824),
che da Escher e da Uttinger era stato chiamato calcario delle alte mon-
tagne; da altri, come da Karsten, Freiesleben, Humboldt, De Buch e
Keferstein, e stato denominato calcario alpino, e nel quale manca ogni
iiidizio di vera stratificazione , presentando solo molte fenditure che
al primo aspetto illudono e sembrano separazioni di strati , mentre
sono prodotte o dal ritiro della massa nella sua prima consolidazione,
o dal lento , ma non interrotto progresso della decomposizione. Di un
calcario analogo a questo e composta in gran parte la catena di monti
DI SCIPIONE BREISLAK. 296
die dal lago Maggiore si propagano a quello tli Como , passando al
nord di Varcse e tagliando il lago di Lugano. Noii dobbiamo poi di-
menticare i rovescianienti che possono essere accadiiti in alcune parti
del globo o per terreraod o per altre violente cagioni, e che avendo
cambiato la situazione origiiiaria delle rocce, possono. aver data una
posizione orizzontale a strati che prima erano o verticali o inclinati.
£ ben vero per altro che tali fcnomeni, circoscritti ad alcune localitii,
non hanno quel grado di estensione che si ricliiede per costituire una
formazione.
§ So.** Incertezza de'caratteri zoologici
Altri geologi per fissare con minore incertezza il confine tra la
transizione ed il secondario riprodussero e diedero molto sviluppo al
principio proclamato da Listero, sono piu di i So aniii , che ogni roccia
e caratterizzata da conchiglie fossili differenti, e che molte sono spe-
cificamente diverse da quelle del niondo attuale. Nelle rocce di tran-
sizione si comincia a trovare le loro tracce, che divengono molto piu
copiose nelle formazioni secondarie, e cio che e piii notabile, alcune
specie pare che siano caratteristiche solo della transizione , in guisa
che conviene ammettere che la costituzione fisica di quell' antico Oceano
e la teniperatura del globo in quell' epoca abbiano favorite lo sviluppo
di alcuni corpi organici , i quali di poi non poterono accomodarsi a
circostanze diverse. Parecchie osservazioni favoriscono questa regola,
che per altro non e senza eccezioni; poiche il ccl. Schlotteim, che
moltissimo si e occupato di tal genere di ricerche , cita il belen-
nite penicellato nel calcare di transizione , ed in cpiello detto jurassico ,
che appartiene ad una delle piu recenti epoche delle formazioni se-
condarie. Inoltre quando si tratta di far uso di tale criterio , pur
troppo sono frequenti le combinazioni che imbarazzano i geologi piii
esercitati. Non si vorra negare ti-a questi un posto distinto al signer
Brongniart; e cio non ostante nella sua interessante Memoria sulla
giackura del serpentino , dope di avere descritto le rocce che dalla
citta di Como si estendono sino a Nobiallo sulla riva occidentale del
296 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
lago, conclude con questa riflessione : c< ecco un terreno il quale pel"
» mold geologi presenta una gran parte de' caratteri die si atlrihuiscouo
» ai terreni di transizione, e sc si aggiunga che presso la Cadeuabbia
» si ti'ovano de'punti di zinco solforato e delle madrepore, come
» nel calcario di Namur e di Bristol, sarebbesi quasi compita I'umone
» de' caratteri del calcario di transizione. ]\Ia se dall' altro canto si os-
» servi che questo medesirao teri'eno racchiude un numero ben grande
» di conchiglie fossili, come ammoniti e specialraente turbini, e delle
» bivalve che somigliano alle isocarditi, conchiglie tutte malissimo con-
» servate per essere deterrainabili , che non vi si veggono ne entro-
» chi, ne ammoniti, nc ortoceratiti , molti geologi non vorranno piii
» amuietterlo negli antichi terreni, i quali secondo essi non presentano
» alcuno de' corpi organici nominati. » Sino ad ora dunque manca alia
geologia un carattere col quale si possa stabilire un confine certo e
facilmente riconoscibile tra il periodo di transizione ed il secondario ,
e separare le rocce che si debbono riferire a queste dvie classi : dal
che ne dee seguire che quando il geologo vorra procedere a tale se-
parazione, sovente si trovera abbandonato ad una incertezza dispiace-
vole. Questa connessione de'teri-eni di transizione coi secondarj per
mezzo di passaggi, tra i quali non e possibile lo stabilire una linea
fissa di demarcazione , e un fatto che si connette col modo col quale
abbiamo supposto il raffreddamento progressivo del globo. Possiamo
immaginare una scala e concepire in essa un punto, nel quale I'acqua,
abbandonata la forma gasosa, passo alio stato di liquido, ed un altro,
nel quale comincio a comparire la vitalita (§ 21°.); ma se dopo accaduti
nel nostro pianeta questi due grandi fenomeni che nella nostra ipotesi
diedero principio al periodo di transizione ( § 2 1 .°) vorremo continuare
la scala fino alia temperatura presente rappresentata dallo zero, non e
possibile che i punti intermedj, i quali dovrebbero distinguere i diversi
gradi di raffreddamento, abbiano avuto corso regolare e progressivo,
ma saranno stati soggetti a diverse irregolarita per 1' influenza di cir-
costanze locali e cU altre cagioni che si esporranno secondo che cadra
in acconcio.
DI SCIPIONE BREISLAK. 297
§31." Suddivisione delle tre epoche in d'wersi periodi ,
e diffkolcd di talc suddivisione nclla i.* epoca.
£. nccessario poi I'osservare che conscrvando la classificazione csposta
e riducendo ad essa le diverse rocce conosciute, se quelle classi sup
pongono tre diverse epoche di tempo (§ 27°), non e verisimile che
le rocce appartcnenti a ciascuna di esse siansi prodotte simultanca-
mente, c per cosi dire di un solo getto, ma scmbra piii probabile
che vi sia stata una serie successiva di foi'mazioni, in guisa che ogni
epoca si debba suddividere in tanti periodi quante sono le formazioni
che la compongono. Questo e appunto cjucU'ordine di successione che
con tanto impegno si va rmtracciando a forza di osscrvazioni ripetute
in diverse parti del globo. Ma questa specie di notomia ( se cosi mi
e permcsso di esprimermi ) e molto complicata, cd i suoi risultati nou
sono sempre uniforrai. Trattandosi di una quantita di materia cosi
grande quale e quella di cui si compone il nostro pianeta, e di un
numero inimcnso di circostanze diverse , le quali debbono aver avato
luogo nella consolidazione delle sue diverse parti, sembra difficile che
queste, soggette ad alcune leggi, abbiano potuto disporsi ncUo stesso
modo c coUa stessa uniformita in tutti i punti della sua massa. Ed in
vero se si tratti de'terreni primordiali, sono cosi frequenti le alterna-
tive che si osservano nelle loro rocce, e cosi mtmerosi i passaggi di
una neiraltra senza alcuna visibile interruzione della massa, che molti
geologi sostengono nou potersi assegnare un ordine costante di suc-
cessione ; opinione che ho seguito ancor io nel cap. 29 delle Istituzioni
geologiche , risguardando i cambiamenti di una roccia in im' altra non
gia come formazioni di epoche distinte, ma quali combinazio"' acci-
dentali di una cristallizzazione piii o mcno confusa, comspondcnte ad
un raffrcddamento piii o mcno rcgolare ed a circostanze che non e
possibile il determinare. Se il raffrcddamento del globo avesse progre-
dito sempre e da per tutto con regolarita, poste tutte le altre circo-
stanze eguali, i diversi gradi della cristallizzazione potrebbero corri-
spondere alle diverse epoche di quel periodo primitivo e servire in
Vol. IV. P. II. 38
298 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
tixialchc modo a contrassegnarle; ma non e possibile die non abbiano
avuto luogo molte anonialie dipendenti da parecchie cagioni perturba-
trici , come sarebbero i diversi gradi di affinita di alcune sostanze tra
loro con il calorico, giacche mia stessa quantita di questo elemento
poteva conservare fliiide alcmie parti della massa piii lungamente di
altre e disporle ad una cristallizzazione piu regolarc , in conformita
della teoria conosciuta della diversa capacitd de' corpi relativamente al
calorico ; 2.° dalla diversa compressione che le sostanze , le quali dalle
loro affinita erano determinate ad unirsi e che erano poste entro la
sfera delle loro attrazioni, dovevano soffrire dal peso della materia
sovrapposta , che poteva non essere da per tntto accumulata in masse
eguali ; 3.° dal moto irregolare a cui dovevano partecipare molte pai'ti
della massa per lo sviluppo de' torrenti gasosi che si separavano dalle
raaterie ancora fluide, ecc. Non ardisco dire essere impossibile il ridurre
a calcolo 1' influenza di queste ed altre cagioni perturbatrici del corso
regolare della cristaUizzazione , ed il determinare la natura delle com-
binazioni accidentali; ma parmi assai difficile il poterlo eseguire nello
stato attuale delle scienze fisiche e chimiche. Conviene confessare per
altro die non mancano parecchie osservazioni , le quali fanno pensare
che vi sia stato un ordine generalmente osservato iiella consolidazione
di queste rocce di cristallizzazione, benclie tale ordine sia stato alte-
rato probabilmente da taluna delle cagioni poc'anzi accennate. Quelli
che brameranno conoscere la distribuzione fondata sopra un numero
maggiore cU osservazioni per le rocce primordiali o di cristallizzazione,
potranno leggere cio che sopra i terreni priraitivi e le loro formazioni
e stato scritto dal sig. Barone de Humboldt nel Saggio geognosdco , ecc.
§ 32.° Difficolta delta saddbisione della seconda epoca,
ossia dell' epoca di transizione in diversi periodi.
Non mhiore e la difficolta nell' epoca intermedia, iiella quale se al-
cuui terreni di transizione presentano una certa successione di forma-
zioni che darebbe luogo a distingucre diversi periodi di quell' epoca,
ve ne sono altri molti, creduti egualmentc di transizione, nci quali non
DI SCIPIONE nnEISLAK. 299
si pu6 ravvisare alcuna Successione regolare. Senza uscire dalla nostra
Italia, riferir6 cio che il dotto geologo cli Gottinga sig. Ilausmann ha
scritto nella sua dissertazione De Apenn'monim consdtudonc gcognoscica
inserita nel vol. V de' Commentarj dcUa Soc. Reale di Gottinga. Dope
di avere esposto le osservazioni fatte nella parte settentrionale del-
TApennino, ch'egli coUoca nella classe de' terreni di transizione, con-
clude con dire : Ex ohseivatuonibus quce inter Apcnninorum saxa transitoria
consistimt. fuicusque relatis sequkur, imllani seriern genercdem certam caque
constantem esse, qiid judicari possit saxa singula cetadbus diversis formata
esse, sed omnem saxorum transuoriorum varwtatem, ad formadonem unam
eandemquc pertinere , cujus partes contemporanece sint. Ci6 che Hausmann
ha scritto in particolare sull'Apennino corrisponde a quello che Bonnard
ha asserito generalmente nel suo Traaato sopra i terreni, ove dice che
nei terreni priniordiali e probaliile un ordine generate di formazioni
per le rocce che li compongono , ma che quest' ordine non si puo
ammettere per la classe intermedia, e tutti i suoi terreni sembrano
far parte di una stessa formazione , in quanto che non si puo osser-
vare tra loro alcun ordine costante di antcriorita che quasi tutti alter-
nano insieme indifferentemente, e quelli che si osservano sottoposti in
alcuni luoglii, in altri si mostrano sovrapposti; dal che conclude quel
dotto geologo, non essere possibile lo stabilire in questa classe formazioni
distinte o specie geognostiche , ma conviene considerare I'intcra classe
come una grande famiglia , di cui tutti i merabri sono confusi insieme.
Le osservazioni per altro fatte posteriormente da Humboldt si nelle
Ande di Quito e del Peril, come nelle montagne di Venezuela e del
IMessico, unite a quelle di altre contrade deU'Ungheria, della Svizzera,
della Savoja, della Francia, Inghilterra, Norvegia e del Caucaso, fanno
pensare clic vi possa essere un ordine di successione anche nelle di-
verse formazioni di questo periodo. Merita di essere lettn cio che il
sig. Humboldt ha scritto sulle rocce di transizione nel suo Saggio geo-
gnostico, dove rende ancora la ragione de'fenomeni che hanno potuto
presentare agli sguardi di alcuni geologi I'apparenza di una sola grande
famiglia nei terreni intermedj. Veggasi cio che si e deito sopra questa
classe nei §§ 7.", 21.", 28.°, 29.° e 3o.°
30O SULLA CORRISPONDENZA. DELLE IPQTESI ecc.
§ 33.° Difficohd della suddmsione in diversi periodi della terza epoca,
ossia deir cpoca della stradficaziom o del secondano.
Oi-a passando alia terza epoca , ossia alia classe de' terreni secou-
darj , ill questa Ic formazioni diverse sono molto piu numerose e ta-
lora si succcdono con uniformita, ma qiiando si vogliono distinguere
le loro epoche , s' iiicontrano due ostacoli : il primo e che se 1' ordine
di successioue segue cou uniformita, in vece di vedere mia separa-
zione u-a le formazioni, si osservano passaggi insensibili di una nel-
r altra , e non si puo determinare la linea dove finisce un' cpoca ed
inconiincia 1" altra. II sccondo nasce dalla somma ineguaglianza colla
quale si sono sviluppate le formazioni secondarie , in guisa che se vi
sono delle contrade nelle quali alcune occupano spazj grandissimi ,
in altre o mancano del tutto , o sono liraitate ad estensioni assai ri-
sti-ette. II calcare detto alpino e quello del Giura o giurassico sono
duo termini talmente distanti nella serie delle formazioni secondarie ,
che tra Vcdp'mo, il quale e il piu antico, ed il giurassico, il quale ap-
partiene ad un' epoca assai piii recente , lianno avuto luogo altre di-
verse formazioni. In fatti in alcuni luoghi si trova 1' arenaria variegata
( gres higarre ) , il calcare conchigliare conosciuto sotto il nome di
nmschelkalk , ed il gre bianco da taglio, detto quadcrsandstein : ci6 non
ostante due distinti geologi , i sigg. Humboldt e De Buch , iiegli Apen-
uini tra Fossombrone, Forli e Foligno hanno osservato il calcare alpino
ed il giurassico legati intimamcnte piii di cpjello che si suol ammettere
dai geologi (V. Humboldt, Saggio geog. , p. 179). II sig. Boue ancora
in una lettera al dottor Webster, della quale si da un estratto nel
Qiorncde del sig. Barone di Ferussac nel mese di giugno 1826, asserisce
che lieir Apennino non ha veduto principalmente che rocce intermedie
antichc e moderne, e calcario del Giura.
§ 34. Valore che si pud attiihuire cdle impronte de' corpi organizzad ,
frequcnti ne' terreni stratificad 0 secondarj , per contraddisdnguere I' una
dagli cdtri qucsd terreni medesimi.
Siccome nelle rocce secondarie sono frequenti le impronte de' corpi
organici, cosi molti sperano di trovare qualche sicuro appoggio nelle
DI SCIPIONE BREISLAK. 3oi
ricerche relative alle loro diverse specie , e sareljbe un IjcU' accfuisio
per la geologia se gencralizzandosi la proposizioiie cli Listero (V. § Sc.'^),
vi fossero e si trovassero specie caratteristiclie delle diverse forniazioiii.
« L' attenzioiie ( dice il sig. Brochant nella sua Menioria inserita negli
i) Aruiali delle miruere , t. 2, p. 258 ) die si h portata sopra le con-
j) cliiglie ed in generale sopra i frammenti de' corpi orgaiiici fossili ,
» e la cura che si e posta a dcterminarc piii rigorosamcnte i generi
» e le specie hanno aperto una iiuova sorgentc somniamcnte feconda
» di osservazioni esatte sopra i terreni secondarj, c vi e luogo a spe-
» rare che tali spoglie di animali possano fornire ai geologi carat-
» teri sicuri per distinguere questa classe di terreni » , ma pare che
tali caratteri non siano ancora determinati , ed il sig. Boue nella sua
Meraoria sopra i terreni delle alpi ( Y . ylnnali delle miniere , t. 9, anno
1 824 ) asserisce positivamente che lo stato delle nostra cognizioni nelle
petrificazioni e nella storia natiu-ale non ci permette ancora il fondare
lo studio geologic© de' terreni secondarj unicamente sopra le loro spo-
glie fossili. In fatti, lasciando da parte la considerazione che pur troppo
sono frequenti i casi nei quali non possiamo far uso di tale mezzo,
attese le grandi estensioni di terreni secondarj che non presentano
alcuna traccia di organizzazione, si dee avvertire che per quanto possa
essere utile nella classificazione geognostica delle rocce secondarie 1 uso
di questo carattere zoologico , non conviene accordare ad esso una
fiducia assoluta , poiche , come si esprime il sig. Humboldt , gli stessi
tipi di organizzazione si sono ripetuti talora in cpoche diverse. II
sig. Sclilotteim gia citato nomina il belennite paxUlosus nel cakare
alpino , nel calcare conchigliare ( muschelkcdk ) e nella creta : gli ani-
moniti s'incontrano in tutte le formazioni calcarie secondarie, e se la
zoologia possedesse una monografia completa di questo aniniaJ<: cosi
frequente tra gli abitanti dell' antico Oceano , probaljilniP'J'e si cono-
scerebbcro ancora delle specie comuni a calcari di formazioni assai
diverse : poiche se i cambiamenti nella costituzione fisica del mare
die hanno influito nella diversita delle formazioni si sono eseguiti
con molta lentezza, non e difficile che alcunc specie orgauiche a poco
a poco siansi motlificate in niodo da potersi adattare alia loro nuova
Boa SULL.V CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI CCC.
situazione , come lo hanno dimostrato le ingegnose esperienze del
sig. Beudant riferite nella Memoria sulla possibiliui di far vivere i mol-
luschi flaviatili nelle acque scdse , e i moUuschi manni nelle acque dolci ,
consklercua sotto il rcyipono della geologia. Si veggano Ic riflcssioni molto
interessand die sii questo ardcolo sono state fatte dal sig. Humboldt
nel Saggio geognosdco dalla pag. 48 alia pag. 53.
§ 35." Terreni terziarj.
•
AUe classi delle quali abbiamo parlato ne e stata aggiunta un' altra,
ed e quella de' terreni denominati terziarj, die coraprende le rocce
formate e deposte nel mare prima che questo, abbandoiiati i coiitineiiti ,
si ritirasse nella grande e profonda valle die occupa al presente. Al-
lorcho si vuole ammettere uua scconda classe di transizione o intermedia ,
noil si possono trovare conveiiienti le denominazloni numericlie di
secondana e di terziaiia ; ma siccomc i geologi 11011 sono d' accordo sul
principio e sopra i coiifini di queste classi , cosi faccio uso de' voca-
boli gia conosciuti e generalmente ammessi. Se vogliamo stabilire die
il periodo delle formazioni terziarie termini col soggiorno del mare
sul continente ora asciutto , quale ne sara stato il principio ? I geo-
logi risguardano appartenenti ai terreni terziarj quelle sostanze ter-
rose e pietrose die sono sovrapposte , e quindi posteriori alia forma-
zione cretosa, la quale e riputata T ultima tra le secondarie, o a qual-
che altra equivalerue nelle coiitrade nelle quali noii si trova la forma-
zione cretosa , come c il nostro caso in Italia , dove iion essendosi
ancora osservata una tale formazione analoga a quella che e stata
descritta iu Francia, in Ingliilterra ed in altre molte regioni, si con-
siderano come equiualenti i banchi di una pietra calcarea die pei
suoi caratteii orittognostici , eccettuato quello della durezza, pei fossili
che suole racchiudere e per le situazioni die occupa e molto simile
alia creta de' mineralogi. Questa e quella pietra che in Lombardia si
dice majolica, nel Vicentino e Padovano scaglia, in altre parti dell' Italia
biancone , e la di cui presenza negli Apennini di Foligno c stata osser-
vata ancora dal Brocchi (Y. la Conchiologia fossile subapennina, p. 24).
DI SCIPIONE BREISLAK. 3o3
Merita dj essere veduto cio chc sopra la scaglia ha scrilto il Mara-
schini (*) alia pag. 1 20 del Sagglo geologico sidle formazioni dclle roccc
nel Vkentino. II Buckland ancora nella sua Memoria sulLa uruuura geo-
gnostica delle alpi inserita nel Ciornale di fisica di Parigi, luglio 1821,
considerando la formazione crctosa come la piii recente del suo ccdcare
alpino nuoi'o , dice clie iiellc montagne subalpine del Viceiitino, di Ve-
rona e di Monsclice la crcta prcndc la forma di un calcare dure ,
compatto , chc passa dal rosso di mattone ad uii bianco puro , e die
contiene arnioni di selce neri. Mentre pero la majolica o vogliamo dire
la scaglia, considerandosi , giusta il parcre de' due suddetli geologi ,
come un equivalente della creta, dovrebbe aver luogo nella scrie delle
formazioni secoudarie, il distinto geologo Marzari nella sua leitera alia
R. Accademia di Francia asscrisce die nel Padovano presso Barljaraii
passa insensibilmente al calcare a cer'ul, e citando 1' autoritii di Fortis e
di Da Rio dice che nel Vicentino alterna con il calcare terziario e
con il basalte : pare dunque che non sia flssato con precisione il posto
della majolica, e se la medesima debba aver luogo tra le secoudarie
piii recenti , o nella classe delle rocce terziarie. Ma di questa roccia ,
molto frequente nella provincia di Como, mi riservo a tratcare pard-
colarmente in altra occasione.
§ 36.° Lign'ui carattcristiche de'tcrreni terziarj.
Nei terreni terziarj figurano principalmente i depositi di ligniti , talora
con ambra^ di aienarie terziarie {molassc, voce la quale dice il sig. Siuder
(•) Nominando questo inio dolto amico, non
posso dispeasanni dallo spargcre qualche Core
sulla tomba di un uorao die nel pleno vigore
della sua eta una niorte inimatura Iia rapito
alle scicnze naturali , e specialmente alia gco-
logia , alia quale si era consacrato interaoience.
L'ultimo suo sci'itto, die qui si cita , dimostra
quale fosse la precisione delle sue osservazloni,
la diiarezza delle sue idee e Tesattezza de'saoi
raziocinj. Legato ad esso coi vincoli di una ve-
race stiina , di un' antica amicizia , di una con-
forniita di studj cd il piii sovente ancora di
principj , lo avcva coasiderato sempre come
destinato a far rinascere lo studio della geologi.i
in Italia , paese che ( per servirmi delle parol*
dell' illustre Humboldt , V. Bulletin unit.'' sel ,
juin. iSiS, p. 204) da cinqite JC'^'* ''" '"'°
pane coei gloriosa a tutii i j\ogressi delle scien-
ze, delle Uuere, delle am. II Maraschini mo-
rendo non ha voluto distruggcrc le nostrc spe-
ranze, ma ci ha lasciato un compenso in al-
cuni allievi, che. .juantunque esente da ogni
incarico, ha formato per puro amore e zelo
per la icienza , tra i quali si distinguono i si-
gnori Pasini , Trattenero ed altri.
304 SULLA CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
nella sua interessante Monografia della molassa e passata recentemente
dal linguaggio volgare nella nomenclatura geologica ) : questa roccia
talvolta concliiglifera in alcune contrade, come nella parte settentrionale
della Francia ed in particolare suUe sponde del Reno, contiene, secondo
le osservazioni di Bone, ossa di paleotei'j c di rettili (V. Annali chile
scicnze naturati^ febbrajo i825): ne si debbono dimenticare tra i ter-
reni terziarj i banchi di pudinghe poligeniche , i calcarj grossolani o
sabbiosi, detti ancora calcavi a ceriti, o parigini; alcuni calcari silici-
feri, le argille e marne sovente conchigliferc, come ancora i gessi cal-
cariferi die raccbiudono ossa di uccelli, di tartarugbe e di mammiferi
sconoscinti. Siamo debitori aU'illustre Cuvier di avere dimostrata non
solo I'esistenza dcgli oi'nitoliti, contrastata con molto vigore da Fortis,
ma di avere arriccliito la zoologia di molte specie di mammiferi e di
qiiadriipedi ovipari. Vcggasi 1' eccellente suo Discorso sidle nvoluzioni
della superficie del gloho , cdizione del 182 5 alia pag. 107 e seguenti,
ove si riportano le diverse giaciture delle ossa fossili e le conscgnenze
che il sagace autore ha saputo dedurne suU' eta relativa della passata
esistenza degli animal i ai cp.iali le medesime potevano appartenere; come
ancora alia pag. 3oi e seguenti, nelle quali 1' autore, dopo di avere
riferito le scoperte fatte su quest' oggetto dai celebri inglesi Home,
Conybeare , Buckland , Soemmering e Mantell , riferisce le proprie ed
espone i nuovi generi che ha stabilito, coUe loro rispettive specie di
aniraali perduti; ed e da osservarsi che tra le ossa fossili, sia de'ter-
reni terziarj , come ancora di quelli che si conoscono sotto la deno-
minazione di alluvioni aiidche , non si sono trovate giammai ossa umane :
tntte qnelle che erano state risgTiardate come tali, o appartenevano ad
a\tri animali di specie diversa dall' umana , o erano semplici incrosta-
zioni, fenoraeno che giornalmente si ripete (veggasi la pag. i3i del
discorso poc' anzi citato ). Una contrada molto istruttiva per osservare
i fenomeni de'terreni terziarj, e che e stata esaminata con somma esat-
tezza ed intelligenza, e il bacino della Senna, nel quale e situata la citta
di Parigi. Le molte cognizioni preziose alia scienza che quel luogo ha
somministrato ai signori Cuvier e Brongniart sono esposte nella loro
descrizione de' contorni di Parigi, pubblicata nel 1822. Che se poi si
Dl SCIPrONE BUEISLAK. 3o5
consideri 1' estcnsione die lianno talora i terreni terziarj , questa ncl-
ritalia si puo calcolare daU'estrcmita seitcntrionale della penisola sino
alia Calabria, formando alia base degli Apennini una liiiea la quale
dalla parte deirAdriadco e coiuiimata dal Picmonte sino agli Abruzzi ,
nia dalla parte del Mediterraneo e talora interrotta , secondo le osser-
vazioni del Brocchi rlferite nella sua pregevole opera Conchiologia
fossile subapennina. A questo grande terreno terziario appartengono le
coUine parmigianc e piacentine clie tanti fossili pregevoli iianno som-
ministrato all' instancabile sig. consigliere Cortesi, e clie sono stati illu-
strati dal medesirao ue' suoi Saggi geologici su gli Stati di Parma e Pia-
cenza, come ancora quelle della Stradella, che sono una continuazione
delle precedenti, ed alle quali si dee legare la collina di S. Colorabano,
the ne e separata solo dal Ictto del Po. Non dobbiamo pensare per
altro che le diverse formazioni indicate nel principio di cpiesto para-
grafo si trovino nei terreni terziarj raescolate confusamente e senza
alcun ordine : rapporto ad esse ancora si dee ripetere cio che si e detto
per le altre classi di rocce piii antiche, cioe che in ciascuna dello
grandi epoche vi e stata una serie successiva di formazioni , le quali
corrispondono a diversi periodi di tempo. Combinando il numero mag-
giore di osservazioni , il sig. Barone di Hiunboldt ha proposto la se-
guente distribuzione de' terreni terziarj , cominciando dal piii antico ,
cioe da quello che cuopre immediatamente la creta : i ." argilla cd are-
naria tei'ziaria a ligniti ; 2.° calcare grossolano, detto calcare a ceriti;
3.° calcareo siliceo, gesso od ossa che alternano con marne; 4.° sabbie
ed arenaria superiore al gesso od ossa, come sarebbe il noto gre di
Fontaineblo. Ci avverte per altro il dotto autore clie il terreno ter-
ziario uuisce delle formazioni clie si confondono in tutte quelle con-
trade nelle quali non hanno ricevuto un accrcscimento eguale, o dove
la frequente alternativa delle marne tcnde a mascherare i limiti dei
diversi banchi.
Vol. IF. P. II. 39
3o6 SULLA CORIUSPONDENZA. DELLE IPOTESI ecc.
§ 37.° Utilud d' una livellazione de terreni terziarj da ripetersi coa diligenza
a grandi distanze , come uno de' mezzi che ci rimangono per determi-
nare I' ulcimo gradino occupato dal mare sulla terra prima di ristringersi
neW attuale suo letto.
Una livellazione esatta de' terreni terziarj ripetuta iu distanze grandi
del globo sarebbe importante per la geologia, poiche ci farebbe co-
noscere 1' altezza dell' ultimo gradino dal quale e disceso il mare prima
di ridursi nel letto che occupa al presente; potrebbe ancora influire
nel risolvere il problema se il mare una volta ha formato uno strato
continuato intorno alia terra, circondandola a guisa di un' atmosfcra,
come ha supposto La Cepede ( V. Annali del museo di storia natarah di
Parigi, n.° 62), o se era separate in diversi mari, come veggiamo
esscrsi conservati il mar Caspio, il lago Aral, il mare che forse esiste
neirinterno deirAffiica e forse altri uon ancora conosciuti, mentre
molti si resero comuni^anti e formarono il grande Oceano, di cui
I'Adriatico, il Baltico, il Mediteraneo, ecc. non sono che porzioni
unite in epoche piii recenti. Secondo le osservazioni del Barone di
Ferussac , i punti piu elevati de' depositi marini nei terreni terziarj
uon oltrepassano in Francia i 3oo metri sopra il livello attuale del
mare (V. Giomale di fisica di Parigi, luglio 1821 ): i terreni terziarj
de' contorni di Vienna s' innalzano a 220 metri, quel dell' Ungheria a
100 o i5o metri, quel di Torino a 23o metri, e quel della Svizzera
a 5oo o 700 metri (V. Bulletin universel , fevrier i82 5). Potrebbero
fare un' eccezione le rocce che formano le piii alte punte della mon-
tftgna detta les Diablerets sopra Bex, che Brongniart, fondato sopra le
speck di fossili marini che racchiudono e di quelle delle quali sono
prive, unis Co ai terreni terziarj, benche la loro posizione, secondo la
raisura di Wild riportata da Ebel, sia di 9600 p. p. (SiiS""); ma lo
stesso autore riconosce possibile che tali strati appartengano piultosto
alia formazione cretosa ( V. la Descrizione geologica de' contorni di Parigi ,
ediz. del 1822, pag. 188). Inoltre siamo noi certi che questa non sia
una di quelle montagne calcarie delle Alpi , alia quale si estenderebbe
r»I SCIPIONE BRE1?LAK. 807
la teoria de' sollevamenti cli De Buch gia esposta nel § 26.°? Siccome
noi nel iiumero ben grande di conchiglie fossili the si trovano sparse
nei terreni terziarj ve ne sono parecchie, delle quali le specie aaaloghe
esistoiio ancora nei nostri mari, cosi e molto probabile die il mare
dell'epoca in cui si formavano tali terreni fosse gik diverse da quelle
in cui si produssero i terreni precedenti, e che si avvicinasse alia co-
stituzione fisica del mare presente per quelle che risguarda si la tem-
peratiu-a , come ancora la quantita c qualita de' principj chiraici , cio
che si rende ancora piix probabile qualora si consideri che le for-
mazioni di rocce solide e compatte nelle epoche anterior! sono state
senza paragone piii frequenti ed estese che nell'epoca de' terreni terziarj.
§ 38.° FamigUe intiere di conchiglie fossili che si trovcuio distribuite per
banchi, e loro perfetta consetvazione , provanti che i terreni terziarj si
sono deposd con quiete e senza cataclisma.
Tra le molte osservazioni importanti da farsi sopra questi depositi
conchigliacei vi e quella che molte volte le conchiglie fossili sem-
brano distribuite in famiglie e con una certa uniformita, in guisa
che le medesime specie si trovano negli stati analoglii e corrispondenti
in estensioni anche grandi; osservazione la quale miita all'altra del
loro perfetto stato di conservazione , non ostante la fragilita e delica-
tezza de' gusci e delle loro punte , si oppone a qualunque idea di ca-
taclismi passeggieri e violenti, ed obbliga ad aramettere che quegli esseri
organici hanno vissuto, e le loro specie si sono propagate nei luoghi
medesimi ove si trovano sepolte le loro spoglie, come si ossena an-
cora al presente nel mare, nel quale alcune specie talmente si pro-
pagano e si moltiplicano in qualclie sito, che sembra che ne nLftiano
escluse le altre famiglie diverse. Ne si dee tralasciare dl notare che
quantunque la composizione generale de' terreni terziarj sia di fonna-
zioni marine , cio non ostante queste alcune volte si trovano altenianti
con formazioni terrestri carattcrizzate dalla presenza di conchiglie o
terrestri, o che vivono soltanto nelle acque che si dicono dolci, quali
sono quelle de'fiumi, de'laghi e delle paludi, fenomeno il quale ha
3o8 SULLA CORRISPON'DEXZA DELLE IPOTESI CCC.
dato luogo a pensare che il mare sia toi'nato ad invadere alcuni luo2;hi
die aveva una volta abbandonato. Questa opinione , proposta gia e so-
stcnuta daU'Arduino , da Targioni e da Fortis , ha acquistato un grado
notabile di probabilita dopo le belle osservazioni fatte dai due giii
citati geologi Cuvier e Brongniart, dalle quali si potrebbe dedurre che
nei contorai di Parigi coUe formazioni marine abbiano altcrnato tre
formazioni di acqua dolce : tra queste la piu interessante e la gessosa,
di cui si e fatto menzione al § 36.°, e che ha presentato tanti nuovi
oggetti alia notoniia comparata. Bcnche per altro questa opinione sia
assistita da parecchi fatti , soggiace a molte difficolta quando si vuole
gencralizzarla , applicandola a tutte quelle contrade nelle quali si veg-
gono mcscolauze di corpi organici marini e terrestri, e nelle quali di-
verse circostanze locali la possono rendere molto iiicerta.
§ 89.° Tcneni d'cdliwione 0 di trasporto.
Le speranze che la geognosia nutrisce di giungere a trovare Tor-
dine col quale sono disposti i termini delle serie nelle classi precedenti,
pare difficile che si possano estendere a quella de' terreni di alluvione o
di f?as/po7to , denominazione coUa quale s'indicano alcune estensioni, ta-
lora grandi , formate da materie non coerenti, come sabbie, marne,
ciottoli di grandezza e sovente ancora di iiatura diversa , la forma
de' quali, se non dimostra (*), fa pensare almeno ad un rotolamento
precedente. Siccome 1' origine di tali terreni e stata 1' acqua unita in
grandi masse, ed il suo modo di agire e stato sempre violento e piii
o meno rapido, secondo le circostanze del suolo, cosi pare che non
si possa trovare alcuna regolarita dove non si veggono che tracce di
confuiione e disordine. Per altro in queste medesime tracce si ravvisa
talvolta qualche regolarita : cosi p. e. la diversa gravita specifica delle
sostanze fara si che i corpi piii pesanti siano deposti piii vicino al
(*) La forma tondeggiata de' frammenti delle decoraposizione prodotta dagli agenti atmosfe-
rocce puo procedere talvolta da cagioai diverse rici, ecc. : in ambidue questi casi le punte,
dal rotolamento, come p. e. dal passaggio per ossia gli angoli solidi e gli spigoli, sono le pn-
lungo tempo coatinuato di un fluido , dalla we a distvuggersi.
DI SCIPIONE DREISLAK. 3c9
luogo donde e proceduta 1' alluvlonc , mentre i piu leggleri saranno
trasportati a distanze maggiori : forse si troveranno altre tracce aiitora
piu istruttivc, c la notomia di questi tcrrcni non sara meno importante di
cjuella de'preccdenti. Che se poi si vogliono stabilire 1' epoche di tali
alluvioni, allora parrai die si debbano avere in vista le segucnti cousi-
derazioni : r .° osservare la natura de' ciottoli e quclla dcUe moiitagne
vicine : se la prima e analoga alia secouda , si potra pcnsare die il
terreno di trasporto di cui si tratta e recente , cioe e stato forraaio
dopo die quella parte della superficie tcrrcstre ha prcso la configiira-
zione presente , ed h lavata dalle acque che attualmcnte vi scorrouo ;
ma se la maggior parte de' ciottoli e di ima natura diversa da quella
delle moiitagne per le quali passano le attuali accpie, cio sarii un in-
dizio di alluvioni piii antiche ; 2° siccorae la cagione delle alluvioni
e I'acqua, cosi le medcsime lianno potuto aver luogo tosto die qucsto
liquido ha cominciato a figurare nel nostro pianeta , cioe nell' epoca
intermedia ( § 21.'') : quindi in tutte le forraazioni posteriori alia prirai-
tiva hanno potuto deporsi I'occe di trasporto ; ma i molti cambiaiuenti
accaduti di poi nella superficie del globo debbono avere scancellato. le
tracce di tali alluvioni in moltissimi luoghi , e siccome nel pcriodo
delle formazioni secondarie il globo , se non tutto , almeno nella sua
massicoa parte era cc^ierto dalle acque del grande Oceano, cosi queste
attesa la loro natura in quell' epoca non solo (§25.°) possono avere
prodotto modificazioni fisicUe e chimiche nelle matcrie trasportate dalle
alluvioni, ma debbono avere influito ancora nella loro distriljuzione e
consolidazione. Inoltre i terreni di trasporto delle classi di transizione
e secondaria debbono essere stati coperti da tutte le formazioni che
ebbero luogo posteriormente.
§ 40.° Ripano indispensaUle delle alluvioni in antiche c modeme.
. i Benche per alu-o si trovino rocce di trasporto in tutte le classi po-
steriori alia primordiale, i geologi avendole indicate con diversi nomi,
secondo la nomenclatura che ciascuno ha crcduto conveniente di adot-
tai'e, hamio riservato il nome di terreni di allwione o di trasporto a
3io surj.A connispoNDENZA deli.e ipotesi ccc.
fjuelli che sono i piii recenti, e die cuoprono tiUti gli altri : ma non
soiio d'accordo nella loro divisione ; molti dividoiio le alluvioui in
andche e modeme , come abbiarao detto nel paragrafo precedente. Le
prime sembra che siano state prodotte da forze piii intense di quelle
che veggiamo agire nel corso ordinario di cose. Una tal divisione parmi
preferibile all' altra di alluvioni delle moiuagne e delle piamire, si perche
questa e meno precisa , come ancora perche le alluvioni delle pianure
non sono sovente che alluvioni de' monti, le quali sono state rimesco-
late , strascinate e deposte di nuovo dalle acque ( veggasi Bonnard nel
suo Trattato sopra i tcrreni). Alcuni geologi inglesi recentemente hanno
voluto introdurre la distinzione delle alluvioni in dilui>j ed allmj : col
termine diliu'j intendono i depositi formati dallo scolo violento de' laghi ,
mentre riservano il termine di allui>j alle grandi inondazioni marine :
ma il distinto geologo americano sig. Maclure giustamente, a mio pa-
rerc, ha confutato questa dottrina,si perche quelle denominazioni sono
puramente ipotetiche, come ancora perche tutte le alluvioni sono pro-
dotte dalle medesime cagioni piii o meno intense ( V. Bulletin universel
d^ sig. B. di Ferussac, giiigno i825, parte geologica, p. 167 ).
§ 41.° Confusione eventucde delle cdluvioni andche e modeme.
Ritenendo la suddetta divisione delle alluvioni in andche e modeme ,
come la piu acconcia, non si dee tralasciare di osservare che vi sono
delle circostanze nelle quali i prodotti delle antiche alluvioni si sono
mescolati talmente con quelli delle moderne che riesce difficile il se-
pararli. Ne abbiamo un esempio nella nostra pianura della Lombardia,
della quale ho trattato nella Descrizione geologica della provincia di Mi-
lano. Questa bcUa e fertile pianura, la di cui superficie si puo valu-
tare di i Soo miglia quadrate ( di 60 al grado ) , ha per confine al
nord i monti della Valassina e del Comasco, che sorgono alia base
meridionale delle Alpi, all' est I'Adda, al sud il Po, all'ovest il Ticino.
Oltre questi fiumi che corrono ai di lei confini , la sua superficie e
bagnata da due altri minori fiumi, cioe dal Lambro dalla parte di
levante, dall'Olona da quella dell' occidente. In tutta questa estensione
DI SCIPIONE BREISLAK. 3ll
sino allc piu grand! profondita conosciutc, siano artiflciali, siano na-
turali , non si veggono die matcrie di trasporto, cioe banchi di inarue,
di argille plastiche piu o meno calcarifere, di ciottoli, di arenarie e
di pudiiighe poligeniche : ne vi mancano ossa fossili di mammiferi ,
depositi di arena titanifera e di sabbia aurifera , e letti di torbe, come
ho esposto pill diffusamente nclla citata Descrizione geologica clclla j/ro-
vlncia di Mdano. 11 fcMiomcno ancora clie merita molta attenzione e
qucllo della prodigiosa quantita di ciottoli, tra i quali predoininano i
frammenti tondeggiati di rocce appartenenti alia prima classc, cioe a
quella delle rocce die si dicono primordiali. A quali alluvioni si dovra
attribuire il loro trasporto ? L' Adda scende dalla VaUclliiia , cioe da
una delle valli longitudinali dell' interno delle Alpi ; ma prima di giuii-
gere alia pianura di Milano dee riempire la graiide c spaziosa valle
del Lario, detto in oggi lago di Como, nella quale rallentando il suo
corso depone tutte le materie pesanti die puo trasportare dalle Alpi :
lo stesso dee dirsi del Ticino die procede dal S. Gottardo, e prima
di sboccare nel piano e obbligato a confondere le sue acque cou
quelle del lungo e spazioso bacino del Verbano, ossia del lago Mag-
giore. Se poi osserviarao il corso del Lambro, questo e ancora piu
istruttivo, poiclie avendo la sua sorgente nelle montagne calcarie della
Valassiiia , sino a die corre tra quelle gole di monti , trasporta sassi
generalmente calcarj ; ma giungeiido al piano , cominciano a comparire
nel di lui letto e presso alle sue sponde i pezzi rotondati di rocce
analoghe a quelle die con tanta profusione si trovano sparse nella
pianura. Evvi ancora un' altra considerazione da farsi, ed e quella del
modo col quale e distribuita questa iraraensa quantitii di frammenti di
rocce primordiali, die in una superficie quadi'ata di circa i5co mi-
glia , come si e detto , eccettuata qualche piccola ondulazione <Ji ter-
rene, presenta un piano dolcemente ed uniformeraente inclinato al sud,
cioe verso la valle del Po. Questa distribuzione regolare e ben diversa
da quelle die ci offrono le alluvioni moderne, le quali producono ac-
cumulazioni irrcgolari di materie , esige 1' apparato di una forza mag-
giore di tutte quelle die conosciamo, e ci sara molto difficile Tindi-
carla senza ricorrere al mare, del di cui ultixuo soggiorno in questa
3l2 SUrX\ CORRISPONDENZA DELLE IPOTESI ecc.
contrada ne abbiamo sicure prove nelle colliue terziarie conchjollfere
»Ii S. Colombano al sud-est, di Varese al nord-ovest. Se dunque con-
sideriamo la qualita de' ciottoli ed il modo col quale sono distribuiti,
abbiamo forti ragioni per credere che la massiraa parte dclla pianura
lonibarda sia stata costrutta con material! trasportati da alluvioni anti-
che, le quali lianno precediUo e probabilmente determiuato la confi-
gurazione presente del suolo, benche di poi vi abbiano contribuito , J
come vi contribuiscono attualmente , Ic alluvioni moderne , mettendo ■
alio scopcrto cio che e stato trasportato dalle prime, ed aggiungen-
dovi ancora le proprie deposizioni.
§ 42.° Ttrreni cVacqua dolce.
Si e detto nel § 38." che quantunque la massa de' terreni terziarj
sia composta di formazioni marine , cio non ostante in qualche sito
si sono osservati banchi di rocce calcarie prodotte nelle acque dolci
ed alternanti con banchi calcarj di origine marina, ci6 che ha dato
luogo air opinione che il mare sia talora tornato ad invadere i luoghi
che prima aveva abbandonato. Ma i geologi hanno applicato il nome
di teneno d' acqua dolce particolarmente a quello che e di una forma-
zione piii recente , che non e giammai coperto se non che acciden-
talmente da sostanze eruttate da qualche viciuo ed attivo volcano, o
da materie trasportate da inondazioni moderne, e che e caratterizzato
dalla sola presenza di corpi organici animali o vegetali, terrestri o di
acqua dolce. Per distinguerlo dall' altro ancora col nome , come non
conviene confonderlo per la giacitura, gli si e dato il nome di cal-
catio superiorc di acqua dolce , denominando infeiiore il piu antico.
Queste rocce di acqua dolce , dette ancora eleogenite ( generate nelle
l^aludi ) , divengono piu frequenti , ed il loro numero va crescendo a
misura che i geologi viaggiatori hanno rivolto ad esse la loro atten-
zione. Avendone trattato nel cap. 48 delle Istituzioni geologiche , mi
restringo ad osservare che tra le sostanze componenti i terreni d' acqua
dolce ve ne sono di quelle che hanno la consistenza e durezza delle
pietre calcarie, e talora sono mescolate o racchiudono nodi e venfr
DI SCIPIOXE BREISL.VK. 3l3
silicec , mentre le acque de' nostri laglii e delle nostre paluJl non do-
pongono che un fango di poca coereiiza , e die dopo un lungo corso
di tempo acrjuista al piu il grado di durezza die puo coiivenire ai
tufi , quiiidi e assai probabile die le acque nelle c|uali si sono gene-
i-atc le dcposizioni pietrose di cui si tratta fossero in circostaiize di-
verse da quelle de' nostri laglii , e die fossero animate da qualdie
principio cliimico , verisimllmente da un gas acido carboiiico o acido
idro-solforico , come veggiamo anclic prcsentemente in molte ac(|ue
dette mincrali. In Italia i calcari appartenenti a forniazioni di acqua
dolce non sono rari, ma il piu celebre per I'uso luolto frcquente die
66 n' e fatto dagli antidii Romani nei loro pubblici e grandiosi edifizj
e cjuello del travertino , pietra calcarea prodotta dalle deposizioni di
un' acqua carica di gas idro-solforico , e dcUa quale iie abbiamo an-
cora un residuo nel luogo detto la solfcuara di Twoli. Si e osservato
che tali rocce calcarie estratte dal loro luogo nativo cd esposte qual-
die tempo air atmosfera divengono piu dure, ed il colore bianco che
hanno neirinterno del monte si modifica in una leggiera tinta rossa-
stra , molto aggradevole all' occliio : la loro struttura e compattezza e
diversa : nei vuoti o nelle piccolo cavita die talora vi s' incontrano ,
risultate da boUicine gasose che si svilupparono cpiando la roccia era
ancora moUe, non di raro si veggono delle particelle ciUndridie sta-
lattitiche , e se talvolta vi si scorge la struttura lamcUare ed il grano
spatoso o saccaroide cristallino analogo a quello de' calcari piu anti-
dii , cio e divenuto da qualdie circostanza particolare , per la quale
la terra calcaria era m uno stato di soluzione piii vicino a quello che
si richiede per la cristallizzazione. La presenza poi alcune volte della
silice, o raescolata colla calce carbonata nel calcare silicifero, o aji-
che riunita in arnioni , in masse isolate ed in vene , parnii che si
debba attribuire ad una temperatura elevata, la quale poteva comuni-
care all' acqua la facolta di sciogliere la terra siUcea die second© le
analisi de' chimici si trova iu molte acque terraali, p. e. di Plombieres,
di Bareges , di Carlsbad , ecc. , facolta che si rende molto piii attiva
se alia temperatura elevata si unisca la soda, come accade nelle note
incrostazioni e deposizioni silicee prodotte dalle acque del Geyser.
Vol.' IV. P. II. 40
3l4 SULLA CORRISPONDENZ.V DELLE IPOTESI ecc.
§ 43." Prodotti iolcanici.
Le classificazioiii geologiche sogliono terminare coUa classe de'pro-
tlotti volcaiiici, metodo il quale parmi clie giustamente sia stato clisap-
provato dal sig. Barone di Humboldt ( vcggasi il di lui Saggio gcogno-
stico , pag. 319). In fotti ponendo in ultimo luogo una classe distinta
e separata di recce volcaniche , cioe di foi-mazione ignea , tacitamente
s' iuQToducono due dottrine , la prima clie le formazioni ignee sono le
piu recenti ; la secoiida clie le altre classi sono composte di formazioni
acquose : dottrine soggette ambedue a difficolta gravissime. Le rocce
che sotto i nostri occhi si producono da volcani attivi sono al certo
le piu recenti; ma nel § 22.° si e stabilito clie i volcani appartengono
a tutte Teta del globo posteriori alia primordiale e che hanno potuto
manifestarsi coi loro effetti tosto che vi e stata qualche parte conso-
lidata della superficie ; cp^iindi le rocce da loro prodotte debbono es-
sersi unite alle altre contemporanee , benclie la loro apparizione si
debba atfi'ibuire a cagioni affatto diverse, e saranno state coperte dalle
altre posteriori, qualunque ne fosse la cagione produttrice di queste, o
simile, o diversa. In tutte le nazioiii nelle quali si sono coltivate le
scienze naturali vi sono stati geologi distinti clie hanno sostenuto
r origine ignea di alcune rocce clie si trovano associate ad altre le
quali escludevano la possibility di una formazione analoga ; ma indi-
cavano le prime col norae di rocce volcaniche , ed applicavano ad esse
il termine troppo generale di la^>e, espressione la cp.iale richiama alia
mente una sostanza rigettata nello stato fliiido da taluno di quel monti
clie conosciamo sotto il nome di volcani. Una somma difficolta per altro
sovente s'incontrava nel combinare questa idea, alia quale siamo abituati,
con r origine di quelle rocce alle quali si voleva attribuire, e che o
coesistono con altre clie presentano evidenti caratteri di un' origine
diversa , quali sono quelle nelle quali si veggono tracce di corpi or-
ganici 0 animali 0 vegetali, o che sono situate in contrade che non
presentano alcun indizio di montagne ignivome o di quegli sconvol-
gimenti irregolari che sogliono accompagnare le vicinanze de' volcani.
DI SCIPIONE BREI5LAIC. 3l5
Qnindi le note e sovciue troppo animate contestazioni tra le due
sciiole dette de netcunisd e de' volcanisu , contestazioni per altro che
liaiino giovato moltissiiuo ai progressi della geologia per le molte os-
servazioni alle quali hanno date occasione e clie sono state dirctte
principalmente a conoscere meglio ed esaminare i fenomeni ignei.
§ 44.° Aziona dc' volcani.
Non e questo il luogo di trattare i grandi problem! suir originc e
siiir alimento de' volcani : gia in altra occasione ho esposto la miu
maniera di pensare sopra tali oggetti, e forse dopo le recenti osser-
vazioni del sig. Giorgio Knox riierite negli Annali di chimica e fisica
di Parigi, t. 25 per 1' anno 1824 non si trovcra strano il sospettare
che il hitume llaido vi abbia mia parte ben grande , come ho scritto
nelle Isdcuzioni geologkhe ; ma era nuove dottrine danno luogo a nuove
congetture, che forse saranno rirapiazzate da altre diverse in uii campo
aperto da lungo tempo alle congetture ed alle ipotesi, per usare I'espres-
sioni del sig. Gay-Lussac. Non e certo iniprobabile , cio che si e giii
sospettato, clic i fenomeni relativi ai volcani procedano da una sola
cagione , cioe da una comunicazione era permanente , ora passeggiera
tra r interno e 1' esterno del nostro pianeta. Poiche se con Davy con-
sideriamo la corteccia del globo composta di niatcrie giii ossidate,
come sono le terre , dovremo risguardare gli strati interni come for-
mat! di sostanza di natura metallica, e che dotate di mia grande afii-
nita con Tossigeno si combinano con esso quando possono essere in
contatto con I'avia o con I'acqua, decomponendo questi fluidi, cio che
non puo succedcre senza uno sviluppo di calore sufficiente per coinu-
nicare lo stato di fusione agli strati non ancora ossidati. Le osserva-
zioni fatte in questi ultimi anni con molta esattezza in tutte le zone
dimostrano , come si e gia detto nel § 1 4.*^, che i diversi punti di una
stessa linea verticale prolungata nella solidita della terra sono tanto
piii riscaldati quanto e maggiore la profonditii alia quale si estende ,
e siccomc tale accrescimento si puo valutare di un grade centesimale
per ogni 3o in 40 metri, cosi dee esservi nelf interno una teuipcratura
3l6 SULL.\. C0RRI3P0NDENZA DELLE IPOTESI ecc.
elevatisslma ( veggasi la Memoria gia citata nel § 14.° del sig. Fourier).
Non e dunqiie inverisimile die 1' interno del nostro pianeta sia ancora
una massa di matei'ia fusa, la di cui tendenza a dilatarsi px'odotta dalle
masse gasose clie si sviluppano in tutte le fusioni dee incoutrare una
resistenza niinore verso la superficie dcUa terra clie nelle altre dire-
zioni : quiiidi il prirao effetto di tale tendenza sara il soUevare gli
strati superiori c dare ad essi una posizione diversa dall' originaria :
qualche volta la forza espansiva potra limitarsi a questo effetto ( soUe-
vamento plutonico ) , altre volte lo potra eccedere , e la materia fusa
prosegucndo a soUevarsi potra penetrare negli strati sovrapposti, apren-
dosi una strada per essi , o sgorgare a guisa di un torrente clie ha
rotto i suoi argini, o riempire lo spazio clie la raccliiudeva e scorrere
per le parti piii basse degli orli. In tali casi dobbiamo prendere in
considerazione gli accidenti del suolo , le circostanze sempre variabili
del raffreddamento , la natura delle sostanze coUe quali puo essere in
contatto la materia fusa, e le modificazioni che vi puo produrre. Qua-
lunque sia per essere la cagione de' volcani, questo parmi che sia il
piano generate di quella loro operazione che si riduce ad una eruzione
di materia fusa.
§ 4^-° Numero grande di volcani conosciuti , e possibilitd
di una tal quale loro concatenazione.
Grande al certo e il numero de' volcani attivi della nostra eta , e va
giornalmente crescendo a misura che si moltiplicano i viaggi de' natu-
raUsti nelle parti non ancora esplorate del globe. Nel Prospetto delta
mineralogia stampato in Francfort nel 181 7 dai signori Leonhard, Kopp
e Gaertner si fa ascendere a gS il numero de' volcani nel continente
di Europa , Asia ed America , ed a 92 quello de' volcani posti nelle
isole, in tutto 187. Ma ignoti erano allora i volcani delle isole ardend
presso la terra di Sandwich scoperte dal sig. di Billingshausen, come
tutti gli altri che si sono conosciuti dopo il 1817. Non si aveva al-
cuna notizia esatta dell' interno dell' Africa; soltanto Kircker, citato di
poi dair Ordinaire ( Histoire naturelle des volcans , pag. 223 ) , suUa fede
DI SCIPIONE BREISLAK. 817
de' Missionarj dii una confusa indicazione tU alcuni : ora pero sianio
obbligati alio zclo per le scienze namrali del dotto e coraggioso sig. Rup-
pel di avcrnc trovato nel Kordufan, provincia dell' iiiterno delT Africa
( si vegga la sua lettera scritta da Arabukol il 3 maggio 1 824 al sig. Ba-
•rone di Zach ed inserita nel vol. II , p. 269 della Corrmpondcnza astro-
nomica ecc. ). £ poi uii fatto molto iniportante qucllo sul quale il
sig. Malte-Bma ha richiamato rattenziono de'gcologi, c die prohabil-
raente dipcnde dalla costituzione fisica del nostro piaucta , ed e 1' im-
mensa serie ( intcrrotta per altro in mold punti ) de' volcani die, pas-
sando per il Chili, il Peril, ilMessico, la Costa N. O. , le Isole Aleu-
ziane, il Kamtdiatka, il Giappone, 1' Isola Formosa, le Filippuie , le
Molucche e la Nuova Guinea, circoiula con una striscia di fuochi sot-
terranei 1' enorrae bacino del grande Oceano ( V. Nouvelles annates clcs
voyages, t. 18, p. 102 ). Che se poi vogliarao prendere in considera-
zione le tracce de' volcani estiiiti , queste ancora si troveranno niolto
frequenti. Limitandomi alia sola Europa, cioe alia parte piii piccola
deir antico contiuente , i soli volcani attivi ( e se altri ve ne fossero,
la loro cogiiizione non sarebbe sfuggita alia civilizzazione europea )
sono il Vesuvio, I'Etna, qualche isola intorno alia Sicilia, ed i volcani
deirislanda: ma quanto sono estese le contrade coperte da residui di
volcani spenti nelle Isole Britanniche, nel Portogallo , nella Spagna,
Francia, Germania, nell'Arcipelago, nell' Italia ed isole adjacenti, come
Sardegna, Ponza, Ischia, ecc. La quantita de' prodotti di questi aniichi
volcani , la maggior parte de' quali , se non tutti , sono siati antcriori
ai tempi storici ed alle nostre tradizioni , e stata proporzionata all' esten-
sione, intensita e durata della cagione die agiva, ed i prodotti mede-
simi sono stati alcune volte modificati dalle circostanze particolari del
luogo e generali die in quell' epoca potevano accorapagnare Tesistciiza
del globo, come sarebbe I'essere coperto o in tutto o in parte dall' an-
tico Oceano. Non dee dunque recare maraviglia se le antiche rocce
volcaniche, cioe quelle che hanno preceduto lo stato presente della
superficie in alcune parti del globo, sovente presentino un aspetto di-
verso notabilmente dalle moderne, cioe da quelle de' terreni craterileri,
e se la deconiposizione , la triturazionc ed altre cagioni o chiuiiche o
3l8 SULLA. CORRISPOXDENZ.V DELLE IPOTESI CCC.
nieccaniclie le abbiano modificate talraeute die non vi si ravvisino
piii i caratteri primitivi : come ancora non dee sembrare strano se
molte volte le vestigia degli sconvolgiraenti causati da quegli anticlu
volcani siano state scanccUate da altri carabiamenti posteriori accaduti
nello stesso sito per effetto di taluna di quelle cagioni die cosi sovente
fanno cambiare I'aspetto di una piii o mcno estesa contrada, secondo
il loro diverso grado di energia , come sarebbero terremuoti , allu-
vioni , ecc.
§ 46." Volcani spenti.
Non e certo verisimile die tutti i volcani ora spenti siano stati con-
tcmporanei ; ed e molto piii probabile cio clie si e detto nel § 43.",
cioe che la loro attivita e le loro produzioni appartengano a diverse
epoche geologiche : quindi in una classificazione geognostica , fondata
cioe suir eta relativa delle rocce , non si debbono confondere in una
sola classe , ma conviene distribuirle , quanto e possibilc , secondo Y or-
dine della loro rispettiva antichita indicato dalle circostanze della gia-
cittura, ed associarle alle altre, alle quali se sono diverse nel modo
della loro nascita , sono eguali nell' epoca. Percio con ottimo provve-
diraento. I'egregio professore sig. Luigi Cordier nella sua Classificazione
de teireni o materiali della crosta mhierale della tena secondo l' ordlne di
antichUd avendo unito nella prima classe, che nel suo sistema costi-
tuisce la prima crosta della terra , tutte le rocce die diciamo prinior-
dicdi, comincia a porre le formazioni volcanidie nella seconda classe,
die corrisponde alia secondu crosta del globo. Egli divide questa se-
conda classe in quattro ordini, die suddivide in molti generi , ed e da
osservarsi die, trattandosi di classificazione geognostica, si dee applicare
al nuraero progressive degli ordini e de' generi la stessa regola delle
classi : quintU il primo online sara il piii antico, e cosi di seguito.
Al primo ordine pertanto della seconda classe I'autore riduce le rocce
die generalmente si dicono di trcuisizione , ed il quinto genere di tale
ordine e composto delle rocce volcanidie piii anticlie, genere ch'egli
caratterizza col nome di formazione volcanica sttperiore indipendcnte. Nel
secondo ordine, al quale appartengono i terreni detti comunemente
DI SCIPIONE BREISLAk. SlQ
si'condaij , figurano due formazioni volcaniclie : la prima delta dall'autore
fomiazione volcanica sccondaria inferiore indipendente , ed e cjuella del suo
quarto genere ; 1' altra furmaziunc volcamca sujjeriore sccondaria indipcn-
dcnte costituisce il genere ottavo. II terzo ordine della stcssa seconda
classe abbraccia i terreni clie sono dctti terziarj , cd il quarto genere
di tale terzo ordine risulta da un' altra formazione volcanica piu mo-
derna delle precedent!. II quarto ordine fuialmente e il suolo recente,
ed il terzo genere di tale ordine conlieue le rocce prodotte da vol-
cani o attivi o de' quali si riconoscono ancora i crateri.
Questo cambiamento nelle idee sisteraatiche rendeva necessaria una
riforma nel linguaggio : per alcuni termini conveniva deterrainarne e
restringerne il significato troppo vago ; per altri , ai quali corrispon-
devano idee riconosciute erronee, c stato bene rabolirli, cd era ne-
cessario il servirsi di nuovi termini per csprimerc nuove idee, per
evitare i frequenti equivoci clie si sarebbero commessi continuando ad
usare le voci alle quali eravamo abituati. 11 sig. Cordier nella sua clas-
eificazione ha prOcurato di escguire questa riforma, chc aveva gia co-
minciato ncll' eccellente Memoria sopra le sostanze minemli dccie ui nioisa ,
letta air Accademia R. delle scienze il 3o ottobre e 6 novembre i8i3.
Avendo egli eseguito la sua ingegnosa analisi meccanica in piii di
200 varieta di rocce volcaniche di diverse contrade, osservo che tutte
erano composte delle raedesime specie mineralogiche , cioe pirosseno,
feldspato, peridoto, fen-o titaniato , amfibolo , mica, amfigeno e feno
ossidato oligisto; che tali sostanze intrecciate, come nei graniii, ma
in rainutissime particelle microscopiche, costituiscono quella che dicesi
pasta delle lave Ikoidee , di apparenza quasi omogenea aU'occhio nudo,
e forraano diverse associazioni ternarie ed anche quaternarie , in cia-
scmia delle quali predomina o il feldspato o il pirosseno , sostanze che
si risguardano come caratteristiche. A questa distinzione puramente
crittogiiostica si riducono le rocce volcaniche di tutte le epoche, luentre
poi I'epoca rispettiva di ciascuna e detcrmiuata dalle circostanze della
giacitura. A tenore di tali circostanze e per nominare alcune delle
contrade piii conosciute , le rocce volcaniche appartenenti all' epoca
piii antica sond quelle del Messico, dell' Ungheria , di Christiaiiia , di
320 SOLL.V CORRISPONDEXZA DELLE IPOTESI CCC.
OI)ei-stein, della Turiiigia, dell'IIartz, della Svezia, ecc. ; ad un cpoca
piii recente appartcrrebbero qiielle della Scozia, della Valle di Fassa,
del Capo di Gates e degli Euganei , ecc. ; e ad un' altra posteriore
<|uelle della Sassonia , Assia , Puy-de-D6me , delle Ande , di An-
dernach, di SciafTusa, ecc; finalnicnte quelle dell' Etna, del Vesuvio,
dcir Aiivcrgna , di Teneriffe , dell' Isolc d' Ischia , Vulcano , ecc. sareb-
bero nel suolo raodcrno, ed alcune in terreni ancora crateriferi. E da
osservarsi per6 che so le rocce volcaniche di tutte I'epoche si pos-
sono ridurre ad uno de' tre sistemi orittognostici , cioe al feldspatico
o al pirossenico o al misto di ambidue , vi sono alcune modificazioni
le quali pare die siano state proprie di alcune epoche , cib che ab-
biamo accennato al fine del § 40.° Cosi I'ossidiana, die come roccia
accessoria si trova in molti terreni volcanici del sistema feldspatico o
pirossenico , quando s' incontra nei terreni volcanici piu antichi ha
r aspetto resiniforme porfiroideo , mcntre nei terreni crateriferi il suo
aspetto e vetroso : cosi il quarzo , die non di raro si vede nelle rocce
volcaniche piii antiche , come sono quelle de' Monti Ciniini nel Viter-
bese ( V. Brocchi , Catalogo di rocce , pag. 1 69 ) , le altre del Velese
in Francia ( V. Fan jus de Saint-Fond, Mineralogie des volcans , p. 149),
quelle del Monte Ammiata ( S. Flora nel Senese , vedi Santi , Viaggio
al Moiue Ammiata ) in forma stalattitica, e piuttosto raro nei terreni
volcanici piii recenti , ossia crateriferi Per altro non si puo dire che
sia estraneo ad essi. Nella Topografia jisica della Campania stampata in
Firenze nel 1798, e piii diffusamente nei Voyages physiques et litholo-
giques dans la Campanie che pubblicai in Parigi nel 1800 ho trattato
del quarzo in piccoli globetti bianchi che rinvenni nei vuoti di alcune
lave del cratei-e dello spento volcano di Astroni nei Campi Flegrei , in
forma ora di croste o di piccole stalattiti nelle lave della Solfatara,
deir Isola d' Iscliia e del Vesuvio. Nel Prodromo delta mineralogia i>esu-
viana de' signori Monticelli e Covelli ( opera che forma epoca nella
storia orittognostica del Vesuvio ) alia pag. 89 si da la descrizione delle
forme si determinabili come indeterminabili, nelle quali il quarzo nei
prodotti vesuviani si e presentato alle ricerche di quei due diligenti
osservatori, che nnendo le cognizioui chiraiche alle niincralogiche hamio
DI SCIPIONE BREISLAK. 32 1
accresciuto Y orittoj^nosia con pareccliie nuove specie. Bcnche si il
sig. Cordier, come il sig. Humboldt siano d'accordo nella massima, cioe
the ill una classificazioiie geognostica non convenga I'unire in una sola
classe tiute le vocce volcanithe, ma die si debbano distribuire nolle
diverse epoche allc quali appartcngono , cio non ostante pare clie non
siano del tutto confonni le opinioni circa i posti da assegiiarsi in
tale distiibuzione. Ma si dee riflettere die la riferita classificazioiie del
sig. Cordier e cpiella die egli scgui iiel suo Corso dl lezioni di geolngia
dato in Parigi nel 1822, e die ci ha fatto conoscere il sig. Maraschini,
mosso dalla passione die aveva di propagare in Italia Taniore per gU
studj geologici : il piano dell a Clasdficazione del sig. Humboldt ci e state
accennato da lui stesso, ma compendiosamentc, nel Sagsio ' geognosdco
pubblirato nel i823, e del quale ci viene detto die si prepari una
nuova cdizione. Speriamo die il sig. Cordier ancora vorra pubblicarc
egli stesso la sua con quelle modificazioni die credera opportune per
mettcrla in armonia coUo stato attuale di una scienza die aiornalmcnte
fa nuove conquiste , e della quale e cosi benemerito.
§ 47.° Conclusione della presente Memoria.
Da tutto cio die si e esposto nel corso di questa Memoria si puo
dedurre che quando si vogliono distribuire le rocce secondo le lore
diverse eta, s'incontra una grande incertezza, specialmente nelle sud-
divisioni dcUe graudi classi. Le dottrine delle formazioni subordinate ed
indipendenti i semplici e complesse ; generali, circoscritte e locali , e cpiclla
delle formazioni equ'walend e parallele possono somministrare spiega-
zioni a diverse anomalic, ma in molti casi sara difficile che lo spirito
vi trovi una vera acquiescenza , e rimarra sempre il timore che quelle
siano invenzioni ingegnose per ridurre le operazioni della natura alle
leggi die vogliamo stabilire , piuttosto che vcre conseguenze dedotto
da fatti non isolati e die comprovino la concordanza delle leggi nie-
desime coii quei fenomeni die nc sono le eccezioni e che molliplican-
dosi le potrebbero distruggere. Non dissimulo die tali eccezioni per
lo passato mi avevano fatto un' impressioiie forse ti'oppo grande , nui
Vol. IV. P. It. 41
3^3 SILLA C0IIRI5P0NDENZA DELLE IPOTESI CCC.
t< audata sempre tliminuentlo a misura die si sono moltiplicate Ic os-
servazioni geognosticlie.
Nelle opere degU antichi veggiamo de' lampi, talora anclie luminosi,
di pareccliie cognizioni geologiche , dalle quali risulta che le osserva-
zioni sulla strutmra della terra hanno eccitato sovente la curiosita delle
persone piii istnitte ; ma quelle cognizioni o sono unite ad opinioni
volgai'i ed erronee, o niancano della connessione necessaiia per formai'e
nil corpo di scienza. Se paragoniarao le nostre cognizioni geologiche
coUe loro come sono giunte a nostra notizia , e certo clie sianio an-
dati pill avanti ; nia i nostri mezzi sono ancora maggiori. La difficolta
delle comunicazioni si opponeva alia frequenza de' viaggi e delle per-
lustrazioni 'geologiche , ed altri ostacoli risultanti dalle organ izzazioni
politiche delle societa , dalle loro idee religiose e cosmogoniche impe-
clivano i progressi della geologia. Ora quest' ordine di cose e cangiato :
tutte le nazioni civilizzate de' due continenti forniano una sola famiglia
che va crescendo a niisuva che si propagano i lumi, ed il di cui pa-
trimonio coniune e la massa delle cognizioni scientifiche , patrimonio
die ogni iiazione si dee fare una gloria di accrescere. Tra i diversi
generi di queste cognizioni, quello delle geologiche e stato general-
niente trascurato , e 1' uomo si e occupato degli oggetti pin lontani ,
ha disprezzato i piii viciui ; ma a misura che si e propagata la col-
tura dcilo spirito, si e coniinciato a conoscerne 1' importanza , e quelli
che lianno abbracciato la carriera delle scienze si sono persuasi che
I'esaminare la struttura di quel pianeta che e la nostra dimora , il
modo col quale e stato costrutto, la successione degli stati pei quali
e passato prima che giungesse alio stato presente , le leggi che Jianno
preseduto a questi passaggi , e le cagioni che hanno potuto produiTe
delle eccezioni iion debbono occupare Y ultimo posto nelle nostre ri-
cerche. A questo bello scopo si rivolgono i talenti , le cognizioni e
r attivita di molti in ogni nazione colta. Viaggiatori coraggiosi ed istnitti
sono in giro nelle diverse parti del globo , e sopra molte cime del-
r Himalaya (*) hanno gia coniinciato a farsi udire le percosse de'martelli
(*) La piii alta cinia Ui questa grande ca- drllc loitgitudini di Farigi pel iSaS e calcolata
tena di monl'i del Tihel neW Anmtario dell' ufficio di 7821™- (2395* p. p.). Ignoro che a qucsia
i
DI SCIPIONE BREISLAK. SaS
tie' gcolo{r;i (V. Nuovi annali cle' vixif:^ del sig. dc Maltc-Brun, t. 19,
anno 1823). La chiinica, la fisica, la zoolopa (*) , la notoinia conlpa-
rata, la hotanica, la geografia fisica ed il calcolo pare che gareggiuo
nel contribuire ai progressi della geologia. Ne lascerb da parte Tasti-o-
nomia, alia quale se la geologia va debitrice di parecchie cognizioni
( V. §§ 4° e 9.° ) pu6 ancora essere utile in alcuni oggetti. 11 celebrc
astronomo sig. Barone de Zacli ( V. vol. 5.^ della Cornspondcnzu astro-
nomica , geop-ajica, ecc., pag. 127), parlando dolla difficolta che sino ad
ora si prova per ispiegare in un modo soddisfacente Ic differenze straor-
dinarie die si sono manifestate tra Ic latitudini astronomiche e le geodo-
siaclie, fonda niolta speranza suUa geologia dell' Italia, dove tali diffe-
renze sono piii fVerjuenti c piii grandi, c dove sussistono ancora le tracce
di molte rivolnzioni goologiche. Se la teoria elettro-cliinnca di Bcrzc-
lius c le scoperte di Davy seguono ad estendere la loro influenza nella
geologia, molti che ora ci senibrano misteri non saranno che conse-
guenze dedotte da fatti confermati dall' espcrienza , e forse la pila del-
r illustre e modesto Volta , come e stato il filo di Arianna in molte
ricerche de' fisici e de' cliimici , cosi lo puo divenire ancora in c|ueilr
de' geologi che sono relative alio stato priiniero del globo ed a niohi
grandi fenonieni die anche presenteniente vi succedono. Per quello poi
che risguarda le rivoluzioni alle quali e stata soggetta la di lui superfi-
cie , si comincia gia ad avcre de' punti fissi coi quali si pu6 riconoscerc
la serie cronologica di alcune grandi catastrofi , soggetto nel quale
hanno recato tanta luce i molti lavori dell' illustre Cuvicr, che hanno
fatto nascere la speranza di vedere gli annali della storia fisica del
.nltczzn si.T ancora giunto alcim vl.iggiatore; tormaliac e grenati , ei\ in tuito lo spazio die
poiclic la iiiassiiiia a ciii pote nrrivarc il sig. Ge- visilij senihrnva die il graaito, il gneis , il
rarcl fii di 19411 plecli inglcsi (17794 p.p., mica-sdiisto, il quarzo ed il calcario alleraas-
578o'°' ). Nclla sLazione ovc dove arrestarsi os- sero gli uiii coq gli altri.
servo il calcario granulate ed il granito con
(*) Tra le diverse prove deir iJeatitii dcllc analoga , disse il sig. B. di Humboldt nel suo
t'orniazioni nelle rcgioni piii lontane del globo, Rapporlo all' Accailcinia J!eak lU J'raiiria nel inaj-
uiia die iiiaggiormcnte colpisce e die si dee gio i8a5 suH' opera del sig. De France. Ttihenii
al soccorso della zoologia e Tidentitii de'corpi des corps organiKs.
organic! sepoiti negli strati di una giacitura
3-14 SLLLA CORniSPOND. DELLE IPOTtSI ecc. DI SCIPIONE BUEISLAK.
globo noil solo pill auticlii , ma ancora piu csatti di alcuni della
storia civile dell' uonio , e bandita dal linguaggio filosofico la denomi-
iiazioue assurda che da molti si da alia geologia, di scienza ipotetica.
Intauto so noii possiamo conoscere con precisione le leggi che lianno
rcgolato la costruzione della terra , lie ci e perniesso il calcolare le
cagioni delle anonialie con quell' esattezza coUa quale gli astrononii
caloolano le perturbazioni de' corpi celesti , contcntiamoci di esaminare
le combiuazioni che piii sovente soiio accadute, cio che e molto iiite-
ressante noii solo per la scienza, ma ancora per gli usi civili allorche
si tratta di sostanze o terrose o metalliche o saline o combustibili
nascoste sotto la supcrficie della terra che possono formare la ricchezza
delle nazioni che le posseggono, che in moke circostanze concorrono
ad accrescere i comodi della vita, e la ricerca delle quali esigerebl)e
considerevoli spese e fatiche, talvolta inutili , se le dottrine geologiche
fondatc sopra le osservazioni non ci mostrassero in quali teiTeni prin-
cipalmcnte si dcbbano ricercare, quale ne sia Tordinaria giacitura, ed
in quali circostanze la prudenza permetta il conccpire lusinghe ragio-
nevoli di felici risultati.
NOTA AGGIUNTA AGLI ELEMENTl
DELLA
TRIGONOMETRIA SFEROIDICA
DI
BARNABA ORIANI.
iN ei primi tomi delle Meraorie dell' Istituto vi souo gli elenicnti
delta trigonornetria sferoidica, ed i problemi ivi proposti hanno due so-
luzioni clie servono a verificarsi vicendevolmente. Una piii ovvia ve-
rificazione trovasi nelle Effcmeridi astronomiclie di Milano per gli
anni 1807, 1827, 1828 e 1829, e questa si ottenne applicando il
calcolo numerico d' un grande triangolo sferoidico alle principali for-
mula di quelle soluzioni. Le correzioiii degli errori clie ne risultarono
sono registrate nell' appendice dellc citate Effcmeridi dell' anno 1829.
Per rendere meiio difettosi i detti eleniemi riprodurremo in questa
nota r indice degli errori colle dcbite correzioni , e siccome del pro-
blema II, che e uno dei piii importanti nella geodesia, si e data so-
lamente una soluzione, e questa alquanto prolissa, ne darcmo ora una
seconda, che servira a confermare quanto si e asserito nelle ultime
parole del § 1 44 dei citati elemcnti.
Sieno >-, <p le latitiulini di due punti suUo sferoidc elittico , alle
quali corrispondano le latitudini sulla sfera inscritta, cosicche, posta
r eccentricita dello sferoide = e , sia
tang x' = /( I — ee) tang A ; rang (p' = /( 1 — ee) tang <p.
326 NOTA AGGIUNTA AGLI ELEMENTI ecc.
La via brevissima che conduce da un pnnto aU'altro, divisa pel
seraiasse minore dello sferoide, sia = P. Finalraente sia | I'azzi-
]imt del primo punto, ossia I'angolo formato dalla via brevissima col
ineridiauo del punto die ha la latitudinc = A. Facendo
sin p = sin ^ cos x'
rri sin X'
sin V ~
COS p
. TT sin (p'
sm V = — — 1
cos p
si avra Teqnazione ( trigon. sferoid. § 36 )
P = (I ^Q){y- V) - 2R' sin (V - V) cos (V -^ V)
H- 2R"sin2{F~ V) cos2{V -^ V)
- 27?" 5m 3(F - F') cos 3(F -^ V)
■+■ ecc.
nella quale , posto D = ■ ^ _f -, si ha
D" -+- ecc.
i
Q
=
D'
3
2'
D^
R'
_:
'-D^
I -
I 3
■>
2^3^4^
[I 3 ,-.2 1-3 3-5 „, I-3-5 3-5-7 j~.C, ^ 1
o I 3-4 1-2 3-4-5 I-2-J J
n" ' !•! r44r 3 5^ 3-5 5-7 r\i, 3-5'7 5'7-Q yJi "1
R = D^\ I — -=--D -t-;-r-— ^Z?' — T-r^' — *-^ ^ -^ ecc.
2 2-4 L 0 1 0-6 1-2 5'6'7 i-2-3 J
e generalraente
W'") I l'l-3-0-"2m-j rjamP 2OT — I 2;n-'-i^2
L 2m -t- 1 1
m 2-^.-6'0'"2W
im — I a/ra-t-i 2WJ-4-I 2m-»-3
im -t- I im -t- 2 1
am — I 2m-»- I 27nH-3 am-t-i 2m-*-3 2m-t-5.y.
am-t- I 2m -+-2 2m-t-3 i 2 3
ecc.
DI BARNABA ORIANI. 827
Slccome nel prohlema II si tratta cli trovare (f)' per mezzo dei tre
dati elenicnti P , ^ , x' , bastcra dall' cfjuazioiie prccedenie ricavarc
il valore di V, dal quale si ottcrrii poi (f)' niediaiite la fonmila
5m 4>' = cos p sin V.
Dividansi tutti i termini dell' equazione per \-*-Q, c facciasi
per b re vita
— • a = -: 1 a = t: •> a = 7c ' ecc.
I -*-Q i-^Q ^-*-Q i-*-Q
e per qualunquc iiumero i sia
[i] = sini{V- V) cosi{V^ V).
Qiialora si teuga coiito delle quantitii fmo aU'ordinc quinto di a',
ossia air ordine decimo dell' cccentricita , 1' equazione sara
uj = V~ F'-t- 2a'[l] -*- 2a"[2] -4- 2a"'[3] -^ 2a"[4] -t- 2a' [5].
E se poniarao
t = w -^ V'
4) F = 2a'[l] -*- 2a" [2] -*■ 2/' [3] -»- 2a" [4] -4- 2a' [5] ,
avrerao
o = t-V -^V.
Servendoci del famoso teorema di Lagrange O, di cui si e fatto
tin continuo uso nella trigonometria sferoidica, nc risulterii 1' equazione
V = t — ^t
2dt 2-Zdt^ 2-3-4(/f' a-3-4-5rff''
nella quale si e posto t in luogo di T', onde risulta
[t] = sini(t — V')cosi{t-+- V) ,
e quindi ne viene
*£ = 2 I a'[l] M- a"[2] -^ a'" [3] -*- a"[4] -^ a' [5J \
(*) Memoires de TAcad. R. des sciences de Berlin, anncc 1768, pag. 175.
32 8 NOTA AGGIUNTA AGLI ELEMENTI eCC.
^t' = 2^|a"[ir-*-2a'a"(;i][2]-H 2aV"[i][3]-»-aa'a"[l][4]
-^a"^[2r-H2aV"[2][3]|
'^t' = 2'|a'^[ir-t-3a'V'[ir[2]-3a'V"[in3]-*-3aV''[l][2ri
Essendo poi
dt ~ dt
= m 1 5m i{t- ry-'cos i{t-^ F')'""' [co5 i{c- r)cos i{t-*- V')-sin i{t- r)smi{t-*- T)]
= mi [f]'"~ ' cos 21 1 ,
a\Temo successivamente
^^' = 2^\cc"[i] cos 2t -4- a! a." ( [2] cos 2t -t- 2[l] cos 41)
-t- a.'a."'( [3] cos 2t -t- 3[l] cos 6t)
-4- a'a"' ( [4] cos2t -*- 4[ I ] 005 8t) •
t- 2a"^ [2] C05 4£ -4- a"a"'(2[3] C05 4t -+- 3 [2] cos 6t) |
!t^= 2^3 x\lf cos 2t-^6x'\"{[l] [2-] cos 2t^ llf cos ^t)
-4- 3a'V"(2[l] [3]C05 2« -^ 3[l]'c05 6t)
-1- 3a'a"" (4[l] [2] cos 4t -^ [2]*C05 2t)|
'^^=2^'l ^'^[1^005 2tH. a'V(3[in2]c05 2t-H2[l]^05 4f)j
•^^ 2'-5/[irco5 2r
dt *- -^
DI BARNABA ORIAXI. Big
-4-r- = a''- 3 I »'■'([ I ] COS it^ — [ i]^m 2f)
H.a'V"(6[i] COS 2tco5 6^-^ [3]cos 2£'- 2[i][3]sin 2t-g[ipin 6t)
■*• a.'a"^ (a[^] C05 2tcos 4t-«- 4[ i] cos 4c'- 8[ i] [2] sin ^t - [ifsin 2[)\
—jjr-= 2 I a^(i[ij C05 2£ — 2[l] sm 2t)
•*-2a' a" (3[ 1] [2JC05 2£V6[ I ]'cos 2tco5 4t-3[ I ]'[2]sin 2t-4[i J^sm 4r)\
if- <I>t^ 6 r ;> / r n3 a r- -n . \
-^-r- = 2 -Sa (2[l] C05 2t — [l]'sm 2t)
^^ = 2'^ |a'''(3[l]cOS2t^— 9[l3* 5m 2«C05 2t— 2[l]^ C052r)
•*-2a' a"(3[2] COS 2t-^ 1 8[i] COS 2t*cos 4t- l8[i] [2] sin 2tcos 2t
■-i8[i]"sJn2tcos4t-36[i]^sm4£cos2£^6[i]^[2]cos2£-i6[i]^cos4t){
, 3 = 2 ''•5a' (3[l]*cos 2£^— 6[l]^sin 2tC0S 2t — [l]^COS 2 A
— ^^p- =■ 2 -Sx (3[l]cOS2t''-l8[l]^i/l2JCOS2f'-2[l]\c0S2tV3c0S4t)+[l]''sWI2<).
Sostituendo uella citata equazionc i valori di
, d-^e d'-^t^ d^-^t'^ d*-<i>r
^" -dT ' -H^' -d^' -rfF"'
ne verra
V = t-2(x' [,] H- a"[2] -^ a"'[3] ■*■ a"'[4] ^ a'[.5])
-+- 2V' [l] cos 2C -^ 2 V* [2] COS At
-t- 2Va" ([2] COS 2t -»- 2 [l] COS 4f)
M- 2Va"'([3] COS 2f -^ 3[l] COS 6r)
■+■ 2Va"'([4] COS 2t -i- 4[l] COS 8')
Vol. IV. p. II. 4i
33o NOTA AGGIUNTA ACLI ELEMENTI ecc.
* 2W'(2[3] COS 4t -^ 3 [2] cos 6t)
- aV ( [ijc05 2t"- [if sin 2^)
— 2 VV (4[ 1 ] COS 2C COS 4c + [2] COS 2t*- 2[ 1 ] [2] sin 2t - 4[ I Jsm 4t)
- 2 VV" (6[ I ] C05 2t C05 6t -^ [3] cos 2i'-2[l] [3] 5m 2t-9[ I ]«ra6t)
— 2Va"^ (4[2] cos 2t cos 4« + 4[ I ] COS 4£^-8[ I ] [2] sin 4£ - [2]'sm 2«)
-*-~cc"^ (3[i]cos2t^— 9[i]^sin2fcos2t - 2[if cos 2t)
-♦- — a' V(3[2] cos 2 t^-H l8[i]cos 2t''cos4£— i8[l] [2] sin 2t cos 2t)
-6[l]"[2] cos 21- i8[i]''(sin2tcos4f-t-2sin4tcos2«)-l6[ij cos4t)
_ ^a'^(3[lJcos 2t'*- 1 8[lj'sin 2tcos 2t^-2[l]^(cos 2tV3 cos 4t)+[l]''sin 2t).
Ponendo co -*- V' in vece di t, eel ommettendo i termini dell' orcline
f|ulnto di a , cioe quelli moltiplicati in
r I ir It III n in 1 in . ^'3„" . „'S
a; aa; a. x ; a. a. ■, (xa. , a. a. , a,
si ottiene lo stesso valore di V gia descritto nel § 5i della trigo-
nometria sferoidica. II solo termine die sembra diverso e il coefficiente
di a'V; ma se ne vedra la coincidenza notando ch'esso e
— 4 I 8[i] cos 2t COS 4t -H 2[2] cos 2t^ — 4[i] [2] Sill 2t — 8[iJ"sin 4t I
= — 4|8[i]co5 6£-+-8[i](sin2t — [i])sin4£-*- 2[2](cos 2£^— 2[i]) sin 2tj.
Ora essendo
2[i] — sin 2.t — sin 2V'
2[2] = sin 4J — sin 4F' ,
si avra in piimo luogo
8[i] (sin 2t — [1]) sin i\fi — 2 sin ^t{sin 2t — sin aV) {sin2t -t- sin 2V')
= 2 sin 4t {sin 2t^ — sin 2 V'^)
= sin 4t (cos A.V' — sin ^t) ,
DI BARN ABA ORIANI. 33 I
e poi
2[2 J cos 2C* — 2[ 1 ] sin 2tj = a[2] ( cos 2t* — sin at* — sin 2C siniV)
= 2[2] {cos 41 -+- sin 2t sin 2F')
= 2[2] sin 2tsin 2V' -t- cos ^{sin 4/ — sin 4F' ) ,
cd avvertcndo die si ha
sin 4tcos 4F' — cos 4£ sin 4F' = sin ^{c — V') = sin 4cu ,
il (letto termine sara
— 4 j 8[i] cos 6t -V- 2[2] sin 2t sin %V' -+- sin 4(u | ,
cioe appuiito quello trovato nel citato § 5 1 .
Confermata in tal modo la soluzione del problenia II, noteremo per
ultimo gli errori tipografici e quelli trovati nel verificare le soluzioni
degli alti'i problemi della trigonometiia sferoidica.
FINE DEL VOLUME QUAFxTO.
CORREZIONI DI ALCUNI ERRORI
NEGLI
ELEMENTI DI TRIGONOMETRIA SFEROIDICA
STAMPATI A BOLOGNA ED INSEMTI NEl PBIMI TOMI DELLE MEMOBIE
dell' ISTITDTO ITALIANO DELLE SCIENZE.
EiTori
Conezioni
§
47
liil. 6
sen p' sen V
cosp sen V
97
n
/^A cot F' tang V
4 A cot F' tang V sen p'
99
14
A{V— V)
A{V-V')senp'
99
i5
A\V— V')senp'
A^[y— V')senp"
no
3
soluzione 2
soluzione 1
119
22
sin V = tangp' cotO
cos V = lung p' cot 0
i3o
12
cos L'
cotL'
sen w cos zr
sen -a cos v
i39
i3
I-*- 2^*
sen G
139
nota (')
cotH
cutG
140
pcriultima
•+■ 4A^ cot G tangp"
— 4^4* cot G tangp"
140
ultima
- cot V cos 2 V
^ cot V cos 2V'
141
nota (*)
cos Vf COS {i -*- 1)
sen 1
cos V COS {' ■*■ i)
cos ^
141
8
cos
: ^ sen w -♦- sen ^ cos v sen ?,'
cos
i sen w -4- sen ^ cos n sen X'
sen G
•44
cos
10
■>^'
cos{P — t) — tang X'sen{P — t)
scn^
scnX
'cos{P- T) + cosi cos Xscni^P- r)
145
17
cos P tang ^
cos P tang 0
INDICE DELLE MATERIE
CONTENUTE NEL QUARTO VOLUME.
^ • »
PARTE PRIMA.
E,.
ilertco delle Mcmoric sciendfiche c leuerarie recitate nelle adiinanze
dclL'I. 7?. Jsdtuto dopo quelle dellc quali si t' rcso conto nel precedend
volumi pag. 5
Elogio scicndfico di Alcssandro Volta letto dal socio profcssorc Pieiro
Configliachi » 1 1
Catalogo delle opere presentate in dono aW I, M. Isdtuto di scicnze^ Ict-
tcrc ed aid in Mdano daW anno 1818 in avand » 4'
PARTE SECONDA.
Introduzione alia calcograjia ^ del socio Giuseppe Longhi » 111
Deil'a calcografia propriamente detta , ossia delU arte cP incidcre in rame
per cavarne le stanipc , parte teorica , del socio sucldetto » '6
Sugli usi medicinali della vainiglia ^ del socio Bassiano Carraiiiati .... » 199
Sulle cause del suicidio , del socio sucldetto » 2i.5
Sulla corrispondenza dellc ipotcsi geogoniche colla claisijicazione geogno-
stica delle rocce , del socio Scijsione Breislak » 2^S
Nota aggiunta agll dementi della trigonometria sferoidica di Barnaba Oriani » SaS
"i